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Il Novecento 'secolo breve': Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Nel 1995, 4 anni dopo la caduta dell’ Unione Sovietica, lo storico inglese Eric Hobsbawm pubblicava un saggio intitolato “il secolo breve, 1914-1991 l’era dei grandi cataclismi”. Ma cosa lo spinse a considerare che, il periodo compreso fra la prima guerra mondiale e la caduta dell'Unione Sovietica, presentasse dei caratteri tanto coerenti tra loro quanto diversi dal lungo diciannovesimo secolo, che lo storico fa cominciare nel 1789 con la rivoluzione francese e finire nei primi anni del ‘900 con la Belle Epoque? E quali aspetti hanno caratterizzato il novecento tanto da essere considerato tutt’oggi “il secolo breve”?

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Il Novecento 'secolo breve': Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Il Novecento 'secolo breve': Dalla prima guerra mondiale al secondo dopoguerra Nel 1995, 4 anni dopo la caduta dell’ Unione Sovietica, lo storico inglese Eric Hobsbawm pubblicava un saggio intitolato “il secolo breve, 1914-1991 l’era dei grandi cataclismi”. Ma cosa lo spinse a considerare che, il periodo compreso fra la prima guerra mondiale e la caduta dell'Unione Sovietica, presentasse dei caratteri tanto coerenti tra loro quanto diversi dal lungo diciannovesimo secolo, che lo storico fa cominciare nel 1789 con la rivoluzione francese e finire nei primi anni del ‘900 con la Belle Epoque? E quali aspetti hanno caratterizzato il novecento tanto da essere considerato tutt’oggi “il secolo breve”? Lo storico afferma che non ci sia continuità tra i primi anni del ventesimo secolo e il periodo che va dal 1914 al 1991, infatti ritiene che il primo decennio del ‘900 fosse ancora fortemente influenzato dalla Belle Epoque e dunque da un clima di ottimismo, di fiducia nel progresso e dal fenomeno della produzione di massa. Se da una parte non è possibile far coincidere il XX secolo con l’inizio del ‘900, dall’altra, in esso, sono individuabili alcuni aspetti che lo hanno caratterizzato, tanto da poterlo definire il ”secolo breve”. Questi circa 70 anni, infatti, presentavano fasi storiche molto rapide e violente nel loro susseguirsi rispetto alle epoche precedenti. Il secolo breve, dunque trova il suo esordio il 28 giugno 1914, con l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, annessa all’impero Austro-Ungarico. La Nazione era per metà abitata dai Serbi e serbo era anche l’attentatore, Gavrilo Princip. Il governo di Vienna, tuttavia, attribuì la responsabilità alla “Mano nera”: una società segreta che rivendicava l’indipendenza dei popoli slavi dal dominio imperiale. Il regno di Serbia era diventato il punto di riferimento dei movimenti irredentisti, che sognavano di creare nei Balcani un grande Stato Slavo. Per il governo austriaco l’assassinio dell’arciduca era l’occasione per eliminare la minaccia serba ed infatti inviò a Belgrado un ultimatum, secondo cui, i Serbi avrebbero dovuto accettare la presenza dei funzionari austro-ungarici sul loro territorio. La richiesta fu respinta dal governo Serbo e il 28 luglio 1914 l’impero Austro-Ungarico dichiarò guerra alla Serbia. Iniziate le ostilità, i trattati di alleanza che erano stati stipulati scattarono quasi immediatamente, come per effetto domino. La prima Nazione a muoversi fu la Russia dello Zar Nicola II, che mobilitò le truppe a sostegno della Serbia, ciò scatenò la risposta della Germania, alleata con l’Austria, che dichiarò guerra prima alla Russia e poi alla Francia. Le truppe tedesche violarono la neutralità del Belgio e del Lussemburgo, con lo scopo di aggirare la difesa francese sul confine con la Germania. L’aggressione spinse la Gran Bretagna a dichiarare guerra alla Germania e si unì all’alleanza anti germanica anche il Giappone, che mirava ad allontanare le truppe tedesche in Estremo Oriente. In poche settimane, dunque una spirale di reazioni e controreazioni trasformò una questione regionale in un conflitto mondiale, al quale negli anni precedenti non si aveva mai assistito. Un primo elemento che ha caratterizzato il secolo breve è proprio la rapidità e il carattere internazionale dello scoppio del primo grande conflitto. Come è possibile constatare nei conflitti dei secoli precedenti, la maggior parte di essi erano caratterizzati da motivi di successione del regno o rivolte all’interno del Paese e, raramente, hanno visto coinvolte un così elevato numero di Nazioni, unite su due distinti fronti ma con un unico scopo: la difesa degli interessi nazionali. Per citare alcuni esempi, basti ricordare, la guerra di successione Spagnola, Austriaca, la rivoluzione Francese(1789), Americana(1776) e i moti rivoluzionari in Italia (1820-21,30- 31,48). Un altro tratto fondamentale che ha segnato una netta distinzione con il periodo precedente allo scoppio del conflitto è l’adesione di massa alla Grande Guerra. Infatti, nonostante negli anni precedenti i movimenti pacifisti sembravano aver guadagnato consensi e, dunque, l’alternativa della pace sembrava ancora praticabile, tuttavia si verificò un’ondata di adesione incentivata dal sentimento patriottico. Non c’erano più le distinzioni di massa, di partito e di opinione, ma c’era un unico grande ideale: la difesa nazionale. Lo scenario europeo stava vivendo così un periodo di crisi, che mai aveva attraversato prima, al quale si aggiunse la disgregazione delle grandi compagini sovranazionali. Dall'ex impero zarista si erano formate Finlandia, Lettonia, Estonia e Lituania, nei Balcani erano sorte Serbia, Croazia, Slovenia e Montenegro che diedero vita al regno iugoslavo. L’Inghilterra non era più la grande potenza europea che aveva dominato il mercato durante tutto il XIX e primo decennio del XX secolo. A quest’ultima, infatti, si erano sostituiti gli Stati Uniti, che erano usciti indenni dalle devastazioni morali e materiali del conflitto ed erano diventati la grande potenza internazionale. Probabilmente uno degli episodi più rilevanti del secolo breve, che porrà le basi per la creazione della futura Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1945, è la proposta della fondazione della Società delle Nazioni, presentata nel 14° punto dal presidente americano Wilson, preso il Congresso. Nonostante il carattere fragile dell’iniziativa, tuttavia l’idea di Wilson era quella di opporre agli sconvolgimenti della prima guerra mondiale una soluzione affinché non si verificassero più episodi di trattati segreti tra gli Stati, affinché venissero riconosciut i i diritti inviolabili dei popoli e dell’umanità, affinché non ci fossero più barriere doganali e fosse garantita la libertà di circolazione su tutti i mari. Pertanto, si può affermare, che il secolo breve si sia caratterizzato anche dalla necessità delle Nazioni di fondare organizzazioni sovranazionali al fine di poter garantire la pace e il sostegno economico tra di esse. Per di più la prima guerra mondiale aveva apportato dei cambiamenti radicali nel contesto economico di tutti i paesi coinvolti. Gli impianti industriali erano quasi tutti convertiti alla produzione bellica e dunque al termine del conflitto la domanda si abbassò drasticamente ed innescò una breve ma durissima crisi economica che raggiunse l’apice nel 1921. Ciò garantì agli USA la sua posizione preminente, poiché al contrario di tutti i Paesi belligeranti che uscirono dal conflitto economicamente instabili, al contrario gli Stati Uniti incrementarono la produttività nell'industria e nell’agricoltura di circa il 78% tra il 1919 e 1929. Tuttavia però, se gli Stati Uniti erano stati sempre aperti agli immigrati, soprattutto verso coloro che provenivano dall’Europa, con l’epilogo del conflitto il governo americano modificò le leggi riguardo le libertà di movimento delle merci e delle persone sul suolo americano ed emanò l’immigration act. Probabilmente questo aspetto è riscontrabile in buona parte ancora oggi, in quanto gli Stati Uniti sostengono una politica molto rigida riguardo l’immigrazione. Gli avvenimenti storici del secolo breve ebbero un riscontro rilevante anche in Russia, in quanto i sacrifici imposti alla popolazione e ai soldati nel primo conflitto mondiale, l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e la demotivazione indotta dalle sconfitte militari spinsero la popolazione di Pietrogrado a scendere in piazza il 23 febbraio 1917 in un crescendo di proteste contro la guerra e il carovita; ancora una volta però lo Zar decise di reprimere le rivolte con la forza. Il 2 marzo i membri della duma costituirono un governo provvisorio di stampo liberale, guidato da L’vov, il cui compito era guidare un’assemblea costituente eletta a suffragio universale che avrebbe stabilito le leggi del nuovo Stato. Sotto la pressione dell’esecutivo e l’odio popolare verso la dinastia, Nicola II fu costretto ad abdicare in favore del fratello, che a sua volta rifiutò il trono: era la fine dell’autocrazia dei Romanov che governavano in Russia da quasi 300 anni. Il 7 aprile 1917 Lenin, pubblicò le “tesi di aprile” che prevedevano dieci punti che lanciarono le parole d’ordine di una nuova fase rivoluzionaria. Lenin, infatti, riteneva che la rivoluzione non dovesse aspettare le fasi presenti nell’analisi marxista, poiché la popolazione era già stremata dalla prima guerra mondiale. E dunque con l’affermazione “tutto il potere ai Soviet”, si sarebbe passati da una rivoluzione borghese ad una proletaria. La notte del 24 ottobre 1917 i bolscevichi di Lenin assalirono il Palazzo d’Inverno, sede del governo provvisorio ed il giorno successivo il Congresso panrusso dei soviet ratificò a Pietrogrado la nomina di un consiglio di commissari del popolo, presieduto da Lenin. Appena insediato, il governo emanò due provvedimenti: il decreto di pace e il decreto sulla terra con il quale si aboliva la proprietà privata. Dopo l’uscita dalla guerra, però, Lenin si trovò ad affrontare una sanguinosa guerra civile contro avversari interni ed esterni (francesi, inglesi, giapponesi) chiamati “bianchi” che miravano alla restaurazione del governo zarista. I bianchi erano riusciti a presidiare diverse porzioni di territorio e minacciavano di impadronirsi di Ekaterinburg, dove era tenuta prigioniera la famiglia reale e per evitare che le truppe portassero al potere lo zar, fu dato l’ordine di giustiziarlo insieme a tutta la famiglia dei Romanov e nello stesso mese venne approvata la prima Costituzione e proclamata ufficialmente la Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa. Sul piano economico post-bellico, anche la Russia aveva subito danni e Lenin per poter fronteggiare la crisi ne modificò l’ordinamento e istituì un comunismo di guerra, secondo il quale l’industria, la finanza, il commercio e l’agricoltura vennero poste sotto il controllo diretto dello Stato. Ciò che più di tutto probabilmente contraddistingue il secolo breve è la sua omogeneità, tanto che lo storico Hobsbawm definisce la prima e la seconda guerra mondiale come ”un’unica grande guerra”, delineando così quest’epoca come la più violenta dell’umanità. A circa 30 anni di distanza dalla prima guerra mondiale, le Nazioni vincitrici del secondo conflitto si ritrovarono nuovamente a definire le proprie sfere di influenza in Europa: l’URSS che aveva liberato dal dominio nazista la Romania, la Bulgaria, la Polonia, la Jugoslavia, l’Ungheria e i Paesi Baltici avrebbe esercitato la propria influenza su tali paesi. La Germania sarebbe stata divisa in quattro zone di occupazione governate rispettivamente da Usa, URSS, Francia e Inghilterra. Come era accaduto per la prima guerra mondiale, anche dopo la conferenza di Yalta del ‘45 si decise di istituire una banca mondiale e un fondo monetario internazionale per far fronte alla ricostruzione e, sempre nello stesso anno venne istituita a San Francisco l’organizzazione delle Nazioni Unite che si sostituì alla Società delle Nazioni. Nel corso del ‘46 però, il clima di collaborazione tra le Nazioni mostrava le prime crepe, tanto che Stalin dichiarava inevitabile un conflitto tra mondo capitalista e blocco socialista e nel marzo dello stesso anno Churchill parlava di Cortina di ferro per definire la linea che divideva l’Europa democratica e liberale dai regimi comunisti. D’altra parte, la Jugoslavia, guidata da Tito, aveva formato un regime socialista non legato al blocco sovietico. Il novecento era di nuovo nel pieno di un conflitto: nel marzo del 1947 il presidente degli Usa sanciva l’inizio della guerra fredda: nel dichiarare inconciliabili sistemi politici basati l’uno sul rispetto delle libertà umane l’altro sul totalitarismo e l’oppressione, Truman prometteva un incondizionato aiuto nei confronti dei governi democratici minacciati dagli ordinamenti di stampo comunista, politica che prenderà il nome di “dottrina Truman”. Sempre nel ‘47 Stalin istituì il blocco sovietico (Germania orientale, Ungheria, Polonia, Romania, Albania, Bulgaria) al quale si contrappose il blocco occidentale legato agli USA. La conseguenza fu nuovamente la separazione dell’Europa in due blocchi e il simbolo di questa divisione fu il muro di Berlino: nel ‘49 nasceva la Repubblica Federale Tedesca(sotto l’influenza del blocco occidentale) e la repubblica democratica tedesca(sotto l’influenza sovietica). Sempre nello stesso anno verrà firmato il patto Atlantico dagli USA e dai governi dell’Europa occidentale, in caso di attacco sovietico e, nel 1955 URSS istituirà il patto di Varsavia. L’unione sovietica nel secondo dopoguerra, dopo la morte di Stalin, affermò l’esigenza di una coesistenza pacifica tra comunismo e capitalismo e lo stesso nuovo leader sovietico denunciava gli errori e i crimini commessi da Stalin, tanto da avviare un processo di “destalinizzazione”. Incoraggiate da tale politica Polonia e Ungheria cercavano di istituire un governo democratico, e mostravano l'intento di voler uscire dal patto di Varsavia. Con la salita al potere, Breznev, però, ribadirà l’autorità dell’Urss sui paesi “satelliti”, intervenendo in primo luogo in Cecoslovacchia dove era in atto un processo di democratizzazione. Verso la fine degli anni ’70 l'Unione Sovietica visse una profonda crisi che Gorbaciov, convinto sostenitore della necessità di una trasformazione della vita politica ed economica sovietica, tentò di sanare con un rilancio della dimensione economica a livello internazionale. Il nuovo leader puntò sul principio di trasparenza e di ricostruzione che comportava una riduzione delle spese militari e l’introduzione di un’economia di inserimento dell'Urss nel mercato internazionale. Favorite da tale svolta Polonia, Ungheria,Romania, Cecoslovacchia, Bulgaria e Albania diedero vita a un governo democratico. Nel 1991 numerose repubbliche sovietiche si dichiaravano indipendenti: Estonia, Lettonia,Lituania, Georgia, Ucraina Bielorussa, Georgia istituirono una comunità di stati indipendenti. Era la fine dell’Urss. Nel ‘93 nascevano Repubblica Ceca e repubblica slovacca. Nel corso del secolo breve, si è potuto assistere a varie crisi che hanno caratterizzato questo periodo. L’America infatti, nonostante si fosse affermata come potenza egemone sia nel primo che nel secondo dopoguerra ha ugualmente dovuto far fronte al crollo della Borsa: la prima volta nel ‘29, che prenderà il nome di Grande depressione e a distanza di circa 50 anni nell’ottobre del 1987 con il crollo della borsa di Wall street, causato
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