Scarica IL MEDIOEVO - dalla sua nascita alla cultura carolingia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Il Medioevo, ossia "età di mezzo", è il periodo storico che gli storici solitamente indicano sia
compreso tra la fine del mondo antico e l'inizio dell'età moderna. | limiti che segnano l'inizio
e la fine del Medioevo sono la caduta dell'impero romano d'occidente (476) e la scoperta
dell'America. Questo periodo storico può essere diviso in 2:
- Alto Medioevo = dal VI al X
- Basso Medioevo = dal XI al XV
Il Medioevo viene descritto come un'epoca di decadenza della civiltà: per il rinascimento era
un'epoca buia tra due civiltà e questa interpretazione negativa dominò fino a quando il
romanticismo favorì una rivalutazione di esso poichè portò alla nascita delle diverse culture
e la spiritualità cristiana.
fenomeni storici siano stati tipici del Medioevo: l'apporto di popolazioni nuove,
definizione del ruolo politico del papato; la nascita delle lingue moderne. Il cristianesimo
continuò la sua affermazione come religione prevalente dell'Europa; le campagne
accentuarono il processo di impoverimento che si era innescato dal Il portando ad una
decadenza della vita cittadina soprattutto a causa dell'aggravarsi della crisi economica.
nel Medioevo, prosperarono la civiltà araba e quella bizantina.
La fioritura di queste civiltà, del resto, concorse a marcare la fine della centralità del
Mediterraneo e il fenomeno di spostamento dell'asse politico europeo verso nord.
| territori dell'Europa occidentale che avevano fatto parte dell'Impero romano conobbero una
gravissima crisi demografica, che condusse a un imponente regresso della vita cittadina. In
seguito alle devastazioni causate da invasioni, guerre, carestie e pestilenze, le città
sopravvissute si ridussero enormemente di estensione e si spopolarono. Le strade non
furono più curate e le comunicazioni di conseguenza risultarono ovunque sempre più
difficili.
Il sistema urbano, cadde in una profonda decadenza in seguito alle invasioni dei barbari e
all'indebolimento dello Stato imperiale e le città si contrassero sempre più. Gli abitanti si
adattarono a vivere accanto all'antico patrimonio urbanistico e interi quartieri si ricoprirono
così di vegetazione e si trasformarono in pascoli intra moenia facendo assumere ai vecchi
centri l'aspetto di città-fantasma.
La decadenza delle vie di comunicazione, ebbe un effetto negativo sui commerci, che
entrarono in una fase di grave stagnazione. A ciò si aggiunse l'uso sempre più limitato della
moneta: gli scambi avvenivano perlopiù attraverso il sistema del baratto e il commercio
internazionale andò riducendosi. Inoltre gli Arabi si impadronirono di buona parte delle
coste mediterranee, rendendo impercorribili le rotte marittime.
La società altomedievale si spostò dalla citta alla campagna. Il nucleo di produzione era la
curtis. La curtis era divisa in due parti: la pars dominica, parte del signore colivata
generalmente dagli schiavi sotto la supervisione di un latifondista aristocratico o
ecclesiastico; la pars massaricia era invece costituita dai poderi coltivati dai massari e dalle
loro famiglie: eredi diretti dei coloni, erano vincolati al terreno infatti per questo motivo
erano detti anche servi della gleba.
Il sistema prevedeva che i massari periodicamente lavorassero per coltivare la pars
dominica, con i loro attrezzi e i loro animali (corvées).
Le condizioni di generale insicurezza e instabilità, del resto, favorirono la diffusione del
latifondo: molti piccoli proprietari chiedevano la protezione dei grandi latifondisti.
L'economia di sussistenza forniva a malapena quanto bastava per nutrire gli agricoltori
stessi. | pochi artigiani producevano solo i manufatti che servivano a soddisfare le
necessità locali.
Le grandi aziende curtensi in larga parte si basavano ancora sul lavoro degli schiavi, che
però, in epoca altomedievale, godettero di condizioni migliori rispetto a quelle dell'antichità.
Nell'economia chiusa dell'Europa altomedievale il lavoro degli schiavi si rivelò sempre meno
conveniente, e a ciò si aggiungevano le perplessità della Chiesa sull'esistenza stessa della
schiavitù così la condizione schiavile era andata migliorando.
Questo fenomeno contribuì alla riabilitazione del lavoro manuale e spinse a cercare
soluzioni per rendere più efficiente il lavoro umano.
IMPERO ROMANO D'ORIENTE
Mentre la parte occidentale agonizzava, l'Impero d'Oriente riusci a sopravvivere arroccato
intorno alla sua capitale, Costantinopoli. Questa città sorgeva all'incrocio tra Europa e Asia e
presentava un aspetto monumentale: grandi fori, porticati, immensi palazzi, caserme, un
grande arsenale, scuole, cultura, arti, riechezza.
Quando l'Impero d'Occidente si dissolse, la popolazione di Bisanzio crebbe sino a
raggiungere un milione di abitanti alla metà del VI secolo, mentre i maggiori centri
dell'Occidente raggiungevano a stento i ventimila abitanti.
Il cuore della città era costituito da un grande complesso monumentale che ruotava attorno
al sacro palazzo che accoglieva una corte fastosa di funzionari, di ufficiali e di dignitari ed
era fastosamente decorata con mosaici e sculture antiche.
A differenza dell'imperatore d'Occidente, l'imperatore riuscì a conservare saldamente il
controllo sullo Stato. Il suo potere era assoluto: si proclamava difensore dello Stato romano
e nello stesso tempo protettore della religione cristiana; il suo potere promanava
direttamente da Dio e quindi la sua persona era considerata sacra; era autorizzato a
intervenire nelle questioni religiose.
A Costantinopoli, dunque, autorità politica e autorità religiosa erano strettamente collegate
nella figura dell'imperatore: cesaropapismo
Nell’impero d'Oriente si era conservata molto attiva la vita cittadina, era alimentata da un
vivace commercio esterno, era in piedi una struttura burocratica che mantenne le forme
dello Stato. Con la sconfitta degli Unni riuscirono a liberarsi della minaccia barbarica.
L'impero docente rimase uno stato unitario e organizzato. Solo nell'impero bizantino c'erano
ancora tribunali leggi poste pubbliche e scuole. Bisanzio possedeva le solide finanze,
un'economia monetaria, una diplomazia una diplomazia abile e una superiorità tecnologica:
L'impero d'oriente inoltre era popolato per la massima parte da agenti di lingua greca che
NASCITA DELLO STATO DELLA CHIESA
La progressiva estensione del dominio longobardo, consolidò i numerosi potentati locali, a
scapito dell'autorità imperiale. A trarre vantaggio dalla situazione fu soprattutto la Chiesa
romana, che era rimasta l'unico potere veramente organizzato e possedeva un importante
patrimonio fondiario. La Chiesa poté così assumere responsabilità di natura politica ed
economica e ciò le consenti di occupare un ruolo di importanza sempre crescente. Il vero
creatore del potere temporale della Chiesa fu Gregorio I, detto Magno, era un uomo molto
abile che durante l'attacco di Agilulfo aveva organizzato la difesa e approvvigionamento di
Roma.
Dopo la sua morte, questo indirizzo politico fu proseguito dai suoi successori, che
divennero personaggi di primo piano sulla scena storica dell'Europa medievale.
Gregorio amministrò il territorio romano e condusse una vera e propria politica estera in
piena autonomia. Cercò infatti di ritagliarsi un ruolo negli scontri tra Longobardi e Bizantini.
Tra le notevoli iniziative di Gregorio Magno occorre ricordare il processo di cristianizzazione
del popolo longobardo e quello dei popoli anglosassoni.
A Costantinopoli la Chiesa era schierata a fianco del potere imperiale mentre Il papa, invece,
rivendicò a se stesso e alla Chiesa una posizione di assoluta indipendenza e, anzi, di guida
non soltanto morale ma anche politica. Così facendo, del resto, il papato si faceva interprete
del malcontento delle popolazioni italiche governate da Bisanzio, maturandosi così un
distacco tra papato e Impero che fu di natura non solo politica, ma anche teologica e
culturale.
Un passo decisivo per il rafforzamento del potere temporale dei pontefici fu compiuto
quando il re longobardo Liutprando, per stabilire buoni rapporti con la Chiesa cedette al
papa alcune terre che aveva conquistato, in particolare la rocca di Sutri, consentendo così al
papa di possedere a pieno titolo un territorio, che andava quindi a formare il primo nucleo di
uno Stato della Chiesa, il Patrimonium Petri.
MONACHESIMO
Nel desolato panorama dell'Europa dell'Alto Medioevo, un fondamentale ruolo di guida
culturale e sociale fu svolto dai monaci. Il fondatore del monachesimo fu Antonio, figlio di
una famiglia di benestanti contadini egiziani. che condusse una vita da eremita. Antonio
inaugurò in questo modo un tipo di vita completamente estraneo a quello dell'uomo di
epoca classica: alla vita politica e cittadina egli sostitui un'esistenza solitaria, fatta di di
preghiere, digiuno e meditazione. | monaci rappresentarono per la cultura cristiana un
tentativo di superamento dei limiti della vita quotidiana alla ricerca della verità e della
saggezza. Essi contrapponevano santità del silenzio e della ricerca intima di Dio alla vita
mondana delle città. Questo tipo di monachesimo era molto diffuso in oriente mentre altri
monaci invece si organizzarono nei cenobi per praticare insieme la preghiera: fu questo tipo
di monachesimo a prevalere in Occidente.
Il fondatore del monachesimo occidentale è san Benedetto. La sua fama gli procurò i primi
discepoli, con i quali fondò dodici piccole comunità monastiche. Nel 529 fondò un'altra
comunità a Montecassino.
Nell'abbazia di Montecassino Benedetto elaborò la sua Regola: il monastero è una scuola al
servizio di Dio, dove il monaco è guidato dall'abate nella pratica delle virtù cristiane, tra le
quali occupano un posto fondamentale l'obbedienza, il silenzio, l'umiltà e la carità. La vita
del monaco all'interno della comunità benedettina è scandita da preghiera, penitenza, lavoro
quotidiano e varie mansioni, il cosiddetto motto benedettino, Ora et Labora.
Inoltre fu merito grandissimo dell'ordine benedettino avere contribuito al salvataggio della
letteratura antica: i monaci infatti si presero cura di conservare e ricopiare le opere sia sacre
che profane.
DAI MEROVINGI Al PINIPIDI
Nel corso dell'VII secolo in Francia si consolidò il regno dei Franchi.
Durante il governo degli ultimi re merovingi, il regno si era frantumato in vari regni autonomi,
i più importanti dei quali erano la Neustria (a ovest) e l'Austrasia (a est). Nei vari regni erano
frequenti le ribellioni. A realizzare l'unificazione fra i vari regni franchi sotto una nuova
dinastia regnante fu la stirpe chiamata dei Pipinidi, dal nome del fondatore Pipino di Landen
(o "il Vecchio") o dei Carolingi, dal nome del più illustre rappresentante, Carlo Magno. In
origine essi erano i maestri di palazzo dei re merovingi dell'Austrasia, ovvero coloro che
assistevano il sovrano nell'esercizio del potere.
Il potere dei Pipinidi si fondava soprattutto sulle grandi ricchezze fondiarie, aumentate dalle
continue donazioni dei sovrani, e sull'appoggio dell'aristocrazia e della Chiesa. Nel 687,
Pipino di Heristal riuscì a unificare i due regni di Austrasia e Neustria.
Quando Pipino di Heristal mori nel 714, gli successe il figlio Carlo Martello. Il suo grande
merito fu soprattutto quello di avere bloccato l'invasione araba, che dalla Spagna stava
dilagando verso nord: nel 732, infatti, sconfisse gli Arabi presso Poitiers nella Francia centro-
orientale.
La vittoria di Poitiers è dunque uno degli eventi militari fondamentali della storia europea del
Medioevo, perché impedì che gli Arabi si insediassero anche nelle regioni occidentali
dell'Europa.
Un elemento fondamentale per l'affermazione dei Carolingi fu senza dubbio l'organizzazione
dell'esercito, che era in parte un esercito di popolo, ossia formato da tutti i Franchi abili al
combattimento, ma aveva la sua vera forza nei contingenti di cavalieri scelti, legati ai
Carolingi da un rapporto di vassallaggio. Per garantire l'addestramento dei cavalieri e legarli
completamente al mestiere delle armi, i sovrani franchi iniziarono a distribuire terreni e
ricchezze ai propri guerrieri: infatti le armi e le corazze erano rare e quindi costose a causa
della scarsità di metallo; i cavalli da combattimento dovevano essere allevati in gran
numero perché spesso cadevano uccisi in battaglia; l'addestramento del guerriero doveva
essere continuo, in modo che egli potesse essere un vero professionista della guerra.
L'altro fattore che contribui al successo dei Franchi fu la religione: tra tutti i popoli germanici,
infatti, i Franchi erano stati gli unici a convertirsi immediatamente al cattolicesimo e questo
aveva fatto sì che tra il papato e la monarchia franca si stabilissero ben presto dei legami
molto stretti e vantaggiosi per entrambi.
Fu proprio lo speciale rapporto con il papa a consentire la legittimazione della nuova
dinastia pipinide sul trono dei Franchi: quando infatti, nel 750, il figlio di Carlo Mar-tello,
Pipino "il Breve", pose al pontefice la questione se dovesse regnare chi ne aveva il titolo o
chi deteneva di fatto il potere, il papa non ebbe dubbi e lo riconobbe come legittimo re dei
Franchi.
Nel 751 quindi, Pipino si fece consacrare re a Parigi dal vescovo Bonifacio. Questo atto
conferi alla nuova dinastia un carattere sacro, poiché l'incoronazione da parte della Chiesa
stava a indicare che il re derivava la sua autorità direttamente da Dio.
CARLO MAGNO
Alla morte di Pipino il Breve, nel 768, il regno fu diviso tra i suoi due figli Carlomanno.
Carlo, ma già nel 771 la morte di Carlomanno ricondusse tutto il potere nelle mani di Carlo,
che poi sarebbe stato chiamato Carlo Magno. Il nuovo re inizio allora una serie di vittoriose
campagne militari, in cui seppe sfruttare il fortissimo apparato bellico creato dai suoi
predecessori.
Uno dei primi obiettivi dell'espansione franca furono i Sassoni, che attraverso lunghe guerre,
repressioni sanguinose e la conversione forzata al cristianesimo, furono sottomessi
definitivamente nell'804. Questa conquista permise a Carlo di estendere il suo potere anche
sulla Germania settentrionale; l'espansione verso Oriente, invece, aveva gi portato alla
conquista della Baviera (nel 788) e alla vittoria sugli Avari ( Mongolia).
Verso sud, Carlo condusse campagne militari contro gli Arabi di Spagna, più volte interrotte
e riprese. | territori strappati agli Arabi, furono organizzati in una zona cuscinetto detta
Marca Hispanica, ideata per difendere i confini meridionali del territorio franco.
Fu nell'ambito di queste operazioni militari che venne combattuta la battaglia di Roncisvalle
quando la retroguardia dell'esercito di Carlo Magno, comandata dal paladino Rolando, venne
annientata dai Baschi.
CROLLO IMPERO LONGOBARDO
L'evento del regno di Carlo più gravido di conseguenze fu la conquista dell'Italia. Qui la
potenza dominante era rappresentata dai Longobardi, che più volte avevano cercato di
occupare i territori papali. | naturali alleati del papato non potevano essere che i Franchi,
non solo per gli antichi vincoli di amicizia, ma anche perché era interesse comune
sbarazzarsi sia della presenza bizantina in Italia sia dei Longobardi. Inoltre, tra Roma e
Costantinopoli non mancavano motivi di scontro. Di fronte alla potenza militare dei
Carolingi e alla loro alleanza con Roma, il nuovo re longobardo Desiderio intraprese una
politica cauta dando in spose le proprie figlie ai due figli di Pipino il Breve, Carlo e
Carlomanno. Alla morte prematura di Carlomanno, Carlo ripudiò la moglie longobarda. A
Roma nel frattempo era stato eletto papa Adriano I, avverso ai Longobardi. Desiderio reagi
all'elezione di Adriano | attaccando i territori del papa: allora Carlo Magno, invocato da
Adriano I, scese in Italia e sconfisse i Longobardi.
Il papa ebbe grandi vantaggi dalla distruzione del regno longobardo: non solo l'eliminazione
del nemico ma ottenne anche grandi porzioni di territorio nell'Italia centrale, che ampliarono
l'estensione dei territori pontifici. Desiderio fu catturato mentre Carlo assunse il titolo di re
dei Longobardi.
ecclesiastiche ottennero alcune immunità. Inoltre, gli enti ecclesiastici potevano contare
sull'aiuto di potenti vassalli, concedendo in beneficio terre del loro patrimonio fondiario in
cambio di difesa e
territoriale in cui si protezione. Anche la Chiesa, quindi, all'interno del nuovo Impero assunse
una grandissima importanza economica, politica e sociale, oltre che religiosa e culturale,
ma soprattutto seppe inserirsi pienamente nel sistema vassallatico del mondo feudale.
Questo sistema condusse a una specie di morte dello Stato, perché l'amministrazione
centrale e periferica, la burocrazia e l'esercito, furono sostituiti da una rete fitta ma
disorganica di rapporti personali di dipendenza. Infatti il sovrano, insieme alla concessione
di terre come beneficio, aveva iniziato a delegare anche alcuni poteri. Si creò quindi una
relazione sempre più stretta tra la sfera privata e quella pubblica, tra potere economico
derivante dal possesso di grandi proprietà terriere e l'autorità politica.
CULTURA IN ETÀ CAROLINGIA
Nell'Europa occidentale, i secoli che vanno dalla fine dell'Impero romano all'epoca caro.
lingia segnarono un profondo stacco culturale rispetto al mondo antico. Aman mano
elemento romano ed elemento germanico procedeva, iniziò perciò a formarsi un ceto
intellettuale nuovo, composto essenzialmente da chierici. La Chiesa continuava a essere il
luogo in cui si conservavano le tradizioni culturali romane; agli ecclesiastici competeva la
conoscenza dei testi sacri e l'obbligo di diffonderli presso la popolazione. La cultura era
gradualmente diventata un monopolio della Chiesa e veniva ora trasmessa solo nelle scuole
religiose. L'istruzione ecclesiastica doveva passare attraverso la conoscenza della lingua
latina e quindi attraverso i grandi autori dell'antichità.
Nel Medioevo diventare monaci poteva essere l'esito di una scelta personale compiuta da
un adulto o la decisione di una famiglia che lasciava il proprio bambino nelle mani
dell'abate. Perciò nei monasteri vivevano molti bambini e ragazzi che dovevano essere
istruiti. Nacque così una pedagogia monastica che rivolse grande attenzione alla delicata
età del fanciullo il cui animo era plasmabile nel migliore dei modi da un buon maestro per
farne il modello dell'uomo spirituale. Il giovane doveva perciò essere sorvegliato e guidato.
Oltre alla spiritualità, l'altro versante della formazione monastica era l'istruzione. Per prima
cosa si imparava a leggere e a scrivere; il passo successivo era lo studio della grammatica,
logica e retorica necessarie per una buona padronanza del latino, la lingua dei testi sacri.
Chi si distingueva per intelligenza e capacità studiava anche altre arti, come l'aritmetica e la
geometria.
AI ruolo della Chiesa come detentrice della cultura diede grande impulso proprio Carlo
Magno, attraverso una serie di provvedimenti destinati a fornire un'istruzione alla futura
classe dirigente e a rinforzare la formazione culturale del clero, cui spettava il compito di
guidare i fedeli. | suoi sforzi in questa direzione furono tali che si parla proprio di rinascita
carolingia. Per Carlo la cultura una questione di grande rilievo. Nelle sue disposizioni Carlo
richiamò monaci e chierici affinché adottassero un latino chiaro e corretto e si
adoperassero per migliorare e moltiplicare le scuole. L'unica scuola che non dipendeva da
istituzioni ecclesiastiche era quella sorta presso il palazzo imperiale, detta appunto Scuola
palatina (cioè del palatium), dove studiavano i figli dei funzionari.
Fu così che nell'Alto Medioevo si verificò una netta scissione della vita culturale: la cultura
scritta, ufficiale, rimase assoluto patrimonio della Chiesa; la cultura della massa era invece
orale e si fondava su tradizioni e leggende conservate e trasmesse tra il popolo.
La manifestazione più evidente di questa scissione si ebbe a livello linguistico: le lingue
nazionali dei territori che erano stati conquistati dai Romani: ogni comunità formava un
gruppo isolato; invece le persone colte, i chierici e i funzionari di corte comunicavano tra
loro in latino. Di conseguenza, se gli ecclesiastici volevano parlare al popolo, il latino non
bastava più. Per questo motivo nell'813, al Concilio di Tours, la Chiesa per la prima volta
autorizzò i sacerdoti a predicare non in latino, ma nel dialetto usato dalla popolazione del
luogo.
Tutti gli uomini e le donne del Medioevo avevano infatti una visione del mondo di tipo pre-
scientifico: ovvero non temevano solo fenomeni naturali come la carestia, la peste o le
invasioni, ma si credevano anche circondati da presenze soprannaturali che erano percepite
come vere e reali. La convinzione che esistesse un mondo soprannaturale suscitava negli
animi una costante e quasi morbosa attenzione a qualsiasi specie di segni, sogni e visioni,
ritenuti messaggi del mondo ultraterreno.