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Il linguaggio dell'arte romana, Appunti di Archeologia

Il libro di Tonio Hölscher offre una nuova lettura del classicismo dell'arte romana

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 24/07/2018

alice-genitoni
alice-genitoni 🇮🇹

4.7

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6 documenti

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Scarica Il linguaggio dell'arte romana e più Appunti in PDF di Archeologia solo su Docsity! Il linguaggio dell’arte romana Capitolo Secondo L’arte romana ha avuto un forte influsso da parte della Grecia, anche se questa influenza non ha avuto un effettivo oggetto teoretico. Fin tanto che l’arte romana era vista come dipendente dai modelli greci, essa non poteva soddisfare l’istanza di originalità. Una rivalutazione dell’arte romana avvenne soltanto a partire dal XIX secolo, quando gli elementi di grecità vennero considerati come elementi di disturbo. Dunque, la ricerca si limitò essenzialmente a opere sentite come particolarmente romane: 1. Ritratto (repubblicano e tardoantico) 2. Rilievo “storico” (arte popolare flavia e traianea). Non è produttivo considerare l’arte romana come proseguimento dell’arte greca, ma nemmeno considerare l’arte romana autonoma. Essa è un sistema determinato da differenti elementi e soltanto comprendendo la sua funzione storica sarà possibile rivalutare l’importanza dei singoli fattori. Anche perché gran parte delle opere romane ricordano in forme fiacche o deboli i prototipi greci. Capitolo Terzo Ogni periodo della storia romana andrebbe ripreso in una determinata fase dell’arte greca che di volta in volta si avvicina maggiormente a determinati ideali stilistici ( es: età Augustea presente linguaggio classico, età flavia di Vespasiano presente linguaggio ellenistico). Si tratta di tipi codificati di scene e di figure, provenienti da periodi diversi dell’arte greca e impiegati contemporaneamente nei vari periodi dell’arte romana. Il pluralismo che regnava nella scelta dei modelli era tale da non potere essere determinato da un gusto unitario di un epoca intera, né da quello di vari gruppi sociali e nemmeno da singole persone. I tipi figurati greci vengono ripresi dall’arte romana con molta flessibilità e gli stili le manifestazioni di un “habitus” generale più o meno consapevole e scelto programmaticamente. Ma su che base venivano selezionati i modelli greci? L’arte romana non ha regolato la scelta dei suoi modelli in base allo stile o al gusto, bensì in base ai contenuti e ai temi, i quali furono mantenuti nel corso dell’arte romana, indipendentemente dallo stile (inoltre c’è da dire che le varie forme utilizzate “classiche” ed “ellennistiche” non sempre erano riprese in modo consapevole). Capitolo Quarto • MOSAICO DI ALLESSANDRO MAGNO DA POMPEI: le figurazioni di battaglie dell’età classica risolvevano lo svolgere degli eventi in monomachie. Ciascun personaggio era personaggio era posto in relazione con il suo diretto avversario e i vari gruppi di combattenti non erano legati da nessun rapporto effettivo. Nelle scene di battaglia classiche, i vincitori e i vinti erano stati legati da un medesimo destino e fato, ma soprattutto i soccombenti erano descritti con grande partecipazione e ricchezza nei dettagli. Realismo inaudito determina l’efficacia drammatica. (energeia). • DIPINTO DI ALESSANDRO CONTRO I MACEDONI: al contrario, vi è un intreccio di azioni di più personaggi, posto all’interno di un ampio spazio continuo. Ciascun personaggio ha un suo posto e un suo ruolo e le figure riunite in grandi masse si fondono in un unico movimento collettivo; il singolo viene compreso in base ai suoi rapporti all’interno di un ampio intreccio di azioni. Tutti è descritto con una grande ricchezza di dettagli e un grande sentimento patetico ( consapevolezza pathos: persiani dietro il carro, che come degli spettatori interno nel quadro, sembrano mostrare il turbamento esterno degli spettatori. Questo dipinto di estrema audacia punta verso il nuovo mondo ellenistico, politicamente e socialmente. • ALESSANDRO SUL SARCOFAGO DELLA NECROPOLI DI SIDONE: atteggiamenti dei singoli sono isolati, ma essi sono così compressi nello spazio da creare un unico moto . • MONUMENTO PER LE VITTORIE DI ATTALO I DI PERGAMO: i vincitori non erano compresi nella rappresentazione, piuttosto la loro presenza era sottointesa grazie all’impianto in cui il monumento si trovava (nel recinto di Atena Portatrice di vittoria). La figura di Attalo, pur erigendosi come stata equestre a parte, su di un altro basamento, costituiva un punto di riferimento tematico per le figure dei vinti. • MONUMENTO PER ATTALO II SULL’ACROPOLI DI ATENE: rappresentazione della difesa disperata dei barbari (Giganti, Amazoni, persiani..) contro i Greci., in una quantità infinita di dettagliate sofferenze. Qui Attalo è posto in relazione al tema non come statua equestre, ma come grande colosso divinizzato, in un profondo senso di superiorità rispetto la scena. • MONUMENTO EMILIO PAOLO DA DELFI: non sono raffigurati gli avversari da soli, bensì romani e greci che lottano tra di loro, anche se in generale vittorioso qui non compare. Egli si ergeva a cavallo , come statua di bronzo sul fregio. Dunque, anche i romani concepivo l’opera del grande condottiero nello stesso modo in cui lo concepivano i greci: basamento dei vinti come basamento della gloria del condottiero. La concezione che sta alla base di queste immagini va aa rivedersi nella storiografia tragica dell’ellenismo; proprio per fare rivivere la storia direttamente agli osservatori. Questi elementi tragici erano per molti filosofi greci (Aristotele) fondamentali per risvegliare un sentimento di pathos ed una compassione generica liberatoria per l’uomo. La storiografia tragica si interessa con inedita partecipazione a coloro che sono stati travolti dal Fato. Per Aristotele era fondamentale una plastica chiarezza nelle opere (énergeia) , al fine di condurre gli eventi come davanti agli occhi. Questa aveva una grande pregnanza in età ellenistica, tramite una descrizione il più ricca possibile di singoli dettagli concreti. E’ dunque chiaro che il modo drammatico di rappresentazione era indipendente dal tema ( tema encomiastico tendenza tragica a incentrarsi su un personaggio principale. Ciò si sposava bene con la funzione encomiastica). Esso mirava a uno stesso effetto emozionale, con stessi motivi e mezzi formali. Capitolo Quinto Nel periodo della Repubblica romana, questi effetti sensazionali vennero ricercati sempre più, proprio perché erano atti a commuovere e a creare pathos. Questa tradizione venne a proseguire in età imperiale, ma l’ideologia romana accentuò maggiormente la superiorità dei vincitori; vincitori e sconfitti sono così distanti tra loro che ciascuno può essere rappresentato con ricchezza nei dettagli (contrapposizione che può creare partecipazione e compassione (fregio battaglia traianeo sull’Arco di Costantino, Colonna Traianea daci che scelgono di suicidarsi con veleno, Decebalo che si sottrae alla cattura suicidandosi). Nell’età imperiale i sovrani si distaccarono sempre più dalle rappresentazioni delle fatiche di battaglia , ma un eco di questo modo di rappresentazione si è conservata nella pittura murale Pompeiana (dcontri urbani tra gli abitanti di Pompei e quelli di Nocera). maggiore interesse da parte dei romani della rappresentazione del “labor”, ovvero del lavoro e delle fatiche. Queste tradizioni ellennistiche erano dunque, inserite sui monumenti statali romani, in un ambiente però fortemente improntato a modelli classici. Capitolo Sesto Dalla metà del I sec. A.C, gli uomini politici romani cominciarono ad opporsi radicalmente allo stile tragico ellenistico, in favore di forme che nuovamente richiamassero la classicità. Lo stile ellennistico non era conciliabile con i coccetti romani di “gravitas “e ” auctoritas” . Policleto, il quale collaborò per un sostanziale recupero dell’arte classica, assurse a modello nell’arte ufficiale il Dorifero di Policleto (fattezze del viso definite, larghi piani curvi senza età), come indicatore per la rappresentazione soprattutto per il sovrano e per lo stato. Il classicismo si Fidia incarna perfettamente i concetti di decoro e “dignitas”, sunto di “gravitas “e ” auctoritas” . Dunque, il recupero da parte dei romani dell’ arte greca non era totale, ma consapevole e aveva come principio questi tre fondamentali concetti. L’arte romana dunque, assimilò nel tempo i modelli greci, filtrandoli e adattandoli a seconda dei propri bisogni, con la volontà di creare un’ arte nuova, tanto che la ripresa diretta di forme greche classiche n on fu più necessaria, dato che la tradizione romana aveva acquistato abbastanza forza. Capitolo Settimo Il motivo della battaglia e quello della solenne cerimonia statale mostrano chiaramente che per determinati temi, venivano scelte forme di rappresentazione appartenenti a periodi diversi dell’arte greca. La STATUARIA riprendeva sia le forme di Policleto, quanto quelle di Lisippo; le quali riprendevano le figure del mondo mitico e divino caratterizzate da una bellezza fisica ideale. Inoltre, le figure che erano caratterizzate da una spiccata agilità (atleti), erano mediate dal linguaggio formale di Lisippo e Prassitele, che riusciva perfettamente a rappresentare la verità della natura. Tra le figure femminili un influsso particolare lo ebbe “AFRODITE DI CAPUA”,
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