Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

il giardino segreto il riassunto, Sintesi del corso di Italiano

una bambina trova la chiave che da accesso a un guardino segreto rimasto chiuso da almeno dieci anni....

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 29/09/2019

geapascia94
geapascia94 🇮🇹

4.3

(6)

1 documento

1 / 22

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Anteprima parziale del testo

Scarica il giardino segreto il riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! Biografia :Frances Hodgson Burnet La scrittrice inglese FrancesHodgson Burnett nacque in Inghilterra a Cheetham Hill (Manchester) il 24 novembre 1849. La sua era una famiglia numerosa, era la mediana di cinque figli: Edwin Hodgson ed ElizaBoond. Quando il padre morì, nel 1865, la situazione economica della famiglia Burnett diventò drammatica, non riuscendo più a compensare la mancanza del padre furono costretti a emigrare nelle campagne del Tennessee, a Knoxville (Stati Uniti) presso uno dei fratelli della madre. In America la situazione era molto critica in seguito alla Guerra di Secessione che provocò fame e miseria negli stati uniti. Nonostante la terribile situazione finanziaria si scoprì che la famiglia aveva un asso nella manica, la figlia mezzana: Frances Hodgson Burnett,fin da piccola aveva un dono; la scrittura, da l’età di otto anni scriveva poesie e racconti brevi. Per compensare la mancanza di denaro iniziò a mettersi alla prova vendendo i suoi lavori alle case editrici e a diciotto anni inizia a pubblicare i primi testi in Godey‘sLady’s Book (una rivista di donne americane nata all’inizio del diciannovesimo secolo) nel 1868 . Per i suoi primi lavori “Heart and Diamonds” e “Miss Caruther’s Engagement” fu pagata dieci dollari a storia e da qui iniziò a scrivere cinque o sei storie ogni mese, riuscendo così a sostenere la famiglia che ormai aveva perso anche la madre. Con il passare del tempo divenne una scrittrice di talento e i suoi scritti furono pubblicati regolarmente in più riviste tra cui: Scribner’sMonrhli, Peterson’sLadie’sMegazine e Harper’s Bazar. Il suo principale talento consisteva nel combinare i dettagli realistici della classe lavoratrice con una trama romantica,ricreava brillantemente il mondo che conosceva così bene, in cui anche il più superficiale dei caratteri poteva mostrare una profondità inaspettata; ecco perché era così conosciuta tra il popolo. Nel 1873 si sposò con il dottor Swan Burnett, che conosciuto dall'età di quindici anni, durante un viaggio in Gran Bretagna, con lui, la scrittrice diede alla luce il suo primo figlio Lionel, nato 1874. Frances Burnett nel 1877 pubblicò il suo primo romanzo "ThatLass o'Lowrie's", che ebbe un notevole successo e le aprì le porte per il mondo della scrittura per l’infanzia, ma non percepì i diritti, perché il diritto d'autore statunitense in quel momento non era riconosciuto in Gran Bretagna. Ritornòcon tutta la sua famiglia, negli Stati Uniti nel 1887 e si stabilì a Washington. Con il passare del tempo iniziò a pubblicare altri i romanzi tra cui : “HAworth’s” (1879), “Luisiana” (1880) e “A Fair Barbarian” (1881), incontrando purtroppo ostacoli per i diritti d'autore sulle edizioni britanniche, nel frattempo la signora Burnett iniziò a dilettarsiscrivendo per il teatro, una delle sue grandi passioni, e nel 1881 fu rappresentato "Esmeralda", (stilato/ elaborato) con la collaborazione del giovane William Gillette (famoso drammaturgo e direttore di scena). Nel 1883 realizza “ThroughOne Administration” uno dei sui romanzi più affascinanti anche se molto meno noto soprattutto all’estero, il quale narra una intricata storia di corteggiamento, 1 trattando anche la tematica dei diritti delle donne. Dai suoi lavori possiamo evincere la straordinaria audacia e forza di cui è dotata la talentuosa scrittrice, la quale riuscì a trattare all’epoca, tematiche molto complesse ma soprattutto attuali anche ai giorni d’oggi . Due anni più tardi pubblicò il suo primo capolavoro che raggiunse una fama internazionale, il romanzo "Little Lord Fauntleroy" (“chiamato in Italia Il piccolo Lord”); il racconto comparve a puntate nel giornale“St. Nicholas Magazine” e grazie alla fama riportata tra le molte madri che raccontavano queste storie ai propri figli, diventò un libro. Frances H. Burnett ormai scrittrice di fama internazionale, iniziò a frequentare anche l’ambiente mondano si recò in visita a Londra con i suoi figli nel 1887, per il Giubileo della regina Vittoria , e successivamente si trasferì per lavorare anche in Francia e in Italia tutt’ora grandi centri culturali europei. In questi luoghi scrisse un altro romanzo: “Sara Crewe”, il quale modificò il titolo nel 1905 in “A little princess” (la piccola principessa), che diventò anch’esso un grande capolavoro . A Londra, nel frattempo, un autore di teatro E.V. Seebohm mise in scena "Little Lord Fauntleroy" senza l'autorizzazione della Burnett. Ancora una volta l'autrice difese i propri diritti, e finalmente i giudici riconobbero la proprietà letteraria come valida, anche sull'adattamento teatrale, creando un importante precedente nella storia del diritto d'autore. Nel 1890 perse il suo primo figlio Lionel, il quale morì di malattia. In seguito a questa grande perdita Burnett si avvicinò a uno spiritualismo che fu di conforto al suo dolore. Scrisse un romanzo dedicato alla vita dopo la morte intitolato: “The White People” il quale fu elaborato durante la prima guerra mondiale , questa tematica le fu molto di conforto dato il periodo buio che stava attraversando il paese. Nel 1892 ritornò a Washington e scrisse:“The One I Knewthe Best of All”, incentrato sulla sua vita quando aveva diciotto anni, e nel 1896 mise in scena uno dei migliori spettacoli teatrali da lei scritti, “The Lady of Quality”. Anche se rifiutava le interviste, aveva una grande notorietà, grazie ai suoi lavori ma soprattutto per la vita privata,fuori dal comune per una donna di quell’epoca, ecco perché diventò oggetto di attenzione della stampa, la quale prese particolarmente di mirala sua famiglia e i suoi amici. Dopo la morte del figlio, la vita sentimentale della scrittrice diventò molto complicata: divorziò dal dottor Burnett 1898, Si risposò due anni dopo con Stephen Townsend, dottore e attore, collaboratore nella gestione dei suoi affari, ma anche la nuova esperienza matrimoniale non andò a buon fine e si concluse, nel 1902. Nel 1905 ottenne la cittadinanza statunitense e nel 1909-1911 pubblicò il suo terzo capolavoro, “The Secret Garden”( Il Giardino Segreto). Nonostante l’opinione pubblica le fu ostile per gli scandali della vita sentimentale, ebbe un notevole successo nel mondo. Le tre grandi opere sono: “Il piccolo Lord”,“La Piccola Principessa” e il “Giardino segreto”. 2 del giardino, che pareva loro uno splendido regno incantato....«Chissà se riuscirò a vedere il pettirosso?» chiese Colin..." IL GIARDINO UNO SPAZIO IDEALE: Il giardino è considerato una figura paradisiaca, ideale o anche rappresentativa dell’anima. L’origine di queste associazioni d’idee ha radici molto più remote che risalgono all’antichità, quando alcuni popoli collocarono il paradiso e il regno dei morti proprio in un giardino. Percorrendo da oriente a occidente le vie maestre di questo mito, notiamo che nel libro della Genesi, il paradiso è collocato in un meraviglioso giardino e qui vi cresce l’albero della conoscenza del bene e del male causa, della cacciata dell’uomo da cui nasce la nostra umanità. Il primo dei giardini nasce quindi nell’Eden per opera di Dio. È uno dei progetti più arditi del Signore, nel dettato biblico sta alla pari con la creazione dell’umanità della e della natura vegetale, e animale. La ricchezza simbolica e l’inesauribile “storia locale”, che contraddistingue il tema del giardino. Seguirà alcuni percorsi di questo tema che attraverso la lettura d’infanzia, perché in quest' ambito , oltre che in quello delle fiabe di magia e d’autore esso è fonte inesauribile di suggestione. questa trasformazione della natura in immagine di sé, nasce uno spazio dedicato ai giardini dei bambini , che abitano i più modesti giardini della letteratura per l’infanzia. Il gioco trasforma il giardino in un guscio, dove poter crescere e allontanarsi dal mondo degli adulti, insidioso e pericoloso; la natura in tutto ciò svolge un ruolo di compagna d’avventure per il bambino. È paradossale come uno spazio progettato dagli adulti (architetti o ingeneri in questo caso) possa essere contemplato dal bambino; anche dopo la cacciata dal paradiso nella Genesi i bambini vengono dopo. In molte fiabe di magia, vediamo che il giardino è sempre proprietà di un adulto: che sia un Re, un mago stregone o come nel caso del racconto di Oscar Wilde, “Il Gigante Egoista” il quale custodisce il giardino gelosamente e con esso anche i prodigi della natura: la rugiada che brilla sui petali di fiore come fosse il più bello dei gioielli , le rose in boccio, al cui fascino nessuno può resistere, le mele d’oro e gli alberi rigogliosi millenari. Questi tesori sono protetti da muri imponenti o da cancelli affilati e chi si azzarda a cogliere anche un fiore dal giardino, paga prezzi salati. Nella letteratura per l’infanzia notiamo vari esempi di giovani protagonisti, ai quali è proibito l’accesso al giardino per mano di una figura antagonista. Uno di questi esempi è celato nella celebre 5 storia di Madame le Prince de Beaumant nella fiaba di “La Bella e la Bestia”: il padre smarrito nel bosco, si rifugia nella casa della bestia, ma compie l’errore di cogliere dal giardino un trancio di rose per la figlia; questo fatto richiede come punizione la morte, il padre riuscirà a evitarla solo grazie al sacrificio di Bella. Anche nella fiaba di Oscar Wilde “Il Gigante Egoista, vieta ai bambini di entrare nel suo bellissimo giardino e anche in questa storia l’adulto in questione vieta l’accesso a un territorio ambito dai bambini, che appunto, nel giardino amano giocare visto che è un luogo ove si svolge la vita e la socializzazione tra ragazzi , nel bene e nel male godendo nella libertà del movimento . Nel romanzo classico più famoso della scrittrice Frances Hodgson Burnett “Il Giardino segreto”, pubblicato in Inghilterra nel 1911, troviamo il giardino come uno spazio esclusivamente per i bambini dove potranno crescere e trovare se stessi. Il racconto è concentrato sull’immaginario di Mary Lennox orfana piovuta dall’india nel castello di Misselhthwate presso suo zio Archibald Craven. Nella prima parte del romanzo, la giovane protagonista si trova in India, viene cresciuta dalle tate locali, e sente la mancanza d’amore dei suoi genitori i quali sono troppo impegnati per occuparsi di lei; con la morte dei genitori si ritroverà in Inghilterra in un grande castello con cento stanze, da un misterioso zio; ed è proprio in quell’ambiente che riesce a superare i suoi problemi di indifferenza e egoismo, grazie all’aiuto di nuovi amici e del fascino della brughiera. La proibizione del giardino fa vibrare le corde più risonanti dell’immaginario e apre ai recessi dell’inconscio: il giardino nascosto da dieci anni è, fin dai primi decenni della sua esistenza, come la stanza proibita delle fiabe , un richiamo irresistibile per una bambina. Il raggiungimento del giardino proibito, che come in molte fiabe, è facilitato da un aiutante, qui rappresentato dal pettirosso, amico di Mary e del giardiniere Ben, apre la storia a una vera dimensione del segreto: la proibizione da parte degli adulti , finalmente infranta da Mary, diventa il segreto da celare ai grandi, ma da condividere con gli altri ragazzi. Prima con Dickon e poi con Colin che finalmente avrà un segreto tutto suo: la sua guarigione. Il giardino della Burnett è realistico;la magia , di cui in alcuni momenti sembra dotato, ha a che fare solamente con la fantasia del bambino; questo è il punto focale del libro. La magia della natura di cui gode il giardino, come renderà evidente Colin attraverso i suoi rituali, consiste solo nel saperla vedere attraverso gli occhi fantasiosi dei ragazzi. Questo piccolo teatro naturalistico dove si svolge la maggior parte della storia cresce e matura insieme ai bambini i quali compiono una sorta di trasformazione sia fisica e caratteriale: Mary diventa sempre più bella e inizia a sensibilizzarsi al prossimo ricevendo ma soprattutto dando amore, mentre Colin viziato ed egoista perché privo dell’affetto del padre crescerà e si svilupperà come gli altri bambini. L’unione di questi due protagonisti e l’armonia della natura, salverà i ragazzi dalla solitudine. Mary si immedesima nel giardino perché è abbandonato, come lei. Il terzo 6 bambino Dickon, non muta cambiamenti nel corso del tempo ma influenza positivamente i personaggi e ha una sorta di ascendente magico sugli animali, egli ha le stesse movenze incantatrici del pifferaio di Homelin . I protagonisti del “Giardino Segreto” hanno un rapporto d’intensa e comprensione delle esigenze della natura, la cura necessaria per crescere riconciliarsi nel mondo degli adulti e per lenire i mali dell’anima. L’uso del libro della Burnett ha come tema il segreto, per gestire il caos interiore che accompagna la ricerca di un’identità da parte del bambino. Questo giardino finalmente conquistato, sarà un formidabile spazio di crescita per i protagonisti, un luogo in cui essi sono protetti, e nel quale possono coltivare i propri sentimenti, sensazioni , pensieri e segreti; una sorta di rifugio dove sperimentare le loro esperienze di gioco e di autogoverno. la linea caratteriale del romanzo, che salvaguardia l’autorità dell’adulto dallo spazio di autonomia infantile, rende il libro molto attuale . L’ARTE DEL GIARDINO COME FUNZIONE TERAPEUTICA “Come dirà Mary a Colin, una volta chiusa la porta dietro di sé :_ nessuno sa che siamo qui , lo chiamiamo il nostro giardino e facciamo finta di essere dei cardellini, e che questo è il nostro nido, e se ci andiamo a giocare tutti i giorni e zappiamo,piantiamo i fiori , lo facciamo rinascere _”. Frances H. Burnett. 7 l’armadio nel quale appunto entrano per gioco dentro un armadio pieno di pellicce per poi ritrovarsi nel cuore della foresta. Infiniti sono gli esempi della letteratura dell’Ottocento e del Novecento che spediscono il protagonista di qualche racconto in luogo ricoperto di verde dove avventurarsi e crescere. L’arte e la letteratura per l’infanzia hanno preservato un concetto che con il tempo rischiava di essere perduto: il contatto con l’anima del mondo e la parte essenziale di sé. Il bambino che vive in armonia con il fluire imprevedibile della vita dell’universo, la letteratura ha affidato il compito di salvare l’umanità dalla generazione di civiltà. Il fanciullo rianima il mondo con il suo sguardo trapelante riesce a capire il visibile e l’invisibile. Essi conoscono attraverso l’intuizione grazie al loro occhio acuto riescono a cogliere molte più sfumature rispetto agli adulti. La lettura per l’infanzia soprattutto a partire dell’Ottocento ha messo al centro dello scenario letterario oltre che l’amore della natura anche dei bambini eroi, delle vere e proprie icone coraggiose e leali ma pur sempre con i loro difetti , che nonostante tutti gli imprevisti riescono a crescere e diventare degli esempi da seguire per le generazioni future. SUL SENTIERO DEI BAMBINI ORFANI Uno dei tanti filoni della letteratura per l’infanzia è dedicato ai “bambini orfani”eroi incompiuti alla ricerca di un destino; tra le pagine ottocentesche del Giardino Segreto Mary Lennox aveva perso entrambi i genitori per via di una tremenda epidemia, ma il fatto più sconvolgete è che era cresciuta senza amore allevata in India dalle tate indiane a servizio degli ufficiali inglesi, passando la sua prima infanzia senza una adeguata educazione e di conseguenza con un gran brutto carattere. 10 Nella letteratura per l’infanzia sono molti i protagonisti che senza genitori, completamente soli al mondo (almeno nella parte iniziale del racconto) crescono affrontando le dure sfide che il destino riserva per loro; potrei citare una lista infinita che va da Mowgli, Peter Pan al povero e sfortunato David Copperfild scritto da Chars Dickens il quale ci trascina nei cupi scenari ottocenteschi di Londra per finire (ma si fa per dire). I protagonisti per libri per bambini crescono soli in virtù del fatto, che escono di casa, che si ritrovano per diverse circostanze, soli (o perché abbandonati,o fuggiti, o vengono rapiti, oppure si mettono all’inseguimento di qualche coniglio dentro un buco). L’insegnamento che ricaviamo da queste storie è soprattutto nella fiducia di poter riuscire, la vita può essere affrontata con la forza interiore di poter sormontare le sue difficoltà o con la prospettiva della sconfitta. I classici, come le fiabe,prendono seriamente i dilemmi esistenziali,i suoi stati di ansia,che tormentano il bambino fin dai suoi impulsi primordiali: come il bisogno di essere amati, di non essere abbastanza considerati,l’amore per la vita e la pura della morte; i libri si ispirano a questi dilemmi esistenziali. Soltanto grazie a una vera relazione interpersonale un individuo il quale ha un rapporto d’amore con il protagonista, o un rapporto di profonda amicizia, il bambino può superare l’angoscia di separazione che l’ossessiona dai genitori. Uscendo nel mondo il bambino o l’eroe in questione può trovare se stesso, e una volta affrontati gli ostacoli che la vita ha in serbo per lui , con la vicinanza degli amici riesce a superare l’angoscia di separazione che affligge il protagonista e anche il lettore. Le storie di libri classici cominciano sempre con la morte di un padre o una madre, questa crea uno shock nel protagonista, e nella mente del lettore che sente una mancanza e si immedesima, crescendo insieme a lui perché il lettore e il soggetto del libro diventano un tutt’uno e insieme attraverso il dolore crescono e riuscendo a superare gli ostacoli della vita, il protagonista vince le sue battaglie, mentre il lettore inizia a capire che la vita non è sempre una strada in discesa ma, presenta a volte salite molto ripide e anche qualche buca. Ancora mi ricordo una frase che mio nonno mi ripeteva ogni volta che facevo i capricci o quando una storia che mi stava leggendo non andava come volevo io, e lui con tanto di sorriso rispondeva ai miei lamenti: “Eh amore di nonno, la vita non è sempre rosa e fiori,vedrai …” e difatti questo motto mi accompagna sempre nella mia camminata, così come segue il protagonista di queste storie. Il racconto classico, come la fiaba, vanno di pari passo e hanno la stessa impronta stilistica, sono letture che guardano al futuro del bambino, in termini che lui può comprendere sia nella sua mente conscia che in quella inconscia ; aiutandolo ad abbandonare, i suoi desideri infantili e di dipendenza e a raggiungere una più soddisfacente esistenza indipendente. 11 Nel “Giardino Segreto” Mery e suo cugino Colin riescono ad aiutarsi a vicenda facendosi forza l’uno sull’altro, riuscendo a trovare l’amore riusciranno a salvarsi dal loro destino infelice e solitario trovando un luogo come il giardino, per lenire le ferite dell’anima senza l’aiuto di un adulto. L’amicizia è uno dei temi principali dell’opera, il loro affetto è così benefico l’uno sull’altro che nel racconto i due fanciulli sono in continuo mutamento sia estetico che psichico realizzando un normale processo di crescita, e non è un caso che vadano in contemporanea al giardino il quale si rigenera con loro. “Quel pomeriggio era splendido: la natura pareva essersi vestita a festa solo per far contento Colin, e la primavera pareva essersi preoccupata di rendere bello solamente quel pezzetto di terra. ... Avevano fermato il carrozzino di Colin sotto un prugno tutto fiorito e carico di api ronzanti: un candido baldacchino preparato per il re delle fate. Più in là erano allineati ciliegi e meli coi loro boccioli rosa e bianchi, che già cominciavano ad aprirsi; tra l'intrico dei rami in fiore s'intravedevano lembi di cielo....Mary e Dickon continuavano a lavorare allegramente, mentre Colin li stava a guardare; tuttavia non aveva tempo d'annoiarsi con tutte quelle cose che gli altri due gli portavano da vedere: boccioli di fiori ancora chiusi o appena sbocciati, rametti con le prime tenere foglioline, una penna di picchio caduta dal nido sull'erba, e persino un guscio d'uovo già vuoto. Poi Dickon spinse lentamente il carrozzino in giro, perché Colin potesse ammirare tutte le meraviglie del giardino, che pareva loro uno splendido regno incantato....«Chissà se riuscirò a vedere il pettirosso?» chiese Colin..." Il Giardino Segreto. L’ILLUSTRAZIONE NEGLI ANNI “Alice cominciava a essere stanca di starsene seduta insieme a sua sorella lungo la riva del fiume, senza niente da fare: una volta o due aveva lanciato un'occhiata al libro che la sorella stava leggendo, ma non c'erano né illustrazioni né dialoghi, "e a cosa serve un libro senza illustrazioni e senza dialoghi?" pensava Alice” 12 motivo che ogni illustratore si ritrova sempre un classico da illustrare tra le mani, perché sono letture che non conoscono ostacoli senza tempo CLASSICI, LIBRI SEMPRE VERDI …. “Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.” Italo Calvino Questa è una delle quattordici definizioni che Italo Calvino attribuisce al concetto di Classico, nel saggio “Perché leggere i classici”, Oscar Mondadori, Milano 1995 (le cui idee l’autore aveva anticipato nell’articolo "Italiani, vi esorto ai classici", “L'Espresso”, 28 giugno 1981). Italo Calvino è stato uno dei più grandi narratori italiani del Novecento. Il fascino del narratore è un dato primordiale in lui , egli è stato catturato da tutto ciò che lo faceva assistere a una storia : libri 15 illustrati, film, racconti. Presto ha iniziato a raccontare delle novelle a se stesso e ha provato il desiderio di comunicarle agli altri. Storie, mondi e vite simili alle nostre e tuttavia completamente diversi. Leggere una storia, è concedere la fiducia provvisoria a un passato che chiede di essere creduto sulla parola. L’impazienza l’attesa, la voglia di un futuro immaginario avvincono l’amatore di novelle. Italo Calvino non subì solo il fascino fondamentale per tutta la narrativa ma divenne presto lo spettatore del piacere che provava in ogni tipo di racconto e subito sentì la curiosità di sapere da dove vengono le storie ,un analogo desiderio infantile di capire l’origine dei bambini (nel quale la psicanalisi scorge la fonte di tutte le forme della conoscenza). Questa curiosità doveva svolgersi verso le forme originarie del narrare vale a dire verso i racconti e le favole. Italo Calvino inizia la ricerca basata sulle origini e le tradizioni della storia narrativa “La raccolta delle fiabe popolari” tra cui la maggior parte italiane. Questo scrittore si interroga sul concetto di origine della letteratura realizzando un percorso molto personale che poi lo condurrà all’analisi del libro Classico. La definizione di Classico nel vocabolario della lingua italiana è la seguente:” aggettivo plurale maschile proprio della civiltà greca e romana, si dice classico di uno scrittore , di un artista o di un’opera, che per la loro eccellenza sono ritenuti degni di imitazione; ciò che è considerato esemplare, tipico di una tradizione, classico significa intramontabile. Italo Calvino con il saggio “Perché leggere i classici ?” svela la vera essenza del libro senza tempo che ha straordinaria dote di rimanere sempre attuale, proprio come la fiaba la quale cela in sé una morale. Calvino vuole fare notare al lettore un concetto che sfugge a molti: I classici sono il respiro dell’umanità in loro troviamo nuovi stimoli creativi, hanno sempre qualcosa da insegnarci seppur letti più volte . Un classico è come un paio di occhiali per un miope: aiuta il lettore a vedere meglio il mondo, ma poi spetta all’essere umano capirlo. Calvino nel suo saggio, non distingue tra classici antichi e moderni, ma si focalizza sull’essenza genetica del “classico”, che scavalca i recinti del tempo. Prendendo in esame il “Giardino Segreto”, (non era considerato una delle opere principali della Burnett) è inevitabile affrontare anche i temi, il libro dell’autrice iniziò a essere in voga alla fine degli anni Settanta soprattutto in Italia diventando uno dei lavori più famosi della Burnett superando su tutta la linea uno dei suoi primi romanzi “Il piccolo Lord”. I classici sono quei libri di cui si sente dire di solito : <so rileggendo…. > e mai <sto leggendo….> Essendo libri sempre verdi sono anche alla portata di tutti per ogni generazione e molto spesso capita di rileggere questi libri in età adulta, per Calvino leggere questi libri in età matura è un piacere straordinario: diverso,rispetto a quello letto in gioventù. La gioventù comunica alla 16 letteratura come a ogni altra esperienza un particolare sapore e una particolare importanza; mentre in maturità molti dettagli e significati in più. 2. Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati; ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserba la fortuna di leggerli per la prima volta nelle condizioni migliori per gustarli. Infatti le letture di gioventù possono essere poco proficue per impazienza, distrazione, inesperienza delle istruzioni per l'uso, inesperienza della vita. Possono essere (magari nello stesso tempo) formative nel senso che danno una forma alle esperienze future, fornendo modelli, contenitori, termini di paragone, schemi di classificazione, scale di valori, paradigmi di bellezza: tutte cose che continuano a operare anche se del libro letto in gioventù ci si ricorda poco o nulla. Rileggendo il libro in età matura, accade di ritrovare queste costanti che ormai fanno parte de i nostri meccanismi interiori e di cui avevamo dimenticato l'origine. C'è una particolare forza dell'opera che riesce a farsi dimenticare in quanto tale, ma che lascia il suo seme. La definizione ch e possiamo darne allora sarà: 3. I classici sono libri che esercitano un'influenza particolare sia quando s'impongono come indimenticabili, sia quando si nascondono nelle pieghe della memoria mimetizzandosi da inconscio collettivo o individuale. Per questo ci dovrebbe essere un tempo nella vita adulta dedicato a rivisitare le letture più importaella gioventù. Se i libri sono rimasti gli stessi (ma anch'essi cambiano, nella luce d'una prospettiva storica mutata) noi siamo certamente cambiati, e l'incontro è un avvenimento del tutto nuovo. Dunque, che si usi il verbo “leggere” o il verbo “rileggere” non ha molta importanza. Potremmo infatti dire: 4. D'un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima. 5. D'un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura. La definizione 4 può essere considerata corollario di questa: 6. Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire. Mentre la definizione 5 rimanda a una formulazione più esplicativa, come: 7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sè la traccia delle letture che hanno 17 o” a qualcosa. La sola ragione che si può addurre è che leggere i classici è meglio che non leggere i classici Scriveva Italo Calvino nell’introduzione alle Fiabe italiane: io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste. La scuola e la letteratura per l’infanzia: Il libro per bambini si pone con una complessa rete di riferimenti letterari , estetici, sociali, metaforici che lo collocano in un contesto più ricco di quello a cui solitamente viene assegnato. Esso racchiude un aspetto prettamente pedagogico: la specialità del destinatario bambino , essere privilegiato di questa narrativa. Il libro per bambini è un vasto universo comunicativo, dai confini aperti, capace di stringere sorprendenti collegamenti con altre discipline. La letteratura per l’infanzia costituisce un aspetto molto importante della creazione letteraria che spesso viene sottovalutata. Peter Bichesel (uno scrittore svizzero conosciuto per i suoi racconti brevi) scrisse: “quel che leggiamo da piccoli sta all’origine dell’immaginario di noi grandi” . 20 La scuola elementare riveste un ruolo molto importante abituando i bambini a conoscere i mondi infiniti della letteratura dell’infanzia, la quale attraverso un libro, contiene una polifonia di voci e linguaggi che si sviluppano e si modificano abbracciando diversi generi letterari. Queste storie contengono una serie di rimandi connotati da una forte componente pedagogica provocata dal ruolo del destinatario: il bambino lettore. La letteratura per l’infanzia diventa così, una lente d’ingrandimento che aiuta il fanciullo a conoscere il mondo che lo circonda. C.S. Lewis uno dei più grandi scrittori per la letteratura per l’infanzia famoso per aver scritto “Le cronache di Narnia” scrisse : “il bambino non disprezza i boschi della realtà perché ha letto di boschi incantati,anzi l’abitudine di leggere rende qualsiasi bosco un po’ fatato”. Leggere significa poter accedere a molte realtà, spesso altre e diverse da quelle sperimentate. Il libro per ragazzi, infatti, funge da specchio in cui il bambino può vedere riflesse parti di sé. Riconoscendosi o vedendosi attraverso l’occhio del protagonista con intenso coinvolgimento, sfogliando pensieri, emozioni e scoprendo grazie alla forza comunicativa del libro sguardi nuovi sull’esistenza. I grandi classici sono opere che tra di loro hanno molte linee di continuità: non conoscono l’usura del tempo e transitano dalle pagine allo schermo in viaggio nelle diverse epoche storiche restando dei pionieri della letteratura per l’infanzia. Per la divulgazione di un testo classico, la scuola gioca un ruolo da protagonista, quando ero piccola mi ricordo ancora molto bene le lezioni dedicate ai libri per l’infanzia , spaziavamo da “Cipì” il passero più curioso e coraggioso che scopre il mondo di Mario Lodi , alle storie più strabilianti di “Le più belle favole al telefono” di Gianni Rodari, agli scenari surreali del “ Barone Rampante” di Italo Calvino e infine , ma non meno importante, il ricordo più caro che ho della mia infanzia a scola, il racconto che più mi aveva coinvolto e di cui ancora ho in mente ogni singola parola è “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi. In Italia la produzione di libri per l’infanzia nasce negli stessi anni in cui sorge lo stato italiano, basti solo pensare che il nostro paese ha come fondamenta un testo classico per eccellenza di fama mondiale che è sorto con noi e che è riuscito ad unificare la cultura italiana dopo l’unità d’Italia è nato con un testo classico appunto “Le avventure di pinocchio” . Quando si tratta di classici è impossibile non parlare di questo piccolo burattino di legno che è entrato nel cuore di tanti bambini con il suo animo vivace ribelle e bugiardo nel quale un po’ tutti i bambini si ritrovano, a quanti non è mai capitato di dire una bugia una volta ogni tanto?. È un libro che non ha bisogno di presentazioni, è una fiaba mondiale tradotto in 260 lingue, nacque dopo vent’anni l’unità d’Italia nel 1881 unificando così la cultura italiana. Non è un libro che ha bisogno di presentazioni: tutti conoscono la storia del burattino che grazie alla magia della fata 21 turchina e l’affetto di buon mastro Geppetto riesce a realizzare il suo sogno di diventare un bambino vero. Collodi con questo capolavoro riesce a dare una lezione pedagogica: “Pinocchio è un burattino di legno e possiede un’anima ma quest’anima,racchiusa nella sua dura scorza fatica a liberarsi. Solo le difficoltà della vita, le mille avventure cui nostro protagonista va incontro,spesso per colpa sua, altre per la sua ingenuità, inesperienza e per naturale generosità, riescono a tirar fuori quest’anima, fino alla trasformazione finale in una persona vera. Con la sua affermazione Collodi sostiene che nei suoi primi anni, il bambino è afflitto da una specie di “complesso di onnipotenza”. Abituato ad avere troppo amore, disinteressato e costante dei genitori, i quali esaudiscono tutti i suoi bisogni, sviluppa fantasie alle quali si sente al centro del mondo, ma ben presto si accorge, attraverso le imposizioni e i divieti che esiste una realtà esterna a lui, con cui fare i conti. Solo dopo una tortuosa fase di sviluppo,giunge all’accettazione delle regole e degli altri . Proprio per questa ragione pinocchio è un libro universale racchiudendo così, la caratteristica principale di un classico: parla di una condizione che noi tutti siamo chiamati ad affrontare nei nostri primi anni di vita e soprattutto si rivolge ai lettori di tutte l’età. Pinocchio ha in sé una morale di grande importanza educativa: vuole insegnare come diventare persone vere. Questa morale non è eroica, ma ha i toni della modestia : tutti i personaggi che aiutano il burattino sono saggi e umili trasmettendo valori come l’amore, la passione per studio e il rispetto. l’affascinante storia dei libri per l’infanzia ha segnato l’immaginario di numerose generazioni. LA LINEA SOTTILE TRA IL CLASSICO E LA FIABA Scriveva Italo Calvino nell’introduzione alle Fiabe italiane: io credo questo: le fiabe sono vere. Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste. 22
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved