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IL PALAZZOTTO DI DON RODRIGO, Sintesi del corso di Italiano

ANALISI DEL PALAZZOTTO DI DON RODRIGO

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 09/11/2020

giannisav
giannisav 🇮🇹

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Scarica IL PALAZZOTTO DI DON RODRIGO e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! “IL PALAZZOTTO DI DON RODRIGO” COMPRENSIONE ANALISI E COMMENTO (TIPOLOGIA A) Comprensione e analisi. “Il palazzotto di Don Rodrigo” è un passo del Capitolo V de “I Promessi Sposi”, narra di Padre Cristoforo che si reca al palazzo di don Rodrigo. Per raggiungerlo il frate deve attraversare il villaggio dominato dal castello sull’altura. Il villaggio è popolato dai bravi, e tutto appare segnato da un clima di violenza e di malvagità: ovunque si vedono armi e neppure sui volti dei bambini e dei vecchi possiamo trovare l’innocenza. Percorso un sentiero in salita il sacerdote si trova di fronte alla fortezza che appare minacciosa. La sensazione è accentuata dalla presenza di quattro creature: i due avvoltoi morti e i due bravi sdraiati alla guardia del portone che accentuano la prepotenza del luogo e del padrone.Nei vv6-7, il paese è definito dall’autore “piccola capitale del suo piccol regno” con questa similitudine Manzoni voleva farci intendere e immaginare questo villaggio ai piedi della collina, verso il lago, dove è collocato un “mucchietto di casupole” abitate dai contadini lavoranti le terre di don Rodrigo che altro non erano che malfattori al servizio di don Rodrigo e quindi simili a lui in malvagità e arroganza. Questo suo “regno” fa riferimento ad un potere che opprime dall’alto. Camminando per le strade del villaggio si possono vedere all’interno delle case “schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti da polvere”. Questi oggetti ci fanno capire ancora meglio il carattere contadino degli abitanti e fornisce un’idea grottesca della condizione e dei costumi di quella gente caratterizzata dalla stessa violenza che regna nel palazzo. Nella descrizione della popolazione l’autore ricorre a metafore animalesche: “omacci tarchiati e arcigni vecchi che, perdute le zanne, parevan sempre pronti a digrignar le gengive; donne con certe facce maschie, e con certe braccia nerborute ”. Di tutta la rappresentazione, quello dei vecchi è il particolare più efficace; c’è dentro tutto il ribrezzo verso la malvagità degli anziani. Anche in seguito riappare questa associazione uomo-animale quando l’autore accosta i due avvoltoi morti ai due bravi, che lo stesso Manzoni definisce tutte “creature” senza fare distinzioni, posti a protezione di fronte al portone del palazzotto, sono accomunati dal senso di vita e di morte e dall’accoppiata uomini – animali, quindi troviamo una “simmetria tra queste quattro creature due vive e due morte collocate fuori casa di Don Rodrigo, anche perché Manzoni vuole mettere in rilievo la natura quasi animalesca di questi individui. COMMENTO: Dal passo si può capire sommariamente la posizione e le caratteristiche del castello, la personalità di Don Rodrigo e il timore che incuteva sugli altri. La descrizione del luogo può infatti essere attribuita allo stesso don Rodrigo, che non si faceva scrupoli di commettere ingiustizie. Non è propriamente una descrizione di paesaggio, ma rimanda a un ambiente con una precisa connotazione spirituale e, dunque, è coerente col modo in cui il Manzoni intende il paesaggio, come riflesso per capire le vicende umane. Il palazzotto di don Rodrigo si presenta al frate come una costruzione barricata con “rade e piccole finestre che davan sulla strada, chiuse da imposte sconnesse e consunte dagli anni, difese da grosse inferriate, e quelle del pian terreno tant’alte che appena vi sarebbe arrivato un uomo sulle spalle di un altro”. A garanzia di una maggiore sicurezza, inoltre, alla guardia del portone, si trovavano due bravi e, con funzione intimidatoria, le carcasse di due avvoltoi, sono tutti elementi che incutono timore ed è proprio questo che l’autore voleva sottolineare e accentuare. La descrizione del palazzo è assolutamente indispensabile al profilo psicologico del personaggio. Il Manzoni non fa il ritratto di don Rodrigo ma questa fortezza ne tiene vantaggiosamente le veci: la forza del signorotto locale, che vive nel crimine e nella malvagità, non è reale ma esaltata dall’orgoglio di casta e costituita dai bravi che nascondono la sua debolezza. Altro elemento usato da Manzoni è la rappresentazione del castello, definito “palazzotto” che si oppone nettamente alla definizione del paese degli sposi, chiamato con il diminutivo “paesello”, e del villaggio dei contadini, designato nel romanzo come un “mucchietto di casupole” e come una “piccola capitale
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