Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il pensiero politico medievale, Sintesi del corso di Storia Del Pensiero Sociologico

Riassunto del libro Il pensiero politico medievale di Gianluca Briguglia

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 06/07/2023

nicolo-iannantuoni
nicolo-iannantuoni 🇮🇹

4.2

(14)

20 documenti

1 / 18

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il pensiero politico medievale e più Sintesi del corso in PDF di Storia Del Pensiero Sociologico solo su Docsity! 1 Introduzione Il medioevo nasce tra ‘700 e ‘800 come potente precomprensione storiografica Medioevo come bad company della storia europea. Medioevo come doppio corpo  quello delle sue idee e credenze e quello delle concezioni incorporate alla nostra idea di medioevo. IL POLICRATICO DI GIOVANNI DI SALISBURY 1. Un intellettuale per la politica Nato intorno il 1120. Nel 1136 va a studiare a Parigi presso Abelardo. Si sente estraneo all’esercizio della filosofia come fine a sé stesso. Nel Metalogicon scrive che è l’eloquenza a dare accesso alla socialità. Il re d’Inghilterra chiede la sua consulenza per sulla questione irlandese, questo infatti vuole un riconoscimento pieno della sua giurisdizione sull’Irlanda, mentre il Papa permette la conquista da parte di Londra ma dichiara l’Irlanda feudo papale. 1164 Costituzioni di Clarendon, Enrico II limita la giurisdizione papale in Inghilterra, eliminando anche alcuni privilegi del clero. Beckett arcivescovo è contrario e viene killato. 1176 Giovanni diventa vescovo di Chartres 2. La politica come Umanesimo Rapporto tra politica e cultura come baricentro di un’attività di governo funzionante. Violenza e forza non sono sufficienti per governare un regno. La sapienza come azione politica dev’essere anche studio dei comportamenti umani, comprensione delle dinamiche etiche e sociali. Le vanità di curia e gli insegnamenti dei filosofi, delineano i due poli entro cui la politica si inscrive. Sulla vanità si costruiscono saperi inconsistenti e la vita sociale che ne risulta è povera e piena di ipocrisie. Lo sguardo sul mondo politico così inteso è lo sguardo da commedia. Il mondo è abitato da persone che hanno perso il contatto con la verità dell’essere. Questo è dovuto all’abitudine di assumere una maschera sociale. “ogni personaggio ha un suo ruolo quando viene associato a quello di un altro perché tutto prevede un altro aspetto”  tolto di mezzo l’uno dei due anche l’altro scompare. La vita sembra essere quasi un dimenticarsi di sé. Il policratico non è un trattato sistematico ma un’antropologia sociale e politica della corte e dei governanti. È una presa d’atto che il punto di partenza dell’indagine sul potere sta nell’oscillazione di questi due aspetti sia nei comportamenti individuali che di gruppo. 3. Il principe e il tiranno La compresenza continua di una doppiezza che sembra la sostanza del fenomeno politico è mostrata dall’immagine dell’ermafrodita. Bernardo e Teodorico di Chartres teorizzano l’ermeneutica dell’integumentum, cioè involucro con cui la verità si protegge e al tempo stesso si esprime (ad esempio i miti di Platone). I fenomeni del mondo sono quindi legati a una semantica, a una necessaria e continua opera di interpretazione. 2 Immagine congiunta del principe e del tiranno  la trattazione comincia ponendo una netta distinzione. Il principe obbedisce alla legge e governa secondo il proprio giudizio quel popolo di cui si crede servitore. Rivendica la direzione dello Stato, in nome della legge. Se è superiore agli altri lo è perché i privati si occupano solo di questioni private, mentre il principe si sobbarca quelle di tutti. Visione organicistica dello Stato (ripresa di Cicerone De amicizia). Per Giovanni il principe non può essere sciolto dai vincoli della legge. Il concetto di legge in Giovanni da un lato ricomprende le concrete leggi di un regno che però sono assorbite dalla volontà del buon principe, dall’altro si riferisce alle leggi universali della parola di Dio, che sono l’intima ragione anche delle buone leggi positive. Altre volte distingue i livelli della legge e della giustizia, mostrandone il carattere di sistema in cui tutto è relazione. Il principe è impregnato di tutti i livelli della legge e della giustizia ed è per questo che può intervenire sul suo popolo. La sua forza non è mai violenza ma esecuzione di una giustizia. Il principe è ministro di Dio, per questo riceve la spada dalla Chiesa, quest’ultima riserva a sé l’autorità spirituale. Tiranno opprime il popolo con dominio violento. Il tiranno annulla la legge e affronta Dio. Sostiene che i tiranni esistano anche tra i privati. Ci si chiede se da questo male possa generarsi un bene  le Scritture mostrano he talvolta nella storia la comparsa di un tiranno sia stata salutare. Distinzione tra tiranni privati (piegano il potere a scopi illeciti) che possono essere tenuti a freno tramite le leggi, che garantiscono la convivenza civile e tiranni politici possono essere ingannati, adulati e tenuti a bada con mezzi di vario tipo. C’è da chiedersi se dal male del tiranno non possa generarsi un bene  il popolo può ritrovare sé stesso, oppure il tiranno è la punizione di un popolo che ha peccato. Il tiranno politico commette un delitto contro l’intero corpo politico. Uccidere il tiranno è una cosa equa e giusta. Tuttavia, Giovanni non elabora una teoria del tirannicidio anzi vieta l’uccisione del tiranno da parte di chi gli ha giurato fedeltà. Bartolo di Sassoferrato nel De tyranno, individua due elementi formali della tirannia, cioè quella per mancanza di titolo giuridico a governare e quella per gli abusi nell’esercizio del potere. Il Policratico è il primo grande tentativo filosofico medievale di dare ordine alle esperienze e di concepire pragmaticamente dei rimedi. Quello che conta per Giovanni non è uccidere il tiranno ma evitare che l’organismo sociale e politico si corrompa per la tirannia o che generi la tirannia, impedire che il corpo armonioso che compone la comunità si trasformi in un corpo mostruoso. 4. Il corpo vivente dello Stato Tema dell’integrità morale pubblica di chi ha le responsabilità più importanti. Giovanni struttura un’indagine sulla relazione funzionale e l’interconnessione di tutte le parti del corpo sociale Secondo Plutarco lo Stato è un corpo che vive per concessione divina, che agisce sotto lo stimolo di una somma giustizia ed è governato dalle redini della ragione. La politica non può prescindere da giustizia e ragione. 5 LE IDEE POLITICHE POST-ARISTOTELICHE. DA TOMMASO D’AQUINO A DANTE ALIGHIERI 1. Tommaso d’Aquino e la nuova “Politica” De regno 1271-73 (Il suo allievo Tolomeo da Lucca ha scritto una seconda parte del testo chiamata De regimine principum). Lettura e analisi critica della Politica di Aristotele (tradotta nel 1260 da Guglielmo di Moerbeke)  Politicità intrinseca della natura umana e la tassonomia dei sistemi di governo. L’intento di Tommaso è di comprendere i fondamenti antropologici del politico a partire dalla teorizzazione aristotelica. (Il De regno si apre con l’intento di offrire l’opera a un re di Cipro) Essere umano come “animale sociale e politico che vive in una moltitudine”  la socialità è un tratto umano ineliminabile e naturale, mentre quello politico di convivenza civile e il prodotto del primo. In una vita sociale è necessario che vi sia un principio direttivo unitario, capace di condurre l’umanità al suo fine. Concezione organistica dello Stato (Cita Fisica II,2 secondo cui l’arte imita i processi naturali)  in ogni corpo vivente ci deve essere una forza reggente che indirizza al bene comune. Serve una “virtus reggitiva” Principio metafisico di unità. Nella visione agostiniana la politica era intesa come il rimedio alla caduta dei progenitori. La politica è un bisogno naturale e fa quindi parte dei fenomeni della natura, quindi forme di governo della moltitudine ci sarebbero state anche se Adamo ed Eva non avessero commesso il peccato originale. Forme di governo: è necessario tentare di dare dei limiti al potere del re. Forma di governo ideale è governo misto (questione 105 Prima secundae)  Uno presiede su tutti nell’onestà; pochi presiedono nella virtù; tutti possono eleggere ed essere eletti. (Stessa forma di governo che si può desumere dalle sacre scritture  Mosè e successori erano monarchi, ma c’erano 72 anziani eletti secondo merito di virtù da tutti) Analogia tra opera di Dio e quella del Sovrano applicando la distinzione metafisica tra creazione e mantenimento nell’essere  Il sovrano ha il compito di istituire la comunità e il regno e di governarli. (Allo stesso modo l’anima vivifica il corpo e poi lo guida). Governare significa portare la moltitudine al suo fine proprio (Aristotelico) Doppio livello di perfezione e di felicità a cui si può aspirare  terreno e spirituale. Qua è implicito il rapporto tra papa e sovrano. Funzione della legge È la regola che ha lo scopo di indirizzare al bene comune  ordinare qualcosa a un fine è azione della ragione, quindi le leggi sono rette dalla ragione (utilizzare le regole del sillogismo speculativo in quello pratico). Fare le leggi spetta all’intero popolo o a chi ha cura di esso. 6 2. Tolomeo da Lucca, aristotelico e guelfo (1236 – 1327) De regimine principum (dopo 1300). Ha scritto anche Determinatio compendiosa Analisi del concetto di dominium  Dio è il Dominus e sta in rapporto causale con il dominium (Ne è ontologicamente superiore, è causa e fine del dominium). Il dominio umano sarebbe esistito anche in stato d’innocenza, ma il principio direttivo non avrebbe avuto bisogno di esercitarsi tramite coercizione. Nello stato decaduto il dominio si articola in 4 livelli: 1. Comunità economica (familiare) 2. Politico (Repubblica Romana)  moderato per rispettare la temporalità delle cariche e la natura dei popoli che vengono influenzati dal dominio che vi si esercita. I reggenti operano secondo gli statuti delle comunità. Le leggi limitano la capacità di intervento arbitrario del governante. 3. Dispotico  radicato nel terreno del peccato (quello regale che Tolomeo usa come sinonimo è in realtà diverso perché punta al bene comune e limita le passioni). 4. Imperiale  vocazione all’universalità Tolomeo parla della varietà delle forme politiche in rapporto alla diversa natura dei popoli. Il potere papale assume a sé regalità e sacerdozio Parentesi sulla necessaria romanità dell’impero Germanico e disputa se il potere del papa sia superiore o meno. (Martino Polono  intenzione e potere del papa di trasferire l’impero. Vincenzo di Beauvais  azione del popolo e dei baroni il vero movente del cambiamento). Monarchia di Cristo Primo vicario di Cristo è Augusto che disarticola le funzioni temporali, assorbendole in un disegno di salvezza. Per Tolomeo l’impero è sottoposto al mutamento mentre il potere del Papa è rimasto costante. Questione del passaggio di popolo imperiale  gli storici Martino Polono mostre che fu precisa intenzione del papa trasferire l’impero. Vincenzo di Beauvais chiarì che il popolo e i baroni con le loro azioni furono il movente del cambiamento. Nel papa si riassume la pienezza della Storia Romana e del suo significato Cristiano Tre Rome si combattono al tempo di Tolomeo  Roma repubblicana delle città libere, Roma imperiale dei popoli, Roma cristiana del Papa. La Roma repubblicana è la forma più vicina è il regime più vicino a quello che si sarebbe compiuto nello stato edenico.  quarta monarchia della storia. La quinta è la monarchia di Cristo. Il primo vicario è Augusto, e questa monarchia è indirizzata alla salvezza delle anime. Per Tolomeo l’impero è sottoposto a mutamento, mentre la facoltà del papa di acconsentire al passaggio di impero è costante. Nel papa che è vicario di Cristo si riassume la pienezza della storia romana e del suo reale e concreto significato cristiano. 7 3. Remigio de Girolami, il bene comune Domenicano, punto di contatto tra cultura comunale e universitaria. 1267-68 è al convento domenicano di Saint-Jacques a Parigi La famiglia di Remigio si era inserita nel clima degli assetti istituzionali fiorentini dopo il ritorno al potere dei guelfi nel ’60 1293 Giano della Bella fa escludere dalla vita pubblica i magnati De bono pacis 1303-04 propone un’amnistia generale, che consenta ai bianchi di tornare legalmente a Firenze, ma a patto di rinunciare a compensazioni per i torti subiti dai neri e senza reclamare giustizia. De bono comuni Il comune è il luogo autentico e naturale dell’esperienza collettiva e politica. Senza il tutto comune che è il Comune non esistono neppure le funzioni che attribuiscono piacere, amore e utilità Il bene comune va anteposto al bene privato del singolo L’essere del tutto è superiore all’essere delle parti  la comunità politica è superiore alla famiglia. L’essere della parte dipende da quello del tutto  cita Aristotele che l’uomo è tale solo nella comunità A partire dal “basso” dell’autogoverno cittadino, ricerca quel doppio livello istituzionale e di potere che caratterizza l’Italia settentrionale Nel Contra falsos ecclesiae professores loda il potere universale della Chiesa, che appare come un’autorità di istanza superiore. 4. Dante Alighieri P. 81 piccola intro di imperatore Ludovico il Bavaro che si fa incoronare da antipapa fantoccio e trova le tesi proRe nel De monarchia De Monarchia (tra 1308 e 1313 non c’è datazione precisa) 3 domande: 1. Se la monarchia universale sia necessaria 2. Se il popolo romano abbia rivendicato il ruolo di imperatore 3. Se l’autorità di imperatore dipenda da Dio direttamente o tramite suo vicario Esigenza di partecipazione intellettuale nella ricerca di equilibri nuovi  attività che può essere attualizzata solo dal genere umano nel suo complesso. Partecipazione come un operare proprio dell’intero corpo dell’umanità. Conoscenza è un’attività che solo il genere umano nel suo complesso può attualizzare  è necessario che il genere umano sia costituito da una moltitudine La specificità umana del conoscere è data dalla sua potenzialità che implica un processo di sviluppo senza fine. Serve che il genere umano sia costituito da una moltitudine, per mezzo della quale la potenzialità sia attuata interamente.  la precondizione di questo è la pace universale. 1. La monarchia universale è necessaria come principio di unita che permei la totalità e la diriga. Il monarca universale non rischia di trasformarsi in tiranno perché non avrebbe territori o beni da conquistare e desiderare. 2. Il popolo romano ha istituito l’impero e lo detiene di diritto. Le conquiste romane furono giuste, il loro successo fu voluto da Dio 10 2. Erveo di Nédellec Domenicano del convento di Saint-Jacques. Firmò il documento di sostegno al Re di Francia 1311 scrive de iurisdictione  “esenzione” potere del papa di esentare dalla giurisdizione episcopale specifici soggetti giuridici Potestas jurisdictionis che va intesa come potere di dire il diritto  è una capacità normativa di obbligare (nel senso che l’obbligo non è esercitato di fatto). Le fonti istituenti di questa capacità sono il consenso del popolo o Dio Papa come vicario di Cristo riceve il potere direttamente da Dio, i successivi papi però vengono eletti dagli uomini. Vescovi successori degli apostoli e sacerdoti successori dei discepoli. Jean Poully ritiene che le esenzioni papali stravolgano la forma stessa della Chiesa voluta da Dio  il papa non può stravolgere le relazioni dirette tra vescovi, sacerdoti e Cristo. Bisogna capire qual è la distanza tra fonte del potere ed esercizio del potere e capire dove si collochi il momento istituente di un determinato potere Riflessione sulla gerarchia delle cause  Cristo è la causa immediata e suprema che conferisce potere a vescovi e sacerdoti, tuttavia il Papa si inserisce come causa mediata, essendo egli vicario di Cristo. 5. Modelli di un mondo nuovo 1. Giovanni di Parigi Dominicano nel convento di Saint-Jacques a Parigi difende Tommaso dalle censure del 1277 nel Correctorium corruptorii Condannato nel 1305 per la sua posizione sull’eucarestia che interpreta come una forma di consustanziazione e qui la sua carriera si chiude. Trattato sul potere regale e sul potere papale Prima parte è dedicata al tema della fondazione dei due poteri e ne delinea gli ambiti, le caratteristiche e i limiti. Seconda (capp. 11-20) confutazione interpretazioni su varie discipline dei sostenitori del papa. Nel trattato la liceità della rinuncia papale si ricombina con la causa della sua possibilità, ossia la salvaguardia del bene comune.  argomento della deposizione papale Superiorità del concilio (collegio cardinalizio per Giovanni), il quale ha la responsabilità giuridica della deposizione papale. L’allegoria biblica non è interpretabile a piacimento e non ha valore argomentativo se non si appoggia a interpretazioni più esplicite. Le narrazioni bibliche hanno un valore epistemico che trascende gli eventi descritti. Primi dieci capitoli indagano il rapporto tra regno, sacerdozio, pontefice e beni della Chiesa Poteri del papa Nel corpo ecclesiastico ha giurisdizione generale, più ampia di quella dei vescovi dal punto di vista territoriale e più ampia dal punto di vista degli strumenti a disposizione. 11 Differenza radicale tra regno e sacerdozio e nell’organizzazione dei due poteri.  universalità chiesa dev’essere mantenuta mentre l’universalità della comunità politica viene disintegrata di diritto (rapporto uno-molti). 2. Egidio Romano e la fondazione assoluta del potere Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino, allievo di Tommaso d’Aquino. Legato a Bonifacio VIII De ecclesiastica potestate 1302 problema della fondazione dei poteri e del loro rapporto Problema dell’istituzione (momento fondativo). Tentativo di comprendere se il potere secolare abbia fondazione divina e se questa fondazione sia mediata dalla Chiesa. L’utilizzo del testo di Ugo di San vittore è un modello autorevole, però in esso vi sono coppie interpretative. (C’è un dualismo tipicamente platonico dove i problemi di comunicazione tra spirito e materia sono scaricati sul rapporto spirituale temporale).  tentativo di Egidio di proporre un dualismo gerarchizzato. Questione delle due spade  a partire dal XII secolo la formula di potere secolare che può essere mosso con un cenno, passa dal designare un potere non solo del papa fino a essere una prerogativa esclusiva del pontefice. Egidio vuole mostrare che è impensabile uno spazio politico senza la presupposizione di un punto di pienezza giuridica che lega la dimensione umana alla sua fondazione divina. Egidio dice che il potere pieno è di chi può esercitarlo senza utilizzare cause seconde  Il papa in quanto vicario di Cristo può sconvolgere qualsiasi ordine di leggi. Capp. 4 e 7 seconda parte Egidio analizza il fondamento della vita associata   Fondazione patti e associazioni tra uomini  Ampliamento umani comporta necessità ampliamento  passaggio di proprietà, acquisti, donazioni, spartizione beni L’elemento caratterizzante il rapporto tra uomo e le cose è individuato nel peccato originale  a causa di questo gli uomini sono indegni di qualsiasi possesso e hanno perso il dono della giustizia originari. Il battesimo sembra configurarsi come patto anche politico, in quanto i genitori impegnano il figlio all’osservanza della Fede. Egidio antropologia che apre al diritto di possedere solo entro la comunità giuridica. Questa comunità, inoltre, deve passare per l’ecclesia. 3. Giacomo da Viterbo Ordine degli eremiti di Sant’Agostino scrive il De regime christiano 1302 dedicato a Bonifacio VIII che poi lo le crea arcivescovo. Chiesa è aristotelicamente comunità politica perfetta, è regno di cui Cristo è capo. Nella comunità della Chiesa è presente tutto ciò che è sufficiente alla salvezza degli uomini Cristo ha due ordini di poteri, in quanto ha due nature, uno in quanto Dio uno in quanto uomo. Distinzione di Tommaso tra potere creatore e potere governativo (il secondo si specifica in mantenimento dell’ordine del creato, assimilazione delle creature a Dio). Cristo oltre ad avere sti due poteri divini ha il potere umano riferito alla sua anima secondo tre aspetti: 1. Normali funzioni sensitive, appetitive, intellettive 2. Capacità di dirigere e illuminare coi propri atti 3. Anima di Cristo come strumento del Verbo, che gli permette di compiere miracoli Cristo è sacerdote in quanto uomo e re in quanto uomo e Dio. Cristo comunica agli uomini il potere sacerdotale e l’elemento regale spirituale; non comunica il potere divino di Creatore. Il potere regale è attribuito a chi ha funzione di governo, tipo i vescovi. I sacerdoti non sono la causa dei sacramenti, che è Cristo. (catena delle cause) 12 Esiste una necessità naturale di governo  distinzione tra l’istituzione umana del potere regale data dalla natura degli uomini e un’istituzione divina istituita da Dio secondo Grazia. (cioè i regni prima della venuta di Cristo sono imperfetti) La Grazia perfeziona la natura umana Il potere regale Cristiano ha due espressioni  una regalità spirituale e una regalità temporale (la seconda è un effettivo esercizio su quelli di cui abbiamo responsabilità La regalità temporale è in certo modo inerente a quella spirituale. La Chiesa come comunità dei battezzati ha una regalità perfetta. Esiste una gerarchia tra i poteri in quanto il Re riceve il proprio potere da Dio ma mediante il Papa che è vicario di Cristo. 6. Di nuovo la tempesta 1. Guglielmo da Ockham 1285-1347 Ordine francescano Legge su ordine di Michele da Cesena tre bolle di Papa Giovanni XXII e le considera erronee ed eretiche. Nel 1334 invia una lettera all’assemblea generale dei Frati Minori di Perugia dove afferma che il Papa Giovanni XXII è eretico. Scappa da Avignone per raggiungere Pisa. Il Papa scomunica chi lo accusa di eresia ed emana la bolla Quia vir reprobus in cui attacca Michele da Cesena e radicalizza la critica alla povertà dei francescani. Intanto Guglielmo è a Monaco di Baviera sotto protezione dell’imperatore, anch’esso scomunicato. 1.1 La povertà volontaria come problema politico Il papa vuole porre fine alle tensioni che hanno da sempre attraversato l’ordine francescano. La povertà francescana immette un messaggio potenzialmente sovversivo delle relazioni sociali. La povertà come rinuncia radicale al possesso e, tramite esso, a qualsiasi potere, dominium è al cuore dell’esperienza Francescana.  voto di povertà è abbandono del possesso e della proprietà. La questione riguarda l’ordine francescano in quanto istituzione e il suo rapporto con la ricchezza. Bolla papale Exiit qui seminat di Niccolò III del 1279 attraverso la quale sono attribuite al pontefice le proprietà dei beni dell’ordine (dominium) e ai Francescani rimane l’uso di fatto. I Francescani rinunciano al diritto di rivendicare giuridicamente il possesso di qualcosa. Pietro Giovanni Olivi aggiunge che questo utilizzo deve essere povero, cioè limitato ai beni immediati senza i quali è in gioco la stessa sussistenza. Uso povero a cui non si può rinunciare senza mettere a rischio la propria vita. Conflitti interni tra frati “spirituali” e quelli della “comunità”. Bonagrazia da Bergamo chiede a Giovani XXII di condannare i francescani spirituali. Nel 1322 e i capi dell’ordine collidono sulla povertà di Cristo e degli apostoli. Nel 1321 il papa sospende l’intangibilità della bolla Exiit qui seminat Nel 1322 l’ordine francescano sostiene l’ortodossia della povertà assoluta di Cristo Il papa di risposta revoca la bolla di Niccolò III eliminando il sostegno giuridico della povertà francescana.  In effetti l’uso di fatto presuppone un diritto all’uso 1324 l’imperatore accusa il papa di eresia e offre protezione ai Francescani. 15 Secondo Marsilio l’idea per cui Cristo abbia assegnato a Pietro la plenitudo potestatis (pienezza di potere) è la causa dell’instabilità politica europea. Marsilio è conscio che una trattazione nuova di sto problema è necessaria. Marsilio compie uno studio del processo storico-genetico di formazione della comunità politica  La prima comunità è quella maschio-femmina, che poi si ingrandisce via via passando per il villaggio fino alla civitas. Ogni livello superiore assorbe le funzioni di quello inferiore in un processo naturale ma reversibile. La civitas perfetta si articola in funzioni e parti in modo tale da garantire ai propri membri il livello necessario al loro sviluppo e alla comunità la sua sussistenza. Religione pagana crea miti fittizi allo scopo di indurre i cittadini verso lo sviluppo delle virtù e di non incedere nel vizio. Il sacerdozio Cristiano invece ha il compito di amministrare i sacramenti stabiliti da Cristo  il clero non ha alcuna responsabilità di governo o potenza coercitiva. La legge divina, insegnata dal clero, non può essere coercitiva. Dunque, i concetti di legge umana e di legislatore umano sono essenziali Il popolo o la sua parte prevalente è causa efficiente della legge e legislatore stesso. Attenzione a leggere in esso un’idea di regola di maggioranza o sovranità popolare, perché il popolo qui ha differenze qualitative e non esiste una teoria dei diritti individuali che possa fondare la regola della maggioranza. L’esecutivo dipende dal legislativo. Il legislatore è causalità primaria mentre l’esecutivo è causalità secondaria. Il governo ha la funzione di dirigere e disporre le azioni civili Analogia tra corpo politico e corpo vivente, come se le leggi biologiche del vivente valessero anche per la civitas (embriologia del sistema istituzionale)  Il cuore si forma per primo e ha la forza di costituire attorno a sé altri organi. Prima dell’anima dell’intero corpo di cittadini viene formata tramite autorità di istituire altre parti un cuore dove venga stabilità una virtù  il governo funzione essenziale ma non può eccedere i propri compiti 2.2 Lo svelamento dell’ideologia papale Seconda sezione tono più aggressivo. Storia del cristianesimo dei primi secoli e rapporti col potere imperiale romano. Marsilio si interroga sullo statuto veritativo dei testi su cui le pretese papali si basano. – Non hanno statuto di verità i testi del diritto canonico La causa efficiente immediata della nomina, in virtù della quale si riceve l’incarico sacerdotale, dev’essere la moltitudine dei fedeli del luogo  la comunità ha il potere di scegliere i ministri ecclesiastici e di destituirli Il ruolo di guida risiede nel concilio generale L’unica istituzione autorizzata a convocare il concilio dev’essere il legislatore umano cristiano  l’imperatore Tutte le province e le comunità del mondo secondo la volontà del loro legislatore e proporzionalmente alla quantità e qualità dei loro componenti eleggano cristiani giudici che rappresenteranno i Cristiani. Il ghibellinismo di Marsilio sta nel riconoscimento del doppio livello di azione e di costruzione del potere che lo porta ad attribuire i poteri all’imperatore in virtù della legittimazione dei 7 grandi elettori e priva il papa del pienezza di potere. 16 7. Dall’impossibile riforma al grande scisma 1. John Wyclif e il potere degli eletti Parentesi su Richard Fitzralph (1299-1360) vescovo di Armagh Irlanda nel De pauperie Salvatoris (1353- 56) scrive un attacco alle dottrine francescane Dominium (signoria)  signore in senso ampio, ma anche proprietario e detentore di un possesso. Il senso proprio della nozione di signoria designa la relazione che Dio ha con l’universo, in quanto creatore. Alla nozione di creatore sono subordinate altre due funzioni  governo del mondo creato e preservazione di esso. Dio ha comunicato il dominium ai progenitori (logica della relazione)  associa alla sua signoria quella degli umani. Il dominio che si configura come vera signoria umana sul mondo ha come fondamento la grazia divina Dopo l’uscita dalla grazia l’uomo perde la signoria sul mondo. (Egidio Romano allo stesso modo afferma che senza la grazia divina nessuna istituzione umana è legittima). Il ragionamento di Fitzralph conduce a ritenere che nemmeno gli eredi hanno dominio sui beni del padre né i peccatori possono ricevere donazioni. Wyclif (1327-1384) teologo vicino a Giovanni di Gand duca di Lancaster. Condannato definitivamente, dopo la sua morte, durante il concilio di Costanza. La signoria divina si fonda sulla potenza creatrice di Dio. Signoria naturale  relazione tra Dio, creature razionali e mondo, del tutto privo di rapporti di proprietà, possesso e dominazione. Adamo ebbe dominio civile sul mondo solo perché Dio acconsentì a questo. Con la venuta di Cristo si rende possibile una nuova grazia. Dominio civile è una terza forma di dominio o signoria che non ha valore autonomo e ricava la sua legittimità dalla giustificazione di Dio.  la legittimità della grazia (non dipende dal consenso della Chiesa né il semplice accordo tra uomini) dipende dallo stato di grazia in cui ognuno si trova. Ci sono predestinati in grazia di Dio che non sono i membri della Chiesa visibile formata dal clero e dai fedeli, ma della moltitudine di quanti Dio ha destinato alla salvezza.  La Chiesa è per Wyclif la moltitudine di tutti i predestinati. Non c’è possibilità di distinguere visibilmente chi è in stato di grazia. Anche i sacerdoti possono essere fuori dallo stato di grazia. Nemmeno il peccato può essere considerato simbolo di esclusione. Il dominio civile deve essere in relazione con il dominio evangelico, quindi la forma di convivenza da assumere è quella di comunanza tra tutti. Dimostrazione  Ogni uomo deve essere in stato di grazia, e, se lo è, diventa signore del mondo con tutto ciò che esso contiene. Dunque, ogni uomo deve essere signore di tutto. Il ruolo della Chiesa romana è fortemente ridotto  Dio direttamente stabilisce chi sono i membri della sua Chiesa, i sacerdoti non hanno il potere di rimettere i peccati ma solo di prendere atto del pentimento del fedele (transustanziazione per Wyclif non avviene). Un modello di comportamento in grado di dare indizi sullo stato di grazia di chi governa la Chiesa è dato dalla condotta di vita di Cristo e degli apostoli.  Il clero, quindi, deve rifuggire dall’acquisizione di un potere terreno. Allora il papa, in quanto si occupa di questioni mondane, non è in stato di grazia. In casi d’emergenza la Chiesa può essere guidata da una donna. Wyclif, tuttavia, non elimina ogni fondamento di vita comune  nello spazio storico in cui gli uomini sono posti è utile organizzare il culto e amministrare i sacramenti. Riguardo al potere secolare l’aristocrazia sembra essere il governo migliore (simile al governo dei giudici dell’antico testamento) ma anche la monarchia può essere legittima. Il sovrano può prendere l’iniziativa della riforma ecclesiastica e spirituale, se i fedeli non riescono a produrla da soli. Nel De civili dominio e nel De officio regis afferma quanto sia necessaria la figura di un monarca in grado di frenare i malvagi e premiare i buoni 17 2. Il grande scisma e l’ipotesi conciliarista Gregorio XI riporta il papato a Roma nel 1378. Durante l’elezione del successore clima fortemente intimidatorio perché il popolo di Roma vuole un papa italiano. Eletto arcivescovo di Bari Urbano VI, ma molti cardinali lasciata Roma eleggono a Fondi il ginevrino Clemente VII  grande scisma fino al 1417 (nel 1409 il concilio di Pisa elegge un terzo papa Alessandro V) Iniziano i dibattiti sulla ricerca di un’autorità all’interno della Chiesa che possa risolvere la situa  Concilio universale Corrado di Gelnhausen 1380 sostiene che il papa è caput secondo e può cadere nell’errore e che il concilio deve poter essere convocato anche contro il parere del papa Giovanni di Parigi  papa funzione amministrativa e se Clemente V ha potuto dimettersi a pieno titolo allora il concilio generale deve poter deporre il pontefice. Guglielmo Durante il Giovane  antica nozione giuridica romana per cui ciò che riguarda tutti dev’essere trattato e approvato da tutti Jean de Pouilly visione episcopalista del potere ecclesiastico) Marsilio da Padova  ruolo del concilio generale massima importanza, convocato dal potere laico. Nei primi secoli fu il concilio a stabilire i dogmi della Chiesa e i suoi costumi. Gli storici hanno mostrato che il diritto canonico presenta già elementi di un’ipotesi conciliarista  Enrico di Gand o Goffredo di Fontaines teoria corporativa dei canonisti Francesco Zabarella (1360-1417) Idea della Chiesa come congregazione di fedeli una generalità non inerte ma depositaria del fondamento del potere della Chiesa. La corporazione è l’origine ineludibile della plenitudo potestatis  il fatto che la testa della corporazione sia il papa non significa che al papa sia consentito un potere assoluto e fuori controllo. Pierre D’Ailly, Jean Gerson e Niccolò Cusano affermano che il concilio sia superiore al papa Pierre D’Ailly scrive nel De Ecclesia che la Chiesa non è una monarchia papale ma un regime misto  all’elemento monarchico esecutivo, esercitato dal papa, si aggiunge la dimensione aristocratica del collegio cardinalizio Concilio di Costanza 1414-18 convocato per iniziativa dell’imperatore Sigismondo del Lussemburgo, elegge Martino V e pone fine allo scisma. Promulgati due decreti nel concilio  Haec Sancta  concilio generale rappresenta Chiesa cattolica e riceve da Cristo quel potere a cui tutti devono obbedire, anche il papa  Frequens  fissa i tempi di convocazione dei concili successivi I concili successivi (Basilea 1431, Ferrara ’38 e Firenze) mostrano tuttavia che questo processo storico non è irreversibile (Concilio Vaticano I 1870 infallibilità papale). Niccolò Cusano scrive nel 1432 (durante concilio Basilea) il De concordantia catholica Concordanza nel senso di consenso come consonanza di opinioni, che testimonia la presenza dello Spirito Santo (esempio dei primi concili cristiani). Nega che il papa abbia avuto un ruolo nel passaggio di impero dai Greci ai Germani, nega che l’elezione imperiale non sia valida se non viene confermata dall’incoronazione papale.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved