Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Novecento: dall'età dell'imperialismo alla globalizzazione, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

riassunto capitolo per capitolo del manuale

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 07/02/2022

ccccccchiaraaaa
ccccccchiaraaaa 🇮🇹

4.5

(51)

11 documenti

1 / 97

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il Novecento: dall'età dell'imperialismo alla globalizzazione e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! IL NOVECENTO: DALL’Età DELL’IMPERIALISMO ALLA GLOBALIZZAZIONE Periodizzazione inizio età contemporanea, momento in cui si gettano le basi per l’inizio del 900=ultimi anni dell’ottocento (seconda rivoluzione industriale+inizio età imperiale-napoleonica in Europa) Fine novecento: anni corrispondenti a due eventi precisi ovvero la caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989) e la caduta del comunismo nell’URSS e nell’Europa centro-orientale (25 dicembre 1991, caduta repubbliche socialiste sul Cremlino) INIZIO Età IPER CONTEMPORANEA= GLOBALIZZAZIONEentrano nell’economia internazionale paesi che avevano fatto parte del blocco sovietico e della Cina. Crisi economiche principali dell’età contemporanea: 1)1873 (grande depressione); 2)1929 (wall street); 3)1971-73 CAPITOLO 1: AGLI ALBORI DEL NOVECENTO, LE TRASFORMAZIONI ECONOMICHE, SOCIALI E POLITICHE TRA FINE OTTOCENTO INIZIO NOVECENTO Seconda fase rivoluzione industriale Grande Depressione: 1873, dovuta a motivi speculativi legati alla guerra franco-prussiana (1870), ed è una crisi di sovraproduzione (troppi beni prodotti rispetto alla domanda), calo dei prezzi industriali e agricoli soprattutto per l’enorme quantità di prodotti del settori primario importati da Stati Uniti e Russia grazie alle migliorie infrastrutturali di questo periodo (fine dei lavori sul Canale di Suez nel 1869; costituzione della Transiberiana e dell’Orient Express; fine lavori per i trafori alpini del Frejus nel 1871 e per il traforo di San Gottardo nel 1882). CONSEGUENZE DELLA GRANDE DEPRESSIONE 1) forte migrazione contadina: i contadini poverissimi si cominciano a spostare per cercare vita migliore e salari e per sfuggire all’abbattimento dei prezzi dei prodotti del settore primario. I paesi protagonisti del fenomeno migratorio sono Irlanda, Balcani, Italia meridionale e Veneto, Europa Orientale. Affluiscono in quelli che si impongono da metà ottocento in poi come colossi della rivoluzione industriale e del capitalismo ovvero Francia, Germania e Stati Uniti che accanto a Svezia, Italia Settentrionale (triangolo industriale Torino-Milano-Genova) e Giappone fanno perdere all’Inghilterra il suo primato di carro trainante del capitalismo e della rivoluzione industriale. 2) Il nuovo equilibrio politico fondato su leggi protezionistiche impone l’abbattimento delle politiche- economiche liberiste a favore di politiche protezionistiche il cui espediente più usato è la fissazione di dazi doganali molto alti sulle merci importate; 3) Ruolo delle banche: le banche diventano soprattutto in Italia e Germania organi fondamentali che agiscono come istituti di credito e finanziatori di attività commerciali-industriali; 4) Formazione dei cartelli industriali: le grandi industrie in questa fase del capitalismo monopolistico le grandi industrie si accorpano fondando i cosiddetti cartelli o trust, non facendosi quindi concorrenza tra loro ma anzi supportandosi e monopolizzando il mercato; 5) Sviluppo di nuovi tipi di industria: con la seconda metà della seconda rivoluzione industriale viene abbandonata la sovrapproduzione di carbone e gas (prima riv industriale) a vantaggio delle industrie chimiche, siderurgiche, elettriche e automobilistiche (a differenza dell’industria cotoniera, laniera e tessile). Questo è dovuto anche alle nuove scoperte in ambito chimico ed elettrico come ad esempio la lampada a incandescenza di Edison (1879), la turbina idraulica e la dinamo. Altra industria che si sviluppa in questo periodo è quella petroliferala scoperta del petrolio e della sua estrazione per trivellazione del terreno avviene in Pennsylvania nel 1859 e infatti per molto tempo il monopolio petrolifero sarà statunitense, con l’industria di Rockfeller, segue l’inserimento delle industrie dei paesi del medio oriente (Iraq e Persia) e dell’industria russa; 6) Il TAYLORISMO: altro simbolo cardine della seconda rivoluzione industriale è la nascita della catena di montaggio, ad opera di Henry Ford che decide di impiegarla nella sua industria automobilistica a seguito delle speculazioni di Taylor sulla necessità di aumentare la produzione mantenendo comunque alto il salario e ottimizzando i tempi. Ford produce automobili per acquirenti che sarebbero i suoi stessi operai (fordismo) e per questa ragione in brevissimo tempo le auto diventano il simbolo della cultura di massa di fine ottocento. CAMBIAMENTI SOCIALI: nascita della società dei consumi Durante la seconda metà dell’ottocento, in questo quadro di fioritura dell’industria capitalistica, iniziano a delinearsi quei processi che porteranno alla nascita della società dei consumi, che si possono riassumere in: 1) diffusione dei farmaci grazie all’industria chimica che permettono la tutela da epidemie, carestie e a diminuire la mortalità (principalmente in Europa e Stati Uniti); 2) conseguente aumento demografico e impiego della popolazione quasi esclusivamente nell’industria terziaria (in Inghilterra l’80-90% della popolazione prima contadina abbandona l’impiego nel settore primario); 3) conseguente inurbamento e sfollamento delle aree rurali 4) nascita della borghesia media, del ceto medio-impiegatizio e della classe operaia (accanto alle classi sociali dei contadini, proprietari terrieri ecc); 5) nascita dei grandi magazzini soprattutto in Francia e Stati Uniti (famosa è l’inaugurazione del Le Bon Marché a Parigi nel 1852) con l’idea di fondo che l’aumento della produzione e soprattutto la differenziazione di beni prodotti dovesse corrispondere alla vendita ad una più larga fascia di persone (tutti possono comprare tutto); 6) allargamento del suffragio elettorale+nascita della coscienza partitica+nascita delle associazioni politiche (soprattutto i sindacati)+diffusione dell’istruzione (garanzia di istruzione minima elementare e conseguente invogliamento a proseguire) a contrastare l’analfabetismo; 7) nascita di nuove forme di divertimento come il CINEMA (dagli esperimenti dei Fratelli Lumiére nel 1895) e altre forme di spettacolo come i musical e i varietà ACCESSIBILI A TUTTI; 8) aumento della infrastrutture: linea tramviaria elettrica, metropolitane (la prima inaugurata è quella a Londra nel 1863), migliorie e abbattimento dei costi delle infrastrutture comunicative come le linee navali e ferroviarie (si vedano i citati Orient Express e Transiberiana), INVENZIONE DELL’AEROPLANO: 1911, ad opera di un esperimento dei fratelli Wright con un biplano; 9) nascita di nuovi dispositivi di comunicazione: Guglielmo Marconitelegrafo senza fili+ Edisonfonografo e microfono (1876, 3 anni prima della lampadina a incandescenza)+Belltelefono; 10) nascita e crescita esponenziale delle testate giornalistiche grazie ai nuovi mezzi di comunicazione e alle nuove tecnologie di stampa: principalmente in Francia (a Parigi circolavano 4 quotidiani); Stati Uniti (Associated Press); Londra (Reuter). NASCITA DELLE ASSOCIAZIONI PARTITICHE SOCIALISTE In generale si appoggiano a due correnti base che sono quella socialista-comunista di Marx e Engels e quella più anarchica di Proudhon. Sono fondamentali perché si tratta dei primi partiti contemporanei che non sono più costituiti da organizzazioni di notabili bensì da un’ampia fascia di aventi parte, si tratta di organizzazioni radicate che riescono a portare i propri rappresentanti in Parlamento grazie all’ampliamento del suffragio e alla caduta del sistema censitario che permetteva solo ai più abbienti di entrare in politica. In particolare -la Russia perde la maggior parte dei privilegi balcanici della pace di Santo Stefano e ottiene solo una parte della Bessarabia -La Gran Bretagna si annette Cipro dai turchi (importantissima base strategica per il controllo del Mediterraneo) -La Francia ottiene la Tunisia (cosa che infastidisce molto l’Italia giolittiana, la quale aveva mire espansionistiche sulla Tunisia e che esacerba il sentimento antifrancese italiano dovuto al tentativo di annessione di Istria e Dalmazia, ragione che la porterà di lì a poco a siglare la Triplice Alleanza con Austria Ungheria e Germania nel 1882, alleanza ignorata in sede di conflitto mondiale visto che l’italia dapprima non belligerante si unirà al fronte dell’Intesa, anche qui in ragione del mancato tentativo di accordo con l’Austria per Trento e Trieste, violando la precedente triplice alleanza con gli Imperi Centrali). Il Congresso di Berlino è fondamentale poiché aumenterà il processo di disgregazione dell’impero ottomano concretizzatosi alla fine della prima guerra mondiale. Bismarck si accorda con gli imperatori di Austria e Ungheria che rinunciano alle mire espansionistiche sui Balcani in nome di un accordo contro l’espansionismo russo con la Duplice Alleanza del 1881 alla quale un anno dopo aderisce anche l’ItaliaTRIPLICE ALLEANZA. Politica interna In politica interna Bismarck si occupò di neutralizzare i moti insurrezionali in Baviera e negli stati del sud della Germania insofferenti all’egemonia prussiana, e a limitare il potere dei partiti cattolici in Germania con una serie di provvedimenti anticlericali (KULTURKAMPF). Procedette a perseguire i neonati partiti socialisti tedeschi (la SPD in particolar modo, nata dopo il decollo industriale del paese) ma varando un’adeguata legislazione i ambito lavorativo per i proletari (pensioni con contributi statali e non, fissazione dell’orario lavorativo, assicurazioni contro infortuni e malattie). In Germania il cancellierato di Bismarck si avviava alla fine: i banchieri, soprattutto gli Junker e i grandi gruppi industriali che avevano sostenuto Bismarck cedono, nel frattempo muore Guglielmo I e sale al trono Guglielmo II (il figlio) molto più legato ai circoli imperialisti che inizia una politica di potenziamento militare ed espansionistico della Germania ampliando soprattutto la flotta. Finisce così il mandato di Bismarck che è costretto a dimettersi nel 1890 quando a causa degli ideali di colonizzazione di Guglielmo II salta il sistema di alleanze definito dal Congresso di Berlino. Nel 1910 la Germania diventa la più grande potenza economica in Europa. Inizio dell’imperialismo Inizia così l’età dell’imperialismo, un periodo in cui le grandi potenze basate sull’affermazione economica dettata dal capitalismo monopolistico cercano nuove terre da colonizzare. Il fenomeno dell’imperialismo si intreccia con un entroterra di temi quali IL FARDELLO DELL’UOMO BIANCO, ovvero l’obiettivo dei bianchi di istruire e civilizzare le minoranze ritenute mostruose e ignoranti, questione che fa da base alla nascita del razzismo e della supremazia dei bianchi (ideale distrutto dalla vittoria dei Giapponesi nel conflitto con la Russia del 1904-05). L’idea di civilizzare le minoranze si lega in realtà ad una faccia ben più inquietante dell’imperialismo che è la tendenza delle potenze a sfruttare biecamente i territori conquistati in particolare Africa e Medio Oriente, zone ricchissime di giacimenti minerari e petroliferi. Non c’è in realtà alcun vantaggio per i popoli colonizzati. Accanto alle tendenze razziste c’è anche la nascita diffusa di MOVIMENTI NAZIONALISTI che reclamano la volontà di potere e di forza della propria nazione sulle altre (il revanchismo in Francia, a suo modo il romanticismo tedescoe il pangermanismo, il panslavismo russo, i sentimenti anti francesi in Italia e la ricerca di rivalsa di popolazioni subalterne agli imperi come la Serbia). Gran Bretagna imperialista La Gran Bretagna sentiva in questo momento il peso di esser stata la culla della rivoluzione industriale e di esser stata sorpassata dalla Germania. È l’età Vittoriana che corrisponde alle conquiste inglesi in europa e medio oriente. Si susseguono i governi alternati del partito conservatore (Tory) con Disraeli alla guida e di quello progressista (Whig) con Gladstone come leader. Disreaeli è il maggior fautore della politica imperialista inglese, a lui si devono l’acquisizione di Cipro durante il Congresso di Berlino, il controllo della Compagnia del Canale di Suez, la conquista dell’India come rotta commerciale inglese (la regina Vittoria viene nominata imperatrice delle Indie a proposito. In India gli inglesi governano tramite i vicerè, vennero eliminate molte usanze del posto dai colonizzatori, anche se da una parte il colonialismo inglese in India portò anche a migliorie in ambito infrastrutturale, delle comunicazioni e medico), l’acquisizione delle colonie inglesi di Canada, Terranova, Australia, Nuova Zelanda, Singapore, Ceylon e Hong Kong (protettorato) . in Africa gli inglesi mirano al Sud: occupano Nigeria, Kenya, Rhodesia, Egitto, Somalia, Sudan e strappano ai boeri (discendenti dei coloni olandesi del seicento) il Transvaal, l’Orange. Prendono in sostanza il controllo di quasi tutto il SudAfrica. In politica interna il governo progressista di Gladstone si occupa solo con scarsi risultati della questione Iralandese: nel 1870 era stato presentato in Parlamento l’Home Rule, un atto che chiedeva una legge per l’indipendenza irlandese dall’Inghilterraparlamento proprio e governo distaccato da quello inglese per l’amministrazione interna. La legge viene respinta in Parlamento a causa di una linea conservatrice ostile. Anche all’interno della stessa Irlanda figurano un partito unionista che chiedeva il mantenimento della dipendenza dalla Gran Bretagna e uno indipendentista. Nel 1911 viene presentato un nuovo Home Rule, la cui ratificazione verrà poi impedita nel 1914 dallo scoppio del conflitto mondiale. Francia imperialista Ci troviamo nella Francia della Terza Repubblica, un governo molto labile soggetto alla nascita dei movimenti nazionalisti. In questa sede infatti la Francia si era appena ripresa dalla guerra franco-prussiana che si ritrova a far fronte agli attacchi della destra clericale monarchica, dei terroristi come Boulanger che tentano di rovesciare un governo con un colpo di stato e azioni terroristiche e al sempre più radicato revanchismo a cui si aggiunge la componente razzista nata dallo scoppio dell’Affair Dreyfus nel 1894. Le colonie francesi erano costituite dalle colonie asiatiche dell’Unione Indocinese (zone del sud-est asiatico), la Tunisia (annessione dal congresso di Berlino) e la parte occidentale dell’Africa (Costa d’Avorio, Congo franceseoccidentale, e Sudan occidentale). Germania imperialista La Germania si dedica all’annessione dell’Africa Sud-OccidentaleTogo e Camerun (protettorati) e nell’area asiatica annessione di Nuova Guinea. In medio oriente la Germania mira al Golfo Persico in particolare a Bassoracelebre è l’inaugurazione nel 1904 della ferrovia Baghdad- Berlino che aveva una fermata chiave a Bassora. L’espansione tedesca in Medio Oriente era ostacolata dalla Russia che aveva anch’essa mire espansionistiche in Persia e nelle Indie (motivo di preoccupazione per l’Inghilterra). Russia imperialista La Russia si stava avviando all’industrializzazione a tutta una serie di processi di massima importanza storica nei primi del 900: le due rivoluzioni russe. Era interessata al controllo dei Balcani, all’India e alla Persia. Nell’età degli imperi la Russia si troverà più che altro a dover fare i conti con il problema del terrorismo interno che porterà alla morte di Alessandro II e alla successione con Alessandro III e Nicola II che attueranno un processo di russificazione forzata dei popoli dell’impero (ucraini, polacchi, finlandesi, lituani, estoni e lettoni, georgiani e armeni) e alla persecuzione degli ebrei con vere e proprie epurazioni: i pogrom. L’espansione russa si concentrerà verso la Cina (occupazione della Manciuria), la Siberia e il tentativo fallimentare di colonizzare l’India respinto dagli inglesi. Stati Uniti imperialisti di Roosevelt Anche gli Stati Uniti sotto l’impulso del nuovo sviluppo economico dettato dalla rivoluzione industriale iniziarono l’espansione coloniale all’insegna della “dottrina Monroe2 del 1823 “l’America agli americani” che mirava a scongiurare la presenza europea in territorio americano. Gli sforzi americani si concentrarono in America latina e il primo intervento fu nella guerra ispano-americana nel 1898, un conflitto nato a seguito delle insurrezioni antispagnole scoppiate a Cuba. Gli Stati Uniti si schierarono a fianco degli insorti e repressero l’esercito spagnolo, tuttavia imposero ai cubani l’istituzione di una base militare americana a Guantanamo e di poter intervenire nella politica interna cubana, rendendo di fatto Cuba terra di sfruttamento americana. A seguito della guerra ispano-americana con la quale uno dei più antichi stati europei perde contro un paese nuovo ma molto sviluppato all’America vengono cedute dalla Spagna anche le Filippine e Guam nel Pacifico, ed è proprio nel Pacifico che continua l’espansione americana che mirava ad avere un posto di predominio nei Caraibi. Nel 1898 l’America procede all’annessione delle Hawaii, dove installa la base portuale di Pearl Harbor (le Hawaii diventeranno stato americano solo nel 1959). In America latina procedono ad una politica di controllo economico fatta tramite le concessioni dei diritti di sfruttamento delle risorse del territorio da parte dei governi locali. Nel 1901 muore Mckinley con un attentato e gli succede Theodore Roosevelt, che ha in programma il superamento economico della Gran Bretagna tramite il “corollario Roosevelt”, derivato dalla dottrina Monroe, in base al quale gli Stati Uniti si conservano il diritto di intervenire in America latina qualora lo avessero ritenuto opportuno. Il corollario Roosevelt viene messo in atto al momento del taglio dell’Istmo di Panama, territorio sotto il governo colombiano. L’America porta a termine un contratto con i colombiani per finanziare i lavori finali della costruzione del canale di Panama, operazione però sconfessata dal Parlamento colombiano che fa sì che l’America si schierasse con gli insorti che reclamavano indipendenza fondando la Repubblica autonoma di Panama, gli americani ottengono per l’aiuto fornito il diritto di cessione della fascia dove sarebbe sorto il canale e ne manterranno a vita il controllo. La politica economica di Roosevelt è detta “della porta aperta” nel mercato asiatico, e mirava a non lasciare zone chiuse al commercio nonostante i possibili contrasti tra le nazioni, soprattutto dopo l’intervento americano nella guerra russo-giapponese. Giappone imperialista: il conflitto russo-giapponese VEDI CAP V, premesse della rivoluzione russa del 1905 Espansione cinese e nascita della Repubblica Democratica La Cina come il Giappone era rimasta isolata fino alla metà dell’Ottocento fino alle due guerre dell’Oppio con le quali le potenze occidentali avevano costretto i cinesi ad aprire le frontiere al commercio europeo. Il colonialismo europeo umiliò la Cina, il paese iniziò ad entrare in crisi aprendosi al contatto con gli occidentali il tutto unito a dilaganti carestie e periodi di siccità che fecero sì che i cinesi iniziassero a sentire il bisogno di ribellarsi all’oppressione straniera. Così nel 1900 insorse la società segreta dei Boxer che espansionistiche, con il Congresso di Berlino del 1878 che fa aumentare il sentimento antifrancese in Italia. La siglatura della Triplice Alleanza non soddisfa però la corrente irredentista del popolo italiano che nutriva un forte sentimento anti austriaco a seguito della mancata cessione da parte dell’Austria dei territori di Trento e Trieste. Depretis si lancia anche in un iniziale tentativo di conquista imperialista italiana verso l’Africa orientale: l’italia mirava ad espandersi verso il Mar Rosso, in Libia, Somalia, Eritrea ed Etiopia. Gli italiani riescono ad ottenere il porto di Assab in Eritrea (comprandolo) ma la conquista dell’Africa orientale viene bloccata nel tentativo di conquistare Dogali in Etiopia, manovra che causa la morte di 400 soldati italiani nel 1887. Nel 1887 muore Depretis e gli succede Crispi, presidente del Consiglio a più riprese. Crispi adotta un governo totalmente diverso da quello di Depretis estremamente più imperialista, in accordo anche con le mire espansionistiche del re Umberto I e di sua moglie Margherita di Savoia. Nel 1887 Crispi firma di nuovo la Triplice Alleanza e prosegue l’espansione in Africa: fa l’Eritrea colonia nel 1890 e in seguito cerca di penetrare in Somalia, colonia italiana dal 1905. In ambito di politica interna Crispi è molto conservatore ed è estremamente contrario alla socialdemocrazia In italia infatti come da canone stanno emergendo in questo momento i partiti di sinistra, a seguito dell’attenzione che viene man mano posta sempre maggiormente in politica sulla classe operaia e contadina e sulla necessità di creare un apparato di tutela dei lavoratori delle fabbriche. Il teorico della socialdemocrazia italiana è Labriola che inizia l’Italia alle teorie di Marx ed Engels. Di lì a poco in tutta italia cominciano a formarsi delle organizzazioni di lavoratori simili ai sindacati e enti di tutela del lavoratore come la Camera del Lavoro. Nel 1892, sulla spinta data dalla seconda internazionale, 300 associazioni operaie si riuniscono a Genova e 3 anni dopo, nel 1895 in congresso a Parma fondando il PSI. Accanto allo sviluppo di una socialdemocrazia simile a quella dell’sdp tedesco si formeranno i movimenti femministi (tra le figure di spicco Annamaria Mozzoni che presenta a Giolitti una legge per l’estensione dell’elettorato femminile, approvata nel 1919 ma mai ratificata per la caduta della legislatura, una seconda legge verrà presentata nel 1925 ma mai applicata per la salita del Fascismo al governo; e Sibilla Aleramo scrittrice e insieme a Giovanni Cena promotrice di un’attività di alfabetizzazione dei territori dell’Agro romano) e la ricerca di una sorta di welfare del lavoratore con la richiesta di provvedimenti per la tutela delle donne e dei bambini, la riduzione dell’orario lavorativo, aumento dei salari, provvedimenti pensionistici, assicurazioni per i lavoratori a rischio ecc). Tutto questo nutrito apparato di proposte della socialdemocrazia non sarà ben visto dal governo Crispi che termina nel 1892 per difficoltà finanziarie. Una grande conquista del governo di Crispi è l’emanazione del codice penale Zanardelli del 1889, l’allora ministro di Grazia e di Giustizia che abolisce la pena di morte e introduce il diritto di sciopero. Alla caduta di Crispi viene eletto presidente del consiglio Giovanni Giolitti, liberale riformista di sinistra che invece accoglie il psi e il movimento operaio ma che nel 1893 è costretto a dare le dimissioni per lo scoppio dello scandalo della banca romana (Giolitti ministro del Tesoro e delle Finanze sotto Crispi avrebbe coperto degli illeciti finanziari durante il precedente governo) ed è costretto anche a scappare in Svizzera per evitare l’arresto. Risale allora Crispi al governo che introduce di nuovo una politica conservatrice reprimendo duramente soprattutto le rivolte dei Fasci Siciliani e conseguentemente la rivolta del pane a Milano nel 1898, episodio in cui centinaia di manifestanti perdono la vita per ordine di sparare sulla folla del generale Bava Beccaris. Un paio di anni prima Crispi tenta di nuovo di colonizzare l’africa orientale e impone a Menelik imperatore d’Etiopia di accettare il protettorato italiano, anche sta volta l’esercito italiano verrà sbaragliato duramente nella battaglia di Adua del 1896 la più grande umiliazione per uno stato europeo in Africa. Il 1898 è conosciuto come crisi di fine secolo momento in cui le tensioni presenti nello stato italiano si esasperano, nello specifico con la morte di Umberto I per mano di Gaetano Bresci, un anarchico immigrato in italia dall’america che uccide il re per vendicare i morti della battaglia del pane. Verrà eletto suo successore Vittorio Emanuele III, più morbido e meno conservatore del padre, si avrà Zanardelli come presidente del consiglio nel 1901 per un brevissimo periodo con Giolitti come ministro dell’Interno e poi dal 1903 al 1914 si aprirà l’età giolittiana. Il governo di Giolitti non è continuativo, egli tenderà a non far mai politica sul lungo periodo, in grande, mollando il potere quando la situazione non sarà favorevole e non riuscirà a raggiungere la maggioranza parlamentare e riprendendolo quando si saranno calmate le acque. Giolitti governerà per 3 legislature: 1)1903-05, 2)1906-09; 3)1911-14. Largamente criticato per la sua politica della doppia faccia da Salvemini (nonostante il tentativo di occuparsi delle città del Mezzogiorno con la costituzione di un impianto siderurgico a Napoli e di varare delle leggi speciali per la Puglia, la Calabria, la Sicilia e la Basilicata non sarà mai in grado di varare un’accurata riforma agraria e perciò userà il mezzogiorno come strumento per accattivarsi le simpatie dei deputati meridionalisti senza effettivamente mai risollevare le campagne dalla povertà) Giolitti si esprimerà con larghi consensi nei confronti del PSI tentando anche con scarsi risultati di far entrare Turati nell’esecutivo del 1903. È autore di una larga serie di provvedimenti di welfare per i lavoratori e di due nuove leggi una per l’istruzione, del 1911 la legge Daneo-Credaro che avoca allo Stato l’amministrazione delle scuole e aumenta la soglia minima di obbligo scolastico e una elettorale estendendo l’elettorato ai maschi di 30 anni anche analfabeti e ai maschi di 21 anni che rispettassero gli obblighi sanciti dalla precedente legge e avessero fatto un anno di leva militare. Il blocco antigiolittiano era composto dalla democrazia cristiana, da intellettuali come Salvemini o dal nascente movimento futurista, dai nazionalisti soprattutto quelli dell’INA e i fanatici dell’espansionismo crispiano, dai socialisti rivoluzionari e dagli esponenti dei maggiori quotidiani italiani, opposizione che si radicalizzò nell’ambito dell’impresa in Libia. Giolitti cercò di guidare l’Italia all’espansione nelle regioni di tripolitaia e cirenaica (odierna libia) in un contesto in cui l’impero ottomano si era disgregato dopo l’occupazione francese del Marocco e la rivolta dei Giovani Turchi, l’italia a seguito anche delle pressioni nate dal discorso di Pascoli “la grande proletaria si è mossa” si lancia nella conquista della Libia che ottiene con la pace di Losanna nel 1912, tuttavia la Libia si rivela un buco nell’acqua: non è fertile come ci si aspettava. La crisi definitiva arriva nel1913 con il patto Gentiloni (giolitti+cattolici) che dimostra l’avanzata dei partiti cattolici in parlamento. CAPITOLO IV: LA PRIMA GUERRA MONDIALE Contesto: La Gran Bretagna è preoccupata dalla penetrazione commerciale tedesca in Medio Oriente a seguito della costruzione della ferrovia Baghdad-Berlino (primo tratto inaugurato nel 1904) che proseguì fino a Bassora (Golfo Persico). La penetrazione in Persia suscita le preoccupazioni anche di Russia e Francia. La Gran Bretagna decide di uscire dall’isolamento commerciale e si lega alla Francia, stipulando nel 1904 l’Intesa Cordiale , un trattato che riconosceva la divisione delle rispettive sfere d’influenza coloniali (GB=Egitto e sudafrica vs Francia=Marocco (dopo l’occupazione) e Congo Francese). La gran Bretagna mira a accerchiare diplomaticamente la Germania e perciò si avvicina anche alla Russia (superando i precedenti contrasti dovuti al tentativo di penetrazione commerciale dei russi in India). Viene stipulata così la TRIPLICE INTESA (patto che si collega alla duplice intesa già firmata tra Francia e Russia nel 1893). TRIPLICE INTESA= tra Inghilterra-Francia e Russia (i futuri alleati)patto formato da accordi bilaterali tra le potenze vs TRIPLICE ALLEANZA= Austria-Ungheria+Germania+Italiapatto rinnovato dal 1882 fino al 1912. CAUSE UFFICIOSE 1) contrasti tra Germania e Francia risalenti alla perdita francese dell’Alsazia e della Lorena dopo la guerra Franco-prussiana del 1870-71 (causa anche della nascita del revanchismo e del movimento nazionalista in Francia)+altri contrasti dovuti ai tentativi di opposizione di Guglielmo II (nuovo imperatore tedesco) all’occupazione marocchina da parte della Francia (si accordano e la Francia concede parte del predominio sul Congo alla Germania e in cambio ottiene il diritto di occupare liberamente il Marocco); 2) contrasti nei Balcani: crisi dell’impero Ottomano dopo la rivolta dei Giovani Turchi del 1908 (l’impero ottomano aveva perso la maggior parte dei territori a seguito della guerra con la Russia terminata con la pace di santo stefano che li aveva costretti a rinunciare al governo sul montenegro, la serbia, la bosnia-erzegovina passata sotto l’amministrazione austriaca, la bulgaria. Inoltre aveva perso anche la tunisia concessa ai francesi dopo il Congresso di Berlino del 1878 e i territori del sudafrica occupati dagli inglesi. Si stava sgretolando l’impero. I Giovani turchi erano un gruppo di intellettuali ribellatisi al governo assolutista e persecutorio di Hamid II che predicavano la necessità di un a costituzione democratica. La rivoluzione avvenne nel 1908, di lì a poco l’italia proseguì la conquista coloniale con la spedizione in Libia del 1912 che le permise di proclamare il protettorato di questa e scatenò nuovamente le ire e i massacri dei Giovani Turchi che a modo loro cominciavano ad assomigliare ad un movimento nazionalista) + dichiarazione d’indipendenza della Bulgaria e annessione austriaca della Bosnia-Erzegovina. CASUS: LA SERBIAla Serbia era appoggiata dalla Russia e in contrasto con l’Austria, chiedeva da molto l’indipendenza. La Russia approfitta della situazione di debolezza dell’impero Ottomano e fonda un’alleanza antiturca con Serbia, Montenegro, Grecia e Bulgaria (tutti ex territori turchi) che porta allo scoppio delle prime due guerre balcaniche (la prima persa dalla Turchia, la seconda dalla Bulgaria). 3) Situazione: caduta dell’impero ottomano, Bosnia-Erzegovina annesse dall’Austria; nascita dell’Albania come stato indipendente; spartizione della Macedonia tra gli stati dell’alleanza anti turca. 4) La Serbia emerge come potenza regionale nei Balcani e si esaspera il conflitto con l’Austria per il controllo dell’est Europa; 5) Diffusione dei movimenti nazionalisti (con matrice terroristica) CAUSA UFFICIALE: L’ATTENTATO A SARAJEVO 28 giugno 1914: Francesco Ferdinando e sua moglie (regnanti austriaci) vengono assassinati da Gavrilo Princip, studente nazionalista serbo facente parte della società della Mano Nera. La Serbia viene accusata di aver armato lo studente e si cominciano a configurare le possibilità di un conflitto. I militari serbi spingono per la corsa alle armi contro l’Austria. La Serbia è sostenuta dalla Russia. Il conflitto scoppia un mese dopo l’attentato, con l’ultimatum dell’Austria alla Serbia che si ribellò all’imposizione di accogliere sul territorio funzionari austro-ungarici. Da una parte c’è lo schieramento dell’Intesa (Gran Bretagna+Russia+Francia) con gli annessi altri paesi, il fronte avverso è quello degli Imperi Centrali (Austria-Ungheria+Germania+Bulgaria+Impero Ottomano). In totale partecipano 28 paesi di tutto il mondo, e infatti questa è la prima GUERRA MONDIALE e TOTALE 8poichè coinvolge tutte le frange della società comprese le donne e tutti i settori di produzione economica). I socialisti, di base pacifisti, compresi quelli dell’SDP, si schierano a favore dell’interventismo con la propria nazione. La seconda internazionale non riesce a contenere i fervori patriottici. Tra i pochi contrari all’interventismo c’è Croce in Italia (ma solo in un primo momento)l’Italia farà parte dello schieramento dell’Intesa anche se Croce sostiene che in ragione dell’antica Triplice Alleanza dovesse schierarsi con gli imperi centrali. I fronti principali sono 3: (escludendo i Balcani) Africa, Pacifico e Medio Oriente. altri capi di stato mirano a contenere la Germania e umiliarla territorialmente ed economicamente. Prevale la seconda linea. Vengono firmati 5 accordi tra l’inizio della conferenza di Parigi e gli anni del dopoguerra: 1) Trattato di Versailles (1919), con la Franciarestituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia, perdita del corridoio di Danzica, cessione alla Francia dei bacini minerari della Saar 2) Trattato di Saint Germain (1919), con l’Austriavengono riconosciuti gli stati nati dal dissolvimento dell’’imperoUngheria, Cecoslovacchia e Polonia. Tutte repubbliche. Nasce il regno dei serbi, dei croati e degli sloveni. L’Albania è indipendente e all’Italia vengono concesse il Trentino e l’Alto Adige fino al Brennero, Trieste e l’Istria. 3) Trattato di Trianon con l’UngheriaUngheria indipendente 4) Trattato di Sevres (1920) con la TurchiaFrancia prende Siria, Inghilterra prende Mosul, Palestina e Mesopotamia, Bosforo e Dardanelli, Armenia repubblica autonoma. Gli arabi saranno totalmente insoddisfatti delle condizioni di pace come lo furono degli esiti degli accordi Sykes-Picot del 1916 5) Trattato di Neully con la Bulgariache cedette la Tracia alla Grecia, la Dorugia alla Romania e la Macedonia ai serbo-croato-sloveni, perse anche lo sbocco sul Mar Egeo 6) La precedente pace di Brest Litovsk che permette la nascita delle repubbliche di Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia prima domini russi. CAPITOLO V: LA RUSSIA E LA RIVOLUZIONE BOLSCEVICA (1917) Contesto la Russia aveva perso la guerra russo-giapponese Il Giappone era uscito dall’isolamento commerciale e territoriale e in brevissimo tempo si era imposto come gigante nel settore commerciale soprattutto in ambito tessile, siderurgico, infrastrutturaleinfrastrutture ferroviarie, navali; e in quello delle tecnologie delle comunicazionitelegrafo, telefono. Per queste ragioni comincia ad avviare una politica di espansione molto accanita contro Cina e Russia. La ragione della guerra con la Cina risiede nel tentativo di annettere la Corea che era Stato vassallo della Cina, il Giappone esce vincitore dalla guerra del 1894-95, annette la Corea e si fa cedere Taiwan. Il prossimo passo è muoversi contro l’occupazione russa in Manciuria. Il Giappone è sostenuto dall’Inghilterra che sempre temendo la penetrazione russa in India, base commerciale inglese, si allea con il Giappone nel 1902. La Russia rifiuta di riconoscere la Corea come zona d’influenza giapponese e si apre il conflitto. La Russia perde disastrosamente la guerra con il Giappone che causa la distruzione della base navale russa a PortArthur a colpi di siluro e la Russia è costretta a riconoscere il protettorato giapponese sulla Corea e cedere PortArthur nel 1905. Prima Rivoluzione russa (1905) il paese è indebolito e sfiduciato a seguito della sconfitta contro i giapponesi. La Russia cominciava ad industrializzarsi ma le campagne rimanevano molto arretrate rispetto alle città e inoltre a differenza degli altri paesi industrializzati non c’era ombra dell’insorgenza di associazioni di stampo social democratico, le condizioni dei pochi lavoratori nelle fabbriche erano pessime, i salari bassissimi e gli orari infiniti, non c’era alcuna forma di welfare, i lavoratori non avevano alcun diritto di sciopero o ferie. Di lì a poco la situazione cambia: già a fine 800 erano iniziate a circolare in Russia le idee di Marx ed Engels ragion per cui nel 1898 viene fondato a Minsk il primo partito social democratico russo che al suo interno prevedeva due correnti: quella di maggioranza (BOLSCEVICA) guidata da Lenin e quella di minoranza (MENSCEVICA) che premeva per una rivoluzione democratico-borghese. Il partito bolscevico seguiva il modello del “partito di quadri” ovvero un partito alla cui guida ci fosse una ristretta elite di uomini che svolgeva attività rivoluzionaria. La rivoluzione vera e propria avviene nel 1905 quando una folla di manifestanti si presenta sotto il Palazzo d’inverno di Nicola II chiedendo di convocare un’Assemblea costituente che apportasse migliorie in ambito lavorativo. La guardia reale reagisce sparando sulla folla e uccidendo molti manifestanti nella “domenica di sangue”. da questo momento cominciano agitazioni in tutto il paese, rivolte e scioperi, e nascono i primi Soviet (consigli eletti dagli operai, una sorta di sindacato russo), alla rivolta si legano anche le correnti nazionaliste nate nei paesi di dominio russo come l’Ucraina, la Finlandia o la Bielorussia. Ad ottobre avviene un episodio cardine: l’ammutinamento della corazzata Potemkin dopo la notizia della disfatta contro il Giappone. Con la situazione ormai fuori controllo gli apparati statali decidono di agire e istituiscono la Duma, un Parlamento eletto a suffragio indiretto che aveva pochissimi poteri poiché lo zar e i ministri mantengono la possibilità di veto (la Duma controllava solo i bilanci statali). Di lì a poco la Duma viene sciolta e lo zar ricomincia le persecuzioni violente contro i rivoluzionari. La prima rivoluzione si risolve in un nulla di fatto: viene varata una riforma agraria nel 1906 che prevede lo smantellamento dei mir (le comunità rurali) e favorisce la formazione di proprietà private avvantaggiando solo i kulakiin sostanza i latifondisti russi che aumentano la povertà dei contadini e i conseguenti conflitti sociali. Seconda Rivoluzione russa (1917) La Russia entra in guerra a fianco dei paesi dell’Intesa (Inghilterra e Francia) ma crolla proprio a fine conflitto in un tentativo di bucare la linea tedesca in Galizia contro la Germania, a causa degli squilibri interni al paese dovuti alla Rivoluzione, dovendo quindi accettare le pesanti condizioni imposte dalla pace di Brest-Litovsk del 1918 che prevedeva la perdita di Finlandia, Lituania, Lettonia ed Estonia. Le perdite militari erano state ingenti, i contadini e gli operai continuavano a non vedersi riconosciuta alcuna forma di tutela sociale e inoltre costretti a partire per la guerra avevano arrestato il ciclo produttivo del paese. Nelle città mancavano viveri e combustibile e ciò porta all’insurrezione di scioperi a San Pietroburgo (rinominata Pietrogrado) nel marzo del 1917. PRIMA FASE: GOVERNO PROVVISORIO LIBERALE E TENSIONI CON IL SOVIET DI PIETROGRADO Gli operai insorgono a Pietrogrado e viene ammutinato dallo stesso esercito il tentativo di repressione delle rivolte. Lo zar a questo punto si trovo esautorato dei suoi poteri e i partiti liberali ne chiedono la deposizione. Si riesce a deporre lo zar, crolla la dinastia dei Romanov, i cui membri vengono arrestati in massa e viene istituito un PRIMO GOVERNO PROVVISORIO di liberali, di ottobristi (chi aveva appoggiato la prima rivoluzione) e di KDP di ispirazione borghese democratica (in pratica i membri della Duma), con alcune frange di socialisti rivoluzionari come Kerenskij (bolscevico) prima Ministro della Giustizia e in seguito Ministro della Guerra. Cosa vuole fare il primo governo provvisorio? 1)avviare una fase politica liberal-parlamentare 2)continuare la guerra con la Germania A Pietrogrado nasce uno dei Soviet più importanti costituito da bolscevichi, menscevichi e socialisti rivoluzionari che diventa un organo politico parallelo al governo costituito da contadini e operai. La presenza del Soviet di Pietrogrado e del governo liberale porta in realtà ad ulteriori fratture politiche riguardo LA RIFORMA AGRARIA (a cui era favorevole il Soviet e contrario il governo sostenuto dai kulaki), E LA CONTINUAZIONE DELLA GUERRA (a cui il Soviet in larga maggioranza si opponeva). Aprile 1917 Lenin torna dall’esilio e si rimette alla guida de bolscevichi diffondendo un documento noto come TESI DI APRILE, che si discostava dall’ideale marxista parlando di come la rivoluzione fosse possibile in primis nei paesi arretrati e non in quelli industrializzati come ritenuto dal teorico del manifesto del partito comunista. Nelle Tesi, Lenin afferma che la Russia sta attraversando la fase intermedia della rivoluzione, che conferisce potere alla borghesia, affinché in breve tempo prenda il potere il proletariato. Lenin proponeva di cessare il conflitto con la Germania e di abolire la proprietà privata in ambito agrarioREPUBBLICA DI SOVIET. La popolazione è favorevole al programma del Soviet e delle Tesi di Aprile di Lenin e ciò causa un allontanamento del partito di Lenin e gli altri gruppi socialisti che entrano a far parte del SECONDO GOVERNO PROVVISORIO, dal quale si allontanano i bolscevichi sostenitori della rivoluzione contadina e della necessità di una riforma agraria adeguata. Nel frattempo la Russia perde in Galizia e si avvia al termine la sua partecipazione al primo conflitto mondiale e con essa l’ammutinamento diffuso di molti soldati, in quello stesso momento i bolscevichi del Soviet di Pietrogrado insorgono tentando un colpo di Stato per prendere il potere e rovesciare il governo liberal parlamentare dal quale erano sempre più distanti. Il tentativo fallisce e molti scappano, Lenin compreso. Di lì a poco Kerenskij diventa capo del secondo governo provvisorio ma deve fronteggiare il tentativo di una marcia su Pietrogardo da parte dell’esercito che ritenta il colpo di Stato, sta volta sventato dai bolscevichi del Soviet. Lenin, forte del potere acquisito dai bolscevichi nello sventare il colpo di Stato militare torna e si prepara alla seconda e più consistente parte della Rivoluzione. SECONDA FASE: LA PRESA DI POTERE DEI BOLSCEVICHI I bolscevichi di Lenin progettano di rovesciare il governo Kerenskij e prendere il potere con un’azione militare. NON TUTTI I BOLSCEVICHI SONO FAVOREVOLI, temono che l’insurrezione proletaria sia troppo risoluta, tuttavia Lenin può contare sull’appoggio di STALIN e TROKIJ, leader del Soviet di Pietrorado. L’insurrezione avviene nei primi di Novembre, Ottobre secondo il calendario giuliano diffuso in russia fino alla fine della rivoluzione. Operai, soldati e marinai occupano punti strategici nella città e prendono d’assalto il Palazzo d’Inverno sede del governo Kerenskij che è costretto all’esilio. Il 25 Ottobre (sempre secondo il calendario giuliano) si riunisce il congresso panrusso di tutti i soviet e viene formato il nuovo governo bolscevico, i bolscevichi vengono nominati CONSIGLIO DEI COMMISSARI DEL POPOLO, Lenin è capo del nuovo governo e al suo interno è affiancato da Stalin e Trokij. Il governo bolscevico di Lenin promulga 3 decreti: 1) decreto per la pace immediata senza annessioni e contribuzioni 2) nazionalizzazione delle terre: la maggior parte vengono ridistribuite dai Soviet di villaggio ai contadini e solo una minima parte va allo Stato 3) decreto per il controllo operaio delle fabbriche e per l’autodeterminazione dei popoli dell’ex impero russo. I moderati del precedente governo prendono totalmente le distanze dai bolscevichi e contano sulla convocazione alle urne prevista il mese successivo già dal governo Kerenskij, durante la quale i bolscevichi ottengono pochissimi seggi. Lenin non è però disposto a rinunciare al potere appena conquistato, e sulla base che la rivoluzione bolscevica sia stato il modo meno doloroso per assicurare il passaggio al socialismo viene immediatamente sciolta l’Assemblea Costituente dal Congresso Panrusso dei Soviet e la rivoluzione di Lenin assume un’importanza fondamentale come unico modo pacifico di fondare uno stato interamente socialista e come simbolo della sovversione dell’ex regime zarista. Hobsbawn la considera il momento di vero inizio del Secolo Breve, la cui fine sarà nel 1991 (ammaino della bandiera dell’Ex Jugoslavia sul Cremlino). Trokij era sostanzialmente un comunista liberale, era contrario alla politica economica di Stalin, proponendone una più lenta che tenesse conto delle esigenze dei proletari e criticava aspramente la dipendenza del partito comunista dal governo centrale e l’esasperazione del potere del segretario generale, sostenendo che questa relazione limitasse l’attività del partito consistentemente. Stalin sempre più potente non ritratta sulle sue posizioni e anzi dà vita ad una severa e consistente espulsione di massa dei suoi oppositori dal partito, a cominciare da Trokij espulso nel 1929 anche dall’Urss. Gli alleati di Lenin in un primo momento anche suoi alleati verranno tutti espulsi a causa delle critiche soprattutto alla politica economica di Stalin che prevedeva l’eliminazione della NEP. Nel giro di pochi anni tutti gli oppositori politici di Stalin verranno giustiziati (purghe staliniane). Stalin ormai all’apice del potere e costruitosi un entourage di alleati nell’Urss e nel partito comunista prende pieni poteri e afferma la sua politica costituita dall’abrogazione delle leggi sui diritti civili proposte da Lenin e dell’affermazione della politica industriale a tappe forzate basata sui PIANI QUINQUENNALI (il primo dal 1928 al ’33) che non migliora assolutamente le condizioni di vita dei contadini e delle campagne. Si diffonde anche quella che è la “teoria del complotto” secondo la quale qualsiasi forma di opposizione alle idee staliniane fosse da considerare alla stregua delle idee di borghesi e democratici e quindi da eliminare e punire. ARTE: AVANGUARDIE Futurismo, Costruttivismo, Suprematismodedicano molte opere alla rivoluzione e Lenin, sotto Trockij l’arte è culturalmente viva, Stalin reprime tutte le avanguardie. Spicca nel contesto degli anni Venti la figura di Majakovskij, poeta, letterato, commediografo fuori dai canoni che produce numerosi manifesti politici. Tra il 1917 e il ’23 si diffonde il movimento DELLA CULTURA PROLETARIA, guidato da Bogdanov, avverso alla cultura borghese e a favore di una produzione culturale proletaria. Inizialmente il movimento fu sostenuto da Lenin ma poi avversato da egli stesso e quindi abolito. Si diffonde anche l’astrattismo geometrico con significato politico (celebre l’opera di El Lissitzky, pittore, “batti i bianchi con il cuneo rosso” con chiaro riferimento alla guerra civile). Il cinema è il mezzo artistico più sostenuto da Lenin per le sue potenzialità propagandistichecortometraggi o documentari a tema rivoluzionario chiaramente comprensibili anche agli analfabeti. Il cinema sovietico diventa celebre a livello internazionale grazie ad Ejzensteingrandi temi sociali (prima e seconda rivoluzione russa, guerra civile) con attori non professionisti. Lo stalinismo porta alla repressione totale delle avanguardie e all’avvaloramento della tesi che il realismo socialista fosse l’unico vero metodo letterariotesi sostenuta anche da Lukacs. Ciò porta ad una migrazione degli artisti sovietici e alla morte di alcuni (Majakovski, poeta della rivoluzione, morto suicida). CAPITOLO VI: LE CONSEGUENZE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE IN EUROPA, MEDIO ORIENTE E STATI UNITI (gli stati uniti stanno al cap VIII ma li metto qua per fare un quadro generale più completo) Gli anni che seguirono il primo conflitto mondiale furono un periodo di profonda crisi sotto tutti i punti di vista, economico, sociale e politico. I sopravvissuti si interrogano sulle sofferenze prodotte dal conflitto e sulla loro inutilità considerando che di fatto la prima guerra mondiale non portò altro se non morte e devastazione senza risolvere alcuna tensione geopolitica tra le potenze e anzi esacerbando il conflitto tra gli stati e ponendo le basi per le future guerre del novecento. Dal punto di vista sociale tuttavia dopo l’esperienza delle trincee aumenta la partecipazione dei cittadini alle battaglie per i diritti civili e l’uomo comincia a sentirsi più parte della società. La conseguenza è una massificazione politica che porta ad un aumento del suffragio universale, in alcuni paesi tra i più sviluppati anche le donne saranno ammesse al voto già dagli anni precedenti il conflitto, dopo di esso aumenta ancora di più il numero di cittadini e cittadine che godono di diritto di voto. Dal punto di vista economico la crisi dilaga: le campagne si sono svuotate a seguito della guerra e l’industria più sviluppata è quella pesante che produce però materiali non riconvertibili, ragion per cui gli stati si trovano ad avere un buco nel settore produttivo che genera una richiesta di capitali provenienti dall’estero, soprattutto dagli USA, principali finanziatori di Gran Bretagna e Francia durante il conflitto. La crisi economica genera disoccupazione e aumento dell’inflazione cosa che porta ad un aumento del prezzo di vita medio. La povertà dilagante in Europa porterà allo scoppio di proteste e insurrezioni. La Gran Bretagna nel primo dopoguerra perde così il primato di potenza economica mondiale, che già era calato agli inizi del 1914 quando la Germania si preparava ad entrare in guerra e aumentava a dismisura la sua produzione economica. I nuovi signori dell’economia mondiale sono gli Stati Uniti e il Giappone, soprattutto i primi strappano il ruolo di nazione produttivamente e geopoliticamente egemone a livello mondiale. Dopoguerra per il fronte dell’Intesa: Gran Bretagna, Francia, USA (parte sugli USA corrispondente al capitolo VIII) Dopoguerra in Gran Bretagna La Gran Bretagna fu la nazione più devastata dalla fine della guerra. Come la Francia visse fasi di conflittualità sociale ma senza insurrezioni vere e proprie (sul modello della guerra civile russa). La Gran Bretagna è la nazione che più guadagna con gli accordi di Parigi (prende sotto il suo dominio una fetta estremamente consistente dei territori dell’ex impero ottomano, comprensivi dello Stretto dei Dardanelli, l Mesopotamia, il Mosul e gli altri territori strappati agli arabi dagli accordi di Sykes-Picot del 1916) tuttavia l’economia del paese risente tantissimo della guerra in ragione soprattutto della sostituzione del carbone con l’industria elettrica e del petrolio già avviata a metà 800. Politicamente fino al 1929 governano i conservatori che perseguono una politica economica fatta di austerità finanziaria che non migliora nulla se non agli scioperi dei minatori del 1926 (repressi dopo 7 mesi senza alcun risultato). I conservatori vengono scalzati dai laburisti solo nel 1924. Tuttavia l’inserimento in politica dei laburisti ne fa gli unici e veri avversari dei conservatori al posto dei liberali. Questione irlandese Un altro problema sorto in politica interna inglese è il prosieguo della questione irlandese che si riacutizza dopo la guerra anche in ragione del fatto che l’Home Rule del 1911 approvato da Gladstone non verrà mai ratificato per colpa dello scoppio del conflitto. Il partito nazionalista di Sinn Fein è quello che induce alle sollevazioni a Dublino, insurrezioni represse nel sangue nel 1916. In modo del tutto arbitrario e autonomo nel 1918 viene proclamata l’Assemblea d’Irlanda dagli indipendentisti che non viene riconosciuta dagli inglesi, ciò provoca le conseguenti azioni terroristiche dell’IRA (Irish Republican Army), ala di guerriglia militare dei nazionalisti di Sinn Fein. Ciò porta Lloyd George, il primo ministro inglese a riconoscere nel 1921 due stati: l’Irlanda del Sud con capitale Dublinostato cattolico all’interno dell’impero britannico e soggetto alla monarchia e l’Irlanda del NordUlster, protestante, parte della Gran Bretagna ma con un Parlamento autonomo. La soluzione non è gradita ai nazionalisti che spingono per il riconoscimento della piena indipedenza irlandese, che si realizza nel 1937. I dominions e il Commonwealth of Nations Sempre nel dopoguerra inizia un nuova ondata di movimenti, quelli nati nei paesi colonizzati dalla Gran Bretagna che iniziano a chiedere l’indipendenza, il cosiddetto “contro colonialismo”. Già durante il conflitto in Inghilterra si parlava di riconoscere autonomia alle colonie, facendone protettorati inglesi, ragion per cui si arriva nel 1926 alla creazione del Commonwealth of Nations, un grande protettorato costituito da comunità autonome ma associate alla corona inglese. Il primo atto è lo Statuto di Westminister del 1931 con il quale si concede indipendenza alle colonie autonome già da prima del conflitto mondiale: Canada, Terranova, Australia, Nuova Zelanda , Australia e Unione Sudafricana+ la neonata Irlanda del Sud. Dopoguerra in Francia Il dopoguerra in Francia è più morbido che in Inghilterra: la Francia non risente particolarmente della crisi economica, anche se ovviamente aumentano gli oneri dello stato per risanare totalmente il bilancio (compiuto solo nel 1926). La Francia del primo dopoguerra vive una fase paradossale di boom economico fino alla crisi del 1929. Se l’economia è in crescita tuttavia c’è instabilità politica. La Francia vede in questo periodo la nascita dei partiti socialisti e del PCF (partito comunista francese) che aderisce anche alla Terza Internazionale di Lenin del 1919. I governi del dopoguerra sono governi di moderati, presieduti da Poincaré che riesce a risanare il bilancio statale durante il suo mandato. Dopoguerra negli USA Gli Stati Uniti vivono un dopoguerra atipico: la società americana vivrà il primo boom economico della storia nel primo decennio dopo la prima guerra mondiale, fino al crollo di Wall Street nel 1929. L’America non fu esente tuttavia dalle mobilitazioni operaie dei sindacati che scioperavano chiedendo la riduzione della giornata lavorativa a 8 ore e un aumento dei salari per gli operai, tuttavia non ci saranno rivoluzioni cardine come ciò che avvenne in Russia, Europa orientale o Medio Oriente anzi gli americani temevano la minaccia bolscevica, la cosiddetta “red scare”, l’unica forma di comunismo americano fu la nascita del Partito comunista americano nel 1919, contro il quale venne sempre adottata una politica fortemente repressiva dai successori repubblicani di Wilson, morto in quegli anni. Harding e i successivi due mandati furono tutti repubblicani, i democratici infatti perdevano consensi alla luce della politica isolazionista proposta dai repubblicani che rifiutavano la ratifica del trattato di Versailles e l’entrata degli USA nella Società Delle Nazioni di Wilson. Gli Stati Uniti erano economicamente potentissimi, perseguendo una politica economica profondamente liberista, non statalizzando i commerci come nelle repubbliche socialiste. Il risultato fu che essi cominciarono a fornire sostegno ad alcuni stati europei, come la Germania (piano Dawes e Piano Young) per garantire la ripresa economica a livello internazionale, inoltre altro punto focale della politica americana sarà l’imposizione di forti dazi protezionistici sulle merci e forti limitazioni sul flusso migratorio. A livello politico ci saranno varie conquiste riguardanti il diritto di voto alle donne e l’emancipazione femminile nel primo dopoguerra, a partire dal 1920 (anno della vittoria di Harding alle elezioni). Caratteristica degli anni 20 americani è il proibizionismo, ovvero la tendenza a vietare la fabbricazione e l’importazione di alcolici, cosa che porterà ad una fortissima attività criminale da parte dei gangster, il più conosciuto Al Capone a Chicago. Il liberismo economico americano favorirà i grandi industriali (a discapito degli agricoltori) e porterà alla piena realizzazione del sistema taylorisico-fordistico dell’iper produzione e alla massificazione delle produzioni, dei commerci e delle vendite, simbolo degli anni venti in america è infatti l’automobile, divenuta ormai un bene di massa, assieme alla costruzione dei grandi magazzini. Europa Centro-orientale L’area balcanica, Europa centro-orientale, è quella che esce maggiormente modificata a livello territoriale e politico dalla prima guerra mondiale. Il crollo dell’impero austro-ungarico, con la conseguente divisione tra i due stati, sanciva la fine di una situazione durata decenni che subisce fortissime modificazioni anche a seguito dell’insorgenza dei movimenti nazionalisti e della nascita delle prime repubbliche socialiste sulla scia di quanto successo alla Russia di Lenin. Austria e Ungheria sono due paesi distinti, non più afferenti ad una stessa corona. Si è già parlato di quanto i paesi che affluivano sotto la sfera politica dell’impero vedessero al loro interno una fortissima componente di minoranze etniche: in Cecoslovacchia (prima sotto amministrazione austriaca) erano presenti cechi, tedeschi, slovacchi, ungheresi e ucraini; in Polonia oltre ai polacchi vi erano ucraini, russi, bielorussi, ebrei e tedeschi; in Sud Tirolo (area Italiana) era fortissima la componente tedesca della popolazione; in Venezia Giulia forte la componente slava. Più grave ancora era la situazione della Serbia (ex amministrazione austriaca assieme all’Erzegovina) che era ormai divenuta Regno dei serbo-croato-sloveni e che nel 1929 prenderà il nome di Jugoslavia, che si vede un aumento esagerato della popolazione appartenente ad una mole di gruppi diversi sia per origine storica che per credo religioso (albanesi, ungheresi, rumeni, serbi ortodossi, sloveni cattolici, bosniaci musulmani) dovendo compiere un’opera di integrazione culturale difficilissima. I paesi dell’Europa orientale oltre ai problemi interni dettati dalla ridefinizione dei confini dopo la conferenza di Parigi devono affrontare anche quelli con l’esternoes. l’Italia che provava a rivendicare il possesso di Istria e Dalmazia. Dall’inizio della Terza Internazionale nel 1919 alcune di queste aree si proclamano repubbliche socialiste e inizia il cosiddetto BIENNIO ROSSO, locuzione usata per definire le agitazioni diffuse in tutta l’area europea centro-orientale che si avvicinava al comunismo con scarsi risultati permanenti e che dava vita a rivolte e insurrezioni, dettate anche dalle condizioni economiche pessime dei paesi in questione, ragion per cui la maggior parte delle neonate o fallimentari repubbliche socialiste dell’Europa centro-orientale saranno soggette a regimi dittatoriali. L’Austria Crisi politica meno forte che in Germania e Ungheria. Si alternavano due correnti: 1)spd (socialdemocrazia tedesca) che chiedeva l’unione con la Germania (vietata dal trattato di Saint Germain) e particolarmente forte a Vienna 2)il partito cristiano sociale che riscuoteva consensi tra i contadini. La sinistra austriaca è praticamente l’unico partito socialista in Europa che non subirà scissioni interne: presentano un programma riformista (basato sempre sull’attenzione all’area proletaria) e si alleano nel 1919 con i cristiani-sociali formando un governo di coalizione, che cade al momento della vittoria del partito cristiano nel 1920 che si allea a sua volta con la destra (incapaci di affrontare la crisi finanziaria e le insurrezioni che culminano nella Rivolta di Vienna del 1927). A seguito di questi eventi il potere politico ricade nelle mani degli esponenti dell’emergente partito nazionalista che riesce anche a varare una riforma di stampo autoritario e accentratore. L’Ungheria Crisi politica maggiore che in Austria. Il governo è di coalizione tra socialdemocratici e liberaldemocratici affiancato da una forte componente comunista che dà vita a dei consigli operai simili ai Soviet e nel 1919 proclama l’Ungheria Repubblica sovietica ungherese, governo abbattuto dall’irruzione dell’esercito rumeno che aveva ambizioni espansionistiche in Ungheria e che la conquista proclamando nuovamente la monarchia e instaurando un regime dittatoriale nel 1931. La Germania Già prima dell’armistizio di Rethondes la situazione politica in Germania era precaria e sull’orlo di una rivoluzione. A fine ottobre 1918 si ammutinano i marinai della flotta di Kiel, rifiutandosi di attaccare le navi inglesi e chiedono la deposizione dell’imperatore di Baviera Ludovico III, dando contemporaneamente vita a vari consigli di operai e marinai in tutto il paese sul modello dei Soviet. L’imperatore di Baviera è così costretto ad abdicare non riuscendo a contenere le agitazioni e rifugiarsi in Olanda. Nasce dai gruppi insurrezionali la Repubblica democratica sociale della Baviera ma anche in altre aree come Berlino continuano le insurrezioni dei socialdemocratici. La situazione porta alla nascita di un governo socialdemocratico presieduto dal Consiglio dei Commissari del popolo con a capo Ebert e composto da socialisti indipendenti dell’uspd (partito socialdemocratico indipendente). Contrario al governo socialdemocratico di Ebert era l’ala minoritaria ma estremista di sinistra del movimento operaio tedesco, LA LEGA DI SPARTACO (fondata nel 1916 da Liebknecht e Rosa Luxemburg), che predicava la rivoluzione socialista e la risoluzione governativa in comunismo come in Russia. La Lega di Spartaco diventa infatti nel 1918 KPD (partito comunista tedesco). Ebert è quindi a capo di un partito semi democratico ma socialista che chiede l’istituzione di un’Assemblea Costituente, cosa non supportata dai comunisti del kpd che chiedevano la rivoluzione del proletariato. La Germania quindi si trova in una situazione molto simile a quella della Russia bolscevica, durante l’ultima fase del conflitto mondiale e quella immediatamente successiva: stremata dalla fame, dalla guerra estera e da quella quasi civile interna la Germania inizia a capitolare. Ebert è l’autore della firma dell’armistizio di Rethondes, sul quale la popolazione aveva opinioni non propriamente favorevoli (si pensava che la Germania avrebbe potuto vincere la guerra se non si fosse arresa), opinione maggiormente suffragata a seguito delle condizioni durissime imposte dalla Francia con il Trattato di Versailles. Ciò portò ad una situazione drastica in Germania con i comunisti del kpd e i socialisti indipendenti che insorgono a Berlino, rivolta repressa duramente dal governo Ebert a colpi di fucile, durante la quale muoiono anche Rosa Luxemburg e Liebknecht. I socialdemocratici tedeschi vengono maggiormente ostracizzati con la Terza Internazionale, tacciati di essere nemici del comunismo come i borghesi e i democratici. La Repubblica di Weimar e la nascita del partito di Hitler Nel 1919 iniziano i lavori dell’Assemblea Costituente eletta a suffragio universale maschile e femminile per formare un governo repubblicano dopo le agitazioni dei mesi precedenti e per risanare il Reich dall’uscente tragica situazione della guerra mondiale e civile. I lavori si svolgono a Weimar in Turingia e nel 1919 viene proclamata la Costituzione di Weimar o Costituzione della Repubblica federale tedesca (che non verrà abrogata nemmeno durante il secondo conflitto mondiale). Il governo neonato è un governo di coalizione presieduto da Ebert e costituito in larga parte da socialdemocratici. Strutturademocrazia parlamentare aperta, a capo dello stato c’era il presidente eletto a suffragio universale che aveva in mano l’esecutivo affiancato da un cancelliere e dal governo. Il Presidente era anche a capo dell’esercito, incaricava il cancelliere di formare il nuovo governo e poteva sciogliere il Parlamento. Il Parlamento era eletto a suffragio universale ogni 4 anni. La Germania diventava uno stato federale composto da 17 Lander. La Repubblica di Weimar era di stampo socialdemocratico e liberale, garantiva la parità a tutti i cittadini (del Reich e del Land), non ammetteva forme di censura e i singoli Land avevano ampia autonomia governativa. Tuttavia per gli stessi motivi legati all’inizio delle insurrezioni i socialdemocratici erano invisi nello specifico ai nascenti partiti nazionalsocialisti che creavano disordini frequenti nella Repubblica. Nel 1919 a Monaco emerge la NSDAP (partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi) il cui leader era Adolf Hilter che conferisce al partito tratti razzisti e pangermanisti. Il partito di Hilter si appoggia immediatamente ad un organo paramilitare, le Squadre d’Assalto e fa largo uso di violenza. Il programma dell’NSDAP era basato sulla ribellione alle condizioni dei trattati di pace di Versailles e di Saint Germain, la costituzione di una GRANDE GERMANIA che riunisse tutte le popolazioni tedesche del centro-europa e l’ostracismo degli individui non di sangue tedesco impossibilitati a svolgere impieghi e cariche pubbliche, esclusi dal suffragio, con particolare riferimento agli ebrei. L’NSDAP riscuote consensi sempre maggiori a causa dell’inettitudine del governo socialdemocratico nel tentativo di gestire la nazione all’indomani della stipula dei patti di Versailles e Saint Germain, soprattutto quando viene reso noto l’ammontare delle spese di riparazione dovute ai danni provocati dalla Germania in guerra: 132 miliardi di marchi da versare in 42 rate. L’obiettivo delle potenze dell’Intesa, prime fra tutte Inghilterra e Francia era quella di privare così la Germania del primato economico che si era costruita durante la rivoluzione industriale. Per questo motivo Francia e Belgio occupano la Ruhr nel 1923, che da sola costituiva i 2/3 del fabbisogno nazionale di carbone e acciaio da destinare all’industria pesante del paese. Gli operai sotto ordine del governo dichiarano lo sciopero passivo per non mettersi al servizio degli occupatori, tuttavia la resistenza getta la Germania in una crisi produttiva senza precedenti nonché ad un aumento spaventoso dell’inflazione (il governo stampava carta moneta per finanziare gli operai dello sciopero) , il risultato è che il denaro svalutato provoca una crisi del ceto medio e permette invece ai grandi industriali di arricchirsi (con la nuova carta moneta stampata risanano i debiti con le banche). In questo clima i nazionalisti e i comunisti riscuotono sempre maggiori consensi. La Germania esce dalla crisi grazie alle manovre di Stresemann, nuovo cancelliere che introduce una nuova moneta costituita dalle garanzie di patrimonio agricolo del paese, sospende la resistenza passiva nella Ruhr e mantiene un equilibrio tra i partiti estremisti impedendo il colpo di Stato tentato da Hitler. Nel 1924 grazie al Piano Dawes la Germania ritrova uno spiraglio di serenità economica, affidandosi agli Stati Uniti che diventano non solo finanziatori del paese con prestiti a lunga scadenza ma riescono a far diluire le rate dei debiti di guerra alla Germania nel tempo. Il governo tedesco si riappropria della Ruhr. Stresemann, divenuto ministro degli esteri nel 1923 decide di instaurare una linea politica di avvicinamento con le potenze vincitrici della prima guerra mondiale e firma con Francia e Belgio il Trattato di Locarno nel 1925 che prevedeva il rispettivo riconoscimento delle frontiere. Hitler uscito di carcere nel 1924 ritorna in politica ricominciando a riscuotere sempre maggior successo, soprattutto dopo la morte di Ebert nel 1925 con il neonato governo Hidenburg. L’NSDAP diventa uno strumento di controllo politico e si dota di squadre di difesa, le SS. Arte nella Repubblica di Weimar Nuova oggettivitàcorrente dell’espressionismo CinemaLang (Metropolis); Wiene (Il gabinetto del Dottor Caligari); Murnau (Nosferatu) TeatroBrechtteatro epico”opera da tre soldi” FilosofiaScuola di FrancoforteAdorno e Marcusenuove teorie sul marxismo aperto alla psicanalisi e all’apporto di altre correnti culturali LettraturaMann (i Buddenbrock, La montagna incantata); Remarque (Niente di nuovo sul fronte occidentale) ArchitetturaGropius (scuola del Bauhaus) Il biennio rosso in Italia e le sorti di Fiume Nel 1919 Nitti ratifica una riforma elettorale che fa passare l’Italia dal sistema del collegio uninominale a quello proporzionale. Con il sistema proporzionale i partiti presentavano le proprie liste di candidati nei collegi elettorali sparsi sul territorio nazionale e ottenevano i seggi in numero proporzionale ai voti ottenuti da ciascuna lista nel collegio, prima invece veniva eletto il candidato che all’interno del collegio aveva ottenuto il maggior numero di voti poiché gli elettori non votavano la lista ma il singolo candidato. Questo sistema favorisce i partiti di massa con un ampio elettorato, i più votati alle elezioni del 1919 basate sul sistema proporzionali furono il PSI e il PPI. I partiti liberali ottennero pochissimi voti (l’elezione fu definita la Caporetto dei liberali) e un numero insignificante di voti lo ottenne il partito dei Fasci, che non riuscirono ad eleggere nessun deputato. La situazione politica italiana tuttavia è ingestibile a causa dell’incapacità dei deputati eletti di accordarsi sulle questioni economica e sindacale e di formare un governo di coalizione. Il sensibile aumento dell’inflazione dovuta alla crisi economica postbellica porta i contadini ad insorgere nel Centro-Nord, nello specifico nel triangolo industriale, nel Lazio e nelle Marche, occupando le terre incolte. Sulla scia degli scioperi dei braccianti nel 1920 iniziano quelli dei dipendenti pubblici. Gli anni del 1919-1920 prendono il nome di “biennio rosso italiano” sul modello delle mobilitazioni operaie e contadine a livello europeo e cominciano a far temere al governo una rivoluzione del proletariato sul modello di quella bolscevica. L’episodio più significativo della stagione degli scioperi è l’occupazione operaia delle fabbriche torinesi, genovesi e lombarde nel 1920, con gli operai che iniziano ad organizzarsi nei Consigli di Fabbrica, associazioni simili ai Soviet e iniziano anche a produrre per conto proprio. Il picco è lo sciopero di Torino, con il gruppo di “ordine nuovo” la rivista di Gramsci e Togliatti. I partiti di sinistra moderata, la CGDL e il PSI, non sostennero particolarmente la mobilitazione e anzi rifiutano di estendere lo sciopero ad altri stabilimenti. Giolitti, presidente del Consiglio nel 1920 dopo Nitti, anche sta volta attende che le acque si calmino senza mobilitare forze militari, e in realtà le proteste scemano alla fine del 1920 grazie alle trattative aperte dal governo con gli operai che sgomberano le fabbriche. Il governo Giolitti porrà fine anche all’annosa questione di Fiume. All’inizio viene firmato il TRATTATO DI RAPALLO con il quale l’Italia ottiene tutta l’Istria fino ai confini con le Alpi e la città di Zara, il resto dell Dalmazia viene avocato al regno dei sebo-croati-sloveni e Fiume è dichiarata regione libera e autonoma sotto il controllo della SDN. Giolitti esasperato a questo punto interviene militarmente e fa liberare Fiume dai legionari di D’Annunzio, nel 1924 Fiume diventa finalmente italiana con la sigla del Trattato di Roma. Nel 1921 nasce anche il PCDI (partito comunista d’Italia) che è una costola del PSI più in linea con i principi della Terza Internazionale e contraria ai riformisti, i comunisti italiani predicavano l’abbattimento del potere borghese e la costruzione dei consigli dei lavoratori. Il Partito Nazionale Fascista Alla fine del biennio rosso, il Movimento dei Fasci di Combattimento non è ancora un vero e proprio partito. Tuttavia sono numerose le mobilitazioni squadriste nei confronti degli scioperi operai del 1919-20, soprattutto in Pianura Padana, dove i grandi agrari sfruttavano la violenza degli squadristi contro i contadini che insorgevano man mano. Gli squadristi dei Fasci si scagliavano principalmente contro i comuni a maggioranza socialista, famoso è l’episodio tragico della ribellione della giunta di Bologna a seguito di una manifestazione fascista che ne voleva impedire l’insediamento. I socialisti bolognesi reagiscono sparando sulla folla e provocando feriti e morti. Da questo episodio il movimento dei fasci inizia a porsi come baluardo contro le lotte al comunismo e alle associazioni socialiste e operaie, negli anni a seguire gli episodi di violenza crescono sempre di più. Figure essenziali nella presa di potere del movimento sono i RAS, ovvero i capi squadristi. I fasci venivano appoggiati dalle amministrazioni locali ma anche dal governo giolittiano che li riteneva uno strumento adatto a combattere le mobilitazioni operaie e contadine, Giolitti era fermamente convinto che la violenza fosse solo una fase del movimento e che pian piano con la situazione degli scioperi scemata i fasci potessero essere riportati nell’alveo del sistema politico liberale. A questo proposito Giolitti nel 1921 sciolse le Camere e indisse nuove elezioni tentando una manovra per sottrarre seggi al PSI e per arginare il problema del neonato PCDI: promosse la creazione di blocchi nazionali costituiti da liberali ma anche da fascisti, cosa che porto in Parlamento anche Mussolini. Mussolini dopo aver ottenuto il posto in Parlamento giunge ad un accordo con i ras per placare momentaneamente la violenza e fonda il PNFPARTITO NAZIONALE FASCISTA che con il passare degli anni ottenne sempre più iscritti giungendo a diventare un partito di massa. La marcia su Roma (1922) I governi che si susseguirono dopo Giolitti, dal 1921 al 1922 furono debolissimi e incapaci di contrastare lo squadrismo. I Fascisti devastavano sedi di giornali socialisti, case di antifascisti, sezioni di partito ecc… producendo feriti e morti a oltranza soprattutto nel Centro-Nord. Tuttavia sempre maggiore è il consenso nei loro confronti da parte degli industriali e di chiunque volesse contenere gli scioperi dei lavoratori. In politica quindi si cerca di trovare una soluzione che potesse indurre ad un contenimento degli squadristi e a restaurare l’autorità statale. Il PPI cercava di inglobare i consensi di chiunque fosse antifascista, anche i partiti orientati a destra, mentre nel PSI avveniva l’espulsione della corrente riformista moderata di Turati, Treves e Matteotti, il PCDI era fortemente indirizzato a costituire un fronte comune antifascista, mentre i liberali continuavano a ripetere che fosse necessario far entrare i fascisti in politica per poterli egemonizzare. Il papa, Pio XI paradossalmente non vedeva negativamente i fascisti. Il tutto precipita nel 1922: i fascisti reprimono duramente una manifestazione antifascista promossa dalle organizzazioni sindacali e decidono di agire più rapidamente per ottenere il potere. Mussolini incarica un quadrumvirato composto dal segretario del PNF e tre ras di elaborare un piano per marciare e occupare Roma. La mattina del 28 ottobre del 1922 i fascisti si presentano nei pressi di Roma in attesa dell’ordine di marciare sulla capitale. Vittorio Emanuele III, nonostante le preoccupazioni espresse dal governo per questa sorta di colpo di stato, e avendo precedentemente espresso la volontà di dover placare lo squadrismo si rifiuta di firmare l’atto con il quale si proclamava l’assedio della capitale. Il governo si scioglie e i fascisti salgono pienamente al governo guidati da Mussolini, che forma un governo di coalizione con le forze che avevano garantito l’ascesa del fascismo in politica (liberali, membri del governo favorevoli agli squadristi, nazionalisti, alcuni democratici e personaggi come Diaz, il generale della vittoria di Vittorio Veneto. Tra i pochi ad esprimere la totale separazione dal movimento fascista in modo plateale e la pericolosità di quanto avvenuto ci fu Pietro Gobetti, ucciso dai fascisti per percosse dopo esser stato esiliato a Parigi. Struttura dello Stato fascista Organi paralleli al governo centrale: -Gran Consiglio del Fascismocomposto da ministri fascisti e membri della direzione del PNF -Milizia Volontaria per la sicurezza nazionalesostituisce le squadre fasciste Riforma elettorale del Gran Consiglio Fascista del 1923finalizzata a far ottenere ai fascisti il completo controllo del Parlamento reintroduce il sistema maggioritario con un premio di maggioranza per il partito che avesse ottenuto più voti (2/3 dei seggi). La legge venne ben accolta dalla maggioranza, Don Sturzo, capo del PPI, contrario, fu costretto a dimettersi e a espatriare a Londra per evitare ripercussioni su di lui. Vennero sciolte le Camere e si avviò un’elezione estremamente illegale: i fascisti formarono il LISTONE NAZIONALE a cui aderirono liberali, democratici e popolari. Alle elezioni del 1924 i fascisti ottennero il 65% dei voti senza far scattare il premio di maggioranza e elessero quasi 400 deputati in Parlamento. Alla riapertura della Camera, Matteotti, segretario del PSU, fece un discorso in cui accusò i fascisti di broglio elettorale chiedendo di far invalidare le elezioni. Il risultato fu che di lì a poco, il 10 giugno del 1924 Matteotti venne assassinato da 5 fascisti, con a capo Dumini, un ex ras, l’omicidio Matteotti venne ordinato dal PNF per il quale Dumini lavorava. Gli assassini vennero processati e condannati a 6 anni di carcere ma presto furono scarcerati per amnistia. L’omicidio Matteotti scandalizzò tanto l’opinione pubblica quanto molti sostenitori del fascismo che cominciarono a rendersi conto della pericolosità del partito, e si creò un’opposizione parlamentare guidata da Giovanni Amendola che prese il nome di Opposizione dell’Aventino, gli oppositori si ritirarono dai lavori in Parlamento dichiarando che sarebbero rientrati solo qualora Vittorio Emanuele III fosse intervenuto ripristinando la legalità, cosa che il re non fece. Il risultato fu che Mussolini ignorò l’opposizione aventiniana e fece aggredire Amendola nel 1925 a Montecatini per una seconda volta. Il politico morirà nel 1926 un anno dopo per il trauma riportato ai polmoni a seguito dell’aggressione. Da questo momento in poi iniziarono una serie di riforme, definite LEGGI FASCISTISSIME, intese a creare un sistema dittatoriale a partito unico: 1) il potere legislativo fu subordinato all’esecutivo 2) vennero istituiti i POTESTà come autorità di controllo locale nei comuni e i PRESIDI nelle province, di nomina reale 3) venne soppressa la libertà di stampa e dichiarato l’istituto della censura e del sequestro per chiunque fosse contrario al regime, vennero soppresse le organizzazioni e le associazioni sindacali non fasciste e le logge massoniche 4) pena di morte per attentati alla sicurezza statale, al capo del governo, al re 5) istituzione di un tribunale speciale per la difesa dello stato contro le cui sentenze non fosse possibile presentare ricorso per processare oppositori politici e antifascisti 6) nel 1927 viene istituita l’OVRA (polizia segreta speciale fascista) 7) nel 1928 venne varata la Legge sul Gran Consiglio che venne riconosciuto come organo in grado di deliberare sulla lista dei deputati e di esprimere parere su questioni di carattere costituzionale, sulla corona e sulla successione 8) riforma elettorale del 1928elezione di una camera composta da 400 deputati designati dal Gran Consiglio, agli elettori veniva presentata un’unica lista che potevano approvare o respingere I Patti Lateranensi (1929) Mussolini per completare l’opera di pieno potere e riconoscimento del PNF aveva bisogno del beneplacito della Santa Sede. Il papa eletto al soglio pontificio dell’epoca, Pio XI vedeva di buon grado i fascisti considerandoli un deterrente per la proliferazione delle lotte operaie e del comunismo. Inoltre Mussolini aveva risolto nel 1923 la crisi del Banco di Roma che era la banca del Vaticano. Quindi nel 1929 dopo un reciproco riconoscimento, vengono siglati da Mussolini e dal Papa i PATTI LATERANENSI, un documento contenente una convenzione, un concordato e un trattato. Con il trattato veniva riconosciuta l’indipendenza della Santa Sede e formalmente la NASCITA DELLA CITTà DEL VATICANO, la convenzione finanziaria garantiva un notevole compenso finanziario al Vaticano e infine il concordato stabiliva i rapporti tra Stato e Chiesa e garantiva che quest’ultima potesse esercitare a pieno titolo le sue funzioni spirituali e economica di deflazione con la quale la spesa statale è ridotta, ma con essa si riducono anche i sussidi ai disoccupati e i salari di chi ancora lavorava producendo ancora più disoccupazione e fame e conseguenti agitazioni e rivolte dovute all’odio generale per il malgoverno repubblicano (è ancora in vigore la Repubblica di Weimar). Nel 1931, in Sassonia si riunisce un gruppo costituito da oppositori della Repubblica, molto diversificato: magnati dell’industria, della proprietà terriera, della finanza ed esponenti dell’ambiente militare assieme a Hugenberg, magnate dei massmedia e membro del partito di destra moderata che fanno tutti fronte comune contro i repubblicani di Bruning e Hindenburg, espimendo il proprio consenso al programma politico della NSDAP. Hitler nel frattempo stringe sempre di più i rapporti con i ceti aristocratici, promulgando l’importanza della proprietà privata, e dell’industria capitalistica, assicurandosi così il loro favore. Nel 1932 la crisi raggiunge l’apice, e vengono indette le elezioni presidenziali, durante le quali Hindenburg viene rieletto ma Hitler guadagna il 36% dei consensi tra primo e secondo turno elettorale. Bruning si dimette dall’incarico di cancelliere e viene eletto Von Papen, esponente del partito di centro., con la NSDAP che continua a riscuotere successi politici. A questo punto l’intero governo è convinto dell’impossibilità di governare senza i nazisti, per questa ragione Hindenburg offre ad Hitler l’incarico di vicecancelliere, il quale rifiuta, mirando direttamente all’esecutivo. Un gruppo di esponenti dell’aristocrazia industriale chiede al presidente che l’esecutivo venga offerto ad Hitler, il quale rilancia offrendogli la carica di cancelliere del Reich. Nel 1933 Hitler accetta e sale come cancelliere, con Hindenburg all’esecutivo e Von Papen come vicecancelliere. Da Weimar al nazismo Il processo di passaggio da Repubblica a governo pienamente nazista in Germania è rapidissimo, a differenza dell’Italia, tutto si conclude pochi mesi dopo l’ascesa di Hitler al cancellierato. Per prima cosa Hitler convinse Hindenburg a sciogliere il Reichstag e a indire nuove elezioni, programmate per marzo del 1933. Goring, uno dei più stretti collaboratori di Hitler, avviò la riforma della polizia, epurandola da qualsiasi elemento sospetto e immettendovi uomini delle SS e delle SA, nasceva così la GESTAPO. Parallela è la costruzione di campi di concentramento ordinata da Goring per eliminare gli oppositori politici, il primo campo è quello di Dachau a Monaco. Una settimana prima delle elezioni di marzo, fine febbraio del ’33, viene incendiato il Reichstag, dell’incendio vengono accusati i comunisti che vengono perseguitati e massacrati, in realtà l’autore dell’incendio è Goring stesso che lo ha usato come pretesto per scongiurare il pericolo di una rivolta di sinistra. Vengono in seguito abrogati tutti gli articoli della Costituzione di Weimar sulla libertà di stampa, libera associazione, opinione nonché il ripristino della pena di morte per attentati al capo di stato, per incendi dolosi, per atti contrari al regime (uguale alle leggi fascistissime del 1926). Hitler estromette tutti i deputati comunisti in Parlamento e fa votare una legge che conferisca pieni poteri legislativi e costituzionali al governo, legge votata totalmente a caso dai democratici borghesi che ne pagheranno le conseguenze. Viene emanata sempre nella primavera del ’33 una legge per la riforma della burocrazia che prevede l’allontanamento dalle cariche amministrative di ebrei, oppositori politici e chiunque non risultasse di stirpe ariana o fosse stato assunto dopo il 1918 ma non fosse gradito al governo. Seguono le leggi per la sterilizzazione dei malati incurabili (depressione, deformati, epilettici, alcolisti, schizofrenici), che nella maggior parte dei casi vengono direttamente giustiziati. Vengono aboliti i Lander, che esistono solo formalmente ma non hanno più alcuna autonomia regionale e dipendono dal Reich, sciolte tutte le organizzazioni sindacali e aboliti tutti i partiti. La Germania all’inizio del 1934 era un paese a partito unico e esce dalla SDN. In seguito Hitler dà vita ad una epurazione della propria guardia: manterrà solo le SS, rivoltandosi contro le SA di Rohm che stavano diventando un organo parallelo, potenzialmente pericoloso perché in contrasto con l’esercito. Nel 1934 con il pretesto di un finto complotto ai danni del Fuhrer ordito dalle SA di Rohm, le SS di Himmler, spalla di Hitler, massacrano le SA nella “notte dei lunghi coltelli”. Nel 1934 muore Hindenburg e Hitler di autoproclama capo dell’esecutivo, cancelliere e presidente di tutta la Germania, proclamando il TERZO REICH. L’impresa primaria del nazismo non appena conquistato l’esecutivo è quella di epurare la società dagli UBERMENSCHEN, ovvero i subumani, quelle categorie di persone che per un motivo o per un altro non rientravano nella definizione di ariani o non potevano contribuire, minando in alcuni casi alla crescita della razza pura. In primis l’odio razziale fu rivolto agli ebrei, le persecuzioni iniziarono già ai tempi dell’elezione dell’NSDAP del 1930 ma si acuirono con la promulgazione delle Leggi di Norimberga del 1935, leggi sul sangue e sulla cittadinanza e che estromettevano dal territorio tedesco o da qualsiasi impiego pubblico chi fosse ebreo o avesse rapporti di qualunque tipo con ebrei, per questa ragione vennero anche proibiti i matrimoni misti e l’esercizio di moltissime professioni. L’episodio più grave che è il culmine della serie di divieti imposti agli ebrei avviene nel 1938 con la “notte dei cristalli”, una nottata di devastazione operata dalle SS contro la popolazione ebraica che vide distrutti esercizi commerciali, case, molti ebrei rimasero uccisi e un numero esagerato venne deportato. Il tutto nacque da un episodio di ribellione di un giovane ebreo che nel 1938 aveva ucciso un ufficiale della guardia tedesca. Accanto agli ebrei vennero perseguitati gli asociali (chiunque avesse problemi di relazione dovuti a malattie), chi perseguiva comportamenti devianti come le prostitute o gli omosessuali. La ragione della persecuzione degli omosessuali perpetrata da Himmler risiede in realtà nell’odio nei confronti di Rohm, il generale delle SA ucciso nel 1934 noto per il comportamento omosessuale. Tra le ragioni che spinsero la persecuzione ci fu anche quella che rendeva gli omosessuali incapaci di riprodurre figli sani e razzialmente puri, a questo proposito vennero incoraggiate quelle donne che ebbero relazioni extraconiugali con uomini puri, perseguendo il compito primario di procreare una stirpe ariana. Gli zingari furono altra categoria perseguitata poiché pur essendo ariani etnicamente erano in realtà meticci, quindi Hitler proseguì a deportarli in massa nei campi e i gemelli vennero affidati a Mengele per le sperimentazioni. Vennero varate anche leggi sull’impedimento dell’aborto e leggi per la sterilizzazione coatta di donne zingare o inseminate da uomini non ariani o portatori di malformazioni. L’impalcatura burocratica, ministeriale e giuridica dello stato nazista si completò rapidissimamente negli anni che vanno dal ’33 al ’36. Tutte le istituzioni della Germania repubblicana vennero pian piano nazificate, al ’33 risale la creazione dei ministeri della Cultura e per la Propaganda e l’Educazione del popolo tedesco, con a capo Goebbels, uno degli uomini più colti del regime, che nel ’33 fu anche l’autore del rogo dei libri la crociata operata ai danni dell’arte giudaico-bolscevica, durante il quale furono distrutti centinaia di volumi. Accanto a tale fenomeno si pose la migrazione di intellettuali tedeschi oppositori come Gropius, Einstein, Brecht, Mann, Toller. La guida delle SS passò da Goring a Himmler, capo della GESTAPO che unificò il comando di entrambe e pose l’organizzazione della polizia di regime in subordinazione alle SS. Goebbels era appunto anche ministro della propaganda nazista, che a differenza di quella fascista fu molto più articolata e fece uso larghissimo di mezzi d comunicazione come le radio. Anche la scuola fu nazificata: vennero introdotti l’insegnamento di “scienza della razza” e gli insegnanti ebrei furono costretti a lasciare il posto a causa della legge contro il sovraffollamento degli ebrei nelle scuole naziste. Anche la presenza di studenti ebrei era limitata all’1%. Cattolicesimo e nazismo Come successo nel caso dell’ascesa di Mussolini in politica, papa pio XI, vide positivamente in un primo momento il nazismo, considerandolo un baluardo di difesa anche in questo caso contro la minaccia bolscevica in Germania. Per l’appoggio che conferì a Hitler, la chiesa cattolica fu autorizzata a continuare le sue attività su territorio tedesco nonché la facoltà di assegnare le cattedre di teologia nelle università statali in Germania, privilegi sanciti da un Concordato nel 1933 nato per ricompensare la Santa Sede per l’autoscioglimento dei partiti cristiani di centro. Tuttavia il Concordato ebbe vita breve: il papa si mostrò fermamente contrario alla politica nazista già al momento della promulgazione della legge sulla sterilizzazione, contro la quale del 1937 pubblico l’enciclica “Con cocente dolore” con la quale si rammaricava delle misure contenitive di Hitler che si stavano ponendo in contrasto con l’ideale cattolico. Il tutto peggiorò quando arrivò la proposta di Rosenberg di una CHIESA DEL REICH, che avrebbe inglobato tutte le chiese cristiane e che avrebbe sostituito il culto della Bibbia con quello della lettura del Mein Kampf. I protestanti, che si erano schierati contro Weimar, furono anch’essi in un primo momento favorevoli al nazismo vedendo in esso e nell’NSDAP lo strumento per realizzare l’unificazione dei cristiani, ben presto i realtà l’altra ala del protestantesimo contraria alle politiche naziste fondò la chiesa confessante, che fu oggetto di persecuzione come anche le altre confessioni del cristianesimo diverse dalla cattolica (es. i testimoni di Geova). Politica economica Per comprendere come la Germania hitleriana sia uscita dalla crisi economica occorre ricordare che il programma caotico di Hitler ha attecchito fondamentalmente perché nel 1932 alla conferenza di Losanna la Germania era stata sollevata dall’intero pagamento dei debiti di guerra. A livello economico, Hitler, non aveva un programma preciso. L’unica cosa sulla quale premeva era il riarmo della Germania, che considerava la condizione essenziale per l’uscita dalla crisi economica. Il primo passo comunque fu eliminare ogni opposizione sindacale, con la legge del ’33 che fondava IL FRONTE TEDESCO DEL LAVORO, una nuova organizzazione comprendente tutti i gruppi di lavoratori divisi per settore come le corporazioni fasciste (industriali, contadini, operai, settore energia elettrica, datori di lavoro, impiegati). Il Fronte Tedesco del Lavoro non aveva funzioni sindacali poiché in realtà non esisteva più alcuna forma di libera contrattazione. Nel ’34 con un’altra legge le categorie economiche furono organizzate in sei settori all’interno della Camera Economica del Reich. Per quanto riguarda il potenziamento della Wermacht, Hitler introdusse la leva obbligatoria dal 1935, che introdusse un balzo in avanti nella spesa pubblica nonché ma anche una forte spinta sul piano industriale, con un conseguente aumento del PIL. Accanto a queste politiche Hitler introdusse anche la riduzione della settimana lavorativa nonché lo stanziamento di un fondo per le opere pubbliche che desse lavoro ai disoccupati (simile alla politica del New Deal di Roosevelt). A questo punto restava la riorganizzazione delle campagne. La politica economica agricola di Hitler assunse le caratteristiche di provvedimenti ruralisti, secondo il principio che la Germania dovesse la sua purezza di sangue al legame con la terra. Per questa ragione tra le politiche introdotte ci furono l’aumento dei dazi su alcuni prodotti agricoli, la sospensione dei debiti agli agricoltori e la creazione della Corporazione nazionale dell’alimentazione sotto l’egida della quale pose tutte le attività agricole. Inoltre venne introdotto il principio di ereditarietà di terreno per sangue, che eliminava le forme di successione del terreno in forma egualitaria per gli eredi imponendo che l’erede fosse uno solo, maschio e ritenuto il più adatto. Venne anche varato il piano quadriennale per l’industria del 1936. CAPITOLO X: GLI ANNI 30 IN EUROPA L’Italia dopo Wall Street Le conseguenze di Wall Street in Italia furono meno devastanti della Germania solo apparentemente. In primis, il crollo economico portò ad un triplo aumento della disoccupazione e alla contrazione del Il caos generato dall’impresa italiana innervosisce la SDN che lamenta la violenza e l’aggressione degli italiani nei confronti di un paese che è anch’esso membro della SDN e delibera sanzioni economiche nei confronti dell’Italia. Dall’intervento della SDN l’Italia passa a lamentarsi dei governi plutocratici della SDN stessa e di alcune nazioni come la Gran Bretagna in particolare, sentendosi vittimizzata. Le sanzioni emesse all’inizio della guerra vengono abolite nel 1936 ma hanno l’effetto di aumentare la propaganda nazionalista fascista, provocano la rottura dei rapporti con la Francia e l’avvicinamento dell’Italia alla Germania che non aveva aderito alle sanzioni della SDN e aveva anche approfittato della crisi etiopica per occupare la Renania smilitarizzata nel 1936. A questo punto l’intensificazione dei rapporti tra Italia e Germania porta alla stipula dell’Asse ROMA-BERLINO nel 1936, un accordo nel quale i due paesi si impegnavano a lottare contro il bolscevismo, l’Italia riconosce la legittimità degli interessi tedeschi in Austria e la Germania riconosce l’Etiopia come colonia italiana. Il primo effetto del patto sarà l’intervento congiunto delle due nazioni nella guerra civile spagnola e l’uscita dell’Italia dalla SDN nel 1937. Verso la dittatura in Italia Nel corso degli anni Trenta dopo la conquista etiope e l’intensificazione dei rapporti con la Germania hitleriana processo che porta l’Italia all’indomani della seconda guerra mondiale a diventare uno stato totalitario aumenta rapidamente in velocità. 3 secondo Emilio Gentile sono le tappe della totalitarizzazione italiana: 1)definizione ideologica dello stato totalitario italiano; 2)ampliamento sistematico delle forme di mobilitazione di massa ad opera del PNF e 3)radicalizzazione del processo di concentrazione di potere nel fascismo con una nuova serie di riforme. Un ruolo preponderante in questo contesto lo avrà il segretario del PNF, Achille Starace che avrà il compito di riorganizzare il partito introducendo l’obbligo di tesseramento per poter accedere ai concorsi statali nel ’33, obbligo esteso anche a tutti i funzionari pubblici nel 1937. Fu posta molta attenzione all’apparato di educazione giovanile, venne sciolta la ONB e nacque la GIL (gioventù italiana del littorio), e molto riguardo lo si ebbe nel costituire un apparato propagandistico che facesse leva sulla formazione di un’ideologia giovanile e sulla creazione di un uomo nuovo con mentalità fascista. Vennero introdotte nuove norme anche riguardanti l’interazione in pubblico: il saluto romano (al posto della stretta di mano), l’uso del “voi” al posto del “lei” e il passo romano per l’esercito. Nella totalitarizzazione italiana un ruolo di spicco lo ebbero i nuovi media, nello specifico cinema con i cinegiornali dell’istituto LUCE (di lì a poco, nel 1935 sarà inaugurato da Mussolini anche il Centro Sperimentale di Cinecittà, un anno prima erano stati inaugurati gli studi di Cinecittà) e la radio. La propaganda fascista venne riorganizzata dal genero di Mussolini, Galeazzo Ciano, che propose l’istituzione di un nuovo organo, il MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE nel 1937 che si occupava di propaganda interna ed estera e fungeva anche da controllo nei confronti della stampa quotidiana e periodica e dei libri. Era il Ministero della Cultura popolare che comunicava ai giornali quali notizie andassero pubblicate e come (alcune in rilievo rispetto ad altre) e su quali altre invece dovessero tacere censurandole. Fu imposto nelle università l’obbligo di giurare fedeltà al re e al regime per il personale docenti e l’intera scuola fu riorganizzata con una riforma ad opera del ministro dell’istruzione Bottai nel 1939 che mirava a creare una scuola interamente fascista. Un cruccio dell’Italia totalitaria, come fu anche per la Germania nazista sarà in questo contesto la preoccupazione per lo sviluppo demografico: si promuoveva il dovere di far figli, anche tramite manovre sussidiarie da parte dello stato come le esenzioni per famiglie numerose, fondi supplementari per l’Opera Maternità e Infanzia evitando e combattendo qualsiasi forma di controllo delle nascite. L’omosessualità rimase non punibile in Italia, a differenza della Germania, fino all’applicazione delle Leggi Razziali nel 1938. A sostegno sempre dell’istituzione del matrimonio e dell’aumento demografico Mussolini condusse campagne quali la “sagra della nuzialità” un evento svoltosi a Roma e nel Lazio durante il quale vennero celebrati più di 2000 matrimoni e in cui vennero donati alle neocoppie denaro e assicurazioni. Tuttavia nonostante gli sforzi del Duce, la natalità non crebbe se non nelle campagne. Più avanzato fu il fascismo nell’ambito dei diritti femminili poiché nonostante perseverava l’esaltazione della donna nel suo ruolo di madre allo stesso modo la si caldeggiava a partecipare alle iniziative fasciste, alle feste e a farla uscire dall’alveo domestico, le stesse donne lavoratrici aumentarono i loro impieghi nella scuola superiore negli anni 30. Mano a mano che l’amicizia con la Germania si intensificava l’assetto dittatoriale italiano si faceva peggiore e poco dopo la stipula dell’Asse Roma-Berlino nel 1936 e la visita di Hitler a Roma nel 1938 anche in Italia vennero promulgate le Leggi Razziali. Gli atti razzisti e antisemiti hanno origine nella guerra in Etiopia, con i primi provvedimenti razzisti e le epurazioni nei confronti della popolazione africana. La politica razziale antisemita fu preceduta dalla pubblicazione del “manifesto degli scienziati razzisti” un documento nel quale si parlava dell’esistenza di razze umane inferiori o superiori e di come gli ebrei non appartenessero alla razza italiana. Con l’approvazione delle leggi razziali nel 1938 gli ebrei furono esclusi dalle cariche pubbliche e dal servizio militare, furono vietati i matrimoni misti (provvedimento questo che suscitò il malcontento di Pio XI che nonostante ciò non vedeva negativamente l’approvazione delle leggi razziali, tuttavia condannò l’antisemitismo). Molti ebrei o parenti di ebrei, furono costretti ad emigrare (come Enrico Fermi, aveva la moglie ebrea), dalle scuole furono rimossi manuali di autori ebrei e fu impedita la lettura di autori ebrei. L’Unione Sovietica e gli anni del Grande Terrore Gli anni Trenta in Russia sono quelli che portano al consolidamento definitivo del potere di Stalin. Anche in URSS come in Italia e in Germania andava affermandosi un regime totalitario. Definitosi unico erede di Lenin, Stalin, il Grande Terrore, completa la sua ascesa al potere mettendo in atto una linea politica di eliminazione di ogni opposizione come era successo in Germania e Italia. Cominciò la sua opera totalitaria alimentando il culto della propria persona, e aumentando il suo ruolo carismatico presso le masse, si proponeva come erede dei grandi leader del paese Pietro il Grande e Ivan il Terribile. Si era affermata con la sua ascesa nell’URSS la politica del “socialismo in un solo paese” che prevedeva che il comunismo potesse prosperare anche se fosse sbocciato solo in Russia, non c’era bisogno di aderire ad una politica moderata di appoggio al comunismo internazionale (come invece propugnava la teoria trockijana della “rivoluzione permanente”) e che attraverso un capillare controllo sociale ed economico in particolare (il raggiungimento dello sviluppo economico a tappe forzate) l’URSS si sarebbe elevata a più grande potenza mondiale. In politica economica Stalin puntò a far uscire l’Unione Sovietica dalla sua condizione di arretratezza legata alla natura agricola dell’economia per farla diventare in pochissimo tempo un paese largamente industrializzato attraverso l’applicazione dei PIANI QUINQUENNALI tutta la manodopera venne concentrata nel terziario e nello sviluppo dell’industria pesante (nello specifico sfruttamento dei giacimenti di carbone e minerali e alla limitazione della produzione dei beni di consumo). Fu punita qualsiasi resistenza operaia e venne esaltata l’iper produzione (Stachanovismo). L’applicazione della politica economica dei piani quinquennali fu il motivo per cui L’URSS NON RISENTì DELLA CRISI DI WALL STREET, e anzi nel momento in cui i paesi capitalistici affrontavano disoccupazione, fame e povertà, l’Unione Sovietica raggiungeva il picco massimo della sua industrializzazione. Per quanto riguarda la riforma agricola, essa destò non poche agitazioni. Stalin procedette ad una collettivizzazione coatta della terra, statalizzando tutti i terreni e riorganizzando la gerarchia agricola: soppresse le aziende contadine individuali di piccole e medie dimensioni e le riunì in grandi aziende collettive (i kolchoz) e statali (i sovchoz). Alla statalizzazione delle terre si opposero i kulaki, latifondisti che diedero vita a proteste violentissime in cui macellavano inutilmente il bestiame e bruciavano i raccolti per impedirne la statalizzazione, le rivolte vennero duramente represse dalla polizia staliniana che uccise e deportò 5 milioni di kulaki nei campi di lavoro forzato (i gulag). La situazione agricola precipitò anche a seguito della carestia da siccità de 1932 che investì i territori delle repubbliche sovietiche di Ucraina, Kazakistan e Caucaso. Nonostante gli sforzi di Stalin con la collettivizzazione forzata l’economia agricola non aumentò la produzione come quella dell’industria pesante. Se l’Urss si industrializzò largamente e in un certo senso divenne più moderna tuttavia le condizioni di vita dei cittadini non migliorarono minimamente. Gli anni più drammatici furono quelli dal 1936 al 1938, il periodo delle GRANDI PURGHE STALINIANE. Si tratta del picco massimo del totalitarismo staliniano che cominciò a perseguitare, arrestare, processare sotto falsa accusa e uccidere nei gulag fino a 3 milioni di cittadini ritenuti oppositori politici o complottisti, l’episodio che scatenò le purghe fu l’uccisione di un collaboratore di Stalin (il mandante dell’omicidio secondo alcuni studiosi fu Stalin stesso per suffragare la teoria di un complotto anti russo). Tra i morti durante gli anni delle purghe ci fu anche Trockij che dopo aver fondato la Quarta Internazionale di socialdemocratici a stampo riformatore moderato si dovrà rifugiare in Messico ma da lì sarà raggiunto da un sicario nel 1940 e ucciso. I gulag non sono un’invenzione di Stalin bensì di Lenin nel 1919, ma diventano un tale strumento di repressione e terrorismo politico solo negli anni dello stalinismo, l’idea era perseguire il terrorismo contro l’opposizione e sfruttare la manodopera dei prigionieri. Fronti popolari in Francia e Spagna L’ascesa di Hitler e il suo tentativo di annessione dell’Austria nonché la vicinanza con l’Italia iniziarono a preoccupare l’Urss che nel 1934 entro nella SDN si mobilitò per stabilire un’alleanza con la Cecoslovacchia (unico stato dell’Europa Centro-Orientale a non aver subito mai una dittatura) e con la Francia, l’idea dell’Urss era stabilire alleanze con le forze occidentali al fine di costituire un fronte comune contro Italia e Germania. La mossa dell’Urss incoraggiò la costituzione di fronti antifascisti e l’unione politica di socialisti e comunisti soprattutto in Francia e Spagna. In Francia la crisi del ’29 ebbe effetti meno devastanti ma più duraturi: iniziò a riprendersi nel ’33 ma dovette subire una brusca ricaduta economica a cui seguirono l’aumento della disoccupazione e l’abbassamento dei salari. I governi moderati non seppero far fronte alla situazione e questo incoraggiò l’insorgere di movimenti nazionalisti di destra, il più importante fu l’Action Francaise, un movimento filofascista che diedero vita a campagne contro la corruzione parlamentare, l’Action Francaise nello specifico fu protagonista di un tentativo di assalto al Parlamento bloccato dalla polizia, sintomo che le forze fasciste fiorivano anche nei paesi più democratici come la Francia. I socialisti moderati e non francesi della PCF e della SFIO si uniscono quindi formando fronte comune e dando vita alla CGT e su questo esempio procedono anche i socialisti italiani e quelli spagnoli. L’unione di socialisti e comunisti per far fronte alla minaccia fascista viene caldeggiata anche dal Comintern che ritiene sia necessario formare un blocco sociale unitario per contrastare il terrorismo fascista e nazista. La conseguenza delle direttive del Comintern e della situazione politica francese fu la nascita dei FRONTI POPOLARI, alleanze tra le sinistre dei singoli paesi che spopolarono soprattutto in Francia e Spagna. In Spagna nel ’36 si riuscì ad eleggere un governo di soli repubblicani derivante dalla nascita dei fronti popolari con Azaña al governo e nello stesso anno in Francia si formò un altro governo di coalizione composto da socialisti, riformisti e radicali con Blum a capo (socialista) che fu autore di una serie di riforme importanti per i lavoratori francesi: settimana lavorativa di 40 ore, 15 giorni annuali di ferie pagati, aumenti salariali, riconoscimento dei diritti sindacali, controllo statale sulla Banca di Francia e sulle fabbriche di materiale bellico. il dominio giapponese. Ben presto le idee del movimento inglobarono le teorie marxiste e furono influenzati dai bolscevichi cosa che portò nel 1921 alla trasformazione del movimento in PCC (partito comunista cinese) con a capo un maestro di origini contadine: Mao Zedong. Nel Canton alla morte di Sun Zhongshan sale Jiang Jieshi che si fa promotore di un governo in armonia con le tesi comuniste e di un’alleanza con l’Urss conquistando consensi e potere per poter marciare contro i signori della guerra del Nord. Terminata la guerra vittoriosamente l’esercito di Jiang stabilisce la sede del governo a Nanchino e ma rompe con i sovietici e i comunisti e vi scatena contro anzi repressioni e violenze (le peggiori a Shanghai, nel Canton e a Pechino). Nel frattempo i comunisti del PCC vista la negligenza del governo nel varare un’adeguata riforma agraria cominciano a lottare soprattutto nelle campagne per espropriare i latifondi e ridistribuire le terre. Nello Jianxi si stabilisce la Repubblica Sovietica Cinese con a capo Mao che prende provvedimenti in ambito d’istruzione (riduzione analfabetismo) e diritti civili (parità tra uomo e donna) sviluppando un’idea innovativa che si discostava dal marxismo predicando che la rivoluzione dovesse partire dalle campagne e non dai centri industrializzati date le particolari condizioni della Cina che era ancora un paese semi-feudale. Nel 1930 Mao costituisce l’Armata Rossa che tenta di abbattere Jiang e il suo esercito ma viene sopraffatta. Comincia a questo punto un tentativo di Mao di mettere in sicurezza i suoi soldati con la “lunga marcia” un percorso di 10000 kilometri fin nel Nord della Cina, l’esercito di Mao durante la lunga marcia viene letteralmente decimato: di 90000 soldati ne giungeranno 7000, stremai da fatica, fame e freddo, l’impresa porta però alla consolidazione del potere comunista e di Mao che viene eletto presidente di partito nel 1935. A questo punto Jiang con l’avvento della guerra contro i giapponesi in espansione si vede costretto a doversi alleare con i comunisti per formare un fronte antinipponico anche in ragione delle linee dettate dall’Internazionale comunista che prevedeva di far fronte comune superando le ostilità politiche tra i partiti di sinistra per combattere congiuntamente i fascisti. Fascismo, nazismo e comunismo: sono tutti e tre regimi totalitari? Che differenze ci sono? Hanna Arendt i totalitarismi sono forme di oppressione innovative che fanno leva su due fattori fondamentali 1)il ricorso alla propaganda e all’avvicinamento alla società di massa (che è una società atomizzata, in cui ogni individuo è in realtà solo e non ha relazioni sociali) 2)il ricorso al terrore politico. Secondo la Arendt sono regimi totalitari solo nazismo e stalinismo, il fascismo di Mussolini è diverso poiché fa meno uso dello strumento del terrore nei confronti degli oppositori. Renzo De Felicenazismo e fascismo sono molto simili, esiste un totalitarismo di destra col nazismo e un totalitarismo di sinistra col fascismo. Il totalitarismo fascista sarebbe iniziato dopo la conquista d’Etiopia ma non sarebbe mai stato completato dal regime (a differenza del nazismo). De Felice sostiene la tesi di Arendt che al fascismo per essere definito totalitario mancò lo strumento del terrore. Emilio Gentileil fascismo è stato l’unico regime a partito unico a definirsi totalitario ma l’unico che in effetti non lo è stato mai fino in fondo, faceva leva solo sulla concentrazione politica in mano al Duce e sulla conquista delle coscienze di massa quasi come fosse un culto religioso. Enzo Collottiil fascismo è un fenomeno internazionale e ha dato vita ad un totalitarismo interno (unificazione tra Stato e partito; funziona carismatica del capo; esclusione di ogni diversità) e anche ad un totalitarismo esterno (pretesa di superiorità, primato sugli altri popoli, espansionismo) Claudio PavoneNazismo e comunismo sono uguali?  molto simili ma il nazismo è più coerente poiché è partito dal rifiuto degli ideali di uguaglianza illuministi e ha proceduto annientandoli sempre di più, il totalitarismo di sinistra invece partiva dall’esaltazione degli ideali di uguaglianza e li ha brutalmente capovolti. CAPITOLO XI: LA SECONDA GUERRA MONDIALE Premesse Alla fine degli anni Trenta si era delineato un nuovo quadro di alleanze che sembrava far presagire che di lì a poco sarebbe iniziato il conflitto. Germania e Italia erano già alleate dai tempi dell’asse Roma-Berlino (1936), inoltre a ciò si aggiungeva la presenza del Giappone, ormai fascista e intenzionato a entrare nell’alleanza con Italia e Germania dopo l’aggressione alla Cina. Proprio le due guerre, il conflitto giappo-cinese e la guerra civile spagnola, che avevano segnato la fine degli anni 30 (rispettivamente 1930-36 e 1936-39) avevano in qualche modo alterato lo scacchiere geopolitico assieme anche alla guerra d’Etiopia (1935-36). Le tre potenze miravano ad espandersi incondizionatamente, in particolare era Hitler, secondo la sua teoria dello spazio vitale a reclamare sempre più terra (i tedeschi sono popolo superiore e hanno diritto a più terra degli altri). I primi obiettivi di Hitler furono annessione di Austria (già tentata col putsch qualche anno prima nel 33) e della Cecoslovacchia, a suo fianco aveva il ministro degli esteri Ribbentropp, uno dei maggiori protagonisti della seconda guerra mondiale. L’Anschluss dell’Austria procedette senza intoppi (questa volta Mussolini non vi si oppose) e il paese passò in mano tedesca senza rivolte, andando incontro alla persecuzione degli oppositori politici e degli ebrei come in tutti i territori conquistati da Hitler. Altro obiettivo era la Cecoslovacchia in particolare la regione dei Sudeti poiché era popolata da una grande maggioranza tedesca. L’errore maggiore in ambito di premessa al conflitto mondiale fu che le potenze avverse a Hitler non gli si opposero quando egli proclamò le sue ambiziose mire espansioniste: Francia e Gran Bretagna (con un ministro conservatore) decisero che per arrestare Hitler bastasse concedergli ciò che voleva e reagirono passivamente alle annessioni sempre convinti che Stalin rappresentasse un pericolo maggiore di Hitler. Nel 1938 si svolse a Monaco una conferenza tra Daladier, Hitler, Mussolini e Chamberlain durante la quale a Hitler venne riconosciuta l’occupazione dei Sudeti purché lasciasse indipendente il resto della Cecoslovacchia. Tuttavia Hitler inarrestabile violò il patto di Monaco e nel marzo del 1939 occupò tutta la Cecoslovacchia dichiarandola protettorato della Boemia e della Moravia. L’ultimo obiettivo di Hitler era l’occupazione e l’annessione della Polonia, in ragione dell’ideale di rovesciamento del trattato di Versailles con il quale i francesi avevano sottratto il corridoio di Danzica alla Germania (importante sbocco sul mar Baltico in vista di un futuro conflitto) per consegnarlo alla Polonia. Nel mentre Mussolini procede all’annessione dell’Albania (che era stato indipendente) per avere una base militare consona nei Balcani (sempre in vista di un futuro conflitto e di un’ulteriore espansione tedesca). Nel 1939 viene siglato il PATTO D’ACCIAIO un patto di amicizia con il quale Germania e Italia si impegnavano reciprocamente a intervenire in guerra l’una a fianco all’altra in caso di conflitto (anche se l’Italia era abbastanza impreparata ad una guerra nel 1939). Preoccupati finalmente dall’espansione tedesca in Polonia, gli inglesi decidono di siglare un patto con i sovietici che però non fosse un patto militare, per questa ragione (i sovietici ritenevano indispensabile la sigla di un patto militare) essi rifiutano. Hitler approfitta del rifiuto sovietico e inizia le trattative segrete con l’Urss per garantirsi un appoggio sul fronte orientale (che probabilmente avrebbe violato in seguito causa delle inconciliabilità tra Urss e nazisti) e viene stipulato così il patto MOLOTOV-RIBBENTROPP che era un patto segreto di non aggressione e che garantiva quali fossero le condizioni di spartizione della Polonia e degli stati del Baltico tra i due paesi. Tale patto considerato assurdo e paradossale da tutte le potenze occidentali fu un trauma che spinse tutti a capire che il reale pericolo non fosse Stalin ma Hitler stesso. Hitler dopo aver siglato l’accordo con l’Urss procedette ad espandersi tranquillamente e nel 1939invade la Polonia. A questo punto anche Francia e Gran Bretagna consce del pericolo dichiarano guerra alla Germania il 3 settembre 1939. Iniziava così il secondo conflitto mondiale. Crollo francese e resistenza inglese La guerra da parte del Reich fu dichiarata “lampo”, in pochissimi mesi Hitler dilagò in Europa senza incontrare resistenza dimostrando una schiacciante superiorità tattica e di mezzi. Il 28 settembre del 1939 cessava di esistere la Polonia spartita tra Germania e Urss. L’Italia che si sarebbe dovuta schierare a fianco della Germania dopo la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna si dichiara non belligerante (Mussolini e Ciano, ministro deli esteri, avevano già detto all’alleato che all’Italia sarebbero serviti almeno 3 anni di preparazione. La Francia nel frattempo restava arroccata dietro le fortificazioni della Linea Maginot (fortezze al confine con la Germania) , mentre sul fronte baltico i sovietici proponevano un patto di mutua assistenza alle repubbliche che in realtà mirava ad annetterle (anche perché la maggioranza erano quelle perdute nel 1918 con la pace di Brest-Litovsk). Si consegnano tutte nel 1940 tranne la Finlandia che tenta resistenza ma viene comunque invasa e annessa. Hitler procede a Nord in Danimarca, e Norvegia (che si mette a capo un leader filonazista), in questo modo il possesso del mar Baltico era di Hitler. A questo punto il Fuhrer tenta di invadere la Francia e per farlo viola la linea Maginot passando nei paesi neutrali, Olanda, Belgio e Lussemburgo e riesce così ad entrare a Parigi. Gli inglesi si rifugiano a Dunkerque e nel mentre entra anche l’Italia in guerra (10 giugno 1940). Parigi capitola presto a seguito dell’armistizio tra Hitler e il generale Petain: essi si dividono la Francia in zone d’influenza con il Nord ai tedeschi e il Sud formalmente libero ma asservito al terzo Reich e governato da Petain che instaura un controllo autoritario al quale si oppose solo il generale Charles De Gaulle che lo accusò di aver tradito il paese e dichiarò la necessità di resistere ai tedeschi e insorgere. L’Inghilterra era praticamente l’unico paese europeo non in mano ai tedeschi, vero la quale Hitler rivolgeva anche proposte di pace. Tuttavia il governo inglese di Chamberlain, debole e corruttibile in politica estera era caduto e gli era succedono Winston Churchill che invece sostenne la necessità di condurre una guerra totale contro la Germania. I tedeschi allora si scatenano contro l’Inghilterra con l’obiettivo di invaderla ma la resistenza inglese è troppo forte soprattutto via cielo: l’aviazione sarà il fulcro della seconda guerra mondiale che non vedrà più come campo solo il terreno ma anzi procederà ai bombardamenti aerei spesso anche civili. Londra viene bombardata due volte dalla Luftwaffe ma gli inglesi portano i tedeschi a desistere grazie all’uso dei radar (che in Germania non possedevano). Nel frattempo all’Inghilterra viene riconosciuto credito illimitato da parte degli Stati Uniti di Roosevelt, rieletto per la terza volta nel 1940, che si dichiarano non belligeranti a offrono tutto l’aiuto possibile contro i nazisti. L’Italia in guerra L’Italia inizia la guerra con risultati scarsissimi. Gli obiettivi dell’esercito italiano erano Nizza, Malta, la Tunisia, e la Corsica e inoltre voleva estendere la sfera d’influenza italiana nei Balcani e in Africa. Il 10 giugno del 1940 Mussolini affacciato ala balcone di palazzo Venezia pronuncia il discorso di “vincere e vinceremo” dichiarando guerra a Francia e Inghilterra. La fine della guerra e del regime fascista in Italia: l’armistizio di Cassibile (1943) In Italia cominciava a circolare un clima di sfiducia e disperazione nei confronti del governo di Mussolini e del suo operato in guerra viste le numerose sconfitte italiane (senza l’aiuto dei tedeschi l’italia totalmente impreparata sarebbe capitolata già con la campagna in Grecia). I soldati al fronte muoiono, i civili toccano con mano dolore e disperazione, la fame imperversa ma senza risultati per il paese da ciò non solo i il popolo italiano ma lo stesso apparato che aveva permesso l’ascesa al governo di Mussolini (la Chiesa, i vertici militari, i grandi industriali e lo stesso re che non impedì la Marcia su Roma nel ’22) cominciano a rendersi conto che Mussolini sta facendo capitolare il paese e che l’alleanza con la Germania ha portato solo la caduta del regime. Il Vaticano non si era espresso in merito alle disgrazie della guerra pur essendo ben a conoscenza degli orrori della Shoa, tuttavia Pio XII (il nuovo papa) non parla effettivamente dell’operato dei fascisti finché non appare chiaro dalla capitolazione dei tedeschi a Stalingrado nel ’43 che il fronte nazista e quello italiano perderanno la guerra. A questo punto l’impegno politico del papa si fa più vivido in previsione della salita al governo di un nuovo presidente del consiglio. È in questo periodo infatti che nascono nuovi partiti e se ne riorganizzano altri, uno tra questi è la Democrazia Cristiana, nata dalla transizione del PPI guidata da Alcide de Gasperi in partito nuovo inglobante gli ex membri e nuovi giovani che si erano formati in ambito di cessione degli aiuti da parte del fronte cattolico in guerra. Il PSI diventa Partito socialista italiano di unità proletaria e il fronte degli intellettuali liberali o socialdemocratici come Gobetti o Carlo Rosselli si organizza nel nuovo PDA (il partito d’azione). Nel mentre i bombardamenti degli alleati che avevano anche occupato il meridione sulla penisola si fanno sempre più intensi e si concentrano tutti nel Nord, nelle regioni del triangolo industriale fino ad un episodio drammatico e significativo: il bombardamento del quartiere San Lorenzo a Roma il 19 luglio del 1943 (uno tra i più cruenti del Mediterraneo e simbolo che era stata oltraggiata anche la capitale). Pochi giorni dopo viene presentato al re Vittorio Emanuele III un documento, redatto e proposto da Dino Grandi (uno dei membri ai vertici del fascismo italiano) in cui si chiedeva la destituzione di Mussolini nonché la riapprovazione dello Statuto Albertino. I vertici fascisti compresi Bottai e Ciano stavano di fatto chiedendo che cadesse il regime. Il re accoglie il documento votato a maggioranza, destituisce Mussolini e lo arresta, dichiara inoltre lo scioglimento del PNF e dei suoi apparati (il Gran Consiglio, Il tribunale fascista e la Camera dei fasci e delle corporazioni). Il nuovo governo è presieduto da Pietro Badoglio (il maresciallo che aveva portato l’Italia alla conquista dell’Etiopia nel ’36). Badoglio nel 43 firma a Cassibile, in Sicilia, l’armistizio con il quale l’italia si arrende e si dichiara fuori dalla guerra a fianco della Germania consegnando agli alleati la flotta e l’aeronautica. Ciò provoca i sospetti dei tedeschi che iniziano a occupare in silenzio la penisola. Nel mentre gli Alleati sbarcano l’8 settmbre a Salerno e occupano di fatto l’Italia con truppe anglo-americane. A questo punto i nazisti fanno irruzione a Roma e massacrano i soldati e i civili che oppongono resistenza, il governo è ovviamente non reperibile poiché Badoglio con tutto l’entourage di Vittorio Emanuele III è fuggito a Brindisi, città già liberata dagli alleati lasciando la capitale in mano a sé stessa e nelle grinfie dei nazisti. Inizia con l’opposizione ad unirsi alle truppe tedesche di un gruppo di militari italiani a Cefalonia la RESISTENZA. Il regno del Sud, la Repubblica di Salò e la Resistenza L’Italia dopo il ’43 è un paese devastato dalla guerra, in particolare dai bombardamenti e spaccato in due. Il rappresentante del governo, Badoglio, e il re erano fuggiti a Brindisi, città liberata dagli alleati prima che i tedeschi irrompessero nella capitale nel ’43 dopo Cassibile, e qui Vittorio Emanuele III costituisce il Regno autonomo del Sud. Gli italiani quindi ottengono le direttive di comportamento solo dai gruppi antifascisti che si riuniscono fondando il CLN (comitato di Liberazione Nazionale) con sede a Roma. Del CLN facevano parte il PSIUP, la DC, il PDA, il PLI e il PCI, tutti quindi i partiti di sinistra uniti. Il CLN chiede in sostanza agli italiani di resistere strenuamente contro l’invasore tedesco e di cominciare quel processo di riconquista della penisola. Il popolo sfiduciato nei confronti del regnante del quale chiedeva la destituzione si affida totalmente al CLN e si inizia ad organizzare per la Resistenza. Dopo il CLN di Roma si costituiscono vari CLN in tutta la penisola che si occupano ad aree della liberazione dai tedeschi e in contemporanea nascono i primi gruppi partigiani. Nel mentre un gruppo di paracadutisti tedeschi libera Mussolini dalla sua prigione sul Gran Sasso e lo porta a Monaco al quartier generale di Hitler, dal quale egli dichiara la nascita dell’PFR il partito fascista repubblicano, la sede del PFR viene istituita a Salò, sul lago di Garda. La Repubblica è totalmente asservita ai tedeschi, i quali rivendicano anche alcuni territori italiani come l’Alto Adige, la Venezia Giulia e Trento con Trieste. È a Trieste infatti che nel ’43 viene istituito dai nazifascisti un campo di concentramento dedito allo smistamento dei prigionieri politici, alla detenzione dei partigiani e allo smistamento degli ebrei in Polonia. A seguito della nascita del CLN si sente l’esigenza di liberare Roma, che aveva tentato di rispondere ad una assedio tedesco ma che era capitolata. Per far ciò i partiti uniti del CLN elaborano una nuova teoria, esplicata da Palmiro Togliatti (segretario del PCI tornato dopo 18 anni di esilio) che prevedeva un’unione generale di tutte le forze politiche ai fini della liberazioni dai tedeschi superando le divergenze dovute al destino di Vittorio Emanuele del quale si chiedeva l’abdicazione, destino che verrà deciso dopo la fine della guerra. A questo punto il Regno autonomo del Sud diventa compagno di resistenza del CLN e Vittorio Emanuele lascia il regno in luogotenenza al figlio Umberto e si crea un nuovo governo presieduto da Ivanoe Bonomi. La “SVOLTA DI SALERNO” di Togliatti apre in realtà le porte alla effettiva liberazione: Roma viene dichiarata città aperta e quindi liberata nel 4 giugno del 1944 a seguito del nuovo sbarco degli alleati ad Anzio e Nettuno in gennaio che risalgono piano piano la costa e penetrano nella penisola dopo che fu avviata precedentemente un’intensa attività di sabotaggio ai nazisti di Kesserling che avevano occupato Roma sottoponendola alle devastazioni e ai massacri della Gestapo da parte delle GDA i gruppi di azione patriottica, gruppi di comunisti che si dedicavano ad azioni di guerriglia urbana al contrario delle SAP, le squadre di azione patriottica che invece operavano su azioni più ampie). Quella di Roma è solo una delle vittorie della Resistenza. Da ricordare anche le “4 giornate di Napoli” (28 settembre-1 ottobre 43) e la resistenza Toscana che apre sostanzialmente le porte agli Alleati assieme anche al CLN di Milano che da solo organizzerà la Resistenza al Nord e che causa l’assestamento dei tedeschi sulla linea gotica (appennino tosco-emiliano, tra Rimini e La Spezia). Gli episodi di massacro e violenza perpetrati dai tedeschi furono molteplici: si ricordi la strage di Via Rasella (una mina destinata a far saltare in aria dei soldati alto-tesini alleati dei tedeschi fa scoppiare dei civili e i nazisti fanno strage dei rimasti portandoli sulla via Ardeatina, da via Rasella appunto una via del centro di Roma, fucilandoli in massa) assieme alle stragi partigiane di Marzabotto e Civitella di Val di Chiana. I partigiani erano organizzati in brigate: 1)brigata garibaldi (del pci); 2)brigata matteotti (psiup) e 3)la brigate giustizia e libertà (pda). Un ruolo importante nella resistenza lo ebbero i civili e soprattutto le donne: molte partigiane si unirono nel gdd (ilgruppo di difesa della donna) e svolsero compiti assistenziali di natura medica, di rifornimento, sanitaria e l’importantissima funzione di mettere in collegamento i gruppi di partigiani. In cinema e in letteratura la Resistenza italiana venne raccontata dai romanzi come quello di Moravia “la ciociara” (anche film di De Sica) e da film come “Roma città aperta” si ricorda la scena delle urla di anna magnani che rincorre la camionetta tedesca che custodisce il marito arrestato e che cade sotto i colpi dei mitra (episodio tratto da un fatto realmente accaduto). Claudio Pavone, storico che ha preso parte alla resistenza, mette in luce 3 significati della guerra di liberazione italiana: 1)resistenza come lotta all’oppressore tedesco; 2)resistenza come guerra civile tra partigiani e fascisti 3)resistenza come lotta dei proletari ai capitalisti (industriali e proprietari terrieri) che avevano permesso l’ascesa di Mussolini. Caduta del Terzo Reich e resa del Giappone (1945) In Germania, nei primi mesi del ’43, dopo la disfatta sul fronte orientale (Stalingrado e i giapponesi devatsati dagli americani nelle battaglie di Midway e dei Coralli), Goebbels intensificò gli sforzi propagandistici nel regime al fine di dichiarare la guerra totale a oltranza. In realtà già prima dell’avvento degli alleati, dopo la disfatta a Stalingrado, molteplici furono i tentativi di resistenza all’interno dello stesso Reich, alimentati dai sentimenti di dissenso, renitenza, riluttanza, comportamento deviante, anticonformismo e rifiuto. A parte i casi eclatanti come gli attentati a Hitler ci furono episodi di resistenza pacifico come quello del movimento della Rosa Bianca, un gruppo di forza contrario al regime costituito da un professore universitario e 5 alunni che distribuiva volantini per diffondere il dissenso verso il regime di Hitler. Furono tutti condannati e decapitati per alto tradimento. Anche tra i reparti militari si iniziavano nel ’43 ad affacciare gruppi di oppositori che tenteranno un attentato a Hitler nel luglio del 44 nella Prussia orientale nel quale il Fuhrer resterà solo ferito, ovviamente a seguito di ciò ci fu una durissima repressione e vennero arrestate e condannate a morte tra le 5000 e 7000 persone. Hitler vistosi alle strette concentro il potere nelle mani dei suoi ufficiali più fidati e arruolò in guerra tutti i tedeschi tra i 16 e i 60 anni. Nel frattempo continuavano in Europa le operazioni di liberazione degli alleati. Si era svolta nel dicembre del ’43 una conferenza tra Churchill, Roosevelt e Stalin a Teheran per decidere le sfere di influenza e le sorti della Germania a fine conflitto, per dar prova di non interferenza dei comunisti nelle decisioni degli alleati Stalin sciolse nel maggio 43 l’internazionale comunista. In questa sede Stalin chiede l’apertura di un fronte nuovo in occidente in Francia per la primavera del 44. In ottobre quale mese prima di Teheran Churchill e Stalin avevano abbozzato un piano per la divisione delle sfere d’influenza dell’Europa: l’Inghilterra avrebbe avuto mano libera su tutta l’Europa occidentale, Italia compresa, l’unione sovietica su tutta la penisola balcanica ad eccezione della Grecia. Contando sull’appoggio dei partigiani comunisti francesi e dei membri sostenitori del governo provvisorio di De Gaulle i francesi preparano il terreo per lo sbarco anglo-americano sulle coste della Normandia il 6 giugno del 1944. I tedeschi sono costretti a scappare anche da Parigi e vengono massacrati dai partigiani francesi in ritirata. La Francia è ora libera mentre gli alleati continuano a sbarcare anche in Belgio, ad Anversa e in Provenza. Sul fronte orientale (sovietico) l’Armata Rossa inizia a far ritirare i nazisti dentro Varsavia, la città resiste e i civili si oppongono ai nazisti. Tuttavia i partigiani che combattono contro i nazisti a Varsavia sono anticomunisti e per questa ragione non sostenuti dall’Armata Rossa che li lascia in mano alle violenze tedesche. Nel mentre i russi occupano le repubbliche baltiche e le liberano firmando anche un trattato di pace con la Finlandia, che gli si era ribellata contro a inizio conflitto. Nel mentre si levano insurrezioni in tutti i paesi dell’est Europa che causano la liberazione della Romania e della Bulgaria, mentre l’Ungheria viene occupata dalle truppe naziste dopo aver siglato un armistizio, tuttavia essa viene liberata dalle truppe di Tito prima degli alleati. -i paesi dell’europa centro orientale occupati ancora in molti casi dall’armata rossa come Romania, Ungheria e Polonia e Germania dell’est, vengono sottoposti un processo diverso di trasformazione conforme al sistema sovietico economicamente e politicamente. C’è una riforma agraria e vengono nazionalizzate le banche. -la Jugoslavia era diventata comunista dal ’45 con governo presieduto da Tito Churchill parla in quest’occasione di quanto i paesi dell’europa orientale fossero sottoposti ad un vigoroso controllo sovietico da Stettino fino a Trieste che divideva di fatto l’europa in due blocchi contrapposti. In quello orientale si sarebbe sentita fortemente l’influenza di Mosca e che ormai solo Stati Uniti e stati del Commonwealth non fossero soggetti al controllo comunista e che quindi non fosse possibile, almeno secondo Churchill nessun appeasement ma soltanto una politica di contenzione dell’espansione russa detta appunto “politica del conteinment”. La politica venne accolta da Truman soprattutto in occasione del tentativo dei russi di conquistare i Dardanelli e in questo contesto gli Stati Uniti si alleano con la Turchia che diventa uno dei principali alleati nel mar Egeo. Truman nel 47 fa un discorso al Congresso molto convincente, dichiarando che gli stati uniti si schieravano con la difesa di tutti i popoli liberi che resistevano a tentativi di opposizione e che avevano un governo democratico basato sulla volontà di maggioranza e che come aiuto avrebbe offerto principalmente denaro al fine di mantenere la stabilità politica che non si era riusciti a preservare dopo Wall Street. Al termine del discorso Truman ottiene un mostruoso finanziamento per il supporto economico di Grecia e Turchia, ma in realtà egli devolverà parte del restante denaro in aiuto ai paesi in difficoltà dopo la seconda guerra mondiale. Tra i paesi destinatari dei fondi ci doveva essere anche l’Urss che rifiutò il denaro per evitare contingenze interne. Tale manovra prese il nome di PIANO MARSHALL ed era rivolta principalmente ai paesi europei. Quello della russia fu un errore poiché i fondi americai furono fondamentali per risanare l’economia dopo la guerra e contribuirono alla diffusione di una cultura massificata e consumistica (si veda in europa il diffuso consumo di coca cola e blue jeans o la diffusione della tv). I fondi del Piano Marshall avevano in realtà fini politici: si chiese ai paesi riceventi di mettere in atto una politica di estromissione dei comunisti ciò avvenne in Francia (con il governo della quarta repubblica), in Belgio e in Italia. L’Inghilterra non risentì particolarmente degli effetti della guerra fredda e anzi sarà presa per lo più a sistemare la situazione derivante da la decolonizzazione delle proprie zone d’influenza in africa. Finché non risalì al governo Churchill nel ’55, il suo predecessore Attle, un laburista, si impegno per attuare riforme di welfare state simili al New Deal di Roosevelt adottato similmente nei paesi scandinavi e parzialmente anche in Italia, Germania Federale e dalla Francia. In Germania infatti i fondi stanziati dal Piano Marshall vennero indirizzati solo alla parte occidentale della Gemania, quella federale. L’urss delusa dalla questione decise di attuare il blocco di Berlino, togliendo elettricità e fornitura di carbone e viveri ai settori occidentali delle città e bloccando i collegamenti tra Berlino e il retso del paese. A ciò gli alleati risposero con un ponte aereo che consegnò le derrate alimentari e i sovietici furono costretti a ritirare il blocco. Le tre zone della Germania occidentale vennero unificate nel ‘49 e si formò la Repubblica Federale tedesca fornita di una costituzione. Nella parte orientale della Germania venne costituita la Repubblica sociale tedesca. Il legame tra gli stati uniti e i paesi del blocco occidentale venne sancito dal Patto Atlantico (1949) tra USA, Inghilterra, Canada, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Islanda, Portogallo, Grecia e Turchia. Il patto atlantico era un accordo difensivo che ebbe come corollario la creazione di una forza militare a comando unico tra tutti gli aderenti che era LA NATO. Sovietizzazione dell’europa centro-orientale Inizia nel secondo dopoguerra un processo di sovietizzazione del blocco europeo centro-orientale, che faceva appunto capo all’Urss. Nel ’47 nasce sotto proposta dell’Urss il Cominform, la risposta burocratica al piano Marshal: ovvero un sistema di reciproco coordinamento dei partiti comunisti dei paesi del blocco europeo centro-orientalePolonia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Jugoslavia insieme anche a Francia e Italia. Il mondo ormai si era spaccato in due zone nell’ottica dei sovietici, una parte imperialista e antidemocratica, ovvero il blocco occidentale e una democratica ovvero quello orientale. Si decide quindi che andasse intensificata la propaganda comunista nei paesi del blocco centro-orientale, tali zone prendono presto il nome di Repubbliche popolari, ovvero paesi totalmente asserviti all’Urss guidate da forze politiche comuniste. Ciò avviene in Bulgaria, Romania, Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia, i paesi assumono la conformazione politica tipicamente sovietica: 1)struttura monopartitica 2)riforma agraria adeguata e conforme a quella dei sovchoz e kolchoz sovietici 3)impiego primario nel settore dell’industria bellica in previsione di un futuro conflitto 4)diretta dipendenza dagli ordini del Cremlino 5)eliminazione degli oppositori politici che venivano deportati in men che non si dica nei gulag. Il caso più particolare fu quello della Jugoslavia, nella quale dal ’45 vigeva il governo del maresciallo Tito ch assieme ai suoi comunisti della Lega aveva liberato il paese dai nazifascisti c deteneva il diritto di conservare una maggiore autonomia dall’Urss. Nel ’46 viene approvata una Costituzione in Jugoslavia che le conferisce carattere federativo ma governo autoritario centralizzato, ciò non è ben visto dall’Urss. La jugoslavia voleva emergere come potenza regionale e per far ciò avvia un processo di confederazione con la Bulgaria e l’Albania sulla quale Stalin impose il veto. I contrasti peggiorano anche a seguito del veto sui fondi monetari del piano Marshall e nel ’48 la Jugoslavia viene cacciata dal Cominform. Tito inizia quindi un processo di avvicinamento ai paesi del blocco occidentale che vedevano con interesse l’anticomunismo della Jugoslavia e ottiene per il paese accordi commerciali e militari. L’unione sovietica dà anche nel ’49 una risposta economica al piano marshall che è il comecon, il comitato di mutua assistenza economica con sede a Varsavia. L’unione militare avviene nel ’55 con la stipula del Patto di Varsavia, un accordo militare stipulato all’indomani dell’ingresso della Germania federale nella NATO. La Repubblica popolare cinese Nel ’49 venne quindi firmato il Patto Atlantico che diede vita alla NATO e dimostrò che il mondo era diviso in due blocchi contrapposti totalmente soprattutto a seguito della divisione delle due Germanie. Un ltro evento cardine si verificò in questo senso e fu la nascita della Repubblica Popolare Cinese. La Cina dopo il secondo conflitto mondiale, era rimasta divisa in due governi. Dapprima c’era stata un’unione tra comunisti del PCC di Mao e nazionalisti di Jiang Jieshi del Guomindang. Quindi si hanno le regioni affacciate sul Pacifico occupate dai giapponesi, il govrno comunista di Mao nello Jianxi che era una Repubblica autonoma e il resto della Cina governato dai nazionalisti del Guomindang (il governo aveva sede a Nanchino ma poi si sposta). La Cina era sostenuta in guerra dagli americani che le avevano esteso la legge affitti e prestiti, e i comunisti ebbero il maggior merito nella cacciata dei giapponesi, tuttavia gli americani temendo la nascita di una nuova repubblica affiliata all’urss e soprattutto così popolosa e forte dà l’appoggio solo al governo nazionalista (infatti nell’ONU non appena viene proclamata la Repubblica popolare gli Alleati spingeranno per strappare ai cinesi il posto preminente nel Consiglio di Sicurezza che viene lasciato ai nazionalisti di Taiwan e Mao lo riconquisterà solo nel 1971). Gli americani infatti riconoscevano come governo unico in Cina solo quello nazionalista. Fallisce il tentativo di trovare un accordo tra comunisti del pcc e nazionalisti e ciò sfocia nella guerra civile nel ’46. Mao nella guerra a Jiang ha come obiettivi quello di liberare la Cina dal nazionalismo, di varare una nuova riforma agraria e di abolire soprattutto il sistema feudale ancora in vigore nelle campagne. Stando alla sua idea innovativa di rivoluzione della classe contadina erano infatti questi ultimi a dover essere guidati alla rivoluzione. Pian piano cresce il consenso verso le truppe dell’Armata rossa contadina di Mao anche perché i nazionalisti vengono tacciati di scandali e corruzione burocratica. L’esercito di Mao riesce a sbaragliare le truppe del Guomingdang, Jiang si rifugia a Taiwan e Mao proclama nel 1949 la nascita della Repubblica Popolare Cinese con sede di governo a Pechino. Pur essendo sostenuta dall’Urss la Cina di Mao è un paese arretrato, i grandi stabilimenti industriali sono solo stanziati in Manciuria ma la propaganda comunista è insistente e convincente e riesce a coinvolgere le masse popolari. Il sistema è ovviamente similissimo a quello di tutte le repubbliche popolari sovietiche che nascono negli anni 50 in Europa: nazionalizzazione delle terre e conseguente deportazione nei campi di lavoro degli oppositori (i laogai). La Cina diventerà un gigante economico dopo l’affiancamento ad uno statista sovietico che la aiuterà a varare il primo piano quinquennale nel ’53 che porterà ad una bassa crescita agraria ma ad un’esponenziale crescita industriale del 128%. In politica Mao vara vari provvedimenti civili come la legge che impedisce il matrimonio tra bambini e fissa il limite minimo per sposarsi a 18 anni per le donne e a 20 per gli uomini, una legge sul divorzio e la denuncia del concubinato e dell’infanticidio. Altro elemento innovativo del socialismo cinese è la nascita delle comuni popolari: cellule base della società cui spettava il compito di organizzarsi autonomamente (es asili e mense per i bambini). Maccartismo e guerra di Corea (1950-53) Negli anni ’50 gli stati uniti vissero un periodo aureo per l’economia: vincitori della seconda guerra mondiale, fautori degli accordi finanziari di Bretton Woods, con il dollaro come moneta centrale ormai l’economia si era ripresa dalla cisi del ’29 e proprio per questa ragione nel secondo dopoguerra l’America conosce oltre ad un fortissimo aumento della produzione di beni di consumo (ormai tutti possedevano tv e automobile) anche un fenomeno migratorio consistente dove i bianchi depopolano le aree a Nord-Est per spostarsi negli stati del Sud e a Ovest, viceversa i neri ripopolano le zone lasciate dai bianchi e per questa ragione dagli anni 50 in poi si creeranno situazioni di tensione profonda dovuta al crescente razzismo negli stati del sud come l’Alabama o l’Arkansas (gli stati della cotton belt) o anche nelle zone a Nord Est il tutto dovuto al profondo divario tra bianchi e neri. In questo periodo un altro fenomeno che si presenta in politica e in generale nei pensieri degli americani è la paura e la lotta al comunismo. Ormai contrapposti e agli americani i comunisti vengono visti come la più grave minaccia esperibile e per questa ragione si crea un clima di tensione profonda che passa alla storia con il nome di “caccia alle streghe”. Il fenomeno nasce dalla riproposizione della Commissione d’indagine della Camera dei Deputati contro le attività antiamericane istituita nel ’37 che aveva approvato una legge che prevedesse la persecuzione di chiunque fosse avverso al popolo americano in particolare comunista. Iniziò nel 47 l’indagine nel mondo dello spettacolo volta a estromettere dai posti di lavoro operatori connessi con attività comuniste (le denunce partirono da Walt Disney, Warner, Reagan stesso denunciò e a pagarne le spese fu anche Chaplin che venne considerato avverso allo stato americano) chi veniva posto nelle cosiddette liste nere perdeva lavoro. Nel 1947 viene istituita la CIA, il cui compito iniziale è quello di coordinare e monitorare i comunisti e le loro attività nei paesi a rischio, l’organo risponde direttamente al presidente ed è vincolato dal controllo parlamentare. Ci fu evento che contribuì a creare tensione tra i due blocchi polari capitalistico e comunista oltre alla caccia alla streghe e fu la guerra di Corea. L’Italia si trova a dover fronteggiare oltre al problema ideologico anche quello politico che consisteva in 3 problemi: il primo era la nuova minaccia comunista dettata dal governo alleato che si era allineato con la politica del conteinment di Truman e che mirava a scongiurare l’exploit del counismo e infine la nuova forma da dare allo stato italiano nell’era della ricostruzione, problematica che andava avanti dal ’44 l’anno della “svolta di Salerno” con cui Togliatti, leader del pci aveva proposto di ignorare momentaneamente il destino di Vittorio Emanuele III dopo la fuga a Brindisi e di rimandare il tutto alla fine della guerra. Gli Stati uniti controllavano tramite i servizi segreti il territorio italiano e facevano attenzione ad evitare l’avanzata comunista assieme al papa, pio XII che temeva il contatto tra comunisti e socialisti e la possibilità di un governo comunista. Con il sostegno del VENTO DEL NORD (gli alleati americani) si forma nel ’45 un governo espressione del CLN, presieduto dal capo del PDA Ferruccio Parri, partigiano durante la resistenza e si forma la Consulta Nazionale, un organo con 400 membri espressione dei partiti del CLN che aveva funzione consultive e di controllo. L’Italia dell’inizio degli anni 40 si trova di fronte anche i gravi problemi dovuti alla mancata applicazione della riforma agricola di Gullo (ministro dell’Agricoltura sotto il governo Bonomi) che aveva concesso le terre incolte alle cooperative agricole, operazione tuttavia mai andata a buon fine per problemi legati alla burocrazia e alla criminalità organizzata latifondista e il separatismo siciliano che si arresterà solo con ela vittoria alle amministrazione della DC e con la concessione alla Sicilia dello statuto regionale. Si vanno formando anche nuovi partiti: I qualunquisti di Guglielmo Giannini (partito schierato contro l’antifascismo, sfavorevole alle epurazioni fasciste e contrario all’antifascismo) e i liberaliunici due partiti favorevoli ai Savoia. Si consolida invece all’indomani della nascita della Repubblica la Democrazia Cristiana di De Gasperi: un partito con diverse correnti al suo interno unite dalla fede cattolica e con ideali preposti alla cooperazione internazionale finanziaria e politica come decretato dalla nascita dell’Onu e da quanto deciso a Bretton Woods nel ’44. De Gasperi contribuisce a consolidare il passaggio da una politica di tipo elitario ad una politica dei partiti di massa. È sua l’idea di riproporre il problema della struttura statale italiana tramite un referendum: Monarchia o Repubblica? Il 2 giugno del ’46 gli italiani di recano alle urne nel primo referendum a suffragio universale con una delle affluenze più alte della storia: circa l’82% degli italiani. Vince con il 54,7% il Si per la Repubblica: ovviamente è diversa la situazione delle votazioni dove Nord e Centro si sono espressi in maggioranza per la repubblica a differenza del Meridione che fa prevalere il si per la monarchia. Gli schieramenti all’interno del governo poco prima delle votazioni sono: PSIUP, DC E PCI per la Repubblica, Liberali e Qualunquisti per i Savoia. Il re che poco prima del Referendum aveva abdicato in favore del figlio Umberto II dichiara l’assurdità del risultato del referendum ma il governo centrista italiano è troppo forte e non si piega alle speculazioni dei Savoia che sono costretti ad emigrare in Portogallo fino alla morte di Umberto II nel 1983. In Italia iniziano i lavori per la costituzione di un’assemblea costituente che scriva una costituzione per il nuovo stato repubblicano. Gli schieramenti alle votazioni per le elezioni della costituente sono: egemonia della democrazia cristiana, psiup secondo partito e pci terzo. Quasi nessun seggio è ottenuto dal pda che a breve si scioglie e la componente riformista di Ugo La Malfa e Parri converge nel partito repubblicano italiano. La costituente approva la Costituzione nel 1947 ed entra in vigore definitavamente l’1 gennaio del 1948. Essa viene redatta all’insegna della garanzia di pluralismo politico e partitico (il partito diventa strumento della sovranità del popolo in politica), si fonda sul principio di uguaglianza senza distinzioni tra uomo e donna, o di sesso, razza o religione. La Costituzione garantisce la tutela delle minoranze etniche e linguistiche e si conforma alle regole del diritto internazionale per quanto riguarda il trattamento dello straniero, ripudiando la guerra come strumento di offesa agli altri popoli. Mano a mano che aumentavano i contrasti geopolitici a livello internazionale si inasprivano i conflitti tra dc e comunisti molto legati a Mosca, all’Urss ma soprattutto alla Jugoslavia di Tito e ciò preoccupa i cattolici. Per dar prova della persistenza dell’alleanza in nome della sanità della costituzione i comunisti fanno inserire come costituzionali i patti lateranensi del ’29 all’art.7, contro i quali si esprimono i socialisti che nel ’47 sperimenteranno una scissione: la corrente che predicava la cooperazione con i pci diventerà PSI mentre quella autonomista di Saragat diventerà PSDI (partito socialdemocratico italiano). Nonostante gli sforzi italiani per ribadire l’importanza del concetto di democrazia nella ricostruzione del nuovo stato l’Italia viene fortemente punita durante la conferenza di pace a Parigi nel ’47: De Gasperi delegato sente che il suo paese: -perde tutte le colonie in africa -cede il Dodecaneso alla Grecia, il Moncenisio e i territori di Briga e Tenda alla Francia -la perdita peggiore però sarà quella dell’Istria con Zara ceduta alla Jugoslavia assieme a Trieste. Il territorio di Trieste viene diviso in zona A sotto amministrazione americana e zona B agli jugoslavi. Dopo la perdita dell’Istria inizia la drammatica storia dell’esodo giuliano-dalmata situazione che si calmerà solo nel 1954 quando con gli accordi di Londra l’Istria tornerà italiana. -Sud Tirolo e Alto Adige restano italiani ma devono concedere maggior autonomia amministrativa all’Austria. La fine dei governi di unità nazionale: scissione tra dc e pci la firma del trattato di pace nel 1947 è stato l’ultimo atto del governo di coalizione tra dc e sinistre, dopo la stipula infatti vennero estromesse dal governo. Le ragioni sono varie: segnali preoccupanti si erano palesati ai democristiani già dal ’46 alle elezioni, quando la dc perde voti a vantaggio dell’Uomo Qualunque e delle sinistre riunite nel blocco del popolo soprattutto nelle regionali siciliane. A quel punto il papa comincia a premere sulla dc predicando la necessità di una rottura con le sinistre. Si aggiunsero a ciò altre due questioni: la prima fu la raccomandazione di Truman al momento dell’incontro con De Gasperi in America durante il quale egli gli offrì gli aiuti del Piano Marshall solo in cambio dell’estromissione dei comunismi e degli alleati di sinistra dal governo. Nel frattempo la politica italiana oltre a fronteggiare il crollo delle sinistre al governo dovette assistere anche ad altri eventi tragici come la strage del bandito Giuliano a Portella della Ginestra il primo maggio del ’47. Nello stesso anno De Gasperi fa cadere il governo dando le dimissioni ma ottiene di nuovo l’incarico e mette su un nuovo governo di coalizione composto da democristiani, liberali, repubblicani e socialdemocratici con Luigi Einaudi, liberale, come vicepresidente del consiglio che si occupò di diminuire l’inflazione applicando politiche liberiste e contenendo le spese pubbliche: erano finiti i governi di coalizione, socialisti e comunisti erano ufficialmente estromessi. Cominciò a circolare tra i democristiani l’idea che esistesse una sorta di piano k, un ipotetico complotto comunista finalizzato a prendere il controllo dello stato con la forza. Nonostante la discriminazione attuata nei posti di lavoro, soprttutto in polizia non vennero attuate misure restrittive ulteriori al fine di garantire la libertà costituzionale di garanzia di libera espressione e ideologia politica nei confronti di chi la costituzione l’aveva anche scritta. La campagna elettorale per le elezioni del ’48 fu agguerrita, da un lato c’era la dc con i suoi alleati dall’altro le sinistre unite nel fronte democratico popolare. La vittoria fu schiacciante e per la democrazia cristiana (complice anche la propaganda di vaticano e stati uniti contro le sinistre del Fronte). Di lì a poco l’attentato a Palmiro Togliatti segnò quanto grave fosse l’opinione popolare nei confronti dei partiti di sinistra e quanto essi fossero temuti e iniziarono in tutti il paese centinaia di scioperi che cessarono solo dopo l’intervento moderatore del pci. I contrasti tra i partiti di centro e le sinistre si ripercossero nella confederazione a cui avevano dato vita pci, psiup e psi con la Confederazione generale italiana del lavoro la CIGIL, dalla quale si discosta l’ala cattolica formando la CISL, mentre più avanti le componenti socialdemocratica e repubblicana daranno vita alla UIL. Nel frattempo lo scenario del paese era ancora diviso tra le lotte dei lavoratori che andarono incontro a durissime repressioni anche armate del governo come in occasione dell’occupazione delle terre di Melissa in Calabria e con il pci che nel mentre rafforzava i suoi rapporti con l’urss. Ricostruzione e stagione centrista De Gasperi era al suo quinto mandato governativo quando venne eletto presidente della Repubblica Luigi Einaudi, ex ministro del bilancio nel 47 che diede vita a politiche liberistiche e di deflazione. De Gasperi ricostruì il solito governo di quadripartito, affiancandosi i suoi alleati delle correnti di centro: PSI, PRI e PSDI, tutti partiti di centrosinistra. L’ultimo governo De Gasperi sarà quello del 51-53: per l’ottavo non otterrà la fiducia in Parlamento e morirà nel ’54. La politica del centrismo degasperiano era votata a comporre un’alleanza internazionale che inserisse l’italia nel nuovo scacchiere mondiale della ricostruzione, fortemente europeista fece sì che l’Italia entrasse a far parte della NATO nel ’49. Altro punto di arrivo del centrismo sarà la partecipazione alla CECA comunità economica europea del carbone e dell’acciaio assieme a Olanda, Belgio, Lussemburgo, Francia e Germania Federale nel ’51. Nel ’50 istituì la Cassa per il Mezzogiorno, destinata a reinvestire i fondi monetari in opere di bonifica e sanificazione e recupero industriale del Sud Italia. Grazie agli aiuti del Piano Marshall l’Italia poté (un miliardo e mezzo di dollari) iniziare la ricostruzione. Se l’economia migliorò consistentemente tuttavia rimase arretrata la situazione delle campagne come dimostrò L’inchiesta sulla miseria dell’italia e sui mezzi per combatterla di Ugo La Malfa (pri, ex pda) del 51-52: c’era ancora profonda disparità tra Nord e Sud e in realtà c’era ancora un quarto delle famiglie italiane senza servizio igienici o elettricità. Il governo De Gasperi tentò anche di proporre una riforma agraria ad opera del ministro Antonio Segni che prevedeva l’espopriazione del latifondo nel meridione, l’istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e migliorie in ambito di bonifica e delle comunicazioni. Il tutto in realtà incentivò solo affari di malavita e non migliorò consistentemente la situazione dei contadini al sud. Nel ’51 i democristiani proposero la riforma tributaria che inserì l’obbligo annuale di dichiarazione dei redditi e venne anche avviata una politica di edilizia popolare proposta da Fanfani. La politica di Nehru innescò un rapido processo di modernizzazione del paese ispirata ai principi della socialdemocrazia che rese l’india una repubblica parlamentare di tipo federale dotata di una Costituzione, fu autore di una riforma agraria, dell’abolizione dei privilegi di casta, della concessione del suffragio universale e in politica estera aderì al blocco dei paesi non allineati. Decolonizzazione francese: le guerre di Indocina (1946-1954) e Algeria (1958-1962) Come tutti i paesi colonizzatori europei anche la Francia andò incontro al processo di decolonizzazione delle proprie colonie in Sud Est asiatico e in Africa. Con la nuova costituzione francese tutte le colonie entravano di diritto a far parte dell’UNION FRANCESE e in tutti i paesi delle colonie vigeva il diritto di rispetto e garanzia dell’autonomia dei governi dei singoli stati. Tuttavia la Francia si dimostrò poco aperta nel momento in cui cominciarono a sorgere i movimenti indipendentisti nelle singole colonie. I casi più eclatanti sono quelli dell’Algeria e dell’Indocina, paesi nei quali la strada per l’indipendenza fu sancita da conflitti sanguinosi e centinaia di morti. Il problema dell’Indocina francese fu il Vietnam, paese nel quale prima della guerra si era affermato il partito comunista di Ho-Chi Minh dal 1930, che fondò il fronte per l’Indipendenza del Vietnam (Vietminh) focalizzato a combattere contro i colonizzatori giapponesi (il Vietnam dalla seconda guerra mondiale come tutta l’Indocina era sotto occupazione giapponese) e francesi. Nel’ 45 Ho Chi-minh forma un governo provvisorio ad Hanoi, nel nord del Vietnam che proclama l’indipendenza e la nascita della Repubblica democratica del Vietnam nel 45. Al termine della guerra mondiale, l’Indocina era occupata a Nord dai cinesi e a Sud dagli inglesi. La francia non voleva rinunciare a questa colonia e in virtù di ciò occupò il Laos, la Cambogia e il Vietnam del Sud dove costrinse Ho-Chi-minh a firmare un accordo che decretasse l’indipendenza del paese all’interno dell’unione francese. Laos e Cambogia divennero monarchie costituzionali all’interno dell’unione francese mentre in Vietnam riprese la guerra per l’indipendenza nel ’46. Il Vietnam del Nord era appoggiato dai cinesi e dall’Urss che appoggiavano il governo popolare di Ho-Chi-Minh mentre il Sud era governato dai francesi appoggiati dagli americani. Di nuovo il conflitto assume le forme di uno scontro tra capitalismo e comunismo. I comunisti del Vietminh riuscirono a sconfiggere i francesi nella battaglia di Dien Pien Phu nel ’54, evento che pose fine alal colonizzazione fracese in Vietnam. La guerra si fermò temporaneamente con la sigla degli accordi di Ginevra (sottoscritti da Francia, Cina, Vietnam, Urss, Usa e Gran Bretagna) con il quale si sanciva l’indipendenza del Laos e della Cambogia ma il Vietnam rimase diviso al 17esimo parallelo: il nord ai comunisti di Ho-Chi-Minh, il sud con capitale Saigon occupato dai francesi. Per evitare che il Nord fosse lasciato in mano al controllo cinese e sovietico gli stati uniti entrarono nel conflitto instaurando un regime anticomunista a sud. La Francia nel frattempo concesse piena indipendenza a Marocco e Tunisia nel ’56 mentre complicata fu la situazione dell’Algeria. L’Algeria era praticamente più francese che africana, la popolazione era francese per 2/3 e per questa ragione era considerata parte integrante dell’Unione Francese e della Repubblica, la guerra in Algeria infatti non dipese da motivi legati allo sfruttamento delle risorse petrolifere che ancora non erano nemmeno state scoperte ma fu legata al prestigio: la Francia non poteva perde altre colonie dopo Laos, Cambogia e parzialmente il Vietnam. Nel ’54, l’anno della battaglia di Dien Pien Bhu venen istituito al Cairo il fronte di liberazione nazionale da tutti gli algerini che reclamanavano l’indipendenza dalla Francia, guerra che fu combattuta dal fronte inizialmente con atti terroristici e alla quale seguì una durissima repressione da parte dei paracadutisti francesi inviati in Algeria. La situazione ebbe eco anche in Francia: il governo francese rischiò un colpo di stato da parte dei militari che volevano fa re concessioni all’Algeria e al governo fu richiamato nel 58 De Gaulle che approvò una nuova costituzione che concedeva ampi poteri al presidente della Repubblica eletto dal popolo. Iniziava così la Quinta Repubblica francese con De Gaulle alla presidenza. Si tentò di risolvere il problema algerino concedendo al paese piena integrazione all’interno dell’Unione, politica contrastata dalla polizia segreta francese. Nel marzo ’62 vennero sottoscritti gli accordi di Evian che concedevano piena indipendenza all’Algeria che si proclamò Repubblica popolare democratica. Il popolo francese accettò la perdita della colonia e in Francia iniziò l’era della Quinta repubblica che con la costituzione divenne COMUNITà FRANCESE (non più Unione). La spartizione della Palestina e la nascita d’Israele (1948) In medio oriente tra il 1945 e il 1946 la Francia perde i mandati su Siria, Libano e cade anche il mandato inglese sulla Transgiordania. Nel 45 questi stati e quelli che avevano ottenuto l’indipendenza negli anni Venti e Trenta (Egitto, Yemen del Nord, Iraq, Arabia Saudita) formano la lega Araba, un organismo eterogeneo al cui interno convivono etnie e religioni diverse (tutti di fede musulmana ma alcuni sciiti e altri sunniti). Il territorio più problematico all’interno di questo scacchiere è quello della Palestina che aveva subito l’incremento dell’immigrazione ebraica sin dal 1917, con la firma degli accordi Sykes-Picot e la politica di Lord Balfour di renderla un contenitore in sostanza degli immigrati ebrei. Poco prima della seconda guerra mondiale l’Inghilterra si voleva assicurare le simpatie tanto degli ebrei (che avevano sostenuto con la politica di Balfour) quanto degli arabi (per i giacimenti di petrolio nella regione in vista del conflitto) perciò ritrattano sulla questione migratoria consegnando un “libro bianco” in cui vengono spiegate meglio le posizioni di Balfour che si sottolinea mirava ad una convivenza civile tra i due popoli in territorio palestinese. Nessuno dei due è convinto della politica di Balfour e dell’Inghilterra, soprattutto gli arabi che dal 1930 in poi iniziano delle azioni di guerriglia sul territorio al fine di scagliarsi contro la politica britannica. Nel 1942 nasceva in america il partito sionistico laburista laico di Ben Gurion (ebreo polacco, emigrato in america) che predicava che gli ebrei dovessero allearsi con gli Usa e ritirare l’antica alleanza inglese che troppo spingeva nei confronti degli arabi e che l’obiettivo fosse la creazione di uno stato per ebraico in Palestina (storicamente la terra promessa). Dopo la fine della seconda guerra mondiale l’Inghilterra ritratta e imprime misure e politiche contrarie all’immigrazione ebraica in un periodo non felice per quanto riguarda le scoperte dei campi di concentramento e la vicenda della nave Exodus. Nel mentre riprendono le azioni di guerriglia da parte degli arabi che ora sono indirizzate particolarmente verso gli inglesi. La gran bretagna aveva perso tante colonie (ceylon, singapore, malesya, myanmar, l’odierno sri lanka e l’india) e ora doveva trovare una soluzione per la Palestina. Esausta chiede l’intervento dell’ONU e annuncia il ritiro del mandato sulla Palestina nel 46. L’Assemblea generale nel 47 decide la spartizione del territorio palestinese: 50% agli ebrei, 40%agli arabi e 10% territorio libero di Gerusalemme sotto amministrazione internazionale. Votano 33 favorevoli (tra cui urss e usa), 19 contrari (tutti i paesi della lega araba) e 10 astenuti tra cui la Gran Bretagna. Nel 1948 a maggioranza ebraica nasceva LO STATO D’ISRAELE, con a capo Ben Gurion come primo presidente. Sin da subito gli arabi si ribellano alla scelta fatta dall’ONU di concedere terra agli immigrati israeliani e perciò i paesi della Lega Araba invadono la Palestina nel ’48, dando origine alla prima GUERRA ARABO- ISRAELIANA che si conclude nel 49 con una vittoria schiacciante d’Israele che si annette l’80% delle terre della Palestina, Gerusalemme ovest e Cisgiordania e Transgiordania che diventano solo Giordania. Gli arabi continuano a controllare la striscia di Gaza e l’Egitto. La Palestina cessa di esistere. Israele è uno stato laico, con governo repubblicano parlamentare e ben presto si ripopola con tutti gli ebrei provenienti dai paesi arabi e dall’estero (secondo la legge del ritorno). Nel ’49 viene ammesso all’Onu. CHI HA RAGIONE? I palestinesi che sono rimasti senza casa o ottengono al massimo la cittadinanza israeliana. Gli ebrei sono borderline perché storicamente la Palestina gli appartiene ma erano stati costretti a emigrare dai tempi delle guerre giudaiche di Tito e si erano dispersi in tutto il mondo. Avrebbero ragione se non vessassero i palestinesi. Gli arabi hanno torto. Le guerre arabo-israeliane e la questione palestinese Arabi=opposti a israele, arrabbiati per la scomparsa della palestina che era loro territorio vogliono l’unificazione del mondo arabo e la scomparsa del colonialismo europeo i nazionalisti arabi fecero della scomparsa dello stato della Palestina assieme all’opposizione a Israele gli elementi fondanti della propria politica. L’obiettivo dei nazionalisti arabi era quello di unificare il mondo arabo sdradicando il colonialismo europeo e di liberarsi dello stato sionista di isarele. Fase 1: l’Egitto di Nasser e la RAU L’egitto era il paese guida dell’unità araba e della lotta a israele.--> dopo la sconfitta araba della prima guerra contro israele nel 49, il gruppo nazionalista panarabo degli ufficiali liberi rovesciò il governo di Faruq I e impose quello di Nasser che divenne nel ’54 presidente della Repubblica egiziana. Nasser era fautore di un’ideologia politica che coniugava modernizzazione del paese con il nazionalismo arabo e con il panarabismo in senso lato, essendo modernizzatore abbraccia alcune tendenze del socialismo come l’abolizione della proprietà privata ma era fondato sul fondamentalismo islamico invece che essere ateo come il marxismo. Nasser era caratterizzato da forte monopartitismo e aggressivo militarismo, inoltre mise in atto riforme tipicamente socialiste come la nazionalizzazione delle banche e delle industrie, il voto alle donne e riforme per l’istruzione e l’assistenza sociale. Si unì per un breve periodo al progetto panarabo della RAU, la Repubblica Araba Unita con Yemen e Siria. Riuscì nell’obiettivo di liberare il paese dal controllo britannico (le truppe si finirono di ritirare nel ’56). Fase 2: Crisi di Suez (1956), avvicinamento dell’Urss al Medio Oriente con i finanziamenti della diga di Assuan (1956-71) Nasser decise di sfidare Francia e Inghilterra nel ’56 procedendo alla nazionalizzazione del canale di Suez. L’obiettivo era quello di assicurare all’Egitto i proventi del traffico delle navi per finanziare la diga di Assuan sul Nilo, progetto a cui gli USA avevano negato i fondi. Francia e Inghilterra reagiscono inviando navi nel Mediterraneo e sollecitano Isarele a reagire. L’attacco di Francia, Inghilterra e Israele sbaraglia le truppe egiziane. Tuttavia l’ONU condanna l’azione e chiede che Inghilterra, Francia ritirino le proprie truppe dal Mediterraneo, intima a Israele di rinunciare ai territori conquistati sul Sinai e Gaza. La situazione rafforza quindi la politica di Nasser che si orienta sempre più in funzione anticoloniale e antisraeliana, ottenendo anche gli aiuti dell’URSS che si inserisce finalmente nello scacchiere medio orientale e finanzia la costruzione della diga di Assuan, terminata nel ’71. L’urss si avvicina anche all’Iraq che nel ’58 abbatte la monarchia e intesse relazioni commerciali con i paesi comunisti. Aumenta l’antagonismo tra arabi e israeliani. Guardando alla Cuba di Fidel Castro (al governo dal 1959) Kennedy sottolineava quando fosse fondamentale dare ascolto e preoccuparsi dei cambiamenti geopolitici in atto nel mondo al fine di risolvere le guerre e il problema della povertà che era visto come il punto iniziale dell’ascesa comunista ovunque nel mondo. Al fine di arrestare la povertà Kennedy comincia a finanziare i paesi dell’America latina tramite L’ALLEANZA PER IL PROGRESSO. La coesistenza pacifica tuttavia non esclude interventi diretti al fien di contenere tanto l’Urss quando i comunisti di Mao. A questo proposito, individuando nel Vietnam la nuova frontiera dello scontro del bipolarismo, Kennedy aumenta la presenza americana nel Sud (al fine di contenere i Vietminh a settentrione) e instaurando legami di tipo economico e militare fornendo armi, basi e aiuti. Altro fulcro dell’ansia di Kennedy era la Cuba castrista, verso la quale al progressivo deteriorarsi degli accordi dovuti alla riforma agraria di Castro che aveva messo in difficoltà i grandi industriali dello zucchero americani a Cuba, porta ad una spedizione americana di anticastristi organizzata dalla CIA. Lo sbarco alla Baia dei Porci nel 1961 viene interrotto e spinge Fidel Castro a legarsi ancor di più ai sovietici che installano nel paese basi missilistiche per il lancio di testate nucleari con il beneplacito dei cubani. Tale episodio è noto come crisi missilistica di Cuba nel 62 e per alcuni giorni pose il mondo in angoscia di un terzo conflitto mondiale, finché Chruscev ritirò le basi di comune accordo con gli americani ai quali chiese di non provare a invadere più Cuba. Chruscev e Kennedy in realtà erano aperti al dialogo, il comune obiettivo di entrambi era limitare la corsa agli armamenti nucleari al fine di impedire a paesi come la Germania di dotarsi di armi atomiche. Venne infatti siglato nel ’63 IL PATTO DI MOSCA tra Urss, Usa e Londra per impedire la sperimentazione nucleare nell’atmosfera (cosa che non ridusse gli esperimenti nel sottosuolo).--> telefono rosso Mosca e Washington. Intanto un altro evento pose in crisi gli anni di Kennedy e Chruscev e fu l’erezione di un muro di cemento armato che divideva Berlino Est, dalla quale fuggivano migliaia di tedeschi verso Berlino Ovest nel 61. Il muro di Berlino che cadrà solo 8 anni dopo rappresenterà il simbolo più potente della spartizione bipolare del mondo. L’assassinio di Kennedy e MLK Kennedy si occupò in politica interna sul fronte del progresso scientifico militare e informatico, su quello dei diritti civili legati alla sfera razziale e sul fronte sanitario, seguendo una politica che molto ricorda quella di Roosevelt (aiuti all’istruzione a alla sanità), politica quest’ultima ostacolata dal Congresso. Ampia presa ebbe invece la politica di Kennedy sulla riduzione della tasse che diminuì la dilagante disoccupazione. Un fronte sul quale Kennedy si impegnò largamente fu quello legato ai diritti civili del popolo afroamericano, che tra l’altro fu il maggior elettore di Kennedy alle presidenziali del ’60. La questione era che la mobilitazione in corso dagli anni 50 che prevedeva larghe migrazioni di neri verso Nord-Ovest portò ad un inasprimento del razzismo bianco segregazionista soprattutto negli stati del Sud. Negli anni 50 iniziarono le prediche del pastore battista Martin Luther King Jr che basandosi sulle teorie della non violenza e della disobbedienza civile di Ghandi e Nehru iniziò a smuovere l’opinione politica riguardo i diritti dei neri, specialmente dopo lo sciopero degli autobus del 53 e l’arresto di Rosa Parks. Kennedy promulga una legge per combattere la discriminazione razziale contro la quale esplodono dei moti di protesta non solo negli Stati del Sud ma anche a Washington e New York (i moti di Montgomery). A seguito di anche vari attentati alla popolazione afroamericana, King pronunci il famoso discorso “i have a Dream” in occasione della marcia su Washington del ’63. I progetti di attenzione ai diritti divili di Kennedy vengono tuttavia spazzati via dalla sua morte nel 1963 a Dallas in Texas per mano di un killer che spara alla macchina presidenziale. L’assassinio Kennedy, paragonato successivamente all’affaire Moro in Italia, è una vicenda misteriosa, della quale verrà incolpato un certo Oswald impiegato in una fabbrica. Tuttavia le difficoltà e le incongruenze che sorsero in occasione delle indagini, soprattutto riguardano la ricostruzione della traiettoria dei proiettili evidenziano quanto 1)Oswald non fosse l’unico assassino di Kennedy e di certo non il mandante 2)probabilmente i mandanti dell’omicidio Kennedy furono gli alti vertici dei servizi segreti sotto l’egida di Johnson, futuro residente americano, che mal vedeva i rapporti pacifici di Kennedy con la Russia di Chruscev ma soprattutto il ritiro del contingente americano dal Vietnam del Sud che era programmato per fine ’63. Alle successive presidenziali trionfa proprio Johnson che attua il Civil Rights Act con il quale abolisce ogni forma di discriminazione e il Voting Rights Act che estende il suffragio agli afroamericani, nel ’64. Tuttavia sarà proprio Johnson, uno dei maggiori fautori del conflitto in Vietnam ad inviare i marines americani a Saigon. Caduta di Chruscev Chruscev sosteneva la pratica della coesistenza pacifica con gli Stati Uniti di Kennedy. L’obiettivo era in questo momento superare gli Usa nella gara industriale, Chruscev intenzionato a dimostrare quanto il sistema economico dell’Urss fosse superiore e potesse offrire uno stile di vita più agiato superando così il mal giudizio generale promise in occasione del XXII congresso del PCUS che l’unione sovietica avrebbe superato l’america nella gara industriale entro il 1970. Il tutto non si realizzò a seguito della debolezza della riforma agraria di chruscev e della scarsità di fondi destinati alla riforma dell’istruzione e dell’industria. Il tutto unito ai vari fallimenti conseguiti contro l’America, come la crisi missilistica portano ad un generale indebolimento della figura di Chruscev, tacciato di megalomania (a seguito della rivelazione dei crimini di guerra di Stalin e della conseguente svalutazione della sua persona, con la salma estratta dal mausoleo di Stalingrado rinominata ora Volvogrado) portano alla destituzione di Chruscev nel 1964 suffragata dal Comitato Generale del PCUS, al suo posto prendono il potere due figure poiché vengono sdoppiate le cariche di segretario di Partito con Brenev e presidente del Consiglio con Kosygin. Il pontificato di Giovanni XXIII e il Concilio Vaticano II Nel 1958 alla morte di Pio XII sale al soglio pontificio, papa Giovanni XXIII. Il pontificato di quest’ultimo sarà estremamente innovativo. Il papa sin da subito si schiera nei confronti dei popoli colonizzati che reclamano indipendenza, a favore dei poveri, della collaborazione dei paesi ricchi nei loro confronti (enclica MATER ET MAGISTRA del 1961) ma soprattutto di un’idea di una chiesa per tutti o comunque vicina a tutti aprendo finestre di dialogo anche tra atei, comunisti e non cristiani (famoso è il suo impegno nei confronti delle relazioni con la chiesa greca ortodossa e con gli anglicani e i protestanti). Fervente religioso, contrario all’impegno politico dei partiti ecclesiastici a differenza di Pio XII e alla violenza perpetrata dai colonialisti e durante la guerra mondiale comincerà a spargere la parola del vangelo fin dove poteva. Famosi i rapporti con Chruscev. Fautore di idee pacifiste espresse nell’enclica PACEM IN TERRIS del 1963 in cui parlava dell’importanza dei diritti civili e di abbattere il razzismo fondando il nuovo mondo ricostruito sulla collaborazione e la pace e il rispetto di tutti gli uomini reciprocamente denuncia guerre e armamenti chiedendo anche la messa al bando delle armi nucleari. L’opera più rivoluzionaria del pontificato di Giovanni XXIII, un papa attento ale traformazioni del mondo contemporaneo, sarà l’inizio del CONCILIO VATICANO II nel 1959. Morirà poco dopo l’apertura, nel 1963 non vedendo la chiusura del concilio, la quale spetterà a papa Paolo VI suo successore. Tra le innovazioni proposte in ambito conciliare la nomina del primo cardinale di colore, il passaggio da liturgia latina a liturgia in lingua nazionale, partecipazione attiva dei fedeli alla liturgia e la nascita del sinodo episcopale, assieme anche al bando dell’indice die libri proibiti nel 1966. Il concilio incontrò la chiusura della curia romana che si oppose spesso all’operato di Paolo VI ma le innovazioni proposte avranno grandissima risonanza. La guerra del Vietnam Il Vietnam era rimasto diviso al 17esimo parallelo dopo gli accordi di Ginevra del 1954. Al nord permaneva il governo comunista di Ho-Chiminh e al sud un governo filostatunitense derivante dall’occupazione del 54. Al nord si instaura un regime di combattenti inteso a liberare il Vietnam del Sud dagli americani con un organo militare l’FNL (il fronte di liberazione nazionale) che aveva come combattenti i vietcong. I vietcong iniziano le offensive nel sud, a Saigon, e questo mette in allarme gli americani che già durante la presidenza di Kennedy ma con un picco in quella di Johnson decidono di prendere liberamente parte al conflitto. Il casus belli è costituito dal cosiddetto incidente del Golfo di Tonchino nel 1964. L’incidente deriva da un confronto tra un cacciatorpediniere americano incaricato di pattugliare l’area del Vietnam del Sud e delle motovedette vietnamite, a seguito del quale il cacciatorpediniere americano spara alla cieca convinto di star subendo attacchi vietcong e fa registrare agli americani 6 morti. Dopo anni, nel 2005 verranno desecretati dei documenti dal Ministro della Difesa Mcnamara che affermeranno che gli americani non avessero registrato di fatto nessuna morte e che anzi fossero stati uccisi 6 vietcong. Tuttavia l’incidente costituisce la motivazione per ottenere il mandato dal Congresso e attaccare il Vietnam definitivamente nel 1965. Il principale fautore del conflitto è Johnson, che aveva vinto le elezioni contro Nixon e che successivamente vince contro Robert Kennedy, fratello di John e fervente pacifista contrario alla guerra in Vietnam, ucciso da un giovane giordano. Johnson aumenta dal 65 la presenza americana in vietnam del sud ma la quadruplica nel 1967, inizia così il conflitto durante il quale verranno sganciate 226 mila quintali di bombe comprese quelle al napalm per stanare i vietcong nelle foreste. Il Vietnam del Nord è sostenuto dalla Cina e dall’Urss che inviano contingenti e risorse. La strategia degli stati uniti è far passare la guerra anche in Laos e in Cambogia, località che si trovavano sul sentiero Ho-Chi-minh, ovvero la rotta in cui si muovevano i beni e le derrate militari e alimentari fornite da Cina e unione sovietica. I vietcong dell’FNL resistono alla durezza dei bombardamenti americani nel 1968, guidati di nuovo dal generale Giap, protagonista della battaglia di Dien Bien Phu nella cosiddetta BATTAGLIA DEL TET. La vittoria del Tet spinge Johnson ad allentare la presa sui bombardamenti e ad annunciare la sua non candidatura alle prossime elezioni e sembra che in un primo momento si vada verso la pace. Con la morte di Kennedy nel ’68 il prossimo presidente alle elezioni è Nixon che annuncia un ritiro de soldati dal Vietnam del Sud. Regimi dittatoriali negli anni sessanta Gli anni sessanta, iniziati nel segno della coesistenza pacifica e della parziale distensione politico-militare diventano nella seconda metà un decennio di ribellioni, agitazioni e proteste nonché di ribellione alle dittature. Un forte impulso venne offerto dagli esempi della ribellione per la decolonizzazione o con il caso dei Vietcong dell’FNL, eventi che spinsero molti altri paesi a ribellarsi ai governi autoritari, soprattutto in America latina. Tra i casi più eclatanti ricordiamo quello di Ernesto Che Guevara, figura politica che agì a fianco di Fidel Castro già negli anni 50, protagonista del rovesciamento della condizione schiavista del popolo cubano dal 54 in poi e della intessitura di nuovi rapporti di vicinanza con l’urss con il culmine nell’episodio della crisi missilistica del ’62. Che Guevara teorizza l’ipotesi di lotta di guerriglia nel continente americano e nei paesi del Terzo Mondo, idea tradotta nell’abbandono di Cuba nel 1965 per recarsi in Congo, ad Angola e infine in Bolivia a fianco dei partigiani in guerra civile contro la dittatura di Barrimientos salita al governo con un colpo di stato nel 64. Morirà nelle rappresaglie nel 1967 divenendo un simbolo. In Germania federale era stato eletto Billy Brandt anch’egli favorevole al dialogo con l’Europa ma soprattutto con l’Urss e la Germania Socialista, portando avanti una politica detta OSTPOLITIKnormalizzazione dei rapporti con l’Est Europa. Strinse anche trattative amichevoli con Polonia, Cecoslovacchia e infine firmò un trattato con la Germania dell’Est nel 1972 con il quale i due blocchi del paese si riconoscevano reciprocamente. Dopo la caduta del governo Brandt il suo successore Schimdt si trovò a dover risolvere il problema del terrorismo dell’est della RAF e la crisi economica. Cominciano anche a scemare le dittature: la Spagna già negli anni sessanta sulla spinta delle contestazioni europee e sulla rivolta castrista vede un progressivo crollo di Franco, che designa suo successore Carlos di Borbone che conduce il paese verso la democrazia dalla morte di Franco nel ’75. In Grecia cade la dittatura dei colonnelli e sale al governo il democratico Karamanlis e in seguito il paese si proclama Repubblica nel 1979. Anche il Giappone, dopo l’occupazione americana che gli permette di far crollare la dittatura fascista di Hirohito si impone sempre maggiormente come primo produttore industriale al mondo di beni di lunga durata scalzando il primato americano. Nixon, la fine della guerra in Vietnam e la crisi del ‘73 la presidenza di Nixon, successore di Johnson (il presidente del Civil Rights Act, del Voting Act nonché fautore dell’inizio della guerra in Vietnam dopo l’incidente del Golfo del Tonchino) è caratterizzata da un’attenzione rinnovata nei confronti del nuovo e mutato ordine internazionale che non è più diviso in sfere bipolari quanto più multipolari: URSS, USA, Cina, Giappone e Europa Occidentale sono i nuovi giganti mondiali. In virtù di ciò la politica di Nixon si spinge verso il dialogo con la Cina, che arrivata al punto di rottura con l’Urss si trova sempre più isolata. Si apre un rapporto di reciproco riconoscimento che nel 1971 porta la Cina ad entrare nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU al posto di Taiwan. Nel 1972 Nixon si dedica alla stipula di un trattato con l’Urss: gli accordi SALT (strategic arms limitation treaty) il cui scopo era la limitazione della armi nucleari. Un punto delicato rimane quello della guerra in Vietnam in cui gli americani nel avevano intensificato gli armamenti, a Sud era stato costituito un governo filoamericano, il Nord restava comunista e appoggiato da Cina e Urss. Nel 1970 i bombardamenti americani tra l’altro proseguivano sul sentiero Ho-Chi Minh, ovvero Laos e Cambogia, a brevissimo territori di guerra. Si arrivò ad un accordo a Parigi nel ’73 con il quale venne stabilito il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe dal Vietnam con la formazione di un governo di coalizione al sud. Tuttavia nel 1976 al ritiro degli americani i vietcong attaccarono il Sud, occuparono Saigon rinominandola Ho-Chi-Minh e stabilirono che la capitale restasse ad Hanoi, che il Vietnam venisse riunificato e divenisse un paese socialista. Tuttavia nel mentre la guerra era proseguita in Cambogia, territorio appoggiato dalla Cina e nel Laos appoggiato dal Vietnam, che ne fanno nuovo terreno di affermazione. In Cambogia si impongono i Khmer rossi comunisti di Pol Pot che instaurano una durissima dittatura dando vita ad un processo di forzata ruralizzazione dell’area e chiudendo ogni contatto con i mercati internazionali, operando anche una durissima epurazione degli oppositori. A fine 1978 il Vietnam invade la Cambogia ponendo fine ai massacri e eliminando il problema di uno stato appoggiato da uno dei nuovi giganti del mondo che avrebbe ostacolato il processo di affermazione all’interno dell’Indocina. La Cina per tutta risposta organizza un’offensiva contro il vietnam che decide alla fine di ritirare le sue truppe dalla Cambogia nel 1989. Il conflitto terminerà con un accordo nel 1998. Negli USA nel frattempo si fanno sentire le forti spese autorizzate dal governo per lo stato sociale e per finanziare la campagna in Vietnam. Nixon decide appunto di far crollare i regimi finanziari di Bretton Woods: abolisce la convertibilità del dollaro in oro e fa crollare il regime dei cambi fissi sostituendolo con quello dei cambi variabili, provvedimento che fa uscire l’america dalla crisi provvisoriamente, poiché a breve risentirà della crisi del petrolio. Nixon è protagonista di un ultimo evento importante: lo scandalo Watergate che lo vede accusato di impeachment e che lo costringe a dimettersi per evitare il processo. Dopo una brevissima presidenza del successore Ford salirà alla Casa Bianca Jimmy Carter. L’America latina negli anni 70 Gli anni 70 in America latina sono caratterizzati dall’insediamento di regimi militari e del ritorno dei regimi autoritari in Cile e in Argentina. Il Cile, vede in questo periodo l’affermazione del partito di UNIDAD POPULAR, un gruppo di sinistra socialista che predicava l’avvento del passaggio al socialismo ma senza rivoluzione, in modo democratico, il suo leader Allende, ottiene la fiducia al governo. I punti focali del programma di Allende sono l’approvazione di una riforma agraria (in cui le terre espropriate venissero distribuite al contado dalle corporazioni), una riforma dell’istruzione e dell’università (ciclo completo d’istruzione accessibile a tutti). Allende procede con la nazionalizzazione delle miniere di rame, delle banche e della linea telefonica. Tuttavia presto il paese precipita in una grave crisi economica dovuta al fatto che le miniere nazionalizzate da Allende erano in gran parte proprietà degli americani che applicando un ribasso del prezzo provocano una gravissima crisi economica nel paese. Comincia così un tentativo da parte dei democristiani e delle estreme destre militarizzate di rovesciare il governo di Allende, cosa che ben presto si realizza con l’ascesa di Pinochet un generale di guerra fascista. Pinochet era appoggiato da Nixon che tramite la CIA perseguiva un tentativo di lotta perenne al comunismo temendo che la linea socialista democratica di Allende potesse significare un ritorno del comunismo su scala internazionale. Nel 1973 i golpisti entrano in azione bombardando la sede del governo, occasione durante la quale Allende si suicida. A questo punto sale Pinochet al governo con un colpo di stato, instaurando una dittatura di estrema destra molto militarista e violenta fino al 1988 anno in cui alle elezioni viene eletto Ailwyn che guida il popolo verso la democrazia. In Argentina la situazione non è molto diversa: Peròn viene richiamato al governo nel 1973 ma tuttavia non riesce a fronteggiare la crisi economica dilagante né le agitazioni dei militari di destra e di conseguenza cade il suo governo, al suo posto si insedia nel 1976 il generale Videla, instaurando un governo dittatoriale e fortemente repressivo fatto soprattutto di epurazione delle opposizioni cosa che porterà al disastro dei desaparecidos (individui totalmente spariti dopo rapimenti). La vicenda dei desaparecidos è apparentemente ignorata soprattutto a causa della forte censura che vigeva in Argentina, le uniche voci di denuncia furono quelle delle madri dei desaparecidos e delle abuelas de Plaza Mayo, le madri delle donne incinte scomparse che scioperano appunto in piazza per 1500 giovedì. Fino all’istituzione delle leggi contro l’amnistia e l’impunità per i crimini commessi dai militari responsabili dei desaparecidos con la presidenza di Kirchner nel 2003. La guerra del Kippur e lo shock petrolifero del ‘73 Dopo la guerra dei sei giorni (1967), torna il problema palestinese che ormai di andava radicalizzando tramite organizzazioni terroristiche autonome che perseguivano tentativi di rappresaglia per la riconquista dei territori perduti. Il motore di tali azioni è spesso l’OLP. Gli attentati dei palestinesi e degli arabi non si concentrano solo in Medio Oriente ma anche all’estero negli anni 70: come quelli in Italia e Francia o l’attentato agli atleti in occasione delle olimpiadi di Monaco. Nel 1970, in Giordania che era divenuta sede dell’OLP, re Husayn reprime il tentativo dei feddayn dell’OLP di rovesciare la monarchia e costringe alla migrazione molti membri dell’organizzazione nonché un cospicuo numero di profughi in Libano. In Egitto a Nasser succede Al-Sadat, che si avvicina agli USA, interrompe i rapporti con l’Urss e si prepara ad un nuovo conflitto con Israele per riprendere il Sinai. Nel 1973, il giorno della festa ebraica dello Yom Kippur, Egitto e Siria attaccano Israele a sorpresa riuscendo ad avere la meglio sugli ebrei che tuttavia resistono all’attacco. Gli arabi si erano vendicati della guerra dei sei giorni e avevano incrinato la forza israeliana, tuttavia come sempre gli israeliani riescono comunque a posizionarsi in un luogo strategico: riva occidentale del canale di suez a minaccia di Damasco. L’OLP viene riconosciuta come legittima rappresentante dei paesi arabi e nel 1974 entra come osservatore esterno all’ONU. Si instaura quindi una politica di dialogo internazionale con il governatore palestinese, Yasser Arafat . Gli Usa rimangono legati ad Israele e grazie alla mediazione di Jimmy Carter si arriva anche ad un incontro tra il primo ministro israeliano e il capo di Stato egiziano Al-Sadat, giungendo alla stipula degli accordi di Camp David (1978) e di Washington, con i quali Israele si impegnava a restituire i territori occupati nel 1967 ma ciò avviene solo per il Sinai nel 1882. Le organizzazioni islamiche che contestano la politica di Al-Sadat si fanno sempre più consistenti finché il leader egiziano non verrà assassinato dai terroristi della Jihad Islamica nel 1981 e gli succederà Mubarak. La guerra del Kippur ha effetti devastanti sull’economia mondiale: i paesi arabi parte della OPEC (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) si organizzano interrompendo la fornitura estera di greggio e aumentandone il prezzo da 3 dollari a barile e 12 (il cosiddetto shock petrolifero), causando una crisi economica gravissima soprattutto in america, crisi che si intreccia con quella della svalutazione del dollaro dando vita alla terza grande crisi economica del 900 che fa verificare un fenomeno detto stagflazione (crescita dell’inflazione parallela a processi di stagnazione economicabasso tasso di crescita del prodotto e degli investimenti), nei paesi possessori di greggio l’inflazione aumenta di circa il 10% annuo, in quelli del Terzo Mondo del 100%. TAPPE DELLA QUESTIONE ISRAELO-PALESTINESE 1) accordi sykes-picot e colonialismo britannico francese in Siria, Mosul e Palestina 2) il trattato di Sevres e la politica migratoria ebraica di Lord Balfour 3) vicinanza tra inglesi ed ebrei negli anni 40 e ulteriore intensificazione della politica di Balfour 4) marcia indietro sulla politica di Balfour per ottenere l’appoggio degli arabi, produttori di petrolio in vista del secondo conflitto mondiale. Odio sia si arabi che di ebrei nei confronti della Gran Bretagna e della sua politica sfruttatrice con aumento della guerriglia terroristica contro gli inglesi 5) nascita dello stato d’Israele nel 1948, Repubblica laica e democratica con a capo Ben Gurion, sostenuta dagli USA (gli ebrei erano banchieri) 6) inasprimento delle tensioni con gli ebrei da parte inglese a causa dell’episodio dell’Exodus e del genocidio ebraico 7) ritiro delle truppe britanniche nel 1948 dalla Palestina e risoluzione affidata all’ONU 8) l’ONU vota per concedere la maggioranza della Palestina a Israele, gli arai si ribellano e attaccano Israele nel 49 (prima guerra arabo-israeliana). Israele sbaraglia gli arai e conquista l’80% della Palestina, gli arabi controllano ancora solo la striscia di Gaza e il Sinai. 9) Sale al governo in Egitto, paese capo della lotta a Israele e paese di spicco della Lega Araba, Nasser dopo il rovesciamento di Faruq I gomma); l’Ansaldo (industriali elettromeccanici); i Costa (armatori). Lo sviluppo economico degli anni 60 tuttavia si estende oltre il triangolo Torino-Milano-Genova raggiungendo anche Emilia Romagna e Friuli-Venezia Giulia 2) Un parziale sviluppo (sempre meno consistente rispetto agli enti privati) di alcuni organi statali come l’IRI (ente preposto al finanziamento industriale e per le banche nato nel 1926), la nascita dell’ENI (ente nazionale idrocarburi, di Enrico Mattei già commissario straordinario dell’AGIPassociazione generale italiana petroli. La politica industriale di Mattei sarà di intrattenere rapporti con i paesi del Medio Oriente in possesso di grandi giacimenti di petrolio come l’Iran e di cercare fonti di energia alternativa, come il gas, ragione dei rapporti con L’Urss. Muore in circostanze misteriose nel 1962 in un incidente aereo) 3) Nascono nuovi marchi preposti alla produzione di beni durevoli come la Zanussi (elettrodomestici, l’Italia diventa negli anni sessanta il maggior produttore di frigoriferi dopo Giappone e Usa) e la Olivetti di Ivrea (macchine da scrivere) 4) L’Italia si avvale anche dell’entrata nel MEC (mercato economico europeo) e delle conseguenti abolizioni delle barriere doganali, la percentuale di merci esportate nei paesi della CEE si quadruplica, come aumenta anche a dismisura la spesa pubblica (30 mila miliardi di lire l’anno) 5) Si diffondono nuovi mezzi di comunicazione e di trasporto come la tv che entra definitivamente nelle case degli italiani assieme all’automobile che diventa il bene di consumo primario posseduto dagli italiani (con l’introduzione sul mercato della cinquecento e della seicento della Fiat). Nel 1956 inizia la costruzione dell’Autostrada del Sole che collega il centro con il sud (prima Roma poi Napoli e Reggio Calabria) Accanto al consistentissimo sviluppo economico degli anni sessanta va analizzato che come al solito si andava allargando il divario tra Nord e Sud (nonostante la nascita della Cassa per il Mezzogiorno di De Gasperi nel 1950 e gli interventi straordinari del 1957 per la costruzione di piccole e medie imprese nel meridione), tra campagne e città (la manodopera nelle campagne slitta diretta verso le città che vanno incontro ad un progressivo fenomeno d’inurbamento delle periferie soprattutto a Milano e Roma) e tra terziario e primario. Il centrosinistra La nuova Italia del boom economico dovette far fronte anche ad un cambiamento politico non indifferente atto a gestire le nuove trasformazioni sociali ed economiche in corso. È dal 1956 in poi che si concretizza una nuova formula governativa, quella del centrosinistra che si realizza tramite l’avvicinamento tra DC e PSI (che aveva precedentemente preso le distanze da Urss e PCI). L’idea è quella di allargare la base dei consensi della DC al fine di costituire governi di coalizione con maggiori alleati in parlamento. I fautori della svolta a sinistra e della fine del centrismo degasperiano furono Amintore Fanfani e Aldo Moro (segretario di partito dal 1959). Gli elementi che portarono all’apertura furono anche di natura estera come l’inizio delle contestazioni studentesche a Berkeley, i fatti di Ungheria, la crisi dell’Urss e anche la presenza dei due fautori principali della coesistenza pacifica Kennedy e Chruscev unito alla potenza del Concilio Vaticano II e al pontificato di Giovanni XXIII, il papa del dialogo. La fase di transizione più delicata per i governi di centrosinistra fu quella del 1960, con la crisi del governo Tambroni: Tambroni ottiene la fiducia in Parlamento come presidente del Consiglio ma dà vita ad un governo monocolore DC in cui si circonda solo degli esponenti di destra della DC. Il punto più delicato è l’autorizzazione allo svolgimento del congresso dell’ MSI (movimento sociale italiano, pericolosamente pendente verso l’estremismo di destra) a Genova che altro non fa che scaturire proteste di tutti i socialisti vecchi e giovani che premono per la rivalsa dei valori antifascisti che avevano portato l’italia alla fine della guerra e alla nascita della Repubblica. Il congresso missino non è l’unico evento in cui si realizzano scontri o feriti: altri ce ne saranno a Roma e in Sicilia, dove resteranno coinvolti anche alcuni deputati. Il fallimento del governo Tambroni e le contestazioni nate in occasione del Congresso missino portano alla conclusione che al momento in Italia è impensabile proporre un governo di destra e che il pericolo ormai non è più insito nei soli comunisti ma anche i neofascisti angosciano il popolo. Moro ripropone la strategia del compromesso arrivando ad allargare le basi elettorali della dc e giungendo nel ’62 a formare il primo governo di centrosinistra con Fanfani come Presidente del Consiglio e Segni come presidente della Repubblica. Il governo di centrosinistra di Fanfani sarà debole: a parte portare alla nascita dell’ENEL (ente gas e luce) nazionalizzando l’energia elettrica e varando la riforma per la scuola media unita e alzando l’obbligo a 14 anni per l’istruzione non raggiungerà grandi obiettivi. Segni alla presidenza della Repubblica era stato voluto da Moro poiché contrario alla svolta governativa a sinistra e perciò garanzia di coloro che temevano un’eccessiva svolta verso il comunismo. Il governo Moro (come esecutivo) del 1963 dimostra un calo di consensi della DC ma è comunque un governo di centrosinistra stabile con pieno coinvolgimento del PSI (si scindono a questo punto le correnti del PSIUP e del PSUPSDI+PSI nel ‘66). Con Nenni come vicepresidenre guida 3 governi di centro sinistra fino al 1968 . Una crisi governativa del centrosinistra, la prima di una serie che porteranno al fallimento dell’alleanza, si avrà nel 1964 con il PIANO SOLO: un tentativo di colpo di stato da parte del generale dei carabinieri Giovanni de Lorenzo. Dopo la crisi dell’affaire Solo, il centrosinistra vive una crescente crisi dovuta al tramonto dei mandati dei fautori della coesistenza pacifica (Chruscev e Kennedy), alla pressione di Segni che era sempre più contrario al centrosinistra e alle critiche del governatore di Banca d’italia e Confindustria. Nel 1964 cade il governo Segni per malattia e sale al governo il socialdemocratico Saragat, nel mentre Togliatti in attesa di una conferenza con Chruscev muore a Yalta (il segretario del PCUS verrà destituito a breve sempre nel 1964) Contestazioni studentesche e operaie, l’Autunno caldo e Piazza Fontana Nel corso degli anni sessanta terminava l’espansione economica e iniziava la fase contestatoria nel paese, sia da parte degli intellettuali e dei militanti di sinistra che avversavano il centrosinistra sia da parte dei giovani. Si diffondono in italia la musica rock, il pensiero postmaterialista e nuovi ideali relativi alla libertà e all’emancipazione sessuale (caso Franca Viola nel ’65) assieme ad un crescendo impegno civile e politico che già si era manifestato in occasione del Congresso Missino del 1960. Le contestazioni, come Berkeley sono rivolte e iniziano nell’Università e nella scuola, una scuola quella italiana non più in grado di gestire e fronteggiare la nuova ondata di studenti sempre più numerosa e di diversa estrazione sociale, una scuola classista che bene viene ritratta in “Lettere ad una Professoressa” degli alunni della scuola di Don Milani (struttura nata dalle contestazione cattoliche del Concilio Vaticano II). Il culmine della contestazione arriva nel ’66 con l’omicidio Paolo Rossi alla Sapienza, uno studente di architettura socialista ucciso da esponenti di estrema destra. Esplodono immediatamente le contestazioni e le occupazioni in tutto il paese con lettere aperte al Presidente della Repubblica lamentando la violenza delle destre fasciste. Gli atenei occupati sono tanti: Pisa, Trento, Cattolica a Milano e moltissimi licei iniziava ufficialmente il ’68 anche in Italia. Una posizione particolare in merito è quella di Pasolini, che in una poesia si schiera dalla parte dei poliziotti che reprimono le manifestazioni studentesche dei sessantottini “figli di papà”. Nel ’69 si aggiungono le lotte operaie che in autunno (da qui il termine autunno caldo) raggiungono l’apice con gli scioperi e le proteste dei metalmeccanici che chiedono la settimana breve, il diritto di riunione e sciopero in fabbrica e la possibilità di rinnovo di contratto di lavoro. Otterranno lo STATUTO DEL LAVORATORE NEL 1970, che garantirà pieni diritti politici e sindacali. Il 1969 in Italia si chiude con il tragico evento della strage di Piazza Fontana, operato dagli estremisti di destra che apre le porte alla stagione tragica della “strategia della tensione” costellata di attentati da parte delle Brigate Rosse e delle Brigate Nere, un periodo critico soprattutto per le istituzioni italiane che andrà avanti fino agli inizi degli anni 80. Conquiste legislative degli anni 60 e 70 1963accesso consentito alle donne per tutte le cariche, gli impieghi e le professioni, compresa la magistratura+ legge che vieta il licenziamento a causa di matrimonio 1970legge sul divorzio 1975riforma del diritto di famiglia: i coniugi hanno pari diritti e doveri, parità patrimoniale, patria potestà condivisa + diffusione dei consultori su territorio nazionale e intensificazione dell’uso della pillola anticoncezionale nata nel 1960 1977parità salariale tra uomo e donna Attenzione alla maternità e paternità consapevole e nascita del diritto all’aborto abolizione del Codice Rocco del 1930 che puniva l’aborto: 1978legge sull’interruzione di gravidanza (sottoposta a referendum abrogativo ma mantenuta con il SI)+ Legge Basaglia ( l. n. 180/78)chiusura manicomi Altre leggi furono quella sull’obiezione di coscienza, la nascita ssn e la liberalizzazione delle emittenti radio e televisive. Le Brigate Rosse e gli anni di piombo Le proteste giovanili non si esaurirono nel 69, proseguirono negli anni seguenti e presero un piega diversa e sinistra. Molti giovani si diedero alla clandestinità e alla criminalità fondando i gruppi terroristici di sinistra il cui maggiore fu quello delle Brigate Rosse. Ovviamente le Br non furono sole: dagli anni 70 in poi soprattutto si imporrano i gruppi neofascisti o estremisti di destra (spesso frange del Msi). Ebbero inizio negli anni 70 gli attentati e dal 74 i sequestri di persona. Tra le destre famoso è il tentativo di golpe di Junio Valerio Borghese (ex comandante della X MAS sotto la Repubblica di Salò), le estreme destre furono autori della Strage di Brescia del 74 e della strage dell’Italicus dello stesso anno. Agli inizi degli anni 70 alle elezioni, le destre riscossero un certo successo, in particolare l’MSI e la dc si orienta verso un governo monocolore senza l’appoggio dei socialisti. Un punto di svolta nella politica italiana si ebbe grazie ad Enrico Berlinguer, segretario del PCI che nella sua rivista parlò della necessità di adottare una nuova strategia politica, quella del “compromesso”: l’obiettivo era unificare dc e pci per arginare l’emersione delle destre. I cattolici dovevano cambiare e i comunisti con loro. Gli anni della politica del compromesso storico sono gli stessi della crisi della stagflazione, anni in cui l’Italia risentì molto del rincaro del prezzo del petrolio non possedendo materie prime, cosa che indusse il governo a proporre una politica economica di fortissime restrizioni (cinema e tv spenti o chiusi alle 23,00; In america la terza rivoluzione industriale stravolge particolarmente i consumi: il sistema americano è già in crisi agli inizi degli anni 70 e le nuove forme di industria si affermano alla fine del decennio, molte industrie spostano la loro produzione all’estero (costo di manodopera inferiore) e l’avvento dell’informatica rende meno costosi i beni di consumo. Anche la geografia industriale americana muta: nelle aree a nord (New York e Chicago) le industrie vivono una crisi e aumenta la disoccupazione, al centro (California e Nord Ovest) si moltiplicano le industrie ad alta tecnologia e invece nel Sud c’è una grande crescita demografica dovuta allo spostamento di molta produzione. Questo è il periodo delle critiche alle teorie keynesiane del new Deal (aumentare la spesa pubblica, coinvolgere lo stato nell’economia) e si iniziano ad abbracciare teorie che richiamano il liberismo, note con il rinnovato nome di NEOLIBERISMO secondo le quali l’intervento dello stato in economia si doveva limitare e andavano escluse le concentrazioni monopolistiche in modo da lasciare che il mercato si autoregolasse. Conservatorismo e neoliberismo: Reagan e la Thatcher In America nel 1980 vince alle presidenziali Ronald Reagan, repubblicano, ex attore e fervente anticomunista, si era distinto anche durante la caccia alle streghe degli anni 50 per aver denunciato numerose personalità del mondo dello spettacolo tacciandole di cospirazione comunista. Reagan si afferma con un programma politico conservatore e focalizzando l’attenzione sui valori degli USA come potenza economica principale ma anche come potenza militare principale, plasmando una società improntata ai valori dell’individualismo, del patriottismo e sul non far affidamento sullo stato. In politica interna propone un programma rinominato “reaganomics”(completamente opposto al New Deal rooseveltianoi cui punti focali sono 1)deregolazione delle norme che regolavano le attività economiche dei mercati 2)taglio importante alla spesa pubblica soprattutto nei settori dei finanziamenti alla sanità e all’istruzione e 3)riduzione della pressione fiscale sulle imprese 4)aumento delle spese militari. L’economia americana conosce un periodo di forte crescita da un lato ma dall’altro aumentano le disuguaglianze e le differenza sociali tra i lavoratori. In politica estera Reagan dà il suo pieno supporto alle forze anticomuniste in Afghanistan e in europa orientale (definisce i comunisti “il grande male”). Infine la sua politica economica porta negli anni 80 ad un fortissimo aumento dell’immigrazione dall’America Latina che è destinata a svolgere mansioni umili e sottopagate. In Inghilterra, una politica neoliberista e conservatrice simile è seguita dal nuovo primo ministro inglese Margaret Tatcher, la “lady di ferro”. Fortemente intransigente su tutti i fronti, Thatcher attua una politica di riduzione dell’intervento statale e di abbandono delle politiche assistenziali nate a seguito del secondo conflitto mondiale: si pone in netta contrapposizione con le Trade Unions e i sindacati, emanando nuove leggi restrittive riguardo il diritto di sciopero, privatizzando le industrie che erano state nazionalizzate dai laburisti e smantellando tutto il sistema di Welfare state creato negli anni 50. Un atteggiamento fortemente repressivo la Thatcher lo attua nei confronti della questione irlandese: lascia morire di fame 10 membri dell’IRA che scioperavano a causa delle strette regole di detenzione, stessa politica adottata nell’ambito dello sciopero dei minatori del 1984. La Thatcher puntava a rendere l’Inghilterra la maggior potenza mondiale in ambito economico, venne eletta per tre mandati (prima volta nel 1979), popolarissima anche a causa dell’intervento nel 1982 nei confronti dell’Argentina che cercava di conquistare le Falkland tuttavia è costretta a dimettersi nel 1990 a seguito delle rivolte scoppiate per l’eccessiva tassazione compresa la tassa elettorale (che tutti i cittadini dovevano pagare indipendentemente dal reddito). Il governo è sostituito con quello di John Major. Germania Federalecade il governo Schmidt (socialdemocratico) e sale Kohl nell’83 che era democristiano Crolla negli anni 80 quindi tutto il sistema economico strutturato nel ’44 a Bretton Woods e la maggior parte delle potenze si instaura su un tipo di regime conservatore e neoliberista che limita al massimo l’intervento dello stato in economia e demolisce le politiche di Welfare. Il Giappone e le tigri asiatiche L’area asiatica è quella che maggiormente si sviluppa nell’ambito della terza rivoluzione industriale, in particolare grazie al modello economico e produttivo giapponese. Il Giappone diventa negli anni 80 il maggior produttore mondiale superando anche l’America, il segreto del successo commerciale è l’introduzione di un nuovo modello basato non più sulla catena di montaggio, sistema tayloristico-fordista, quanto più sulla diversificazione anche all’interno della catena, in cui gli operai non curavano più un singolo segmento della produzione in modo fisso bensì si spostavano a gruppi cambiando mansione, la produzione inoltre privilegiava un tipo di prodotto di qualità (diversificando il mercato) e non la quantità. Il Giappone riesce inoltre negli anni 80 a stabilire rapporti commerciali inserendosi su larghe fette del mercato, anche cinese e monopolizzando l’industria informatica nei settori della micro elettronica, delle telecomunicazioni e dell’intelligenza artificiale ma anche dell’automobile (nissan, toyota e honda per citare alcuni marchi). La motivazione del successo giapponese è anche il bassissimo tasso di analfabetismo sotto il regno del successore di Hirohito, l’imperatore Akihito suo figlio, fautore di un processo di moderata modernizzazione. Al pari del Giappone si pongono molti paesi del Terzo Mondo che entrano per la manodopera a bassissimo costo nei mercati nazionali come i NIC (newly industrialized countries)paesi come la Corea del Sud, Hong Kong e Singapore che ben presto escono dal mercato della manodopera a basso costo, mettendo in atto una politica molto aggressiva in ambito di commercio estero monopolizzano i mercati asiaticidette appunto le tigri asiatiche. La perestroika di Gorbacev Cresceva alla fine degli anni 70 la tensione tra Est e Ovest, i rapporti dell’Urss a livello internazionale erano di gran lunga peggiorati a causa dell’intrommissione dell’unione sovietica in alcuni conflitti derivanti dal processo di decolonizzazione. Nonostante ciò si arriva nel 1979, al vertice di Vienna tra Breznev e Carter alla stipula del SALT II (SALT I nel 1972). Il trattato non viene ratificato tuttavia a causa del peggioramento dei rapporti tra i paesi a causa della politica americana di boicottaggio delle olimpiadi di Mosca nel 1980 dovuto alla tensione generata dall’Urss con l’invasione dell’Afghanistan l’anno precedente. Il tutto peggiora quando usa e urss iniziano una nuova corsa agli armamenti con l’installazione dei missili ss-20 (russi) sul territorio di Polonia, Cecoslovacchia e Germania dell’est, e dei Pershing 2 e Cruise americani (anche su territorio italiano in Sicilia), il tutto peggiora a seguito della politica fortemente anticomunista di Reagan. L’economia sovietica non è tuttavia in grado di fronteggiare un rilancio di armamenti nucleari ragion per cui avvia le trattative per la stipula di START, un trattato di riduzione dell’arma atomica (le trattative iniziano nel 1982 e terminano con la stipula nel 1991, dopo vari incontri tra Gorbachev e Bush). Infatti anche se in Russia erano stati trovati giacimenti di gas e petrolio in Siberia l’economia restava allo sbando, soprattutto nel settore della tecnologia nuclearedisastro di Chernoyl del 1986. Alla morte di Breznev, i successori Chernencko e Andropov designano un giovane membro del PCUS come guida del partito: il cinquantatreenne Gorbacev, unico tra i membri del partito a non aver vissuto lo stalinismo che si insedia come segretario del PCUS nel 1985. Gorbacev è un personaggio nuovo atipico, un comunista riformatore che propone un tipo di politica riformatrice su due linee principali 1)il settore finanziarioeconomia mista 2)il settore politico-sociale cercando di democratizzare l’urss. Per questa ragione dà avvio nel’1988 ad un progetto di costituzione democratica di un nuovo organo il Congresso dei deputati del popolo, una parte eletta a suffragio universale e una dal partito, il Congresso dei deputati aveva le funzioni di eleggere il capo del Soviet supremo, il presidente del Congresso. Viene fatto per entrambi gli organi il nome di Gorbacev. La politica di Gorbacev imperniata sui concetti di trasparenza e perestroijka (ricostruzione) si fa forte anche del disastro di Chernobyl e della mancata gestione da parte del governo russo che non ne denuncia immediatamente l’esplosione. La politica di cooperazione attiva e interdipendenza (non più coesistenza pacifica di Chruscev) porta ad un importante risultato in politica estera: 1)il ritiro delle truppe dall’Afghanistan nel 1988 2)la politica di non ingerenza negli affari interni nei paesi aderenti al Patto di Varsavia 3)la stipula del primo trattato START nel 1991 con Bush 4)l’accoglienza per la prima volta di Papa Giovanni Paolo II in Vaticano (Gorbacev è il primo comunista ricevuto dal papa). Insignito con il nobel per la pace nel 1990, le idee riformatrici di Gorbachev, aspramente criticate dall’ala conservatrice del PCUS espressasi in El’Cin, saranno troppo innovative e l’economia stagnante dell’Urss non riuscirà a starvi al passo, sarà infatti Gorbacev il fautore del crollo dell’Urss negli anni 90. Piazza Tienanmen In Cina alla morte di Mao e di Zhou Enlai (1976) sale Den Xiaoping, esponente dei pragmatici ostile ai maoisti e alla rivoluzione culturale (evento del 1965, si tratta del tentativo riuscito di ripristinare l’ordine comunista al momento della perdita di potere di Mao al pcc, è caratterizzato anche da violenze da parte dell’armata rossa e da una fortissima propaganda) che da subito impone un tipo di economia completamente diversa basata su riforme e politiche neoliberiste come la privatizzazione delle industrie, l’abolizione delle comuni e la ristrutturazione di molte industrie procedendo secondo la via delle “4 modernizzazioni”agricoltura, industria, esercito e preparazione tecnico scientifica. In men che non si dica la Cina diventa il colosso commerciale mondiale sovrastando anche l’aggressività delle tigri asiatiche. Tuttavia a tale riformismo economico non corrisponde il riformismo politico: il governo non accenna a concedere una forma di riformismo democratico e abbatte tutti i principi cardine della rivoluzione culturale di Mao, tanto che si scatena in questo senso contro la corruzione e la dittatura del governo una protesta enorme in tutto il paese che coinvolge soprattutto studenti e giovani ai quali in poco tempo si uniscono anche gli operai: la protesta di Piazza Tienanmen del 1989 che cade sotto gli occhi anche di Gorbacev, in visita a Pechino quell’anno. La protesta pacifica viene sedata dal governo che interviene militarmente sgominando morti e feriti e processando molti degli aderenti alla protestamorte della democrazia. Il crollo del comunismo nei paesi dell’est europeo Dopo la nomina di Gorbacev a segretario del PCUS e la sua dichiarazione di non ingerenza negli affari interni dei paesi satelliti dell’urss (quelli del Patto di Varsavia del 55) ebbero un effetto dirompente, iniziarono infatti a sfaldarsi i regimi comunisti di questi, sorsero parlamenti e si andò alle elezioni (si tratta di un processo rapido e indolore che avvenne nell’autunno dell’89)fine del predominio del partiti comunisti e abbattimento dei simboli della tradizione bolscevica. Uno dei paesi più interessati da questo fenomeno fu la Polonia, era emerso negli anni 80 il sindacato autonomo cattolico di Solidarnòsc, si chiedeva pluralismo sindacale e aumento salariale. Solidarnòsc venne dichiarato fuori legge dal governo polacco, tuttavia grazie anche allo sforzo e ai finanziamenti di Papa Giovanni Paolo II che appoggiava Solidarnòsc il sindacato venne ripristinato nel 1989 e vennero indette le Casus: la Serbia e il Montenegro volevano conservare lo status di Repubbliche federali con regime socialista, le altre Repubbliche chiedevano la secessione (simile alla situazione della Cecenia). Milosevic contrario alla secessione scatena contro le Repubbliche la forza militare. L’inizio è con la Slovenia e la Croazia, le due Repubbliche più ricche che dichiarano l’indipendenza. Milosevic conduce una guerra lampo in Slovenia e poi reprime duramente i movimenti indipendentisti in Croazia (l’esercito serbo era particolarmente violento e duro), occupando e bombardando i principali centri cittadini come Dubrovnik. L’Onu in occasione delle guerre dell’ex jugoslavia rivela tutta la sua debolezza: pur avendo inviato i caschi blu nel 91 si ottiene un cessate il fuoco solo nel ’92. Alla fine degli scontri in Croazia, questa e la Slovenia si dichiarano indipendenti, l’indipendenza viene riconosciuta da molti paesi europei e l’ex Jugoslavia si dissolve. Si dichiarano indipendenti anche la Bosnia- Erzegovina e la Macedonia, mentre Serbia e Montenegro creano la Repubblica Federale di Jugoslavia con Milosevic a capo. In Bosnia scoppia una guerra di religione tra i bosniaci di religione musulmana e i serbi che erano ortodossi. La guerra vede l’intervento di Milosevic a fianco dei serbi e il bombardament dei principali centri cittadini. La guerra sarà violentissima: l’esercito di Milosevic opera una sorta di pulizia etnica dei musulmani, l’episodio più grave è il massacro di Srebrenica dove muoiono 8500 civili maschi tra i 14 e i 65 anni. L’onu non riesce a fermare i massacri e tocca alla NATO interveniresi giunge dopo varie vittorie della Nato e dei musulmani agli accordi di Dayton, stillati da Clinton nel 1995 che prevedono la divisione della Bosnia in 1)FEDERAZIONE CROATO MUSULMANA 2)REPUBBLICA SERBA DI BOSNIA Il Kosovo Il Kosovo è un’altra delle regioni dell’ex jugoslavia che proclama l’autonomia, abitata da maggioranza albanese. Nel 1996 inizia qui una guerriglia antiserba guidata dall’ESERCITO DI LIBERAZIONE DEL KOSOVO che provoca l’ennesimo intervento militare di Milosevic anche qui intenzionato a operare una pulizia etnica di albanesi e kosovari, che fuggono a migliaia verso Albania, Macedonia e Montenegro. L’UE intima a Milosevic di ritirare le truppe dal Kosovo ma questi non accenna a demordere finché dopo l’intervento della NATO e un’offensiva aerea potentissima sulla Serbia Milosevic costretto ritira le truppe e il Kosovo diventa regione autonoma ad amministrazione internazionale dell’ONU. Ad oggi la Serbia non riconosce l’indipendenza del Kosovo. Milosevic cade, viene arrestato ma prima di essere processato per crimini umanitari muore in carcere nel 2006. Nascita dell’UE 1973Europa dei 9+ istituzione del SISTEMA MONETARIO EUROPEO (SME) e e la modifica del metodo di scelta dei deputati in Parlamento europeo, che diviene elettivo nel 1979 1986ratifica dell’Atto Unico Europeofissava al 1992 la creazione di un mercato unico in cui sarebbero dovute cadere tutte le frontiererende necessaria l’adozione di una moneta unica 1992TRATTATO DI MAASTRICHTprevedeva la creazione dell’UE (viene ratificato dai membri della CEE) e l’unificazione monetaria di tutti i paesi membri qualora fossero mantenute alcune condizioni economiche legate al contenimento del debito pubblico e del deficit statale e del tasso d’inflazione. Il tutto avviene in 3 tappe: 1) COMPLETAMENTO DEL MEC, nel 1993libera circolazione delle merci, dei capitali e dei lavoratori e il libero insediamento delle imprese all’interno del mec stesso 2) RATIFICA DEL TRATTATO DI MAASTRICHT E PASSAGGIO DA CEE A UEseguono il passaggio di passaporto e patente di guida europei1995, VIENE APPROVATA LA CONVENZIONE DI SCHENGEN che elimina le divisioni tra gli stati membri e l’abbattimento dei controlli doganali alle frontiere interne, aggiunge il coordinamento delle frontiere esterne, la cooperazione giudiziaria e la formazione di sistema d’informazione comune. Non fanno parte dello spazio di Schengen la Gran Bretagna e l’Irlanda 3) INTRODUZIONE GRADUALE ALLA MONETA UNICAl’euro nel 2002. La moneta unica implica anche la rinuncia degli stati membri al controllo della politica monetaria prima affidata alle rispettive banche centrali dal 1998 competenza della BCE, banca centrale europea 2000elaborazione della Carta dei diritti fondamentali che contiene i diritti fondamentali dei cittadini europei 2004Prima costituzione Europea, non ratificata e sostituita dal TRATTATO DI LISBONA nel 2007 La crisi dei partiti in Italia L’Italia alle soglie degli anni 80, dopo più di un decennio di scandali e attentati terroristici si trova a subire una nuova ondata di politica immorale a causa della corruzione dilagante tra i partiti. Nel 1981 nell’ambito delle indagini legate al fallimento del banchiere Michele Sindona, durante la perquisizione della villa di Licio Gelli imprenditore di fama nazionale, dirigente della Permaflex e capo di una loggia massonica (dichiarato da lui stesso in un’intervista) la P2 (acronimo per Propaganda 2), viene ritrovata una lista di quasi un migliaio di iscritti che il Presidente del Consiglio, il democristiano Forlani (a capo di un governo di coalizione quadripartitoDC, PSI, PSDI E PRI) rende nota pochi mesi dopo. Nella lista figurano un’infinità di nomi appartenenti ad esponenti del mondo dello spettacolo, dell’esercito, e della politica, ma soprattutto alcuni erano i nomi presenti nel governo in carica. Cominciano le speculazioni legate allo scandalo della P2: chi pensa che la loggia controllasse l’affermazione del comunismo in Italia, compromettendo gravemente la democrazia, chi la ritiene solo una loggia finanziaria, chi pensa che Gelli e la P2 abbiano passato decenni a controllare la vita nazionale tessendo trame politiche e criminali. La Loggia viene comunque sciolta negli anni 80. Considerata la presenza di alcuni esponenti della dc negli elenchi della loggia per la prima volta dal 1945 il governo viene affidato a Giovanni Spadolini, membro del PRI che crea una coalizione di pentapartito con anche i liberali all’interno. Allo stesso periodo risale il gravissimo attentato a Papa Woitjla13 maggio 1981durante la benedizione di Piazza San Pietro ad opera di un estremista della fazione di destra turca de I Lupi Grigi. Non si chiarirà mai di fatto il movente dell’attentato. Le elezioni del 1983 registrano una perdita di consensi consistente della DC, a causa del malcontento della popolazione e per la prima volta nella storia viene affidato il governo a CRAXI, un socialista del PSI che va avanti con la formula del pentapartito, dal 1983 al 1987. 1983-1987governo Craxi, pentapartito, alleanza tra psi e dc, no pci. Governo basato sulla lotta all’inflazione, aumento della spesa pubblica e aumento del debito italianoconseguenza dell’aumento della spesa per curare le politiche di stato socialeTERZA ITALIAsuperamento del sistema fordista e aumento tecnologico nelle industrie 1984muore Berlinguer Nella Terza Italia permane il divario tra Nord e Sud, che anzi aumenta anche a causa dell’intensificazione sempre maggiore dell’attività malavitosaCosa Nostra, Sacra Corona Unita, Ndranghta e Camorra si imponevano nell’economia nazionale illegalmente Dopo Craxi, nel 1987 si ritorna ad esponenti dc e la formula di pentapartito, tuttavia i partiti entrano presto in crisi accusati di consociativismo e incapaci di rapportarsi con la società che di base rappresentano. Gli scandali e le accuse di consociativismo portano alle elezioni all’emersioni di nuove realtà quali le leghe regionali, con preminenza della Liga Veneta, unitasi con la Lega Lombarda di Bossi e fondando la Lega Nord (alleanza tra le due) che basavano la loro politica sull’anticentralismo e su spinte anti meridionali e contrarie all’immigrazione. A seguito della crisi del partito comunista dopo gli eventi del 1989 e del 1991 in Europa e dopo la morte di Berlinguer, il nuovo segretario Achille Occhetto, propone una riforma radicale, vuole adattare il pci alla nuova realtà italiana. Il pci si scinde in PDS (Partito democratico della sinistra) e in Rifondazione Comunista (ala più estrema vicina al pci) Nel 1992 si apre l’inchiesta Mani Pulite, detta anche Tangentopoli, ad opera del magistrato, il pm Antonio di Pietro che indaga sulla dilagante corruzione del sistema politico accusato di elargire o accettare tangenti dagli imprenditori italiani a cui i partiti erano legati e ai quali fornivano finanziamenti, i maggiori imputati tutti di DC e PSI. Craxi si dimette nel 1993 dopo aver ricevuto 4 avvisi di garanzia, nel 94 si rifugia in Tunisia per non farsi processare. Alle elezioni del 1992, DC e Psi perdono larghissimi consensi e si affermano i partiti nuovi come Lega Nord (non si affermano quelli nati dalla scissione del pci), poco dopo Cossiga scioglie il Parlamento e Scalfaro diventa il nuovo presidente della Repubblica. 1992omicidio Falcone e Borsellino, esponenti del Pool antimafia nella magistratura palermitana e impiegati nel Maxiprocesso del 1986. Esigenza di riforma elettorale nel 1993la propone Mario Segni (figlio dell’ex presidente della repubblica). La riforma che prende il nome di Mattarellum (Mattarella è infatti il principale firmatario) si snoda su 3 punti: 1)elezioni diretta dei sindaci alle amministrative 2)passaggio dal sistema proporzionale a quello maggioritario in senato 3)riduzione delle preferenze da esprimere alla Camera dei Deputati, da 4 a un solo candidato. La Democrazia Cristiana crolla nel 1994, poco dopo la riforma elettorale, il partito viene sciolto e torna a chiamarsi PPI, Gianfranco Fini, leader del MSI forma un nuovo partito, Alleanza Nazionale, abbandonando la derivazione dal fascismo. 1994entra Berlusconi in politica con Forza Italialiberismo economico radicale con quasi totale privatizzazione degli enti pubblici per risollevare l’economia. Alle elezioni del 94 vince l’alleanza di centro destra, IL POLO DELLE LIBERTà (Forza Italia,+Lega Nord+ Centro cristiano Democratico+Allenza Nazionale). Elezioni del 1996anticipate per crisi di governo. Si afferma l’Ulivo di Prodi, un partito di centro sinistra, le riforme di Prodi hanno permesso all’Italia di rientrare negli standard dell’Ue per l’adozione della moneta unica. Dopo aver perso l’appoggio di Rifondazione comunista, Prodi dà le dimissioni nel 1998 e al suo posto gli succede Massimo D’Alema (primo segretario Democratico di Sinistra) e poi Giuliano Amato e Ciampi come presidente della Repubblica. Si alternano dal 2001 al 2006 i governi di Berlusconi e Prodi. Nel 2006 viene anche eletto Giorgio Napolitano presidente della Repubblica (ex pci e esponente di ds). La nuova coalizione Berlusconi, il pdl, forma un governo con gli stessi alleati del 1994 ed esclude le sinistre radicali dal governo. Il governo Berlusconi del 2011 fa quasi arrivare l’Italia in bancarotta, ragion per cui il premier si dimette e Napolitano incarica l’imprenditore Mario Monti di far rientrare l’Italia negli standard della bce e dell’ue salvando il paese dalla crisi con un governo tecnico Dopo essersi schierata a fianco della coalizione contro l’Iraq nel 1991, il paese ha conosciuto un consistente sviluppo economico ed erano iniziate le riprese della sua attività diplomatica, già ai tempi della presidenza Clinton, momento in cui la Cina comincia ad inserirsi nello scacchiere commerciale occidentale intessendo dialogo con le principali potenze, fondamentale è in questo senso l’accordo con l’america del 2001 e l’ingresso della Cina nell’organzizazione mondiale del commercio (wto) con il conseguente abbattimento dei dazi doganali e dei limiti vincolanti al possesso azionario di imprenditori stranieri in Cina. Si abbandona quindi anche la durezza di giudizi espressi in merito della repressione di Piazza Tienanmen, nemmeno il dissolvimento dell’urss nel 91 causa crepe nel pcc. La Cina è un paese paradossale in cui coesistono un sistema capitalistico (privatizzazione controllata delle banche e delle imprese e del mercato del lavoro) e un regime dittatoriale comunista. Tuttavia lo sviluppo non è eguale, molte aree della Cina restano poverissime e agricole e si sviluppano fenomeni di migrazione interna verso le grandi città urbane. La cina inizia anche a investire capitali all’estero. L’ascesa commerciale della Repubblica popolare ha permesso un inserimento nel mercato internazionale anche delle regioni costiere come Hong Kong e Macao e la crisi economica che investe in primis la Thailandia e il Giappone nel 1997 tocca solo marginalmente la Cina. La crisi del 2008 Dopo il 1873, il 1929, il 1973, una quarta crisi economica colpisce il nuovo mondo globalizzato. Anche questa volta nata in territorio americano. La crisi del 2008 origina dal crollo del mercato immobiliare americano dovuto alla concessione frequente da parte della FED di mutui sub-prime dal 2002, momento in cui le case costano pochissimo. I mutui degli immobili vengono concessi a chiunque, anche clienti senza garanzia alcuna che non riescono a ripagarli quando dal 2008 la FED aumenta i tassi d’interesse a causa dell’aumento dell’inflazione in america dovuta di nuovo all’aumento del prezzo del greggio e delle materie prime. L’impossibilità di ripagare i mutui provoca un aumento a catena dei tassi d’interesse e il conseguente crollo del mercato immobiliare nel 2008. È la più grande bancarotta in America dopo Wall Street. La Fed e il governo devono quindi intervenire congiuntamente per salvare gli istituti bancari dopo che a catena la crisi ha iniziato a riproporsi come per la stagflazione e wall street a livello internazionale provocando un collasso dei consumi. Nel 2011 il tracollo peggiora, le finanze pubbliche crollano a causa dello shock da recensione dei consumi e del salvataggio delle banche. Ad occuparsi della crisi è il governo Obama, da poco eletto presidente, democratico, primo nero nella storia delle presidenziali americane a insediarsi alla casa bianca. Proponendo un programma che aveva come obiettivo principale tirare fuori l’America dalla crisi, inizia riproponendo le misure keynesiane con una politica simile al New Deal di Roosevelt, in cui aumenta la spesa pubblica abbandonando il pareggio di bilancio per far diminuire l’inflazione e non tagliare in settori legati al welfare e alla sanità (sarà il promotore di una nuova legge, l’Obama-care, che prevede la possibilità anche per i cittadini più poveri di possedere un’assicurazione sanitaria). Nonostante il miglioramento della crisi economica e la diminuzione della disoccupazione, Obama inizia a perdere consensi a vantaggio dei repubblicani (aveva anche avviato il processo di graduale ritiro delle truppe americane in Afghanistan e Iraq), l’elettorato lamenta l’incapacità di Obama di non effettuare tagli al sistema previdenziale facendo peggiorare esponenzialmente il debito pubblico, anche se di fatto il primo iniziatore della crisi è Bush Jr che come suo padre ha portato avanti la politica di spesa statale votata alla concessione degli sgravi fiscali e ha finanziato campagne costosissime come quella in Iraq e Afghanistan. Obama recupera popolarità nei sondaggi quando nel 2011, dopo 10 anni dall’attentato al World Trade Center riesce a trovare e uccidere Osama Bin Laden, nascosto in Pakistan, svolgendo contemporaneamente una politica di apertura di dialogo con l’Islam e Cuba. Il suo successore, Donald Trump, eletto nel 2016, attua una politica completamente diversa fatta di economia protezionistica, forti tagli alla sanità e esasperando le leggi anti immigrazione. Un altro paese che si trova contemporaneamente tra i due fuochi della crisi del 2008 e una catastrofe naturale è il Giappone per cui il crollo del mercato immobiliare americano corrispose ad una caduta del PIL e ad un aumento della disoccupazione, effetti peggiorati dopo lo tsunami che nel 2011 distrugge la centrale nucleare di Fukushima (grado 7 di disastro, uguale a Chernobyl), a seguito di questi eventi anche il commercio si contrae. La Russia, che nei primi 2000 conosce il boom economico dovuto all’esportazione del greggio di cui era secondo paese produttore, subisce una battuta d’arresto nel 2008 e peggio ancora nel 2014 quando scende il prezzo del petrolio, stesso anno in cui vengono comminate al paese delle pesanti sanzioni amministrative dovute all’intervento di Putin in Crimea e in Ucraina. Nel 2012 Putin era stato di nuovo eletto presidente, la sua politica era di mantenere un controllo sugli stati che avevano fatto parte dell’ex Unione Sovietica, ragion per cui nel 2014 dà avvio alle operazioni militari in Crimea, regione autonoma dell’Ucraina a maggioranza russa che chiedeva l’indipendenza dall’Ucraina. La russia ammette la Crimea senza l’approvazione del governo ucraino, azione che non venne riconosciuta dalla comunità internazionale e che costa alla Russia il varo nei suoi confronti di sanzioni pecuniarie, alle quali Putin dà poco peso e procede fornendo supporto militare alle forze separatiste in Crimea. La guerra civile termina nel 2015 senza che la situazione sia stata modificata. Primavera araba e nascita dell’isis La serie di proteste che inizia nel 2010 in Tunisia e si diffonde rapidissimamente tramite social prende il nome di Primavera Araba, il tutto origina dal suicidio di un giovane ambulante che si dà fuoco nella principale piazza di Tunisi quando gli viene negato dalla polizia il permesso di vendere frutta e verdura. Da ciò si innescano una serie di proteste di giovani arabi, “la rivoluzione dei gelsomini” che porta alla destituzione e alla fuga del presidente Ben Alì al potere da 23 annile proteste di improntano sui valori di “pane, dignità e libertà”. Le proteste democratiche della Primavera araba hanno in realtà portato in svariati casi a guerre civili che sono degenerate ripristinando la presenza dei governi di matrice islamica fondamentalista e terrorista. Tra i paesi più problematici in questo senso c’è l’Egittole proteste al Cairo hanno portato alla destituzione di Mubarak (al potere dal 1981, successore di Al Sadat) nel 2011 e l’entrata in scena del partito dei Fratelli Musulmani (fortemente integralista). In Libia la “Giornata di Collera” nel 2011 contro Gheddafi (presidente della Repubblica dal 1969) ha generato una guerra civile che ha richiesto l’intervento della NATO e ha portato all’uccisione di Gheddafi, trovato morto a Sirte (ucciso probabilmente dai ribelli in circostanze poco chiare)il crollo del governo di Gheddafi ha portato ad un vuoto di potere istituzionale Nel 2006 fa l’apparizione anche un nuovo soggetto politico estremamente pericoloso: lo stato islamico d’Israele nato in Iraq da una divisione di Al Qaidanasce dal deterioramento dei rapporti tra Sciiti e Sunniti e dall’instabilità governativa generata dalle primavere arabenel 2013 cambia nome in Daesh (nome arabo per ISIS). Nel 2014 ha proclamato il crollo dei confini tra Siria e Iraq e la ricostituzione del Califfato con capitale a Raqqa in Siria. L’Isis conquista un’ampia porzione del territorio iracheno e siriano massacrando civili, sciiti e alcuni sunniti non obbedienti alle leggi ì del califfato. Tra i maggiori attentati dell’ISIS in occidente ci sono quelli in Francia al Bataclan e a Charlie Hebdo, alla metropolitana di Bruxelles. In Iraq e in Siria la reazione all’imposizione del califfato è la sollevazione delle milizie curde. Nel 2017 i militanti siriani curdi liberano Raqqa e nel2018 viene dichiarata la fine del Califfato.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved