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Il processo decisionale, Appunti di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale

Lezione Il processo decisionale

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 13/04/2023

chiara.sette.
chiara.sette. 🇮🇹

4.9

(9)

33 documenti

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Scarica Il processo decisionale e più Appunti in PDF di Metodi E Tecniche Del Servizio Sociale solo su Docsity! IL PROCESSO DECISIONALE Su quali basi gli assistenti sociali decidono? Quali sono i fattori che incidono nella presa di decisione? - L’esperienza personale e professionale dell’assistente sociale - L’intuito (capacità non scientifica, ma connessa all’esperienza che ci porta a gestire determinate situazioni in un modo piuttosto che in un altro) - Le risorse che si hanno a disposizione - Gli studi e/o le ricerche che danno indicazioni su quali potrebbero essere gli esiti legati a una decisione - I desideri dell’utente - La presenza di vincoli Di fatto, il processo decisionale si articola all’interno di un percorso. Ci sarà una fase di valutazione della situazione che ci porterà a raccogliere una serie di elementi, fino ad arrivare alla decisione vera e propria. Una volta presa la decisione ci sarà una seconda valutazione rispetto alla decisione che abbiamo preso, per capire se la nostra decisione ha funzionato o meno. Tutto questo comporta una responsabilità rispetto a quella specifica decisione che si prende in qualità di professionisti. Il fatto di prendere delle decisioni non si trova solamente sul piano professionale, ma si ritrova in ogni aspetto della vita quotidiana. Decidere fa parte della vita quotidiana. Si decide ogni giorno, in ogni momento. In alcuni casi non ci si interroga più di tanto sui pro e i conto della scelta: si considerano velocemente due o tre possibilità e si sceglie  queste decisioni fanno parte di una routine a cui non si dedica una particolare attenzione (es: quando dobbiamo attraversare la strada). Altre volte la decisione è invece più elaborata, frutto di un processo consapevole e di una riflessione ponderata (es: decidere se cambiare casa o lavoro). Oltre a essere il risultato di una riflessione consapevole, queste decisioni sono caratterizzate da una certa dose d’incertezza, cioè dall’assenza di una sicurezza sull’esito o sulla bontà della scelta. Prevedono quindi l’assunzione di un grado più o meno elevato di rischio in cui si contempla la possibilità di sbagliare, di perdere un’opportunità, di andare incontro a conseguenze negative. E questo può comportare un certo grado di ansia e timori. Quindi, possiamo dire che la scelta, l’incertezza e il rischio sono gli elementi costitutivi del decidere. Valutare/decidere L’assistente sociale deve sia valutare che decidere in ogni situazione all’interno del processo decisionale. Valutare = processo di attribuzione di valore a determinati fatti o elementi in base a determinati parametri di qualità  quando valuto una situazione o un problema cerco gli elementi a cui dare valore, e sulla basi di questi decido. - Valutare: dal latino valere (= dare valore) - La valutazione si riferisce a qualcosa di già avvenuto  riguarda il passato (la persona ci racconta una sua storia/problematica che era passata o che è presente). L’essere orientata al passato fa sì che la valutazione si confronti con il problema della correttezza della nostra decisione In ambito lavorativo, il termine valutazione è assimilabile al concetto del “parere professionale” e può essere definito come «il parere che un professionista esprime in merito a una situazione, esaminata alla luce di una determinata domanda e di parametri utilizzabili per esprimere un giudizio sulla situazione, evidenziando le caratteristiche positive o negative, i punti di forza o di debolezza». Si ha una valutazione professionale quando «un professionista esamina gli elementi fattuali relativi a una persona o una famiglia, per formulare un parere sulla situazione e fornire delle raccomandazioni, alla luce delle proprie conoscenze professionali». La valutazione si compone di due aspetti: uno riguarda la valutazione vera e propria, in risposta al quesito valutativo iniziale, in cui si evidenziano gli aspetti negativi e positivi, i rischi e le opportunità di una determinata situazione, mentre il secondo riguarda le possibili strategie di miglioramento. VALUTAZIONE + POSSIBILI STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO La valutazione iniziale nel processo decisionale può essere definita come assessment, cioè una valutazione preliminare. Nel momento in cui mi si pone davanti una situazione problematica, la prima cosa che andrò a fare in veste di professionista sarà una valutazione preliminare, che comporta la raccolta di informazioni per andare ad accertare l’esistenza di determinati fatti e caratteristiche. Ciò serve per prendere una decisione, la quale si basa sulle informazioni raccolte. Ovviamente, noi lavoriamo con le persone e quindi le informazioni le raccogliamo dalle persone  c’è una dimensione fiduciaria, nel senso che ci affidiamo a quello che è il racconto della persona. Per avere delle certezze, possiamo fare riferimento a documentazioni che confermano ciò che ci riferisce la persona. L’assessment si differenzia dalla valutazione perché verifica la presenza o l’assenza di condizioni predeterminate e non prevede l’indicazione delle strategie di miglioramento. A seguito della valutazione vi è la decisione, la quale viene fatta sulla base di un quadro dettagliato degli aspetti critici e delle positività di una determinata situazione  più è precisa la valutazione preliminare, più è facilitato il processo decisionale. Ciò che viene indicato nella valutazione non coincide automaticamente con la decisione sull’intervento perché entrano in gioco tutta una serie di variabili (presenza di limiti e vincoli nel contesto, mutamento delle condizioni della famiglia, cambiamento del parere degli operatori, sopravvenire di una nuova normativa, ecc.). Il tutto è molto complesso proprio per il fatto che a fronte di una valutazione dell’assistente sociale di un certo tipo non sempre corrisponde per forza una decisione aderente, perché ci possono essere delle condizioni ostative o di altro tipo che comportano una discrepanza tra quella che è la valutazione e quella che è la decisione. È molto importante tenere in considerazione che le decisioni che prendiamo come assistenti sociali possono andare a modificare in maniera significativa la vita delle persone  abbiamo una grande responsabilità in questo senso. Il nostro obiettivo deve sempre essere quello di tenere al centro, di tutelare qualsiasi soggetto e di consigliare il meglio che possa essere per la persona valutando tutte le alternative. Il nostro compito è quello di agire in trasparenza, mostrando tutte le alternative utili alla persona in modo che possa scegliere liberamente, tenendo sempre a mente che abbiamo un potere. Prima fase: valutazione preliminare/assessment in cui andiamo a raccogliere tutte le informazioni che ci servono per prendere poi una decisione. Una volta che ho raccolto tutte le informazioni arriverò al momento della decisione vera e propria. Nel momento in cui decido, realisticamente il mio obiettivo sarà quello di modificare una situazione problematica esistente o comunque produrre un risultato che sia diverso. Decidere = selezione di una determinata azione come risultato di un processo deliberato e consapevole, effettuato da una o più persone. - Decidere: dal latino de-cidere (de = allontanamento; caedere =tagliare  tagliare via) All’interno della professione dell’assistente sociale c’è anche un frame (cornice) normativo  differenza rispetto alle decisioni che prendiamo nella vita personale. Questo frame riguarda la normativa vigente (legge), il Codice deontologico (ci dice come dobbiamo comportarci in qualità di professionisti) e il ruolo che abbiamo nell’ente. Conoscere la normativa è fondamentale perché è utile non solo per informare le persone circa i diritti che hanno nel proprio contesto di vita, ma permette anche di sapere fino a che punto ci si può muovere a livello professionale (fino a che punto si può agire in maniera discrezionale). L’operatore deve acquisire conoscenza e consapevolezza in merito al suo ruolo e alla decisione che è chiamato a prendere, al suo campo di autonomia, ai suoi margini di azione e all’ambito di discrezionalità. È importante che abbia ben chiaro qual è lo spazio che ci si aspetta che egli occupi e qual è il compito che gli viene formalmente attribuito, su cosa ci si aspetta che esprima un parere e su cosa no (es: se mi occupo dell’area anziani e mi arriva un minore, non devo occuparmene io ma devo indirizzarlo verso l’operatore che si occupa di quell’area). L’assistente sociale sa quale ambito è tenuto a presidiare, di che cosa è considerato responsabile e quale ambito è lasciato alla sua discrezionalità  il professionista viene a conoscenza di questi aspetti grazie al frame normativo. Art. 10 Codice deontologico «L’esercizio della professione si basa su fondamenti etici e scientifici, sull’autonomia tecnico-professionale, sull’indipendenza di giudizio e sulla scienza e coscienza dell’assistente sociale». Oltre a questa cornice normativa, sempre all’interno della valutazione preliminare si trova il frame valutativo. Data la delicatezza di molte decisioni del servizio sociale, nel tempo si sono diffusi strumenti volti a sostenere sia la funzione di valutazione sia le decisioni vere e proprie. Questi strumenti permettono una rendicontazione (accountability) essendo standard definiti, rendono espliciti e visibili i percorsi effettuati e i punteggi raggiunti. In molti contesti, soprattutto in quello anglosassone e statunitense, per andare a valutare una situazione gli assistenti sociali non si basano su una base di raccolta di informazioni, MA ci sono delle schede di raccolta di informazioni che definiscono esattamente quali sono gli elementi (in maniera molto specifica e dettagliata). Gli strumenti di valutazione hanno lo scopo di guidare la raccolta di informazioni e possono essere più o meno strutturati. Possono inoltre fornire un orientamento rispetto alle aree da sondare e indicare quali sono le fonti informative che è opportuno considerare, oppure possono prevedere liste di elementi da verificare in forma di check list (vengono spuntati gli aspetti che interessano o che sono presenti) o attribuendo un punteggio agli item considerati significativi (come per i test). Gli strumenti si differenziano anche in base alla maggiore o minore partecipazione da parte dell’utente. Alcuni prevedono che l’utente compili direttamente questionari di autovalutazione o che dialoghi con l’operatore, esprimendo un parere anche sulle valutazioni di quest’ultimo. Altri forniscono una visualizzazione complessiva della situazione, componendo automaticamente il quadro derivante dall’assemblaggio dei diversi punteggi. Questi strumenti possono essere positivi perché danno una valutazione che è assolutamente comparabile nel tempo e discrezionale (es: faccio un test oggi e ne faccio un altro tra un anno  vedo cosa è cambiato e cosa è rimasto invariato). Inoltre, le valutazioni saranno tutte uguali poiché è uno strumento standardizzato  si crea equità. L’uso degli strumenti di valutazione del rischio è molto discusso e presenta alcune criticità: può portare gli operatori ad agire in modo meccanico e burocratico, senza curarsi degli aspetti relazionali del rapporto con le persone, sia nella formulazione del giudizio conclusivo (l’assistente sociale non si occuperà più della relazione con la persona, ma andrà a spuntare delle caselle e quindi ad agire in maniera meccanica) l’effetto prodotto sulle persone può essere negativo, poiché si sentono valutate senza una cornice relazionale che motiva tale valutazione (le persone è come se stessero facendo un test, e il punteggio viene paragonato a un voto) questi strumenti possono alimentare l’aspettativa irrealistica di poter prevedere e controllare il rischio (danno l’idea di non poter commettere errori)  rischio: siccome le condizioni di vita mutano velocemente, l’assistente sociale può trovarsi in una situazione imprevista senza aver minimamente considerato i rischi a cui poteva andare incontro (In Italia come strumento standardizzato nel servizio sociale abbiamo la scheda S.Va.M.A.) 2. Opzioni/analisi delle opzioni e dei rischi Identificazione delle diverse opzioni e valutazione dei rischi. Nella teoria delle decisioni, una volta definito e “inquadrato” il campo decisionale, il secondo passaggio logico, che precede la decisione vera e propria, è quello della messa a fuoco e analisi delle diverse opzioni. Le teorie sulle decisioni indicano l’esistenza di due diversi modi di ragionare anche quando bisogna valutare i rischi. In termini di valutazione del rischio, parliamo di approccio clinico-intuitivo e analitico-attuariale. Nell’approccio CLINICO-INTUITIVO la valutazione del rischio viene effettuata dall’operatore in base al proprio giudizio soggettivo, riferendosi alla propria esperienza professionale per identificare i fattori più significativi. (Approccio prevalente nell’ambito psicosociale)  Maggiormente in grado di individuare gli aspetti specifici del contesto e di coglierne l’evoluzione nel tempo ma può essere meno affidabile, proprio perché legato all’esperienza unica e soggettiva di chi analizza le opzioni  Sulla base delle proprie competenze, delle esperienze precedenti e delle conoscenze, l’operatore decide qual è l’opzione migliore Nell’approccio ANALITICO-ATTUARIALE, invece, l’operatore basa il proprio giudizio sulla presenza o assenza di fattori indicati come predittivi dall’analisi di dati statistici e dal calcolo delle probabilità.  Permette di classificare una situazione come a basso, medio o alto grado di rischio in base ad analisi statistiche effettuate riferendosi a un’ampia base di dati, ma non riesce a predire cosa avviene nello specifico caso 3. Decisione Decisione vera e propria, cioè si sceglie tra le varie opzioni. Per prendere una decisione bisogna valutare il bilanciamento tra i fattori di rischio e i fattori di protezione all’interno di una situazione  facendo questo bilanciamento si andrà a scegliere l’opzione più adeguata per il soggetto preso in carico. L’albero delle decisioni è un esempio di modello razionale di presa di decisione che si basa su un “approccio consequenzialista”, quindi sul fatto che si sceglie l’opzione che ha le conseguenze più positive. Tuttavia, dato che le decisioni avvengono in condizioni di incertezza, questo assunto di base deve essere integrato dalla valutazione delle probabilità che si verifichi il risultato positivo. La scelta, quindi, dovrebbe cadere sull’azione che ottiene il miglior bilanciamento tra il suo valore in termini di benefici e la probabilità che l’evento prefigurato accada. Per comporre l’albero decisionale vanno seguite sette tappe. 1) Definire la questione su cui prendere la decisione emersa dall’analisi del framing (normativa, cornice interpretativa, raccolta di informazioni) 2) Identificare le possibili opzioni di intervento (plausibili; accettabili rispetto alla persona e al contesto di intervento; non sovrapponibili, cioè le opzioni devono essere diverse) 3) Ricerca di ulteriori informazioni necessarie 4) Identificare i possibili esiti positivi e negativi di ogni opzione (valuto i fattori di rischio e i fattori di protezione) 5) Stimare la probabilità che si verifichino i diversi eventi e attribuirvi un punteggio numerico 6) Considerare i pro e i contro rispetto a un determinato esito 7) Combinare desiderabilità dell’opzione e probabilità che si verifichi  utilità attesa: scegliere l’opzione che ha maggiori benefici e maggiori possibilità di verificarsi (desiderabilità dell’opzione + probabilità che si verifichi) Anche questo approccio ha alcuni limiti. - Il primo è legato al fatto che nella pratica operativa dei servizi non è così facile costruire un buon albero delle decisioni: può essere difficile identificare le opzioni e gli esiti con precisione. - Un secondo limite riguarda la scarsità degli studi scientifici sui risultati degli interventi. - Un terzo limite, infine, riguarda la scarsità di tempo e di risorse degli operatori (o dell’ente). Adottare una struttura che guida e supporta la presa di decisione ha, però, anche alcuni vantaggi. - Attraverso l’esplicitazione delle diverse possibilità, la prefigurazione degli esiti e la loro valutazione è possibile prendere una decisione in base a un ragionamento preciso e argomentato. - Riflettere sugli esiti auspicati e sulle diverse opzioni possibili favorisce un processo creativo  nel momento in cui si esplorano le diverse possibilità, si riflette sulla loro praticabilità e su quanto le strade immaginate siano promettenti o prefigurino dei rischi. - Un ulteriore vantaggio è dato dall’aumento della capacità di spiegare e di argomentare le scelte fatte  permette di chiarire le buone ragioni per cui si compiono determinate scelte, consentendo ai diversi soggetti di essere parte attiva, di obiettare e fare eventuali ulteriori proposte: dà alle persone la possibilità di capire che cosa accade, di partecipare e contribuire attivamente. - L’ultimo vantaggio è dato dalla possibilità di gestire i rischi con maggiore tranquillità e competenza: proprio perché sono stati previsti, quando si concretizzano ci colgono meno impreparati.
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