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Il Manifesto del Partito Comunista: La base della struttura del marxismo, Appunti di Storia

Una panoramica del manifesto del partito comunista, opera programmatica scritta da marx e engels nel 1848, che costituisce la base della struttura del marxismo. L'opera descrive le caratteristiche generali del comunismo, le indicazioni per la classe operaia per la realizzazione della rivoluzione proletaria e l'analisi della classe borghese. Inoltre, viene esposto il ruolo storico della borghesia, la sua dinamica progressiva e il suo fallimento nel sistema capitalistico.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 09/05/2024

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Scarica Il Manifesto del Partito Comunista: La base della struttura del marxismo e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Il Manifesto del partito comunista Celeberrima è la frase d'apertura, che è immediatamente seguita da una dichiarazione di intenti: «Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi. [...] È ormai tempo che i comunisti espongano apertamente in faccia a tutto il mondo il loro modo di vedere, i loro fini, le loro tendenze, e che contrappongano alla favola dello spettro del comunismo un manifesto del partito stesso.[1]» Opera programmatica, scritta da Marx insieme ad Engels, pubblicata nel 1848, determina la base della struttura del marxismo. In essa troviamo la descrizione delle caratteristiche generali del Comunismo e le indicazioni per la classe operaia per la realizzazione della rivoluzione proletaria. Famosissima è la frase “Proletari di tutto il mondo unitevi”= la prima parte della rivoluzione così come Marx l’aveva prospettata non si svilupperà in uno stato comunista ma in Russia, stato che era in condizione feudale e, in ogni caso, il comunismo autentico prospettato da Marx non si svilupperà, si svilupperanno forme di comunismo rozzo. Marx insieme a Engels spingerà la classe operaia a costruire una coscienza di classe e a muovere verso la rivoluzione per liberarsi dai rapporti sociali di subordinazione. In quest’opera Marx parte da un'analisi della classe protagonista della società capitalista, la borghesia, e ne fa un’analisi storica. La storia è lotta di classi antagoniste in cui c’è sempre una classe sottomessa che si emancipa rispetto ad una classe dominante. Ma Marx riconosce alla borghesia un ruolo storico diverso dalle altre classi sociali che si sono alternate nella dialettica storica. La borghesia è la classe dei servi della gleba che si è emancipata dalla condizione di servitù a cui era condannata durante il periodo feudale. Ottenuta la libertà, la classe sociale dei contadini ha iniziato a dedicarsi a nuove attività economiche, non più solo all’agricoltura, ma anche al commercio, iniziando a vendere i propri prodotti in città. La città, borgo, diventerà il centro degli affari di questa nuova classe sociale che si impone come classe protagonista della società a partire dall’anno 1000 fino a diventare classe dominante con la rivoluzione industriale. La borghesia, classe oppressa durante il feudalesimo, è diventata classe dominante ed egemone legata ai soldi .Il regime capitalistico instaurato dalla borghesia si basa sull’instaurazione di nuovi bisogni da soddisfare e sulla creazione di nuovi mezzi, macchinari per generare nuovi bisogni. Rispetto alle altre classi dominanti ad essa precedenti, la borghesia ha avuto un ruolo storico diverso: - ha laicizzato la società: ha portato allo scoperto tutti quei meccanismi economici che nella società precedente erano mascherati col velo dell’ipocrisia, dell’onore e della religione, iniziando a chiamare le cose con il loro nome (interesse, sfruttamento…) - è una classe progressista e dinamica perché per poter esistere e svilupparsi, imponendo il proprio modello economico a tutto il mondo, ha sempre dovuto cambiare e rivoluzionare i propri mezzi di produzione. La borghesia non può esistere senza rivoluzionare continuamente i mezzi di produzione funzionali alla creazione di nuovi bisogni, concorrenza e produttività. La borghesia ha attivato un processo continuo di cambiamento dei mezzi di produzione da cui deriva concorrenza e competitività, innovazioni continue e infine sovrapproduzione. Nella classe borghese in questo senso, secondo Marx, ci sono già i segnali del fallimento del sistema capitalistico borghese. Per Marx il capitalismo è una forma economica destinata a finire, che trova nella classe borghese stessa la causa del suo boicottamento. Infatti il capitalista vive nell’illusione che grazie alle macchine non abbia più bisogno degli operai. Il problema tuttavia è che coloro che vengono licenziati, gli operai, costituiscono anche la classe dei consumatori che però, in quanto disoccupati, non possono comprare i prodotti del capitalista. La borghesia pensa quindi di arricchirsi riducendo i costi di produzione, acquistando sempre più nuovi macchinari e materie prime all’estero a basso costo, abbassando i salari degli operai e aumentando così le vendite dei prodotti. L’errore del capitalista è da un lato quello di pensare di vendere i suoi prodotti a operai che vivono in condizioni pessime, i cui salari sono bassi o che sono stati licenziati a causa della tecnologizzazione del lavoro attraverso l’utilizzo di macchine. =>Ecco perché con il capitalismo andiamo incontro a cicliche crisi di sovrapproduzione = si producono delle merci quantitativamente maggiori rispetto a quelle che si possano vendere/ acquistare. =>Ma se c’è più merce sul mercato, questa meno vale= il capitalista, nel tentativo di vendere le proprie merci, sarà costretto ad abbassare il loro prezzo, ma in questo modo non non ha un guadagno. Si verifica pertanto, come seconda conseguenza, quella che Marx definisce caduta tendenziale del saggio (%) di profitto= > della merce sul mercato=> < dei prezzi => < della percentuale di profitto del capitalista. Il capitalista per Marx è come uno stregone, un mago che ha mosso le forze della natura ma è giovane e inesperto e non riesce più a controllare le potenze da lui evocate, cioè non riesce a controllare questa continua produzione e nemmeno quel processo storico che avverrà e che è la fine del capitalismo. Marx è convinto che come tutti i fenomeni storici, il capitalismo sia un processo in divenire e quindi un giorno finirà. A livello filosofico, Il Manifesto è un’opera importante, perché qui Marx si libera dagli influssi della sinistra hegeliana di Feuerbach=>dal punto di vista politico qui troviamo le informazioni per il proletariato per realizzare la rivoluzione. =>Nell’11esima tesi su Feuerbach già ci sono le indicazioni della filosofia della prassi= «[finora] i filosofi hanno solo interpretato diversamente il mondo in vari modi; ma si tratta di trasformarlo». La rivoluzione di Marx non è solo spirituale come per Feuerbach ma è economica-sociale e politica. La filosofia della prassi porterà alla trasformazione della società dalla società capitalista alla società comunista. Ma per questa trasformazione è necessario acquisire il concetto di “classe”. →Classe= la classe è un insieme di individui con interessi e condizioni economiche comuni che occupano le stesse posizioni nei rapporti di produzione. Per Marx per attuare la rivoluzione è importante che gli operai acquisiscano coscienza di classe, che si riconoscano tutti insieme in uno stesso destino con condizioni economiche comuni e con la stessa posizione. A fronte di soggetti che vincono sulle disgrazie degli altri (capitalisti) che sostituiscono un operaio con un altro, è necessario che si sviluppi una coscienza di classe per poter azionare la lotta, è necessario che una classe si riconosca nella propria condizione per attuare la rivoluzione. Creare la coscienza di classe è il compito che si danno gli intellettuali e in particolare di Marx e Engels=> gli intellettuali, i filosofi, devono quindi costituire l’avanguardia cosciente del proletariato, stimolando con le loro idee gli operai a prendere le armi e ad innescare la rivoluzione. Se da un punto di vista economico, infatti, la borghesia è la causa della crisi economica del capitalismo, dal punto di vista sociale e politico è la causa della rivoluzione proletaria: il sistema di sfruttamento economico, le condizioni disumane nei rapporti lavorativi, la condizione di prossimità che gli operai vivono nella fabbrica e la conseguente disoccupazione dovuta all’abbassamento dei salari, creano un esercito di proletari pronti a innescare la rivoluzione contro la classe borghese. In questo senso Marx prende le distanze dalle forme di socialismo che lo hanno preceduto come quelle di Owen, Saint Simon, Fourier, che egli definisce socialismo utopistico, le quali credono che si possa superare il sistema capitalistico attraverso la collaborazione fraterna capitalista/ operaio, chiedendo al borghese di mettere in comune i propri mezzi di produzione. La borghesia è tale perché fonda la propria ricchezza sullo sfruttamento dell’operaio e per Marx è utopistico che possa rinnegare se stessa condividendo con i proletari i mezzi funzionali al proprio profitto. Dopo i risultati della Comune di Parigi, Marx capisce che l’unico modo possibile per arrivare a una società nuova è la rivoluzione. Per questo motivo il socialismo di Marx si distanzia da posizioni utopistiche ed è da lui definito “socialismo scientifico”= partendo da un’analisi
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