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IL PRIMO DOPOGUERRA: La Germania di Weimar, il Biennio Rosso, Il dopoguerra dei vincitori, Appunti di Storia

In questo riassunto troverete informazioni riguardanti il periodo post- prima guerra mondiale. In particolare troverete appunti e sintesi riguardo il biennio rosso, la Germania di Weimar e il dopoguerra più felice dei vincitori. Questo materiale può essere utile per studenti di tutti i corsi: licei, istituti tecnici e università.

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 01/10/2020

chiara.bicelli
chiara.bicelli 🇮🇹

4.5

(17)

49 documenti

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Scarica IL PRIMO DOPOGUERRA: La Germania di Weimar, il Biennio Rosso, Il dopoguerra dei vincitori e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IL PRIMO DOPOGUERRA In questo riassunto troverete informazioni riguardanti il periodo post- prima guerra mondiale. In particolare troverete appunti e sintesi riguardo il biennio rosso, la Germania di Weimar e il dopoguerra più felice dei vincitori. UN DIFFICILE DOPOGUERRA → le conseguenze economiche della guerra Tutti i paesi che presero parte alla guerra, esclusi gli USA, uscirono dal conflitto mondiale con un grave dissesto economico. La guerra aveva inghiottito una quantità incredibile di risorse. Per affrontare le spese i governi erano ricorsi all’aumento delle tasse, lanciando sottoscrizioni, prestiti nazionali e allargando a dismisura il debito pubblico: avevano instaurato massicci debiti in primo luogo con gli Stati Uniti. Così i governi avevano iniziato a stampare carta moneta in eccedenza, mettendo in moto un processo inflazionistico (la moneta, circolando in grande quantità e velocità, perse potere d’acquisto). Questo processo portò un notevole aumento di prezzi che triplicarono. L’inflazione distruggeva posizioni economiche consolidate ed erodeva i risparmi dei ceti medi, in particolare di coloro che avevano investito in titoli del debito pubblico. Grazie anche al sostegno dello Stato e degli apparati burocratici all’economia, l’industria europea attraversò un periodo di crescita, cui seguì, negli anni 1920 e 1921, una fase di depressione economica. A causa della guerra si ridusse drasticamente la tradizionale supremazia commerciale dell’Europa, infatti gli USA e il Giappone avevano aumentato le esportazioni sui mercati dell’Asia e del Sud America che erano i principali approdi degli europei. La crisi era tale che nel dopoguerra, invece della piena libertà degli scambi auspicata nel programma Wilson, si ebbe una ripresa di nazionalismo economico e di protezionismo doganale. La guerra determinò enormi cambiamenti sociali, conseguenza dei mutamenti economici. L’espansione dell’industria bellica aveva determinato uno spostamento dalle campagne alle città di giovani, donne e lavoratori non qualificati. Il distacco dal nucleo familiare, l’assenza dei capo famiglia, avevano provocato mutamenti nella mentalità e nelle abitudini delle giovani generazioni. La guerra segnò una tappa importante anche nel ruolo delle donne: nelle famiglie, nei campi, nelle fabbriche, negli uffici le donne presero il posto degli uomini arruolati nell’esercito, assumendo responsabilità e compiti inediti. La disponibilità economica e la consapevolezza delle proprie capacità trasformarono l’immagine della donna e i suoi comportamenti, che divennero più liberi sin dall’abbigliamento. Questo processo di emancipazione ebbe dei riconoscimenti sul diritto di voto, che verrà poi riconosciuto nel 1918 in Inghilterra, nel 1919 in Germania, nel 1920 negli Stati Uniti. Un’altra questione sociale fu quella del reinserimento dei reduci, che rivendicavano compensi per le privazioni subite, ma le scarse misure adottate dai governi, nonostante le promesse, generarono tra gli ex combattenti riuniti spesso in associazioni un forte risentimento. Inoltre la guerra velocizzò la tendenza già in atto della massificazione della politica: partiti e sindacati videro aumentare il numero dei loro iscritti, così come aumentò notevolmente la partecipazione dei cittadini alle manifestazioni pubbliche. La vittoria delle potenze democratiche e il crollo degli imperi multietnici significarono per molti popoli europei intraprendere lotte per l’indipendenza, dando luce agli ideali di nazionalità del programma Wilson. Ma a causa delle diverse etnie e lingue di alcune zone d’Europa, l’applicazione del principio di nazionalità risultò difficile: le decisioni del trattato di Versailles diedero un patria indipendente a più di 50 milioni di persone, ma ne trasformarono circa 25 milioni in minoranze. La presenza di gruppi che parlavano lingue diverse, con tradizioni e credi diversi, fu talvolta sentita come una minaccia a coloro che volevano creare omogeneità e coesione scatenando nuovi conflitti. Avvennero delle vere e proprie ‘’pulizie etniche’’, ovvero espulsioni in massa o addirittura massacri come quello degli armeni durante la Grande Guerra. Il biennio rosso Tra la fine del 1918 e l’estate del 1920 il Movimento operaio europeo fu il protagonista di una grande avanzata politica che prese i caratteri di una vera e propria rivoluzione. Sono proprio questi gli anni definiti ‘’Biennio Rosso’’. In Europa invece aumentarono gli iscritti dei partiti socialisti e, conseguentemente i lavoratori ottennero miglioramenti sotto il punto di vista dei salari. I tentativi rivoluzionari fallirono. La Rivoluzione d’ottobre, che ispirò la formazione di consigli operai, accentuò, all’interno del Movimento operaio stesso, la scissione fra avanguardie rivoluzionarie e il resto del
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