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Il concetto chiave di Marx nel Manifesto: la lotta di classe, Sintesi del corso di Filosofia

Il concetto chiave di marx che ricorre nel manifesto del partito comunista, ovvero la lotta di classe. Esso esplora come la storia politica e intellettuale dell'epoca di lotte di classe è fondata sulla produzione economica e l'articolazione sociale che ne consegue. Anche della borghesia, del proletariato e del comunismo, e delle loro posizioni teoriche e pratiche.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 28/02/2024

ciaosonolaura25
ciaosonolaura25 🇮🇹

4.3

(6)

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Scarica Il concetto chiave di Marx nel Manifesto: la lotta di classe e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! IL MANIFESTO DEL PARTITO COMUNISTA I BORGHESI E PROLETARI Il manifesto del partito comunista risale al breve periodo tra il 9 dicembre 1847, giorno di chiusura del secondo congresso comunista in cui Engels (a cui dobbiamo il titolo del documento storico) e Marx ricevettero l’incarico di redigere l’opera, e il primo febbraio 1848. Nonostante non si sia conservato il manoscritto, esso venne stampato a Londra dopo poche settimane in mille esemplari destinati inizialmente non alla vendita, bensì alla propaganda interna. L’esigenza di quest’ultima, alimentata dallo scoppio delle rivoluzioni in Europa, e la diffusione pubblica necessaria della dottrina, imposero molteplici ristampe con correzioni, nuove prefazioni e traduzioni in inglese, francese, italiano, fiammingo e danese dal tedesco. Il concetto chiave appartenente a Marx che ricorre nel Manifesto è che la storia politica e intellettuale dell’epoca di lotte di classe è fondata sulla produzione economica e l’articolazione sociale che ne consegue inevitabilmente. I protagonisti di questo profondo conflitto ininterrotto sono infatti gli sfruttati (proletariato) quali i plebei nell’antica Roma, i servi della gleba e i membri di una corporazione tipici del Medioevo con i rispettivi patrizi, baroni e artigiani. I primi non possono liberarsi dalla borghesia senza trasformare rivoluzionariamente l’intera società con l'eliminazione dell’oppressione ed il tramonto delle classi contrapposte. Questi due grandi campi nemici sono sempre stati presenti: in particolare dai servi della gleba sorse il popolo minuti delle prime città da cui si svilupparono i primi elementi della borghesia moderna. Il suo rapido sviluppo fu favorito dalla colonizzazione dell’America, il mercato delle Indie orientali e quello cinese, il commercio con le colonie e la moltiplicazione sia dei mezzi di scambio che delle merci stesse per cui l’attività industriale feudale o corporativa non era più sufficiente. A tale proposito, si affermò al posto della manifattura la grande industria moderna, creatrice del mercato mondiale che accresceva i suoi capitali, sviluppando il commercio, la navigazione, le ferrovie, e al contempo lasciava in ombra tutte le classi di origine medievale. Questo sviluppo è accompagnato da un corrispondente progresso politico. Negli stadi di una parallela evoluzione delle forme politiche la borghesia ha costituito: ceto oppresso sotto il dominio dei signori feudali, associazioni armate e autonome nell'età dei Comuni , repubblica cittadina indipendente , terzo stato tributario della monarchia , al tempo della manifattura contrappeso alla nobiltà nella monarchia cetuale o in quella assoluta, pilastro fondamentale delle grandi monarchie, ed infine assoluto dominio politico dopo la nascita della grande industria e del mercato mondiale. La borghesia ha ricoperto per molto tempo un ruolo rivoluzionario distruggendo i rapporti feudali, patriarcali, idillici , qualsiasi legame fra le singole persone che non fosse caratterizzato dal nudo interesse, il crudo "puro rendiconto". Essa ha dissolto la dignità personale nel valore di scambio, ed ha affermato come unica libertà quella di commerciare, instaurando lo sfruttamento aperto, diretto. La borghesia ha strappato alle relazioni familiari l’aspetto sentimentale per ricondurle ad una pura questione di denaro, ha strutturato in modo cosmopolitico la produzione e il consumo di tutti i paesi grazie allo sfruttamento del mercato mondiale ed ha sottomesso la campagna al dominio della città. La borghesia ha agglomerato la popolazione, centralizzato i mezzi di produzione e concentrato la proprietà in poche mani. Tutto ciò ha avuto come conseguenza la centralizzazione politica. La storia dell'industria e del commercio è caratterizzata dalla sollevazione delle moderne forze produttive contro i moderni mezzi di produzione, contro i rapporti di proprietà che esprimono le condizioni di esistenza e di dominio della borghesia. Un chiaro esempio di questa dinamica sono le crisi commerciali nelle quali viene distrutta una grande parte dei prodotti e delle forze produttive già costituite. Nelle crisi scoppia l'epidemia della sovrapproduzione. La società vive in uno stato di barbarie, carestia, guerra di annientamento . Ogni mezzo di sussistenza viene sottratto e l'industria, il commercio appaiono distrutti. Ciò avviene poiché le forze produttive di cui la società dispone non servono più allo sviluppo della civiltà borghese ma sono diventate troppo potenti per quei rapporti e mettono in questo modo in pericolo l'esistenza della proprietà borghese stessa. La borghesia supera queste crisi da una parte con l'annientamento di una massa di forze produttive; dall'altra conquistando nuovi mercati e sfruttando più a fondo quelli vecchi, provocando in questo modo crisi più generalizzate e più violente e riducendo i mezzi necessari a prevenirle. La borghesia, oltre ad aver prodotto armi con cui ha annientato il feudalesimo che si rivoltano ora però contro essa stessa ha anche prodotto gli uomini che imbracceranno queste armi: i lavoratori moderni, i proletari. Il proletariato, la moderna classe dei lavoratori, viene definita merce come qualsiasi altro articolo in commercio. Il lavoro dei proletari ha perso ogni tratto di autonomia ed indipendenza a causa dell'espansione delle macchine e della divisione del lavoro. Il lavoratore diventa infatti un accessorio della macchina. Il suo salario è limitato ai mezzi di sostentamento di cui egli necessita per sopravvivere ed esso diminuisce più il lavoro è ripugnante. I lavoratori sono schiavi della classe borghese, della macchina e del sorvegliante. Non essendo più necessaria la forza, essi vengono sostituiti dalle macchine e vengono impiegate anche donne e bambini, anche in questo senso la classe operaia viene uniformata. Nella stessa misura in cui si sviluppa la borghesia si sviluppa anche il proletariato, la moderna classe di lavoratori. La formazione del proletariato passa attraverso diverse fasi e la sua lotta inizia fin dalla nascita (all’inizio a lottare sono i singoli lavoratori, poi quelli di una fabbrica, poi i lavoratori di un ramo produttivo in un luogo specifico contro il singolo borghese che li sfrutta direttamente): 1) Inizialmente i lavoratori costituiscono una classe dispersa in tutto il paese e divisa dalla concorrenza. Una loro resistenza deriva dall’unità della borghesia che per raggiungere i propri obiettivi politici deve mettere in moto tutto il proletariato. In questo stadio i proletari combattono dunque contro i nemici dei propri nemici, i residui della monarchia assoluta, i proprietari terrieri, i borghesi non industriali, i piccoli borghesi. L’intero movimento storico è ancora nelle mani della borghesia e ogni vittoria è una vittoria di quest’ultima. 2) Con lo sviluppo industriale il proletariato cresce di numero e si coagula in grandi masse diventando sempre più consapevole della sua forza. Iniziano le prime coalizioni contro il borghese: i proletari comprendono sempre più le loro similitudini e si uniscono per difendere il salariato (a giovare il proletariato vi sono la crescente concorrenza tra borghesi e le crisi commerciali). I lavoratori formano così associazioni permanenti. Essi iniziano a vincere qualche battaglia grazie anche allo sviluppo dei mezzi di comunicazione prodotti dalla grande industria. 3) La lotta di classe diventa lotta politica. 4) La concorrenza fra gli stessi lavoratori in partito politico distrugge e fa rinascere sempre più forte, solida e potente la classe del proletariato che impone il riconoscimento per legge dei singoli interessi dei lavoratori, sfruttando le divisioni della borghesia (legge delle 10 ore in Inghilterra). 5) La lotta interna e continua della borghesia favorisce lo sviluppo del proletariato, producendo così essa stessa le armi con cui sarà combattuta. In tempi in cui la lotta di classe si avvicina allo scontro decisivo, una parte della nobiltà si unisce alla classe rivoluzionaria, il proletariato, e ciò è possibile solo per coloro che si sono innalzati alla comprensione teorica dell’intero movimento storico: come una volta parte della nobiltà passò con la borghesia, ora parte della borghesia va con il proletariato. In questo frangente storico, i ceti medi, i piccoli industriali, il piccolo commerciante, l’artigiano e il contadino fungono da parte reazionaria, in quanto tentano di portare indietro “la ruota della storia” e non difendono i loro interessi attuali ma quelli futuri, abbandonando dunque la propria posizione per incardinarsi in quella del proletariato. Perché ogni società si è sempre fondata sulla contrapposizione tra oppressori ed oppressi, il tramonto della borghesia e la vittoria del proletariato sono ugualmente inevitabili. Per opprimere una classe, infatti, occorre assicurarle condizioni tali da permetterle almeno di sopravvivere in schiavitù, mentre la borghesia è incapace di governare proprio perchè non è in grado di garantire l’esistenza dei suoi schiavi all’interno del suo schiavismo, facendoli sprofondare in una condizione che la costringe a nutrirli anzichè esserne nutrita.La condizione necessaria all’esistenza della borghesia è la ricchezza, ossia la formazione del capitale che a sua volta risiede nel lavoro salariato; a sua volta, esso sta nella concorrenza fra i lavoratori che il progresso dell’industria trasforma infine nella loro unificazione rivoluzionaria sottoforma di associazione. II PROLETARI E COMUNISTI I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari perché, da un lato, nelle diverse lotte nazionali dei proletari essi mettono in evidenza e affermano gli interessi comuni di tutto il proletariato, indipendentemente dalla
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