Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Processo (Franz Kafka) - riassunto e analisi, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Tedesca

Riassunto del romanzo di Franz Kafka "Il processo" capitolo per capitolo + analisi e contesto storico/autobiografico

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 25/01/2023

giacomoqq
giacomoqq 🇮🇹

4.8

(7)

1 documento

1 / 12

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il Processo (Franz Kafka) - riassunto e analisi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! IL PROCESSO (Der Prozeß) 1914-15 CAPITOLO 1 Arresto. Colloquio con la signora Grubach. Poi, la signorina Bürstner ● Arresto || La mattina del suo trentesimo compleanno Joseph K., giovane procuratore di banca, scopre che la cuoca della sua affittacamere, la signora Grubach, non gli ha ancora portato la colazione. Sta per andare a lamentarsi, quando sente bussare alla sua porta e subito entrano due uomini sconosciuti: questi, senza rivelare la loro identità, informano K. che è in arresto per una colpa che non sono autorizzati a dirgli. K. è confuso, non capisce quello che sta succedendo: inizialmente pensa che si tratti di uno scherzo da parte colleghi della banca, probabilmente fatto in occasione del suo compleanno, ma poi la faccenda inizia a sembrargli seria. Preoccupato ma convinto della sua innocenza, cerca di farsi dire dalle due guardie (Franz e Willem) a quale autorità appartengono e per quale motivo l’hanno arrestato, senza però ottenere alcuna risposta soddisfacente. Intanto la vecchietta sua dirimpettaia osserva la scena dalla finestra di fronte con una curiosità inconsueta. ● Colloquio con il procuratore || La scena si svolge prima nel salotto della signora Grubach e poi nella camera della signorina Bürstner, dove K. ha modo di parlare con l’ispettore; oltre a loro e alle due guardie, ci sono anche tre giovani, mentre altre tre figure ignote assistono alla scena dalla finestra della casa di fronte. K. vuole risolvere al più presto questa faccenda, cercando di chiarire quello che secondo lui non è altro che un errore giudiziario, ma l’ispettore lo blocca, senza però fornirgli ulteriori informazioni riguardo il suo arresto; tuttavia gli comunica che viene lasciato in libertà provvisoria, e che quindi può continuare a svolgere il suo lavoro normalmente. Infatti i tre giovani presenti nella stanza non sono altro che tre suoi colleghi, che l’ispettore ha fatto venire per facilitare a K. il rientro in banca, in modo che il suo ingresso non dia nell’occhio. ● Colloquio con la signora Grubach, poi con la signorina Bürstner || La sera stessa K. parla con la signora Grubach la quale, dicendosi molto dispiaciuta per l’accaduto, si dichiara sicura che Josef sia innocente. Subito dopo K. decide di confidarsi anche con la signorina Bürstner, che inizialmente non crede a Josef, anche perché la sua stanza non sembra recare i segni del passaggio dei due uomini. Al termine della conversazione (in cui ha ricostruito per filo e per segno la scena dell'arresto) la signorina Bürstner fa in modo di congedare K.; quest’ultimo, dopo essersi ripetutamente scusato per l'intrusione in camera sua, si lascia trasportare dai propri sentimenti e la bacia. CAPITOLO 2 Primo interrogatorio ● Convocazione alla prima udienza, ricerca della sala dell’interrogatorio || Josef K., mentre è al lavoro, riceve una chiamata che lo convoca per la domenica seguente alla prima udienza del processo. Gli viene comunicato l’indirizzo, ma non l’orario; K. decide comunque di presentarsi alle nove, perché è quella l’ora in cui aprono i tribunali. Quindi, seguendo l'indirizzo che gli è stato comunicato, si ritrova davanti a un palazzo squallido e anonimo in un quartiere popolare di periferia, abitato da povera gente. Josef, per trovare l’aula dell’interrogatorio, bussa a tutte le porte del palazzo facendo finta di essere in cerca di un falegname di nome Lanz, ma non ottiene alcun aiuto; fino a quando, al quinto piano, gli apre una donna, che lo conduce alla camera in cui si sarebbe svolto l’interrogatorio. La sala è piccola, soffocante e gremita di persone che sembrano ignorare il nuovo arrivato. ● L’interrogatorio || K. viene condotto verso il giudice istruttore, che lo rimprovera per il ritardo. A questo punto inizia l’interrogatorio vero e proprio: K., tra i rumori della folla, tiene un lungo discorso in cui denuncia con parole abbastanza dure l’illogicità della situazione e l’operato dei due uomini che si sono presentati nella sua stanza senza preavviso e che lo hanno arrestato arbitrariamente, arrivando a insinuare che dietro a questo tribunale si nasconda un’organizzazione corrotta che arresta e umilia pubblicamente persone innocenti. In quel momento K. viene interrotto dai gemiti di una coppia (la lavandaia che gli aveva aperto la nella società dell'epoca in un evento fondamentale come il processo Dreyfus dove il disonore, l'umiliazione della vita di Dreyfus, del suo diritto di esistere e di parlare viene lentamente distrutto. Lo zio, preoccupato dalla gravità del caso del nipote, prende iniziativa e lo accompagna dall’avvocato Huld, un suo ex compagno di scuola, molto celebre avvocato difensore dei poveri. Arrivati a casa di Huld (che si trova vicino a quel sobborgo in cui ci sono le segreterie del tribunale) apre loro una giovane donna, Leni, la quale comunica loro che l’avvocato è malato; lo zio non ci dà molto peso e accompagna Josef in camera di Huld, una stanza da letto assai buia (la mancanza di luce è una delle caratteristiche peculiari di questa scena). Leni, che fin da subito non distoglie lo sguardo da K., sembra avere una certa confidenza con l'avvocato: “Davanti a Leni puoi dire tutto”, ma lo zio insiste a cacciarla dalla stanza trattandola con villania. Appena iniziano a discutere del suo caso, K. nota che l’avvocato sa già tutto sul suo processo, nonostante nessuno lo avesse informato prima; Huld si giustifica affermando che, all’interno dell’ambiente giudiziario, è normale che si parli dei vari processi. La risposta non convince del tutto K. (“Però lei lavora al tribunale del Palazzo di Giustizia, e non a quello del solaio”), che però non dice altro. Poco dopo avviene un altro fatto strano: mentre stanno ancora parlando, il legale chiama in causa il capo della cancelleria del tribunale, che si trova proprio in quel momento nascosto in un angolo della stanza per origliare. La conversazione riprende, K. non capisce di che cosa stiano discutendo, né viene minimamente coinvolto. ● Leni || A un certo punto un frastuono proveniente dall’anticamera attira l’attenzione di Josef, che esce dalla stanza di Huld e si ritrova da solo con Leni; questa lo conduce nello studio dell’avvocato, lo seduce e i due finiranno per avere un rapporto sessuale. Ancora una volta c’è il tema delle relazioni con le donne del tribunale, che rappresentano per K. una protezione dall’ira del tribunale invisibile, gli danno un senso di sicurezza: “io le sto arruolando, le aiutanti, prima la signorina Bürstner, poi la moglie dell’usciere, e adesso questa infermierina”. All’interno di quella stanza K. è colpito da un quadro con un uomo in toga da magistrato seduto su un trono, nel quale K. riconosce il suo giudice; in realtà non si tratta di una rappresentazione veritiera, in quanto quel giudice, pur essendo basso, si è fatto fare altissimo perché è vanitoso alla follia. Per il tribunale l'arte non ha nulla a che fare con la verità, per cui quadri sono liberamente ispirati ai desideri e alle fantasie (in questo caso la vanità di questo giudice), e naturalmente sono stati concepiti per ingannare chi li osserva: l’uomo del quadro, che sembrerebbe appartenere a un grado molto elevato, non è altro che un semplice giudice istruttore. All'uscita Josef trova lo zio infuriato con lui poiché ritiene che egli con il suo atteggiamento stia rischiando di compromettere la sua causa perdere l’assistenza dell’unica persona che può aiutarlo davvero. Le sue relazioni con le donne del tribunale, anziché aiutarlo, non fanno altro che metterlo in cattiva luce. CAPITOLO 7 Avvocato. Industriale. Pittore ● Avvocato || K. è stanchissimo, il pensiero del processo non lo abbandona più, diventa un peso, un’ossessione che lo consuma fisicamente. In una giornata d'inverno sta pensando di lasciar perdere l'avvocato (che gli dà l’impressione di non poter fare molto), scrivere da solo un atto di difesa e presentarlo al tribunale. Segue una lunga riflessione sui suoi dialoghi con l’avvocato Huld che forniscono alcune informazioni importanti sul funzionamento di questo tribunale: o Le prime istanze presentate al tribunale non vengono quasi mai lette, e talvolta vanno anche smarrite; o Il processo non è pubblico, quindi anche le carte del tribunale (specie l’atto di accusa) non sono accessibili né dall’accusato né dalla difesa; o La difesa stessa non è permessa, ma solo tollerata: perciò non esistono avvocati riconosciuti dal tribunale (a loro è persino vietato presenziare agli interrogatori). In questo modo si vuole tagliar fuori la difesa, e l’accusato deve fare tutto da solo. Da ciò si capisce che i documenti non hanno alcuna rilevanza ai fini del processo. Tutto ciò che conta invece sono le relazioni personali dell’avvocato con il mondo del tribunale, specie con gli alti funzionari: sono loro infatti che talvolta forniscono informazioni più o meno chiare sul procedimento. Huld, per chiarire a Josef come funziona la vita dell'avvocato difensore, racconta un aneddoto abbastanza incomprensibile: l’aneddoto del funzionario. I dialoghi con l’avvocato che vengono raccontati come flashback sono la prova che il funzionamento del processo è incomprensibile; nelle dichiarazioni di Huld si capisce che molto spesso dice cose in contraddizione le une con le altre e quindi si fa fatica a sapere quale sia il ruolo effettivo dell'avvocato. ● Industriale || In ufficio K. conosce un industriale, suo cliente, che gli riferisce di aver saputo del suo processo e di poterlo aiutare. L’uomo infatti conosce un pittore di nome Titorelli che lavora come ritrattista per il tribunale e che quindi non solo è in continuo contatto con molti giudici, ma conosce anche i meccanismi e il funzionamento del tribunale stesso. ● Pittore || Dopo alcune esitazioni, K. lascia in sospeso il suo lavoro in banca e si reca dal pittore, che vive in un angusto e asfittico sottotetto in un sobborgo ancora più povero e malfamato di quello delle segreterie. Mentre sta salendo i gradini d’ingresso, s’imbatte in tre ragazzine dispettose e inquietanti (“esprimevano a un tempo innocenza infantile e depravazione”) che iniziano a infastidirlo, ma è grazie a una di loro che trova la porta d’ingresso dello studio di Titorelli, il quale fa entrare Josef e caccia via le tre ragazzine. Esse tuttavia rimarranno tutto il tempo dietro la porta a disturbare e interrompere il dialogo tra i due. Per avviare la conversazione, Josef gli chiede del quadro al centro della stanza: si tratta di un ritratto di un giudice, simile a quello che stava nello studio dell’avvocato. Il pittore, similmente a Leni, gli spiega come quel ritratto, insieme a tutti gli altri che gli vengono commissionati, non corrisponda alla realtà: si tratta infatti di un giudice di basso rango, che per vanità vuole farsi rappresentare su un trono con un atteggiamento solenne. Qui Joseph capisce il modo di comunicare del tribunale: attraverso i ritratti, gli aneddoti, la parabola (con cui viene espressa la sentenza finale), l’oralità… quindi un modo di comunicazione simbolico, che nulla ha a che vedere con leggi scritte o documentazioni ufficiali. A questo punto il discorso viene portato sul suo processo. Quando K. gli dichiara di essere innocente, Titorelli risponde che il tribunale difficilmente recede dalle accuse mosse dall’imputato, anche se è possibile influenzare personalmente i giudici al di fuori delle aule del tribunale; tuttavia i suoi discorsi, similmente a quelli dell’avvocato, sono spesso incomprensibili e contraddittori. Infatti lui ragiona non secondo quanto sta scritto nella legge (che peraltro ammette di non avere mai letto), ma bensì In ogni caso, il pittore spiega che esistono tre possibili soluzioni: o Assoluzione vera: è una circostanza che non si è mai realizzata concretamente, almeno per quanto ne sa Titorelli, ed è considerata praticamente una leggenda, quindi escludibile a priori. o Assoluzione apparente: richiede uno sforzo concentrato ma temporaneo, terminato il quale si ha l’assoluzione dell’imputato: ma si tratta appunto di un’assoluzione apparente, per cui può essere revocata in qualsiasi momento, condannando l’imputato a un’angoscia perenne. o Rinvio: richiede uno sforzo più leggero ma più lungo: a patto di un rapporto costante con il tribunale, assicura che l’atto processuale rimanga bloccato sulle prime fasi. Dunque gli ultimi due metodi sono le uniche soluzioni possibili: entrambi hanno il vantaggio di impedire la condanna dell’imputato, ma nello stesso tempo ne impediscono anche l’assoluzione vera. K., senza decidere quale delle due strade intraprendere, acquista tre quadri del pittore per sdebitarsi ed esce dalla seconda porta dello studio, situata dietro il letto. Appena varcata la soglia, si ritrova in un lungo corridoio identico a quello delle segreterie da cui dipende la sua causa: anche quel solaio infatti, gli spiega Titorelli, ospita le segreterie del tribunale, di cui fa parte anche il suo studio. In questa scena è importante osservare come Titorelli ragioni solamente per esperienza personale o per sentito dire; lui stesso ammette di non aver mai letto la legge, e non fa altro che citare aneddoti che ha vissuto o che sono stati tramandati i generazione in generazione. Emerge quindi l’oralità della trasmissione delle notizie, mentre la verità è sparita, è diventata diceria, leggenda. È proprio in questa interpretazione della verità che gli interpreti vedono in Josef l’ebreo assimilato che è uscito dall’ortodossia e non è più in grado di tornare alla legge delle sacre scritture, che per lui ha qualcosa di leggendario. CAPITOLO 8 Il commerciante Block. Revoca dell’avvocato (capitolo incompiuto) ● Il commerciante Block || Josef si decide una volta per tutte a revocare l’avvocato e di scrivere da solo il proprio memoriale difensivo: in questo modo rinuncia definitivamente alla protezione dell’avvocato e sfida il tribunale, inconscio del fatto che non possiede alcuna arma per sfidarlo, perché la legge di questo tribunale, pur essendo scritta, non viene condivisa con gli imputati; essi vengono esclusi dalla conoscenza della legge, e non possono che basarsi su fonti orali basate su dicerie ed esperienze personali, che però non hanno alcun valore: tutto ciò su cui possono contare sono le relazioni dei loro difensori con i membri del tribunale. Dunque K., a tale scopo, si reca a casa dell’avvocato Huld, dove trova Leni in compagnia di un uomo; vedendo lui in maniche di camicia e lei in vestaglia, K. sospetta che i due siano amanti, ma entrambi smentiscono la circostanza. L’uomo si presenta come il commerciante Block e rivela di essere un cliente dell’avvocato. In questa scena Josef commette lo stesso errore che ha fatto con l’altro imputato nelle cancellerie, ovvero si sente superiore, lo tratta con arroganza e inizia persino a dargli degli ordini (d’altronde anche Leni parla di lui con un certo disprezzo). Mentre Leni va ad annunciarlo all’avvocato, Josef inizia a parlare con il commerciante, il quale è rappresentato da Huld da più di cinque anni (anche se ammette di essere in contatto con altri cinque avvocati). Egli gli svela di averlo già visto nella sala d’attesa delle segreterie, quando si era messo a parlare con un imputato che quasi non riusciva a rispondergli: quell’imputato sembrava tanto sconvolto perché, guardando le labbra di Josef, aveva letto il segno sia della propria condanna, che di quella del procuratore. Block infatti gli spiega che tra gli imputati circolano diverse superstizioni, tra cui c’è quella di poter prevedere l’esito del processo basandosi sul disegno delle labbra dell’accusato. Queste superstizioni non sono altro che un rifugio per gli imputati, dovuto al fatto che a loro non è consentito conoscere la verità, perché nel tribunale ogni cosa è segreta: non sanno come sta andando il loro processo, né tanto meno perché sono imputati. Persino gli avvocati, che sembrano non sapere nulla della legge, non sono in grado di dare loro delle certezze. L’imputato dunque, non potendo conoscere la legge, deve solo accettare il potere del tribunale, cosa che Josef invece rifiuta. Un’altra cosa importante che il commerciante dice è che l’attesa non è inutile (al contrario di quello che crede K.), e che l’unica cosa dannosa è invece fare da sé, ed è proprio quello che Josef farà. Josef di dimostra ancora una volta impaziente, vuole revocare l’avvocato proprio perché non ha combinato nulla, sta ancora lavorando sulla prima istanza che il protagonista vuole scrivere da solo per accelerare i tempi. Invece Block afferma che, per quanto riguarda il suo caso, anche lui all’inizio non era soddisfatto del lavoro dell’avvocato, che ora invece ha già presentato diverse istanze, anche se probabilmente di nessun valore, visto che il suo processo non sembra. Leggendone una, ha notato come sia dotta, ma sostanzialmente priva di contenuto: era piena di latino, lunghe adulazioni destinate a singoli funzionari e autoumiliazioni dell’avvocato (lo stesso avvocato che davanti agli imputati si identifica nella cerchia dei “grandi avvocati” pur non facendone parte, essendo solo un “avvocato dei poveri”). ● Revoca dell’avvocato || Josef ascolta molto attentamente i discorsi del commerciante, nei quali spesso si identifica, e inizia a trattarlo con più rispetto. Tuttavia rimane convinto della sua idea di revocare l’avvocato tenendo presente la complessa personalità dello scrittore, con tutta probabilità alla composizione del romanzo concorrono tutti e due gli elementi, che compongono visibilmente la realtà da lui vissuta. In particolare, la tesi più convincente è che la colpa di K. consiste nell’assenza di colpa, in quanto è l’espressione metaforica della sua incapacità di entrare, tramite il matrimonio, nella legge della comunità degli uomini, cioè attraverso quella vita sessuale che Kafka considerava una punizione e una umiliazione inconciliabile con la purezza della sua ragione. K. è colpevole di peccare contro il principio chassidico secondo cui “la vita in Dio è vita nel mondo”. Anche nel Talmud sta scritto: “un uomo senza una donna non è un essere umano”; si ricordi che Josef K. non muore come un essere umano, ma “come un cane”. Un indizio in questa direzione è il fatto che, mentre l’eroe di Kafka è sempre puro, pulito e innocente, l’istanza che lo giudica è sempre corrotta, sporca e impura. o Le cancellerie del tribunale si trovano nelle squallide e asfissianti soffitte delle miserabili case popolari di periferia; o I libri della legge che K. riesce a farsi mostrare dalla moglie del custode sono due quaderni ingialliti e sgualciti contenenti l’uno disegni osceni e malfatti, l’altro una storia dal titolo “I tormenti che Grete ebbe a soffrire da suo marito Hans”; o I funzionari e i giudici che dovrebbero decidere del destino del procuratore non sono soltanto presuntuosi e vanitosi, ma anche seduttori e corruttori di donne. Dunque le allusioni alla sfera sessuale, le immagini della miseria e della corruzione sono nel romanzo innumerevoli. Di fronte a questo mondo, l’eroe di Kafka si presenta superbo della propria innocenza e della propria purezza, ma proprio per questa sua orgogliosa purezza che non è disposto a sacrificare all’immonda legge del tribunale, egli è colpevole: quindi è colpevole proprio perché è innocente. Questo suo rifiuto di sottomettersi alla legge del tribunale diventa evidente quando decide di licenziare l’avvocato: egli si stacca in questo modo dalla comunità del tribunale e si illude di poter vivere “al di fuori del processo”, chiudendosi in una solitudine che è quella dello scrittore. In questo si distingue totalmente dall’imputato modello Block, che vive come schiavo nella casa del suo avvocato. Egli ha rinunciato ad ogni orgoglio borghese per il suo processo incerto e rappresenta agli occhi di Kafka l’ebreo che ha scelto la strada del ritorno all’ortodossia religiosa.  CONTESTO STORICO E SOCIALE Il Processo è senza dubbio ambientato nella Praga degli anni in cui Kafka scrive il romanzo. Praga era una città ceca, dominata da una esigua minoranza di lingua tedesca (circa 10% della popolazione), composta a sua volta per quasi l’80% da ebrei. Se gli austriaci di religione cristiana appartenevano alla nobiltà, al clero, alla burocrazia e all’esercito, gli ebrei rappresentavano invece la borghesia industriale, commerciale, bancaria e soprattutto il mondo della cultura (istituti culturali, teatri e giornali tedeschi erano gestiti da ebrei). Una cultura ebraico-tedesca dunque, in cui l’elemento ebraico, indebolitosi progressivamente dopo la soppressione del ghetto1, si affiancava a quella cultura tedesca che gli ebrei praghesi avevano assimilato nel loro processo di integrazione. Questa loro assimilazione alla cultura tedesca era stata una delle premesse per assicurarsi privilegi economici e sociali, nonché un ruolo sociale di pieno rispetto. Ma l’antisemitismo (in primo luogo ceco e non tanto tedesco) costringeva gli ebrei a riproporsi il problema delle loro origini e delle loro tradizioni: quelle libertà borghesi che i padri avevano conseguito attraverso l’assimilazione iniziavano ad essere interpretate sì come libertà dalla prigione del ghetto, ma anche come frattura dell’unità dell’anima ebraica, unità che continuava invece a vivere nelle comunità ebraiche dell’Europa orientale. La soluzione del problema dell’assimilazione, dunque, si presentava difficile anche per il fatto che gli ebrei praghesi si trovavano non soltanto, in quanto tedeschi, al punto di incontro tra mondo germanico e mondo 1 Editti di Tolleranza per gli Ebrei (1781-82), emanati sotto il regno di Giuseppe II d’Austria. slavo, ma anche, in quanto ebrei, al centro della grande frattura tra ebraismo occidentale (ebrei borghesi e assimilati) ed ebraismo orientale (ebrei che hanno conservato una loro identità e una loro cultura basata ancora su una visione teocentrica della realtà).  IL RAPPORTO CON L’EBRAISMO Si sa che Kafka ha vissuto il problema della sua identità di scrittore ebraico di lingua tedesca in modo molto radicale e doloroso. In un primo momento si confrontò con il sionismo (dal quale, si badi bene, prenderà le distanze): il suo amico Max Brod era infatti uno dei massimi rappresentanti del sionismo praghese che aveva in Martin Buber il suo ideologo principale. Buber, nato a Vienna ma cresciuto nella Galizia austriaca, aveva conosciuto bene la realtà delle povere masse ebraiche di questa zona che parlavano solo jiddish ed erano seguaci del movimento chassidico2; questo incontro con il mondo ebraico orientale lo stimolò a progettare il programma di una vera rivoluzione culturale che doveva rieducare gli ebrei assimilati a una vera cultura ebraica, sul modello di quella orientale. Non solo Kafka si confrontava con il sionismo, ma dimostrava anche un’insolita apertura verso il mondo ceco in cui viveva. Caso rarissimo tra gli ebrei tedeschi, egli non solo conosceva discretamente il ceco (che per i tedeschi era la lingua degli operai e della servitù), ma si interessava anche dei problemi sociali della popolazione ceca, frequentava persino comizi politici del partito socialista ceco ed era a contatto con vari letterati cechi. Ma tali interessi, più che una precisa tendenza politica, sembrano esprimere un inconscio tentativo di uscita dal mondo del padre, che si era germanizzato e trasformato in un borghese tedesco. È noto dalla Lettera al padre come la figura paterna fu determinante nello sviluppo e nella vita dello scrittore. In particolare il conflitto con il padre, scontento dello scarso impegno del figlio nella vita borghese, raggiunse significativamente un punto critico quando Kafka nel 1911 iniziò a frequentare una compagnia di attori jiddish (che il padre paragonava a pulci o a cimici). Egli proiettò sul mondo degli ebrei orientali il suo desiderio di fuggire dalla sua condizione di ebreo assimilato senza proprie radici culturali, ereditatagli dal padre. Kafka quindi subisce in questi anni la tentazione di rifugiarsi nel presunto calore della grande famiglia ebraica. Ma come scrittore, egli difendeva la sua identità di intellettuale: scrivere significa legarsi incondizionatamente alla solitudine dell’esistenza estetica, che non può essere conciliata con l’esperienza comunitaria del mondo ebraico ortodosso. D’altronde, lui stesso rinuncia al matrimonio con Felice Bauer perché inconciliabile con la sua vocazione di scrittore, e si vedeva condannato a condurre una vita da scapolo, considerata dall’ebraismo una forma imperfetta di esistenza. Non solo la sua esistenza solitaria risultava incompatibile con l’esperienza comunitaria del mondo ebraico orientale, ma Kafka si convinse che la loro legge esiste solo in una forma confusa e incomprensibile, dove domina la superstizione e la sottomissione al capo religioso (lo zaddik), il quale ha il potere di una divinità. Ed è proprio questa legge che viene riflessa nel Processo, in particolare: o La confusione delle leggi, degli ordinamenti e delle prescrizioni del tribunale e il complicatissimo iter processuale che persino l’avvocato Huld fa fatica a comprendere riflettono il caos delle leggi e delle interpretazioni talmudiche; entrambe inoltre escludono il singolo dalla conoscenza diretta della legge, al quale non resta altro che annullarsi e rinunciare a ogni ricerca personale della verità. o L’organizzazione processuale, dominata dalla infinita gerarchia dei giudici (inferiori, superiori…), è una proiezione dell’ordinamento teocratico delle comunità ortodosse, in cui lo zaddik era sacerdote e giudice a un tempo. Così nel Processo Kafka ha realizzato in un’unica immagine la doppia prospettiva della sua colpa di ebreo occidentale verso gli ebrei orientali e di borghese tedesco verso gli operai cechi.  L’INCOMPIUTEZZA DEL ROMANZO 2 Chassidismo: movimento di massa ebraico basato sul rinnovamento spirituale dell'ebraismo ortodosso. Il romanzo è rimasto, al pari di America e del Castello, incompiuto, e non è un caso che Kafka lo considerasse “fallito persino artisticamente”. Kafka incominciò il suo romanzo su un piano autobiografico. Fräulein Bürstner, che nel manoscritto è siglata F. B., è ovviamente la F. B. dei diari, ovvero Felice Bauer. Pertanto è lecito supporre che l’interrogatorio nella stanza della ragazza del primo capitolo sia un’allusione di Kafka al proprio processo interiore dovuto al mancato matrimonio con la fidanzata. Tuttavia si nota come il motivo di F. B. non solo sparisce dopo il quarto capitolo (salvo una breve apparizione nel capitolo finale), ma è anche del tutto superfluo ed estraneo alla sostanza del romanzo e potrebbe benissimo mancare. Un motivo pertanto non completamente sviluppato, come lo è quello del personaggio di Elsa, la fidanzata di Josef, che viene solo nominata nella scena con Leni ma non appare mai nel romanzo. Tuttavia, se il romanzo è incompiuto, non è di certo in questi motivi collaterali e del tutto superflui, bensì invece nell’itinerario dell’imputato nel mondo del tribunale, che si ferma indeciso tra l’avvocato Huld e il pittore Titorelli; tanto che lo scrittore, incapace di esaurire fino in fondo i due motivi, affida poi alla parabola la soluzione del suo romanzo. Avvocato Huld: rappresenta l’assoluta sottomissione al processo da parte dell’imputato, il quale si affida completamente alla grazia e alla clemenza del tribunale (Huld = grazia, favore, clemenza). Leni: espressione della servitù sessuale, che K. è invitato ad accettare perché il sesso è un attributo della stessa istanza che lo processa. Servitù sessuale che deve intendersi come adesione del singolo alle leggi naturali volute dall’ordine divino, o meglio, dall’ordine della comunità degli uomini. Commerciante Block: rappresenta l’ebreo occidentale che sceglie la strada del ritorno all’ortodossia. Infatti, come gli studenti talmudisti stanno chini giorno e notte sulle pagine del Talmud, Block trascorre le sue giornate in un angusto sgabuzzino a leggere e studiare le scritture che l’avvocato Huld gli presenta. Block in sostanza è l’imputato modello, che vive come uno schiavo nella casa dell’avvocato e ha deposto ogni dignità e ogni orgoglio borghese al proprio processo. Pittore Titorelli: è “l’uomo di fiducia del tribunale”, in quanto la sua posizione non è ufficialmente riconosciuta, ma è, proprio per questo, più influente, perché egli ha un contatto personale e privato con le autorità del tribunale (tanto che il suo atelier rappresenta una sorta di entrata privata negli uffici dei giudici). Quindi, mentre l’avvocato Huld rappresenta la via della comunità, e quindi l’assoluta dedizione al mistero della Legge da parte del singolo che rinuncia così a ogni ricerca personale della verità (di cui Block è l’esempio perfetto), Titorelli apre una via personale e privata della ricerca, ovvero la via dell’arte. Titorelli, che ritrae i giudici secondo regole segretissime, tramandate di padre in figlio, e la cui pittura pertanto ha le caratteristiche dell’iconografia religiosa che esclude qualsiasi interpretazione personale, è molto probabilmente un pittore di rabbini, i quali si facevano ritrarre solennemente seduti nel seggio rabbinico proprio come i giudici di Titorelli. Egli è di certo un artista, ma l’artista che conosce il vero volto del tribunale, e che quindi, a differenza di Huld, non inganna K. illudendolo di una possibile assoluzione: il pittore infatti gli spiega fin da subito che è impossibile liberarsi dal processo, poiché non si potrà mai distogliere il tribunale dalla convinzione che l’imputato è colpevole, e non esiste la “vera assoluzione”. Quindi Kafka, prima di giungere alla scena finale, voleva inserire altri stadi del processo che avrebbero dovuto sviluppare il motivo di Titorelli, ormai l’unica speranza dell’imputato. Ma Titorelli, più che una soluzione, rappresentava un vicolo cieco.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved