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La crisi di Berlino del 1948-1949 e la caduta del Muro di Berlino, Appunti di Storia

La crisi di berlino del 1948-1949 fu un evento cruciale nella storia della guerra fredda, che portò alla divisione della germania e di berlino. Le cause e le conseguenze della crisi, nonché il contesto storico in cui si inserisce la caduta del muro di berlino nel 1989.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 04/07/2019

Manuelaconlae
Manuelaconlae 🇮🇹

4.9

(8)

61 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica La crisi di Berlino del 1948-1949 e la caduta del Muro di Berlino e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! Muro di Berlino Il 9 novembre del 1989, sotto la spinta di un irresistibile movimento popolare, cadeva il muro di Berlino. Con esso crollava uno dei simboli più conosciuti e odiati della Guerra Fredda e, nello stesso tempo, nasceva la speranza di una futura riunificazione della Germania. Se la costruzione del ”muro” porta la data del 1961, le sue fondamenta psicologiche sono da ricercarsi negli anni immediatamente successivi alla fine della seconda guerra mondiale; gli anni in cui l’Europa, affamata e semidistrutta, si interrogava con angoscia sul proprio futuro. La collaborazione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, che aveva portato alla vittoria sulle forze nazi-fasciste, stava in quel periodo velocemente trasformandosi in antagonismo e l’egemonia sul vecchio continente, teatro principale della guerra, era divenuta la ragione principale dell’attrito. L’Unione Sovietica, al fine di salvaguardarsi da eventuali future aggressioni, insisteva sulla necessità di avere alle proprie frontiere una cintura di stati retti da “regimi amici”. Gli Stati Uniti stavano a loro volta abbandonando la prospettiva di un ritiro delle proprie forze dal continente, e ciò anche perché la Gran Bretagna, il terzo membro dell’alleanza contro il nazismo, era uscita così prostrata dal conflitto da non offrire alcuna seria garanzia contro l’espandersi dell’influenza sovietica. Nel cuore dell’Europa, la Germania era un cumulo di macerie dove stazionavano gli eserciti dei vincitori e Berlino, quasi completamente distrutta e occupata dalle forze alleate, riassumeva drammaticamente la condizione dell’intero paese. Territorio inserito tra Europa dell’Est ed Europa dell’Ovest, la Germania era stata dall’inizio del secolo il principale polmone economico del continente. Divenne subito chiaro dunque, che il futuro assetto del paese sarebbe stato decisivo per gli equilibri internazionali del dopoguerra. Proprio in quest’area infatti gli interessi di Stati Uniti e Unione Sovietica erano destinati a scontrarsi in modo diretto. La rottura Il 1948 è considerato un anno chiave per comprendere la storia del conflitto Est-Ovest. In quell’anno infatti cessava definitivamente ogni possibilità di collaborazione tra Mosca e Washington e la Guerra Fredda entrava nella fase di contrapposizione diretta tra due blocchi militarmente organizzati. Se nell’Europa occidentale (Francia e Italia, in particolare) si assisteva alla fine del rapporto di collaborazione tra i partiti comunisti e i partiti borghesi, furono gli avvenimenti intercorsi nell’Europa orientale e nei Balcani a suscitare maggior clamore. Nel Febbraio di quell’anno, come era già avvenuto in tutti i paesi inseriti nella zona di influenza sovietica, anche in Cecoslovacchia veniva imposto con la forza un governo a guida comunista e con esso svaniva ogni residua speranza di pluralismo politico nell’Europa dell’Est. Pochi mesi dopo si consumava la rottura tra Unione Sovietica e la Yugoslavia di Tito, colpevole di svolgere una politica troppo autonoma rispetto alla linea decisa da Mosca. A Giugno, infine, si apriva la crisi di Berlino, che rappresentò forse il momento di maggior tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica: il primo episodio in cui il rischio di un confronto militare tra le due potenze parve concreto. Nel 1948 la Germania era divisa in quattro zone occupate dalle truppe delle tre potenze vincitrici della guerra, alle quali era stata aggiunta la Francia. A Berlino, inserita nella zona sovietica e anch’essa divisa in quattro parti, aveva sede il Consiglio di Controllo Alleato per la Germania, dal quale dipendeva una Kommandantur quadripartita, incaricata di gestire l’amministrazione della città. Riguardo al futuro assetto dello stato tedesco, le posizioni erano sostanzialmente divergenti. Gli occidentali infatti, soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna, volevano uno stato retto da un governo centrale ma diviso in regioni dotate di ampia autonomia; i Sovietici erano invece a favore di uno stato centralizzato che, ai loro occhi, avrebbe meglio garantito il pagamento delle riparazioni decise dagli accordi di Yalta e Potsdam. Quanto alle riparazioni stesse, gli Anglo-Americani erano orientati verso la sospensiva, al fine di promuovere una rapida ripresa economica della Germania e liberare così il popolo tedesco da quella pericolosa condizione di miseria e bisogno, che l’amministrazione statunitense riteneva costituisse l’anticamera del totalitarismo. Tale situazione di stallo si prolungò fino alla fine di Febbraio del 1948, in quel mese infatti si apriva a Londra la prima conferenza delle potenze occidentali. Ai primi di Giugno venne diffuso un comunicato in cui si affermava la volontà di riunire le zone francese, britannica e statunitense in un unico stato tedesco occidentale, dotato dei necessari organi di governo e di una propria Costituzione. Il comunicato non faceva alcun cenno alla decisione più importante: la fusione economica delle tre zone occidentali mediante una riforma monetaria, che avrebbe introdotto una nuova moneta (il Deutsche Mark), isolando così la zona sovietica dal resto della Germania. Frattanto la collaborazione quadripartita nel Consiglio di controllo era cessata durante una riunione tenutasi il 20 marzo, giorno in cui il rappresentante sovietico Sokolovskij aveva abbandonato la sala dopo aver aspramente criticato gli occidentali per il loro rifiuto di sottoporre al Consiglio stesso i progetti della conferenza di Londra. La riforma monetaria, annunciata il 18 Giugno, entrò in vigore tre giorni dopo. Lo scopo principale era quello di arrestare l’inflazione monetaria, che impediva la ripresa economica, attraverso il ritiro della vecchia moneta, scambiata con la nuova nel rapporto di 10 a 1. I Sovietici risposero sia con vivaci proteste diplomatiche, sia con l’attuazione di una riforma monetaria nella parte da essi controllata. La situazione tuttavia precipitò quando gli occidentali decisero di estendere la circolazione del nuovo marco anche ai settori occidentali di Berlino. Tale decisione implicava infatti la volontà di mantenere uno stretto legame tra l’ex capitale tedesca e i territori della Germania occidentale, facendo così di Berlino Ovest un avamposto occidentale nel cuore della zona sovietica. La crisi
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