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Il processo Kafka - riassunto per capitoli, Sintesi del corso di Letteratura

Riassunto dettagliato per capitoli del Processo di Kakfa.

Tipologia: Sintesi del corso

2023/2024

In vendita dal 01/02/2024

violante.19
violante.19 🇮🇹

4.5

(40)

222 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il processo Kafka - riassunto per capitoli e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! IL PROCESSO - KAFKA (1925) CAP 1. Nel 30° compleanno del protagonista Josef K., non riceve la sua colazione come al solito dalla signora Grubach. Invece, due uomini lo sorprendono nel suo appartamento. Gli dicono di essere in arresto. Ai due guardiani Franz e Willem non è permesso dirgli la ragione di ciò, loro agiscono per conto di un'autorità. K. crede inizialmente che si tratti di uno scherzo dei suoi colleghi della banca. Tuttavia, si rende rapidamente conto che non è così. Mentre si trova in camera sua a cercare documenti, la signora Grubach apre la porta e consegna la colazione ai due guardiani. Il signor K. Incita la signora ad entrare ma i guardiani gli ribadiscono il fatto che lui sia in arresto. Il signor K. Non riesce a capire perché mai sia in arresto, mostra anche i suoi documenti e chiede di essere condotto dal sovrintendente per avere spiegazioni. Loro dicono che verrà portato dal sovraintendente quando gli daranno loro l’ordine: ora deve solo andare in stanza. Il signor K. Viene poi chiamato dai due guardiani per andare dal loro superiore e gli dicono di togliersi la camicia da camera e di mettersi una giacca nera. Quando arriva il sovraintendente il signor K gli chiede di che colpa sia accusato, chi lo abbia accusato, chi stia conducendo le indagini ma non ottiene nessuna risposta. Il sovraintendente gli dice che non può dire se lui sia realmente accusato, non sa chi lo accusi ne perché, però può dire con certezza che sia stato arrestato. Tutta la conversazione si svolge nella stanza di Miss Bürstner. In più viene fatto sapere a Josef che per il momento gli è consentito continuare ad andare al lavoro e condurre la sua vita normale di sempre. A questo punto quindi il signor K si convince che il suo arresto non incidendo sulla sua vita quotidiana e sulla sua professione non sia troppo brutto. All’abitazione del signor K. Compaiono anche tre suoi colleghi di lavoro che sono stati portati lì dal sovraintendente: Kullich, Rabensteiner e Kaminer. Con i 3 lui si dirige alla banca. La sera di ritorno dal lavoro, non va a fare una passeggiata o a bere in una birreria come suo solito, bensì fa ritorno a casa. Qui ha modo di parlare con la signora Grubach che concorda con il signor K. Nel dire che non comprende il suo arresto, gli dice che K. È in arresto ma non come si arresta un ladro, per cui gli consiglia di stare tranquillo. Poi K chiede alla signora Grubach dove sia la signorina Bürstner e lei gli risponde che è a teatro, poi inizia anche ad offenderla e diffamarla dicendo che ogni sera è con un uomo diverso. Il signor K si dissocia da queste offese e quando ritorna la signorina Bürstner si mette a parlare con lei e si scusa per il fatto che quella mattina la sua stanza sia stata messa in disordine durante l’incontro con l’ispettore. Il signor K. Cerca di descriverle lo scenario della sua stanza durante la visita dell’ispettore e dei 3 colleghi che hanno spostato delle sue fotografie e ad un certo punto urla il suo nome come ha fatto l’ispettore. Queste urla fanno preoccupare il nuovo inquilino che bussa alla porta. Alla fine il signor K bacia la signorina. CAP 2. La prima domenica dopo l'arresto, Josef K. viene convocato telefonicamente per un'indagine e gli viene dato un indirizzo a cui recarsi ma non gli viene detta un’ora precisa. Successivamente il signor K riceve un invito dal vicedirettore della banca di trascorrere la domenica in barca con lui ma il signor K, seppure sappia che accettare questo invito significava riconciliarsi con il vicedirettore con cui non era mai andato d’accordo e significhi anche essere salito di livello in banca, rifiuta l’invito dicendo di essere già impegnato. Seguendo l'indirizzo che gli è stato consegnato, domenica mattina si ritrova in un quartiere popolare di periferia, abitato da povere famiglie: gli edifici sono tutti uguali ed egli fatica un po' a trovare l'aula situata al quinto piano di un enorme edificio del tutto anonimo. Per capire quale sia la stanza lui finge di cercare un falegname chiamato Lanz, così che possa suonare a tutte le porte e vedere chi vi abiti dentro. Quando riesce infine ad individuare la stanza, scopre ch'essa è situata nella squallida soffitta all'ultimo piano: la porta gli viene aperta da una ragazza con gli occhi neri e qui trova una sala piena di gente vestita di nero. Il signor K è inquieto vorrebbe uscire da lì ma viene trascinato dentro. Qui incontra il giudice istruttore, che lo sta attendendo e lo rimprovera per essere arrivato un’ora dopo. Il signor K inizia un discorso in cui cerca di convincere gli ufficiali presenti dell'ingiustizia dell'arresto, che dietro al suo arresto si nasconde una grande organizzazione: accusa gli agenti di essere corrotti, stupidi, dice che loro fanno di tutto per arrestare persone innocenti e istituire contro di loro una procedura insensata. Fanno di tutto per fare perdere loro il lavoro, la rispettabilità, ecc. Gli spettatori sono divisi in due metà, ma entrambi reagiscono ai segni del giudice. Tutti i presenti indossano lo stesso distintivo. Il discorso del signor K è interrotto però da delle urla che provengono dal fondo della stanza: qui ci sono la lavandaia che gli aveva aperto la porta che è occupata in un’attività sessuale con uno sconosciuto. Concluso il discorso di auto- difesa il signor K torna a casa. CAP 3. La domenica seguente K. ritorna in quel luogo con l'intenzione di visitar nuovamente la corte anche se non è stato convocato. Qui però la donna gli apre la porta e gli dice che non vi è alcuna udienza quel giorno. Il signor K. nota come la stanza che aveva visto vuota la scorsa volta, ora è perfettamente ammobiliata: la lavandaia gli spiega che dato che il marito è l’usciere loro hanno l’alloggio gratuito ma nei giorni di udienza devono sgomberare tutto. La donna dice di avere apprezzato molto il suo discorso e il signor K cerca in lei aiuto, le chiede per esempio di farle vedere i libri che ci sono sul tavolo. Lei gli mostra i libri del giudice, che sono pieni di disegni pornografici e a questo punto il signor K si convince ancora di più che sia giudicato da delle persone di basso profilo. Il signor K capisce che la donna non può aiutarla perché ha bisogno di qualcuno che sia in relazione con alti funzionari ma la donna rivela a K. di avere una relazione con il giudice per cui potrebbe avere un grande influsso su di lui. La donna è molto affascinante e tenta di sedurlo mostrandogli le gambe, in cambio della sua compagnia si offre d'aiutarlo dandogli informazioni e notizie fresche sulla propria causa al processo. Ma uno studente di legge che ha appena fatto irruzione finisce per portarsi la donna via con sé, lui la conduce per delle scale in soffitta. Mentre K. si trova ancora nella stanza dove era stato ricevuto dalla donna trova un biglietto dove legge che in soffitta si trovano gli uffici della cancelleria. Il signor K sale e la porta gli viene aperta da un usciere che si lamenta dell’infedeltà della moglie che va con lo studente Berthold e anche con il giudice. L’usciere dice che bisognerebbe picchiare lo studente quando va con la moglie e chiede al signor K di fare questo per lui tanto lui è già accusato. Il signor K dice che non picchierà lo studente, ma si occuperà comunque di lui, poi l’usciere lo porta a visitare la cancelleria distrettuale situata nel sottotetto. Quando entra trova degli uomini seduti in corridoio, loro sono degli imputati. Qui il protagonista incontra un imputato (in attesa di riconoscimento delle sue richieste di prove. K. trova una cosa del genere inutile per il suo processo) il quale, non credendo sia anche lui un accusato, lo strattona fino a spingerlo via, pensando che Josef invece non voglia altro che rubargli il posto che è suo di diritto. Il signor K vuole assolutamente uscire di lì ma l’usciere dice che non lo accompagnerà all’uscita fino a che non avrà finito il suo incarico, per cui il signor K deve trovare l’uscita da solo. L’aria cattiva e pesante che circola nella cancelleria lo fa ammalare e stare male e a questo punto una ragazza, accompagnata ad un uomo che lei gli presenta come CAP 8. Josef torna da Huld per rinunciare ufficialmente al suo aiuto, ha deciso difatti di riprender il pieno controllo della sua pratica. Nello studio dell'avvocato trova Leni in compagnia di un uomo chiamato Block ed è terribilmente geloso, pensa che Block sia l’amante di Leni. Leni però poi rivela che Block è un cliente di Huld e parlando con lo stesso Block Joseph K viene a sapere che il suo caso va avanti oramai da ben cinque anni e, da imprenditore di successo che era è passato ad uno stato di quasi bancarotta. Block dice di avere già visto Joseph K in tribunale perché lui si trovava quel giorno nel gruppo di imputati in corridoio. Gli descrive per filo e per segno la propria esperienza in fatto di processi, dicendo che ogni settimana doveva subire degli interrogatori nel suo negozio o a casa sua, racconta di essersi rivolto a cinque avvocati, ma rimane completamente e pateticamente asservito a Huld. Tutto il tempo che dispone, energia e risorse finanziarie sono dedicate alla causa. Subito dopo ritorna Leni che rivela che Block a furia di lagnarsi dall’avvocato vive e dorme nella casa di Huld. Il signor K è a questo punto furioso perché gli sembra che Block sia coinvolto sessualmente e poi rivela ai 2 di essere venuto per licenziare l’avvocato. Una volta ricevuto dall’avvocato gli dice che lo vuole licenziare perché crede che bisogni intervenire in maniera più energica rispetto a quanto si è fatto fino a quel momento. L’avvocato prende nota della disdetta ma cerca di convincere Joseph K a dargli un’altra chance e vuole chiamare nel suo studio Block per mostrargli come i suoi clienti siano dipendenti da lui. Qui l’avvocato tratta molto male Block e punta in sostanza a tiranneggiarlo e a vantarsi del suo potere davanti al signor K. per cui Joseph vede Block più che come cliente dell’avvocato, un vero e proprio “cagnolino. L’avvocato prosegue poi il suo discorso dicendo che Block ha dei brutti modi di fare, è sudicio ma sotto l’aspetto processuale è impeccabile, lui vive a casa sua per godere della sua protezione e per lui non si è ancora giunti a una certa fase del processo in cui si dà un segnale con cui inizia il processo. Il discorso dell’avvocato però si interrompe bruscamente e il capitolo rimane incompiuto. CAP 9. Il signor K viene incaricato dal direttore della banca di un cliente italiano appena giunto in giro per Praga, gli deve mostrare i maggiori siti d'interesse culturali e fargli insomma da cicerone. Il cliente però non pare aver molto tempo a disposizione e chiede a Josef di condurlo solo alla cattedrale e si danno appuntamento lì per una cert'ora. Poco prima che Joseph stia per uscire e recarsi al Duomo riceve la telefonata di Leni che lo avvisa che lo vogliono scannare. Joseph non presta ascolto a Leni e arriva nel punto stabilito ma il cliente non si presenta. Per ingannar l’attesa Josef entra nella grande chiesa, che risulta in quel momento esser completamente vuota dove nota solo un sagrestano che si avvicina a lui, sembra essere un sacerdote che si stia preparando a dare un sermone da uno dei piccoli pulpiti secondari a lato della navata. Josef però comincia ad allontanarsi per timore che il prete inizi a parlare e che quindi lui si trovi costretto a rimanere fino al termine della celebrazione. Ma, invece di fare una predica rivolta ai fedeli, ad un certo punto il sacerdote dal pulpito lo chiama a gran voce per nome “Joseph K!”. Avvicinatosi il religioso gli dice di essere il cappellano delle carceri e di sapere che lui è accusato. In più lo rimprovera di certi suoi atteggiamenti, come il cercare troppi aiuti altrui con il processo, soprattutto nelle donne. Poi il sacrestano che è in realtà il cappellano del tribunale, è perfettamente al corrente della situazione di K. e gliela illustra per mezzo di una parabola, ispirata al racconto kafkiano Davanti alla legge e il cui significato sembra alludere alla condanna di Josef e preparalo al peggio. La leggenda racconta di un semplice contadino che desidera entrare nel palazzo della Legge, ma un guardiano avvolto in un collo di pelliccia gli spiega che dovrà attendere per un tempo indeterminato di fronte ad un portone. All’uomo di campagna viene proibito di entrare da questo primo guardiano che gli dice che davanti ad ogni sala del palazzo ci sta un guardiano che è sempre più cattivo. Addirittura lo sguardo del 3 guardiano non lo riesce a reggere nemmeno il primo guardiano. Nonostante le domande insistenti del protagonista, che prova anche a corrompere senza successo il guardiano, il portone non viene mai aperto, e il contadino trascorre anni interi in un’inutile attesa stando seduto di fianco alla porta. Lui in questa attesa arriva a conoscere il guardiano benissimo, riconosce persino le pulci che ci sono nel suo collo di pelo. In punto di morte, il protagonista chiede perché nessun altro uomo abbia mai tentato l’accesso alla Legge: il guardiano - in accordo con la logica dell’assurdo delle narrazioni kafkiane - rivela che quella porta misteriosa poteva essere dischiusa solo per il contadino, ma che ora verrà serrata per sempre. Dopo avere sentito questo racconto il signor K si immedesima con il contadino e pensa che il guardiano abbia ingannato l’uomo di campagna, ma il cappellano dice che il guardiano non ha ingannato nessuno, è stato ligio al suo dovere: non si è lasciato ne corrompere ne esasperare dal contadino. Lui si è sempre limitato al suo compito cioè sorvegliare il portone d’ingresso, e potrebbe forse ignorare e non sapere dove conduca quella porta. Il cappellano lascia trapelare l’ipotesi che l’ingannato sia il guardiano, la cui conoscenza profonda ed effettiva del meccanismo della Legge viene messa in dubbio, e la cui funzione sarebbe subordinata al destino dell’uomo di campagna. Lui infatti è lì a vegliare l’ingresso che è destinato unicamente al contadino per cui il guardiano è subordinato al contadino; si assiste così a un possibile capovolgimento di prospettiva, e viene introdotto un altro aspetto della situazione, un modo diverso di considerarla che potrebbe suggerire altre ipotesi interpretative. In verità, il discorso non approda a nulla e K. non ne trae alcun chiarimento, se non un’osservazione e cioè che – come afferma il sacerdote – non si deve credere che tutto è vero, ma che tutto è necessario. Questa è un’allusione inquietante alla possibilità che sia ingannevole tutto il meccanismo che regge la storia, cioè quello della Legge stessa. Alla fine il sacerdote dice che il tribunale “non vuole niente da te” nel senso che il tribunale lascia liberi non fa nulla per avvicinarsi a te, ma aspetta che sia tu ad avvicinarsi a lui. (= la parabola risulta essere una sintesi del romanzo. CAP 10. La sera del suo trentunesimo compleanno due uomini si presentano a casa di Josef K.: senza che sia stata mai emessa alcuna sentenza, i due prendono in custodia il protagonista, che oppone poca resistenza, consapevole della fine che lo attende. I due scortano K. attraverso la città, dove a Josef pare di scorgere per l’ultima volta la signorina Bürstner. K. stesso aiuta i due giustizieri a evitare un poliziotto che vuole fermarli, finché i tre raggiungono una cava abbandonata alle porte della città. Qui K. è fatto sedere in una buca, da cui può solo vedere, in lontananza, una figura misteriosa che si sporge da una finestra. Josef viene pugnalato due volte al cuore; lui urla “Come un cane!” e urla con grande vergogna. Questa vergogna può essere riferita sia al fatto che lui possa vergognarsi di essere vissuto in un mondo in cui è potuta succedere una cosa del genere, quindi l’uccisione di un uomo innocento oppure potrebbe trattarsi di una vergogna di qualcosa che il signor K non ha detto per tutto il romanzo e per cui è stato accusato e condannato. Il romanzo si conclude così con la morte del protagonista: l’esecuzione del colpevole è stata eseguita.
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