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Il nazismo prima e dopo la guerra, Appunti di Storia

Appunti discorsivi sul tema del nazismo durante la guerra

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 31/05/2023

giuliaapinnacoli1
giuliaapinnacoli1 🇮🇹

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Scarica Il nazismo prima e dopo la guerra e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L’EUROPA DEGLI ANNI ’30: DEMOCRAZIE E DITTATURE Negli anni ’30 la democrazia visse la sua stagione più buia e rischiò di vedere le sue istituzioni e le sue culture cancellate dall’Europa continentale. Già nel decennio precedente, regimi autoritari si erano affermati in molti Stati, ma nei paesi più progrediti questi regimi erano stati visti come un prodotto dell’arretratezza economica e politica. Con la grande crisi del 1929 si capì che questi regimi non risparmiavano nemmeno i paesi sviluppati. In ampi strati dell’opinione pubblica si diffuse la convinzione che i sistemi democratici fossero troppo deboli per tutelare gli interessi nazionali e troppo inefficienti per garantire il benessere dei cittadini; che la vera alternativa fosse quella fra il comunismo sovietico ed i regimi autoritari di destra. Furono questi due a conoscere negli anni ’30 maggior fortuna. Caratteristica fondamentale di questi movimenti e regimi era il tentativo di proporsi come artefici di una propria rivoluzione, di dar vita ad un nuovo ordine politico e sociale. Sul piano dell’organizzazione politica, fascismo significava accentramento del potere nelle mani di un capo e un rigido controllo sull’informazione e sulla cultura. Sul piano economico e sociale, il fascismo vantava di aver inventato una terza via tra capitalismo e comunismo, ma non riuscì mai a prendere colpo. Eppure il fascismo ed i regimi simili, esercitarono una notevole attenzione sugli strati sociali intermedi. Il fascismo seppe capire la società di massa, ne interpretò le componenti aggressive e sfruttò appieno strumenti: i mezzi di propaganda i canali di informazione e di istruzione, le strutture associative. Caratteristica di questi regimi era quella di condizionare non solo i comportamenti, ma anche la mentalità dei cittadini, per questo vengono chiamati totalitari. DALL’IGIENE RAZZIALE ALLE POLITICHE DI STERMINIO
 Mai come in questa fase della storia europea si affermò la tendenza a risolvere i problemi col ricorso alla forza, con le deportazioni e infine con lo sterminio di intere popolazioni. Questa fase si accentuò con la prima guerra mondiale, che produsse assuefazione alla morte di massa ed abituò i gruppi dirigenti e le opinioni pubbliche a ragionare in termini di salute e di efficenza collettiva. Infine la controverà applicazione del principio di nazionalità creò nuovi problemi di convivenza tra gruppi etnici. Tutto ciò contribuì a creare un atteggiamento diffuso di un’entità collettiva, anche al prezzo dell’espulsione di corpi estranei. Si spiega infatti la rinnovata fortuna dell’eugenetica, teoria nata nell’800 che sosteneva la necessità di un perfezionamento non spontaneo della specie umana attraverso pratiche di selezioni ed incroci, volti a far prevalere i caratteri positivi su quelli negativi. Il passaggio di queste esperienze ad una diffusa pratica di eliminazione fisica dei soggetti ritenuti estranei alla comunità si ebbe solo nei regimi totalitari. Nella Germania nazista l’adozione di misure di sterilizzazione forzata e poi di soppressione di individui malati si inquadrava nel progetto di una società basata sulla purezza della razza eletta e sul suo dominio su scala mondiale. Diverse nelle motivazioni ma simili nelle conseguenze furono le politiche di sterminio adottate nell’Unione Sovietica di Stalin: le vittime erano scelte su basi ideologiche e di classe. Ma anche intere popolazioni furono deportate e sterminate perché ritenute politicamente infide. Alla base di questi orrori c’erano storie diverse ma un’idea di fondo: quella di una comunità omogenea e compatta, capace di espellere da sé ogni elemento di diversità e di adoperare come un’unica massa agli ordini di un capo dotato di potere assoluto. L’ASCESA DEL NAZISMO Nel 1932 Adolf Hitler era un personaggio semisconosciuto, finito in prigione dopo aver tentato di organizzare un colpo di Stato a Monaco di Baviera. Fino al 1930 il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi rimase un gruppo marginale, che si serviva della violenza contro gli avversari, potendo anche contare su una robusta organizzazione armata: le SA comandate da Ernst Röhm. Dopo il fallimento di Monaco, Hitler aveva cercato di ispirarsi al modello di Mussolini, dando al partito un volto più rispettabile. Espose con chiarezza i suoi progetti in un libro “Mein Kampf” scritto in carcere. Credeva nell’esistenza di una razza superiore, quella ariana. Per realizzare questo sogno era necessario schiacciare i nemici interni: gli ebrei e poi i popoli slavi. Nelle elezioni del 1928 i nazisti ottennero il 2,5% dei voti, ma con lo scoppiò della grande crisi economica, molti tedeschi persero la fiducia nella Repubblica e nei partiti che in essa si identificavano. I nazisti poterono far leva sulla paura della grande borghesia, sulla frustrazione dei ceti medi e sulla rabbia dei disoccupati. Ai cittadini offriva la prospettiva esaltante della riconquista di un primato della nazione tedesca e l’immagine di una forza politica, in grado di ristabilire l’ordine contro i traditori. L’agonia della Repubblica di Weimar cominciò nel 1930, quando il cancelliere Henrich Brüning, convocò nuove elezioni, sperando di far uscire dalle urne una maggioranza favorevole alla sua politica, accadde invece che i nazisti ebbero un incremento. Ma la crisi raggiunse il suo apice nel ’32, la produzione industriale calò e i nazisti ingrossavano le loro file. Si consumava il collasso del sistema repubblicano, due crisi di governo e tre consultazioni elettorali non fecero che confermare l’impossibilità di formare una maggioranza costituzionale. Si cominciò con le elezioni per la presidenza della Repubblica, per sbarrare la strada ad Hitler i partiti democratici non trovarono di meglio che appoggiare la rielezione del maresciallo Hindenburg, ma una volta confermato nella carica il generale cedette alle pressioni dei militari e della grande industria, congedando il primo ministro Brüning. A guidare il governo furono chiamati in successione due uomini della destra conservatrice, Franz von Pane e Kurt von Schleicher. Privi del sostegno del Parlamento, entrambi tentativi fallirono, nelle due elezioni successive che Pane fece convocare i nazisti si affermarono come il primo partito tedesco. Il 30 gennaio ’93 Hitler fu convocato dal presidente della Repubblica e accettò di capeggiare un governo in cui i nazisti avevano solo tre ministeri su undici. IL CONSOLIDAMENTO DEL POTERE DI HITLER Pochi mesi bastarono per imporre la sua dittatura. L’occasione per una prima stretta repressiva fu offerta dall’incendio appiccato alla sede dei Reichstag il 27 febbraio ’33. L’arresto di un comunista indicato come autore dell’attentato, fornì al governo il pretesto per un’imponente operazione di polizia contro i comunisti e per una serie di misure eccezionali che limitavano le libertà di stampa e di riunione. Nelle successive elezioni i nazisti ottennero un numero di voti che sarebbero bastati ad assicurare al governo un’ampia base parlamentare. Hitler mirava all’abolizione del Parlamento, e il Reichstag appena eletto lo assecondò approvando una legge che conferiva al governo pieni poteri, nel giugno ’33 la Spd fu sciolta, gli stessi partiti conservatori cessarono di esistere. A luglio Hitler poteva varare una legge che proclamava quello nazionalsocialista come unico partito consentito in Germania. Restavano ancora due ostacoli: l’ala estremista del nazismo e la vecchia destra. Hitler decise di risolvere il problema nel modo più drastico, il massacro, nella notte del 30 giungo reparti SS assassinarono Röhm insieme a tutto lo stato maggiore delle SA. Quando il maresciallo morì, Hitler potè cumulare le funzioni di cancelliere e capo di Stato. Ciò significava l’obbligo per gli ufficiali di prestare giuramento di fedeltà al capo nel nazismo. IL TERZO REICH Nasceva il terzo Reich che costituiva il punto cardine della dottrina nazista. Il capo non era soltanto colui al quale spettavano tutte le decisioni ma anche la punta suprema del diritto, il rapporto tra capo e popolo era diretto privo di meditazioni istituzionali. Il solo tramite tra capo e le masse era costituito dal partito unico e da tutti gli organismi ad esso collegati: come il Fronte del lavoro, che sostituiva i disciolti sindacati, o le organizzazioni giovanili che facevano capo alla Hitlerjugend. Compito di queste organizzazioni era trasformare l’insieme dei cittadini in una comunità di popolo. Da questa comunità di popolo erano esclusi gli elementi antinazionali, i cittadini di origine straniera o di stirpe non ariana ed ebrei. La discriminazione fu sancita nel 1935 dalle leggi di Norimberga che tolsero agli ebrei la nazionalità tedesca e quindi tutti i diritti politici e proibirono i matrimoni fra ebrei e non ebrei. Successivamente agli ebrei fu impedito di avere attività industriali e commerciali, di esercitare alcune professioni e di avere incarichi statali e direttivi. Nel ’38 i nazisti organizzarono un gigantesco pogrom in tutta la Germania: nella notte tra il 9-10 novembre esplose la violenza con la distruzione di sinagoghe, la devastazione di abitazioni e l’uccisione di molti ebrei. Da allora la vita divenne impossibile per gli ebrei tedeschi, accusati di cospirare contro il Reich e minacciati di nuove violenze. Tutto ciò spinse molti ebrei tedeschi ad emigrare. Hitler concepì il progetto di una soluzione finale del problema: la deportazione in massa e lo sterminio del popolo ebraico. La persecuzione era la manifestazione estrema di un vasto programma di difesa dell’integrità della razza che comportò la sterilizzazione forzata per i portatori di malattie ereditarie. Tali misure suscitarono reazioni di silenziosa protesta che indussero il regime a sospendere il programma di eutanasia. Fin quando non fu definitivamente sconfitta in guerra, la macchina del regime potè funzionare senza incontrare ostacoli. I cattolici si adattarono al regime, solo nel ’37 papa Pio XI intervenne in
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