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Il mental trainer nello sport e la disabilità, Tesine universitarie di Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico

Dopo aver specificato chi è il mental trainer, ovvero una figura professionale che si occupa dell'allenamento personalizzato di un individuo, si tratta dello sport nella disabilità, in quanto essa rappresenta un valido strumento per sviluppare potenzialità individuali. Infine vengono specificate delle tecniche per favorire la concentrazione nella disabilità, prendendo come riferimento specifico alcune tipologie di disturbi come l'autismo o il DSA.

Tipologia: Tesine universitarie

2020/2021

In vendita dal 17/06/2022

Dott.Camilla
Dott.Camilla 🇮🇹

4.5

(20)

28 documenti

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Scarica Il mental trainer nello sport e la disabilità e più Tesine universitarie in PDF di Psicologia dello Sviluppo Tipico e Atipico solo su Docsity! INDICE: 1.1. Le competenze di un Mental Trainer ................................................................ 1.2. Lo sport: un equilibrio fisico e psicologico tra abilità e disabilità ..................... 1.3. Sport e disabilità ................................................................................................. 1.4. Tecniche per favorire la concentrazione nella disabilità .................................... Conclusione ............................................................................................................... Bibliografia e Sitografia ............................................................................................ 1 1.1. Le competenze di un Mental Trainer Il Mental Trainer è una figura professionale che si occupa dell'allenamento personalizzato di un individuo al fine di supportarlo nel raggiungimento di obiettivi prefissati. La preparazione mentale o Mental Training è un intervento altamente personalizzato, composto da diverse tecniche selezionate in base alla specificità della singola disciplina sportiva, agli obiettivi da raggiungere, all’età e al profilo di personalità dell’atleta. Tale figura interviene per personalizzare un piano di allenamento, per adattare l'attività sportiva alla situazione specifica della persona e per supportarla nel mantenere costante l'impegno di esercizio fisico. Le funzioni del Mental Trainer sono diverse:  Ottimizzazione della prestazione, rinforzo della self-efficacy.  Automatizzazione delle strategie di gara.  Valutazione degli aspetti della prestazione.  Apprendimento dei particolari della tecnica.  Controllo di fatica e dolore.  Gestione dell’arousal e dello stress agonistico.  Incremento delle abilità attentive e di concentrazione.  Rafforzamento della motivazione intrinseca e l’analisi e il miglioramento vissuto emotivo legato allo sport (Rodriguez et al, 2012)1. Tra le sue abilità principali vi è la capacità di adattare le conoscenze generali in ambito fitness al singolo cliente e alle sue caratteristiche fisiche specifiche, e fornire tutto il supporto necessario, anche motivazionale, per favorire il raggiungimento di obiettivi precedentemente individuati. Il primo incontro tra Mental Trainer e cliente è dedicato all'anamnesi, come se si trattasse di un incontro tra il medico e il suo paziente, al fine di raccogliere informazioni sul cliente, non solo anagrafiche. 1 Rodríguez, B. R., Carrasco, B. B. R., Delgado, Y. L., & Palenzuela, M. T. (2012). Rehabilitation therapy with mental trainer in the elderly with cognitive impairment. Medimay, 18(2). 2 1.2. Lo sport: un equilibrio fisico e psicologico tra abilità e disabilità Stendere un piano personalizzato di allenamenti è fondamentale per portare il soggetto disabile a raggiungere gli obiettivi prefissati:  Valutare lo stato di salute del cliente  Identificare il miglior percorso di allenamento per la singola persona  Stendere un piano di allenamento efficace e sostenibile  Monitorare l'andamento degli allenamenti e i progressi raggiunti, modificando il piano se necessario  Istruire il cliente nel corretto svolgimento degli esercizi fisici  Fornire consigli su uno stile di vita attivo e salutare e sull'alimentazione  Incoraggiare e sostenere la frequenza degli allenamenti per raggiungere i risultati prefissati I luoghi di lavoro del Mental Trainer sono le palestre, i centri fitness e club sportivi, dove ha a disposizione tutti gli attrezzi necessari per organizzare la propria attività. Tuttavia, è possibile che il Mental Trainer svolga la sua attività a domicilio o lavori presso il cliente, privilegiando esercizi a corpo libero o allenamenti che richiedono l'uso di attrezzi da home fitness. Alla base del suo operato il mental trainer è importante che possieda una buona capacità di analisi per saper individuare le esigenze e le possibilità del cliente, al fine di scegliere il miglior percorso di workout per raggiungere gli obiettivi stabiliti. Emerge un aspetto importante che è la passione per l'attività e per le discipline sportive requisito necessario per aumentare l'empatia e la possibilità di coinvolgimento del cliente sia nell'allenamento che a livello emotivo, elemento fondamentale per il successo dell’operato del Mental Trainer (Bortoli, Vitali, Robazza, 2013)4. In conclusione, tra le competenze più richieste ad un Mental trainer vi sono: 1. Conoscenza del fitness e delle discipline sportive 2. Capacità di elaborare programmi di allenamento specifici ed efficaci 3. Competenze nel campo della salute e della corretta alimentazione 4. Capacità comunicative e relazionali 4 Bortoli, L., Vitali, F., Robazza, C., (2013). Lo psicologo dello sport: considerazioni sulla professionalità. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 18, pp. 3-7. 5 5. Forma fisica 6. Lavoro psicologico: le aspettative dei clienti spesso non sono realistiche, e parte del lavoro del Personal Trainer è proprio quello di motivare il cliente e aiutarlo ad individuare obiettivi raggiungibili e a raggiungerli. Emerge a livello sociale il dibattito su chi può esercitare uno sport, uno stereotipo comune che porta a pensare ai disabili come delle persone malate, ferme, immobili, finché non si assiste a delle performance che evidenziano tutt’altro: come la passione, l’energia impiegata in competizioni, una forte determinazione nell’utilizzare al meglio le capacità residue, la vitalità, la muscolatura degli atleti. Con un’educazione psicomotoria ed una pratica sportiva un soggetto con disabilità ha l’opportunità di sperimentare una nuova integrazione mente-corpo, e di migliorarsi sia sul piano cognitivo, con una maggiore conoscenza del proprio corpo, dello spazio, del tempo e della velocità; mentre sul piano fisico lo sport permette di aumentare la forza muscolare, il coordinamento motorio e la capacità di equilibrio, riuscendo a superare al meglio la fatica (Thomas, 2003)5. 5 Thomas, N. (2003). Sport and disability. Sport and society: A student introduction, 105-124. 6 1.3. Sport e disabilità L’attività sportiva in soggetti con disabilità intellettiva rappresenta un valido strumento per sviluppare potenzialità individuali, incrementare delle capacità ed acquisire delle abilità, per valorizzare la persona e favorirne l'inclusione sociale nei vari contesti di vita ricchi di relazioni significative. Lo sport in soggetti con disabilità rappresenta la base per l'esaltazione delle sue capacità di ciò che sa fare e di ciò che sa essere; rappresenta inoltre un’opportunità per l’emancipazione e l’accrescimento personale, per favorire la percezione della propria efficienza e favorendo un ambiente ricco di stimolazioni significative. L’attività fisica inoltre aiuta gli individui in generale a prevenire l'insorgere di infarti, ischemie, obesità, rinforza il sistema immunitario, migliora la frequenza cardiaca e il metabolismo, favorisce lo sviluppo di un apparato muscolare importante ed equilibra il ritmo respiratorio. Lo sport nei soggetti con disabilità inoltre favorisce lo sviluppo di un maggiore equilibrio, utile nella deambulazione, e aiuta a potenziare il tono muscolare consentendo un utilizzo più facile di ausili dove il caso ne richiede l’uso. L’attività sportiva produce effetti decisamente positivi e importanti anche a livello psicologico in quanto lo influenza positivamente nello sviluppo della personalità, favorisce la padronanza di sé, intellettualmente e moralmente, e lo sviluppo della fiducia in sé stessi. E’ quindi importante una continuità dell’attività fisica e della pratica dello sport durante tutto l’arco della vita con un’educazione permanente che deve iniziare dalla scuola fino ad occupare il proprio tempo libero, sia per svago, sia per bisogno o per una riabilitazione fisica. Lo sport infine riduce lo stress, aiuta la persona a staccare dai problemi quotidiani e di riacquisire energia, aiuta a bruciare le calorie, combattendo contro il sovrappeso e favorendo una percezione positiva con sé stessi. I benefici che lo sport possono apportare in un soggetto con disabilità sono moltissimi e chi fa sport vive inoltre di più perché protegge meglio la propria salute; durante l’attività 7 riferimento al nuoto. Viene offerto un percorso introduttivo all'elemento acqua ed un’esplorazione guidata, i primi approcci al galleggiamento ed è prevista una fase relativa alla respirazione e all'apnea. La seconda fase avviene quando il soggetto ha raggiunto un buon livello di sicurezza in acqua e di autonomia, è stato fatto passare nella vasca profonda, guidato dall'istruttore che gli ha insegnato gli scivoli supini e proni, le forme propulsive, i diversi modi di muoversi in l'acqua e le diverse tecniche di stile. L'istruttore è stato anche attento a creare un ambiente ricco di fiducia e disinvoltura attraverso toni di voce, espressioni e movimenti rassicuranti (Napolitano, 2017)10. Argomento: DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO E DISABILITà DELLO SVILUPPO. In Bonavolontà, V., Cataldi, S., Greco, G., (2019). L’efficacia delle attività fisiche e sportive nei bambini e negli adolescenti con disturbi specifici dell’aprendimento e disabilità dello sviluppo: stato dell’arte, implicazioni didattiche e ricerca futura. Giornale Italiano di Educazione alla Salute, Sport e Didattica Inclusiva, 4, 2532-3296. L’attenzione dell’articolo di Valerio Bonavolontà, Stefania Cataldi e Gianpiero Greco (2019)11 è rivolta ai bambini ed adolescenti con disturbi specifici dell’apprendimento in quanto questi sono associati ad un rallentamento dello sviluppo motorio, ed i ricercatori hanno spesso affermato che gli effetti positivi di una regolare attività fisica sulla funzione cognitiva di un bambino con sviluppo tipico possono avere un impatto ancora maggiore su quei bambini con difficoltà di apprendimento (Gapin & Etnier, 2010)12. 10 Ibidem. 11 Bonavolontà, V., Cataldi, S., Greco, G., (2019). L’efficacia delle attività fisiche e sportive nei bambini e negli adolescenti con disturbi specifici dell’aprendimento e disabilità dello sviluppo: stato dell’arte, implicazioni didattiche e ricerca futura. Giornale Italiano di Educazione alla Salute, Sport e Didattica Inclusiva, 4, 2532-3296. 12 Gapin, J. I., & Etnier, J. L. (2014). Parental perceptions of the effects of exercise on behavior in children and adolescents with ADHD. Journal of Sport and Health Science, 3(4), 320– 325. 10 Dunque nel presente articolo viene esplorato quale tipo di esercizio è più adatto e ha i migliori risultati per quei soggetti con difficoltà di apprendimento e anche per quelli con Disturbo da Deficit dell'Attenzione e Iperattività (DDAI), a partire da un’indagine della letteratura svolta dagli autori. Viene messa in evidenza l’importanza di: - Suggerimenti verbali integrati con le immagini, dato che il loro impatto può avere un effetto sull’apprendimento e sulle prestazioni degli allievi (Agrati & Fischetti 2017)13; - Un approccio centrato sul bambino che permetta allo stresso di decidere inizialmente a quale attività partecipare (Crollick et al. 2006)14; - Programmi di esercizi incentrati sulle attività grosso-motorie, i quali migliorano anche le prestazioni delle abilità motorie, e quindi anche le attività della vita quotidiana (Korsari, 2013)15; - Allenamenti aerobici da moderati ad alta intensità hanno effetti positivi sulle abilità grosso-motorie e sulle abilità motorie (Verret et al, 2012)16, (Mebler et al, 2016)17: - Programma di terapia di 1 anno scolastico composto da 20 sessioni della durata di 90 minuti: ogni sessione ha proposto un programma di attività fisica e sportiva misto composto da 20-30 minuti di attività individuali e 30- 40 minuti di giochi di squadra. Gli autori hanno riportato miglioramenti in due domini 13 Agrati L.S., Fischetti F. (2017). Physical activities and special education. A case study with autism spectrum disorders students. International Distance Education Conference, Berlin, 17-19 July 2017, Proceeding Book, 2. 14 Crollick J.L., Mancil R., Stopka C. (2006). Physical activity for children with Autism Spectrum Disorder. Teaching Elementary Physical Education, 30-34. 15 Kosari S., Hemayat-Talab R., Arab-Ameri E., Keyhani F. (2013). The Effect of Physical Exer- cise on the Development of Gross Motor Skills in Children with Attention Deficit / Hyper- activity Disorder. Zahedan Journal of Research in Medical Sciences, 15(2), 74-78. 16 Verret C., Guay M.C., Berthiaume C., Gardiner P., B liveau L. (2012). A Physical Activity Pro- gram Improves Behavior and Cognitive Functions in Children With ADHD: An Exploratory Study. Journal of Attention Disorders, 16(17). 17 Mebler C.F., Holmberg H.C., Sperlich B. (2016). Multimodal therapy involving high-intensity interval training improves physical tness, motor skills, social behaviour and quality of life of children with ADHD: a randomized controlled study. Journal of attention disorder. 11 comportamentali, specialmente nella riduzione dell'ansia (Lufi & Parish-Plass, 2011)18. - Esercizi di rilassamento e consapevolezza incoraggiano la concentrazione sui movimenti del corpo e possono migliorare la capacità di concentrazione e consentire alle persone di essere più deliberate e meno impulsive (Losse et al, 1991)19. All’interno dello stesso articolo viene dedicato un paragrafo all’autismo e viene messo in evidenza che generalmente tali individui rispondono bene a programmi altamente strutturati e specializzati (Bonavolontà, Cataldi, Greco, 2019)20. Argomento: DISABILITà. In Martin, J. J., & Whalen, L. (2014). Effective Practices of coaching disability Sport. European Journal of Adapted Physical Activity, 7(2). Poiché la maggior parte degli allenatori non ha l'esperienza di vita di vivere con una disabilità, è necessario apprendere la conoscenza specifica della disabilità, così come dello sport che si insegna. Viene sottolineata l’importanza di solide relazioni con i genitori dell’atleta e i loro fisioterapisti, cosa che può aiutare a catturare i loro bisogni unici. Inoltre, è molto importante anche mantenere una relazione positiva con gli atleti la cui instaurazione, viene definita come una fase particolarmente critica da alcuni autori: oltre alla conoscenza che un allenatore possiede, anche il rapporto interpersonale allenatore-atleta è fondamentale (Jowett, 2003)21. Ad esempio, in uno studio su otto nuotatori con disabilità, un risultato importante è stato che tutti gli atleti hanno indicato che i risultati 18 Lufi D & Parish-Plass J. (2011). Sport-Based Group Therapy Program for Boys with ADHD or with Other Behavioral Disorders. Child & Family Behavior Therapy, 33(3), 217-230. 19 Losse, A., Henderson, S.E., Elliman, D., Hall, D., Knight, E. and Jongmans, M. (1991). Clumsiness in Children: Do they Grow out of it? A 10-Year Follow-up Study. Developmental Medicine and Child Neurology 33, 55–68. 20 Bonavolontà, V., Cataldi, S., Greco, G., (2019). L’efficacia delle attività fisiche e sportive nei bambini e negli adolescenti con disturbi specifici dell’aprendimento e disabilità dello sviluppo: stato dell’arte, implicazioni didattiche e ricerca futura. Giornale Italiano di Educazione alla Salute, Sport e Didattica Inclusiva, 4, 2532-3296. 21 Jowett, S. (2003). When the honeymoon is over: A case study of a coach-athlete dyad in crisis. The Sport Psychologist, 17, 446-462. 12 Conclusione Aspetti comuni tra le tecniche utilizzate nei diversi tipi di disabilità: - Conoscenza iniziale con gli allievi - Conoscenza della disabilità - Instaurazione di un rapporto dapprima individuale e poi di gruppo - Familiarizzazione con il contesto - Spiegazione di tecniche e metodologie. 15 Bibliografia e Sitografia Bortoli, L., Vitali, F., Robazza, C., (2013). Lo psicologo dello sport: considerazioni sulla professionalità. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 18, pp. 3-7. Mebler C.F., Holmberg H.C., Sperlich B. (2016). Multimodal therapy involving high-intensity interval training improves physical tness, motor skills, social behaviour and quality of life of children with ADHD: a randomized controlled study. Journal of attention disorder. Rodríguez, B. R., Carrasco, B. B. R., Delgado, Y. L., & Palenzuela, M. T. (2012). Rehabilitation therapy with mental trainer in the elderly with cognitive impairment. Medimay, 18(2). Thomas, N. (2003). Sport and disability. Sport and society: A student introduction, 105-124. Verret C., Guay M.C., Berthiaume C., Gardiner P., B liveau L. (2012). A Physical Activity Pro- gram Improves Behavior and Cognitive Functions in Children With ADHD: An Exploratory Study. Journal of Attention Disorders, 16(17). Decreto legislativo 27 febbraio 2017, n. 43. Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, concernente il Comitato italiano paralimpico, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera f), della legge 7 agosto 2015, n. 124. (17G00056) (GU Serie Generale n.80 del 05-04-2017) Napolitano, S. (2017). Swimming as an inclusion tool for autistic subjects. Journal of Physical Education and Sport, 5, 2339- 2343. Gapin, J. I., & Etnier, J. L. (2014). Parental perceptions of the effects of exercise on behavior in children and adolescents with ADHD. Journal of Sport and Health Science, 3(4), 320– 325. Agrati L.S., Fischetti F. (2017). Physical activities and special education. A case study with autism spectrum disorders students. International Distance Education Conference, Berlin, 17-19 July 2017, Proceeding Book, 2. Crollick J.L., Mancil R., Stopka C. (2006). Physical activity for children with Autism Spectrum Disorder. Teaching Elementary Physical Education, 30-34. Bonavolontà, V., Cataldi, S., Greco, G., (2019). L’efficacia delle attività fisiche e sportive nei bambini e negli adolescenti con disturbi specifici dell’aprendimento e disabilità dello sviluppo: stato dell’arte, implicazioni didattiche e ricerca futura. Giornale Italiano di Educazione alla Salute, Sport e Didattica Inclusiva, 4, 2532-3296. Kosari S., Hemayat-Talab R., Arab-Ameri E., Keyhani F. (2013). The Effect of Physical Exer- cise on the Development of Gross Motor Skills in Children with Attention Deficit / Hyper- activity Disorder. Zahedan Journal of Research in Medical Sciences, 15(2), 74-78. Lufi D & Parish-Plass J. (2011). Sport-Based Group Therapy Program for Boys with ADHD or with Other Behavioral Disorders. Child & Family Behavior Therapy, 33(3), 217-230. Losse, A., Henderson, S.E., Elliman, D., Hall, D., Knight, E. and Jongmans, M. (1991). Clumsiness in Children: Do they Grow out of it? A 10-Year Follow-up Study. Developmental Medicine and Child Neurology 33, 55–68. Jowett, S. (2003). When the honeymoon is over: A case study of a coach-athlete dyad in crisis. The Sport Psychologist, 17, 446- 462. Turnnidge, J., Vierimaa, M., Côté, J. (2012). An in-depth investigation of a model sport program for athletes with disabilities. Psychology, 3, 1131-1141. Banack, H. R., Sabiston, C. M., & Bloom, G. A. (2011). Coach autonomy support, basic need satisfaction, and intrinsic motivation of Paralympic athletes. Research Quarterly for Exercise and Sport, 82, 722-730. de Bressy de Guast, V., Golby, J., Van Wersch, A., & d’Arripe-Longueville, F. (2013). Psychological skills training of an elite wheelchair water-skiing athlete: A single-case study. Adapted Physical Activity Quarterly, 30, 351- 372. 16
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