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Il Piacere, Gabriele D'Annunzio, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Riassunto di F. Roncoroni - D'Annunzio, Il Piacere. Per esame di letteratura italiana contemporanea A.A. 2021 con prof. Carbognin, DAMS UNIBO

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 24/05/2023

giulia-detaro
giulia-detaro 🇮🇹

4.7

(38)

31 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Piacere, Gabriele D'Annunzio e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Il P iacere - Primo romanzo di D’Annunzio - Composto a Francavilla nel 1888 tra il luglio e il dicembre - Nell’ottobre del 1884 D’Annunzio lascia l’Abruzzo e torna a Roma, dove trova un posto nel quotidiano La tribuna. Il suo compito consisteva nell’occuparsi delle rubriche mondane, e fece questo lavoro dal novembre del 1884 a luglio del 1888. Grazie a questo incarico riuscì ad avviare temi e motivi che ricompariranno poi nel Piacere. - D’Annunzio vuole recuperare il tempo perduto in campo erotico e mondano, facendo procedere di pari passo arte e vita  per il suo romanzo prenderà spunto sia dalle sue avventure erotico sentimentali, sia dalle sue sensazioni romane. - D’Annunzio serberà memoria di un’avventura in particolare: subito dopo averla vissuta, la cristallizza in un racconto e poi la recupererà facendola centro della vicenda che narrerà nel romanzo, nonostante a livello biografico non parrebbe essere stata un’avventura importante: è la storia con la giornalista napoletana Olga Ossani, in arte “Febea”. La vicenda durò dal novembre del 1884 al marzo del 1885 e terminò con la loro rottura e il matrimonio della Ossani col giornalista Luigi Lodi  coincidenza con la vicenda di Andrea Sperelli ed Elena Muti. Il 22 Marzo del 1885 D’Annunzio pubblica sul Fanfulla della domenica un Frammento che vede un Andrea sposato con una Francesca, proprio come D’Annunzio era sposato con Maria Hardouin, che ha un’amante, Elena. La differenza nel futuro romanzo è che Andrea Sperelli sarà scapolo, mentre la situazione, oltre che i nomi, è la stessa del romanzo. - Tra il 1887 e il 1888 D'Annunzio incontra Barbara Leoni, con cui inizia una relazione. Con lei, capisce che l’amore sessuale è il levame della sua arte. D’Annunzio è costretto a dividersi tra la moglie legittima Maria Hardouin e Barbara, proprio come Andrea Sperelli dovrà dividersi tra la vecchia amante, Elena Muti e la nuova, Maria Ferres. - Fonti letterarie straniere a cui attinge D’Annunzio: William Shakespeare, Johann Wolfgang Goethe, Percy Bysshe Shelley, Edmond e Jules Goncourt, Gustave Flaubert, Henry- Frederic Amiel, Arthur Schopenhauer, Joseph Péladan e Paul Bourget. Riassunto Andrea Sperelli, un giovane e ricco aristocratico, giunge a Roma nell’ottobre 1884. Il carattere del padre ha depresso in lui il senso morale a favore dell’estetica. Andrea conosce a una cena una sera di novembre la vedova Elena Muti con cui inizia una relazione sensuale. Il 25 marzo del 1885, Elena lascia inaspettatamente Andrea e parte da Roma (Il Gran Commiato). Nel maggio, Andrea tenta di sedurre Ippolita Albònico e viene ferito dal suo amante Giannetto Rutolo durante un duello. Andrea trascorre la convalescenza presso la villa di sua cugina, la marchesa Francesca di Ateleta, a Schifanoja. Lì ha modo di riflettere sulla vita dissipata che conduce, e ne prova vergogna. A settembre un’amica di Francesca giunge a Schifanoja con sua figlia Delfina: è Maria Ferres, sposata con un plenipotenziario del Guatemala. D’Annunzio si innamora presto di lei e decide di sedurla vedendo in lei, una donna tenera e devota, ragion per cui mira ad un amore spirituale; ogni resistenza da parte di Maria è vana. Terminata la convalescenza Andrea torna a Roma dove riprende la sua vita dedita al piacere. Il 30 dicembre 1886 Andrea incontra Elena, ormai sposata con un lord inglese. Il 31 dicembre 1886 Andrea viene respinto da Elena durante un incontro. Questo rifiuto fa nascere lui il desiderio ancora più forte di riaverla. Una notte del febbraio 1887, Elena dà appuntamento ad Andrea senza però recarvisi. Andrea inizia allora un lungo tentativo di possedere sia Elena che Maria, nonostante la tenera affezione di Maria, non sia completamente corrisposta, in quanto Andrea in realtà non ha mai dimenticato Elena, e Maria inizia ad esserne gelosa. Nel maggio del 1887 Andrea si ritrova distrutto interiormente dalla consapevolezza che Elena si è trovata un altro amante e, mentre tiene tra le braccia Maria, invoca il nome dell’altra; Maria fugge senza dire nulla. Il romanzo si conclude con la vendita all’asta dei mobili di Maria ed Andrea torna sconsolato a casa dopo aver acquistato un suo mobile. Fabula e intreccio non corrispondono : il narratore non pone i fatti nell’ordine cronologico di come sono avvenuti, bensì li manipola, facendoli obbedire a pure esigenze narrative. C’è un intreccio continuo tra presente e passato che viene rievocato attraverso numerosi flashback, anzi, 2/3 del romanzo sono costituiti da un lungo flashback anteriore al 31 dicembre 1886, data in cui Elena e Andrea si reincontrano. Finito il flashback, la narrazione riprende dal rifiuto di Elena al riprendere la relazione con Andrea, alla dedizione di Andrea verso Maria, fino alla fine. I l romanzo è diviso in 16 capitoli: 1) Primo libro (capitoli 1-5): va dall’incontro tra Elena e Andrea il 31 dicembre 1886 al duello con Giannetto Rutolo (relazione Andrea- Elena); 2) Secondo libro (capitoli 5-9): va dalla convalescenza di Andrea a Schifanoja al sorgere dell’amore fra lui e Maria Ferres (relazione Andrea-Maria); 3) Terzo libro (capitoli 9-13): va dal ritorno di Andrea a Roma con la riapparizione di Elena alla seduzione di Maria (tentativo di fondere Elena e Maria); 4) Quarto libro (capitolo 13-16): va dalla seduzione di Maria all’inevitabile catastrofe dell’intera vicenda (Andrea si ritrova solo senza né Elena nè Maria). Con il Piacere D’Annunzio propone nel pieno della stagione verista un modo nuovo e diverso di narrare, che prende le mosse dal Naturalismo per superarlo e muoversi verso forme più moderne, già decisamente simboliste. Se in poesia si era rifatto a Carducci, in prosa, si rifà al Verga di Vita dei campi e al naturalismo di Émile Zola. D’Annunzio decide di fare un mix del romanzo simbolista, naturalista e psicologico, senza congelarsi in nessuno di essi. in cui il romanzo fu steso, e il 1889, anno della sua pubblicazione. L’attualità della vicenda dà credibilità a fatti e personaggi, e stimola nel lettore la curiosità di identificare i fatti e i personaggi reali. La scelta di Roma - la Roma dove D’Annunzio vive e lavora-, risulta in linea con la moda culturale del momento. L’epoca e il luogo scelti avvalorano il carattere di opera autobiografica che D’Annunzio voleva imprimere al romanzo, stimolando nel lettore una facile ipotesi di identificazione tra autore e protagonista. Il romanzo si apre sul protagonista Andrea Sperelli, che in un elegante palazzo nel centro di Roma, aspetta la visita di un’amante. La situazione descritta non è solo il punto di partenza di una vicenda, ma è anche il punto d’arrivo di una ricca serie di eventi anteriori. Il tempo della vicenda di base è molto breve, ma il tempo della narrazione si dilata per circa due anni, da una data imprecisata anteriore al 25 marzo 1885 a questo 31 dicembre 1886. Il narratore provvede a dare le informazioni, non tutte insieme e non nell’ordine in cui i fatti si sono succeduti. In questo modo, oltre a tenere in sospeso il lettore, lo coinvolge in un gioco di collaborazione e ricostruzione. Le varie informazioni non vengono date direttamente dal narratore, ma sono disseminate tra le riflessioni del protagonista, un’anima sensibile e angosciata che si abbandona ai ricordi. Gli scarti dell’azione verso il passato sono funzionali all’esigenza di informare il lettore sugli antefatti della situazione iniziale. Il lettore apprende in fasi successive che la donna attesa si chiama Elena ed è un’amante di vecchia data con cui Andrea ha avuto una relazione fortemente erotica e che si accinge a tornare da lui dopo un’assenza di circa due anni. Un lungo flashback riporta indietro l’azione di quasi due anni, riproponendo la rottura della relazione tra Andrea ed Elena, improvvisamente voluta da Elena il 25 marzo 1885. Elena ora non è più libera come un tempo (era vedova), ma si è risposata con un gentiluomo inglese. L’ingresso in scena di Elena segna la fine della prima parte del capitolo e riporta stabilmente la narrazione al tempo reale di quel 31 dicembre 1886. Andrea è soverchiato da Elena, presente o assente che sia. Il narratore utilizza sia il punto di vista interno ai personaggi, sia il punto di vista onnisciente; immette il lettore nell’azione narrata in linea con le tecniche del naturalismo oppure guida il lettore, non solo fornendogli informazioni atte a integrare il punto di vista del personaggio, ma intervenendo con considerazionei di tipo personale e con giudizi morali (alternanza soggettività/oggettività). D’Annunzio inoltre, sfrutta e trascrive passi di scrittori stranieri, specialmente francesi (al limite del plagio), o recupera testi risalenti all’attività giornalistica. Libro Primo - Capitolo due C’è un salto all’indietro nel tempo. Il capitolo segna l’inizio di un lungo flashback che riporta la narrazione all’arrivo a Roma di Andrea nell’autunno del 1884. Il flashback si distende per più di metà del romanzo. Il ritratto con cui il capitolo si apre delinea la personalità intellettuale e morale di Andrea. Egli proviene da un albero genealogico di intellettuali e di artisti da cui ha ereditato talenti e interessi culturali. Il padre è presentato come il modello e il maestro di una concezione esistenziale cinica e aberrante, mentre Andrea non ha mai ricevuto affetto dalla madre (questo potrebbe spiegare il suo rapporto perverso con le donne). Andrea ha vissuto con il padre, viaggiando con lui in tutta Europa; si è trovato solo a ventun’anni per la morte del padre e per il nuovo matrimonio della madre; è rimasto 15 mesi in Inghilterra e nel settembre del 1884 si è trasferito a Roma, nel palazzo Zuccari, alla Trinità dei Monti. Il narratore presenta Andrea come il prototipo dell’individuo d’eccezione, di matrice decadente. Tutto impregnato d’arte, cultore passionato della bellezza, avido ricercatore del piacere: sono qualità frutto di un’adolescenza nutrita di studi vari che vengono però mal coltivate dal padre, che, cinico, fa di tutto per deprimere nel figlio, già naturalmente debole e fragile, la volontà e la forza morale a tutto vantaggio della forza sensibile, della sensualità e dell’estetismo. Il risultato di una simile educazione è un giovane moralmente inconsistente, corrotto, abituato a fingere e a mentire. Le radici dell’estetismo che travaglia Andrea diventeranno una sorta di vizio patologico, una vera e propria malattia che finirà per assorbirlo, consumandolo internamente e facendone un mostro. E il ritratto di Andrea funge da manifesto ideologico del romanzo. Nel presentarlo il narratore delinea anche il quadro di un’intera classe sociale, un modello di classe parassitaria ed estranea ai processi non solo sociali e politici, ma anche economici in atto alla fine del diciannovesimo secolo, che il narratore ammira e sostiene e difende contro il pericolo che possano scomparire per sempre  atteggiamento conservatore, concezione aristocratica della vita e della cultura. Quanto alla descrizione dell’incontro tra Elena e Andrea, è la cronaca di una serata mondana in una casa aristocratica, l’ambiente è elegante e raffinato, la mensa è signorile, i convitati e gli ospiti sono tutti eletti. La conversazione è mondana. Libro Primo - Capitolo tre L’azione narrativa copre un arco di tempo di 12 ore: dalla mattina del giorno dopo l’incontro di Andrea ed Elena in casa della marchesa di Ateleta, alla sera dello stesso giorno. Nel corso della giornata i due si incontrano due volte, sempre in spazi chiusi, luoghi di alto livello aristocratico-mondano: la mattina, in una sala d’aste e la sera, dopo una breve sosta in Casa Doria, a Villa Pamphily, a palazzo Farnese, sede dell’ambasciata di Francia. Ci sarebbero stati il tempo e l’occasione per un altro appuntamento in casa di Laura Milano, ma Elena elude l’invito, forse perché sta male o forse a causa di uno screzio con la padrona di casa per via di qualcosa che può esserci stato tra lei e il marito di questa, almeno stando ai pettegolezzi che alla sera Andrea orecchia. Tuttavia di approfondire la reciproca conoscenza, Andrea ed Elena non hanno bisogno. I due si incontrano e si riconoscono fatti l’uno per l’altra sulla base di una sorta di istinto: unici ed eccezionali come sono, non possono non essere destinati a trovarsi e a congiungersi perché l’eccezionalità è selettiva. Nascono però dubbi, incertezze, angoscia e gelosie quasi esclusivamente da parte di Andrea, che tra i due è il più debole e tormentato: nonostante sia lui a voler fare preda della bella Elena, poi è lei che prende ogni iniziativa e lui si limita a prendere atto delle sue mosse, a soffrire e a patire. Così Andrea soffre e si tormenta, oscillando tra timore e speranza sul fragile supporto delle sottili deduzioni con cui ogni volta cerca di interpretare un gesto di Elena. Andrea si chiede se lei lo ama veramente e quando potrà possederla. L’attenzione del narratore si distribuisce fra la contesa tra Andrea ed Elena e la contesa per la gara d’asta. Sacerdoti l’uno e l’altra della bellezza si conciliano anche affettivamente e sensualmente, attraverso il contatto con gli oggetti sacri al loro culto e quindi grazie alla mediazione simbolica che essi operano. Si consumano poi due altre contese: la gara tra gli astanti e Lord Humphrey Heathfield per il possesso di un elmo fiorentino del Pollaiolo, e la gara tra Andrea e Giannetto Rutolo per il possesso di un orologio ricavato in un teschietto d’avorio. La prima gara si risolve a favore del lord inglese, vittoria significativa in quanto il lettore sa già, per averlo appreso nel primo capitolo, che si tratta dell’uomo che sposerà Elena. La seconda gara è vinta da Andrea. È il confronto tra chi, come Andrea, ha una concezione disinteressata della bellezza, del valore degli oggetti e chi, come Rutolo, ne ha una concezione materiale. Andrea aspira al possesso del teschietto d’avorio per i simboli di cui è carico; Rutolo vorrebbe acquistarlo per farne dono a Donna Ippolita Albònico, cioè per uno scopo aristocraticamente galante, ma pur sempre pratico. E la vittoria di Andrea assoluta è l’affermazione del valore estetico sul codice cortigiano- aristocratico. Dopo l’intervento serale in Casa Doria a Villa Pamphily, l’incontro notturno a palazzo Farnese è un po’ il doppione dell’incontro del giorno. Identico lo sfondo ambientale, la fauna aristocratica e il tono dei discorsi e dei pettegolezzi. Il centro dell’interesse del narratore è sempre la contesa tra Andrea ed Elena. Libro Primo - Capitolo quarto Il capitolo quarto delinea tutta la storia della vicenda amorosa di Andrea e Elena, dalla dedizione di Elena alla sua improvvisa e immotivata decisione di porre fine alla relazione. Copre pertanto un periodo di circa 5 mesi, dal novembre 1884 al marzo 1885. Piantato in asso da Elena a palazzo Farnese, rimasto senza notizie della donna, l’indomani mattina, venerdì, viene a sapere che è malata. Una sua prima visita viene respinta, ma il giorno dopo, sabato, torna di nuovo a palazzo Barberini. La tristezza che lo occupa trova riscontro nel paesaggio e nell’ambiente esterno: lugubre il tramonto, spenta la Fontana del Tritone, torme di operai che tornano brutti e biechi dai cantieri cantando a squarciagola una canzone impudica tra gridi gutturali, ingiurie, risa e bestemmie. È messo in atto il principio della corrispondenza tra stato d’animo e personaggio. Inoltre, vi è la presa di posizione del narratore nei confronti delle classi subalterne, che rappresentano un elemento di segno negativo, una folla brutta e anonima volta ad aggravare la tristezza dei protagonisti. Andrea, una volta che è stato introdotto nella dimora di Elena, sente che la tristezza sta lasciando posto all’ansia. L’ambiente è caldo, quasi soffocante, intriso dall’odore del cloroformio. Elena prenderà poi l'iniziativa facilitando il passaggio dalla tenerezza al piacere, dal piacere alla passione, dalla passione alla consumazione dell’amore. Dopo per Elena è la tristezza; per Andrea il dopo è ebbrezza. Il paesaggio che lo accoglie fuori è diverso: la ma nella Villa di Schifanoja, in una località imprecisata sul mare, ospite della cugina, la marchesa di Ateleta, per trascorrervi la convalescenza. Sono passati circa tre mesi dal giorno del duello e a Schifanoja, Andrea pensa e riflette. Il periodo della convalescenza coincide con una fase di purificazione e di rinascimento, una sorta di itinerario spirituale. Andrea, privo di desideri, ha dimenticato tutte le vanità, le crudeltà, le menzogne e gli amori che avevano rovinato la sua vita e prova la grande gioia di sentirsi nuovo e di essere finalmente ingenuo, originale. Poi però, recupera poco a poco il senso della sua vera condizione umana: scopre che in lui desideri non sono affatto spenti e ritrova tutti i ricordi del passato, tornando a sentire vergogna e rimorso per i suoi vizi. Infine ha l’intuizione che la soluzione alle sue sofferenze è nell’amore unico ed esclusivo, non per una donna, che sarebbe un amore imperfetto, ingannevole, ma per l’arte, la fonte della gioia pura, vietata alle moltitudini e concessa agli eletti, il prezioso elemento che fa l’uomo simile a un Dio. D’Annunzio si rifà a Schopenhauer e ad Amiel. Al Mondo come volontà e rappresentazione, deve tutta la parte dedicata alla descrizione della fase della contemplazione buddistica. Al Journal intime di Amiel va debitore sia di molti elementi della fase dell’estasi buddistica, sia delle considerazioni relative all’intimo rapporto che Andrea stabilisce tra gli aspetti del paesaggio e il proprio stato d’animo. L’excursus mistico- buddistico è però incongruente con il contesto psicologico del romanzo, ed è falso. Quanto al ritorno di Andrea all’attività artistica, dopo il momento di pausa suscitato dal pensiero di non essere più degno dell’arte o di non saper più esprimersi attraverso i versi, esso è il simbolo del ritorno del giovane alla vita che è sua e anche all’amore per le donne. Non a caso i primi versi che Andrea compone sono versi d’amore, volti a cantare il definitivo superamento del male che l’ha travagliato e a dimenticare i lontani amori per far posto all’attesa di una donna nuova, pura e rigeneratrice. Si potrebbe pensare che la lunga convalescenza abbia veramente influito sul modo di Andrea di concepire l’amore e che egli sia davvero in attesa di un amore puro. In realtà, la donna che egli vagheggia è sì una donna pura e onesta, ma anche una donna che egli vagheggia solo allo scopo di possederla proprio perché pura e onesta e quindi portatrice di un più raffinato piacere. La convalescenza del personaggio dal suo arrivo a Schifanoja alla risoluzione della crisi con il ritorno all’attività artistica è durata una quindicina di giorni, dai giorni ultimi di agosto al 12 settembre 1886. C’è una dichiarazione di poetica implicita nell’esaltazione della concezione della poesia che viene attribuita ad Andrea.Una concezione che pone la poesia al di sopra di ogni altra forma espressiva e bandisce dall’ambito poetico ogni impegno di ordine morale e ideologico e fa consistere l’eccellenza artistica nella ricerca di immagini eleganti, di rime difficili, di ritmi rari. In quegli anni la poesia è concepita come qualcosa di elitario e di intellettualistico, fonte di emozioni rare e preziose, atte a procurare una voluttà mentale che sconfina nel sensuale e nell’erotico. Libro secondo - c apitolo due La soluzione della lunga crisi che ha accompagnato la convalescenza di Andrea coincide con la riscoperta da parte del giovane dell’arte e con il suo ritorno all’attività poetica. Sullo slancio della ritrovata felicità creativa Andrea rientra, anche se in forma ridotta, nella vita di relazione. L’evento centrale del capitolo è la comparsa in scena di Maria Ferres. Il suo arrivo era stato anticipato nelle figure di donne cantate nei sonetti dell’Erme. Il primo annuncio della prossima venuta a Schifanoja di Maria è dato quasi per caso da Donna Francesca. Parlando con Andrea gli dice che di lì a tre giorni, il 15 settembre, avranno una bella ospite: Donna Maria Ferres y Capdevila, la moglie del ministro Plenipotenziario del Guatemala. Donna Francesca delinea un ritratto di Maria ricco di anticipazioni: la dice più giovane di lei, ne dipinge la natura malinconica e allo stesso tempo dolce e descrive il suo matrimonio come frutto di una storia poco allegra e il marito come un individuo decisamente non simpatico. Il 15 settembre, poi, è sempre Donna Francesca che, recandosi in stazione per accogliere l’amica, parla di Maria ad Andrea. L’ingresso sulla scena di Maria, non ha nulla delle componenti epifanche tra stilnovistiche e sensuali che avevano caratterizzato l’apparizione di Elena. Alla sublime eleganza sensuale dell’ascesa di Elena su per le scale di palazzo Roccagiovine la sera del memorabile incontro tra i due futuri amanti, si sostituisce qui la borghese scena dell’arrivo in treno di una famiglia, accolta da alcuni amici. Andrea si sente subito conquistato non dalla voce di Maria, ma dal fatto di ritrovare nella voce di Maria l’eco di quella di Elena. Andrea l’osserva, la studia, intrigato dal suo fascino, dalla sua aria riservata e gentile, dalla sua sensibilità e dalla sua cultura, ma risulta molto diversa da Elena. Se il termine di confronto per la figura di Elena era offerto dalle nudità della Danae di Correggio, nel caso di Maria, il primo referente pittorico è quello delle Vergini dei tondi fiorentini, del tempo di Cosimo: lineamenti delicati, eleganza semplice e aristocratica, un’umanità che è elemento costitutivo di tutta la personalità della donna. I capelli le formano come una corona pesante che le scende sulla fronte e sulle tempie. Il suo sorriso è malinconico. La diversità dei tratti fisici e la diversità delle esperienze di vita tra le due donne diventano la premessa di una diversità anche morale. Maria è ben diversa da Elena, è il suo doppio antitetico e complementare, ma l’ambito in cui la differenza tra le due donne è più marcato è quello culturale. Elena, è stata costruita e presentata in modo da avere un notevole gusto per il bello e anche una certa sensibilità artistica, ma all’atto pratico risulta piuttosto ignorante: non affronta mai argomenti culturali e non cita né artisti né poeti né musicisti. Elena, tra l’altro parla anche poco e quando lo fa parla d’amore o del pettegolezzo mondano. Maria invece, fin dall’inizio è presentata come una persona sensibile, colta e competente. Essa è una degna interlocutrice di Andrea, che l’ammira. Il campo in cui Maria manifesta appieno la sua eccellenza sul piano culturale è quello della musica, un campo perfettamente in linea con gli interessi di Andrea. Maria ama la musica, ama ascoltarla e ama attingere da essa emozioni, visioni e sa anche parlarne con competenza. Poi canta anche, accompagnandosi con il piano. Libro Secondo - c apitolo tre Il capitolo mostra l’evolversi del rapporto tra Andrea e Maria. Il capitolo dal punto di vista cronologico copre un arco di tempo molto breve: una parte della mattina del 25 settembre. Andrea, altamente conquistato dal fascino spirituale di Maria, non esita a confessare il nobile sentimento che prova per lei. Tutto ciò avviene tra il bosco e il mare. Luogo e stagione non fanno da semplice sfondo paesaggistico, ma fanno da testimoni e complici dei due personaggi e fungono da commento al loro stato d’animo. C’è anche Delfina, la figliola di Maria, usata dalla madre come giustificazione agli occhi altrui per questo suo intrattenersi da sola con un uomo; occasione di gelosia per Andrea che vede e sente l’unicità dell’amore che la lega a Maria; elemento di disturbo che irrompe in scena inattesa, a bloccare la confessione di Andrea e ancora di salvezza per Maria, a cui lei si attacca per non affondare nei momenti in cui si sente più in balia della tempesta delle emozioni e infine creatura capace di movimentare e rallegrare le situazioni impedendo di cadere nel sentimentalismo eccessivo. Elena e Andrea si muovono esclusivamente in luoghi chiusi, sono circondati da gente raffinata ed elegante vs Maria e Andrea, si muovono in spazi aperti, sono circondati “da gente come Delfina”. Andrea vede Elena salire le scale del palazzo di Roccagiovine la notte del loro incontro  divinità che sprizza sensualità da tutti i pori vs Andrea vede Maria scendere le scale per raggiungerlo in giardino  spettacolo di grazia e leggerezza. La situazione comincia a mutare quando i due arrivano in prossimità del boschetto dove Andrea ha vissuto il momento culminante e risolutivo della sua crisi esistenziale e dove le Erme recano ancora scritti i sonetti. Muta la situazione, che piega verso il sentimentale. È involontariamente Maria, che fa scivolare il discorso verso quella china: Maria e Elena, hanno la stessa curiosità femminile di conoscere il passato e il presente di Andrea. Andrea decide di annunciare a Maria il sentimento che nutre per lei e lei tace. Maria tiene un giornale intimo: il narratore ha deciso di aprirlo per il lettore proprio alle pagine che riguardano il periodo del soggiorno di Maria a Schifanoja. Libro Secondo - capitolo quattro Il Diario di Maria contiene la registrazione, oltre che degli episodi della sua vita esterna, di tutte le vicende della sua vita interiore. Al Diario la donna si confessa mondanamente e intellettualmente, ma soprattutto religiosamente e cattolicamente in un intimo colloquio tra il suo spirito e il Signore. A un tale documento il narratore affida il compito di informare il lettore sia sullo stato d’animo di Maria Ferres in relazione agli eventi che vengono maturando a Schifanoja sul piano dei suoi rapporti con Andrea, sia sugli eventi stessi. Il giornale copre avvenimenti a partire dal 25 settembre fino alla partenza di Maria da Schifanoija, avvenimenti che il narratore non ha mai narrato e che il lettore apprende per la prima volta; il diario diventa sostituivo della narrazione stessa. Il Diario di Maria è causa ed effetto della sua promozione a figura dotata di consistenza culturale, manifestazione della sua educazione cattolica, in quanto la pratica quotidiana della scrittura intima, equivale a un quotidiano esame di coscienza che deve, come richiesto da una rigorosa formazione Andrea ribadisce di aspirare soltanto a un amore puro e disinteressato. Maria continua a incarnare il personaggio della donna onesta, pura, pietosa, tanto leale da ammettere di amare l’uomo che le sta di fronte, ma anche ben decisa a offrirgli solo un conforto spirituale. Andrea si esalta al punto da dichiararsi pronto a rinunciare all’amore pur di non far soffrire Maria. La scena piega decisamente verso il patetico. Maria ha pietà di Andrea e non vuole che si sacrifichi per lei, o meglio, vuole sì che si sacrifichi, ma che nel sacrificio non sia solo e che possa avere il suo conforto di donna che si sacrifica con lui e con lui soffre. Maria si sente tutta sconvolta, come se avesse commesso una colpa. In un attimo ha visto disperdersi, disfarsi e diventare inutili tutti gli sforzi, i propositi, le costrizioni, le preghiere, le penitenze di quattro mesi. All’insincerità, consapevole e calcolata di Andrea, il narratore contrappone la sincerità dei sentimenti di Maria e alla falsità delle sofferenze del giovane, la profondità del dolore e dell’angoscia di una creatura che sa di essere ormai incapace di resistere alla forza dell’amore. La scena successiva è un piacevole incontro in una sala da concerto. Suggestionati dalla musica, componente essenziale dei loro rapporti passati, i due provano un bisogno istintivo di riavvicinarsi, così i loro gomiti si sfiorano soltanto e Andrea si limita a premere il braccio di Maria. La scena idillico-sentimentale si trasforma improvvisamente in dramma. Andrea, volgendosi, vede in compagnia di un’amica, anche Elena. I due ex amanti si salutano e del saluto si accorge Maria, che subito chiede ad Andrea chi siano quelle signore. La reazione di Maria si riduce a una trepida curiosità femminile ma di quel nome, di quella donna, Maria non si dimenticherà più. Il lettore, ormai consapevole, sente aumentare dentro di sé la pietà che prova nei suoi confronti. Il centro dell’interesse del narratore, però, è Andrea, che è in preda a una terribile ansia. La presenza simultanea delle due donne che diversamente lo attirano, ha fatto materializzare davanti ai suoi occhi i dissidi interiori che lo travagliano. Nei suoi pensieri, le due immagini femminili si sovrappongono, si confondono e si distruggono a vicenda senza che egli possa giungere a separarle, senza che egli possa giungere a definire il suo sentimento verso l’una, il suo sentimento verso l’altra. Maria se ne va prima della fine del concerto. Così appena è solo il giovane intuisce che da quanto è successo, può trarre frutto per ottenere quello che vuole dalle due donne, perché la gelosia reciproca potrebbe indurre ciascuna delle due donne a uscire dal proprio riserbo. Una volta usciti dalla sala di concerto, Elena fa in modo di restare sola in carrozza con lui, e approfitta della circostanza per attirare a sè il giovane, abbracciandolo. Al solito, è lei a prendere l’iniziativa, quindi, dopo averlo baciato, lo liquida dandogli appuntamento. Andrea, che ha avuto del gesto di Elena la conferma che le sue intenzioni siano esatte, è al culmine dell’eccitazione. Elena, presa dalla gelosia, ha avuto paura che la lasciasse, ha provveduto a legarlo, adescarlo, e ad accendergli di nuovo la sete. Che l’ami o non l’ami, a lui non importa. Da quel momento Andrea decide di cedere definitivamente alla sua natura di essere camaleontico, chimerico, incoerente, inconsistente e di perseguire fino in fondo il piacere. Nelle pagine che seguono, il narratore descrive i passi che Andrea compie nella sua sempre più rapida corsa lungo la strada della miseria morale. Un giorno il giovane pianta in asso con una menzogna Maria, per correre a un pranzo cui è invitata anche Elena: quando si accorge che lo tratta con sublime indifferenza, scappa via con un’altra menzogna, corre a cercare di nuovo Maria e questo non è che un esempio dei sotterfugi cui è costretto a ricorrere e delle torture che infligge a se stesso e a Maria, visto che Elena non sembra coinvolta dalla corte di Andrea. Dopo una scena mondana che vede protagonisti in casa della contessa Starnina Andrea e Maria per quella che è la loro prima comparsa insieme nel mondo, che vede Andrea conquistare un guanto di Maria, ecco l’ultima scena di questo lungo capitolo: Andrea, che in carrozza tra le 11 e la 00:00, aspetta Elena davanti a palazzo Barberini. La scena è ambientata a Roma, di notte sotto la neve. Di fatto, alla fine della lunga attesa, quando dopo aver tanto pensato, sperato, sognato e sofferto, Andrea si riprende e, spaventato e offeso per l’inganno patito da Elena, si fa portare dal cocchiere in via Nazionale. Il gesto con cui Andrea, giunto sotto le finestre di Maria, getta sul candido manto di neve che copre la strada il mazzo di rose bianche che aveva destinato alla perfida e sensuale Elena, invece che, esse simbolo di candore, di purezza, alla spirituale e candida Maria e il cambio di destinatario delle rose, oltre che correggere l’errore implicito nel simbolo, è simbolo di un altro scambio: il trasferimento definitivo su Maria delle aspirazioni erotiche di Andrea nei confronti di Elena. Libro T erzo - capitolo quattro Il gesto di Andrea produce un effetto ben maggiore di quello che il giovane si riprometteva nel compierlo. Perché Maria, che è stata davvero testimone della scena come lui si era augurato, vede nel gesto la riprova dell’intensità dell’amore che Andrea prova per lei. Lui, naturalmente le sottace a chi le rose erano originariamente destinate. Maria, in un residuo tentativo di resistere all’amore-passione, evita di incontrare Andrea da sola in casa sua, ma non rinuncia a seguirlo fuori di casa per le strade, le chiese e i giardini di Roma. La Roma attraverso la quale Andrea trascina Maria, è la stessa che a suo tempo aveva conosciuto l’amore di Andrea e di Elena; dove era passata Elena Muti, passò Maria Ferres. Talvolta Andrea, di fronte al riemergere dei ricordi, prova un improvviso sbigottimento che lo allontana dalla realtà presente, lo turba. Maria, che sta sempre all’erta, nel vederlo così pensieroso, lontano, intuisce che c’è qualcosa che non va, l’ombra di sospetto con cui lo guardo e lo interroga tradisce la gelosia inconsapevole che la rode ed è un tratto non secondario del suo dramma di donna sensibile e preveggente, ma Andrea è sempre pronto a soddisfarla di parole, a cancellare ogni suo sospetto e ogni sua tristezza ed ella gli crede, ma non tanto da non rimanere angosciata da tristi premonizioni. Ciò succede anche il giorno in cui, durante una passeggiata al Belvedere di Villa Medici, tra le iscrizioni cui vari amanti hanno affidato l’espressione del loro amore senza timore di deturpare il monumento, Maria trova e legge l’ epigrafe che è chiaramente di pugno del suo Andrea, ma che è dedicata sotto la data abbastanza recente dell’ultimo giorno di Febbraio di due anni prima, a una Helena. Il lettore, tra l’altro, la riconosce come scritta da Andrea per Elena Muti, anche dal fatto che contiene un distico di Goethe, il poeta che sigla tutta la vicenda amorosa dei due amanti. Maria gli chiede chi era quella Helena, Andrea, le risponde che non sa, non ricorda. E poi la avvolge di parole tanto sentimentali quanto false che non convincono del tutto la donna e neppure la tranquillizzano, ma la eccitano e la predispongono a compiere il passo definitivo verso la dedizione completa. I due si scambiano il primo bacio. La nota dominante in Maria è una nota di tristezza impastata di ansia e di angoscia e di paura e caricata di dolorosi presagi. Vi è il motivo della presenza continua costante e ossessiva dell’immagine di Elena in Andrea. Libro Q uarto - capitolo p rimo Capitolo d’apertura del quarto e ultimo libro, questo capitolo ha la funzione di accumulare situazioni ed emozioni atte a preparare la catastrofe finale. È un capitolo compatto e denso di eventi, tutti concentrati nello spazio ristretto di un pomeriggio della fine di Aprile. La prima scena che vede Andrea subire la lezione di pornografia di Lord Heathfield, prepara e produce l’incontro-scontro con Elena e segna la liquidazione definitiva della speranza di Andrea di poter riacquistare l’antica amante. Nella prima scena, quella che si svolge tra Andrea e Lord Heathfield davanti alla biblioteca arcana di quest’ultimo, tutto è finalizzato a creare in Andrea uno stato di turbamento e di frustrazione più che di eccitazione erotica. La vista delle stampe oscene, l’aspetto e il comportamento di Lord Heathfield suscitano nel giovane prima stupore, poi orrore e dolore, quindi inquietudine e una terribile angoscia. Andrea è talmente sconvolto che appena sente risuonare la voce di Elena viene preso da un impeto di brutalità che gli fa addirittura balenare l’idea di uccidere quel maniaco di Lords Heathfield, prendere Elena per violenza, appagare così la terribile cupidigia carnale che lo tormenta, e poi uccidersi. Andrea si accinge infatti ad affrontare l’incontro con Elena. A far precipitare la situazione è al solito Elena, con la pesante battuta con cui tronca le appassionate un po’ ingenue profferte amorose del giovane: “Vi farò dare da mio marito 20 franchi: uscendo di qui, potrete soddisfarvi”, gli dice con una terribile freddezza. La battuta, oltre a liquidare le residue speranze di Andrea, dà l’ultimo tocco al personaggio di Elena, che così risulta anche sul piano del comportamento reale, quella donna cinica, perfida e corrotta, in cui Andrea già l’ha trasformata nella sua tormentata opera di demolizione dell’immagine dell’ex amante. Elena è un mostro che fa il paio con Andrea e il doppio negativo di Maria. Lo stato d'animo di Andrea è eccitato dalle stampe erotiche di Lord Heathfield, umiliato da Elena, angosciato dalla consapevolezza che non potrà mai più avere una donna come lei e da ultimo, esacerbato dalla scoperta di essere sul punto di essere sostituito presso Elena da un nuovo amante, serve a spiegare le ragioni profonde del comportamento di Andrea nei confronti di Maria, perché se è vero che Andrea si accinge a fare nella realtà sul corpo di Maria, quello che ha sempre immaginato di fare, è anche vero che nel caso specifico di quel pomeriggio d’aprile lo fa con una rabbia tale che può essere spiegata solo con il suo stato d’animo del momento. Andrea, poco fuori da Palazzo Barberini, incontra la sua Maria che si sta recando a palazzo Zuccari. Sono infatti circa le 5. Mancano pochi minuti all’ora
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