Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Papato nel Medioevo - C.AZZARA,, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto de "Il Papato nel Medioevo" di Azzara per l'Esame di Storia Medievale

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 03/03/2020

albertina_ciani
albertina_ciani 🇮🇹

4.5

(77)

30 documenti

1 / 11

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il Papato nel Medioevo - C.AZZARA, e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Il Papato Nel Medioevo Il papato in età tardo antica Nel 313 Costantino e Licino emisero l’Editto di Milano con cui fu riconosciuta come legittima la professione della fede cristiana, alla pari degli altri culti dell’impero. L’Editto di Milano non solo pose fine alle persecuzioni cristiani ma rese la Chiesa una persona fisica, con: - diritti in ambito patrimoniale - privilegi come l’esenzione dai gravami pubblici - giurisdizione sui tribunali imperiali Costantino donò alla Chiesa molti sontuosi oggetti sacri oltre che proprietà fondiarie, inoltre il suo impero viene ricordato per la straordinaria fioritura edilizia, fu costruita una nuova chiesa accanto al Laterano e la basilica in Vaticano. Nel 380 Teodosio emise l’Editto di Tessalonica con cui il cristianesimo divenne la religione ufficiale dell’impero.  La Chiesa di Roma da allora si impegnò nell’affermare la sua supremazia: Il Concilio di Serdice del 343 riconobbe al vescovo di Roma il primato, essendo successore di Pietro, primo degli apostoli e primo vescovo della città (nessun’altra città poteva vantare origini simili); mentre il primato dell’Urbe fu riconosciuto dal Concilio di Roma del 382. Papa Damaso fu il primo ad attribuire a Roma il nome di “sedes apostolica”, riaffermando la sua supremazia, mentre fu Leone Magno ad elaborare l’idea secondo cui il pontefice è “l’indegno successore di Pietro”, erede apostolico della totalità degli uffici ma irriproducibile nello status personale.  Il rafforzamento del ruolo della Chiesa di Roma non trovò poche opposizioni: Il Concilio di Efeso del 431 riaffermò il primato del vescovo di Roma, ma tale affermazione fu contraddetta dal successivo Concilio di Calcedonia del 451. Il Concilio di Calcedonia stabilì che il rango politico delle città ne determinava anche quello ecclesiastico, evidentemente a favore di Costantinopoli; mentre nel secolo successivo fu Giustiniano a conferire pari dignità alle cinque sedi episcopali di Roma, Costantinopoli, Gerusalemme, Antiochia ed Alessandria. Nel 484 vi fu uno scisma, causato dal conflitto tra papa Felice III e il patriarca Aciaco. Si disse che la causa fosse un conflitto dottrinale ma si crede che la reale causa fosse la volontà di entrambi di imporre la propria supremazia. >> La situazione della Chiesa romana fu aggravata dall’assenza del papa e dei vescovo d’occidente alla maggior parte dei concili ecumenici orientali, soprattutto quelli riguardanti il problema delle nature di Cristo. La Chiesa di Roma non trovò pochi oppositori nemmeno in occidente, dove episcopati come Ravenna e Aquileia si proposero come concorrenti e si opposero alla sua subordinazione.  La Chiesa di Roma dovette affrontare grandi crisi durante il periodo delle invasioni barbariche: Nel 410 vi fu il Sacco di Roma dei Visigoti di Alarico. Durante l’evento il pontefice, Innocenzo I, si trovava a Ravenna in carica ufficiale, si diffuse dunque l’idea che l’impero non fosse in grado nemmeno di tutelare la capitale. Nel 452 Leone Magno fu incaricato da Valentiniano III, con un gruppo di aristocratici romani, di mediare con Attila, Re degli Unni. Leone Megno e gli ambasciatori incontrarono il re unno sulla riva del Mincio, essi riuscirono a stabilire un compenso in denaro affinché Attila si ritirasse e non discendesse la penisola > da qui la nascita di una leggenda agiografica secondo cui Attila si sarebbe ritirato intimorito dalla minaccia rappresentata da Leone Magno, protetto dagli apostoli Paolo e soprattutto Pietro. Nel 455 Roma fu nuovamente toccata dal sacco ad opera dei Vandali di Genserico, durante questo evento il pontefice si propose come sostegno materiale e morale del popolo, inoltre assunse la direzione amministrativa e governativa della città.  I Goti in Italia e l’impero bizantino: Nel 493 Odoacre fu deposto da Teodorico, che si impose come re su parte della penisola italica. I Goti, di fede ariana, condussero politiche anche aggressive nei confronti dei cristiani. Giovanni I fu inviato da Teodorico a Costantinopoli per mediare con Giustiniano affinché non scoppiasse l’imminente guerra. Giovanni I tornò in Italia senza un accordo, fu accusato di tradimento e incarcerato, morì poco dopo. La guerra Greco-Gotica scoppiò nel 535 e durò quasi trent’anni, in questo periodo vi furono molti vuoti di potere che furono colmati dai pontefici. La guerra terminò ufficialmente nel 554 con la “Programmatica Sanzione”, con cui fu ristabilito il dominio bizantino. I pontefici si trovarono ad affrontare conflitti anche con l’imperatore Giustiniano: nel 537 papa Silverio fu accusato da Bellisario di essere un traditore, per cui fu deposto ed esiliato. Nel 544 Giustiniano emise l’Editto dei Tre Capitoli, a cui inizialmente si oppose papa Vigilio. Vigilio fu poi trascinato nel 547 a Costantinopoli ed obbligato a riconoscere l’editto, medesima sorte ebbe il suo successore, Pelagio I, che riconobbe la legittimità dell’editto dopo essere stato delegato ed esiliato. Il Papato nell’Alto Medioevo I Longobardi giunsero in Italia tra il 568-569, conquistarono pressoché tutta l’Italia centro-settentrionale, compresi i ducati di Spoleto e Benevento. I Longobardi condussero terribili saccheggi e razzie senza risparmiare gli edifici ecclesiastici, che sapevano colmi di ricchezze e scarsamente protetti. Monasteri e conventi furono abbandonati, addirittura vescovi fuggirono dalle città, il pontefice fu costretto allora a nominare dei “visitatores” che ne ricoprissero temporaneamente le funzioni. Il pontefice che dovette affrontare questa crisi fu Gregorio (I) Magno, eletto nel 590 rimase in carica fino al 604. Gregorio proveniva da una della più eminenti famiglie romane, abbandonò la carriera politica (era prefectus urbis) per divenire monaco, poi pontefice. Gregorio Magno fu estremamente abile nel negoziare con i Longobardi. Egli sfruttò il fatto che Teodolinda, moglie di Agilulfo, fosse cristiana per convincere il re ad accettare un compenso in denaro per non valicare le porte di Roma. Gregorio fu molto abile anche nei rapporti diplomatici che estese a regni oltre le alpi, egli si propose come ponte tra essi e Costantinopoli. L’atto che sicuramente è considerato il più importante che avvenne durante il suo regno fu la conversione al cristianesimo, ad opera di Agostino e un gruppo di monaci, del re del Kent, Etelberto e dei suoi sudditi. Egli fu molto abile anche nel coordinare la difesa militare e nell’organizzazione amministrativa del patrimonium sancti/beati petri. Il patrimonium sancti era cospicuo ma territorialmente disperso, per via delle donazioni eterogenee dell’aristocrazia romana tardo antica. Egli impose un rector per ogni proprietà del patrimonium sancti. Dalla sua morte nel 604 fino al 701 vi fu un succedersi di 20 pontefici, che non agirono in maniera unitaria. Eraclio emise nel 638 un documento, l’Ekthesis, con cui cercò di aggirare la formula di Calcedonia relativa alle due nature di Cristo. Papa Martino I si oppose all’Ekthesis, così Costante II lo depose ed esiliò in Crimea. Il Concilio di Costantinopoli del 680-681 riaffermò la formula di Calcedonia. Papa Sergio I rifiutò i deliberati, provocando l’ira di Giustiniano II che tentò la stessa manovra di Costante II con Martino II, ma il pontefice fu protetto dall’esercito dell’esarcato. - si scontrò con il patriarca di Costantinopoli, Michele Cerulario, quando questo fece chiudere (1053- 1054) tutte le chiese e monasteri latini a Costantinopoli e mise in dubbio la validità dell’eucaresti impartita in Occidente. - Nel 1053 avviò una spedizione contro i Normanni, che stavano espandendo territorialmente sulla penisola, ma fu sconfitto a Civitate, catturato ed imprigionato a Benevento. Leone IX fu costretto a riconoscere i territori occupati dai Normanni e così anche i suoi successori, decisero di riconoscere il dominio di Riccardo di Aversa sul principato di Capua e quello di Roberto il Guiscardo sui ducati di Puglia, Calabria e Sicilia in cambio del giuramento di fedeltà. Fu però solamente nel 1128 che i domini normanni furono unificati sotto Ruggero II e il dominio fu legittimato anche dal pontefice, che vite in loro un possibile sostegno militare. Alla morte di Enrico III l’aristocrazia romana approfittò per monopolizzare nuovamente le elezioni pontificie, almeno fino all’ascesa di papa Niccolò II, che cercò di riformare la chiesa, imponendo, per esempio nel 1059 il Decretum in Electione Papae, con cui stabiliva come le elezioni pontificie fossero prerogativa esclusiva del collegio cardinalizio, escludendo dunque il popolo (aristocrazia romana) e l’impero. Niccolò II morì nel 1061, gli successe il vescovo di Lucca, Alessandro II, eletto secondo il Decretum. L’impero con l’aristocrazia romana opposero ad Alessandro II, Onorio II, che col tempo però fu abbandonato dai suoi sostenitori e condannato nel sinodo di Mantova. Papa Alessandro II: - conferì alla pataria il “vexillum sancti petri” - sostenne il monastero toscano di Vallombrosa - rafforzò la sua influenza in paesi dove era debole, come la Scandinavia e Inghilterra Nel 1073 fu nominato papa Gregorio VII, che si scontrò numerose volta con l’imperatore Enrico IV, immediatamente: - impose alla chiesa una organizzazione di stampo monarchico (verticale col pontefice al vertice). - desacralizzò il potere imperiale. Molti vescovi, soprattutto in Germania, si schierarono dalla parte di Enrico IV, da qui una serie di atti di reciproca delegittimazione. Nel 1075: - vietò le investiture imperiali (moto per l’imperatore di creare una rete di vescovi alleati). - emise il Dictatum Papae: con cui ridefiniva la gerarchia ecclesiastica. Enrico IV convocò nel 1076 il Concilio di Worms con cui depose il pontefice, che a sua volta lo scomunicò. Enrico IV fu costretto a recarsi a Canossa, dove vi era il pontefice e Ugo di Cluny, ad aspettare tre giorni e notti il perdono del pontefice, che infine revocò la scomunica. Nel 1080 Enrico IV convocò il sinodo di Bressanone con cui elesse Clemente III, arcivescovo di Ravenna. Nel 1081 assediò Roma e tre anni dopo riuscì ad entrarvi e insediarvi Clemente III. Gregorio VII fu costretto a scappare a Salerno dove morì, ma Enrico IV abbandonò presto la città prima dell’arrivo dei Normanni del Guiscardo. Alla morte di Gregorio VII nel 1085 fu eletto Desiderio di Montecassino, papa Vittore III. Il papato di Desiderio fu molto breve, dopo pochi mesi lasciò il posto a Urbano II. Urbano II durante il Concilio di Clermont (1095) cercò di portare pacificazione sociale, di porre fine ai decennali fratricidi tra cavalieri e nobili, consigliando di espiare i propri peccati in pellegrinaggio. Urbano II fu anche il promotore della prima crociata (1096-1099) a cui parteciparono anche gli aristocratici francesi e normanni, che terminò con la conquista di Gerusalemme e territori circostanti. Pasquale II fu eletto papa a seguito di Urbano II (1099), dovette fronteggiare Enrico V sulla questione delle investiture. L’imperatore irato prese in ostaggio il pontefice, lo imprigionò e costrinse a dare il suo consenso per le investiture imperiali. Pasquale II morì poi in Castel Sant’Angelo mentre con l’aiuto dei Normanni cercava di tornare in segreto in Vaticano. Per un brevissimo periodo vi fu poi Gelasio II, a cui successe Callisto II, che col Concordato di Worms del 1122 si accordò finalmente con Enrico V: - investitura spirituale era prerogativa del clero - investitura temporale era prerogativa dell’imperatore - in Germani l’imperatore poteva attendere alle elezioni dei vescovi e una volta eletti investirli di cariche e beni temporali. L’Apogeo Posta fine alla lotta per le investiture con l’impero, il papato si concentrò nel consolidamento delle istituzioni, ma dovette affrontare un nuovo problema: le pressioni dell’aristocrazia, che aveva cambiato fisionomia (arricchita e aveva nuovi interessi economici - prestiti), sul collegio cardinalizio: - Alla morte di Callisto II nel 1124, il collegio cardinalizio fu diviso in due fazioni, i sostenitori dei Frangipani e quelli dei Pierleoni. Fu eletto papa Celestino II, deposto e sostituito dopo breve da papa Onorio II. - Ancora più tumultuose furono le elezioni di Innocenzo II. 16 cardinali della fazione dei Frangipani si riunirono ed elessero il pontefice senza coinvolgere i restanti 14 cardinali, che a loro volta elessero Anacleto II. Fu Bernardo di Chiaravalle a convincere il re di Francia e di Inghilterra a sostenere Innocenzo II, mentre fu Norberto, fondatore dei premostratensi, a convincere l’imperatore Lotario. Innocenzo II rafforzò l’alleanza francese incornando egli stesso Luigi VII a Reims.  Bernardo di Chiaravalle ebbe una grande influenza durante questo papato. Fu egli a elaborare la teoria di un regno del papa, in quanto vicario di Cristo, dunque il pontefice era al tempo stesso re e sacerdote. Nel frattempo il diritto canonico fu riunito dal monaco Graziano nel Decretum. I pontefici in questi secoli si circondarono di giuristi, lo stesso Alessandro II fu professore di Legge a Bologna. Nel 1052 fu eletto re di Germania Federico Barbarossa, duca di Svevia. Nel 1054 giunse in Italia e nel 1058 convocò la dieta di Roncaglia, durante la quale emise: - Constitutio de Regalibus, con cui rivendicò i “regalia iura”, da molto esercitati dai comuni cittadini. - Constitutio Pacis, con cui vietò ai comuni di riunirsi in leghe. Nel frattempo fu eletto un nuovo pontefice, Alessandro II, a cui l’imperatore oppose un pontefice di sua nomina, Vittore IV. Per questo motivo Alessandro II si schierò con la Lega Lombarda contro l’impero. Il Barbarossa fu sconfitto nel 1176 a Legnano e nel 1177 fu costretto a stipulare la Pace di Venezia e riconoscere Alessandro II. Alessandro II dovette affrontare altri problemi: - Nel 1164 Enrico II d’Inghilterra emise l’Assise di Claredon, con cui estese la giustizia regia al clero. L’Assise limitava il privilegio dell’immunità, imponeva il suo coinvolgimento nelle elezioni vescovili e obbligava il clero a richiedere il suo permesso per rivolgersi a Roma. All’Assise si oppose Thomas Beckett, vescovo di Canterbury, che fu assassinato in circostanze misteriose. - Nel 1190 Federico Barbarossa morì, gli successe il figlio Enrico VI, che unì l’impero al regno normanno, avendo sposato Costanza d’Altavilla, figlia di Ruggero II. Alessandro II dovette negoziare con Enrico VI per assicurarsi che non venisse minacciato, in cambio il sovrano volle il riconoscimento della sua successione. Enrico VI fu incoronato re di Sicilia nel 1194 ma morì soli tre anni dopo. L’erede al trono era Federico II, che aveva solamente tre anni, che per volontà di Costanza fu affidato alla tutela di papa Innocenzo III. Innocenzo III nel frattempo: - riorganizzò l’amministrazione della Chiesa: separò la Camera Apostolica dalla Cancelleria.. - fece riunire tutte le norme del diritto canonico, anche quelle escluse dal Decretum Giustiniani. - rafforzò la sua influenza su alcuni domini, l’attuale Romagna, Umbria, Marche e Lazio. Innocenzo III intervenne nella crisi dinastica, sostenendo Ottone Brunswick rispetto a Filippo di Svevia, fratello di Enrico VI. Ottone Brunswick una volta asceso al potere immediatamente cercò di imporsi sui territori dove Innocenzo III stava rafforzando la sua influenza, per cui fu deposto e nel 1212 fu incoronato Federico II. Successero a Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX, che si trovarono anch’essi a scontrarsi con l’impero. Motivi di tensioni furono: - Il fallimento della crociata del 1227. Scoppiò una epidemia sulle navi ma Federico II fu accusato di non essersi impegnato. - Federico II fu accusato di essere amico degli infedeli poiché mediò con Al-Kamil per accedere in Palestina e a Gerusalemme. - Federico II nominò il figlio Enrico re di Sicilia e Germania e Enzo re di Sardegna, il pontefice fu spaventato dalla possibilità dell’unione dei regni. Gregorio IX si preparò a muove guerra, assediò Napoli ma fu sconfitto nel 1230 fu costretto a firmare una pace con cui gli fu imposto di ritirare le truppe dal meridionale e di ritirare la scomunica a Federico II. Lo scontro tra impero e papato non avvenne solamente sul campo di battaglia ma anche con la propaganda, tramite testi scritti, raffigurazioni iconografiche, prediche.. Se da una parte Federico II veniva dipinto come amico degli infedeli, Gregorio IX fu accusato di essere l’antipapa. Nel 1241 Gregorio IX morì, il prefetto di Roma rinchiuse il collegio cardinalizio in un monastero affinché le elezioni si svolgessero rapidamente, fu eletto Celestino IV, che scomparve dopo 17 giorni. Per due anni vi fu vacanza, poi fu eletto Innocenzo IV, che si trasferì in Francia sotto la protezione di Luigi IX. Il pontefice convocò un concilio nel 1245 con cui scomunicò Federico II. Federico II morì però nel 1250, gli successe il figlio Corrado, che morì a sua volta dopo soli quattro anni. L’erede al trono era Corradino, ancora troppo giovane, per cui il potere fu preso da Manfredi, altro figlio di Federico II. Il nuovo pontefice, Urbano IV, approfittò della crisi dinastica per imporre un sovrano in Sicilia a lui alleato e fedele, Carlo d’Angiò. Carlo d’Angiò sconfisse ed uccise Manfredi nel 1266 poi Corradino nel 1268 a Tagliacozzo. Travaglio del Pontificato Tardo-Medievale Aggirata la minaccia sveva con l’ascesa al trono di Sicilia della dinastia angioina, la chiesa dovette affrontare, nella seconda metà del XIII, nuove problematiche: in soli 40 vi furono 11 pontefici differenti e 7 anni di vacanza, tra il 1276-1277 vi furono due pontefici contemporaneamente. Nel frattempo avvenne la regolazione dell’organizzazione burocratica, con la separazione: - della Cancelleria, che produceva, emanava e archiviava i documenti papali, - dalla Camera Apostolica, presieduta dal Camerlengo, incaricata dell’amministrazione fiscale. Prima di morire, Martino V convocò il concilio generale, nel 1431. Il Concilio di Basilea ebbe inizio nel 1433, col nuovo pontefice Eugenio IV, e terminò nel 1449. Durante il concilio fu proposta la possibilità di unire la chiesa cattolica e quella ortodossa, proposta rivendicata dall’imperatore Giovanni VIII Paleologo, motivato dalla minaccia turca. Eugenio IV nel 1437 propose di spostare il concilio a Ferrara, per indebolirlo, e rifiutò di riconoscerne la superiorità rispetto al ruolo del pontefice. Fu dunque deposto e sostituito da Felice V, Amedeo VIII di Savoia. Ciononostante Eugenio IV spostò il concilio a Ferrara, poi a Firenze, decidendo di accettare la proposta di Giovanni VIII Paleologo, unendo dunque le due chiese, inoltre riuscì a recuperare la sua posizione a Roma.  Si diffuse l’idea dell’impossibilità di modificare la Chiesa, sperando però ancora in un rinnovamento morale. Vi fu la “rinascita” dell’individuo, spinta dalla cultura umanista e rinascimentale, che portò i fedeli a mettere in dubbio il ruolo della Chiesa come istituzione di governo.  Nel frattempo fu condotto un processo di “italinizzazione”, dovuto al fatto che la Chiesa del XV secolo si occupò principalmente delle questioni locali e dal fatto che i pontefici e il collegio cardinalizio del quattrocento fu perlopiù costituito da italiani. Dal XIII secolo i domini della chiesa furono distinti in “mediate subiectae”, rette da signori locali, e “immediate subiectae” rette da istituzioni locali sotto il controllo pontificio. Il papato in questo periodo cercò di rafforzare i legami con questi domini. Pontefici come Niccolò V e Sisto IV condussero un rinnovamento edilizio e artistico a Roma, per esempio, acquistando un ingente numero di manoscritti classici e patristici per la Biblioteca Vaticana. Roma aveva subito però una forte contrazione fiscale, motivo per cui pontefici come Martino V, Eugenio IV e Pio II intrapresero spedizioni militari, per: - espandere e rafforzare il controllo sui propri domini - ottenere maggiori risorse economiche (motivo per cui furono moltiplicati anche i giubilei). I pontefici cercarono sempre di ottenere il controllo del collegio cardinalizio. Martino V eredità dai suoi predecessori scismatici, tre collegi, che furono riuniti in un unico, costituito da 19 cardinali dei diversi stati cattolici. La nomina di parenti fu limitata nella prima metà del XV secolo, ma cambiò con Callisto III Borgia, che nominò due nipoti cardinali del collegio e uno, capo della milizia pontificia. Il nepotismo divenne regola, i pontefici in questo modo si assicuravano sostegno dalla curia e rafforzavano la posizione della propria famiglia, anche in caso di morte del papa. Il fatto che divenne una prassi è dimostrato dal fatto che in un secolo furono eletti pontefici appartenenti sempre alla medesime famiglie: quelle in decadenza, degli Orsini e Colonna, e quelle in ascesa, dei Medici, Gonzaga, Este, Sforza, Savoia e Aragona. Il nepotismo fu però molto negativo, portò un dilagare della corruzione e pontefici anche dal grande spessore, come Pio II, non riuscirono a rinnovare moralmente l’istituzione. Nel 1453 Costantinopoli fu conquistata dai turchi, Callisto III fallì nel tentativo di riunire a Roma nel 1458 i principali monarchi, per convincerli a intraprendere una crociata antiturca. Pio II nel 1459 organizzò un’assemblea a Mantova, con la partecipazione di pochi principi ma che ebbe grandi effetti. Per la prima volta fu utilizzato il termine, classico, “Europa”, per indicare tutti gli stati cattolici, uniti da una fede comune, in opposizione con quelli islamici. La politica pontificia del XV fu incentrata: - nel limitare l’espansione turca - nel condurre un espansione e consolidamento dei domini papali. Nel 1454 vi fu la Pace di Lodi, a cui la chiesa partecipò con Napoli e Ferrara, per porre fine agli scontri tra Milano, Firenze e Venezia. Durante la pace fu stabilito la creazione di una lega, costituita da tutti questi stati. Nel caso uno di questi stati avesse mosso guerra contro un altro, la Lega sarebbe intervenuta in difesa dello stato minacciato. Giulio II fu molto abile nel consolidare l’aspetto territoriale della Chiesa, che divenne un vero stato regionale: - riconquistò Romagna e Marche - assoggettò nuovamente Bologna e Perugia - si unì alla Lega di Cambrai per ridimensionare Venezia, che occupava Rimini e Faenza. - cambiò immediatamente alleanza, mosse guerra contro Ferrara, filo francese, per ottenere Modena. In fine diede vita alla Lega Santa, anti francese, con Venezia, Inghilterra e Spagna.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved