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Guide e consigli
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il Grande rosso Burri, Dispense di Storia dell'arte contemporanea

Problematiche per l conservazione dell'arte contemporanea

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 09/08/2023

ilaria-boccia-1
ilaria-boccia-1 🇮🇹

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5 documenti

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Scarica il Grande rosso Burri e più Dispense in PDF di Storia dell'arte contemporanea solo su Docsity! Il Grande Rosso P di Alberto Burri di Anna Barbara Cisternino il restauro 1 restauro dell’arte contemporanea comporta problemi particolari do- vuti in primo luogo alla fragilità che contraddistingue i materiali moderni e alle difficoltà derivanti dal reperimento dei materiali inusuali che le costituiscono. In alcuni casi si tratta di materiali che, superati dalla tecnologia, non sono più in commercio perché è cambiato il me- todo di fabbricazione o la formula dei materiali sintetici. Nel caso della plastica, ad esempio, dal 1860 — quando negli Stati Uniti fu indetto un concorso per l’in- venzione di un prodotto che potesse so- stituire l’avorio nella fabbricazione delle palle da biliardo — ad oggi ci sono stati in- numerevoli cambiamenti delle formule chimiche. Nel laboratorio di restauro della Gal- leria Nazionale d'Arte Moderna e Con- temporanea di Roma, dove opero come capo tecnico restauratore dal 1978, spesso ci troviamo a dover risolvere casi molto particolari, come quando ho do- vuto affrontare il restauro del Grande Rosso P di Alberto Burri. Avevo da poco preso servizio in questa sede, provenendo da una esperienza decennale sull’arte an- tica, quando avvenne un grave atto van- dalico che coinvolse molte opere di autori importanti, fra cui questo quadro-scul- tura. L’opera del 1964 è costituita da più strati sovrapposti di plastica rossa, fissati su di un telaio di legno insieme ad una tela di satin nero che fa da sfondo. Tale materiale è stato analizzato recentemente dal Dott. Oscar Chiantore, chimico mo- lecolare presso l'università di Torino, au- tore di un saggio sulle materie plastiche (in Arte contemporanea. Conservazione e restauro, Nardini, Firenze, pp. 153- 154); questi l’ha definito un copolimero contenente unità di cloruro di vinile e di vinilacetato, in forma di foglio, sottile, molto elastico, resistente, il quale, pure se combustibile, non alimenta la fiamma. L'artista con il calore di una fiamma ossidrica ha modellato la plastica drap- peggiandola e lasciandovi persino le sue impronte digitali. La materia in alcuni punti è resa molto sottile dalla trazione e dalle bru- ciature della fiamma: il vandalo, facendo presa sulle parti più aggettanti, la strappò tirando e staccando i vari strati che erano fusi insieme. La lavorazione manuale dell’artista in quest'opera è unica e irripetibile; non si tratta, infatti, di un progetto seriale fatto eseguire da altri, come a volte av- viene nelle opere d’arte contemporanea, eventualità quest’ultima che può com- portare soluzioni di restauro diverse, al- trettanto interessanti. L’opera inoltre pone anche il pro- blema di un corretto rapporto fra re- stauratore ed artista, nel caso in cui, come Burri all’epoca, sia vivo. Tale circostanza può costituire un vantaggio, se la parte- cipazione dell’artista si limita ad un dia logo costruttivo sulle intenzioni espres- sive, sui mezzi tecnici e sui materiali ado- perati. È auspicabile, però, che l'artista non intervenga personalmente sull’o- pera, anche perché, essendo molto noioso per un creativo ripetersi, tende- rebbe a modificarla con il conseguente problema di alterare la sua “originalità”, che per il restauratore è fondamentale salvare: storicamente, infatti, la si do- vrebbe considerare una nuova edizione da ridatare Su questo argomento sono interes- santi delle interviste rilasciate da alcuni artisti contemporanei (in Arte conter- poranea..., cit., pp. 197-271). Alberto Burri fu messo al corrente dei danni subiti dalla sua creazione; in questo caso fu determinante la sua col- laborazione, poiché, in seguito al so- pralluogo, ci fornì uno spezzone del ma- teriale plastico da lui adoperato che ci permise di intervenire sull’opera. La necessità di avere a disposizione il materiale originale era dovuta all’im- possibilità di accedere agli strappi dal retro del quadro, in quanto lo strato di fondo era quasi integro e poggiava sulla tela nera, insieme alla quale era inchio- dato al telaio di legno; gli strati danneg- giati erano, invece, sovrapposti ed attor- cigliati, ed era quindi indispensabile fare degli inserti dello stesso materiale pro- cedendo dal davanti. Il quadro è stato ricomposto riavvi- cinando gradualmente i lembi delle la- cerazioni, prima provvisoriamente, con piccoli “stop” di nastro adesivo; poi, una volta trovata e controllata accuratamente la corretta posizione di tutti gli elementi spostati o lacerati, si è iniziata l’opera- zione di incollaggio. L’adesivo è stato scelto dopo svariate prove di collanti ese- guite sui campioni di plastica forniti da Burri. Il migliore risultato si è ottenuto con il Bostik 5242/C della Boston di Mi- lano: tale adesivo, pur essendo tenace, non contiene solventi che possano intac- care e sciogliere la materia dell’opera. Alberto Burri, Grande Rosso P (1964); opera danneggiata
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