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Il Mito di Antigone - oltre lo sguardo di Sofocle, Appunti di Greco

Trattazione approfondita del mito di Antigone: le leggi attiche in materia di sepoltura, esodo dei “Sette a Tebe” di Eschilo, le “Fenicie” si Euripide, le “Phoenissae” di Sofocle (traduzione ed analisi di passi inerenti il mito di Antigone)

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 11/03/2021

Vittoria_Battaiola
Vittoria_Battaiola 🇮🇹

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Mito di Antigone - oltre lo sguardo di Sofocle e più Appunti in PDF di Greco solo su Docsity! ANTIGONE Eteocle e Polinice regnano un anno ciascuno, Eteocle però diventato sovrano si rifiuta di cedere il regno e quindi i due si scontrano e muoiono entrambi. Polinice è considerato un traditore e quindi Creonte fa un editto in cui si impedisce di seppellirlo. La sorella Antigone deve scegliere se ascoltare le leggi della città o la legge del cuore. In realtà ha già deciso che seppellirà il fratello ma non le piace la situazione. Creonte alla fine rimane solo, il figlio e la moglie si sono suicidati. Lui è stato punito per υβρις, si è imposto al volere degli dei. Anche Antigone si uccide, viene punita perché Sofocle vuole rappresentare la sofferenza umana. Leggi attiche in materia di sepoltura Fondamentale è il conflitto tra πολις e γενος, legge positiva e diritto naturale. Sofocle usa il mito per parlare di attualità infatti in Grecia esistevano leggi come l’editto di Creonte. Antigone suggerisce che esista una legge divina. Non rinnega la legge umana ma sostiene che ne esista una superiore. La domanda fondamentale che ci si fa è se la legge opera in tutti i casi o se smette di essere in vigore nel momento in cui si abbandona la vita, per lasciare spazio a quella che è la legge dell’Ade. Creonte sostiene che non si possa onorare allo stesso modo chi si è batutto per la città e chi la ha saccheggiata. Antigone replica che Ade desidera che i morti vengano trattati tutti allo stesso modo. Testimonianze riguardo alle leggi sulla sepoltura: • Plutarco attribuisce a Solone una legge secondo cui era vietato parlare dei morti • Tucidide afferma che le ossa di Temistocle vennero sepolte in Attica all’insaputa degli ateniesi. • Senofonte parla degli strateghi condannati per tradimento in seguito alla battaglia delle Arginuse. Se saranno condannati si potrà applicare la ψηφισμα di Cannono (pena capitale e gettare il cadavere senza sepoltura in un burrone) o un altro νομος (prevedeva la confisca dei beni e niente sepoltura in patria). ESODO DEI “ SETTE A TEBE” DI ESCHILO I sette a Tebe venne rappresentata per la prima volta nel 467 in una trilogia comprendente anche Laio ed Edipo. L'opera si incentra sulla guerra tra Eteocle e Polinice. La conclusione però ci conduce al mito di Antigone. L'esodo viene considerato spurio, opera di un autore posteriore che volle unire attraverso il finale le due tragedie. U. Albini sostiene che, indipendentemente che sia Eschileo oppure no, sia molto coerente con la narrazione di Eschilo. Il finale sarebbe perfettamente tragico, non si sta aprendo un conflitto nuovo ma si continua il conflitto del γενος di Edipo. Il dissidio dell'esistenza umana non si ferma mai. 1 La guerra è finita, ma attraverso un banditore si annuncia che il corpo di Polinice non sarà sepolto. Antigone non è disposta a sottostare all'ordine. Lei non mette in discussione la legittimità del bando. Il gesto di Antigone è un'aperta ribellione allo stato, poiché il banditore presenta la legge come decreto del consiglio della città, non solo del sovrano. Il coro termina la tragedia, si divide in due semicori contrapposti, uno che sta dalla parte di Antigone, l'altro dalla parte di Creonte. Versi 1005-1078: “Banditore: Io devo intimare gli editti e i pareri del Consiglio che regge lo stato cadmeo. Ecco il bando: Eteocle, che amò la sua terra, calerà nella fossa con le esequie dovute ai più cari. S'oppose ai nemici e scelse la morte sul suolo natio. Fu devoto alla religione dei vecchi. Senza macchia, cadde nel punto in cui morte è splendore agli uomini in fiore. Così mi hanno ingiunto di dire, sul conto d'Eteocle. Suo fratello, questa carne morta di Polinice, sarà scagliato là fuori. Senza fossa, strazio di cagne. Lo merita: sconvolgeva il paese di Cadmo, se un dio, bloccandolo, non gli inchiodava la picca. Anche caduto, conserva per sempre la chiazza del crimine contro i numi nativi: nel suo sacrilegio, sferrava l'armata raccolta da fuori, e tentava la presa di Tebe, Quindi la decisione è che stormi d'uccelli, a folate, siano fossa a quest'uomo. Sconti, nella degradazione, il giusto grado di pena. Non abbia il conforto d'un pugno di terra, funebre mucchio, né il rito dell’urlo, modulato, tagliente. Degradato, senza onoranze dei suoi. Così è il decreto del governo cadmeo. Antigone: Io ai potenti di Tebe rispondo: se pure nessuno è disposto, con me, a scavargli una fossa, io lo farò, sfiderò questo rischio d'inumare il fratello1. Non ho pudore di rompere il patto, rivoltarmi allo Stato. Nodo enorme la vita dallo stesso ventre, da madre afflitta, da padre sinistro. Oh, mio cuore, osa: spartisci la rovina con lui che non ha più volontà. Da viva a morto, con fraterno sentire. Non sfamerà mai la sua carne gole abissali di lupi. Non fateci conto. Tumulo, funebre fossa per lui: scoverò io, come fare. Sono donna, che importa? Userò il lembo del peplo di velo. Sono sola, ma l'avvolgerò. Nessuno s'aspetti smentite. L'ardire avrà dalla sua espediente efficace. Ba. T'avverto. Non tentare assalti allo Stato. An. T'avverto. Non impormi bandi superflui. Ba. Bada. È rude uno Stato sfuggito a sfacelo. An. Rude, rude, ripetilo. Ma lui non sta più senza fossa. Ba. Uno che incarna l'odio di tutti, tu lo fregi di tomba? An. Il suo caso non è ancora deciso dal giudizio divino. Ba. Non lo era, sinché precipitò nel rischio il paese. An. Patì offesa, con offesa rispose. Ba. Fu per tutti il colpo che spettava a uno solo. An. [...] Ba. Ultima dea, la Rissa, tronca i diverbi. An. Farò la fossa a quest'uomo. Tu sii breve. Ba. Come vuoi. Io devo dirti «non farlo». 2 Cr. È il volere d'Etèocle, non il mio. Ant. Insensato. E tu pazzo che l'ascolti. Cr. È un ordine. Eseguirlo non è giusto? Ant. No, se malvagio e dato con perfidia. Cr. Non è giusto che lui sia dato ai cani? Ant. La legge non prevede questa pena. Cr. Cittadino e nemico alla città.. Ant. S'è giocata la vita con la sorte. Cr. Ora espii, con la tomba che non ha. Ant. Chiedeva il suo: cos'ha fatto di male? Cr. Comunque resterà insepolto, sappilo. Ant. Io lo seppellirò, malgrado i veti. Cr. E poi con lui seppellirai te stessa. Ant. Giacere accanto è bello, se due s'amano. Cr. [ai servi] Prendetela, portatevela in casa. Ant. No! Non mi stacco da questo cadavere. Cr. Decide il dio, non quello che vuoi tu. Ant. Deciso è di non fare oltraggio ai morti. Cr. Nessuno gli darà libami e polvere. Ant. Per questa madre ti prego, Creonte. Cr. Tempo perso: la grazia non l'ottieni. Ant. Lasciami almeno lavare il cadavere. Cr. E un punto che rientra nei divieti. Ant. Lascia ch'io fasci quelle piaghe atroci. Cr. T'è precluso ogni onore a questo morto. Ant. Mio diletto, ti bacio sulla bocca. Cr. Che non ti porti male per le nozze! Ant. Credi che, viva, sposerò tuo figlio? Cr. È necessario: come puoi sottrarti? Ant. In quella notte sarò una Danàide. Cr. [a Edipo] Vedi con quale audacia scaglia insulti? Ant. Giuro, e l'attesti il ferro della spada. Cr. Che smania di schivare queste nozze! Ant. Esulerò col mio misero padre. Cr. Animo grande, e un grano di pazzia. Ant. E - vuoi saperlo? - morirò con lui. Cr. Certo, mio figlio non l'uccidi. Vattene! (Esce) Ed. Figlia, ti lodo per la tua premura….. Ant. Se sposo, tu te ne vai solo, padre? 5 Ed. Rimani, e auguri... A me ci penso io. Ant.Sei cieco, padre: chi ti curerà? Ed. Cadrò dove Dio vuole e lì starò. Ant. Edipo è questo? E i suoi celebri enigmi? Ed. É morto. Un giorno in alto, un giorno il crollo. Ant. Non devo avere parte nei tuoi guai? Ed. Esule con un padre cieco? È un’onta. Ant. La donna onesta mostra la sua razza. Ed. Accostami a tua madre, ch’io la tocchi. Ant. Ecco, sì, tocca l'adorata vecchia. Ed. Madre, compagna mia sventuratissima! Ant. Giace. Fa pena: tutti i mali insieme. Ed. Etèocle, Polinice, dove sono? Ant. Stanno distesi, l'uno accanto all’altro. Ed. Poveri visi! La mia mano cieca... Ant. Ecco, sì, tocca i tuoi figlioli morti! Ed. Tristi salme d'un padre tristo... cari... Ant. Mio Polinice, nome tanto caro.. Ed. Ora s'adempie il presagio d'Apollo. Ant. Quale? Di là da questi, nuovi guai? Ed. Errante morirò - dice - in Atene. Ant. Ma che rocca dell'Attica t'accoglie? Ed. Colono sacra, la sede del dio dei cavalli. Su, reggi il padre cieco, se quest'esilio, con tanta premura, desideri dividerlo con me. Ant. In misero esilio va’, la mano porgimi, augusto padre, trova in me la brezza che sospinge la tua nave. Ed. M'avvio, m'avvio, figliola mia; e del mio passo guida misera sii tu. Ant. Son io son io più misera di tutte quante le tebane vergini. Ed. Dove lo pongo il mio vecchio piede? Qua il bastone, figlia mia. Ant. Vieni, vieni qua con me, il tuo piede mettilo qua, forte come un sogno. Ed. Ahimè, ahimè, triste triste esilio mio! Un vecchio dalla patria in bando va. Ahimè ahimè, dura dura sorte! Ant. Perché perché? Dike non li vede i rei né pagare le follie agli uomini fa. Ed. Son io colui che ai vertici dei cantici salivo un di: della semivergine l'enigma oscuro sciolsi. Ant. L'onta della Sfinge citi: della fortuna d'un tempo non parlare! Tali dolori sul capo ti stavano: era la fuga, l'esilio, ed al termine, chissà dove, morte. Io lacrime nostalgiche da piangere lasciando, vado lungi da questa terra, errando, cupa vergine. Quello che il mio cuore fa negli affanni al padre mio mi darà la gloria. Ahi trista me! Oltraggio del fratello, che da casa sua, morto insepolto, in bando va. Ma nella tenebra, se pure ne morrò, io gli darò la tomba.” 6 • Nella prima parte c'è una sticomitia, dialoghi dal ritmo incalzante dove Creonte e Antigone si scambiano battute serrate. Mentre alla fine c’è un kommos, un canto lirico funebre e solenne. Alla fine si sente che il testo si fa più poetico e triste, Edipo tocca i filgi morti da cieco, Antigone e il padre sono condannati ad una trsite esistenza... • Dike è un’entità superiore ingiusta, la dike è cieca (al contrario del pensiero eschileo). • Figlie di Danao: fuggono dall’Egitto per non sposare i mariti e chiedono asilo al re di Argo. Antigone dice di non voler sposare Emone come le danaidi (Eschilo nelle “Supplici”). LE “PHOENISSAE” DI SENECA Prende esempio dalle Fenicie di Euripide, dai Sette a Tebe di Eschilo e dall’Antigone di Sofocle. L’Antigone di Seneca si avvicina di più però a quella dell’Edipo a Colono. Seneca nella filosofia si focalizza sulla cura del sé, è una filosofia al positivo. Nelle tragedie invece possiamo vedere la filosofia al negativo, cosa accade quando l’uomo non si prende cura di sé, quando non domina le passioni. Le tragedie sono perciò complementari al pensiero filosofico senecano. Spesso nelle sue tragedie ci sono dei tiranni terribili che rappresentano gli imperatori romani, hanno eccessiva presenza di furor. PROLOGO DELL' ANTIGONE DI SOFOCLE È uno dei rari esempi di prologo in forma di dialogo. Si svolge tra Antigone e Ismene. La scena va collocata prima dell’alba, davanti al palazzo reale di Tebe. Antigone informa Ismene del bando di Creonte: egli assegna onoranze funebri ad Eteocle, ma vieta di seppellire Polinice, pena la morte. Antigone è decisa a seppellire il fratello e chiede alla sorella se sia disposta a farlo anche lei. Ismene tenta di convincerla a non farlo:non farebbe altro che aggiungere nuovi lutti alla famiglia. Antigone si allontana sdegnata, dicendo che affronterà da sola l'impresa. Vv. 1-20 “An: Oh cara sorella dello stesso sangue Ismene, non sai quali fra i mali che provengono da Edipo, Zeus non compie su di noi che siamo ancora vive? Infatti, non c'è niente di doloroso né di senza rovina né di turpe né di disonorevole che io non abbia visto fra i tuoi e miei mali. Ed ora che cos'è questo bando che dicono abbia imposto a tutta la città poco fa il condottiero? Tu hai ascoltato qualcosa? Oppure non ti rendi conto dei mali dei nemici che si riversano sui nostri cari? Is: Non mi è giunta, o Antigone, nessuna parola ne dolce ne dolorosa sui cari, da quando noi due siamo state private dei fratelli morti in un solo giorno per duplice mano. Dal momento che l'esercito degli Argivi è per strada, in questa notte io non so nient'altro che mi faccia né più felice né più infelice. An: Io lo sapevo bene e per questo ti ho mandato a chiamare dalle porte del palazzo, affinché tu udissi da sola. Is:Che cosa c'è? Tu mostri di essere preoccupata.” 7   60 ψῆφον τυράννων ἢ κράτη παρέξιμεν.” “IS: Se le cose sono queste, io sfortunata, che cosa potrei aggiungere di più, obbedendo o disobbedendo? AN: Guarda (= decidi) se farai questa fatica con me, se compirai questa azione con me. IS: Qual è il rischio? Che cosa pensi? AN: Se solleverai il cadavere con queste stesse mani. IS: Dunque pensi forse di seppellirlo? Cosa proibita per la città? AN: Il mio, il tuo fratello, se anche tu non vuoi. Ed io non sarò sorpresa mentre tradisco. IS: Sventurata, anche se Creonte ha emesso un editto contrario? AN: Non gli è affatto possibile per tenermi lontana dalle mie cose (=impedirmelo) IS: Ahimè pensa, sorella mia, a nostro padre che andò in rovina odiato e disonorato, dopo aver trafitto lui stesso con la sua mano i due occhi a causa dei delitti che lui stesso ha portato fuori. Ora pensa alla madre e moglie, doppia parola, che ha rovinato la sua vita con intrecci. Pensa ai fratelli che, in un solo giorno, dopo essersi uccisi sventurati si prepararono un comune triste destino con le mani dell’altro; ed ora guarda noi due sole abbandonate, quanto andremo in rovina, se andremo contro il voto ed il potere dei tiranni con la violenza nei confronti della legge.” Sintesi: si apre un conflitto tra le sorelle, Ismene è contraria a seppellire il fratello, dice che la legge glielo impedisce e quindi non può farlo. Antigone dice che nonostante l'editto Creonte non può impedirglielo. Ismene allora le ricorda le sventure della famiglia (Edipo si accecato, Giocasta uccisa, i fratelli morti in una guerra uno contro l'altro) e le chiede quanto ancora andranno in rovina se disubbidiranno alla legge. Analisi: 1. Εγω alla fine del verso è in posizione enfatica e in chiara contrapposizione con εν τουτοις. Ismene vuole sottolineare l'αμηχανια di donna davanti al corso degli eventi: “cosa potrei opporre io?” 2. Letteralmente sciogliendo e stringendo, indica l'adoperarsi in una e l'altra direzione 3. σκοπει: l'imperativo rende perfettamente l'atteggiamento della protagonista 4. Ismene è molto incerta, è titubante, continua a chiedere ad Antigone se è sicura 5. Antigone antepone al giudizio politico della città su Polinice il suo valore di membro della famiglia. La posizione di ἢν σὺ μὴ θέλῃς fa suggerire due interpretazioni. Da una parte sembra che Ismene voglia gia rifiutare il seppellimento di Polinice, dall'altra che voglia rinnegare il fratello, e di conseguenza, secondo Antigone, tutta la stirpe. 6. Antigone indica ancora una volta che il tiranno non può invadere i diritti del γενος. A proposito si nota la posizione nettamente contrapposta tra αὐτῷ e ἐμῶν. 7. αυτος: ripetizione, anafora. 8. Ismene non è solo razionale e misurata, non vuole nemmeno commuovere la sorella, ma vuole farle capire che andrà incontro a terribili sventure che perseguitano la stirpe di Laio da sempre. Vv. 61-77 10 “ΙΣ. Ἀλλ' ἐννοεῖν χρὴ τοῦτο μὲν γυναῖχ' ὅτι ἔφυμεν, ὡς πρὸς ἄνδρας οὐ μαχουμένα1· ἔπειτα δ' οὕνεκ' ἀρχόμεσθ' ἐκ κρεισσόνων καὶ ταῦτ' ἀκούειν κἄτι τῶνδ' ἀλγίονα.   65 Ἐγὼ2 μὲν οὖν αἰτοῦσα τοὺς ὑπὸ χθονὸς3 ξύγγνοιαν ἴσχειν, ὡς βιάζομαι τάδε, τοῖς ἐν τέλει βεβῶσι4 πείσομαι· τὸ γὰρ περισσὰ πράσσειν οὐκ ἔχει νοῦν οὐδένα5. ΑΝ. Οὔτ' ἂν κελεύσαιμ' οὔτ' ἄν, εἰ θέλοις ἔτι   70 πράσσειν, ἐμοῦ γ' ἂν ἡδέως δρῴης μέτα6. Ἀλλ' ἴσθ' ὁποία σοι δοκεῖ7, κεῖνον δ' ἐγὼ8 θάψω· καλόν μοι τοῦτο ποιούσῃ θανεῖν9. Φίλη μετ' αὐτοῦ κείσομαι10, φίλου μέτα, ὅσια πανουργήσασ'11· ἐπεὶ πλείων χρόνος12   75 ὃν δεῖ μ' ἀρέσκειν τοῖς κάτω τῶν ἐνθάδε. Ἐκεῖ γὰρ αἰεὶ κείσομαι· σοὶ δ' εἰ δοκεῖ, τὰ τῶν θεῶν ἔντιμ' ἀτιμάσασ' ἔχε.” “Is. Ma bisogna riflettere su questo, che siamo nate donne, che non possono lottare contro gli uomini; e inoltre, poiché siamo sottomesse da chi è più forte, occorre ascoltare tutte queste cose e anche cose più dolorose di queste. Io quindi, pregando quelli di sottoterra (i defunti) di perdonarmi poiché sono costretta a fare queste cose, obbedirò a coloro che si sono recati al potere (chi comanda) : infatti non ha alcun senso fare cose troppo grandi. A. Non ti potrei dare ordini, e nemmeno se tu volessi ancora agire, agiresti volentieri assieme a me. Sii pure quella che a te sembra, io lo seppellirò. Per me è bello morire facendo questo. Io giacerò amata assieme al mio amato, dopo aver fatto terribili riti sacri. Poiché tempo maggiore è quello che occorre che io soddisfi a quelli di laggiù rispetto a quelli di quassù, là giacerò per sempre. Se a te pare, abbi dopo averle disonorate le cose onorevoli degli dei (disonora pure ciò che gli dei onorano).” Sintesi: Ismene sostiene di non poter agire contro Creonte: essendo una donna infatti crede di dover sottostare agli uomini. Non ha quindi intenzione di seguire la sorella. Antigone replica dicendo che non desidera nemmeno che si unisca a lei perché sa che non cambierà mai idea. Torna a dire che seppellirà il fratello e poi morirà. Sara felice però di come morirà perché sarà con onore, la sorella invece sarà disonorevole. Analisi: 1. Totale remissività di Ismene, sta dicendo: “non possiamo andare contro la forza (forza anche fisica e violenta) dei tiranni, siamo donne e dobbiamo sottostare agli uomini.” 2. V. 65 Εγω a inizio verso sottolinea con vigore la posizione di Ismene. 3. Sottinteso anche gli dei che stanno sottoterra. 11 4. perifrasi τοῖς ἐν τέλει βεβῶσι (participio perfetto dativo plurale dal verbo βαινω) 5. La posizione finale di Ismene è in chiara opposizione ad Antigone. Non vuole agire contro il potere costituto. Si trova costretta a sottomettersi a uomini potenti, crede che tentare di fare di più non abbia senso. 6. Passaggio ambiguo, forse volutamente. O ἡδέως è riferito all'azione di Ismene, quindi significa: “anche se tu cambiassi idea non lo faresti volentieri” oppure è riferito al giudizio che ha Antigone della sorella: “anche se tu volessi agire assieme a a me, io non sarei contenta, ormai ho capito come la pensi, io so che non sei d'accordo”. Questo verso indica la spaccatura definitiva tra le sorelle. 7. Ci sono diverse interpretazioni di questo verso: a. ισθι visto come imperativo di ειμι e οποια nominativo femminile da riferirsi ad Ismene quindi “sii quale tu vuoi essere” (=resta quella che sei, non cambiare, porta avanti le tue idee). b. ισθι come imperativo di οιδα e οποια neutro plurale quindi “pensala come ti pare”. c. σοι come dativo d'agente quindi “sappi quel che da te si deve sapere”. 8. Posizione antitetica dell'Io di Antigone e l'Io di Ismene. Antigone finisce dicendo ἐγὼ, Ismene inizia, ciò indica le posizioni completamente diverse. C'è una forte distanza di Antigone anche da tutti gli altri, la sua decisone personale la ha presa, indipendentemente da ciò che pensa chiunque altro. 9. Prolessi, sta gia dicendo che morirà. 10. Kείσομαι: giacere sotto terra ma anche giacere in senso sessuale, amore viscerale ed incestuoso. 11. Ossimoro tra l'aggettivo ὅσια e il verbo πανουργεω. Sta ad indicare il compiere qualcosa di terribile e delittuoso, ma che allo stesso tempo ha come oggetto cose sacre. Nei confronti della legge è delitto ma nei confronti della legge della φυσις è cosa sacra. Questo verso riassume perfettamente il dissidio di Antigone tra φυσις e νομος. 12. Dovrà passare più tempo nell'Ade che in vita, quindi vuole andarci in modo onorevole. 12
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