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Il governo giolittiano, Appunti di Storia

Il Governo Giolittiano in Italia, caratterizzato da politiche duali tra nord e sud, e il progresso economico del paese, che passa dal settore primario a quello secondario dell'industria. Si parla di un sistema protetto che favorisce il prodotto nazionale, ma che allarga il divario tra nord e sud. Si descrivono inoltre le correnti del partito socialista italiano e l'emigrazione italiana. utile per comprendere la politica e l'economia dell'Italia giolittiana.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 08/02/2023

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Scarica Il governo giolittiano e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Governo Giolittiano L’Italia giolitti ana 1903 Giovanni Giolitti sale al Governo e ricoprirà il ruolo di presidente del Consiglio in più partiti, anche diversi tra loro, seguendo politiche duali tra sud e nord, che non fa che allargare il divario tra le due. È un abile diplomatico e politico con un grande spirito di adattamento. Ha un atteggiamento da politico di professione, inflessibile e giudizioso. È un grande conoscitore della macchina dello stato. 1882 entra in parlamento, schierandosi con la sinistra storica con vent’anni di esperienza nell’amministrazione pubblica. È un moderato, quando scoppia la Prima guerra mondiale lui è contrario alla partecipazione dell’Italia perché vuole mantenere l’equilibrio. 1896 si inizia a parlare della corrente giolittiana → politica centrista formata a cui aderiscono gli ex della sinistra storica. 1913 aderisce al partito liberale Unione Liberale. 1922 – 1926 aderisce al Partito Liberale Italiano. Progresso economico L’Italia giolittiana è un paese che conosce il progresso economico industriale, passa dal settore primario basato prevalentemente sull’agricoltura a quello secondario dell’industria, come quella siderurgica (Terni, Ilva a Piombino) e automobilistica (Fiat, Alpha Romeo). Il progresso si sviluppa all’interno del Triangolo Industriale, Milano Torino e Genova, nel quale sono impiegati più del 57% degli operai. Nella pianura padana l’agricoltura conosce delle migliorie tecnico-produttive. Questo sviluppo è dovuto dalla grande quantità di risorse umane (date dall’aumento demografico della società di massa) e perché gode del beneficio di alcuni investimenti statali attuati nell’industria. Infatti, si parla di un sistema protetto, simile ad una politica protezionistica, che rivolge la maggioranza delle sue risorse alla propria nazione, riducendo al minimo le importazioni e massimizzando le esportazioni, tassando i prodotti esteri. Nascita delle grandi banche miste → usano capitali esteri, prevalentemente tedeschi, che diventano banche commerciali e d’affari, e si occupano di investimenti industriali. Cause che portano allo sviluppo economico:  Aumento demografico;  Aumento della qualità di vita della classe media italiana (dispone di più risorse);  Intervento dello stato che favorisce il prodotto nazionale. → divario tra settentrione e meridione: grande benessere del Nord, il Sud rimane arretrato, danneggiato dalla politica protezionista che non introduce migliorie o che non conosce industrializzazione come il Nord. Uno tra i partiti a cui Giolitti si accederà è il partito socialista italiano, fondamentale perché rappresenta la voce del proletariato, che rappresenta la maggior parte della popolazione. Si divide in due correnti:  Corrente riformista → presidiata da Filippo Turati, che sostiene che la società deve cambiare in modo graduale attraverso delle riforme e diplomazia politica. Appoggia le iniziative democratiche di Giolitti;  Corrente massimalista → movimento che va contro il riformismo, secondo loro il cambio deve avvenire attraverso la rivoluzione, ossia lo scontro diretto tra il sistema iniquo e chi lo vuole cambiare. L’esponente di questa corrente è Mussolini, che diventerà poi direttore della rivista “Avanti!” nel 1912. I contadini, la parte bracciante, non da il voto ai socialisti ma si muovevano secondo la Chiesa e il mondo cattolico, che appoggia i liberali quindi votavano i liberali. 1904 Turati è però messo in minoranza per ben due volte dai massimalisti, per la prima volta al Congresso di Bologna. Svolta → viene inoltre proclamato il primo sciopero nazionale, guidato dai massimalisti e dal loro sindacato rivoluzionario. Anche i cattolici votano, e lo fanno in massa per i liberali per scongiurare il pericolo del socialismo estremo. 1904 Giolitti istituisce delle nuove elezioni per evitare di scatenare una rivoluzione, ossia una guerra civile, che alla fine avrebbe solo indebolito il paese. Inoltre, voleva verificare quale partito all’interno della società italiana gode della maggioranza. I liberali (che rappresentano i borghesi) vinsero le elezioni e la figura di Turati si impone all’interno del partito socialista di nuovo come figura di riferimento. Appoggiano le riforme democratiche di Giolitti e inoltre rappresentano le istanze dell’intero mondo cattolico e quelle della classe borghese in crescita. I liberali, avendo anche un’inclinazione conservatrice, spingono il partito di Turati a imporsi diversamente per assecondare il nuovo corso della società italiana. 1912 Turati viene messo nuovamente in minoranza nel Congresso di Reggio Emilia. I massimalisti funzionano perché godono dell’appoggio della grande massa proletaria, dagli operai. Non credono nella democrazia interna del Parlamento. In questo clima, Giolitti si mostra permissivo e democratico soprattutto al Nord, dove è molto permissivo per avere il benestare e quindi il voto di Turati e dei liberali. Per i conservatori questa politica è troppo libertina, anche a causa delle riforme che Giolitti istituisce nei confronti degli operai e del proletariato:  Diminuzione dell’orario di lavoro (massimo 10 ore al giorno);  Cassa nazionale, ossia un fondo per invalidità e vecchiaia dei lavoratori;  Tutela della maternità delle donne lavoratrici;  Regolamentazione del lavoro minorile, svolto dai 10 anni in su. Questi punti furono una conquista dell’attività sindacale e permisero di ottenere anche un aumento salariale → il benessere della società di massa cresce notevolmente. Se da una parte Giolitti si dimostrava democratico, dall’altra egli nel Sud non attuò nessuna riforma tributaria che potè garantire una maggiore giustizia fiscale. Inoltre, non risolve la questione meridionale: la contrario, incentiva il clientelismo (favorisce l’ascesa dei i suoi prediletti in politica) e quindi la corruzione al Sud. Non consente scioperi nel meridione e li reprime con la forza in caso accadano → fu chiamato al Sud il ministro della malavita. Giolittismo → termine dispregiativo, modo di governare corrotto.. La politica di Giolitti si interseca anche con grandi fenomeni italiani, tra questi l’emigrazione. Esistono diverse fasi dell’emigrazione, due sono quelle principali. 1876 - 1900 5 milioni e 300.000 persone lasciano l'Italia ma si tratta di un’immigrazione individuale. Si tratta soprattutto di maschi giovani che lasciano il territorio per trovare posti di lavoro e una qualità di vita differenti. Dal nord d’Italia i giovani si dirigono verso Francia e Germania. I giovani del sud Italia invece lasciano il Paese per recarsi verso Argentina, Brasile e Stati Uniti.  1900 – 1915 La grande emigrazione: coincide con l’età giolittiana. 9 milioni di persone lasciano il Paese ed emigrano verso gli Stati Uniti. Il sud si spopola e ciò aggrava il divario creatosi tra nord e sud. 
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