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Il Novecento Detti-Gozzini, Appunti di Storia Contemporanea

Storia Moderna EuropeaStoria Economica ModernaStoria Politica ModernaStoria Internazionale

Riassunto dettagliato del manuale Detti-Gozzini per l'esame di storia contemporanea.

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 15/04/2020

MartaBuffoli
MartaBuffoli 🇮🇹

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Scarica Il Novecento Detti-Gozzini e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Esame di Storia Contemporanea 12 CFU Libro 1: Il Novecento Introduzione Gli storici hanno definito il novecento come un secolo con tratti originali e specifici solo nell'ultimo decennio poichè prima risultava impossibile visto tutti gli avvenimenti che sono accaduti. Dall'89/91(quindi ancor prima del suo termine) si sono cominciati a delineare dei tratti di questo secolo in seguito al collasso dell'URSS potenza che si era distinta dal 1917(rivoluzione russa), proseguendo con l'affermazione di un regime totalitario nella seconda guerra mondiale e in seguito fu uno dei protagonisti della guerra fredda. Porre l'Urss come avvenimento al centro del secolo però porta dei problemi fra gli storici che sostengono che sia riduttiva o inesatta questa interpretazione. Vengono considerate protagoniste del secolo le grandi ideologie e lo scontro fra totalitarismo e democrazia. Queste idee sono state maturate seguendo il filo delle carneficine avvenute nelle due guerre mondiali, lo sterminio degli ebrei, il regime Staliniano, le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki e altre atrocità avvenute. Questo secolo fu chiamato secolo delle idee assassine, secolo delle tenebre, secolo degli estremi. Sono tutte riletture portate dal susseguirsi di eventi atroci. Un'altra interpretazione va a sostenere un profondo Eurocentrismo(in cui vengono compresi anche i fatti accaduti nelle americhe) di questo secolo e dei suoi avvenimenti, ma è una visione prettamente occidentale perchè se integriamo al confronto ideologico di comunismo e capitalismo il riemergere di conflitti etnici e nazionalistici avvenuti durante il secolo , questo porta uno spostamento del baricentro della storia europea ad est verso il simbolico punto della città di Odessa sul M.Nero. Odessa come altre città simboliche non possono essere dei punti di osservazione complessiva del novecento. Occorre prendere coscienza della centralità di alcune ideologie come quella dei totalitarismi senza dimenticarsi di tutte le altre interpretazioni riguardanti le atrocità avvenute durante tutto il secolo. Se si dovesse ridurre il secolo ad un'unica definizione, la meno riduttiva sarebbe quella coniata dall'editore Henry Luce della rivista "Life" nel 1941, che definì il novecento come "secolo americano". Con ciò si voleva intendere il ruolo crescente della potenza Americana sia nella seconda guerra mondiale sia poi il suo successivo periodo pre/post Guerra Fredda, ma, alla caduta dell'Urss, molti ipotizzarono una successiva discesa degli Usa, lasciati soli a gestire un potere troppo grande. Inoltre si sostenne che il successo degli USA fosse basato sul modello della loro società, capace di unire democrazia e capitalismo manageriale, ma alla caduta degli avversari queste ideologie persero importanza, fino a diventare inutili. Partendo da questo punto Giovanni Arrighi sosteneva la che la crisi degli anni 70/90 portasse ad una fine del capitalismo, ciò poteva avvenire in 3 modi: 1. gli Usa avrebbero fermato il capitalismo utilizzando la propria forza statale e militare per instaurare un impero globale. 2. il capitalismo asiatico avrebbe preso il dominio, ma non essendo dotato di risorse belliche e statali adeguate al suo mantenimento, esso si sarebbe trasformato in un'economia di mercato dotata di un ordine anarchico. 3. dopo la guerra fredda con le sue violenze, l'umanità sarebbe sprofondata in un caos sistemico simile a quello da cui 500 anni prima ebbe origine il capitalismo stesso. Essendo poco facile individuare una linea unica e onnicomprensiva di tutto, è utile dire che tutte queste ipotesi, nel giro di pochi anni furono parzialmente modificate perchè sorsero numerose contraddizioni. La potenza economica degli USA è tutt'ora confermata e assieme a Cina e Giappone, ciò spostò l'asse dello sviluppo globale nel Pacifico. Affianco ad essi si è posta l'Europa con l'unificazione monetaria, che ha permesso di creare una grande area il cui sviluppo è imprevedibile. Gli Usa hanno spostato l'attenzione anche sul loro enorme potere militare, tramite azioni belliche come quelle nella guerra del Golfo del 91. Ciò ha però messo in evidenza i limiti dell'unica potenza resistita alla guerra fredda. L'attentato al World Trade Center di New York e al Pentagono dell'11 settembre 2011 fu la conferma di questa teoria. Inoltre prima dell'intervento armato in Afghanistan gli Usa si premurarono di creare un accordo non più solo con gli alleati europei, ma anche con Russia, Cina ed India. Questo non portò comunque una complessiva pace, poichè l'equilibrio tra queste potenze risulta precario e sempre messo a dura prova (localismi etnici, nazionalismi, fondamentalismi). Gli storici considerano il decennio del 70 un periodo di svolta. Dopo la Golden Age (1945/73) si ha appunto un periodo di crisi. La Golden Age è vista come il periodo culmine della rivoluzione industriale e dal 1974 avviene "un cambiamento radicale nella storia moderna, non soltanto nella storia del xx secolo". Ci fu la fine del primato dell'industria nella produzione e nell'occupazione delle economie occidentali e dal venir meno di un rapporto fisso tra occupazione e reddito. Molti ritengono che gli ultimi 30 anni del novecento siano un periodo a conclusione un'epoca relativamente unitaria che era cominciata 200 anni prima con "la duplice rivoluzione". Questo secolo incarna grandiose rivoluzioni e trasformazioni avvenute in un breve periodo e che hanno portato grossi cambiamenti permanenti ( rivoluzione informatica, terziarizzazione dell'occidente ecc). Queste trasformazioni, oltre ad aver posto le basi per considerare il novecento come una terza cesura storica fondamentale(cioè un periodo un periodo denso di cambiamenti fondamentali avvenuti in un breve lasso temporale rispetto a quelli dell'epoca precedente) hanno anche messo in discussione due pilastri fondamentali della società nata dalle rivoluzioni politico economiche di fine 700: 1. Lo stato nazione 2. il lavoro salariato di fabbrica Il Novecento è da interpretare come secolo non solo nei suoi aspetti politici ed economici, ma anche in quelli sociali, religiosi ed etnici, ed è da qui che derivano le principali difficoltà di un'interpretazione lineare e comune. Inoltre la presente globalizzazione porta ripercussioni di causa effetto fondamentali, poichè ciò che avviene in una parte del mondo coinvolge anche il resto del pianeta più o meno direttamente. La Grande Guerra Rischio 1914 La guerra del 1914/1918 è considerata come uno spartiacque epocale. Fu la prima guerra che coinvolse realmente tutto il mondo, nonostante fu prevalentemente combattuta in Europa, vi ebbero fondamentale importanza anche stati esteri: America e Giappone. Venne definita "grande" non solo per la sua estensione territoriale, ma anche per la dimensione delle forze militari impiegate, per la durata del conflitto e per il massiccio uso delle industrie e delle tecnologie che avevano avuto grande sviluppo nei decenni prima. Il numero di caduti fu superiore a quello delle vittime delle guerre europee dei due secoli prima, si trattò di circa 10 milioni di persone. La guerra ebbe forti ripercussioni: caddero i 4 grandi imperi della storia, quello Russo abbattuto dalla rivoluzione del 17, quello degli Asburgo che si divise in numerosi stati, quello Tedesco che fu soppiantato da una repubblica democratica e quello Turco che si dissolse a seguito di una già visibile crisi interna. L'Inghilterra fu sostituita come superpotenza mondiale dagli Stati Uniti. Fu sconfitto l'Ancient régime e sostituito dalla moderna società di massa. Si diffuse durante la guerra un forte impulso di indipendenza da parte dei movimenti nazionalistici dei paesi del Terzo Mondo. I contemporanei non credevano che la guerra fosse di quella portata e avesse quelle conseguenze così devastanti, tanto che anche a conflitto iniziato i rapidi sviluppi del caso colsero di sorpresa gli stessi protagonisti della guerra. Il chilometro. Le strategie erano prevalentemente basate sullo scontro frontale e questo fece si che si consumassero molte energie, riuscendo fondamentalmente a risolvere poco. Fu anche una guerra di logoramento e le perdite che ne derivarono furono pesanti: 6,5 milioni di mutilati, 10 milioni di morti, 4 milioni di vedove e 8 milioni di orfani. Altra caratteristica terribile della guerra fu il genocidio del popolo armeno ad opera dei Turchi che, prendendo a pretesto la differenza religiosa tra loro (i primi erano cristiani mentre i secondi mussulmani), li utilizzarono come capro espiatorio delle sconfitte. Dal 1915 furono deportati e massacrati in massa. Le vittime si aggirano sulle 300 mila persone. Uno dei fattori che fece definire la guerra "Grande" fu che a fine conflitto il numero di coloro che avevano partecipato alla guerra toccava i 6,5 milioni. La grande novità che però si riscontrò fu la mescolanza di quantità e qualità riscontrabile nella nascita di nuove tecnologie avanzate, le quali, vennero applicate ad eserciti giganteschi, portando massacri di massa. Una delle armi create ex novo e utilizzate nella guerra fu il gas asfissiante. Molte altre innovazioni furono solo un perfezionamento di tecnologie già in uso, ad esempio sottomarino e aerei da caccia, ma le vere armi che furono sfruttate in guerra sono i cannoni a tiro rapido senza rinculo, la polvere da sparo senza fumo e le mitragliatrici portatili. Per quanto riguarda la comunicazione in guerra furono spesso utilizzati telegrafo e telefono, ma furono le ferrovie a ricoprire il ruolo fondamentale, poichè, grazie ad esse, furono possibili gli approvvigionamenti e i trasporti delle truppe. Non per niente durante la guerra fu determinante alla vittoria la capacità di ogni singola nazione di sostenere un immenso sforzo economico, sociale ed umano. La vita delle singole nazioni fu riorganizzata intorno alle necessità portate dalla guerra (rifornire armi e munizioni, equipaggiare gli eserciti ,ecc), in una gara tra nazioni, a chi fosse riuscita a portare allo stremo le forze dell'altra, non solo fiaccandone i soldati, ma l'economia e le popolazioni stesse. Questa guerra infatti, fu definita "guerra di logoramento". Un importante tassello, fu dato dalla guerra per mare. L'Inghilterra era più forte rispetto alla Germania e cercò con un blocco navale di impedire i rifornimenti provenienti dall'estero e diretti verso la Germania. Questa rispose con una guerra sottomarina che però, provocò l'intervento nell'aprile del 1917 degli Usa nel conflitto. Inoltre la Germania non riuscì a mettere più di tanto l'Inghilterra in difficoltà poichè quest'ultima riuscì a riunire in convogli protetti. Sul fronte orientale ci fu il ritirò della Russia, che per la sua arretratezza economica e di comunicazione non poteva reggere ancora, portando in vantaggio la Triplice Alleanza. Questo vantaggio però fu annullato dall'entrata in guerra degli Usa, molto forti dal punto di vista economico e industriale, che portarono in vantaggio definitivo la Triplice Intesa. L'Austria e la Germania, allo stremo delle forze, reagirono con delle ultime offensive che però si esaurirono ancor prima della controffensiva avversaria per mancanza di forze. Erano riusciti ad arrivare a pochi chilometri da Parigi, ma furono ricacciati al di la della Marna e il 4 ottobre chiesero l'armistizio. La battaglia che diede una svolta alla guerra, fu quella di Amiens, nell'agosto del 1918. Non fu l'esito a determinare l'importanza di questa battaglia, ma il modo in cui si svolse. A differenza degli altri combattimenti, che cominciarono con cannoneggiamenti e assalti di fanteria oltre le trincee, ad Amiens furono impiegate in azoni coordinate truppe di terra, d'artiglieria e d'aviazione, con l'impiego per la prima volta del carro armato. L'uso di quest'arma permise di sconfiggere la "guerra di posizione". Dalle mitragliatrici "regine dei campi di battaglia" si arrivò appunto "al "generale Tank". La guerra militare continuò ancora per qualche mese, anche se, la vera e propria guerra ormai era finita. Stato, industria e società nella guerra Importanza dell'industria visibile sin dai primi combattimenti. Tutti i paesi spinsero sull'apparato produttivo delle industrie degli armamenti, delle acciaierie, dei cantieri navali, delle industrie chimiche, automobilistiche che crebbero e aumentarono il numero dei lavoratori. Le industrie utilizzarono delle nuove tecnologie e nuove forme di organizzazione del lavoro che moltiplicarono la produzione e permisero a paesi sino ad allora meno sviluppati dal punto di vista industriale a progredire(Italia e Francia). La domanda che sostenne questo sviluppo in conseguenza della guerra cresceva, e doveva essere assicurata. Un drenaggio di risorse di tale porzione dal privato al pubblico costrinse gli stati dei vari paesi ad entrare nell'economia. Furono creati nei vari stati uffici e comitati addetti al controllo delle industrie e della produzione, e queste furono modernizzate.( Italia, Germania, UK, Francia). In Italia fu riconvertita la produzione industriale per far fronte alle richieste della guerra. Ci furono negli stati centrali razionamenti alimentari perchè gli scambi furono interrotti e ci furono numerose requisizioni. Si modificarono i rapporti tra società, stato ed economia. Ci fu un processo di concentrazione accelerata industriale e finanziaria, ma non ci furono grossi miglioramenti qualitativi nei quadri strutturali. I maggiori cambiamenti ci furono nel mondo della finanza. Per pagare i costi della guerra c'erano 3 modi: 1. imporre tasse 2. contrarre debiti 3. stampare carta moneta L'imposizione delle tasse però non dette i frutti sperati, poichè abbassò il tenore di vita e quindi anche i consumi ebbero un crollo, dovuto anche al rialzo dei prezzi. Questi ultimi a loro volta erano dovuti all'aumento dell'inflazione dovuta all'aumento del denaro circolante. La guerra visto le premesse fu finanziata tramite prestiti internazionali, i paesi minori si indebitavano con quelli maggiori e tutti contrassero debiti con gli USA. Il debito pubblico nei vari paesi saliva continuamente e a fine guerra gli USA erano creditori di 12 miliardi di euro. Gli stati uscirono dalla guerra cambiati: In primis furono abbandonati i modelli di stato democratico e liberale e in secondo l'ingerenza dello stato nell'economia favorì la creazione di nuovi uffici, organi ed enti pubblici che produssero una dilatazione della burocrazia e la creazione di centri decisionali esterni alle istituzioni rappresentative. Il ruolo dei parlamenti si ridusse e aumentò quello stato e delle gerarchie militari. Venne utilizzata la censura e il controllo nella stampa e gli uffici di propaganda vennero usati, non per diffondere notizie, ma per tenere alto il morale dei soldati. Dunque l'intervento statale fu caratterizzato da repressione e ricerca del consenso. Si svilupparono stati perlopiù meccanismi autoritari dovuti all'eccezionalità del momento(guerra). Sorsero stati centralizzati, burocratici ed interventisti non solo a causa dell'economia ma anche per la grande mobilitazione di massa a cui venne sottoposta la popolazione civile. Per accrescere la produttività furono vietati gli scioperi e le riunioni sindacali, ma nonostante ciò si cercò di ottenere l'approvazione delle masse operaie(sulle prime ce la si fece). La propaganda fu utilizzata per tenere alto il morale dei soldati: furono organizzati spettacoli dietro le linee e pubblicati giornali di trincea. La censura e il controllo però aumentarono di pari passo con l'incremento della propaganda diventata sempre più efficace grazie ai nuovi mezzi di comunicazione(foto, film, altoparlanti). Gli slogan venivano capillarmente diffusi su volantini, cartoline scritte e manifesti sui muri e nelle conferenze aiutati nelle loro diffusione appunto dai mezzi di comunicazione nuovi. Lo stato subentrò nella vita sociale del cittadino tramite l'istituzione di enti pubblici di assistenza e controllo sociale, per bilanciare tutte le pesanti restrizioni individuali imposte. Nel campo assistenziale divennero fondamentali tramite pensioni e supporto alle vedove, agli invalidi, agli ammalati e agli orfani. Mutò la condizione femminile: visto la scarsità di manodopera(arruolamenti obbligatori di massa) venne impiegata nelle industrie anche la manodopera femminile per poter portare avanti la produzione. Questo permise di cambiare anche il loro ruolo all'interno della società. In Inghilterra dove il fenomeno fu più rilevante nel 1918 veniva già riconosciuto il voto alle donne con più di 30 anni. Il fronte interno I popoli europei accolsero la guerra con entusiasmo. La tensione accumulata dai contrasti internazionali predisponeva l'opinione pubblica ad avvertire la guerra come fatto liberatorio e il lungo periodo pacifico appena vissuto aveva creato un'abitudine che si era trasformata in rigetto verso il mondo borghese e la sua normalità. La belle époque appena passata con la sua fiducia nel progresso aveva lasciato il posto ad ideali differenti: la violenza come strumento di liberazione e purificazione. "La guerra come sola igene del mondo" ideale creato da Tommaso Marinetti e portato avanti da altri intellettuali come Nice. Questo fenomeno riguardava i ceti medio-colti, minoritari nella società e nella quale non era radicato il "pacifismo". La massa contadina sottomessa più che integrata vide e subì la guerra come una calamità naturale. Non ci furono dunque grosse manifestazioni per la pace: in primis perchè si era ignari della trgicità a cui si sarebbe andati in contro visto il lungo periodo di pace appena passato smorzato solo da piccoli conflitti poco cruenti. In secondo nei paesi più progrediti la scuola e l'esercito avevano diffuso ideali nazionalistici, di amor per la propria patria, di ostilità verso l'altro e di forte imperialismo. Russel disse "uomini e donne erano incantati" dalla prospettiva del conflitto. Il fondamentale motivo era la sempre maggior forza socialista che predicava pace in ogni sua conferenza. Ma all'interno del movimento socialista era presente un contrasto tra l'appartenenza al proprio stato(nazionalismo) e l'internazionalismo come ideale sempre appartenuto al socialismo. Si risolse a favore del primo e venne dimostrato come la solidarietà nazionale prevalesse su quella di classe. La divisione non fu comunque effettuata solo su linee nazionali ma anche interne di movimento(c'erano i favorevoli e i contrari). Una grossa divisione i fu anche all'interno delle istituzioni religiose. Nonostante si descrisse come "spettacolo mostruoso" la guerra, le armi dei vari schieramenti entrarono in guerra benedette dall'autorità spirituale. All'inizio gli oppositori vennero isolati, ma con l'avanzare della guerra nel fronte interno si crearono sempre più divisioni. Dal 1916 nei lavoratori crebbe sempre più un malessere che si trasformò in breve in scioperi e manifestazioni di massa. Avvennero in Francia, Germania e Italia. Accanto a queste ci furono manifestazioni e proteste che ebbero come prime protagoniste le donne e anche l'autorità spirituale nel 1917 esortò i governi a porre fine "all'inutile strage". Anche fra gli intellettuali il proseguire della guerra e le violenze posero la base ad un profondo disgusto per esse, tramutato nella creazione di opere contro la guerra e nel 1916 nacque a Zurigo il movimento artistico Dada contro la guerra. Nonostante ciò ancora molti intellettuali, socialisti, cristiani sostennero o quanto meno accettarono la guerra. Il governo provvisorio sopravvisse per un periodo grazie all'appoggio dei soviet che nonostante avessero un ottimo seguito e consenso, dopo la rivoluzione di febbraio nessuno di essi decise di prendere in mano il potere e dunque lasciarono il governo in mano ad un partito borghese(il partito cadetto) senza seguito. Nè i Menscevichi(convinti che il socialismo non si potesse instaurare in Russia) nè i socialrivoluzionari(che si divisero e accantonarono il progetto della distribuzione delle terre ai contadini) presero il potere e dunque aumentò il consenso e la forza del partito Bolscevico(socialista), prima in minoranza nei soviet. Il partito Bolscevico vide la sua forza nel ritorno dall'esilio di Lenin. Appena tornato a Pietrogrado rese note le Tesi Di Aprile che sostenevano: 1. opposizione al governo provvisorio 2. opposizione alla prosecuzione della guerra 3. creazione repubblica dei soviet 4. nazionalizzazione delle terre Per lui la fase democratico/ borghese era terminata con la caduta dello zar e bisognava passare subito al controllo dello stato da parte degli operai e dei contadini. Questa idea corrispondeva a quella delle masse, le quali in primis aderirono al partito, seguite successivamente anche dai soldati. Dopo un'offensiva fallita in Galizia Kerenskij costrinse Lenin ad una fuga in Finlandia e Torckij e altri leaders furono arrestati e il partito tornò alla clandestinità. Kerenskij poco dopo formò un governo provvisorio che però era debole e non riuscì a sventare un tentativo di colpo di stato controrivoluzionario a Rigaa da parte di Kornilov. L'aiuto a Kerenskij arrivò dai soviet e dal partito bolscevico, che uscì rafforzato dalla situazione. Trockij e Nogin presero la presidenza dei soviet di Pietrogrado e Mosca e intano nelle campagne arrivava al culmine la rivolta contadina. Lenin giudicò maturo il tempo per una rivolta violenta di contadini e operai per instaurare una dittatura. Tornato dalla Finlandia convinse il suo partito alla rivolta, che fu fissata il 25 ottobre(per noi il 7 novembre). Il palazzo d'inverno, nel quale quello stesso giorno ci sarebbe stata una riunione dei soviet , oppose debole resistenza. La sera stessa furono varati due provvedimenti: 1. Sospensione immediata della guerra 2. Confisca delle terre e successiva redistribuzione di queste ultime ai contadini Queste misure portarono consensi ulteriori ai bolscevichi poichè andavano in contro alle richieste delle masse. Successivamente il governo presieduto dai bolscevich,i a cui avrebbero aderito anche i socialrivoluzionari di sinistra, ribadì i provvedimenti presi precedentemente e aggiunse la nazionalizzazione delle banche delle ferrovie e di alcune industrie, il controllo operaio sulle fabbriche, diede l'indipendenza a Finlandia e Polonia e concessero l'autodeterminazione dei popoli del vecchio impero. Fine novembre 1917: elezioni per la costituente, 62% dei voti ai socialrivoluzionari. Gennaio 1918: l'assemblea si riunisce e non riconosce il potere sovietico, dunque viene sciolta subito(primo segno di autoritarismo dei bolscevichi). Essendo il paese privo di presupposti democratico parlamentari la scelta passò inosservata. Per quanto riguarda la guerra Lenin riuscì a superare le opposizioni e firmò la pace di Brest-Litovsk(marzo 1918), che fu definita come una resa all'imperialismo tedesco. La Russia cedeva Polonia, Finlandia, Ucraina, parte della Bielorussia e della Russia stessa e le repubbliche Baltiche. Fu un disastro poichè il paese, già in difficoltà, si ritrovò a perdere risorse agricole e industriali. Dopo la pace i socialrivoluzionari di sinistra uscirono dal governo. Dall'intervento Americano alla fine della guerra La guerra provocò numerosi cambiamenti anche all'interno degli alti comandi militari e dei governi. Francia:il generale dell'esercito Joffre fu sostituito da Nivelle. Germania: il generale Falkenhayn fu sostituito da Hindenburg e Ludendorff. Nel luglio del 1917 si dimise Hollweg e si instaurò una dittatura dello stato maggiore militare. Austria: morte di Franco Giuseppe Inghilterra: il governo di Asquith aveva ceduto il posto ad un gabinetto di coalizione a stampo conservatore con a capo Lloyd George. Da questi cambiamenti i governi uscirono più forti, con le cariche sempre più in mano alle forze armate e più attenti alle esigenze militari e alla conduzione delle operazioni. Nella Francia, dopo una pessima offensiva nell'Aisne con un numero incredibile di ammutinamenti, Nivelle fu sostituito da Pètain e la crisi politica provocata dagli ultimi avvenimenti fu "sanata" con il ritorno al potere di Clemenceau un "uomo forte". Decisivo fu l'intervento degli Usa,. All'inizio Wilson sosteneva una politica di neutralità, ma successivamente, la condotta della guerra sottomarina tedesca che colpiva anche i convogli americani violando il diritto internazionale li costrinse ad intervenire. Inoltre gli Usa davano molta importanza all'opinione pubblica e al libero scambio, considerato come un valore democratico, dunque la scelta di entrare in guerra fu accompagnata oltre che da questi motivi anche da un interesse, poichè i paesi dell'Intesa avevano fatto affidamento sugli scambi con gli Usa e questi ultimi avevano si aumentato il loro giro di scambi, ma si erano anche esposti finanziariamente ed una sconfitta li avrebbe mandati in rovina. Wilson inoltre con il suo intervento portò anche un rafforzamento di tipo ideologico. Il suo programma in 14 punti serviva a portare la pace e delineare un nuovo riassetto europeo post guerra. 1. libertà di commercio 2. riduzione degli armamenti 3. autodeterminazione dei popoli 4. rispetto delle minoranze 5. formazione di una Società Delle Nazioni che riuscisse a mediare le controversie internazionali Questa pace negoziata fallì quando ci fa quella di Brest-Litovsk, poichè si ridusse la possibilità di accordi con gli imperi centrali e fece proseguire il conflitto fino al limite estremo. Bulgaria e Turchia chiesero la pace nel 1918 L'Austria chiese la pace il 3 novembre del 1918 quando già Cecoslovacchia, Ungheria e gli slavi nei Balcani si erano già distaccati dall'impero. La Germania firmò l'armistizio l'11 novembre del 1918 Gli imperi centrali accolsero con felicità la fine della guerra, ma ci fu un diffuso senso di catastrofe che confermava una rottura profonda causata negli anni 14/18. I fenomeni che caratterizzarono il dopoguerra furono: l'enorme eccesso di donne e l'assenza di milioni di bambini non nati. "La grande guerra era stata l'apertura di un'altra guerra dei trent'anni". Il dopoguerra in europa: rivoluzione, reazione, stabilizzazione Versailles: speranze e realtà del dopoguerra Gennaio 1919: i delegati si riunirono a Parigi per ridisegnare l'assetto europeo post conflitto. Usa con rappresentante Wilson, Uk con Lloyd George, Francia con Clemenceau e Italia con Orlando mentre i paesi sconfitti dovettero accettare le condizioni imposte, senza poter partecipare alla riunione. Contro i 14 punti andava la Francia che voleva veder annientata definitivamente la Germania, l'Inghilterra assecondò il volere francese e l'Italia ebbe una posizione marginale e aveva come obiettivi solo l'allargamento territoriale. Nei confronti dei vinti ci fu una pace punitiva, volta ad assecondare gli egoismi dei vincitori, che portò tensioni e mancati equilibri duraturi. Diversi trattati stabilirono il riassetto: 1. Trattato di Versailles: la Germania doveva restituire alla Francia Alsazia e Lorena, cedere alla Danimarca lo Schleswing del nord. Alla Danimarca venne dato uno sbocco al mare creando un corridoio che arriva fino a Danzica e separando quindi la Prussia orientale dal resto della Germania. Doveva restituire alla Polonia la Posnania parte dell'Alta Slesia e della Pomerania. La ragione carbonifera della Saar venne assegnata per 15 anni alla Francia, le rive del Reno vennero smilitarizzate e in parte occupate. L'esercito fu ridotto a 100.000 uomini e Inghilterra e Francia si spartirono le colonie. La Germania fu costretta a pagare una grossa cifra per i danni di guerra alle potenze vincitrici. 2. L'Italia ottenne Trentino, Sud Tirolo, Istria e Trieste. Fu data l'indipendenza all'Austria tedesca e all'Ungheria. L'Ungheria dovette cedere la Transilvania ai rumeni e la Slovacchia ai Cechi. Ci fu così la nascita della repubblica Cecoslovacca. La Galizia fu data alla Polonia. Serbia,Bosnia, Slovenia, Croazia e Montenegro costituirono il regno di Jugoslavia. La Bulgaria rimase indipendente ma dovette cedere Tracia, Macedonia e Dobrugia a Grecia, Jugoslavia e Romania. Alla Turchia rimasero Istanbul e la penisola Anatolica. Gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli furono internazionalizzati. Smirne e l'Egeo le acquisì la Grecia, il Dodecaneso e Rodi l'Italia, Cipro l'Inghilterra. Libano e Siria furono dichiarati mandati(stati affidati a tutela esterna) della Francia, Palestina ed Iraq invece mandati dell'Inghilterra. Nella sfera di influenza inglese entrarono anche Arabia e Yemen. Spesso e volentieri non era semplice l'adattare alla realtà le decisioni di questi trattati per questioni spesso etniche e di sovrapposizione di diverse nazionalità. Es: Cecoslovacchia comprendeva: Cechi, Slovacchi, Tedeschi, Ruteni, Polacchi e Magiari. La divisione che uscì dai trattati scaturiva da un compromesso tra la politica imperialistica della GB. e della Francia e gli orientamenti di Wilson e dall'idea delle potenze vincitrici di annientare la Germania e far valere i propri interessi politico-economici. Fu costituita nell'atto di Versailles la Società Delle Nazioni, un organo che avrebbe dovuto risolvere i conflitti internazionali, se necessario utilizzando la forza e sanzioni. Ma esso rimase sempre asservito alla volontà di Francia e GB. Il senato Americano nonostante fosse Wilson stesso ad aver proposto il programma, non ebbe i 2/3 necessari per poter aderire al trattato e alla Società Delle Nazioni e ciò Ungheria: scoppiò la rivoluzione. Il governo di alleanza tra socialdemocratici e liberali fu travolto dal malessere scatenato dalla fame, dalla disoccupazione e dalla perdita di terrori a causa dei trattati di pace. Nel marzo 1919 si unirono comunisti e socialdemocratici e crearono un governo guidato da Bèla Kun che instaurò la repubblica. Questo tentativo fallì a causa delle invasioni militari da parte dei Rumeni e dei Cechi appoggiati dall'Intesa. Kun si dimise e il maresciallo Horthy instaurò una dittatura controrivoluzionaria. La caduta della repubblica sovietica ungherese segnò la fine delle possibili rivoluzioni in Europa, ma non scalfirono le speranze dei bolscevichi Russi. Questi ultimi avevano fondato nel marzo 1919 una nuova organizzazione internazionale, dopo quella de 1864 e del 1889, chiamata terza internazionale comunista(Comintern) diretta da Zinov'ev. La convinzione diffusa era che le rivoluzioni non prendevano piede perchè frenate dal partito socialdemocratico, tanto che i bolscevichi cercarono di creare dei partiti comunisti forti e nell'estate del 1920 imposero nel II congresso del Comintern di separarsi dai socialisti riformisti. Questa politica fu accolta in Francia e Germania . In Italia invece il partito socialdemocratico mantenne l'influenza su l movimento operaio. I partiti operai in Europa erano alle prese con controffensive conservatrici dettate dalla paura della rivoluzione che non permisero il mantenersi di un'unità forte all'interno del partito. La III internazionale per altro subordinò sempre la politica rivolta ai partiti comunisti europei alla politica estera dell'Unione Sovietica. Il caso Italiano: la crisi del dopoguerra e l'avvento del fascismo Nel 1919/20 gli scioperi in Italia aumentarono ed ebbero importanti conquiste fra cui la giornata lavorativa di otto ore. Ad essi si aggiunsero altre agitazioni promosse da diversi strati sociali. Gli scioperi degli agricoltori non ottennero solo aumenti di salario ma riuscirono anche a far si che i lavoratori fossero assunti dai sindacati che stabilirono il quantitativo di manodopera occorrente monopolizzando dunque il mercato del lavoro ed esercitando una solida egemonia sociale. Lo stacco netto dal passato fu dato dalla partecipazione agli scioperi delle masse che si riflesse nella crescita di importanza dei sindacati e del partito socialista(Psi) massimalista(cioè che puntava all'attuazione massima del programma politico) e che ottenne nelle elezioni del 19 una maggioranza relativa del 32%. Si prese in considerazione anche un'ipotesi in cui in Italia ci fu una rivoluzione mancata di tipo bolscevico proprio a causa della debolezza dei leader socialisti. Ciò è supportato dalla rivolta operaia del 20 in cui operai metallurgici risposero ad una serrata occupando le officine e continuando la produzione negli impianti controllati da guardie rosse armate. Nonostante questa prova di forza il Psi non le seppe dare uno sbocco politico. Grazie a Giolitti si riuscì a mediare facendo sì che si avesse un controllo sindacale sulle sulle aziende. A livello politico fu un secco insuccesso, poichè si dimostrò l'incapacità di unione e coesione di operai e contadini, dunque del movimento stesso. La divisione interna tra socialisti massimalisti(rivoluzionari) e riformisti(collaborazionisti) fu il più grosso problema che non riusciva a far si che il partito fosse unito e operasse in senso positivo nè per la rivoluzione nè per le collaborazioni, poichè i primi erano maggioritari nel partito mentre i secondi controllavano parte delle istituzioni. Alle elezioni del 1919 comparve sulla scena politica il Ppi(partito popolare italiano) fondato da don Luigi Sturzo, primo partito a portare sulla scena politica in maniera autonoma i cattolici. Nonostante la maggioranza della camera fosse suddivisa tra Ppi e Psi essi erano antagonisti, il primo perchè aconfessionale ma dipendente dalla chiesa e il secondo anticlericale. Il Ppi svolse un rulo di argine contro i socialisti appoggiando i governi tradizionali. Tra il 1919 e il 1921 Giolitti e Nitti cercarono di integrare le varie forze politiche e sociali, non riuscirono però ad adeguare il sistema a carattere oligarchico delle strutture dello stato con ad una società ormai massificata. L'introduzione del sistema elettorale proporzionale da parte di Nitti favorì la presa del potere da parte di partiti organizzati su scala nazionale(socialista e popolare) a scapito delle vecchie classi dirigenti. In governi moderni riuscirono a controllare la pressione operaia, ma non offrirono prospettive praticabili dal punto di vista delle riforme nè recuperarono il pieno controllo sul parlamento. Nel 1920 gli operai avevano occupato le fabbriche per via dell'intransigenza degli imprenditori che volevano arginare il movimento operaio e volevano l'instaurazione di un potere forte in grado di ripristinare l'ordine. A ciò tendevano alcuni gruppi nazionalisti a cui faceva riferimento ilo mito della "vittoria mutilata" per fare presa sull'opinione pubblica. Settembre del 19 D'annunzio a capo di un corpo di spedizione occupò la città di Fiume per annetterla all'Italia che nono solo finì a dicembre non ottenendo risultati positivi, ma mise a luce la debolezza del governo italiano del periodo. Elezioni amministrative novembre 20: Il Psi ottenne una buona affermazione ma senza conquistare città importanti, la spinta operaia non trovò sbocco e dunque si stava esaurendo. Il Ppi conferma la sua forza e liberali e conservatori delle varie tendenze si ripresero unendosi assieme nei "blocchi nazionali". Apparve sulla scena per la prima volta in questo periodo il Fascismo. Fondato da Mussolini nel marzo del 19 i Fasci di combattimento erano formati da gruppi di futuristi, ex sindacalisti rivoluzionari e "arditi"(ex truppe d'assalto). Il programma riprendeva in alcuni punti socialisti e democratici: richiesta di un'assemblea costituente e partecipazione dei lavoratori nella gestione delle imprese. Dopo l'estate del 20 il fascismo si organizzò in squadre paramilitari e scatenò una guerra sociale. Non incontrò ostacoli nel suo percorso tanto che nelle elezioni del 21 furono inclusi ne blocchi nazionali. Solo una trentina di elementi furono eletti e Giolitti non si preoccupò pensando di poterli controllare e far tornare alla legalità. Il fascismo fu sostenuto dai grandi industriali che vedevano in esso un partito forte e in breve tempo riuscì a diventare un partito di massa. Nel 21/22 il governo Bonomi-Facta segnò la temporanea fine del governo liberale e sempre una maggior massa composta prevalentemente da ceti medi si avvicinava al fascismo. Di fronte a questo nuovo problema, al 17esimo congresso del Psi nel 1921 a Livorno, il partito si divise:  L'estrema sinistra uscì per costituire un altro partito sotto Bordiga, il Partito Comunista d'Italia al quale aderì anche il gruppo del giornale dell'Ordine Nuovo (Gramsci, Togliatti, Terracini) che vedevano nei consigli di fabbrica lo strumento per rinnovare il movimento operaio e porre le basi per il futuro partito socialista. Il partito comunista in Italia rimase comunque minoritario.  1922: espulsi dal partito i riformisti con a capo Turati.  1923: espulso dal partito un gruppo favorevole al Comintern guidato da Serrati, che l'anno dopo si unì coi comunisti. Nel 1921 il movimento dei fasci divenne Partito Nazionale Fascista(Pnf). Mussolini agì nell'ottobre del 1922 con la Marcia su Roma in cui migliaia di camicie nere fasciste marciarono verso la capitale. Si sarebbe potuto fermare questo affronto, ma il re Vittorio Emanuele III si rifiutò di firmare lo stato di assedio e decise di incaricare Mussolini di formare un governo. Questo "colpo di stato" fu attuato con il consenso più o meno esplicito di tutte le istituzioni più importanti: gerarchie militari, la Corona, le dirigenze statali, la chiesa. Mussolini inoltre ricevette dalla Camera dei deputati pieni poteri per il governo, di cui facevano parte anche ministri popolari, liberali e nazionalisti che garantirono a Mussolini la maggioranza parlamentare che non disponeva quando era salito al potere. Fu il ritiro di Sturzo dal Ppi imposto dalla Santa sede e il confluire dei nazionalisti all'interno delle file fasciste a far comprendere che i tradizionali partiti si stavano ricompattando nel fascismo. La stabilizzazione del continente europeo Rivoluzione,reazione, stabilizzazione. Furono queste le alternative aperte dalla Guerra. La rivoluzione si ebbe in Russia, ma non si riuscì ad esportarla al resto dell'Europa. In Italia si ebbe esito reazionario, ma non fu l'unico paese. Nell'Europa centro-orientale i governi furono prevalentemente disposti all'autoritarismo e al conservatorismo, Ungheria con Horthy e Polonia con Pilsudski. Le istituzioni inoltre erano instabili in Jugoslavia, Grecia, Bulgaria e Romania. Questi paesi si dettero costituzioni democratiche e promossero riforme elettorali e agrarie che però, visto l'arretratezza economica e sociale, la scarsa coesione e i nazionalismi che fomentavano i contrasti interni, non fecero emergere le istituzioni liberali. Unica eccezione fu la Cecoslovacchia dove lo stato liberaldemocratico fondato da Masaryk fu supportato da una parziale, ma buona industrializzazione e dalla borghesia. In difficoltà a causa della guerra fu invece la Repubblica Portoghese che si era formata nel 1910. Ci fu nel paese una grossa crisi finanziaria seguita da diversi tentativi di colpi di stato, l'ultimo dei quali finì con una dittatura militare nel 26. Stessa sorte toccò alla Spagna dove nel 23 salì al potere Miguel Primo de Rivera dopo un golpe. Nonostante fosse neutrale il paese aveva risentito della guerra e le sue istituzioni monrchico-liberali non avevano retto alla pressione per l'autonomia di Baschi e Catalani unite agli scioperi agrari e alle lotte promosse a Barcellona da un movimento anarchico. Stabilizzazione: realizzata mutando gli assetti politici delle aree interessate. In molti casi stabilizzazione e reazione coincisero. La reazione fu strumento e forma della stabilizzazione. Degli stati e dei regimi coinvolti nella guerra, gli unici a sopravvivere furono GB e Francia. Gli scioperi del 19/20 riuscirono ad essere contenuti dalle classi dirigenti. le elezioni confermarono che nonostante la forte crescita dei sindacati la popolazione sul piano politico era legata ai regimi Gli stati europei sia di politica democratici, sia comunisti, sia reazionari, sia fascisti erano di stampo reazionario e volevano controllare la crescente società di massa. Ciò si espresse sia nelle politiche economiche che nelle politiche sociali adottate da questi paesi. Furono create le indennità di disoccupazione, le organizzazioni per il tempo libero e le ferie retribuite. Ciò fece comprendere che lo stato non mirava solo a richiedere gli obblighi lavorativi, di pagamento delle imposte o gli obblighi di leva ai cittadini, ma voleva anche garantire un miglior livello di vita specie ai cittadini più poveri per ammortizzare le tensioni e offrire al popolo strumenti e occasioni di vita collettiva. Al servizio della nazionalizzazione delle masse furono messi i mezzi di comunicazione di massa. Alla stampa si unirono radio e cinema, che riuscivano a coinvolgere il pubblico molto efficacemente, facendo fare un grosso salto di qualità alla natura stessa dell'informazione e dell'intrattenimento. In Usa le compagnie di intrattenimento principale erano la Broadcasting Company e la Columbia Broadcasting company che trasmettevano programmi di intrattenimento spessi legati ad un giornale in carta stampata. L'industria della comunicazione fu spesso sfruttata dal potere politico per avere un diretto rapporto coi cittadini (conversazioni a caminetto di Roosvelt ). In Europa fu incentivato l'utilizzo di questi mezzie fu sfruttato sia dal potere politico dittatoriale per diffondere meglio la figura del dittatore carismatico, sia dal potere politico democratico. Produzione in serie, nuova organizzazione del lavoro e sviluppo economico Negli Usa in questi anni si creò un circolo di produzione e consumo: la produzione in serie di beni di consumo durevoli tenendo prezzi finali relativamente bassi di modo che i salari relativamente alti della classe lavoratrice ne permettesse l'acquisto. ciò però permise la produzione in serie di oggetti standardizzati, cioè di un numero limitato di modelli e formati. Questo fenomeno fu detto "Fordismo" perchè Henry Ford, grazie all'impiego delle catene di montaggio riuscì a produrre in serie la Ford T acquistabile in "qualsiasi colore purchè fosse nero". La sua standardizzazione permise l'abbattimento dei prezzi, la riduzione dei tempi d lavoro e la moltiplicazione della capacità produttiva. Economicamente si videro gli effetti della guerra che spostò negli Usa il baricentro economico e permise l'emergere di realtà extraeuropee: Giappone, Brasile, Canada, Argentina, India, Australia. Inoltre in Europa i paesi favoriti furono quelli rimasti neutrali: Olanda, Svizzera e Svezia. Gli assetti produttivi furono modificati dal ricorso all'energia elettrica e al petrolio piuttosto che al carbone. Dalla riconversione post guerra l'industria pesante fu ridimensionata e fu favorita l'industria chimica e metalmeccanica. Si intensificarono i processi di concentrazione economica e finanziaria, i pacchetti delle azioni delle maggiori industrie furono acquisite dalle holdings, in tal modo si riuscì a solidificare il rapporto banca-industria anche se questo produsse una forte spersonalizzazione dei dirigenti, i quali, risultavano invisibili ai lavoratori. Negli Usa furono varate leggi antitrust per non penalizzare troppo le aziende più piccole. In Europa ci fu una contrattazione tra grande industria e sindacati mediata dallo stato. Gli imprenditori riuscirono a far accettare un'organizzazione scientifica del lavoro, in cambio di un aumento salariale che permettesse l'accesso degli operai ai beni di consumo e agli interventi di politica sociale. Questo patto tra grande industria e politica che estrometteva le classi più deboli, solo in parte assistite dallo stato, fu detto "corporatismo" o "capitalismo organizzato". La ripresa del sistema economico fu condizionata dagli effetti del dopoguerra che portarono conflittualità sociale e inflazione. Molti paesi(meno la Gb) decisero di non ostacolare l'inflazione che avrebbe si portato una svalutazione della moneta, ma anche una riduzione del debito pubblico e una possibilità di crescita nelle esportazioni. L'inflazione però aumentò e ridusse il potere d'acquisto delle varie classi. La Germania fu quella più toccata dall'inflazione che nei primi vent'anni provocò un grosso shock che poi favorì la successiva salita al potere di Hitler. Questa iperinflazione fu dovuta alla perdita del bacino industriale della Ruhr. Le potenze europee pagarono i debiti con gli Usa utilizzando i proventi delle riparazioni tedesche. La Germania uscì dal circolo dell'insolvenza grazie al piano Dawes varato nel 24 per far uscire la Germania dalla crisi e aprire nuovi mercati per gli Usa in Europa. Il Circolo che favorì la ripresa per tutto il decennio risultava così: Usa----Germania----Potenze vincitrici------Usa. L'America vedeva l'Europa solo come un mercato per i propri prodotti. A questo sistema precario si aggiunse anche la politica monetaria della Gb che mirava a rivalutare il ruolo della sterlina. Nel 1925 viene varato il Gold Exchange Standard che andava a sostituire il Gold Standard precedente(le riserve in oro di ciascun paese dovevano offrire garanzia alla valuta nazionale), e il quale prevedeva che all'oro fosse affiancata la sterlina come mezzo di pagamento internazionale. Le banche cioè ancoravano il vaore della proria valuta non solo all'oro, ma anche alla sterlina. Fu un errore irreparabile perchè limitò gli spazi di manovra per le autorità nazionali per controllare i rispettivi cicli economici tramite leve del tasso di interesse e di svalutazione e irrigidì gli scambi fra le valute. Inoltre la Gb non aveva un'economia forte in grado controllare l'economia mondiale. La crisi del 1929 Il 24 ottobre del 1929 l'indice della borsa di New York crolla, segna un ribasso del 50% sul valore dei titoli azionari scambiati. Questo fu l'esito di una febbre speculativa che iniziò nel 1928 quando per far facili guadagni gli investitori compravano azioni per poi rivenderle di li a breve per ottenere guadagni alti e sicuri. La crescita del mercato borsistico era perciò maggiore della produzione e del consumo e si creò dunque una bolla speculativa, cioè il valore dei titoli azionari era stato gonfiato e non corrispondeva al valore economico reale. Ci fu la discesa, una grossa quantità di azioni venne svenduta dai proprietari per limitare le perdite il più possibile. Il crollo della borsa ebbe conseguenze sul sistema bancario: i risparmiatori ritirarono subito i loro depositi provocando la chiusura di alcuni istituti di credito e il blocco degli investimenti. L'unica soluzione sarebbe stata l'immissione di un'ingente quantità di denaro per far fronte alla crisi, ma le autorità pensavano che quest'ultima fosse passeggera e intervennero con scarsa incisività. La crisi si trasmise anche all'industri la cui produzione si dimezzò e il calo della produzione agricola cominciato precedentemente che si unì provocò l'insufficienza di approvvigionamento nelle città. Questa grande crisi smentì le previsioni fino allora portate da quest'era della prosperità. La crisi si diffuse velocemente in tutta l'Europa, la quale dipendeva economicamente dagli Usa. La Germania fu la potenza ad essere pienamente investita dalla crisi, perchè la più dipendente dagli Usa. Altri paesi investiti fortemente furono Argentina e Brasile produttori ed esportatori di materie prime. L'economia sviluppatasi in maniera differente nei vari paesi creò degli squilibri perchè i paesi esportatori esportavano a prezzi sempre più bassi e non riuscivano ad importare i manufatti necessari dai paesi più forti. La crisi fu meno sentita in Gb e Francia poichè possedendo le colonie avevano aree di mercato privilegiate. Il Gold exachange standard accelerò la diffusione della crisi, ma fu pressochè distrutto dalle misure di svalutazione della propria moneta intraprese da i governi dei vari paesi per far fronte alla crisi. Nel 31 la stessa Gb svalutò la sterlina. Le misure intraprese volevano favorire le esportazioni, ma ebbero come risultato il varo di politiche protezionistiche volte a difendere i rispettivi prodotti nazionali. Ne derivò un crollo del commercio internazionale che si riprese solo dopo la seconda guerra mondiale. Negli Usa fu varato il New Deal un progetto di riforma dello stato capitalistico che assegnava allo stato compiti di regolazione dell'economia e di intervento a favore della popolazione più debole. Il New Deal limitò il potere delle corporazioni e costruì un modello di stato sociale introducendo le assicurazioni contro le malattie, l'indennità di disoccupazione e altri ammortizzatori sociali. Keynes economista inglese sintetizzò nel keynesismo il suo ideale di politica in cui lo stato interveniva a sostegno della domanda interna per permettere la riduzione fino alla conseguente scomparsa della disoccupazione. Negli Usa questa politica di abbandono del laissez faire avvenne durante un governo di stampo democratico, a differenza degli altri paesi come la Russia il cui sviluppo, seppur velocissimo ebbe un costo umano elevato. La crisi del 29 venne superata solo con la guerra che rimise in moto l'industria. Inoltre a crisi del 29 aggiunta agli effetti della guerra 14/18 provocò nel popolo una frattura nei confronti del sistema democratico parlamentare. La gente si fece trascinare dalle figure carismatiche che rappresentavano comunismo, fascismo e nazismo, le quali sembravano promettere un mondo nuovo in cui lo stato avrebbe provveduto ai bisogni di ciascuno anteponendo alla libertà la sicurezza. La cultura del Novecento. La ferita della guerra. Secolarizzazione, disincanto, soggettività, inconscio che appartenevano alle avanguardie artistiche del primo novecento adesso acquisirono significati diversi che convergevano in un senso di smarrimento di fronte alle possibilità del progresso e di un futuro del genere umano. Gli intellettuali erano colpevolizzati di essersi chiusi in loro stessi e di non occuparsi più della loro originaria funzione di guida verso ciò che è giusto, anzi essi erano ritenuti colpevoli di aver appoggiato odi razziali, intolleranza politica e fanatismo di massa. Ci fu una riscoperta dell'irrazionalismo che soppintò umanesimo e liberalismo ed inoltre la minor diffusione della religione fece spazio all'affermazione di nuove ideologie politiche con i loro rituali di massa e le loro fedi collettive. In questo periodo venne a mancare la speranza, la fiducia e il sarcasmo del periodo precedente. Il ceto medio italiano si sentiva spaesato, estraneo, senza alcun punto di riferimento e si puntava sulla ricerca di quest'ultimo in maniera individuale. Molti vedevano la guerra come segno della fine di un ciclo, la civiltà europea era oramai finita e doveva lasciare il posto ad altre culture e ad altri popoli. (Montale, Pirandello, Spengler). numerose organizzazioni criminali(rocket=bande, Gangster=affiliati) che si occupavano di contrabbandare alcolici, taglieggiavano le imprese, giocavano d'azzardo e si occupavano di prostituzione. (Al Capone) Il boom degli anni venti: americanismo e fordismo Il nuovo ruolo degli Usa si stava determinando per via della forte crescita economica. L'economia americana entrò in un ciclo espansivo che durò per tutti gli anni 20, definiti "ruggenti anni venti". La disoccupazione diminuì fino al 3/4% della popolazione. Il fatto che i posti di lavoro aumentarono non fu l'unica nota positiva al rilancio produttivo, la cosa più importante fu un incremento della produttività legato alle innovazioni tecnologiche applicate alla produzione in serie e ad un'organizzazione del lavoro più razionale ricorrendo ai principi del taylorismo. Diminuirono i tempi di produzione e si concentrarono attorno alla catena di montaggio di un solo prodotto realizzato in serie. Inoltre l'applicazione del taylorismo produsse una crescita degli investimenti nei macchinari nelle attrezzature specializzate e negli impianti. I salari aumentavano proporzionalmente alla produttività , dunque i lavoratori avevano più potere d'acquisto. Si crearono dunque nuovi stili di vita, usi e costumi, che si basavano sull'ostentazione di oggetti simbolo. Questi beni erano spesso venduti a rate e facevano un forte uso della pubblicità. La prosperità apparteneva alla classe medio/alta mentre i contadini subirono , visto il calo mondiale dei prezzi, una forte diminuzione del salario che li portò nella maggior parte ad emigrare verso le città in cerca di fortuna. La filosofia del "sogno americano" teneva conto delle disuguaglianze come risultato naturale delle diverse qualità personali. Nel 23 salirono al potere i repubblicani Coolidge e Hoover. La loro idea era liberista per quanto riguarda la politica interna e isolazionista per quanto riguarda quella esterna, ma senza escludere un'aggressiva penetrazione commerciale nelle "repubbliche delle banane" centroamericane. Queste idee si basavano sulla convinzione che, se da parte dello stato non ci fossero state ingerenze, ci sarebbe stata una crescita economica spontanea. La cosa non avvenne e ci si ritrovò impreparati alla crisi del 29. Hoover minimizzò questa crisi, convinto che l'America si sarebbe ripresa in breve tempo, ma quando così non fu nel 30 decise di alzare le già grosse barriere doganali per proteggere industria ed economia interna e cercare di limitare la disoccupazione dilagante. Ciò però ebbe solo effetti negativi e spinse gli altri paesi a prendere altrettante misure, mettendo in difficoltà le esportazioni degli Usa e aumentando disoccupazione e depressione economica di conseguenza. Alle presidenziali del 32 ci fu un cambiamento e salì al potere Franklin Delano Roosevelt. Roosevelt e il New Deal Nel 1928 Roosevelt governava New York in cui aveva sperimentato un programma di assistenza dei disoccupati e promozione di opere pubbliche. Propose agli Usa, una volta presidente, un programma nuovo che prese il nome di New Deal(Nuovo Patto). Esso consisteva nel cambio di politica, abbandonando il liberismo e impegnando lo stato n una lotta contro crisi e disoccupazione. Vennero chiesti al parlamento ampi poteri, come per un'emergenza bellica. Il prsidente tramite le Fireside Chat(chiacchiere al caminetto, un programma radiofonico letto dal presidente stesso) si rivolgeva direttamente al popolo. I questa sua "rivoluzione" fu affiancato da un Brain trust(comitato di cervelli) con tecnici e consulenti di vario orientamento politico ma con l'obiettivo comune di un intervento sociale. I provvedimenti furono: la svalutazione del dollaro e il riordino della circolazione monetaria per controllare l'inflazione. Vennero fatti dei controlli su mercato azionario e fu creata una società pubblica per le garanzie assicurative a copertura dei piccoli risparmiatori rovinati dall'insolvenza delle banche private. Per quanto riguarda l'agricoltura fu promulgata una legge che consentiva allo stato di regolare la produzione per evitare eccessi e anche per finanziare le ipoteche sulle case e i terreni limitando i fallimenti dei contadini. A queste agevolazioni si aggiunsero delle facilitazioni creditizie che permisero il rilancio dell'attività contadina. Fu anche creata la Tennessee Valley Authority incaricato di grandi opere idrauliche, di rimboschimento e irrigazione per regolare e sfruttarle per la produzione di energia elettrica. Nel 33 venne promulgata la National Industrial Recovery Act che creò un'agenzia governativa per la politica industriale che aveva il compito di varare nuove disposizioni sui conflitti sindacali e sulle relazioni industriali, inoltre stabiliva nuovi codici deontologici di concorrenza "leale" tra le imprese. Nel 35 fu dichiarata incostituzionale perchè lesiva della libertà degli stati e delle imprese. Il New Deal aveva come filosofia di fondo l'idea porre come alternativa un capitalismo democratico ai regimi fascisti e socialisti. Si trattava di un capitalismo democratico parzialmente regolato dallo stato che sistemava le questioni di disuguaglianze più gravi, senza andare a toccare i principi di libertà economica e politica. Verso la fine del mandato, nel 35 promulgò 3 provvedimenti, visti come un "Secondo New Deal": 1. Costituzione di un ente governativo Wpa(Work Progress Administration) per coordinare un piano di opere pubbliche sull'esempio del Tennessee. 2. Wagner Act che rispose al veto dell'Industrial Recovery act difendendo le libertà dei sindacati stabilendone i criteri di rappresentanza e legittimando il loro ruolo nella contrattazione collettiva dei rapporti di lavoro. 3. Social Security Act che stabilì un regime di collaborazione tra autorità federale e singoli stati per creare dei fondi a favore di invalidi, bisognosi e disoccupati attraverso imposte sui salari e contributi obbligatori. Fu così attivato il principio dell'assicurazione pensionistica limitatamente ai lavoratori delle industrie. Fu affiancato all'American federation of Labor un altro sindacato che guadagnò in breve il favore degli operai più poveri, la Committee of Industrial Organization. Gli unici ad essere contro Roosevelt furono i grandi imprenditori, ma la loro forza non bastò a contrastare le scelte del presidente. Nel 36 Roosevelt vinse alle presidenziali. Questa vittoria la dovette al fatto che il New Deal conquistò la maggior parte dei consensi del ceto medio, delle classi lavoratrici e persino della popolazione di colore del sud. Il mondo intellettuale fu favorito da sostegni alla ricerca che portarono all'immigrazione di artisti e intellettuali in fuga dalle dittature europee, tra di loro c'erano Enrico Fermi, Einstein e Freud. Roosevelt aveva dato al "sogno americano" nuovi contenuti affiancando al valore del successo individuale quello della solidarietà collettiva. Nell'amministrazione ci fu una politica di contenimento per sanare il deficit di bilancio. La pressione creditizia fu sentita e riportò ad alti livelli la disoccupazione. Nel 39 fu chiesto l'aumento delle spese militari sia per riassorbire la disoccupazione creando posti di lavoro nell'industria bellica, sia perchè il precipitare della situazione internazionale lo richiedeva. L'Europa tra democrazia e autoritarismo La Gran Bretagna Nel periodo tra le due guerre in Gb ci fu un sistema politico democratico fondato sull'alternanza dei partiti al governo e capace di assorbire sia le variazioni della vita economica e sociale sia la perduta leadership coloniale ed economica mondiale. Nel 18 fu approvata una riforma elettorale che aumentò il numero degli elettori, per la prima volta votarono anche le donne con età superiore ai 30 anni e una grossa parte della classe operaia. La vittoria andò comunque alla coalizione liberali-conservatori di Lloyd George. Lo stretto rapporto tra sindacati e governo fece si che il partito comunista rimanesse sempre una minoranza di poco conto. La capacità inclusiva del sistema politico della Gb trovò dei limiti per quanto riguarda la questione Irlandese. La guerra aveva rimandato l'applicazione dell'Home Rule(autogoverno concesso nel 1914) e nel 1916 scoppiò una rivolta che fu repressa. Dopo aver conquistato un po' di seggi(73) al parlamento britannico, il partito Sinn Fein(Noi Soli) proclamò l'indipendenza. La guerriglia di opposizione alla Gb terminò nel 1921 quando l'Irlanda fu riconosciuta come dominion(comunità associata all'impero britannico, ma con proprio parlamento e poteri autonomi). Rimasero però escluse le contee a maggioranza protestante dell'Ulster. La maggioranza radicale, non soddisfatta, creò tensioni fino al 1949 quando l'Irlanda acquisì piena indipendenza. L'esaurirsi dell'inflazione post bellica aveva causato una grave recessione data dal crollo dei prezzi dei prodotti agricoli e aveva portato la disoccupazione a livelli record. Le conseguenze arrivarono sul piano politico alle elezioni 22/23 i laburisti guadagnarono la maggioranza assoluta togliendola ai conservatori e i liberali rimanevano con le loro posizioni. C'erano allora 3 blocchi più o meno equivalenti. Le rivalità tra liberali e conservatori portarono al potere Ramsay McDonald(laburista), il quale, non godendo della maggioranza parlamentare, dopo pochi mesi cadde. Le successive elezioni portarono al potere Stanley Baldwin e il ministro economico Winston Churchill. Fu attuata una politica di rigore economico volta a restituire alla sterlina la sua supremazia. Nel 1925 fu raggiunta la parità aurea e la sterlina potè tornare a svolgere il suo ruolo nel gold exchange standard. Nonostante la linea finanziaria rigorosa tenuta dai conservatori, che esclusero le misure protezionistiche a favore dell'industria nazionale, non si riuscì ad uscire dalla stagnazione economica. Nelle elezioni successive venne riportato al potere McDonald con l'appoggio di 57 parlamentari liberali. Nel 31 ci fu una grossa crisi che aumentò i disoccupati e mise in difficoltà le banche impegnate a mantenere la sterlina nei cambi. Contro il volere del partito McDonald creò un governo di unità nazionale con 4 ex laburisti, 4 conservatori e 2 liberali. Furono dati grossi tagli alla spesa pubblica(specie sui sussidi ai disoccupati) e prelievi straordinari sugli stipendi del pubblico impiego. Nel 23 le truppe Belghe e Francesi occuparono la Rurh per il mancato pagamento delle riparazioni di guerra umiliando la repubblica, minando il consenso e sottolineandone l'isolamento internazionale. Inoltre questa occupazione dette il colpo di grazia all'economia già traballante. Ci fu la più grande inflazione occidentale che dette ulteriore impulso ai contrasti interni e fece dilagare miseria e disoccupazione. Poco dopo venne represso un altro tentativo di rivolta comunista ad Amburgo e uno di putsch a Monaco da parte di Ludendorff e Hitler a capo della Nsdap(partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori.) Intanto venne attivato un programma di risanamento finanziario, creando una nuova valuta, il rentenmark, non legata alle risorse auree ma convertibile in ipoteche su beni immobili, terreni e risorse industriali. grazie a questi provvedimenti l'inflazione tornò nella norma e ci fu un rilancio economico. Un contributo fu dato dalla restituzione della Rurh, dal piano Dawes degli Usa volti ad aiutare il loro principale debitore, riducendo le rate annuali delle riparazioni e concedendo un prestito di 800 mila marchi. Nel 29 un alto piano, detto Young, abbassò ancora le rate della restituzione. Nel 25 ci fu una distensione dei rapporti con la Francia che si tradusse nel Trattato di Locarno che sancì l'intangibilità della frontiera tra Germania, Francia e Belgio e fu smilitarizzata la Renania. Vennero firmati arbitrati con Francia, Belgio, Gb, Cecoslovacchia e Polonia. Nel 26 la Germania entrò nella Società delle Nazioni. Stabilità economica=Fioritura culturale Nacque il Bauhaus di Walter Gropius, un movimento architettonico legato al progetto di un'edilizia razionale legata alla vita quotidiana, marcata da linee essenziali e geometriche. Il Bauhaus si adoperò per superare la divisione tra arte e artigianato e diede autonoma dignità al design industriale con la progettazione di oggetti d'uso che trasformarono l'arredamento. Il cinema espressionistico divenne famoso con Fritz Lang, il teatro con Bertolt Brecht, l'arte figurativa con Klee e Kandinskij, Schonberg introdusse la dodecafonia in musica. Alle elezioni del 25 salì al potere Hindenburg (destra), ma non venne meno l'instabilità dei governi repubblicani, dal 19 al 28 si andò 5 volte alle urne e il parlamento era continuamente soggetto ai veti di destra e sinistra che non riuscivano a trovare un compromesso. Su tutto ciò la crisi del 29 diede il colpo di grazia. L'Europa centro orientale Il dopoguerra creò problemi di sistemazione nell'Europa centro-orientale. La struttura sociale di questi stati era prevalentemente legata all'agricoltura di vecchio stampo, basata sulle proprietà e chiusa alle innovazioni. Inoltre in questi stati erano presenti forti divisioni etniche. Austria: non erano presenti divisioni etniche, ma forti contrasti tra città e campagne. Nel 19 vinse con una maggioranza relativa il partito socialista. Nel 21 furono espulsi dal governo e si creò una situazione economico sociale peggiore di quella tedesca. Scoppiò una battaglia per motivi di classe tra i contadini e la "Vienna rossa", ci furono una serie di attentati che culminarono con l'incendio al palazzo di giustizia di Vienna. La crisi del 29 ebbe diverse ripercussioni, nel 32 il potere fu conquistato dal partito nazista. Il governo cristiano-sociale di Dollfuss scelse una via di involuzione autoritaria e diede una costituzione che attribuiva poteri dittatoriali al capo del governo e sciolse i partiti nazista e socialista. L'Austria sperimentò per prima un governo di tipo clericofascista. Le ondate di violenza continuarono e lo stesso Dollfuss fu ucciso nel corso di un fallito putsch nazista. Il nuovo cancelliere Schuschnigg inserì Heimwehr(milizia filofascista) nella struttura statale. L'asse Roma Berlino privò l'Austria del sostegno antitedesco italiano. Ciò spianò la strada all'Anschluss, cioè all'annessione dell'Austria alla Germania. Cecoslovacchia: aveva economia e società progredita, dunque consolidò la democrazia grazie a Masryk e Benes. I governi che si succedettero attuarono una politica di riforme, tra cui quella agricola. le differenze etniche culturali, etniche e religiose furono contenute tramite un sistema amministrativo fondato sull'autonomia delle province. I conflitti interni si aggravarono dopo la salita al potere di Hitler e si concentrarono nella regione dei Sudeti abitata da popolazione di lingue e cultura tedesca. Polonia: uscita dal trattato di Versailles con i confini definiti ad occidente, ma non ad oriente. La linea del Curzon assegnava la sovranità del paese a regioni abitate prevalentemente da polacchi, ma il movimento nazionalista di Pilsudski rivendicava i territori orientali e impegnò la Polonia in una guerra di successo contro la Russia sovietica. Ci furono conflitti interni a cui Pilduski mise fine con un colpo di stato che instaurò la dittatura. Ungheria: dopo l'abbattimento della rivoluzione del 19 fu proclamato reggente del regno Miklos Horthy e instaurò un regime autoritario appoggiato dagli agrari, che riuscì a eliminare tutti i tentativi di putsch della destra. Col trattato di Trianon del 20 l'Ungheria uscì umiliata e con diversi territori persi. Il problema del paese nonostante tutto rimase sempre la questione agraria. Nel 35 gli oppositori vinsero le elezioni, ma non riuscirono a salire al potere e negli anni successivi guadagnò sempre più consensi il movimento nazista delle Croci Frecciate guidato da Szalasi e nel 39 era la maggiore forza di opposizione. Romania: negli anni 20 si contrapposero i liberali guidati da Bratinau e il partito contadino di Maniu. Nel 1930 re Carol II diede al paese una svolta a destra autoritaria violando molte norme costituzionali e legittimando movimenti antisemiti e fascisti tra cui la Guardia di Ferro. Nel 37 furono introdotte le leggi antisemite e nel 38 furono messi fuorilegge i partiti,sospesa la costituzione e formò un governo di unità nazionale sostituito poi durante la guerra da una dittatura militare capeggiata da Ion Antonescu. Jugoslavia: il re Alessandro I sciolse il parlamento e i partiti per domare la rivoluzione indipendentista di croati e sloveni. Lo stesso re fu ucciso dagli Ustasa un'organizzazione terroristica guidata da Ante Pavelic e appoggiata dal fascismo italiano Bulgaria: Sambolijski, leader contadino aveva attuato una politica di riforme, il suo governo però fu rovesciato dal colpo di stato di re Boris III che instaurò un regime in cui furono limitate le libertà dei partiti e del parlamento. Grecia: dopo la sconfitta contro la Turchia, re Giorgio I era stato costretto a fuggire ed era stata proclamata la repubblica. Nel 35 fu restaurata la monarchia e successivamente ci fu la dittatura di Metaxas che sciolse il parlamento e perseguitò i repubblicani. Il Fascismo La costruzione del regime Il governo di Mussolini dopo la marcia su Roma contava su 34 deputati fascisti e sull'appoggio di liberali e parte dei cattolici, dunque era in possesso della maggioranza alla camera. Mussolini con l'obiettivo di riportare l'ordine e di eliminare l'opposizione socialcomunista procedette con una trasformazione delle istituzioni liberali. Nel 22 fu creato il Gran consiglio del fascismo, organo formato dai funzionari del Pnf con il compito di elaborare la linea d'azione del governo. Gennaio del 23 fu istituita la milizia volontaria per la sicurezza nazionale, il corpo in cui furono inquadrate le camicie nere per poterle controllare. Lo squadrismo continuò a distinguersi per le sue numerose violenze che fecero vittime tra cui, Giovanni Minzoni bastonato a morte e Giovanni Amendola deceduto in esilio per le percosse subite. Nel luglio 1923 fu varata la legge elettorale maggioritaria Acerbo,con cui si attribuiva il 65% dei seggi a chi avesse preso il 25% dei voti. Per le elezioni del 24 fu preparato il "listone" che comprendeva liberali e cattolici, mentre le opposizioni si presentarono divise. Tramite violenze delle squadre fasciste il listone si garantì il 65% dei voti. Sempre nel 24 ci fu una piccola crisi del fascismo, perchè Giacomo Matteotti, leader socialista riformista, denunciò le violenze commesse in campagna elettorale dalle squadre fasciste. Fu sequestrato e ucciso da un gruppo di fascisti. L'assassinio di Matteotti sconvolse l'opinione pubblica e si diffuse la voce che a deciderlo fosse stato il governo. I partiti reagirono all'assassinio abbandonando il parlamento("secessione dell'Aventino"), solo i comunisti non aderirono a questa scelta, ma proposero uno sciopero generale. L'obiettivo degli Aventiniani era sciogliere il legame tra fascismo e partiti fiancheggiatori e provocare l'intervento del re. Ciò non accadde. Mussolini allora il 3 gennaio 25 parlò alla Camera e si assunse responsabilità "politica, morale e storica" dell'accaduto. Subito dopo varò una serie di leggi che rivoluzionarono lo stato italiano. Dicembre 25: ripristinata la lettera dello statuto Albertino, svincolando il governo dal voto di fiducia del parlamento e abolendo la distinzione tra i poteri affermatisi nello stato liberale. Nel 26, prendendo a pretesto alcuni tentativi di attentato alla sua persona falliti, introdusse una legge che portò restrizioni nella vita politica e personali: scioglimento dei partiti antifascisti, confino di polizia per gli oppositori, istituzione di un Tribunale Speciale per la difesa dello stato composto da ufficiali della Milizia e dell'esercito, pena di morte per chi attentasse alla sicurezza dello stato, soppressione della libertà di associazione e di stampa. Nell'ottobre 25 Confindustria sottoscrisse con i sindacati fascisti il Patto di Palazzo Vidoni che escludeva dalla firma di accordi contrattuali tutte le altre organizzazioni sindacali. L'anno dopo fu confermato tutto ciò da una legge che abolì lo sciopero, riservò solamente ai sindacati fascisti il diritto di stipulare contratti collettivi e istituì la Magistratura del lavoro per risolvere le controversie tra lavoratori e imprese. Primi passi verso il corporativismo propagandato dalla Carta del Lavoro redatta dal Gran Consiglio nel 27. Il corporativismo era l'alternativa presentata a socialismo e capitalismo in cui si mirava ad ottenere il concorde contributo dei produttori allo sviluppo economico e al progresso sociale, raggruppando capitalisti, lavoratori e tecnici in rappresentanze professionali unitarie in nome dell'interesse dello stato. Le 22 corporazioni rimasero un'impalcatura burocratica e fu impedita la dialettica contrattuale e fu dato valore di legge ai contratti di lavoro collettivi. A crescere fu solo il salario del pubblico impiego ritenuto la base del consenso. Il cambiamento della situazione internazionale portò De Stefani ad essere sostituito da Volpi. Nel 26 Mussolini annunciò una rivalutazione della lira, il cui valore rispetto alla sterlina era di 155:1 e adesso la parità fu fissata a quota 90. Con ciò si voleva dare un segnale di stabilità agli investitori e ai risparmiatori colpiti dalla svalutazione. Si crearono però effetti devastanti sul piano produttivo. Nel 27 cominciò una forte recessione, ci fu un crollo della domanda interna per consumi privati e delle esportazioni. Ci fu allora una svolta protezionistica accompagnata da un intervento dello stato nell'economia. Ci fu un'ascesa dei gruppi chimici, elettrici, metallurgici, meccanici, ma entrarono in difficoltà le industrie esportatrici come quella tessile e di trasformazione dei prodotti agricoli. In crisi completa invece entrarono il reparto siderurgico e cantieristico. La politica si orientò allora verso il "dirigismo" e di incremento dell'intervento statale tradotto in opere di salvataggio di settori in crisi e nell'avvio di un'imprenditoria di stato. Nel 31 fu creato l'Istituto mobiliare italiano(IMI) che poteva concedere finanziamenti a medio e lungo termina alle imprese. Nel 33 fu creato l'istituto per la ricostruzione industriale(IRI) una compagnia finanziaria statale che provvedeva al salvataggio delle principale banche miste portate quasi al fallimento dalla crisi del 29. Nel 36 tramite una riforma la Banca di Italia fu trasformata ente di diritto pubblico con potere di controllo sulle altre banche. Alcuni studiosi sostengono che l'abbandono del liberismo avrebbe penalizzato l'industria a favore del ceto rurale, vera vocazione del fascismo delle origini. Altri sostengono che la scelta dirigista, che avvenne anche in altri paesi fu un tentativo di modernizzazione del sistema produttivo e finanziario. Una scelta a favore dell'agricoltura fu fatta nel 26 con la Battaglia del grano, un tentativo di estendere la superficie coltivata e proteggere la produzione nazionale con dazi sulle importazioni. L'autosufficienza alimentare non fu raggiunta e l'aumento della terra coltivata andò a scapito di altre colture e dell'allevamento, ciò produsse un impoverimento complessivo del settore. La scelta cerealicola aggravò il divario col mezzogiorno, che entrò in crisi a causa dei blocchi sulle esportazioni, che impedirono le vendite all'estero e provocarono la rovina della piccola proprietà terriera. Un altro piano del regime fu la bonifica integrale. Fu realizzato un decimo delle opere preventivate, la cui attuazione fu sempre impedita dalla volontà dei proprietari terrieri di non far fronte alle ingenti spese che comportava la bonifica. Tra il 29 e il 32 furono manifestati i malcontenti rurali, a cui il governo ebbe come risposta solo la guerra coloniale in Africa del 34. Il compromesso autoritario tra potere economico e potere politico rende l'idea dell'autonomia economica statale, ma anche del totalitarismo imperfetto del regime che deve comunque contrattare le proprie decisioni con altri centri di potere. Mussolini fu incapace di imporsi agli interessi forti del paese perchè impegnato ad estendere e proteggere i ceti medi, e questa condizione fu scaricata sulle classi inferiori incapaci di ribellarsi. Le politiche degli anni 30 portarono un moderato risollevamento e sviluppo economico. Le condizioni economiche e di vita del mezzogiorno furono comunque aggravate, specie da scelte del regime. La modernità del fascismo Oltre l'organizzazione del consenso altri aspetti caratterizzarono la modernità del fascismo:  Ampio uso dei mezzi di comunicazione di massa. Nel 27 fu fondato l'ente italiano audizioni radiofoniche(EIAR) che curò i programmi della radio alternando informazioni ufficiali a programmi leggeri di musica, canzoni e varietà. Il regime si impegnò anche a sostegno dell'industria cinematografica, la qualità dei film prodotti fu modesta, ma lo slogan "la cinematografia è l'arma più forte" faceva comprendere l'importanza data all'uso dei mass media.  Adozione di politiche sociali e assistenziali per far fronte alla crisi del 29.  La creazione di enti e consorzi pubblici nell'industria, nell'agricoltura, nel credito e nel commercio e la nascita di una nuova burocrazia parallela a quella tradizionale. I numerosi enti pubblici creati dal fascismo furono spesso dei "carrozzoni" utilizzati per creare posti di lavoro piuttosto che subordinati a logiche produttive. La mobilità sociale in Italia avvenne in dipendenza dallo stato e dalla sicurezza offerta dal pubblico impiego e non come espressione di un protagonismo sociale dinamico e autonomo. In politica sociale, per quanto riguarda le assicurazioni furono dati all'industria tutti i proventi di pensioni e regimi previdenziali contro malttie, infortuni e disoccupazione. Fu sfavorito il lavoro femminile e il settore agricolo. I versamenti venivano effettuati dalle singole categorie e non dalla generalità (carattere particolaristico). Nel settore sanitario ci fu una divisione del sistema in diverse casse mutue che per erogare le varie prestazioni si legavano ad istituti religiosi di benificenza e assistenza, la maggior parte dei quali non erano sotto il controllo statale. Nel 33 fu unificato nell'Istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (INFPS) e nell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) il sistema previdenziale. Negli anni 30 la politica sociale fascista fu indirizzata all'incremento demografico, alla crescita di una nazione forte, giovane e fertile, in linea con gli ideali di potenza di Mussolini. Per seguire questa linea promosse nel 25 l'Opera nazionale maternità e infanzia(ONMI) che forniva assistenza alle madri e favoriva la loro professionalizzazione nei settori dell'ostetricia e della pediatria. Questa politica relegava le donne al ruolo di madri e riproduttrici della razza. Le donne più prolifiche furono premiate, alle famiglie più numerose furono concessi notevoli sgravi fiscali e i celibi furono tassati. Questa politica non ottenne comunque i risultati sperati. L'incremento demografico doveva avvenire nelle campagne, dunque fu sfavorita l'urbanizzazione. Anche questo provvedimento però non ebbe il risultato sperato. Col fatto che l'incremento demografico avvenne nelle città, ci fu l'impegno del regime a costruire queste ultime secondo un ideale imperiale e monumentale e stando dietro agli interessi delle classi medie. Il "Risanamento" delle città causò l'abbattimento dei quartieri fatiscenti nei centri storici e favorì il trasferimento della popolzione nella periferia, dove crebbero quartieri senza servizi assistenziali. Crebbe anche la speculazione edilizia, anche se furono costruite anche opere di importanza(stazione e stadio di Firenze). Per quanto riguarda la politica della casa, a beneficiarne furono i ceti medi impiegatizi, i primi a poter avere la proprietà delle case, ad aderire alle strutture per il tempo libero, ad avere un sicuro posto di lavoro e a beneficiare delle assicurazioni pensionistiche. Furono anche gli unici ad aumentare il loro salario e, anche se quest'ultimo non era alto, i privilegi di stato di cui goderono i ceti impiegatizi li distinsero dai ceti popolari. Questo fu il ceto principale che forniva appoggio al fascismo e ai suoi ideali di grandezza. La maggior parte degli Italiani non condivise comunque il ricorso alla violenza squadrista e alle pratiche militaristiche. Gli Italiani si identificavano solo con alcuni valori fascista: la famiglia, l'ordine, la religione, il conformismo e la repressione dei conflitti sociali. La chiesa ebbe un ruolo fondamentale: smussò le pretese e l'aggressività del regime e lo aiutò ad avere numerosi consensi. Il regime limitò la modernizzazione e i progressi all'interno della società che dunque rimase in uno stato di arretratezza rispetto alle altre potenze occidentali. Le risorse non furono destinate ai consumi privati quanto alle spese militari. La politica estera La politica fascista ebbe fasi diverse. Questa politica conservava comunque degli elementi di continuità, differenziati a seconda che si parli di coerenza ideologica interna al regime o di interessi strategici dell'Italia. Coerenza ideologica  Rottura operata nella tradizione diplomatica italiana cercando di imporre una politica imperilista senza però avere le basi militari ed economiche Interessi strategici  Diverse oscillazioni nella politica estera alla luce del concetto di "peso determinante" che l'Italia poteva esercitare come potenza in diverse circostanze , in base alle eventuali alleanze continentali (Francia e Germana)  Nel caso Francese la partecipazione dell'Italia nella 2 guerra mondiale fu la conseguenza coerente di una politica di potenza aggressiva che creò diversi squilibri a livello europeo.  Nel caso della Germania l'allineamento di politica di Mussolini a Hitler fu strumentale e l'entrata in guerra dell'Italia fu una scelta poco convinta, risultato di una politica contradditoria. Il mito della "vittoria mutilata" e il "risentimento nazionalista" per la pace di Versailles del 19, crearono squilibri interni che emersero tramite gesti come l'occupazione di Corfù del 23. Ciò diede un'impronta alla politica estera del fascimo volta a fare dell'Italia una potenza mediatrice degli equilibri europei, inoltre si cercava una legittimazione internazionale (più o meno ottenuta a Locarno nel 25). L'espansionismo Italiano cominciò a prendere piede nel 30 in seguito alla ripresa del controllo della Libia. Le pretese fasciste andavano nella direzione di quelle della 1 guerra mondiale, l'Africa Nordorientale e l'area Balcanico-Danubiana. La debolezza Italiana costrinse Mussolini ad appoggiarsi ora all'una ora all'altra potenza ponendosi ome difensore della pace e iniziatore di una revisione degli equilibri internazionali. La a funzione mediatrice dell'Italia si esaurì quando la Germania decise di uscire dalla Società della Nazioni e attivò un riarmo della nazione. Nulla potè l'Italia nonostante la firma nel 33 con le grandi potenze (Germania, Francia e Gran Bretagna) di un patto per l'inserimento del regime nazista all'interno dell'Europa. crescere un clima di terrore all'interno della Germania e accrebbero il potere personale di Hitler, visto come l'unico in grado di controllarle. Erano composte da giovani che incarnavano l'ideale di purezza razziale voluto dal nazismo. Goebbels, che con la sua propaganda aveva il compito di suscitare emozioni e adesioni al regime, fu creatore del mito del fuhrer, delle manifestazioni naziste e delle coreografie di massa. Seppe inoltre utilizzare i moderni mezzi di comunicazione di massa ( si vendevano le "muso di Goebbels", radio portatili in vendita al prezzo popolare di 35 marchi). La particolare caratteristica che diversifica il potere del leader, espresso attraverso il carisma, è quella di entrare in un rapporto diretto di immedesimazione con la massa attraverso l'uso della retorica e della scenografia propagandistica. L'ideologia di Hitler è illustrata nel Main Kampf (la mia lotta) dove viene descritto il suo programma e i punti fondamentali su cui esso si basa. Tra questi è presente il progetto di stato razziale: per sopravvivere il Volk (stato/nazione) tedesco aveva bisogno di un Lebensraum(spazio vitale) in cui abitare, preservando la sua purezza dalla contaminazione con altre razze che lo avrebbero indebolito e condannato all'estinzione. Questa teoria andava di contro a quella della figura dell'Ebreo, un popolo visto come parassita e senza diritto di spazio. Gli Ebrei, i comunisti e i socialisti erano considerati la causa alla base dell'attuale situazione della Germania. Queste teorie erano legate anche alla questione della politica estera: per Hitler lo spazio vitale si sarebbe ottenuto con una grande Drang nach Osten (spinta verso est) contro il nemico asiatico, russo e comunista. Veniva collegato così anche il revisionismo verso la pace di Parigi: la spinta verso est era strumento di un nuovo ordine europeo fondato sulla supremazia tedesca. Altro punto cruciale era il nazionalismo: una riscossa verso l'umiliazione subita con la sconfitta nel primo conflitto mondiale e con la pace inflitta dai vincitori. Per ottenere ciò il popolo doveva unirsi in una Volksgemeinschaft, una comunità nazionale che fosse formata secondo rigidi modelli di gerarchia militare e di obbedienza. Questa doveva escludere sinistre ed ebrei. Con queste basi il successo della NSDAP fu assicurato. Nell'ottobre 31 a Bad Harzburg ci fu una conferenza dei partiti di destra in cui si raggiunse un accordo che candidò la destra alla vittoria alle elezioni ppolitiche. Il dissenso di fondo tra Hitler e Hugenberg (capo del partito nazionalpopolare) non si attenuò. Il primo aveva un progetto autoritario, il secondo eversivo. Alle presidenziali dell'aprile del 32, visto l'appoggio degli industriali ancora a Hugenberg, fu riconfermato Hindenburg(53%) e Hitler si fermò sotto il 37% dei voti. Ciò nonostante non ci fu un arresto del nazismo poichè il capo dell'esercito provvedè per far cadere Bruning e far salire al suo posto Franz von Papen. Quest'ultimo mirava a costituzionalizzare la destra e ad emarginare la SPD che passò all'opposizione. Le SA scatenarono violenze contro comunisti e socialisti e li sconfissero nonostante questi si fossero attrezzati per difendersi militarmente. Nelle successive elezioni che si tennero nello stesso mese il primo partito (37%) divenne la NSDAP, ma il sistema politico restò in una situazione di stallo e un'altra tornata elettorale sembrò segnare un'inversione di tendenza, la quale non fu sfruttata dai suoi avversari convinti nelle loro teorie. Dunque il potere restò nelle mani di Hitler. Nel novembre del 32 Hindenburg divenne cancelliere. Il 30 gennaio del 33 appoggiato da esercito e potere economico venne incaricato di formare il governo e creò un gabinetto di coalizione. C'erano 5 ministri del precedente esecutivo tra i quali Von Papen, i due ministeri economici furono dati al partito di Hugenberg, gli unici due nazisti erano Hitler e Frick. Il Terzo Reich La dittatura del partito unico fu creata in soli 6 mesi, servendosi sempre più della decretazone di "urgenza". La precedente opera di svuotamento della democrazia fu seguita dall'allineameto delle istituzioni al regime e normalizzata dalla violenza delle SA. 1 febbraio 33: il parlamento fu sciolto 27 febbraio 33: il Reichstag(sede del parlamento) fu incendiato e la colpa fu data ai comunisti. I principali esponenti del partito comunista furono arrestati. 28 febbraio 33: Hindenburg firmò un decreto che soppresse a tempo indeterminato i diritti costituzionali fondamentali(libertà di stampa, di opinione, di associazione) e concesse la violazione del segreto epistolare, il controllo dei telefoni e autorizzò il governo centrale ad intervenire su quelli regionali. Alle elezioni del marzo 33 la NSDAP ottenne il 44% dei voti, risultato uguale a quello delle opposizioni, cattolica (14%), comunista (12%) e socialdemocratica (18%). Si dovette formare un altro governo di coalizione con i nazionalpopolari. 21 marzo 33: ci fu la cerimonia di apertura del nuovo parlamento e Himmler, capo delle SS, aprì un campo di concentramento per oppositori politici a Dachau. Questo ultimo fatto istituì un sistema carcerario parallelo a quello statale, dominato dai nazisti e sottratto al controllo delle leggi statali. Il parlamento fu chiamato a votare una legge che desse i pieni poteri al governo. Questa legge (a cui servivano i 2/3 per passare) passò perchè i comunisti e parte dei socialdemocratici furono assenti (dichiarati decaduti dopo il 28 febbraio). Ciò permise il legiferare del governo in contrasto con la costituzione, la gestione dei trattati internazionali e la possibilità del cancelliere di firmare decreti al posto del presidente. Si comiciò l'allineamento e tutte le isituzioni, pubbliche e private, furono poste sotto il controllo della NSDAP. Vennero confiscati i beni e distrutti tutti i sindacati, i partiti operai e i movimenti associativi e ricreativi. Dopo il 33, anno del concordato tra stato e chiesa, il partito cattolico si sciolse. I governi regionali furono normalizzati, i loro poteri passarono a governatori nominati dal potere centrale. Le industrie e gli agricoltori presero accordi con le associazioni padronali: gli ebrei furono cacciati dalle cariche dirigenziali e le industrie rinunciarono alla propria autonomia in favore dello stato che garantiva la fine delle opposizioni sindacali. La radio divenne la voce del regime, la stampa si asservì ad essa tramite censura e soppressione di tutte le pubblicazioni non allineate. Come simbolo di restrizione della cultura, nel maggio del 33 furono dati alle fiamme i libri di tutti gli autori considerati antinazionali. Il 6 luglio del 33 Hitler dichiarò conclusa la rivoluzione nazista. Il 14 luglio 33 con una legge vietò la ricostituzione dei partiti: unico partito riconosciuto era la NSDAP, che era identificata con lo stato. Il fatto che la rivoluzione era conclusa era un avvertimento, specie per le SA e il loro capo Rohm , che avrebbero voluto scatenare una seconda rivoluzione contro i poteri forti di economia e società. Rohm era più volte entrato in conflitto con la Wehrmact(forze armate) e ciò rischiava di isolare Hitler e fargli perdere uno degli appoggi più importanti che aveva. Nel 34, per garantirsi l'appoggio degli alleati, dichiarò la Wehrmact unico organo militare della nazione e diede alle SA compiti di formazione paramilitare e politica. Le forze armate applicarono una politica di arianizzazione e assunsero come emblema la croce uncinata del nazismo. Il 30 giugno del 34, prendendo a pretesto un tentativo di putsch delle SA, Hitler diede il via alla "Notte dei lunghi coltelli": le SS assassinarono Rohm e buona parte delle SA. Oltre ad Hitler, Frick, Himmler, Heydrich, Goring, von Blomerang e Reichenau furono gli ideatori della notte e coloro che guadagnarono di più dal riassetto successivo che derivò. Si creò un blocco tra SS e Wehrmact, fedeli icondizionatamente al fuhrer. La notte inoltre giovò alla figura di Hitler, visto come capo duro ma giusto, perchè la popolazione accolse con favore la distruzione dellle SA e della loro violenza. Nell'agosto del 34 alla morte di Hindenburg, Hitler assunse la carica di presidente della repubblica e il suo potere divenne illimitato. Dopo la fusione dei poteri di capo dello stato, delle forze armate e del governo, ratificata il 19 agosto tramite referendum plebiscitario, si creò definitivamente il Terzo Reich. Lo stato nazista era un "doppio stato".  Normativo: burocratico, ripettoso delle leggi e delle regole, impegnato a farle rispettare con zelo, senza riguardo per i contenuti etici dei provvedimenti adottati.  Discrezionale: agisce in modo arbitrario, avvalendosi di strutture e organismi di partito. La linea che col tempo prevalse fu la seconda: l'elemento dinamico della trasformazione era il partito stesso, il quale, tramite l'immissione di nuovi organi(SS principale), prevaricava sui poteri tradizionali. Fu il contrario di quello che successe nel caso italiano, in cui questo dualismo si risolse in favore della prima opzione. Nel caso tedesco, visto i conflitti tra burocrazia e organi amministrativi si parlò di "Policrazia", per indicare la natura non monolitica del regime nazista che si fondava su una pluralità di centri del potere. Arbitro supremo e mediatore era il Fuhrer, attento che non emergesse nessun potere forte che potesse minacciare la sua posizione di capo assoluto. Anche in questa sfaccettatura c'è una differenza rispetto al fascismo: il nazismo non doveva reggere il peso di una monarchia preesistente, così potè affermare la supremazia del partito sullo stato, senza eliminare la concorrenza tra i diversi organismi per avere l'approvazione di Hitler. Il sistema nazista era un sistema di dominio, legato al progetto del Volksgemeinschaft. La repressione violenta dei diversi e degli oppositori operata tramite la reintroduzione della pena di morte e la creazione della Gestapo(polizia segreta di stato) e delle Ss, dipendenti entrambe da Himmler. Nei campi erano presenti avversari politici, criminali comuni, omosessuali, immigrati, vagabondi, "asociali", zingari, testimoni di Geova ed ebrei. All'esterno dei campi il clima diffuso dalle strutture dello stato discrezionale era di incertezza e intimidazione. La politica distintiva del razzismo fu quella razziale che, come primo passo, puntò sull'incremento demografico. Furono concessi prestiti agevolati alle coppie nelle quali la moglie decidesse di dedicarsi esclusivamente alla famiglia e trattamenti privilegiati ci furono per le famiglie con più figli. Per far ciò alle L'imperialismo nazista Il popolo fu piegato anche per mezzo della politica estera nazista. Mantenendo laggressività anche in questo ambito, furono soddisfatte le pretese del popolo rimasto scontento dopo la pace di Versailles. Il rilancio imperialista infatti fu tra i principali obiettivi del regime. La revisione della pace di Versailles voleva essere fatta con la forza e non tramite accordi internazionali, emblema di ciò fu l'uscita nell'ottobre del 33 dalla Società delle nazioni. Hitler stipulò accordi con la Polonia e l'Unione Sovietica che insieme al Vaticano furono i primi a riconoscere il regime nazista. Nel 34 il primo tentativo di annessione dell'Austria fallì, ma la Germania continuò nel loro progetto di riunire tutti i popoli tedeschi sotto la sua guida. Nel 35 un plebiscito popolare sancì il ritorno alla Germania della regione carbonifera della Saar. Violando il Trattato di Versailles la Germania si riarmò per 5 volte il numero concesso dal trattato. Marzo 36: la Germania entra con la forza in Renania, che nella conferenza di Versailles era stato stabilito dovesse essere smilitarizzata. Novembre 37: in una conferenza con i ministri esteri, della difesa e i capi armata stabilì che la guerra dovesse scatenarsi entro il 38 e come primi obiettivi si stabilì la Cecoslovacchia e l'Austria. Insistè per l'espansione verso est, volta a guadagnare lo spazio vitale, non escluse un conflitto con Gran Bretagna e Francia ed infine espose la tattica della "Guerra lampo"(Blitzkrieg). Essa consisteva nell'attacco combinato di aviazione e mezzi corazzati. Le campagne dovevano essere veloci per evitare di sottoporre l'economia a grosse pressioni e guadagnare le risorse necessarie al prosequo della guerra. I ministri espressero disappunto e perplessità. Furono tutti sostituiti. 4 febbraio 38: furono allontanati gli ultimi uomini dell'establishment conservatore che avevano aiutato Hitler nella scalata al potere. Una volta presa la strada della guerra, gli esecutori delle mansioni dovevano essere ciecamente sottomessi al Fuhrer e di fede nazista. Aumento la persecuzione degli ebrei dopo la Notte dei cristalli e si accellerò l'arianizzazione delle attività gestite dagli ebrei. L'espansione tedesca proseguì nel 38 con l'annessione dell'Austria e dei Sudeti. Nel 39 l'annessione di Boemia, Moravia e lo smembramento della Cecoslovacchia. Il 1 settembre del 39 ci fu l'invasione della Polonia e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Hitler firmò lo stesso giorno un ordine che autorizzava i medici tedeschi alla pratica dell'eutanasia: cittadini affetti da handicap fisici o mentali furono assassinati all'insaputa dei familiari in ospizi destinati a tale scopo. Successivamente ciò fu praticato nei campi di sterminio. La Russia sovietica La NEP e il socialismo in un paese solo Dopo il periodo 14/20 la società sovietica visse una fase di ripresa grazie alla NEP(Nuova politica economica) varata nel 1921. Tra i provvedimenti:  Revoca delle requisizioni dei generi alimentari e la loro sostituzione con un'imposta in natura, pagata la quale i contadini potevano disporre dei loro prodotti. Ciò permetteva ai contadini di vendere i loro prodotti di eccedenza, cioè legalizzare la vendita al minuto per reintrodurre il mercato. L'inefficienza degli scambi diretti di merci fece optare il governo per la sostituzione dell'imposta in natura sui prodotti agricoli con una tassa in denaro, reintroducendo così un'economia monetaria.  Fu abolito il lavoro obbligatorio, si accettò l'esistenza di piccole imprese private e si favorì l'investimento di capitali stranieri. Nonostante una carestia, tra il 21 e il 22 la produzione crebbe e i mercati si estesero. Gli scambi tra città e campagna, dopo aver superato una piccola difficoltà dovuta al costo dei prodotti, si riattivarono. Furono risanate le finanze statali, fu eliminata l'inflazione e stabilizzato il ruolo della potenza ancorandola al golden standard. La Nep fu una politica mista in cui convivevano iniziativa pubblica e forze di mercato. Il commercio con l'estero rimase in mano alle banche, ai trasporti e alla grande industria, quello privato fu incoraggiato. L'economia di mercato si limitò al settore agricolo. Si svilupparono la cooperazione, piccoli imprenditori e commercianti, ma di fatto i settori chiave rimasero in mano allo stato che assunse un ruolo di pianificazione. Nel 21 fu creato il Gosplan, un ente di pianificazione economica con competenze generali. Più che pianificazione fu una forma di guida e di previsione che una direzione centralizzata dell'economia. Gli effetti della Nep furono positivi:  Grossa crescita della popolazione, tale da coprire i vuoti e arrivare far arrivare l'economia ai livelli dei 13.  Emerse un nuovo ceto di piccoli commercianti e imprenditori: i Nepmen  Aumentarono le differenze fra braccianti e contadini poveri, medi e ricchi da cui emerse un nuovo ceto di piccoli imprenditori agricoli: i Kulaki  Le dimensioni del commercio privato rimasero limitate tanto che i kulaki, considerati ricchi in realtà davano lavoro ad un solo bracciante, non coltivavano oltre il 3/4% dei poderi e avevano uno stile di vita modesto. Questa politica fu sopravvalutata, specie da Lenin che la definiva una nuova forma di capitalismo di stato, considerandola un passo avanti rispetto alla situazione in cui versava il paese e una tappa intermedia verso l'industrializzazione e il socialismo. La Nep fece riprendere la Russia dal disastro in cui era piombata, ma non le permise di uscire dall'arretratezza in cui versava. Un'importante novità fu costituita dal consolidarsi del ruolo del partito e dello stato nella società sovietica, che controbilanciò la democratizzazione dei rapporti economici e sociali portata dalla Nep. Dopo la morte di lenin il partito subì una mutazione: il livello culturale e la tensione ideale si abbassò e subentrò un vasto strato di funzionari e burocrati spesso inefficienti e corrotti. Oltre alla burocratizzazione un altro dei problemi erano i contadini. La loro ignoranza era radicata e la loro mentalità era insita e diffusa in tutta la società russa, che dopo la guerra, uscì con una fisionomia anor più rurale e un'agricoltura ancora più arretrata rispetto al passato. La figura sociale centrale era quella del Musik che la Nep aiutò a ristabilire e ciò creò un grosso ostacolo per la modernizzazione e la trsformazione socialista nel paese. Il regime inoltre trascurò alfabetizzazione e crescita culturale. Passi importanti per il consolidarsi del regime furono compiuti nel 22: partecipazione dello stato dei soviet alla conferenza internazionale a Rapallo, dove stipulò un accordo commerciale con la Germania. Sempre nell'anno in questione, Russia, Bielorussia, Ucraina e Transcaucasia formarono l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) a cui successivamente si aggiunsero le altre regioni caucasiche e asiatiche dell'ex impero zarista. Nel 22: Lenin si ammalò e morì nel 24, lasciando la Russia in preda ad una dura lotta per la successione. La Nep fu una presa di coscienza che la rivoluzione comunista non si era attuata e che il nuovo regime per sopravvivere doveva contare solo sulle sue forze. Trockij, esponente di sinistra, puntava sulla riapertura del ciclo di rivoluzioni internazionali e poneva una forte pressione sulle campagne per realizzare l'accumulazione necessaria a industrializzare rapidamente il paese. Per i creatori della Nep lo sviluppo avrebbe dovuto derivare dalla liberalizzazione dei mercati. Queste ultime sostenute da Bucharin, Kamenev, Zinov'ev e Dzugasvili(Stalin). Stalin coniò il "socialismo in un paese solo" che soteneva che in Russia si poteva instaurare il socialismo, anche se questo non era presente negli altri paesi. Lo scontro finì nel 1925 con la sconfitta della sinistra, ma si riaprì poco dopo con l'avvicinamento di Trockij a Zinov'ev e Kamenev, preoccupati per l'aumento del potere personale di Stalin. Stalin lanciò una "leva leninista" per reclutare nuovi militanti e restituire una dimensione di massa al partito. Dopo ne assunse il controllo, ne aumentò l'autoritarismo interno e si pose come unico interprete del leninismo. L'opposizione proponeva di accellerare l'industrializzazione tassando i kulaki e avviando la collettivizzazione dell'agricoltura. Con il sostegno di Bucharin(pro Nep) ebbe la megliom contro la sinistra di Trockij, Kamenev e Zinov'ev. Questi ultimi nel 27 furono espulsi dal XV congresso del partito comunista e mandati al confino in località periferiche. Con la presa di potere di Stalin, la nep entrò in crisi: la produzione agricola era lasciata a sè stessa e non riusciva a soddisfare la richiesta di una popolazione cresciuta di 14 milioni. 1927/28 ci fu una crisi di approvigionamenti di grano a cui il regime reagì con nuove requisizioni che inasprirono i rapporti con le campagne. Visto che ciò era dovuto alla vendita restia, poichè non ben remunerata, del grano da parte dei kulaki il governo lanciò un'offensiva propagandistica contro questi ultimi. Stalin voleva attuare una strategia volta all'industrializzazione e a risolvere il problema campagne con la forza. Bucharin voleva lavorare gradatamente al problema, conservando la Nep, correggendone gli errori, facendo provvedimenti a favore dei contadini e limitando la pressione fiscale all'influenza sul mercato. La destra di Bucharin però tra il 28 e il 30 decise di nn dare battaglia e fu emarginata. Allora fu attuata la strategia di Stalin. Industrializzazione forzata e collettivizzazione nelle campagne Nella politica economico-sociale, venne data importanza alla pianificazione, alle cui finalità venne dato un valore imperativo sostituendo al binomio piano-mercato della Nep un'economia di comando centralizzata. Vennero promossi 3 piani quinquennali (1928 al 1932, 1932 al 1937 e l'ultimo fu interrotto dalla guerra) per raggiungere gli obiettivi. Questa impostazione provocò cambiamenti all'interno della società rendendo i ritmi più frenetici e alzando la tensione generale. giovane età. Ciò significa che il terrore era rivolto ai quadri intermedi dello stato, del partito e del sindacato elementi che avrebbero potuto creare un fronte di opposizione. Stalin eliminò ogni ostacolo al raggiungimento del potere assoluto. La burocratizzazione e la violenza raggunsero i massimi livelli e il sistema sovietico e il partito furono sottomessi al ddominio di Stalin e della polizia in cui lo stato ormai si identificava. Si aggiunse a ciò la costruzione di un culto della personalità del dittatore e di un apparato ideologico che lo legittimasse. Il marxismo e il leninismo furono ridotti ad un sistema di credenze e contaminat da un recupero di valori patriottici e venature religiose. Si affermò un'ortodossia laica e una liturgia di massa incentrate sul culto di Stalin, che furono rafforzate dalla confessione, dal pentimento dei "colpevoli", dalla demonizzazione dei nemici del popolo e dal recupero dei simboli della tradizione zarista (Pietro il Grande, Ivan il Terribile). Venne ripreso il nazionalismo e reintrodotti i valori dell'autorità, della famiglia, della gerarchia e dell'ordine. Questo recupero dei valori era sentito dalla popolazione e rispondeva ad un bisogno di sicurezza e stabilità. Nel 1936: una nuova Costituzione aveva dato legalità al terrore staliniano. Il grande terrore terminò nel 38 con l'uccisione di Ezov(capo delle NKVD). Nel 1939: si disse che le purghe eran state benefiche e necessarie, ma che si erano compiuti parecchi errori, dunque non ne erano necessarie altre. La politica estera dell'URSS e il comunismo internazionale Uscita dalla guerra civile la Russia aveva bisogno di stabilità e di pace per poter ricostruire la sua economia e consolidare il suo regime politico e tornare ad essere il punto di riferimento dei rivoluzionari di tutti i paesi. Negli anni 20 lo scopo della politica estera della Russia era quello di riuscire ad avere relazioni internazionali con le potenze estere, senzza rinunciare al ruolo di centro della rivoluzione mondiale. Nel VI Congresso dell'Internazionale comunista Stalin asserì che era "autenticamente rivoluzionario" soltanto chi fosse stato pronto "a difendere l'Unione Sovietica senza riserve". Inoltre aggiunse che, una nuova crisi capitalistica avrebbe offerto la possibilità di una nuova rivoluzione comunista e che il principale nemico da combattere in tal caso fosse la socialdemocrazia. Tutto ciò restava in linea con il ripudio della Nep e si cominciò la lotta contro Bucharin, presidente del Comintern. Nel 1929 fu esasperata la divisione del movimento operaio, tra socialismo e comunismo, la socialdemocrazia venne identificata come "socialfascismo". Le conseguenze furono pesanti: per esempio in Germania la divisione tra socialismo e comunismo aggravò la crisi della repubblica di Weimar e favorì l'ascesa di Hitler. In politica estera, dopo l'isolazionismo degli anni del primo piano quinquennale, si optò per una politica distensiva, di accordo e leggera apertura verso le potenze occidentali. Ciò era dovuto al dichiarato antisovietismo e all'aggressività del Giappone e della Germania. La politica allora cambiò versante e i partiti comunisti abbandonarono l'idea di scontro frontale verso i socialfascisti in favore di un'alleanza antifascista con la socialdemocrazia e le forze progressiste (politia dei fronti popolari). L'anno dopo il VII Congresso del Comintern, venne ratificato il progetto di una lotta per la pace contro il fascismo. Questa però venne fatta coincidere con la difesa dell'URSS e ciò portò non pochi condizionamenti nella politica dei fronti popolari(nella guerra di Spagna, l'URSS mandò aiuti limitati in favore della guerra contro gli anarchici i trockisti e i gruppi antistaliniani). Negli anni seguenti, l'inefficacia delle misure intraprese per garantire all'Urss la sicurezza collettiva con accordi internazionali, che dunque le fecero sentire ancor più accerchiata e insicura, fece si che ci fosse un'ulteriore svolta nella politica estera. Nel 1939, dopo l'invasione della Cecoslovacchia, Stalin stipulò un trattato di non agressione con la Germania. Questo patto conteneva un allegato in cui Germania e Urss si spartivano le zone di influenza: all'Urss spettava la Polonia, la Lettonia, l'Estonia, la Finlandia e la Bessarabia. Ciò sta ad indicare che questo patto non era solo difensivo, ma esprimeva un politica di potenza perseguita da Stalin. Inoltre Stalin guardava con diffidenza GB e Francia, poichè esse si rivelavano sfuggenti alle sue proposte di accordo internazionale poichè vedevano un'Armata Rossa imppreparata e distrutta dalle purghe ed noltre volevano dirottare l'espansionismo nazista ad est. Questo patto fu detto Molotov-Ribbentrop ed ebbe delle grosse conseguenze:  screditò la politica unitaria dei comunisti europei  disorientò i movimenti antifascisti per la pace  facilitò l'aggressione della Polonia L'Urss per altro non si sarebbe mai aspettata, visto l'accordo di essere attaccata dalla Germania nel 41, dunque in quel momento si trovò impreparata. Nel 1943 il ptto fu sciolto per rassicurare gli alleati che tra gli obiettivi dell'Urss non c'era più la rivoluzione mondiale. Asia, Africa e America latina tra le due guerre I primi movimenti anticoloniali La prima guerra mondiale non aveva fatto vittime soltanto europee. La razza bianca aveva preteso che anche le colonie versassero un tributo di sangue. Lloyd George aveva accettato che nel suo governo di guerra sedessero anche i rappresentanti delle maggiori colonie della GB. Questi popoli avevano assistito ai massacri portati dalla guerra, che incrinarono il loro ideale di "civiltà europea superiore". Vennero anche a contatto con i valori di libertà e indipendenza, che vollero applicati anche ai loro casi di soggezione e sfruttamento. Tra i 14 punti del programma di Wilson, ne era presente uno che garantiva l'istituto del "Mandato" che stabiliva la salvaguardia degli interessi delle colonie e il dovere di aiuto delle grandi potenze per permettere alle colonie di raggiungere l'autogoverno. Con il blocco commerciale durante la guerra, si rafforzarono i commerci tra colonie e la madrepatria, ma l'arretratezza delle colonie le rendeva insufficienti come mercati di scambio per le eccedenze europee. Con il mandato furono gettate le basi per un'organizzazione più razionale dei domini. C'erano 3 tipi di mandato(art 22):  Un periodo transitorio di tutela istituzionale, finalizzata al raggiungimento dell'indipendenza  Un'amministrazione coloniale sotto la supervisione della Società delle Nazioni  Una incorporazione nel dominio della madrepatria I giovani delle èlite di quei luoghi venivano mandati a studiare nelle capitali europee, dove imparavano usi, costumi, organizzazioni ecc del posto e, una volta tornati nella loro patria, tentavano di esportare e applicare questi modelli, combinando l'apirazione economica di quei paesi con l'obiettivo dell'indipendenza. La guerra aveva indebolito le grandi potenze e la rivoluzione bolscevica del 1917 aveva dato la prova concreta di un'altra via: una rivoluzione vittoriosa che poteva essere presa d'esempio da altri popoli alla ricerca della libertà. Inoltre tra i principi di Lenin era presente "l'autodeterminazione dei popoli". Negli anni 20 in seguito a tutto ciò nacquero parecchi partiti di natura comunista, affiliati all'Internazionale: Cina, India, Indonesia, Sudafrica, Egitto, Palestina, Siria. Prima di questi movimenti comunisti si erano creati movimenti anticoloniali "borghesi" che assunsero o posizioni nazionaliste o ideologie sovranazionali volte ad affermare identità diverse da quelle europee. La seconda opzione fu sostetuna specie dai paesi arabi e dal mondo islamico. I paesi arabi: si identificavano nel fatto di parlare una lingua comune. Questa era la base del panarabismo, un'ideologia laica che rivendicava l'unità della nazione araba. L'islam:si definiva in base alla fede religiosa. A queste richieste le potenze reagirono in modi differenti, tenendo conto che GB e Francia avevano il comune pregiudizio di credere che le popolazioni extraeuropee non erano preparate ad un sistema democratico indipendente, estraneo alla loro storia(questo criterio conosceva eccezioni solo nel caso di èlite indigene educate in occidnte e rispettose della superiorità economica della madrepatria):  La Francia: rimase fedele a questi principi, dichiarando intangibile la propria sovranità formale sui possedimenti coloniali.  La GB: offrì un quadro istituzionale più dinamico. La sovranità della madrepatria era difficile ove esistevano popolazioni bianche non molto più arretrate di quelle inglesi. Al problema inglese fu data una soluzione quando nel 1931 fu trasformato in legge, tramite lo Statuto di Westminister, i risultati di una conferenza imperiale svoltasi 4 anni prima. La GB e i suoi dominions furono definiti "Comunità autonome all'interno dell'impero britannico, uguali per condizione, senza essere subordinate l'una all'altra negli affari interni ed esterni, unite da una comune fedeltà alla Corona e liberamente associate in quanto membri del Commonwealth britannico delle nazioni". Ciò consentiva:  Di superare la limitazione imposta alle colonie di essere autonome solo in politica interna.  Le leggi approvate dal parlamento inglese potevano essere rifiutate dai dominions.  I paesi del Commonwealth potevano darsi una costituzione. Nel 32 la conferenza di Ottawa stabilì un regime di preferenza commerciale all'interno del Commonwealth volto a far raggiungere un'autosufficienza economica dal resto del mondo. Le esportazioni dalla GB alle colonie salirono al 49% , le importazioni invece al 39%. La sovranità politica delle ex colonie si combinava con la loro subordianzione economica. Il Giappone In Estremo Oriente fu l'impero giapponese a seguire in prima linea il panasiatismo, che puntava ad eliminare ogni inluenza straniera in un continente asiatico unificato sotto l'autorità del Giappone. Dopo la guerra, un contingente militare fu mandato a combattere l'Armata Rossa e, approfittando della fragilità internazionale russa e dell'indebolimento navale della GB, il Giappone rafforzò la propria presenza nella zona cinese della Manciuria. La spinta all'espansione, era in relazione all'economia, che negli anni della I comunisti, proposero di porre fine alla guerra civile e fronteggiare assieme il comune nemico straniero. Nel 36 i generali del Guomindang costrinsero Chiang a trattare con il comunista Zhou Enlai. Si intraprese una comune "lotta di lunga durata" contro l'invasore che fu subito attivata. Nel 1937 i Giapponesi diedero il via all'invasione nel nord del paese, saccheggiando le terre e le proprietà dei contadini. Nonostante ciò le campagne cinesi fornivano un sostegno importante alla guerra partigiana contro le armate giapponesi e i latifondisti cinesi. Dopo la seconda guerra mondiale e la resa del Giappone, venne stabilito da accordo tra Churchill, Roosvelt e Stalin, la Cina avrebbe dovuto rimanere nell'orbita occidentale, sotto il controllo di Chiang. Fedele a ciò il capo del Guomindang nel 46/47 attaccò più volte le basi comuniste nelle campagne. Mao rispose con un aumento di confische di terreni ai contadini ricchi, che portò parecchi consensi al suo partito, anche dalle zone della Cina meridionale. Nel 48 i comunisti passarono ad una guerra dichiarata contro il Guomindang e Chiang e nel gennaio del 49 li sconfissero, entrarono a Pechino e il 1 ottobre del 1949 dichiararono la Repubblica popolare cinese. Intanto gli avversari si ritirarono a Taiwan. Questa esperienza dimostrava il forte nesso tra lotta contro la soggezione dello straniero e lotta per una riforma agraria che espropriasse le terre ai latifondisti per darle ai contadini. Questo problema non riguradava solo la Cina ma anche tutto il resto dell'Asia. Indocina francese: nel 27 fu creato un partito nazionale, simile al Guomindang che sedeva negli organismi consultivi istituiti dalla Francia, ma senza effettivi poteri. Opposto a questo partito, si cerò il partito comunista del Vietnam, guidato da Ho Chi Minh che organizzò la rivolta indipendentista. Si venne così a creare un dualismo come in Cina: partito moderato(borghesia nazionale e accordo con potenze coloniali) e un partito radicale(contadini poveri, rivoluzione, indipendenza). Dopo la sconfitta della Francia nella seconda guerra mondiale, le posizioni del partito comunista si rafforzarono e nel 1941 si costituì il Vietminh, il fronte per l'indipendenza del Vietnam. Dopo la resa del Giappone, il Vietminh cominciò l'offensiva nelle campagne e nelle montagne del nord. Il 2 settembre il governo provvisorio di Ho Chi Minh proclamò l'indipendenza del paese. Indonesia: Il sentimento nazionale fu guidato da un partito musulmano, il Saraket Islam. Si contrappose ad esso il partito comunista indonesiano che organizzò rivolte popolari a Giava e Sumatra, duramente represse dagli Olandesi. Nel 27 un terzo partito, il Partito Nazionale, si pose come alternativa agli altri due. Alla guida del partito c'era Akmed Sukarno che pose l'obiettivo di un'indipendenza interna, simile al modello del Commonwealth britannico. Gli Olandesi rifiutarono anche questa proposta, misero fuorilegge il partito di Sukarno e imprigionarono lui più volte. Durante la dominazione giapponese Sukarno fu prima costretto all'esilio, poi richiamato a far parte del governo di occupazione giapponese. Dopo la resa giapponese Sukarno proclamò l'indipendenza dell'Indonesia, ma le truppe australiane e inglesi, restaurarono il potere coloniale olandese. Filippine: a cui gli Usa promisero l'indipendenza a partire dal 45 e due anni dopo concessero la costituzione. Siam(Thailandia): l'avvento di un regime costituzionale fu accompagnato da una politica volta a limitare lo sfruttamento delle risorse del paese da parte degli occidentali. L'India Le campagne dell'India erano ancora più povere di quelle cinesi. Con ferrovie e sistemi di irragazione Londra aveva favorito la commercializzazione dell'agricoltura. L'abbondanza di Yuta e cotone aveva aiutato lo sviluppo dell'industria tessile, i profitti però erano completamente a favore di un'èlite di ricchi possidenti interessati alla cogestione del potere coloniale con Londra. Nonostante la povertà la GB prosperava perchè sfruttava la divisione religiosa esistente tra Hindu e musulmani. Appoggiava i musulmani perchè erano più moderati per quanto riguarda la questione dell'indipendenza. Il movimento anticoloniale fu guidato da Gandhi, detto Mahatma(Grande Anima). Era un avvocato formatosi in GB e guidò in Sudafrica una lotta politica, la Santiagraha(Forza della verità), che si basava sulla pacifica lotta e disobbedienza verso regole ritenute non giuste. Nel 1919, tornato in India guidò un Hartal, un giorno di astensione dal lavoro, digiuno e preghiera contro una legge che prvedeva il carcere senza processo per gli agitatori politici. Ad Amritsar, a nord, la polizia sparò sulla folla facendo 400 morti. Gandhi allora sospese la campagna e riaffermò pubblicamente il concetto di Ahimsa, amore e non violenza. La GB alla fine dell'anno concesse una costituzione che stabiliva una diarchia tra parlamento indigeno e governo. Nel 1920 i seguaci di Ghandi conquistarono la maggioranza nel Partito del Congresso, che riuniva i rappresentanti dell'èlite indiana legata agli inglesi. Per Gandhi l'indipendenza consisteva nel trovare una via di sviluppo alternativa a quella occidentale, fondata sul rilancio del Khaddar(filatura e tessitura a mano), in un quadro di boicottaggio delle merci inglesi e di un ritorno ad un'economia di autoconsumo. Gandhi si battè anche contro la subordinazione della donna e il dogma dell'intoccabilità secondo cui la casta dei Paria, i cittadini più poveri, era condannata alla segregazione. Dopo essere stato nuovamente rilasciato dal carcere, Gandhi lottò contro il monopolio inglese nella produzione del sale. Questò gli costò di nuovo il carcere. La GB però si risolse a scegliere la strada del negoziato. Nel 30/31 ci furono due "Conferenze della Tavola Rotonda" ma non si raggiunse nessun risultato. Gandhi riprese le campagne di disobbedienza civile e fu di nuovo arrestato. In carcere intraprese lo sciopero della fame. Ebbe risonanza mondiale e permise la ripresa dei negoziati che portarono nel 1935 all'elaborazione di una nuova Costituzione. Vennero ampliati i poteri legislativi e l'autonomia dei governi provinciali eletti dagli indiani. Restava la diarchia. All'interno del Partito del Congresso si fece strada l'opposizione guidata da Nehru, legata ad uno sviluppo industriale, vicina al socialismo e sostenitrice dell'indipendenza della GB. Durante la seconda guerra mondiale:  Gandhi sosteneva la non collaborazione.  Nehru sosteneva le ragioni degli alleati contro i giapponesi. 1945: a Londra sale il laburista Clement Attlee che riprese le trattative. 1947 costituzione di due dominions: Unione Indiana di prevalenza Hindu e Pakistan di prevalenza musulmana. Il Medio Oriente e il Maghreb Nella prima guerra mondiale gli inglesi avevano fomentato la rivolta del popolo arabo contro l'impero Ottomano promettendogli l'indipendenza. La Conferenza di Sanremo e il Trattato di Sevres tradirono le aspettative. La regione mediorientale fu spartita tra GB e Francia. Il territorio Ottomano rimase l'Anatolia e Istanbul e l'impero fu sostituito dalla Repubblica turca in cui Mustafa Kemal instaurò un regime monopartitico, autoritario e avviò un processo di modernizzazione, sviluppo economico e laicizzazione. Le tradizioni dell'Islam furono ridimensionate tanto che cessò di essere religione di stato: abolizione dei tribunali religiosi, dell'obbligo di portare velo e fez(copricapo maschile in lana), fu eliminato l'harem, fu sostituito l'alfabeto arabo con quello latino, fu introdotto l'uso del cognome, l'obbligo del matrimonio civile, fu concesso il voto alle donne. In ultimo ci fu l'abolizione del califfato che pose fine all'unità politica e religiosa dell'Islam. Tutto ciò insieme all'estensione del dominio coloniale radicalizzarono la religione musulmana a livello politico. L'islam oltre ad essere una fede era un codice etico: con queste basi nacque e crebbe un movimento panislamico fondato su un'ideologia politica di opposizione al prdominio dell'occidente. La Società dei Fratelli Musulmani dava la colpa del ritardo della nazione araba all'allontanamento dai valori religiosi e sosteneva una società senza partiti politici, in cui tutti erano legati alla Shari'a, la legge canonica fissata nel Corano. Tra le due guerre il mondo musulmano fu attraversato da una tendenza universalistica che comprendeva tutta la Umma(comunità di credenti) e da un processo di localizzazione e frammentazione. Tra i due estremi del panislamismo e nazionalismo si crearono molti altri movimenti e idee tra cui distinguiamo principalmente:  Sunniti  Sciiti Erano entrati in conflitto per via di un problema sulla successione a Maometto: i Sunniti sostenevano l'elezione del successore, mentre gli Sciiti sostenevano che dovesse essere Ali, genero di Maometto, e i suoi discendenti. La Persia era a maggioranza sciita e non conobbe dominazione coloniale. Nel 1921, un colpo di stato militare portò al potere Khan che sostituì lo Shah(imperatore) precedente e insaturò un governo autoritario. Attuò un programma di modernizzazione e ridusse solo in parte l'influenza della GB sul paese. Dal 35 il paese fu nominato Iran. Oltre al panislamismo dei Fratelli Musulmani, si diffuse un nazionalismo di vena religiosa e il panarabismo. Il mito della "Nazione Araba", unita da lingua, ma comprendente popoli di fedi diverse prese piede in Siria e Libano, scontrndosi con Francia e GB e con i diversi personaggi che volevano costruire un regno arabo. Le speranze della possibile costruzione di un regno esteso dalla Palestina, all'Iraq, che comprendesse anche la penisola araba furono deluse dall'instaurarsi dei mandati delle due potenze. Anche la causa di una grande Siria, comprendente Siria, Libano, Palestina e Giordania fu delusa. Soltanto l'Arabia, riuscì a costituire un regno che andava fino allo Yemen e comprendeva La Mecca. Venne chiamata Arabia Saudita e, questo territorio fu sconvolto dalla scoperta del petrolio. Francia: utilizzava una politica di frammentazione, unendo le molteplici identità di gruppo e complicando la strada verso l'indipendenza. In Siria ci fu una rivolta della comunità sunnita dei Drusi. GB: accordò l'indipendenza a Transgiordania e Iraq, mantendo una posizione dominante ed un controllo sul petrolio iracheno. In Iraq ci furono rivolte indipendentiste ad opera dei Curdi. Ci fu la sollevazione di un problema, la ricerca di una patria per gli ebrei sparsi per il mondo, che doveva trovarsi a Sion, in Palestina, il luogo biblico del tempiodi Salomone. Si creò il movimento Sionista che puntava alla risoluzione di questo problema. Codesta corrente rimase comunque minoritaria sia rispetto a L'america latina Durante la prima guerra mondiale, gli Usa avevano intensificato la politica di intervento verso l'America centrale. Si cominciò con Nicaragua, Haiti, Repubblica domenicana e Cuba. Le ragioni erano strategiche ed economiche ed inoltre i regimi politici latino americani erano deboli e ciò poneva a rischio sicurezza militare e investimenti finanziari degli Usa. Anche Francia, Germania e GB si erano ritagliate una fascia di intervento nel Sudamerica. La guerra mutò gli scambi tra America latina ed Europa e permise agli Usa di approfittarsene. Nel 1919 il Congresso degli Usa approvò una legge che permise alle banche di aprire filiali estere. La banca divenne in tal modo il supporto di un rilancio degli investimenti diretti che si indirizzavano verso la costruzione di ferrovie e impianti elettrici, dunque verso lo sfruttamento di giacimenti minerari, petroliferi e piantagioni di prodotti tropicali. L'esportazione dei prodotti triplicò da parte dell'America centrale e degli Usa. Questo flusso commerciale non era paritario: gli Usa scambiavano prodotti finiti con materie prime, cosicchè gli stati latinoamericani non potevano sviluppare un'industria autonoma. Spesso tra l'altro le società private degli Usa erano proprietarie in condizioni di monopolio delle risorse dell'intero paese (zucchero cubano, rame cileno ecc...). La dipendenza dai capitali stranieri di queste zone favoriva uno sviluppo monocolturale delle aree in questione, dette Repubblichge delle banane, nelle quali non poteva esserci crescite produttive che non dipendessero dalle ordinazioni nordamericane. Questa situzione fu sconvolta dalla crisi del 29. Il crollo dei prezzi interessò specie le esportazioni: i profitti caddero, fu la rovina per molti contadini, la disoccupazione per molti lavoratori delle piantagioni e delle miniere. Molti di essi migrarono nelle città alla ricerca di nuove opportunità. Questa urbanizzazione fu passiva, dovuta alla povertà delle campagne, ma non c'erano propettive di impiego. Quella che avvenne in europa anni prima invece fu attiva poichè conseguenza delle forze di attrazione esercitate dai nuovi sviluppi economici e occupazionali. Il risultato di questa passiva migrazione fu la nascita delle bidonvilles, interi sobborghi costituiti da abitazioni e ripari di fortuna, sprovvisti delle più elementari condizioni igeniche. La crisi del 29 destabilizzò gli equilibri politici del continente. Di 20 nazioni che componevano il continente, 11 conobbero un golpe, un colpo di stato violento organizzato dalle forze armate. La pressione degli strati poveri della popolazione non permise ai governi di mantenere il potere in condizioni democratiche. L'interruzione della democrazia era il modo più semplice per poter mantenere inalterate le condizioni socioeconomiche interne e internazionali. L'eccezione a ciò fu il Messico. Messico: la presidenza di Porfirio Diaz portò la modernizzazione del paese all'insegna del dominio della grande proprietà terriera, che si assicurava il controllo degli ejidos(le terre pubbliche comunali) e lo sfruttamento dei peones(contadini poveri). Ci fu una rivolta dei peones che rovesciò Diaz e portò al potere Pancho Villa ed Emiliano Zapata, capi militari di origine contadina che consegnarono nel 1914 il potere a Venustiano Carranza. Fu creata una nuova costituzione che:  Introdusse la giornata lavorativa di otto ore e il suffragio universale maschile  Riforma agraria: esproprio dei latifondi e restituzione degli ejidos abusivamente occupati dai bianchi ai contadini.  Sancì la proprietà nazionale delle risorse del sottosuolo, petrolio compreso. Le compagnie di GB e USA protestarono sostenute dai loro governi. Ci fu una controffensiva, Carranza venne ucciso e Villa si dovette arrendere alle truppe di De la Huerta, Calles e Obregon. L'ultimo divenne presidente dopo aver stipulato un accordo con gli Usa che garantiva il rispetto degli interessi petroliferi degli Usa e per la proprietà terriera messicana. Ci furono diverse guerre e contrasti: con gli Usa sulla nazionalizzazione delle risorse, con la chiesa cattolica sul tema dell'istruzione e del latifondo. Questa instabilità portò al potere Cardenas, che rimase in carica dal 34 a 40 e che rilanciò la riforma agraria: gli ejidatarios crebbero. Il paese ne risultò modificato e questa politica fu chiamata Revolucion desde arriba(rivoluzione dall'alto). Cardenas mise in discussione i rapporti di subordinazione del Messico all'Occidente, nazionalizzò i diritti delle compagnie petrolifere (Standard Oil e Royal Dutch Shell) Usa e nel 1938 rilevò i loro giacimenti petroliferi. Per contro l'Usa sospese l'importazione di argento messicano e la GB ruppe le relazioni diplomatiche. Fu la prima volta in cui un paese in via di sviluppo, dipendente, usava la legge per sostenere il proprio diritto ad uno sviluppo indipendente. Nicaragua: scoppiò un'insurrezione capeggiata da Cesar Augusto Sandino. Gli Usa inviarono le loro truppe per pacificare il paese, ma senza successo. Era però imbarazzante l'intervento militare in paesi in cui si cercava di ottenere l'indipendenza e l'autodeterminazione. Nella VI conferenza degli stati americani fu fatta presente la questione del Nicaragua. Nel 1933 nell'VII conferenza degli stati americani Hull confermò la linea di politica di "buon vicinato" rispettoso dei diritti altrui e propri. A tutte le nazioni era proibita un'ingerenza negli affari di un'altra nazione. Le truppe in america centrale tornarono a casa. Non mutò la politica di colonialismo informale delle compagnie Usa private, cui vennero aggiunti consiglieri incaricati di modernizzare e addestrare gli eserciti e le polizie dei paesi latinoamericani In Repubblica Domenicana: dopo il ritiro Usa, salì Trujillo che governò in maniera dittatoriale fino al 1961. In Nicaragua: il potere fu preso da Somoza, facente parte della guardia nazionale, fece uccidere Sandino e depose il presidente eletto per assumere il potere. La sua famiglia tenne fino al 1979 il potere. Cuba: dittatura ad opera di Batista, comandante militare. L'influenza Usa aveva migliorato la coltivazione e la raffinazione della canna da zucchero e aveva favorito la riconversione dei ceti borghesi locali dalla proprietà terriera alle attività finanziarie. La crisi del 29 peggiorò il conflitto sociale: Batista divenne mediatore di un conflitto tra il partito autentico di San Martin(intellettuali e ceto medio) e il partito comunista legalizzato. Si optò per un regime nazionalista che cominciò la statalizzazione dell'industria zuccheriera, ma non riuscì a diversificare la produzione e dunque a restituire autonomia allo sviluppo economico. Sudamerica: il 29 evidenziò i limiti di un'economia priva di basi produttive indipendenti. In Venezuela lo sviluppo era fondato solo sull'esportazione del petrolio. La dittatura Gomez aprì le porte alle compagnie straniere che stesero una legge che fissò il regime delle Royalties(i diritti di concessione dei pozzi pagati in percentuale sugli utili al governo locale). I proventi derivati da petrolio alimentarono la corruzione della casta militare e trasformarono il vecchio ceto dei latifondisti in una nuova borghesia finanziaria, affaristica e speculativa, che non portò nessun effetto positivo al paese. In altre nazioni la politica del buon vicinato creò le condizioni per un cambiamento economico almeno parziale. Negli anni 40 si realizzò il Populismo: un progetto politico che intendeva ampliare le basi sociali dello stato con la formazione di partiti di massa o con una mobilitazionedei ceti popolari urbani, senza intaccare il predominio della grande proprietà terriera. Perù: il partito fondamentale, l'APRA(Alianza popular revolucionaria americana) era una variante di panamericanismo non molto differente da quella africana e asiatica. Aveva come obiettivo l'unità politica dell'America latina nazionalizzando terre ed industrie per sconfiggere l'imoerialismo USA. Questo partito si diffuse in Bolivia, Ecuador, Brasile, Paraguay e Venezuela dando sbocco alle aspirazioni dei ceti medi (studenti e borghesia). Per tutti gli anni 30 il partito non raggiunse obiettivi, riuscì solamente ad iniziare una "guerra" contro il governo clericale-conservatore di Oscar Benavides, che lo mise fuorilegge. L'idea del capitalismo indipendente fallì tra il 1932 e il 1935 quando ci fu la guerra del Chaco, una regione petrolifera contesa tra Paraguay e Bolivia, appogiati rispettivamente da due compagnie petrolifere americane: la Shell e la Standard Oil. La guerra si concluse con un compromess, ma entrambi i paesi continuarono ad essere oggetto di colpi di stato militari che avevano come obiettivo il controllo delle risorse petrolifere. Brasile: il progetto populista ebbe maggior successo. La presidenza era di Vargas, che rimase in carica per 15 anni(1930-45). Ci fu in questi anni lo scontro tra partito comunista(operai dell'industria leggera e minatori) e il partito integralista, a carattere fascista. Dopo aver represso un'insurrezione comunista, Vargas promulgò una costituzione che dava pieni poteri al presidente e creava un sistema economico di natura corporativa. C'erano parecchi punti di contatto tra Vargas e le dittature europee:  La soppressione dei diritti politici.  Il bilancio con concessioni sociali(ferie, assistenza sanitaria, tetto di ore lavorative).  Importanza e risultati nel settore meccanico, metallurgico e chimico. Argentina: la crisi del 29 interruppe la politica riformatrice del partito radicale(piccola-media borghesia) che aveva introdotto suffragio universale, assistenza pensionistica, regolamentazione degli orari di lavoro. Il paese dal 30 fu governato da governi conservatori(grandi proprietari terrieri e allevatori). Il partito comunista fu messo fuorileggee un progetto populista fu realizzato solamente nel 1946 con l'elezione di Peron, che fece una serie di riforme a favore dei lavoratori. Le origini della seconda guerra mondiale Un conflitto annunciato La seconda guerra mondiale fu un evento previsto dagli osservatori, a differenza della prima. Diversi elementi sostenevano l'osservazione:  L'avvento di Hitler  L'aggressione giapponese alla Manciuria  L'aggressione italiana all'Etiopia  La guerra civile spagnola  Trattati di pace della Grande Guerra che non erano riusciti ad unire le divisioni del continente europeo, anzi avevano gettato le basi per nuovi conflitti Si è parlato di guerra civile europea come sfondo e causa della seconda guerra mondiale, comprendendo la guerra 14-18 e del 39-45 in un'ininterrotta guerra dei trent'anni del novecento. Nelle vicende internazionali, le potenze europee dimostrarono di non essere più in grado di risolvere da sole i conflitti che le dividevano e gli Usa scelsero di restringere la loro influenza al continente americano e al Pacifico. Alla situazione si aggiunse la scelta isolazionista dell'Urss, che fu una scelta della dirigenza sovietica data dalla contrapposizione ideologica comunismo-capitalismo. L'obiettivo della pace fu mantenuto da diverse potenze a scopi politici, territoriali ed economici, ma gli stati europei non riuscirono risolvere la situazione. La divisione c'era tra vincitori e sconfitti, ma anche tra coloro che erano soddisfatti del trattato di Versailles e coloro che invece volevano la sua revisione(revisionismo=volontà di modifica dello status quo). La Francia fu il paese che in assoluto puntò a far rispettare le decisioni del trattato(disarmo,sicurezza, pagamenti ecc...). La GB avrebbe dovuto essere garante del rispetto e dell'egemonia, ma non si schierava apertamente Nel 1921 un grave colpo inferto alle truppe coloniali in Marocco aprì una grande crisi che si concluse con un colpo di stato da parte di Miguel Primo de Rivera con l'appoggio del sovrano. Proclamata la legge marziale, sciolto il parlamento, istituita la censura, ebbe l'accortezza di non togliere le conquiste sociali cui si era arrivati in quel periodo. Ebbe l'appoggio di Largo Caballero, segretario del sindacato socialista, a cui accordò la sostituzione degli istituti parlamentari con un sistema corporativo. Fu promossa una politica di lavori pubblici che ingigantì il debito pubblico, ma allentò la disoccupazione e dette impulso alla produzione industriale. Si alleò con la Francia e riuscì a terminare la guerra coloniale in Marocco. Si diffuse il malcontento dovuto alla povertà delle masse rurali e alle aspirazioni democratiche degli universitari. Nel 1930 De rivera si dimise e in seguito ad una disfatta alle municipali, Alfonso XIII abbandonò il paese. Le elezioni per la costituente diedero la maggioranza all'alleanza tra socialisti e repubblicani di sinistra(piccola-media borghesia). Venne pubblicata una costituzione repubblicana che istituì il suffragio universale, sancì la libertà religiosa e introdusse la separazione tra stato e chiesa. Il problema più grosso però era la riforma agraria. La struttura sociale era polarizzata tra un arretrato latifondo estensivo e un minifondo con appezzamenti di poco più di un ettaro. Socialisti e repubblicani condividevano l'idea di un esproprio delle terre non coltivate, ma erano divisi sulla destinazione: i primi ad uso collettivo, i secondi ai piccoli proprietari indipendenti. Con la legge non fu espropriato che lo 0,5% dei terreni e ciò fece perdere un occasione alla repubblica per estendere i consensi. La caduta di popolarità del governo fu nota nel 1933 quando ci fu una sommossa a Barcellona promossa dal movimento anarchico, molto radicato in Catalogna, che si estese anche nel resto del paese. Alle elezioni del 1933 le destre alleate conquistarono la maggioranza dei seggi. Si aprì il biennio negro, in cui le sinistre risposero con scioperi generali nelle maggiori città. Anarchici e Piccolo partito comunista fecero accendere rivolte in varie zone e anche il partito socialista di Largo Caballero si spostò su una linea rivoluzionaria e tentò un'insurrezione che venne represso nel sangue dai reparti della legione straniera di stanza in Marocco, comandati da Francisco Franco. Gli insuccessi unirono le sinistre spagnole in un Fronte popolare che unì repubblicani, socialisti, comunisti e parte degli anarchici. Nel 1936 conquistarono la maggioranza alle elezioni. In un paese diviso tra rivoluzionari e reazionari, la vittoria del fronte spinse i cattolici guidati da Robles ad abbandonare l'idea di una pacifica conquista del potere. Questa scelta rafforzò i partiti estremi, tra cui La Falange fondata dal figlio di De Rivera e da Josè Antonio, simile al fascismo italiano e fondato sulla triade gerarchia, ordine e autorità. Ma le forze armate furono quelle che raccolsero il messaggio di sovversione della legalità, nel 1936 le guarnigioni del Marocco e di diverse città spagnole si sollevarono contro il governo e la repubblica, dando il via ad una lunga uerra civile. Il conflitto ebbe motivazioni interne, ma fu subito internazionalizzato e preso come scontro tra fascismo e antifascismo. Nonostante l'europa avesse sottoscritto un patto di non intervento, l'Italia sostenne i Franchisti con i rifornimenti via mare e 70000 uomini "volontari". La Germania utilizzò l'occasione come banco di prova per la sua aviazione, sperimentando il bombardamento a tappeto di insediamenti civili. Nel 1937, la città basca di Guernica fu rasa al suolo con lo scopo di dissuadere la popolazione dal sostegno alla repubblica(Picasso). L'altro fronte era sostenuto dall'Urss che inviò aiuti militari. Decine di migliaia di antifascisti, provenienti da diverse zone, diedero origine alle brigate internazionali che combatterono in prima linea per tutta la durata del conflitto. Sostenuti da chiesa ed esercito i ribelli di Franco conquistarono vate zone. Madrid, Barcellona e le regioni più ricche rimasero in mano ai repubblicani appoggiati dalla marina. I partiti di destra che nel 37 si unirono nella Falange che venne usata come mezzo di propaganda dai franchisti. Gli anarchici e il POUM(partito operaio di unificazione marxista) privilegiavano la rivoluzione per socializzare la terra. I comunisti diretti da Ibarruri e Diaz, detta la Pasionaria, davano priorità alla conduzione della guerra. Nel 1937 a Barcellona ci fu uno scontro militare aperto, dopo una ribellione gli anarchici e il Poum furono accusati di tradimento e perseguitati. Le divisioni e il venir meno degli aiuti internazionali, portarono nel 1939 i franchisti alla conquista di Barcellona. La guerra civile si concluse nel marzo di quell'anno con la conquista di Madrid. Franco annunciò l'adesione all'asse Italia-Germania-Giappone, nella guerra però rimase neutrale, tranne per un contingente inviato nel 1941 durante l'offensiva all'Urss. Portogallo: molte analogie con la Spagna, ma senza la guerra civile. In un paese arretrato come questo, le forze armate erano l'unica struttura a mantenere una presenza organizzata e un'efficacia di intervento su tutto il territorio nazionale, prestandosi a strumento di lotta delle diverse fazioni. Imitando la Spagna nel 1926 un colpo di stato portò al potere Antonio Camona. Nel 1928, per risolvere la crisi dei conti pubblici, nominò ministro delle finanze con poteri straordinari Salazar. Quest'ultimo progettò una ristrutturazione dello stato. Nel 1930 fu creata l'Unione Nazionale, unico partito approvatto dalla legge. Nel 1933 fu creata una nuova Costituzione. Fu approvata da un plebiscito, ridusse il parlamento ad un organo consultivo eletto a suffragio ristretto e su base corporativo, simile al fascismo. L'estado novo di Salazar, era uno stato forte con ampie facoltà di censura sulla stampa e di repressione attraverso la Pide, la polizia. La missione imperialista nei suoi possessi africani e indiani fu confermata e stabilì un'alleanza con la chiesa cattolica, a cui veniva dato il compito di civilizzare le popolazioni indigene. Si diede vita ad organizzazioni di massa per il tempo libero e la popolazione fu inquadratasecondo moduli militari e nazionalistici. Creò la Legione portoghese, una milizia paramilitare al servizio del regime, appoggiò i franchisti nella guerra di Spagna e per non pregiudicare l'alleanza con la GB nel secondo conflitto rimase neutrale. La vigilia della guerra La guerra di Spagna fu anticipatrice della guerra mondiale, delineò già gli schieramenti. Ci fu un riavvicinamento tra Italia e Germania e Germania e GB. Dopo che in Germania fu reintrodotta la coscrizione obbligatoria(servizio militare obbligatorio), la GB già aveva siglato un'accordo navale con Hitler e non aveva opposto resistenza all'invasione della Renania. Nel 1937 Londra aveva siglato con Mussolini il Gentlemen's agreement che, tralasciando l'invasione dell'Etiopia e l'intervento in Spagna, doveva garantire lo status quo nel Mediterraneo. La GB fedele alla sua politica del "pendolo", si rifiutava di appoggiare la Francia nella ricerca di una "sicurezza collettiva" e perseguiva una politica di apertura nei confronti di Italia e Germania, sperando di dirottare la loro aggressività verso i governi di sinistra di Francia, Spagna e Urss. Dopo lo scoppio della guerra spagnola la GB convinse la Francia al non intervento, impedendo la saldatura del fronte antifascista e confermando l'appeasement nei confronti di Italia e Germania. Fino al 1934 non si prospettava nessun pericolo di Anschluss(annessione dell'Austria alla Germania), ma dopo la guerra d'Etiopia, l'Italia e la Germania si riavvicinarono, la Francia fu tagliata fuori dai giochi politici dalla GB che seguiva la politica di appeasment. Schuschnigg, cancelliere austriaco, dopo l'obbligo da parte di Hitler di mettere al ministero degli interni Inquart, nazista, il quale fomentò disordini a favore di un'annessione alla Germania, giocò la carta del referendum popolare. Hitler mandò un ultimatum e schierò le truppe alla frontiera. Il cancelliere allora lasciò il suo posto a Inquart che richiese l'immediato intervento della Wehrmacht. Il 13 marzo 1938 Hitler entrava a Vienna, accolto dalla popolazione. A ciò, la GB non oppose resistenza, consapevole di essere impreparata militarmente e di orientamento pacifista. Nel 1937 Londra era interessata alla proposta tedesca di un predominio tedesco in Europa e uno inglese cloniale e navale. Le trattative erano state fatte cadere, ma ciò dimostrava il reale interesse alla conciliazione degli inglesi. Per Hitler invece significava una spinta ad ulteriori forzature. La mossa successiva di Hitler fu nella questione dei Sudeti, una regione cecoslovacca abitata principalemente da tedeschi, dove c'era un movimento irredentista incoraggiato dalla Germania. Assicuratasi l'appoggio di Mussolini in cambio del possesso italiano dell'Alto Adige, Hitler non tardò a venire a capo della questione con la GB che condannò solo l'uso della forza e fece pressioni sul governo di Praga affinchè accettasse un compromesso. Ci fu un ultimatum di Hitler che chiedeva la cessione dei Sudeti e di territori rivendicati da Polonia e Ungheria. Chamberlain convocò nel 29-30 settembre del 1938 la conferenza di Monaco: senza consultare nessuno Deladier, Mussolini, Chamberlain e Hitler si accordarono per concedere i Sudeti alla Germania. i quattro leader furono acclamati come portatori di pace e sperarono tutti che questa ultima estrema concessione esaurisse la spinta espansionistica tedesca. In realtà Monacò spezzo solo gli ultimi legami con la Piccola intesa e il sistema di alleanza europeo orientale curato negli ultimi tempi dalla Francia. L'Urss isolata e queste condizioni lasciavano campo libero alla spinta nazista verso est. Nel marzo 39 la Cecoslovacchia venne divisa in due protettorati: Boemia e Moravia sotto il controllo tedesco e Slovacchia, indipendente formalmente, ma sotto la protezione della Germania. Nello stesso mese Hitler occupò Memel in GB. Nell'ottobre 38, la Germania aveva chiesto alla Polonia di aderire al patto Anticomintern e la cessione di Danzica tra Prussia orientale e Germania. Nel marzo del 39 il rilancio di tale pretesa fu respinto da Varsavia e GB e Francia garantirono l'appoggio militare alla Polonia in caso di aggressione. Hitler dichiarò scaduto il patto di non aggressione del 34. La GB e la Francia garantirono l'indioendenza alla Polonia, ma non l'integrità territoriale. Inoltre la firma di un accordo difensivo con la Polonia tardò fino al 25 agosto 1939 quando era troppo tardi. Nel 1939 Mussolini invase l'Albania e due mesi dopo ci fu il Patto D'Acciaio tra i due paesi(Italia e Germania) che li impegnava in caso di aggressione e conflitto su iniziativa propria, ad entrare in guerra una a fianco dell'altra. Mussolini tentò di correggere il patto, affermando l'inevitabilità di una guerra europea e precisando che l'Italia non sarebbe stata pronta alla battaglia prima di quattro anni. La definizione di un asse militare tra i due paesi, ruppe gli indugi delle nazioni democratiche che modificarono la politica di appaesement che aveva raggiunto risultati contrari rispetto a quelli sperati. L'occidente sapeva che per formare una buona strategia antihitleriana era necessario l'appoggio Urss, il quale avendo interpretato come minaccia l'accordo di Monaco, si aprì a possibili trattative. Lo scopo era far trovare Hitler a combattere su due fronti: a est con l'Urss e a ovest con GB e Francia. Le trattative si fermarono per i pregiudizi occidentali nei confronti dell'Urss quando questa chiese di lasciar attraversare la Polonia dalle sue truppe. Ciò fu interpretato dall'Urss come volontà da parte di Londra e Parigi di uno scontro diretto tra lei e la Germania, di modo che i due paesi si annullassero a vicenda. Partirono una serie di tentativi di accordo: GB e Germania nel tentativo di riprendere una politica di appeasement, franco-britannico-sovietico in funzione antihitleriana, tedesco-sovietici in funzione antipolacca, italo-tedeschi per saldare le sorti dei due regimi. Ci fu anche un tentativo di coinvolgere direttamente o indirettamente Giappone ed Usa. Il governo Giapponese si divise e rinviò scelte decisive: il patto Anticomintern era stato stipulato in funzione antiUrss, ma l'impegno in una guerra europea avrebbe concretizzato il pericolo di un intervento anglofrancese a favore della Cina. Con il Neutrality Act del 1935 gli Usa confermarono la loro scelta isolazionista(non potevano vendere armi ai oaesi belligeranti). Questo però col tempo era cambiato: nel 1937 era stata aggiunta l'opzione Cash and Carry, gli acquirenti di merci La Germania adesso puntava all'Urss. I praparativi alla guerra furono avviati nel 1940. L'invasione della GB fu più volte rinviata. Si sostiene che l'unico scopo dell'attacco fosse costringere i britannici ad accettare una pace onorevole: la conferma del predominio tedesco sul continente e quella inglese a livello coloniale. I bombardamenti furono concentrati nell'area abitata di Londra per cercare di indebolire il morale della popolazione e costringere a trattare così la pace. Le cose andarono diversamente poichè ci fu una efficace difesa da parte dell'aviazione e delle postazioni antiaree che per prime usarono il radar. C'è anche da contare la resistenza della popolazione inglese che subì 11 mesi di attacchi. La "battaglia di Inghilterra" fu la prima battuta d'arresto tedesca che ripiegò su un blocco navale per impedire l'arrivo degli aiuti Usa. Essa venne definita la "battaglia dell'Atlantico" dove si fronteggiarono sottomarini tedeschi e flotta inglese. Dalla guerra europea alla guerra mondiale Dopo l'invasione della Francia e l'entrata dell'Italia, che coinvolsero le loro colonie, il conflitto divenne mondiale. De Gaulle da Londra chiamava i francesi alla resistenza. Il suo movimento per la "Francia libera" aveva appoggi da Ciad, Africa equatoriale, Thaiti, la Nuova Caledonia e le Nuove Ebridi. Nel 1940 ci fu lo sbarco anglofrancese in Senegal. Anche l'Italia aprì nuovi fronti: in Africa orientale al confine tra Libia ed Egitto e nella penisola balcanica. Nel 1940 gli italiani invasero la Somalia britannica e l'Egitto per ottenere il controllo delle aree petrolifere e di Suez. Guidati da Rodolfo Graziani avanzarono in territorio egiziano, ma furono presto interrotti dallo schieramento (artiglieria e mezzi corazzati) britannico. La controffensiva inglese li travolse arrestandosi non molto distante da Tripoli. L'Italia intraprese un'altra guerra parallela in Grecia, sempre nel 1940. Anche qui, dopo buon inizio, furono ricacciati in Albania. Nel 41 uno sbarco inglese a Salonicco, rese evidente il fallimento dell'operazione e costrinse l'Italia a chiedere aiuto alla Germania. Già danneggiata, la flotta italiana subì ulteriori danni a Matapan lasciando agli inglesi libero campo nel Mediterraneo. L'intervento tedesco avvenuto successivamente, modificò a favore delle forze dell'Asse la situazione nelle colonie e nei Balcani. Romania e Bulgaria erano alleate dei tedeschi, dunque restava problematica solo la Jugoslavia. Dopo che un colpo di stato rovesciò Belgrado(filonazista), la Germania intervenne tempestivamente costringendo alla resa l'esercito jugoslavo. Lo stato federale creato fu smembrato tra Croazia e Serbia, la Slovenia fu divisa tra Germania e Italia. Stessa sorte fu per la Grecia. In Africa del nord, l'Afrikankorps con a capo Rommel, si affiancò agli italiani, spedendo oltre la frontiera egiziana gli inglesi. In compenso la GB occupò l'Iraq, la Siria e il Libano allontanando dal Medio Oriente i tedeschi. Costrinse l'Italia a lasciare l'Etiopia dopo la battaglia sull'Amba Alagi, tornò così il negus Haile Selassie. A metà del 1941 tutto il continente europeo era sotto il diretto o indiretto controllo tedesco. Dopo la secondà metà del medesimo anno, le cose cambiarono grazie all'intervento dell'Urss e dell'Usa. L'obiettivo tedesco era aprirsi uno spazio verso est, dunque andare a scontrarsi con l'Urss. Ciò avrebbe costretto la GB alla pace, in caso di vittoria. La guerra contro l'Urss era considerata una guerra di sterminio, poichè verso un popolo slavo(comunista e con un'alta percentuale di ebrei al potere). La guerra fu combattuta in totale spregio delle convenzioni internazionali, fu sospeso il codice militare e le leggi di guerra nternazionali: ciò significava facoltà di rappresaglia sui civili e fucilazioni sul posto degli ufficiali catturati. Per questi motivi il numero delle vittime sul fronte orientale fu il più alto. L'operazione Barbarossa iniziò il 22 giugno del 1941, vi parteciparono 4 milioni di uomini, 3500 carri armati e 3000 aerei. L'Armata rossa colta impreparata non resse l'urto e i tedeschi in poche settimane raggiunsero quasi Mosca. Hitler però decise di dare la priorità al fronte sud, per arrivare all'Ucraina(grano), a Donetz(carbone) e nel Caucaso(petrolio). Continuò l'avanzata verso Leningrado solo dopo aver occupato Kiev e la Crimea, la quale però, fu arrestata l'8 dicembre. La controffensiva sovietica, i rigori dell'inverno e l'arretratezza del territorio affossarono le speranze tedesche di una rapida conclusione della guerra. La guerra si estese al Pacifico, il 7 dicembre 1941 ci fu la dichiarazione di guerra del Giappone verso gli Usa con l'attacco a Pearl Harbor nelle Hawaii, dove si trovava la flotta americana a cui inflisse gravissimi danni. Tolta di mezzo la flotta americana, venne eliminata anche quella britannica cossichè i Giapponesi ebbero mano libera nel Pacifico: conquistarono Birmania, Indonesia, Filippine, isole Salomone, gran parte della Nuova Guinea e Singapore, minacciando l'India. Nel dicembre del 41 Usa e GB dichiararono guerra al Giappone e l'Italia e la Germania agli Usa(da qui fu mondiale). America del nord, Australia e Nuova Zelanda, non ebbero conflitti che si svolsero sui loro territori, ma i loro eserciti parteciparono al conflitto, da cui rimase esclusa solo l'America meridionale. Il conflitto in Asia e l'intervento americano Il Giappone era ideologicamente vicino alla Germania, la sua ideologia vedeva la superiorità della razza del Sol Levante rispetto ai bianchi. Si voleva una liberazione dei popoli asiatici, ma sotto la supremazia giapponese. Volevano creare una "Sfera di coprosperità della grande Asia Orientale" che tentava di sostituire l'impero nipponico a quelli europei. Il Giappone tendeva ad amministrare direttamente a livello militare i territori anche se ad alcuni di essi fu riconosciuta nel 43 una formale indipendenza. Prevale l'idea di occupazione su quella di cooperazione in vista dell'uso delle risorse economiche dei paesi liberati, infatti la conquista militare risolse il deficit di energia e materie prime per poter continuare la guerra. Come Italia e Germania, il Giappone voleva crearsi un proprio spazio vitale liberandosi dall'accerchiamento americano nel Pacifico e da quello europeo. La guerra alla Cina fu la direttoria nord seguita di espansione nei territori orientali dell'Urss. Nel settembre 1940, i Giapponesi sbarcarono in Indocina e imposero una sorta di protettorato sulla Thailandia. Venne firmato il Patto Tripartito con Germania e Italia che ripeteva le condizioni di aiuto reciproco tra le tre nazioni. Tokyo però rimase neutrale nell'aprile 41 e all'oscuro dei piani tedeschi contro l'Urss stipulò un trattato di non aggressione con quest'ultima. Il Giappone nascose ai partners europei le trattative con l'Usa per il riconoscimento delle sue aspirazioni nel Pacifico e in Asia. Pearl Harbor mise fine all'isolazionismo Usa. Roosvelt individuò nella Germania in nemico principale e nell'Europa e nell'Atlantico i settori favoriti per un intervento militare. Il Lend-Lease Act, una legge affitti e prestiti autorizzava le forniture belliche a prezzi vantaggiosi ai paesi amici. Ad agosto Churchill e Roosvelt avevano varato la Carta Atlantica, che fu poi sottoscritta da tutti gli altri paesi in lotta contro le potenze del tripartito, che esponeva un nuovo progetto per un ordine internazionale fondato:  Sul rifiuto delle guerre di aggressione e di conquista.  Rispetto dell'autodeterminazione dei popoli.  Sulla libera circolazione delle merci e dei capitali(Politica della "Porta aperta").  Il libero accesso alle materie prime. Il coinvolgimento Usa trasformò il conflitto in una lotta politica tra fascismo e antifascismo. Si tenne a Washington una conferenza tra dicembre e gennaio del 1941/42 che gettò le basi per la creazione delle Nazioni Unite: una grande alleanza antifascista tra gli stati che sottoscrivevano la Carta Atlantica ed erano decisi a combattere fino alla vittoria le potenze fasciste. Fu posto l'embargo sul petrolio e sull'acciaio destinati al Giappone, dagli Usa e nel luglio del 41 furono sequestrati tutti beni giapponesi nel paese e congelati i loro crediti. A novembre fu chiesto lo stop dell'aggressione alla Cina, ma il no giapponese fu consegnato agli Usa quando l'attacco a Pearl Harbor era già partito. L'intervento Usa sancì il fallimento della guerra-lampo tedesca e costrinse la Germania ad impegnarsi in primis nella produzione di armi. In Francia per venire incontro a ciò furono chiesti grossi contributi di occupazione e ai territori dell'est furono sottratte materie prime lavoro umano, perchè i sovietici utilizzavano la strategia della "terra bruciata" per sottrarre ai tedeschi ogni risorsa. Inoltre questo sfruttamento dei pesi conquistati permise ai tedeschi di non alterare le condizioni di vita della propria popolazione. Inoltre grazie ad un'oculata politica di razionamento i generi alimentari furono distribuiti equamente tra le diverse classi sociali. Decisivo fu anche l'impiego al lavoro coatto dei 7 milioni di civili deportati che assieme ai prigionieri di guerra coprirno il 20% della forza lavoro: essi furono impiegati per i lavori più pesanti, in condizioni proibitive, rispermiando ai tedeschi le più grosse difficoltà dello stato di guerra. Ciò aumentò i consensi al regime, che non vennero meno nemmeno durante i bombardamenti alleati. Economicamente il baricentro si spostò verso gli Usa che oltre ad essere in possesso di materie prime, i loro territori non furono danneggiati dalla guerra. Inoltre con i risultati della legge di affitti e prestiti il reddito Usa crebbe il doppio rispetto al 1940. Il nuovo ordinamento europeo e la Shoah Le conquiste tedesche ebbero conseguenze:  Maltrattamenti ed eccidi  Rapina e sfruttamento economico  Lavoro forzato e deportazioni di massa Nel 1940 i tedeschi lanciarono la propaganda "Nuovo ordine europeo", un progetto che disegnava il futuro del continente dopo la conclusione della guerra. I connotati fondamentali erano espansionismo e razzismo. Questo progetto riempiva di contenuti concreti la teoria dello "spazio vitale": fondato sulla supremazia della razza tedesca , definiva una gerarchia di popoli. L'idea di base era quella di una Grande Germania, accresciuta dall'annessione di Austria, Alsazia; Lorena, Lussemburgo, Boemia, Moravia e Polonia. Attorno ad essa gravitavano i paesi satelliti del patto tripartito che partecipavano in maniera subalterna alla redistribuzione delle conquiste territoriali specie nei Balcani. Poi c'erano i paesi dell'europa nord-ovest, sottoposti a dominio nazista e ad un duro sfruttamento economico. La durezza maggiore fu però utilizzata nei domini balcanici, polacchi e sovietici. Li il dominio era totale, comprendeva rapina economica, decapitazione delle classi dirigenti, deportazioni e sterminio di massa. Qui vennero effettuti gli stermini di massa delle razze inferiori: ebrei, zingari e slavi. Il piano tedesco era quello del trasferimento coatto degli ebrei dalle campagne in recinti edificati nelle maggiori città(ghetti). Era parte di un progetto che prevedeva la colonizzazione degli spazi orientali, i quali dovevano essere evacuati per far posto ai coloni tedeschi. Questi progetti non erano sempre in armonia con lo sviluppo bellico e industriale, Hans Frank, governatore tedesco della Polonia, voleva utilizzare la manodopera ebraica per incrementare la produzione industriale e si scontrò con Himmler, capo delle Ss, che voleva la loro deportazione per eliminare ogni contatto con le razze inferiori. Nel 1942 ci fu l'elaborazione di un "Piano generale per l'est": deportare 31 milioni di persone "razzialmente indesiderate" in Siberia. I 5-6 milioni di ebrei residenti in Urss non erano conteggiati perchè per loro era prevista l'eliminazione. Gli storici si dividono in due gruppi: la vita, volevano invece dimostrare che in ogni paese era presente un gruppo di patrioti in grado di combattere gli usurpatori. La resistenza si sviluppò in diverse parti. Nell'Urss fu una guerriglia di appoggio all'Armata Rossa. Nei Balcani e nell'Europa orientale essa fu divisa tra oppositori e sostenitori dell'Armata Rossa. La resistenza jugoslava ebbe forti divergenze tra il movimento nazionalista serbo di Mihajlovic e i partigiani comunisti di Tito. Questi ultimi si garantirono per l'appoggio degli inglesi che lavorarono ad un compromesso tra partigiani e governo monarchico in esilio. Tito prese il controllo della situazione e conquistò l'Istria e la Dalmazia. Qui furono compiute spaventose violenze a danno di italiani collaorazionisti o meno: migliaia di persone furono uccise e gettate nelle foibe. In Grecia ci fu la battaglia tra resistenti(comunisti) e forze moderate sostenute dalla GB che alla fine prevalsero. I comunisti anche in Italia prevalsero tra coloro che combatterono per la resistenza. In Francia i comunisti parteciparono alla resistenza. L'unità dell'opposizione all'occupazione fu tenuta da De Gaulle, il cui luogotenente fu l'organizzatore della lotta all'interno del paese. Il consiglio nazionale della resistenza fu l'organo unitario di direzione del maquis, la lotta "alla macchia" attraverso una rete organizzativa clandestina. In altre nazioni la resistenza ebbe sfondo meno politico, si caratterizzò nel sabotaggio, nei servizi di informazione a favore degli alleati e nel sostegno a perseguitati e prigionieri. In Germania il controllo capillare, la passività, la durezza della repressione e il consenso non permisero lo sviluppo di una resistenza forte e visibile, l'opposizione nazionalconservatrice, gli esponenti socialdemocratici e comunisti e i giovani ufficiali giocarono la carte di un attentato(una bomba esplose nel quartier generale del fuhrer) ad Hitler il 20 luglio del 1944. Il Fuhrer rimase illeso, ma scatenò una vendetta che costò la vita a 6 mila persone. Gli ultimi anni di guerra Nel 1942 le operazioni belliche ripresero. I tedeschi sferrarono un'offensiva a sud che raggiunse il Don, fallendo il tentativo di accerchiare i sovietici. Hitler divise le proprie forze per raggiungere tre obiettivi:  Raggiungere Stalingrado.  Indirizzare l'offensiva principale a sud.  Conquistare Leningrado al nord. Il progetto serviva a guadagnare vantaggio strategico prima dell'intervento americano. Raggiunti l'Iran e Iraq le truppe tedesche avrebbero dovuto incontrare le giapponesi provenienti dall'India e la tenaglia sarebbe stata poi chiusa ad ovest dalle truppe italo-tedesche in Egitto. La dispersione delle armate naziste favorì l'infiltrazione degli alleati che accerchiarono il nemico a Stalingrado. Gli Usa inflissero duri colpi al Giappone a Tokyo e Midway. Comiciò la guerra di logoramento che permise di rimontare dopo Pearl Harbor: con la battaglia di Guadalcanal(agosto 42-febbraio 43), ci fu il cambiamento dei rapporti di forza. Novembre 42: parte la controffensiva sovietica nella zona di Stalingrado. Nel 43 stretta in una morsa, ma costretta a resistere, la VI armata tedesca si arrese nel 43, disobbedendo agli ordini. Ci fu una lunga ritirata tedesca che durò due anni e si arrestò a Berlino. La sconfitta di Stalingrado si aggiunse al rovesciamento della situazione nel Pacifico e alla sconfitta africana nell'ottobre 42. Le truppe britanniche con a capo Montgomery reagirono sfondando le linee a El Alamain. Novembre del 42: uno sbarco angloamericano in Algeria e Marocco aprì un nuovo fronte alle spalle delle forze dell'asse che abbandonarono la Libia per arrestarsi in Tunisia dove resistettero fino al 43 alle truppe angloamericane di Eisenhower. Il 10 luglio 44 sbarcarono in Sicilia e il 25 ci fu l'arresto di Mussolini su ordine del re d'Italia, con la conseguente caduta del fascismo. Badoglio che prese il potere siglò un armistizio con gli alleati. Usa, Urss e GB stavano già impostando le loro strategie in base al futuro assetto del mondo post-guerra. Roosvelt, Churchill e Stalin ebbero un primo incontro a Teheran nel 43 dove si spartirono le zone di influenza e l'Italia stabilivano che dovesse essere messa sotto il controllo degli eserciti che l'avessero liberata. Venne aperto per alleggerire all'Urss il peso della guerra continentale contro i tedeschi un secondo fronte in europa. Questa decisione fu ritardata per seguire una strategia Usa che voleva conservare l'appoggio interno risparmiando il più possibile le vite ai propri uomini. La Gb era invece condizionata dall'esigenza di difendere le proprie colonie e il primato navale nel Mediterraneo. L'Urss invece aveva come obiettivo il resistere ai tedeschi a qualunque prezzo. Stalin aveva inoltre chiesto il riconoscimento dei territori fino a quel punto conquistati, ma l'Usa si rifiutò di discutere di questioni territoriali fino alla fine della guerra. Questa situazione spinse l'Urss durante la battaglia di Stalingrado a cercare di trattare una pace separata con la Germania incontrando il netto rifiuto di Hitler. Il secondo fronte fu aperto in Normandia il 6 giugno del 44. Fu la più grande operazione del genere mai compiuta. La linea difensiva tedesca cedette: gli alleati entrarono a Parigi e De Gaulle costituì un governo provvisorio. L'Urss arrivò fino alle porte di Varsavia, però non supportò l'insurrezione scoppiata su ordine del governo polacco di Londra. La rivolta fu repressa dai tedeschi, ma Stalin ebbe parte della colpa in questo crimine. I tedeschi tentarono un attacco sul fronte occidentale, nelle Ardenne, ma vennero respinti. Nel marzo del 45 gli angloamericani varcarono il Reno, mentre i sovietici avanzarono lentamente contro i tedeschi e nel frattempo la Germania veniva rasa al suolo dai bombardamenti. Tra fine aprile e inizio maggio 45, giunse a compimento il crollo del Terzo Reich. Caddero Vienna, l'Italia e Berlino, Hitler il 30 aprile si tolse la vita, due giorni dopo dalla fucilazione di Mussolini. Il 7-8 maggio a Reims e a Berlino ci fu la resa tedesca senza condizioni verso Eisenhower e Zukov. Tra il 45-46, i grandi criminali di guerra nazisti furono giudicati dal tribunale militare internazionale costituito dagli alleati a Norimberga. In Asia dal 43 la guerra andava a favore degli alleati. Nel Pacifico centrale e meridionale la riconquista degli arcipelaghi occupati dai giapponesi finì nel 44 nell'attacco alle Filippine, liberate nel 45. Dopo l'insistenza Usa anche l'Urss l'8 agosto entrò in guerra col Giappone, avanzando in Manciuria, in Corea e nelle isole di Kurili. Due giorni prima un bombardiere Usa aveva sganciato la prima bomba atomica su Hiroshima e il 9 agosto la seconda su Nagasaki. Il 14 agosto 45 il Giappone accettò la resa incondizionata avanzando l'unica richiesta che l'imoeratore restasse al suo posto. La bomba atomica era il risultato del progetto Manhattan: un piano di ricerca avviato dagli Usa nel 41 in un laboratorio segreto ad Almogordo, nel desertodel Nuovo Messico.Gli scienziati del gruppo conclusero il lavoro dopo la morte di Roosvelt e consigliarono a Harry Truman l'uso dimostrativo della bomba su un'isola deserta. Alla conferenza di Postadam a luglio Truman decise di utilizzare la bomba direttamente sul Giappone. Nessuno sollevò obiezioni. Molti studiosi considerano la bomba come una pressione Usa verso l'Urss, ma in realtà fu presa la decisione per risparmiare le vite ai soldati americani. Alcuni sostengono che il possesso della bomba atomica provocò uno squilibrio nei rapporti di forza tra gli alleati a favore dell'Usa, minando le condizioni di una pacifica coesistenza post-guerra. Altri sostengono che il problema della sicurezza avrebbe incrinato le relazioni tra i due paesi. Il possesso della bomba rafforzava il primato tecnologico ed economico Usa e confermava la volontà di assumere la leadership mondiale dopo la guerra. Gli Usa si erano inoltre impegnati nella sostituzione dell'organo Società delle nazioni con l'ONU Organizzazione nazioni unite, che si basava sui principi contenuti nella Carta Atlantica. Fu fondato nel 45 a S.Francisco da 50 dlegati di diversi paesi. L'Italia in guerra e la sconfitta del fascismo Tra piani di Mussolini c'era la guerra, ma dovette tener conto dell'impreparazione militare del paese provato dalle imprese d'Etiopia e di Spagna. Si usò la formula della "non belligeranza": l'Italia si confermava alleata della Germania, ma non partecipava alle operazioni belliche. Mussolini optò per l'intervento solo dopo la vittoria tedesca in Francia, nell'illusione di una guerra breve. Nonostante la produzione bellica l'Italia non riuscì a colmare la sua debolezza militare e finì in una posizione subalterna. La guerra alterò la vita quotidiana, molti abitanti, per paura dei bombardamenti scapparono dalle città verso le campagne. L'unica città la cui popolazione continuava a crescere era Roma considerata immune dagli attacchi per il suo status di "città sacra". Le cose peggiorarono per via dell'inefficienza del sistema di tesseramento,della distribuzione dei beni di consumo essenziali e dei favoritismi e per via del mercato nero che colpiva le categorie a reddito fisso. Il tutto provocò un indebolimento del "fronte interno", la quale provocò una crescente ostilità per il fascismo che aveva voluto la guerra senza aver i mezzi per combatterla. Nel 43 scoppiarono nelle città del triangolo industriale degli scioperi che avevano però un significato politico: veniva chiesta la pace e dimostrava l'incapacità del governo di garantire l'ordine e la pace sociale. Gli scioperi continuarono e ci fu la presa di coscienza della necessità di sbarazzarsi di Mussolini e trattare la pace aumentò dopo lo sbarco degli alleati. L'opposizione al fascimo risultava comunque debole. Il fascismo cadde per via di una congiura di palazzo attuata da una parte dei gerarchi dissidenti e dai vertici dell'esercito diretto dalla monarchia. Mussolini fu messo in minoranza nel Gran Consiglio e il 25 luglio del 1943 fu fatto arrestare su ordine del re che nominò al governo Pietro Badoglio. La caduta di Mussolini fu accolta con entusiasmo e speranza di una futura uscita dalla guerra. Le cose andarono differentemente: Badoglio proclamò la prosecuzione della guerra e chiese alla Germania aiuti e truppe per contrastare gli alleati e nel frattempo si trattava segretamente con gli angloamericani l'armistizio. Si optò per l'armistizio che fu firmato il 3 settembre e annunciato l'8. Dopo di che Badoglio, una parte del governo, i vertici delle forze armate il re e la famiglia reale scapparono da Roma senza dare ordini. Le armate tedesche riuscirono allora facilmente a conquistare la capitale. Il 9 settembre gli alleati sbarcarono a Salerno e si attestarono nei pressi della Linea Gustav, lasciando in mano tedesca tutto il centronord. Le vicende dell'8 portarono al crollo della classe dirigente e delle istituzioni, facendo sprofondare l'Italia in una crisi. A questa crisi rispose una minoranza, che senza coperture istituzionali e militari, iniziò la lotta per la liberazione del paese. Il 9 settembre del 43 il Comitato di liberazione nazionale(CNL) chiamò gli italiani alla resistenza contro i tedeschi. Questo fu un periodo di transizione dell'Italia dal fascismo alla democrazia. Il 25 aprile 1945 l'Italia fu liberata dai tedeschi e riunificata. L'Italia del sud rimase sotto Badoglio ma con la tutela angloamericana. Nel 43 gli alleati proclamarono di voler liberare l'Italia dal fascismo e i partiti antifascisti credettero di poterli avere al loro fianco contro il regno del sud responsabile della catastrofe dell'8 settembre e pesantemente compromesso col fascismo. In realtà gli alleati sostenevano la monarchia Si espanse la tecnologia informatica legata ai computer verso una dimensione di mercato alla portata di quasi tutti i consumatori. Questi processi emersero più compiutamente nell'ultimo decennio del secolo, dando il segno di una nuova trasformazione delle società occidentali ma anche di una loro accresciuta distanza e separazione dal resto del mondo. La Golden Age E' il quarto di secolo successivo alla secondo conflitto. Viene chiamata età dell'oro per via dello sviluppo economico impetuoso che non fu interrotto da nessun momento di crisi o stasi. Uno sviluppo che non fu esteso in ugual misura a tutti, interessò i paesi capitalistici: Giappone e Occidente europeo.  Giappone: 8,1%  Eu Occidentale: 4,1% Gli incrementi furono modesti anche in Asia, Africa e America Latina. I redditi di partenza erano inferiori rispetto a quelli occidentali, dunque il loro incremento fu parecchio buono. Questo grande balzo dei paesi sviluppati accrebbe ulteriormente le differenze tra nord e sud del mondo. Per quanto riguarda Urss e paesi dell'est, grazie ad una pianificazione centralizzata che privilegiò l'industria pesante a scapito dell'espansione dei consumi. Il tenore di vita dei cittadini rimase comunque nettamente inferiore a quello dei paesi occidentali. Questa età dell'oro nei paesi occidentali fu data da tassi di inflazione non elevati, uno stato di quasi piena occupazione e un debito pubblico accettabile. Inoltre in Europa si ridusse anche notevolmente la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi. Il boom(detto miracolo economico) di questi paesi fu reso possibile da un alto livello di cooperazione e solidarietà internazionale e da una notevole stabilità monetaria. Questa situazione derivò da accordi presi prima del termine della guerra:  Accordi di Bretton Woods(44): avevano definito il sistema monetario da adottare nel dopoguerra. Le idee accolte erano principalmente di John Maynard Keynes. La stabilità degli scambi internazionali era stata garantita dall'adozione del Gold Dollar Standard che basato sulla convertibilità del dollaro in oro e dalla costituzione del FMI(fondo monetario internazionale). Inoltre era stata creata una Banca Mondiale per promuovere lo sviluppo dei paesi più arretrati. Queste misure favorino uno sviluppo degli scambi commerciali. Inoltre ci fu un forte processo di internazionalizzazione che rese le varie economie nazionali sempre più interconnesse. Questa politica di cooperazione sancita da questi accordi venne perseguita attraverso una serie di organismi: A) General Agreement on Tariffs and Trade(GATT) B) Organizzazione per l'organizzazione economica e lo sviluppo(OCSE) C) Unione Europea dei pagamenti D)Comunità Europea del carbone e dell'acciaio(CECA) E) Comunità Economica Europea(CEE) Allo sviluppo della Golden Age contribuì:  Grande disponibilità di manodopera a basso costo  La meccanizzazione dell'agricoltura che lasciò senza lavoro molte persone ed insieme allo svilupparsi dell'industria provocò un forte processo migratorio dalle campagne alle città. Ciò consentì a moltissime persone di raggiungere condizioni di vita migliori.  Ritardo iniziale dell'Europa rispetto agli Usa e divario tecnologico tra i due: l'importazione del modello Usa permise di conseguire forti aumenti di produttività. Si diffuse il Fordismo, un modello produttivo fondato sulla grande impresa e sui consumi di massa.  Coinvolgimento dello stato nell'economia fu dettato dalle politiche Keynesiane e dalla corrispondente diminuzione del potere dei grandi gruppi di interesse. Per Keynes lo stato non doveva sostituire l'economia di mercato con una pianificata come succedeva nell'est, ma regolamentarla, permettendone il corretto funzionamento e la riduzione delle disugualianze(specie nei redditi). Tra gli obiettivi infatti era presente uno sviluppo dell'occupazione. Ispirandosi a questi criteri l'economia fu stimolata nelle fasi di rallenatamento e frenata in quelle espansive riducendone la tendenza a procedere con andamento ciclico e stabilizzando i redditi. Inoltre ci fu un forte sviluppo delle industrie statali e parastatali, configurando un sistema misto di imprese private e pubbliche che ebbero un ruolo cruciale nel sostenere sviluppo economico e mutamento sociale. Furono attivate politiche di redistribuzione del reddito e di difesa dei ceti più deboli attraverso il fisco. Le politiche di welfare portano una grossa spesa sociale: questa passò dal 25% al 45%. Si diffusero due modelli di Welfare State: A) Liberale americano: l'intervento dello stato era un'estrema risorsa a cui ricorrere quando risultassero insufficienti la famiglia o la carità privata. Godono dei benefici sociali solo coloro che pagano i costi. B) Socialdemocratico: carattere sistematico e non residuale. Godono dei benefici sociali tutti i cittadini. Un forte consenso sociale in questo periodo accompagnò l'aumento delle imposte necessarie a finanziare i servizi sociali, in più la crescita costante dell'economia permise di coprire questa spesa. Questa fase terminò circa nel 1973 quando l'OPEC(Organization of Petroleum Exporting Countries) aumentò il prezzo del greggio, da 3 a 12 dollari al barile. Questa decisione fu presa per danneggiare i paesi favorevoli a Israele nella guerra del Kippur, ma i suoi effetti furono devastanti e di lunga durata. Ci fu una crisi economica che colpì tutti gli stati(tranne Usa e Urss) che dipendevano interamente da questa fonte. Già prima del 73 però il meccanismo del dopoguerra occidentale dava segi di crisi. La più importante fu la fine del Gold Dollar Standard, varato nel 44 con Bretton Woods. Nel 71 Nixon aveva posto fine alla convertibilità del dollaro in oro e con essa il modello di cooperazione internazionale. Ciò perchè gli Usa erano provati dalla guerra del Vietnam e avevano bisogno di bloccare l'inflazione dilagante e decisero di optare per una politica di protezionismo doganale e blocco dei salari e dei prezzi. A provocare il declino della Golden age furono i suoi stessi effetti: la crescita di nuove potenze(Giappone, Germania) fece si che si sostituisse alla solitaria leadership Usa un oligopolio che creò un sistema più instabile di rapporti economici e monetari internazionali. Venne meno:  La riserva di forza lavoro proveniente dall'agricoltura  Lo stimolo costituito dal gap tecnologico fra Europa e Usa A questo si aggiunde un'involuzione del Keynesismo: le scelte produttive furono subordinate spesso a logiche politiche e si diffuse una modalità di gestione della cosa pubblica tale da inquinare profondamente la politica e non consentire più allo stato di correggere le disfunzioni dell'economia di mercato. L'immagine di "Età dell'oro" si addiceva ad un ristretto numero di paesi nei quali lo sviluppo di questi anni produsse livelli di benessere e di giustizia sociale mai raggiunti prima. In altre aree del mondo le cose erano completamente opposte, da li la definizione di "Terzo Mondo". Si diffusero teorie sulla dipendenza che sostenevano che i paesi poveri non avrebbero potuto avvicinarsi a quelli ricchi seguendo il loro stesso percorso perchè il sottosviluppo non era uno stadio iniziale, ma un prodotto del capitalismo, e lo si sarebbe superato soltanto infrangendo il rapporto di subordinazone e spoliazione delle risorse naturali che legava le aree priferiche al centro dello sviluppo. Questa impetuosa crescita ebbe pesanti effetti anche sull'ambiente aumentando la pressione umana sulle risorse non rinnovabili e aggravando l'inquinamento del pianeta. Aumentarono la contaminazione dei suoli e delle acque causata dall'uso di fertilizzanti chimici e antiparassitari nell'agricoltura, lo smog urbano, gli scarichi industriali e le piogge acide dovute allo sviluppo di gas inquinanti. Le emissioni di biossido furono triplicate, riscaldando l'atmosfera terrestre, e la produzione di clorofluorocarburi ebbe un forte aumento, assottigliando lo strato di ozono. Alla fine di questo periodo si cominciò a mettere in discussione il modello dominante: nel 1970 il Club di Roma(associazione interessata a questi problemi) commissionò uno studio sui Limiti dello Sviluppo di grande diffusione e contribuì alla crescita di una nuova coscienza ambientale. La definizione delle sfere di influenza e le origini della guerra fredda Gli assetti del dopoguerra furono stabiliti in una serie di incontri tra Usa, Urss e GB tra il 1943 e il 1945. Questi assetti risentirono dell'andamento e delle esigenze delle operazioni militari. Il primo incontro fu quello a Teheran nel 43, il secondo a Yalta(Crimea) nel 45. Entrambi con la partecipazione di Churchill, Roosevelt e Stalin. Nel 45 ci fu anche il terzo convegno a Potsdam(Germania)che definì le condizioni della pace. A Teheran più che a Yalta furono presi gli accordi per la pace. Roosevelt, il più convinto sostenitore della Carta Atlantica, espose la teoria dei "Quattro polizziotti" che avrebero dovuto tentare di alterare con la guerra gli equilibri internazionali(4° poliziotto la Cina). La pace doveva essere garantita dalle grandi potenze. Ciò nasce dalla consapevolezza del ruolo dominante degli Usa e dal rifiuto di ogni tentazione isolazionista: gli equilibri mondiali dovevano essere ridisegnati secondo i principi di "Porta Aperta", rifiutando il protezionismo doganale. L'assetto dell'Europa post guerra: il caso italiano era stato risolto decidendo di affidare il controllo del paese agli eserciti delle nazioni che lo avessero sconfitto. Romania e polonia passarono sotto l'Urss insieme ad una cintura di sicurezza di "governi amici" soggetti alla sua influenza. Gli allati occidentali sono stati accondiscendenti nei confronti dell'Urss, questo perchè erano stati loro a liberare quei paesi ed inoltre l'Armata Rossa serviva poichè la guerra non era stata ancora vinta. In cambio si chiese a Stalin di rispettare le libere elezioni dei paesi dell'est europa poichè ritenevano che la prosecuzione della loro alleanza dopo la guerra avrebbe reso possibile qualche forma di controllo sul loro svolgimento. L'intenzione di Usa e Urss era di continuare la collaborazione anche dopo la guerra. Nel 45 a S.Francisco si costituì l'Organizzazione delle Nazioni Unite(ONU). Era un organismo finalizzato alla salvaguardia della pace, ma si estese anche in altri settori attraverso degli organi:  Organizzazione mondiale della sanità(OMS)  Organizzazione per l'educazione, la scienza e la cultura(UNESCO)  Organizzazione internazionale del lavoro(OIL) Tutti questi organismi operavano per l'attuazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani(48) che sanciva in diritto di ogni essere umano "alla vita, alla libertà e alla sicurezza" oltre che all'istruzione, ad una magistratura imparziale, alla parità tra i sessi e alla protezione sul luogo di lavoro. Per analizzare questo programma fu creata:  Un'Assemblea generale dei rappresentanti degli stati membri  Un Consiglio di Sicurezza di 5 membri con diritto di veto(GB, Francia, Russia, Usa, Cina) più altri 10 membri a rotazione  Un segretario generale eletto dall'Assemblea industriale e finanziaria dei vari governi, integrando la Germania e facilitando la ricostruzione del suo potenziale industriale e la ripresa dei suoi scambi commerciali. Il piano all'inizio era indirizzato a tutti i paesi occidentali, poi si prospettò la possibilità di adesione da parte di Urss e paesi dell'est. Nel 47 fu convocata a Parigi una conferenza e il ministro Molotov si dichiarò favorevole ad aiuti bilaterali, ma rigettò la proposta di aiuto americano e respinse l'idea di costituire un comitato anglo-russo-francese che stilasse un rapporto sulle priorità e i bisogni dei singoli stati. L'Urss temeva un qualsiasi controllo poichè esso avrebbe potuto indebolire la sua influenza sull'europa est e temeva la possibilità di una Germania ricostruita. Con l'integrazione economica si rischiava di riproporre il dualismo est-agricolo, ovest-industrializzato. La rigidità di Molotov provocò il ritiro dalla conferenza dei paesi dell'est che vi avevano aderito: Finlandia, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia, Romania e Albania. La decisione di questi paesi rafforzò l'idea occidentale che il comunismo costituisse una minaccia alla libertà europea e che lo si sarebbe potuto combattere avvicinandosi alla potenza Usa. Il piano Marshall segnò la nascita del blocco occidentale che con il Patto Atlantico dell'aprile 1949, si dotò di un organismo militare, la NATO. Nel settembre del 47 i delegati di 9 partiti(6 dei paesi orientali e 3 sovietici) comunisti si riunirono in Polonia e dettero vita al Cominform, i risposta al piano Marshall. Erano presenti anche due delegati dei partiti comunisti italiano e francese, a cui fu rimproverato di aver ceduto troppo facilmente il potere a partiti borghesi. Ai paesi dell'est fu detto di rafforzare il proprio controllo diretto sugli organi di potere e di sbarazzarsi degli alleati. Questa conferenza rammentava:  Che nella ricostruzione i paesi occidentali avrebbero incontrato ostacoli politici e sociali  Ai paesi centro-est imponeva di abbandonare ogni altra via nazionale al socialismo e riconoscere l'egemonia dellUrss Nei Balcani i comunisti erano giunti al potere autonomamente guidando la resistenza armata e l'insurrezione popolare contro il nazismo. Successe in Albania, Jugoslavia e Bulgaria. Ai tempi del cominform loro detenevano già un potere diretto e completo. In Romania, Polonia e Ungheria le coalizioni tra comunisti, socialisti e pariti contadini misero fuorilegge tutti i partiti opposti all'Urss. Si crearono dunque partiti tra comunisti e forze disposte a collaborare con essi. Cecoslovacchia: tra il 47/48 si registrò una perdita di consensi del Partito comunista, mentre i socialisti contrari alla fusione con i comunisti rafforzavano le proprie. Ci furono tensioni all'interno del governo e nel 48 12 ministri non comunisti si dimisero, sperando che Edvard Benes, presidente della repubblica, formasse un governo senza comunisti. Timoroso di un intervento Urss, Benes lasciò i ministri dimissionari fossero sostituiti. Pochi giorni dopo il ministro degli esteri Masaryk(democratico) fu trovato ucciso dopo un volo dalla finestra del suo ufficio. Nell'opinione pubblica il colpo di stato di Praga che si concluse il 6 giugno con le dimissioni di Benes destò scalpore. Anche se leggi erano state rispettate, Benes aveva subito forti pressioni. Nella primavera -estate del 48 sembrò che i due blocchi fossero li li per scontrarsi. In primis per via della Germania e dei diversi programmi delle due potenze per essa. Nel febbraio del 48 Francia, Usa e GB avevano creato un governo provvisorio nelle zone da loro controllate e le avevano integrate nel piano Marshall. In risposta ad aprile, il comandante di Berlino rese noto che le persone in entrata ed in uscita dalla parte orientale dovevano ottenere la sua autorizzazione. A giugno l'occidente attuò una riforma monetaria nella zona sotto il suo controllo, venendo accusata dall'Urss di attentare all'unità economica della Germania sancita a Potsdam. Nella notte tra il 23 e il24 giugno Berlino venne isolata dal resto della Germania orientale e posta sotto il controllo sovietico: le vie di comunicazione furono interrotte e la parte occidentale della città, in mano agli alleati, fu esclusa dai rifornimenti energetici e alimentari. Per rifornire i berlinesi isolati, gli Usa organizzarono un ponte aereo che scaricasse ogni giorno migliaia di tonellate di merci, mentre le potenze occidentali interrompevano le forniture di carbone e acciaio alla Germania est. Questo blocco durò fino a maggio del 49, senza conseguenze, ma la divisione del paese era inevitabile: fu costruita ad ovest la Repubblica federale tedesca e ad est la Repubblica democratica tedesca. Stalin viste le incertezze degli occidentali, approfittando della presenza dell'Armata Rossa, della debolezza dei partiti democratici e della forza di quelli comunisti per costruire in una sembianza di legalità dei regimi sottomessi a Mosca. Cauto si mostrò nelle zone che non erano sotto l'influenza di Mosca: Cina, Grecia, Iran, Turchia. Gli Usa utilizzarono questa situazione per portare l'opinione pubblica ad uscire dall'isolazionismo e il radicato anticomunismo servì a rafforzare l'identità del paese e la consapevolezza della propria forza, missione e responsabilità. In Urss l'accerchiamento e la paura di una guerra servirono a giustificare il pugno di ferro repressivo sulla società sovietica e sulle nazioni satelliti. Entrmbe le nazioni ci fu una tendenza a semplificare la situazione internazionale, sopravvalutare le forze avversarie e considerare l'Europa come incapace di esprimere una propria politica. Il terreno ideologico fu quello più utilizzato dalla propaganda per ottenere la massima coesione all'interno e il maggior consenso alla propria azione internazionale. Il sistema ideologico della guerra fredda fu effetto delle scelte e delle dirigenze sovietiche preoccupate a raccogliere cionsenso all'interno e di costituire un chiaro riferimento all'esterno: condizioni indispensabili per legittimarsi agli occhi del mondo come superpotenze. La guerra di Corea e la stabilizzazione della guerra fredda Nel 48 Truman vinse le elezioni e Stalin era saldo al potere dello stato sovietico. A indebolire quest'ultimo a livello internazionale ci fu lo "Scisma Jugoslavo". La lega dei comunisti jugoslavi era la più grande di quelle aderenti al cominform dopo quella sovietica. I dirigenti erano guidati da Tito che voleva un regime comunista secondo il modello sovietico, ma autonomo. Questa idea di autonomia e la volontà di avere un rapporto con Mosca paritario, incrinarono i rapporti tra le due nazioni creando una frattura. Nel 48 il cominform condannò la "deviazione" ideologica di Tito, ed espulse la Lega dei comunisti, accusandoli di tradimento verso il socialismo per aver messo in discussione la figura di Stalin e aver adottato una politica di collettivizzazione che fosse troppo rispettosa della piccola proprietà contadina. La volontà Urss era quella di instaurare un controllo sempre più stretto sui paesi del proprio blocco togliendo i margini di autonomia goduti nel dopoguerra. La scomunica di Tito fu un atto che segnò la definitiva stalinizzazione delle democrazie popolari. L'accusa di titoismo divenne il pretesto per una serie di epurazioni che videro la condanna a morte di esponenti meno sottomessi a Stalin. La fondazione della Repubblica popolare cinese estese il conflitto Est-Ovest e gli diede una dimensione mondialee favorendone un'ulteriore radicalizzazione non soltanto ideologica. Fu accentuato l'anticomunismo Usa e l'Urss cominciò a pensarsi come superpotenza, riferimento e guida alternativa del sistema mondiale. Urss e Cina avevano uno bisogno dell'altra: la prima per rafforzare il socialismo in Asia, la seconda per uscire dall'isolamento in cui gli Usa l'avevano confinata. La vittoria di Mao Zendong in Cina e la protezione che l'Urss dava agli stati "fratelli" furono i presupposti del conflitto che scoppiò in Corea nel 1950. Corea: dopo il ritiro delle truppe Usa, il paese era diviso in due parti 1. A nord, il comunismo, la Repubblica democratica di Corea. 2. A sud, il regime autoritario e filoamericano, la Repubblica di Corea sotto Sygman Rhee. Su ordine del presidente Kim II Sung, convinto dell'appoggio Urss ecinese, il 25 giugno l'esercito del nord attraversò il 38° parallelo che segnava il confine tra i due stati, conquistando quasi tutto il sud. Il consiglio di sicurezza dell'ONU autorizzò un'azione militare contro gli aggressori, gestita quasi unicamente dagli Usa. In due settimane la controffensiva di MacArthur ribaltò la situazione e gli eserciti americano e sudcoreano si spinsero quasi alla frontiera tra Corea e Cina. Quest'ultima allora inviò dei "volontari" a sostegno della Corea del nord e un nuovo attaco spinse amercani e sudisti sotto la linea di confine. MacArthur minacciò l'uso della bomba atomica per conseguire la vittoria militare, ma Truman e MacArthur. A giugno si comiciarono le trattative per l'armistizio, che durarono due anni e portarono al 27 luglio del 1953 a decidere di non modificare la situazione coreana. Questa guerra costò più di 2,5 milioni di morti e feriti, la distruzione del 43% delle strutture industriali e il 33% delle abitazioni del paese. Nell'area del sudest asiatico i comunisti miravano ad estendersi in Indocina dove i francesi erano messi a dura prova dai nordvietnamiti. In Iran i nazionalisti di Mossadeq tentarono di nazionalizzare i giacimenti di petolio contro gli interessi Usa e della GB, ma venne rovesciato da un colpo di stato militare attuato dallo shah Reza Pahalavi con l'appoggio dei servizi segreti Usa. Nel 47 fu fondata la CIA(Central Intelligence Agency) che iniziava, sotto gli ordini della Casa Bianca, una serie di azioni coperte(covert operation) con lo scopo di garantire legalmente la difesa degli interessi Usa nei paesi esteri. Nel 53 ci furono manifestazioni operaie a Berlino che mostrarono le contraddizioni emergenti nel modello di sviluppo dei paesi dell'est e il complicarsi dei loro rapporti con l'Unione sovietica. Il sostegno Usa alla ripresa e al riarmo della Germania ovest aveva riaperto vecchie ferite, complicando l'integrazione politica e militare nei paesi europei. Ci fu in questo anno anche la morte di Stalin che portò instabilità e distensioni. I leader Urss successivi si mostrarono nettamente più propensi ad una coesistenza pacifica con l'occidente. Dulles , segretario di stato Usa, sostenne che queste novità erano volte a dividere le potenze occidentali e propose un cambio di strategia, dal containment di Truman al Roll Back: una controffensiva per ridimensionare l'influenza sovietica nel mondo. Punto centrale della dottrina era il Massive Relation(rappresaglia massiccia) da opporre ad ogni atto ostile della politica sovietica per scoraggiare ogni altra tentazione offensiva. La guerra fredda significò una forte corsa agli armamenti. La crescente tecnologia moderna(bombe nucleari, missili balistici, aviazione supersonica) inrementò le spese militari di molto. Questa escalation gli Usa con la loro grande forza produttiva erano in grado di reggere, per l'Urss invece fu una costante penalizzazione dell'industria leggera, comprimendo permanentemente la qualità di vita dei cittadini. A tutto ciò si aggiunse la paura di un conflitto nucleare, visto la continua sperimentazione di ordigni nucleari sempre più distruttivi. Il pericolo di una distruzione globale portava sia paura sia dissuasione dall'utilizzo di queste tecnologie. Sia Urss che Usa disponevano di una risposta nucleare che permetteva loro di rispondere a un"primo colpo" dell'avversario. Questa politica di "deterrenza" di origine Usa rappresentò una spinta al movimento troppo eterogeneo e debole per poter tradurre il non allineamento da fatto negativo ad una posizione politica in grado di modificare gli equilibri bipolari. Il deentramento della guerra fredda alleggerì il clima portando libertà di movimento all'iniziativa europea. Il presidente della CECA Monnet, avviò il processo di integrazione europea con un progetto: si prevedeva di allargare la sfera di integrazione comunitaria dalle politiche industriali del comparto siderurgico ad altri settori chiave dello sviluppo economico: i trasporti, le fonti di energia tradizionale e l'energia nucleare. Nel 57 furono firmati a Roma l'Euratom e la Comunità economica europea(CEE).  Euratom: previsione che la principale fonte di energia del futuro fosse quella nucleare e prevedeva che i sei paesi possessori(Italia,Francia, Belgio,Olanda,Lussemburgo,Germania occidentale) la mattessero in comune per lo sfruttamento a scopi pacifici. La Francia non volle recludersi uno sfruttamento autonomo.  CEE: venne istituita una commissione di 9 membri(2xItalia,Francia,Germania e 1xBelgio,Olanda,Lussemburgo) che affiancò un consiglio dei ministri degli esteri con il compito di armonizzare le politiche economiche delle nazioni aderenti per liberalizzare gli scambi tra i paesi membri e programmare congiuntamente le capacità produttive. L'Europa dei sei era ben distante dall'essere un blocco unico in grado di rompre l'equilibrio bipolare. De Gaulle tentò di mantenere un rapporto diretto tra i maggiori governi europei per aggirare gli organismi comunitari. Il tutto a causa della sempre crescente soggezione di Italia e Germania agli Usa e per la paura di perdere potere decisionale. Tutto ciò mostra le contraddizioni di fondo nell'integrazione europea destinate a segnare per tanto tempo i ritardi e gli esiti: la sua relazione problematica relazione con l'alleanza atlantica e gli equilibri bipolari del mondo, la sua marcia "a doppio binario" tra organismi comunitari sovranazionali e relazioni dirette tra governi nazionali, la suacongenita difficoltà a tradursi dal terreno economico a quello politico e militare. Le crisi di Berlino e di Cuba La guerra fredda costava. Ci furono problemi di bilancio dovuti all'impiego di moderne tecnologie, alla corsa agli armamenti e all'estensione dei territori sotto controllo. Dalla metà degli anni 50 Usa e Urss diminuirono la quota di bilancio destinata alle forze armate normali, per aumentare quella destinata all'equilibrio del terrore atomico. La tecnologia degli armamenti seguiva una propria logica di sviluppo, sempre più autonoma rispetto al potere politico: quest'ultimo indotto a modulare le sue scelte non soltanto in base alle considerazioni strategiche, ma anche alla disponibilità o meno di determinate armi. Nel 1957 il lancio dello Sputnik, il primo satellite artificiale della Terra, rafforzò la convizione degli Usa che il loro territorio non si potesse considerare un "santuario" al riparo da ogni attacco nemico. Fu il primo colpo ad un tabù secolare. Nell'Urss rimase ugualmente questo tabù, che cadde definitivamente con l'attacco terroristico al World Trade Center a NY e al Pentagono. L'equilibrio bipolare fu sfidato dalla Cina popolare. Nel 1956 aprì un conflitto ideologico tra sovietici e cinesi, con Mao Zendong in appoggio a Stalin e contrario alla riabilitazione di Tito e alla politica di coesiatenza pacifica di Chruscev che sembrava escludere la Cina. La sua politica estera era aggressiva e nel 1950 invase il Tibet, nel 54/55 bombardarono le isole del canale di Formosa. Pechino voleva sfruttare la fine del colonialismo francese e porsi come alternativa al comunismo internazionale. Ne 1959 l'USovietica interruppe la collaborazione nucleare con Pechino e ritirò i propri tecnici dalla Cina, sospendendo tutti gli accordi di cooperazione tra i due. L'emergere di un nemico all'interno delle file dell'Urss, la spinse ad una maggiore intransigenza che si scaricò su Berlino. Nel 58 Chruscev annunciò che entro sei mesi avrebbe ceduto alla Germania est la parte di città posta sotto il suo controllo per darle facoltà di rinegoziare liberamente i diritti di transito e comunicazione. Ci fu un incontro in Usa tra Eisenhower e Chruscev nel settembre 59, che però lasciò il problema aperto. Gli alleati dei due blocchi si sentivano sempr meno garantiti in una situazione nella quale il confronto tra le due potenze avveniva su base di preoccupazioni nazionali che riguardavano il proprio territorio. Nel maggio 60, la tensione tra i due paesi si acuì quando un U2(aereo da ricognizione Usa) fu abbattuto nello spazio aereo sovietico. Washington cercò di negare l'accaduto ma dovette arrendersi quando le foto dei resti dell'aereo e del pilota furono pubblicate, e ciò peggiorò le cose. Chruscev dichiarò di considerare la violazione del proprio spazio aereo a scopo spionistico come atto di guerra. Nel dicembre 60 durante un'assemblea ONU si tolse una scarpa e la battè sul tavolo in segno di protesta. Allora l'Usa utilizzò un metodo di gestione della crisi diplomatica secondo strategie di rischio calcolato che si ispiravano a considerazioni economiche piuttosto che ideologiche, ma cercavano di prevedere le possibili mosse a disposizione dell'avversario. Questa "teoria dei giochi" considerava i momenti di crisi come occasioni per guadagnare posizioni in confronto a "somma zero" dove ogni punto guadagnato equivaleva ad un punto perso dall'avversario. Il problema per gli Usa invece era Cuba. I regimi populisti dell'America latina furono dal 1948 controllati dall'OSA(Organizzazione Stati Americani). La rivoluzione centrista a Cuba mise gli Usa davanti ad un'alternativa:  Sostenere gli esuli anticastristi  Sostenere il nuovo regime, nettamente più avanzato Eisenhower si mostrò riluttante alla seconda opzione, per paura di perdere il compromesso sociale raggiunto nel resto del continente e questo spinse Castro a cercare l'appoggio Urss che arrivò come un massiccio prestito finanziario nel 60. gli Usa proclamarono l'embargo(il boicottaggio) dello zucchero cubano e Kennedy, sottovalutando il consenso popolare al governo castrista, autorizzò un tentativo di sbarco sull'isola di volontari anticastristi addestrati dai servizi segreti. Il fallimento però spinse il presidente a mutare strategia, varando l'Alleanza per il progresso: un programma di aiuti economici destinato a tutti i paesi latinoamericani ad esclusione di Cuba. Nel 62 il patto di assistenza tra Urss e Castro venne esteso al piano militare con l'installazione di basi missilistiche nell'isola. L'Urss aveva quindi un vantaggio che alterava gli equilibri bipolari nel mondo. Nell'ottobre 62 Kennedy ordinò il blocco di tutte le navi dirette a Cuba con forniture militari. La situazione si risolse con un compromesso: le basi missilistiche sarebbero state smantellate da Cuba, a quest'ultima fu riconosciuta l'indipendenza e l'Usa ritirò i propri missili dalla Turchia e dall'Italia. La crisi di Cuba fu la conferma del carattere globale del confronto tra le superpotenze. Secondo il gioco a somma zero nessuno dei contendenti poteva accettare sconfitte troppo cocenti, pena la disgregazione del proprio blocco e nessuno poteva ricorrere all'arma nucleare troppo pericolosa e non risolutiva, ma continuamente usata come strumento di pressione. C'era però uno spiraglio di negoziazione, Kennedy abbandonò le politiche di Roll Back e Massive Retaliation per adottare quella di "risposta flessibile": l'evoluzione tecnologica metteva a disposizione un ampio ventaglio di mosse dalle implicazioni startegiche, anche differenti, cui ricorrere nelle varie situazioni. Chruscev sfruttò il vantaggio che gli derivò da Cuba per ritrattare la questione di Berlino, che voleva fosse posta sotto la Repubblica democratica tedesca. Kennedy rispose andando a Berlino e difendendo il principio di libero accesso alla città <Io sono un berlinese>. La risposta Urss fu la costruzione nell'agosto del 61 di un muro che tagliava in due la città. Il muro di Berlino divenne il simbolo del prezzo pagato dall'Europa nella guerra fredda e rappresentò l'ammissione di una condizione di debolezza e inferiorità. Solo con la repressione Berlino est riusciva a frenare lo stillicidio dei cittadini che cercavano rifugio all'ovest. La difficile coesistenza degli anni sessanta Il termine guerra fredda viene riferito a tutto il periodo dell'intera dinamica dei rapporti tra le due potenze fino alla dissoluzione dell'Urss nel 1991. Alcuni studiosi però preferiscono racchiudere il periodo tra il 47 e il 63, perchè dopo ci fu un periodo di distensione. Nell'agosto 1963 fu firmato un trattato per la sospensione degli esperimenti nucleari da parte di Usa, Urss e GB che segnò un'inversione di tendenza. Il papa Giovanni XXIII aveva più volte spinto per un accordo simile(Enciclica Pacem in terris del 63), ma era mancato prima di vedere i risultati. Il suo breve pontificato fu assunto come simbolo di una stagione di dialogo intrnazionale e di apertura (valorizzazione di una diezione colleggiale, spazio concesso alle chiese locali, dialogo con altre confessioni religiose e riforma liturgica con abbandono del latino). Questo trattato el 63 portava delle contraddizioni. Il rifiuto di firmarlo da parte di Francia e Cina mise il evidenza l'insufficienza dei due blocchi a garantire la pace. Inoltre non fermò la corsa agli armamenti, che fu ripresa dall'Urss con vigore per colmare il proprio ritardo rispetto agli Usa. La crisi cubana aveva mostrato la presenza di un "egoismo" Usa che era pronto a fare fuoco e fiamme contro missili nemici installati in prossimità del proprio suolo nazionale , ma tollerava quelli puntati da vicino contro l'Europa occidentale. Gli alleati europei non erano stati nemmeno consultati e la loro sicurezza era stata utilizzata come merce di scambio al tavolo delle trattative dirette, esclusive e segrete con l'Urss. De Gaulle che aveva da tempo ad un programma nucleare indipendente e nel 63 fece una doppia mossa: si oppose all'ingresso della GB nella CEE e promosse un riavvicinamento alla Germania occidentale. La prima scelta era motivata dai rapporti preferenziali intrattenuti dalla GB con l'Usa e dalla rete britannica di rapporti commerciali internazionali(Commonwealth poi EFTA European Free Trade Association) che la Francia giudicava di difficile integrazione nella comunità. De Gaulle strinse con Adenauer un trattato che esprimeva una profonda insoddisfazione per lo stato di minorità sofferto dall'Europa ocidentale nei confronti del suo protettore americano. Lo stesso parlamento tedesco però in sede di ratifica del trattato riaffermò l'importanza insostituibile degli Usa e dell'alleanza atlantica. Tornavano alla luce i problemi mai risolti del processo di integrazione europea. I paesi membri della CEE seguivano con diffidenza l'attivismo diplomatico di de Gaulle col risultato che Parigi radicalizzò di più le sue posizioni e nel 66 la Francia si ritirò dal comando militare della Nato come preludio a scelte ancora più drastiche in sede comunitaria. Ai paesi dell'europa dei sei i trattati di Roma avevano concesso il diritto di veto transitoriamente e dal 66 il consiglio dei ministri comunitario avrebbe potuto prendere decisioni a maggioranza semplice e Parigi, una volta messa in minoranza, non avrebbe potuto opporsi. La Francia, percepita questa questione, dal 65 non partecipò più alle riunioni comunitarie, adottando quindi la politica della sedia vuota. Il tema che veniva fuori era quello di conflitto tra organismi e politiche comunitarie, e interessi e sovranità nazionali. Un'Europa senza la Francia non aveva senso, nonostante la posizine di quest'ultima fosse isolata, dunque il diritto di veto fu tolto dalla carta, ma rimaneva in vigore. Nel 66 in Lussemburgo furono stipulati nuovi accordi che ribadirono la preminenza degli stati nazionali sulle istituzioni comunitarie. La Francia tornò al tavolo, ma da allora la CEE procedette sulla strada dell'unificazione doganale: una strada più neutra e priva di implicazioni politiche che implicava la temporanea rinuncia ai propositi di importante incisione sugli equilibri mondiali. Negli anni sessanta l'attenzione Usa era sul Vietnam. Nel 60 si era formato nel sud vietnam un fronte nazionale di liberazione(Vietcong) che appoggiato dal nord avviò un'attività di guerriglia indebolendo ancor La conquista dell'indipendenza il 15 agosto 47, aprì per l'Idia nuovi problemi: 1. Le tensioni religiose tra minoranza islamica e maggiornaza hindu 2. Lo sviluppo economico, ovvero la lotta contro la fame Il contrasto tra induisti e musulmani verteva sulla possibilità di integrare la popolazione islamica in uno stato indiano unitario. Questa ipotesi era sostenuta da Gandhi, ma la Lega musulmana rivendicava la creazione di una nazione separata. Durante la guerra la lega musulmana aveva aumentato i propri consensi di pari passo con la crescente ostilità per gli inglesi per i sacrifici imposti al popolo. La GB aveva utilizzato e alimentato la divisioe religiosa per indebolire l'opposizione indipendentista: il vicereame inglese dell'India non solo distrusse sè stesso, ma anche la sua legittimazione morale che consisteva nell'essere riuscito a governare tutto il subcontinente indiano, permettendo alle molteplici comunità di coesistere in uno stato di relativa pace sotto un'aministrazione e una legge unica e imparziale. Il conflitto tra induisti e musulmani esplose violento, dopo la guerra, e portò massacri e scontri. All'atto di indipendenza si adottò come soluzione la creazione di due stati differenti: l'Unione indiana a maggiornaza induista e il Pkistan a maggioranza musulmana. ciò fu accompagnato da esodi di popolazione e da violenze. Lo stesso Gandhi fu assassinato nel 1948 da un fanatico hindu che lo accusava di eccessiva tolleranza verso gli islamici. La soluzione era precaria poichè il Pakistan al suo interno era diviso in due da 1700 km di territorio indiano. I rapporti tra i due stati furono pieni di conflitti, molti dei quali avevano come obiettivo la regione del kashmir assegnata all'india nel 47. Ci fu il clou nel 1971 quando il Bengala orientelesi staccò dal Pakistan costituendo un nuovo stato, il Bangladesh, maciò non pose fine alle tensioni tra hindu e islamici. A ciò si aggiunse il separatismo e il terrorismo dei sikh, i membri di un'antica setta religiosa del nord del subcontinente che abbandonarono le terre assegnate al Pakistan. Dopo l'indipendenza per 40 anni l'India fu governata dal partito del congresso e con Nehru si avviò il processo di modernizzazione supportato dagli Usa che vedevano il continente importante a livello strategico e politico. L'India fu neutrale tra i due blocchi e promotrice del movimento dei non allineati. Nehru cercò di fare dell'India la "più grande democrazia del mondo": soppresse il sistema delle caste, stabilì l'uguaglianza giuridica dei cittadini, la parità dei sessi, promosse lo sviluppo dei paesi e una giustizia sociale maggiore. Fece una riforma agraria che limitò l'estensione della proprietà privata, senza metterla in discussione e varò un programma economico che voleva un ruolo dello stato molto attivo: costruiti bacini d'irrigazione, industrie pesanti, centrali idroelettriche e infrastrutture. Dopo la guerra il primo paese asiatico che ottenne l'indipendenza furono le Filippine, nel 46. Durante la guerra al paese fu promesso da Tokyo l'indipendenza e gli Usa non poterono non tenerne conto. Dunque fu il paese dove gli Usa sperimentarono per la prima volta la strategia di imperialismo informale: ottennero per 99 anni l'affitto delle basi navali e militari del paese, oltre che parità di diritti tra americani e filippini nello sfruttamento delle sue risorse. Contro questa indipendenza a sovranità limitata si formò un movimento di guerriglia comunista che mantenne la conflittualità senza mutare gli equilibri politici delle Filippine. Dunque il risultato fu un governo debole , retto dal partito laburista che rimase fedele agli Usa, ma non riuscì a sciogliere il nodo della riforma agraria e di uno sviluppo economico autonomo. Più disponibilità venne data dall GB alla Birmania a cui nel 45 fu promesso lo stato di dominion. Alla fine della guerra partirono i colloqui con la Lega popolare antifascista per la libertà che ottenne nel 47 una vittoria alle elezioni per l'Assemblea costituente. Successivamente però l'unione federale birmana costituita nel 48 non intrattenne legami con il Commonwealth. Nel sud del paesesi accese una guerriglia comunista che il governo non riuscì mai a gestire completamente Per quanto riguarda la Malesia, l'indipendenza fu più complessa e concessa solo nel 57, come male minore per debellare la guerriglia comunista. Con le stesse basi nel 63 fu creata la Malaysia che comprendeva: Malesia, Borneo britannico e Singapore che si distaccò due anni dopo. Nell' Indonesia di Sukarno, che dopo la resa del Giappone si era proclamata indipendente, la restaurazione del dominio coloniale dell'Olanda fu assunto dalle truppe anglo-australiane. Le soluzioni provate dall'Onu non diedero risultati: i settori più radicali del movimento indipendentista(comunisti) ontinuarono a spingere per una piena sovranità. Nel 48 un governo dei soviet fu instaurato a Maduin sull'isola di Giava,scatenando la repressione olandese contro i comunisti e anche contro Sukarno accusato di tradimento e incarcerato. Nel 49 l'Onu proclamò la cessazione delle ostilità, il rilascio degli uomini politici arrestati e la fine del dominio coloniale. L'Olanda riconobbe l'indipendenza, ma ciò non fermò la guerriglia e l'instabilità del paese in cui Sukarno istaurò un regime autoritario. In questi paesi spesso, dopo il raggiungimento dell'indipendenza, continuarono le guerriglie per via:  Natura contadina dei movimenti di resistenza armata: l'incontro con l'economia monetaria dei paesi sviluppati e la crescita demografica sconvolsero gli equilibri sociali delle campagne, determinando un'estrema polarizzazione della proprietà terriera. Queste masse di contadini poveri furono l'acqua nella quale nuotò il pesce della guerriglia, una riserva naturale di consenso, assistenza e protezione. Oltre che su una base di massa, questi movimenti contarono anche su intellettuali in grado di svolgere funzioni di dirigenza politico-militare e di rappresentanza presso autorità coloniali e governi locali. La lunga guerra del Vietnam La Francia, per quanto possibile cercò di mantenere il suo impero coloniale. La costituzione francese concesse la cittadinanza a tutti i suoi sudditi, ma non menzionava nulla a favore dell'indipendenza coloniale. La tutela dei popoli coloniali fu fatta passare come "uno stato di libertà in cui essi possano amministrarsi e gestire in modo democratico i propri affari". Questa formulazione, in linea con le Nazioni Unite legittimava un'interpretazione restrittiva della futura libertà dei popoli, limitandola alla politica interna. Indocina: nel 45 il comunista Ho Chi Minh proclamò l'indipendenza del Vietnam e indisse le elezioni per l'Assemblea costituente. Inoltre introdusse: parità dei sessi, giornata lavorativa di otto ore e un sistema di istruzione pubblica rivolta ad una popolazione per 80% analfabeta. I beni dei proprietari terrieri furono confiscati. La Francia voleva invece creare una federazione dei suoi possedimenti in cui poter riservarsi la mediazione fra i cinque paesi della penisola, la difesa militare, l'emissione della moneta, la politica estera e economica. Nel 45 questa politica era appoggiata da GB, Cina e Usa. Con la conferenza di Potsdam fu incaricato il Guomindang di disarmare la resistenza giapponese attiva nel nord sopra il 16° parallelo. Per i francesi questi erano la garanzia contro il predominio Vietminh(comunisti indipendentisti). Appoggiati dalla GB, i francesi riconquistarono il sud del paese, reprimendo i Vietminh e creando le condizioni per una futura restaurazione del proprio potere sulla regione. Ho Chi Minh(repubblica democratica del nord) tentò come soluzione un accordo con la Francia, che nel 46 decise la sostituzione delle truppe cinesi con quelle francesi e aprì un negoziato per definire la sovranità del paese che finì con una tregua militare. In Francia c'erano sempre maggiori pressioni oer la riconquista della colonia da parte di militari e civili residenti in indocina per via dei loro interessi nelle piantagioni di caucciù del paese. I Francesi indocinesi attaccarono nel novembre 46 il quartiere cinese della città. Vo Nguyen Giap e i vietnamiti attaccarono i quartieri europei di Hanoi , ritirandosi poi nella giungla e facendo dcoppiare così la guerra di indocina. La Francia nel 49 creò un governo nel sud sotto la guida di Bao Dai riconosciuto da Usa e GB, mentre Urss e Cina appoggiavano la repubblica del nord. Per motivi strategici la monarchia di Bao Dai fu appoggiata economicamente dall'Usa che sostenne i 2/3 delle spese di guerra. Nel 53 la Francia tentò una soluzione finale lanciando un'offensiva in tutta l'Indocina con punto centrale Dien Bien Phu. Le truppe vietnamite circondarono i 20.000 soldati francesi della base che si arrese nel 54 dopo 56 giorni di violente battaglie. Nella conferenza di Ginevra si cercò una soluzione definitiva alla questione vietnamita e coreana. Cina e Urss riuscirono ad imporsi nel nord vietnam e la Francia tentò di uscire in maniera dignitosa da una guerra ormai persa. La soluzione fu trovata creando due stati indipendenti divisi dal 17° parallelo. Ai due stati furono proibiti accordi militari e si prevedeva lo svolgimento di libere elezioni entro due anni. Nessuna delle due richieste fu rispettata. Nel nord ci fu l'esodo di un milione di cattolici dovuto all'involuzione autoritaria, alla costruzione di un partito unico, alla nazionalizzazione della vita produttiva e all'esproprio della grande proprietà terriera. Nel sud partì una fasedi instabilità politica che portò nel 55 alla fine del egime di Bao Dai e alla proclamazione della rapubblica.Ci furono qui numerose lotte politiche e religiose e nel 60 con un golpe militare instaurò il potere Diem Ngo Dinh, alcune fazioni si unirono sotto il nome di Vietcong nl Fronte di liberazione nazionale del vietnam del sud(FNL) Nel 61 lanciarono un'offensiva armata nella regione del delta del Mekong e sugli altopiani del sud che provocò la reazione Usa: Kennedy inviò a Saigon armi denaro e capi militari. Nel 62 si pose a Saigon un comando americano per intensificare l'iniziativa militare in vietnam. Ci fu un'attività di antiguerriglia contro i Vietcong, ma la politica religiosa di Diem contro i buddisti portò all'occupazione di alcuni templi e all'arresto di alcuni monaci, alcuni dei quali si dettero fuoco pubblicamente per protesta. Ciò porto l'allontanamento Usa e Diem fu rovesciato da un golpe militare attuato dai capi intransigenti delle forze armate appoggiati dall'Usa. L'offensiva vietcong continuò e una riunificazione del Vietnam divenne prospettiva sempre più reale. Per non perdere l'ultima base asiatica, gli Usa intervennero direttamente. Nel 64 uno scontro navale nel golfo del Tochino fu il pretesto per conferire pieni poteri a Johnson per difendere "anche con l'uso della forza" la libertà degli alleati asiatici. Fu bombardato pesantemente il nord e il numero di soldati americani crebbe fino a mezzo milione. Nel 68 il nord lanciò un'offensiva inutile sul piano militare e che costò perdite umane alte, ma decisiva per convincere gli Usa all'impossibilità di una vittoria. A marzo fu annunciata la fine dei bombardamenti e la volontà di negoziare la pace. Le trattative difficili furono confermate da Nixon che completò nel 73 il disimpegno verso il fronte Vietnam. La guerriglia civile proseguì fino al 75, quando Saigon fu conquistata e unificato il Vietnam. In questa guerra furono coinvolti, dopo la loro indipendenza nel 54, anche Laos e Cambogia. In entrambi i paesi si instaurarono i comunisti. Questa situazione lasciò all'Indocina conflitti aperti tra Cina e Cambogia e Urss e Vietnam. I paesi arabi e Israele
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