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Il mercante nel medioevo riassunto, Appunti di Storia Medievale

Riassunto figura del mercante in ambito economico

Tipologia: Appunti

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Caricato il 17/11/2020

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Scarica Il mercante nel medioevo riassunto e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! IL MERCANTE Le tecniche di trasferimento e di scambio di denaro conobbero diverse fasi di sviluppo,. L’innovazione più importante fu l’ uso della lettera di cambio, utilizzata per l prima volta dai genovesi nel XXI secolo, ma poi diffusa più tardi dai fiorentini. Si trattava di un documento sostitutivo al denaro liquido (per motivi di sicurezza) chiamato ‘lettera di cambio ’. La lettera di cambio è un atto notarile con il quale un banchiere (prenditore) che aveva ricevuto un versamento da un cliente (datore) ordinava ad un altro banchiere operante su un’ altra piazza (trattario) di pagare un beneficiario. Questo tipo di documento costituì la prima forma rudimentale di cambiale. Così si semplificava enormemente il lavoro del mercante e i rischi del denaro contante. Dalla lettera di cambio è derivata poi la cambiale che rappresenta una promessa di pagamento e una scadenza in un luogo ben definito. Un altro perfezionamento fu l’ introduzione della ‘girata’ data per essere incassata da un altro uomo che non aveva alcun rapporto con colui che l’ aveva emessa. Si trattava da una parte dell’ anticipo della carta moneta, dall’ altra si prefigurava l’ assegno bancario, che nacque però in Inghilterra solo nel 1828. Quando il commercio iniziò a diventare una delle attività più redditizie del tempo, sempre più spesso i mercanti avevano la necessità di dover annotare le transazioni delle merci, nacquero così le ricordanze, note nelle quali venivano registrati i dati relativi a debiti, crediti vendite etc. Di lì a poco si amplieranno diventando lo strumento contabile fondamentale per l’ attività mercantile il ‘ Libro grande ‘. Esso rappresenta il compendio dell’andamento economico e mercantile. I Libri grandi prima in Toscana e poi man mano nel resto d’ Europa, a partire dalla fine del XIII secolo, vengono tenuti con il metodo della partita doppia. Questo termine deriva dal fatto che le registrazioni compilate per ogni operazione hanno determinato partite di conto sotto entrambi i segni (dare e avere), di misura monetaria uguale, sprigionando in tal modo “partite doppie” per ogni fatto economico. La prima diffusione moderna della contabilità in partita doppia italiana, si verificò dopo la pubblicazione della ‘Suma de arithmetica’ di Luca Pacioli, la cui prima edizione fu stampata a Venezia nel 1494. Nel giro di poco tento si ha una fioritura della tipologia dei quaderni tenuti dai mercanti tra cui ‘quaderno di spese’ o di ricevute che riportavano tutte le operazioni riguardanti le merci,la loro traslazione. Anche se in linea di massima riculta difficile reperire dettagli come la durata di un viaggio, il tonnellaggio del carico, e il proprietario della nave. Solo alcune lettere appartenenti all’Archivio di Stato di Venezia, nel quale sono addirittura i costi complessivi del trasporto, oltre all’ interesse per i destinatari e per i mittenti, nomi e nazionalità sia delle navi che dei componenti dell’ equipaggio oltre che dei passeggeri se vi fossero. Con l’ affinamento dell’ attività mercantile, ingente successo fu sugellato anche dalla produzione dei ‘ portolani’ ovvero dei documenti indispensabili per la navigazione che contenevano non solo testi, carte geografiche o disegni, ma anche normative locali, pericoli e ostacoli nei quali si poteva incorrere durante la tratta, indicazioni di presenza di porti o luoghi dove ancorare, in più consigli sulla navigazione e sulla sicurezza. Un buon mercante era anche colui che aveva un alto tasso di alfabetizzazione e grandi abilità matematiche. Partendo da un contatto tra il modo orientale e occidentale , i mercanti soprattutto italiani, adottarono il metodo di computo arabo che appariva più immediato e consono al loro lavoro. Intorno al 1200 il pisano Fibonacci, durante il ritorno da un viaggio nel mondo arabo, scrisse un trattato matematico, grazie al quale rese i numeri indo-arabi di immediata comprensione e utilizzo, dato formidabile per la contabilità commerciale del nord Italia. Nelle scuole e università al fianco di materie già presenti, quali logica e filosofica, grammatica vennero inserite anche cattedre di aritmetica e geometria e aritmetica commerciale, i cui insegnanti venivano definiti ‘abbachisti’. La prima registrazione di un pagamento ad un abbachista risale al 1345. Come esemplificazione della varietà e tipologie dei libri contabili del tempo non posiamo non far riferimento allo straordinario Archivio Datini, murato tempo addietro in un pozzo di scale in disuso e ritrovato solo ne 19 secolo, rappresentando oggi per noi la più importante fonte per conoscere nello specifico la figura del mercante in ambito medievale e la burocrazia inerente. Tra i più famosi vi è il Memoriale, che accoglie, in successione cronologica, la prima memoria dei fatti aziendali implicanti movimento nelle ragioni creditorie (con esclusione dei fatti che generavano concomitantemente variazioni di danaro) che rimandano a posteriori registrazioni nel mastro (il Libro grande). Le loro registrazioni si identificano in vendite e compere di merci, in proprio e su commissione (secondo quanto appare dagli estratti-conto di netto ricavo e di costo e spese); in liquidazione di costi accessori (che hanno la fonte nell’estratto-conto di spese); in stipulazione di atti assicurativi su commissione; in debiti e crediti di natura diversa. Il Memoriale inoltre poteva accogliere anche conti di origine diversa, come il conto-corrente di corrispondenza con il banchiere abituale, il cui saldo veniva poi trasferito nel solito mastro. Nei Quaderni di cassa si registravano, in via transitoria, i pagamenti e le riscossioni attraverso l’annotazione dei crediti e debiti di breve durata, evitando in tal modo di passare nelle scritture definitive. Poi vi sono i quaderni di spese nei quali troviamo la prima annotazione delle spese sostenute per contanti attorno ad un lotto di merci acquistato o venduto, in proprio o per commissione, oppure al momento della ricezione o dell’inoltro in conto proprio o altrui. Quaderni di ricevute e mandate di balle che contengono scritture di “ricevute” e “mandate” di balle senza rigore di forma, raffigurate al modo delle ricordanze. Le “ricevute” in realtà si limitano al mero atto della ricezione della merce, senza la successione dei costi accessori, semplificando in tal modo il passaggio di tali partite al “Quaderno di spese di mercanzie” e al “Memoriale”. Le “mandate” invece, hanno per obiettivo di fornire una traccia delle vendite al memoriale e di stare dappresso all’esito delle spedizioni. Si tratta generalmente di autentici zibaldoni, che contengono un vasto assortimento di temi, come “mandate di robe”; “ricordanza di più cose”; “lettere di cambio”; “legaggi di merce”; “lettere mandate in più parti”, spese di merci, e via di seguito. Nei Quaderni di spese di casa si riportava in dettaglio tutto quanto serviva al mantenimento della “famiglia”. In essi erano annotate cronologicamente le spese per il sostentamento dei dipendenti aziendali, pagate in contanti, facendovi rientrare anche la lavatura dei panni, le spese per i medici e le medicine, i costi dei recipienti, delle stoviglie ecc. Tali oneri avevano una precisa influenza in questo tipo di aziende, dovendoli affiancare a quelli mercantili perché la casa era tutt’uno con la bottega. I costi dell’alloggio invece gravavano sul conto delle spese generali attraverso la rilevazione analitica delle “spese di fondaco”. Quando l’ attività del commercio marittimo, il modo più veloce e grazie al quale c’ era la possibilità di spostare una più ingente quantità di merce, iniziò a diventare sempre più frequente, dalle esistenti navi romane, delle quali si accerta la presenza e le grandi dimensioni della stiva, ci si avvia alla costruzione di imbarcazioni sempre più tecnologicamente avanzate per rendere al meglio il loro scopo. Se intorno al VI secolo vi era stato il ricorso all’ utilizzo di navi con modesto tonnellaggio, indice del fatto che i commercio aveva subito un declino, nei secoli successivi grazie al ritrovamento di relitti di dimensioni sempre maggiori è stato chiaro il segno della ripresa dei traffici commerciali. L’imbarcazione che diventa icona di questo periodo è la galera, la nave sicuramente più utilizzata di tutti i tempi in circolazione da tremila anni, di dimensioni modeste ma con la capacità di essere estremamente veloce sfruttando al massimo la potenza dei venti. Intorno al XII secolo questa però viene soppiantata dal veliero, una nave molto imponente dotata di tre alberi più il bompresso con vele quadrate che permettono una forte spinta. Successivamente si ha la produzione delle navi da carico definite caracche, inventate dai genovesi, caratterizzato da una robusta struttura che permetteva anche tratte oceaniche soprattutto nei mesi più freddi dell’ anno. Erano costituite da tre alberi e da vele che potevano essere sia quadrate che latine, potevano sopportare le 1000 tonnellate di peso. Nel Nord Europa invece progettano una nave chiamata drakkar, infine per le rotte oceaniche più tardi di sviluppano imbarcazioni più resistenti e capienti come le caravelle, e i galeoni. Per orientarsi in mare i mercanti avevano necessariamente bisogno di mappe che non solo indicassero la rotta ma anche porti o attracchi utili. Oltre quindi alla redazione di quaderni di bordo e portolani, le
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