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Il Quattrocento e il Cinquecento, Appunti di Linguistica

Il documento tratta i seguenti argomenti: Umanesimo; Rinascimento; Manierismo; la ragione e la dignità dell'uomo; le corti e il ceto intellettuale; Baldassar Castiglione e Il Cortegiano; le accademie; le università; la stampa; le biblioteche; la lingue e le tre opzioni; il petrarchismo; l'antipetrarchismo. Sono allegati anche diversi testi, di diverse opere, che aiutano a capire meglio gli argomenti affrontati.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 11/12/2022

Riassunti_StudiUmanistici
Riassunti_StudiUmanistici 🇮🇹

4.8

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Scarica Il Quattrocento e il Cinquecento e più Appunti in PDF di Linguistica solo su Docsity! IL QUATTROCENTO E IL CINQUECENTO IL CINQUECENTO Il Cinquecento è un secolo di cultura per tutte le arti; l’Italia, in particolare Firenze, da il meglio di se e diventa la culla dell’Umanesimo e del Rinascimento. Il termine (che deriva da “Studia humanitatis ” o da “Humanea litterae”) fa riferimento 1 alle discipline classiche filosofiche-letterarie considerate necessarie per la formazione morale e intellettuale dell’uomo. L’età dell’Umanesimo e del Rinascimento va dalla fine del Trecento alla metà del Cinquecento, in ambito letterario si distinguono in particolare due fasi: - Umanesimo latino (1400-1469). Il latino diventa la lingua letteraria dominante e prevalgono gli studi classici e filologici. - Umanesimo volgare (1469-1492). Il volgare diventa la lingua letteraria dominante, il periodo finisce con la morte di Lorenzo de Medici e la scoperta dell’America .2 Il Cinquecento è la fase più matura della letteratura umanistica rinascimentale ed è altamente influenzata da quella passata (in particolare dal Trecento e da Petrarca). È importante non spezzare mai le due fasi Umanesimo-Rinascimento in quanto il fenomeno è unico ed’è unica anche la mentalità che li caratterizza, nonostante questo si possono identificare caratteristiche principali che caratterizzano le diverse fasi del movimento: - Umanesimo. Si assiste qui alla ripresa e alla modifica dei grandi modelli dell’antichità (il periodo classico è il periodo della perfezione, dell’equilibrio, dei criteri estetici quali compostezza, eleganza e rifiuto degli eccessi) e gli autori classici vengono ora considerati come maestri di umanità . Tutto questo porta a una nuova visione della natura dell’uomo e della 3 storia. Il classicismo non esaurisce il quadro culturale del secolo in quanto ci sono elementi contraddittori: accanto a queste idee classiche iniziano a proliferare credenze astrologiche, esoteriche, magiche ed irrazionali (la caccia alle streghe ha il suo apice tra il ’400 e il ‘500); inizia un vero e proprio gusto per l’irregolare, il grottesco, il mostruoso, lo stregonesco e il demoniaco (aspetti che si ritrovano anche nell’Orlando Furioso e nella Gerusalemme Liberata). Il concetto di humanitas serve a sottolineare la proprietà tipica degli uomini: il desiderio di conoscenza che li distingue fra tutti gli esseri 1 animati. La scoperta dell’America produce cambiamenti molto importanti: aumentano potere e ricchezza delle grandi monarchie atlantiche (Spagna, 2 Portogallo, Francia, Inghilterra); il mediterraneo perde centralità; la circumnavigazione dell’Africa apre una nuova strada nei rapporti con l’Oriente; cambia la percezione che l’uomo occidentale ha di se stesso e della terra; si apre la strada a grandi scoperte scientifiche. Petrarca, autore dell’ultima fase del medioevo e sostenitore e imitatore degli autori classici, ci fa notare come l’idea di uomo è in questo 3 momento storico indipendente dal cristianesimo (molti autori classici erano nati prima o contemporaneamente a Cristo, quindi il cristianesimo non si era ancora sviluppato) ma dotata comunque di doti di umanità. - Rinascimento Maturo. Questo periodo va dal 1492 al 1527 , l’Italia si trova all’apogeo della civiltà rinascimentale, si 4 assiste a una versa fioritura delle arti (Michelangelo, Raffaello, Ariosto, Macchiavelli, Castiglione). Durante questa fase si ha la riformulazione dei generi letterari e il dominio del volgare. - Manierismo. Questo periodo va dal 1527 al 1545 ed’è storicamente caratterizzato da una profonda crisi politica e culturale. 5 Il Manierismo può essere inteso anche come una fase di passaggio tra il Rinascimento e il Barocco ed’è una corrente artistica italiana (soprattutto pittorica) che si ispira alla Maniera . Gli scrittori manieristi sono solitamente considerati 6 anticlassicisti e tormentati; a differenza della stanca ripetizione nella pittura gli scrittori manieristi possono essere identificati come anticipatori della sensibilità inquieta, ombrosa e scettica che caratterizza il rinascimento (anche se Tasso riprende caratteristiche letterarie passate nelle sue opere definirlo manierista o classicista risulta una forzatura). L’IMPORTANZA DELLA RAGIONE E LA DIGNITÀ DELL’UOMO Vengono adesso conciliate due dimensioni che nel medioevo erano in contraddizione: dimensione terrena e dimensione spirituale-religiosa. Per gli umanisti l’uomo, con la sua libertà e le sue infinite possibilità, l’uomo è creatore e signore del suo mondo; l’uomo è al centro del mondo ed’è visto come un microcosmo che riflette in sé l’armonia del macrocosmo (universo). Questa nuova concezione di uomo non è “pagana” e non entra in conflitto con la religione, vive con la fede: per gli umanisti Dio crea l’uomo a sua immagine e somiglianza e per questo lo rende libero e creatore. Si diffondono razionalismo e atteggiamento scientifico, la ragione acquista una nuova importanza e viene incoraggiato un atteggiamento conoscitivo più libero e spregiudicato. L’atteggiamento scientifico informa campi molto diversi tra di loro: dalle scienze naturali (sviluppo dell’alchimia e della magia come strumenti di manipolazione e di controllo della realtà fisica), alle arti figurative e architettoniche (scoperta della prospettiva e razionalizzazione dello spazio), allo stesso approccio alle Sacre Scritture (si obbedisce a criteri laici e razionali ).7 LE COORTI E IL CETO INTELLETTUALE + Lettura 2 Nel Quattrocento il mecenatismo delle corti diventa un fattore determinante nella produzione e nell’organizzazione della cultura; i principi danno prova della loro magnificenza circondandosi di artisti e incoraggiando la fioritura delle arti. Inizia a nascere una vera e propria civiltà di corte fondata sulla raffinatezza dei costumi, sul culto ella bellezza e sull’ideale dell’armonia ripreso dai modelli classici; il garbo e la naturalezza dei modi si compongono qui in una “grazia” priva di ogni ostentazione e falsità. Non tutti gli autori avevano però la stessa idea di corte: alcuni autori lo considerano luogo di maldicenze, odio, pettegolezzi e invidie, tanto che Pietro Aretino lo definisce “lo spedale delle speranze (luogo dove le speranze muoiono), la sepoltura delle vite, la balia degli odi, la razza de l’invidie, la mantice de l’ambizioni, il mercato delle menzogne”. Il principale elemento di novità dell’età umanistica è la nascita dell’intelletuale-cortigiano che dipende dal mecenatismo signorile. Gli intellettualoidi corte provengono per lo più dalla nobiltà cittadina e dalle famiglie mercantili che vivono in una condizione necessariamente subordinata. Gli scrittori di questo periodo, visti i cambiamenti del potere signorili e viste le rivalità fra le corti, sono spesso costretti a passare di corte in corte, viaggiando per l’Italia e per l’Europa. L’individualismo e il carattere sempre più privato che va assumendo il lavoro dell’intellettuale porta a una sempre maggiore competitività; l’intellettuale diventa uno specialista e acquista sempre maggiore coscienza di far parte di un ceto sociale autonomo e separato; nonostante questo è costretto a svolgere mansione sempre più specifiche e limitate, svolgendo lavori subordinati per compito del principe. La libertà si riduce ulteriormente in seguito al controllo religioso e politico svolto tramite: l’Inquisizione (1542), la censura della stampa e l’indice dei libri proibiti (1559). Fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, la trattatista delineò esempi di comportamento in ogni campo, da quello religioso a quello profano delle corti. Baldassar Castiglione (1478-1529) scrive ‘Il Cortegiano’, nel quale, a partire dalla sua esperienza come cortegiano della duchessa vergine Elisabetta Gonzaga alla corte di Urbino, descrive usi e costumi ideali del perfetto cortegiano. Il trattato di Castiglione si impone fra tutti sia perché da espressione alla massima ambizione della civiltà umanistico-rinascimentale, quella di unire in un modello unico grazia, utilità, bello, buono, etica, estetica creando così il perfetto ideale di comportamento. Nel 1528 viene pubblicata la versione finale dell’opera, composta di quattro libri: 1. Nel primo libro parla soprattutto Ludovico di Canossa, che definisce la grazie come la qualità principale del cortigiano. Avviene il Sacco di Roma: una parte dell'esercito  di  lanzichenecchi tedeschi non essendo pagati  da Carlo V  decisero  nel 1527 4 di attaccare Roma, spinti dal voltafaccia del papa nei confronti dell'imperatore e dalla loro fede luterana. Avviene il Concilio di Trento e inizia la Controriforma.5 Il termine Maniera nasce nel ‘600 con intenzione dispregiativa per indicare l’irrigidimento e la schematicità dell’arte classica, la ripetizione 6 degli autori del passato quali Raffaello Sanzio e Michelangelo Buonarotti, non è apprezzata. Si dimostra per esempio, grazie alla nascita della filologia (disciplina che mira alla ricerca, trascrizione, correzione e definizione dei testi 7 antichi), la falsità della cosiddetta “donazione di Costantino”, ovvero il documento con cui la chiesa fa risalire all’imperatore l’origine del suo potere temporale. “dissacrando” le originali, altri giocano sulla lirica di Petrarca (donne rappresentate come prostitute e non angeli visto la presenza di alcuni elementi umani). Ciò che si fa è promuovere un immagine grottesca e paradossale della realtà che porti alla ribalta degli appetiti (cibo, sesso) e degli ambienti (bordelli, zuffe, pulci, pidocchi). Tra i principali anticlassicisti troviamo: - Francesco Berni, autore dal quale si sviluppa il genere letterario “Capitolo bernesco” (gli autori improvvisano davanti a un pubblico riguardo temi scelti sul momento). - Pietro Aretino, è un autore capace di scrivere sia sonetti “osceni” che opere religiose. Con la sua commedia ‘La cortigiana’ e col ‘Dialogo delle corti’, rovescia il mito luminoso della corte castiglionesca in un immagine di corruzione morale e di abiezione fisica. L’autore nell’opera ‘Sei giornate’ dissacra inoltre la trattatistica amorosa. che insegna alle donne come sfruttare il loro sesso per fine economico e materiale; nell’opera ’Pasquinate’, Aretino si immagina invece che in un conclave (luogo dove viene chiamato a eleggere il nuovo papa) avvenga una sfilata delle peggiori turpitudini umane, il luogo che dovrebbe rappresentare la maggiore sanità possibile si trasforma in un luogo dove i vizi fanno da padroni. Nono solo per quanto riguarda i temi ma anche per quanto riguarda la lingua Aretino risulta lontano dal toscano di Bembo. La vita di Pietro Aretino è particolare in quanto riesce a costruirsi un percorso professionale e artistico lontano dalle corti rinascimentali, lui rifiuta il servizio cortigiano. - Teofilo Folengo, inventore della lingua maccheronica (imitazione del latino sulla base di desinenze, assonanze e sitassi). L’autore applica il linguaggio maccheronico al poema epico.cavalleresco, il più nobile prodotto del classicismo rinascimentale. - Angelo Beolco (il Ruzante), si occupò sopratutto di teatro comico, le sue commedie erano solitamente ambientate in ambienti agresti (campagna) e i personaggi erano di dubbia cultura (contadini). anesimo e Rinasci Ol |*sviluppo degli stati regionali e nascita delle Signorie |« splendore e crisi delle corti italiane | * riforma protestante * scoperte geografiche * rivoluzione copernicana mE I ‘e laicizzazione della cultura. Valorizzazione dell'uomo, del corpo, della vita terrena, della ragione | | * riscoperta del mondo classico | e mecenatismo e intellettuale cortigiano alle dipendenze del signore (umanesimo cortigiano) | ‘» atteggiamento razionalistico e scientifico | e sviluppo delle scienze naturali e delle arti figurative e architettoniche ® invenzione della stampa | e nuovi centri di cultura: cenacoli, accademie, corti, stamperie * primato della cultura italiana in Europa « nascita di un mercato mondiale dopo la scoperta dell'America * precarietà dell'economia italiana. Differenza di sviluppo tra Nord e Sud * sviluppo della classe borghese * razionalismo degli studi classici e nascita della filologia * questione della lingua e affermazione del monolinguismo teorizzato da Bembo * dal primato del latino al primato del volgare Y epistola ('Lf:r4[e)1 153 ‘0 della Mirandola ETA EISSC Tali ELI Lais | Testament La ballade des pendus 664 tolo dedicato alla duchessa (righi 39-49): «nel viso di ciascuno dipinta si vedeva una gioconda ilarità, talmente che quella casa certo dirsi poteva il proprio albergo della allegria»; «parea che questa fosse una catena che tutti in amor tenesse uniti, INTERPRETAZIONE Una segreta inquietudine C’è dunque nella prosa di Ca- stiglione un aspetto binario, e cioè contraddittorio, che viene come nascosto dall’armonia e dal bilanciato equi- librio dell’insieme. Nella prosa stessa di Castiglione si può cogliere la compresenza di un elemento realistico, sto- talmente che mai non fu concordia di voluntà o amore cor- diale tra fratelli maggior di quello»; «tanta era la reverenzia chesi portava al voler della signora Duchessa, che la medesi- ma libertà era grandissimo freno». rico, e di un elemento idealistico, al di sopra della storia. È una compresenza che abbiamo già notato nella compo- sizione generale dell’opera e nella sua ideologia comples- siva. Lo stile è dunque la spia della struttura profonda dell’opera. AVORIAMO SUL TES COMPRENDERE A 1. Comeimpiegano iltempoi cortigiani? Su quali virtù insi- ste Castiglione? [A] morali religiose [C] sociali [0] culturali | Baldassar Castiglione La «donna di palazzo» ANALIZZARE A 2. INNSUNAN=sSI] Sottolinea i superlativi da cui emer- ge maggiormente l'idealizzazione della corte di Urbino. INTERPRETARE d 3. Perché la duchessa viene definita «maestra di tutti»? Definisci il suo ruolo nella vita di corte. In questo brano Giuliano de’ Medici passa in rassegna le qualità e le virtù principali della perfetta n o: «donna di palazzo». terzo, capp. IVVI IV ® la donna di corte fra valorizzazione —Benché alcune qualità siano communi e così necessarie all’omo come alla donna, sono poi al- codalienia cun’altre che più si convengono alla donna che all’omo, ed alcune convenienti all’omo dalle LATO 1; quali essa deve in tutto esser aliena.'Il medesimo dico degli esercizi del corpo; ma sopra tutto Cortegiano, cit parmi che nei modi, maniere, parole, gesti e portamenti suoi, debba la donna essere molto 5. dissimile dall’omo; perché come ad esso conviene mostrar una certa virilità soda e ferma, così alla donna sta ben aver una tenerezza molle e delicata, con maniera in ogni suo movimento di dolcezza feminile, che nell’andar e stare e dir ciò che si voglia sempre la faccia parer donna, senza similitudine alcuna d’omo. Aggiungendo adunque questa avvertenzia alle regule che questi signori hanno insegnato al cortegiano, penso ben che di molte di quelle ella debba po- 10 tersi servire ed ornarsi d’ottime condizioni, come dice il signor Gaspar;* perché molte virtù ° @1 aliena: estranea. Sta parlando Giuliano de' Medici (1479-1526), detto il Magnifico come il padre Lorenzo; lo abbiamo incontra- totra gli interlocutori delle Prose della volgar lingua di Bembo. ®2 nei modi...suoi: con questo elenco Ca- stiglione intende coprire tutto lo spettro comportamentale della donna, dalle inclina- zioni del carattere, alla padronanza linguisti- pi ca, alla gestualità fisica. ®3 come...delicata: comeaesso[:all'’uomo] conviene dimostrare una certa virilità solida e decisa, così alla donna risulta appropriato (sta ben) possedere una tenerezza dolce e carez- zevole. La frase è costruita con efficaci paral- lelismi per cui gli aggettivi si corrispondono esattamente nella loro contrapposizione. ®4 penso...Gaspar: ritengo giusto che ella terza L'età delle corti. La civiltà umanistico-rinascimentale (1380-1545) debba servirsi di molte di quelle [regole del cortigiano) e abbellirsi di ottime qualità (con- dizioni), come sostiene il signor Gaspar. Que- sta è la tesi di Gasparo Pallavicino (1485- 1511), marchese di Cortemaggiore, che di- fende ed espone la sua posizione misogina nel cap. Ill (immediatamente precedente a questo). Medesimamente fuggir un errore, nel quale io ho veduto incorret molte; che è il dire ed ascoltare volentieri 1 Sonetto scritto nel ritiro di Nervesa, in provincia di Treviso. Qui l’autore si era rifugiato nel 1551, dopo le delusioni della carriera ecclesiastica. In questo componimento il poeta si rivolge alla selva del Montello, imbiancata dall’inverno, per cogliere una corrispondenza fra sé e la natura, fra l’in- verno che avanza e la morte che si avvicina. Il vero tema del componimento, dunque, è l’attesa del- la morte. O dolce selva solitaria, amica de’ miei pensieri sbigottiti e stanchi, mentre Borea ne’ dì torbidi e manchi d’orrido giel l’aere e la terra implica, 5 e la tua verde chioma ombrosa, antica come la mia, par d’ognintorno imbianchi, or, che ’n vece di fior vermigli e bianchi ha neve e ghiaccio ogni tua piaggia aprica, a questa breve e nubilosa luce 10 vo ripensando, che m’avanza, e ghiaccio gli spirti anch’io sento e le membra farsi; ma più di te dentro e d’intorno agghiaccio, ché più crudo Euro a me mio verno adduce, più lunga notte, e dì più freddi e scarsi. Giovanni Della Casa «O dolce selva solitaria, amica» T53 ON LINE [Rime, 63] metrica Sonetto con rime secondo lo schema ABBA, ABBA; CDE, DCE. 1-11 O selva dolce [e] solitaria, amica [: testimone e corri- spondente] dei miei pensieri sgomenti (sbigottiti) e stan- chi, mentre nei giorni (ne’ dì) nuvolosi (torbidi) e brevi (manchi) [: d’inverno] il vento del Nord (Borea) ricopre (implica) l’aria e la terra di gelo duro (orrido; lat. “horri- dus”) [: che indurisce, ghiacciando; *ipallage], e la tua verde vegetazione (chioma = capigliatura) ombrosa, vec- chia (antica; più nobile) come la mia, diventa bianca tutt’intorno (par d’ognintorno imbianchi), ora, che ogni tuo [: della selva] prato (piaggia) assolato (aprica) ha neve e ghiaccio invece di fiori rossi (vermigli) e bianchi, vado (vo) ripensando [: penso sempre] a questa luce [: vita] breve e nuvolosa (nubilosa) [: incerta] che mi re- sta (m’avanza), e anch’io sento l’anima (gli spirti) e le membra divenire (farsi) [in me] ghiaccio [: raffreddarsi]; 12-14 ma agghiaccio più [ancora] di te [: selva] dentro e fuori (d’intorno) [: nell’anima e nel corpo], perché (ché) il mio inverno (verno) [: la vecchiaia] mi porta (a me…adduce) un vento (Euro) più crudele (crudo), una notte più lunga, e giorni più freddi e brevi (scarsi). L’a- nalogia tra la natura colpita dall’inverno e il poeta in- vecchiato non esclude che la condizione di questo sia poi ancora più dolorosa: infatti non lo aspetta nessuna futura primavera, e perciò la notte che lo raggiungerà, cioè la morte, è più lunga di quelle che ora avvolgono il bosco gelato. Euro: un vento di est, apportatore di cattivo tempo. PARTE QUINTA L’età delle corti: la seconda fase della civiltà umanistico-rinascimentale (1492-1545) CAPITOLO X Petrarchismo e antipetrarchismo Luperini, Cataldi, Marchiani, Marchese LETTERATURA STORIA IMMAGINARIO [G. B. PALUMBO EDITORE] da G. Della Casa, Rime, a cura di R. Fedi, Salerno, Roma 1978. guida alla lettura La struttura a spirale Ha osservato Mengaldo che Della Casa ha portato a dissoluzione lo schema del *sonetto, introducendovi «una struttura a spirale e senza soluzione di continuità». Qui, infatti, la secondaria temporale retta da «mentre» che comincia al v. 3 della prima *quartina continua, con al- tre coordinate temporali, nei quattro versi della quartina successiva. Inoltre i primi undici versi costituiscono un unico periodo. Ma anche i tre versi finali, separati dal resto solo da un punto e virgola, sono stret- tamente collegati, sul piano semantico, a quanto precede; cosicché tut- to il componimento forma un unico blocco «senza soluzione di conti- nuità» e senza corrispondenza fra respiro sintattico e respiro metrico. In tal modo il tema petrarchesco del rapporto fra il soggetto e la «so- litaria selva» viene rinnovato stilisticamente. Né manca, anche sul pia- no semantico e tematico, un’originale sottolineatura dell’elemento soggettivo e personale, evidente soprattutto nei versi finali (si noti qui l’insistenza sull’“io” implicita nell’accostamento «me-mio» del v. 13: «a me mio verno»). esercizi Analizzare e interpretare Individua le figure retoriche del *sonetto. La costruzione del periodo diventa più spezzata in corrispon- denza del tema del distacco e dell’abbandono (vv. 3, 5 e le due *terzine). Metti in rilievo questo carattere stilistico. 21 Unità 3 b IOANES Ritratto di Giovanni della Casa, Milano, Pinacoteca Ambrosiana MI LA TRATTATISTICA RINASCIMENTALE Il trattato è un testo che si occupa di un determinato argomento, spesso affrontato attraverso la forma del dialogo, così da mettere a confronto opinioni diverse. Nel Rinascimento si scrivono trattati sia in latino che in volgare. Il latino viene usato per le opere filosofiche o scientifiche mentre in volgare si compongono trattati sull'amore, sul comportamento di un perfetto gentiluomo, sulla scrittura e sulla questione della lingua (@ Pagine di realtà, p. 104). I maggiori scrittori di trattati rinascimentali sono Pietro Bembo, Baldassarre Castiglione, Giovanni della Casa. L'opera più nota è Il galateo di Giovanni della Casa che fornisce regole di condotta per ogni situazione mondana. MW IL PETRARCHISMO Mi POESIE A IMITAZIONE DI PETRARCA Pietro Bembo dè inizio al Petrarchismo, corrente poetica diffusa tra il Quattrocento e il Cinquecento. Il Petrarchismo è un tipo di poesia astratta, senza nessun riferimento alla realtà concreta e in cui tutte le donne aulico, ricercato, > assomigliano alla Laura di Petrarca. In questi componimenti di stile nobile profano, terreno | IL PETRARCHISMO: e imita lo stile di Petrarca; elabora poesie astratte e poco originali; e rappresenta la donna a imitazione di Laura. i poeti usano vocaboli aulici e raccontano di un animo sempre diviso tra l'amore spirituale e l'amore profano. Queste poesie, nel tentativo di imitare il Canzoniere, diventano spesso ripetitive e mancano di originalità. Nel Cinquecento la poesia diventa una pratica diffusa che dà prestigio sociale. Il Petrarchismo si afferma in tutta Europa perché tutta la nobiltà si riconosce in questa poesia. Mm GLI AUTORI I maggiori scrittori del Petrarchismo sono: * lacopo Sannazaro, autore di romanzi pastorali; * il famoso artista Michelangelo Buonarroti; * Giovanni della Casa. b Umanesimo @ Rinascimento Molto importanti sono alcune voci poetiche femminili: * Isabella di Morra, autrice di alcuni tristi componimenti sulla sua vita solitaria; * Gaspara Stampa, poetessa che dedica gran parte delle Rime al suo amore per Collatino di Collalto; i suoi versi, pur rimandando a Petrarca, sono più vitali e meno legati agli schemi che seguivano gli altri poeti petrarchisti. Io son da l'aspettar omai sì stanca MMM di Gaspara Stampa, da Rime » attesa © L'autrice racconta la sua condizione di innamorata respinta che Si attende inutilmente il ritorno dell'amato. Perfino la morte da lei invocata per trovare sollievo non ascolta i suoi lamenti. Io son da l'aspettar omai sì stanca, sì vinta dal dolor e dal disio, per la sì poca fede e molto oblio di chi del suo tornar, lassa, mi manca, che lei, che ‘1 mondo impalidisce e ‘mbianca con la sua falce e dà l'ultimo fio, chiamo talor per refrigerio mio, sì ‘l dolor nel mio petto si rinfranca. Ed ella si fa sorda al mio chiamare, schernendo i miei pensier fallaci e folli, come sta sordo anch'egli al suo tornare. Così cal pianto, ond'ho gli occhi miei molli, fo pietose quest'onde e questo mare; ed ei si vive lieto ne' suoi colli. Parafrasi Sono così stanca di aspettare e così vinta dal dolore e dalla nostalgia a causa dell'infedeltà e dell'indifferenza di colui che, non tornando, mi lascia distrutta, che invoco come un sollievo la morte, colei che con la sua falce fa impallidire tutto il mondo e infligge l'ultima pena, perché diminuisca il dolore nel mio cuore. E lei è sorda al mio richiamo e sì fa beffe dei miei pensieri illusi e insensati, come lui resta sordo al mio desiderio che torni da me. Così col mio pianto che mi riempie gli occhi, io commuovo queste onde e questo mare mentre lui se ne sta lieto sulle sue colline. 6s I / \l Paradiso gastronomico / 2 3! 40 Invocazione alle Muse maccheroniche Teofilo Folengo, Ba/dus, libro I, vv. 1-63 Gli eroi del Ba/dus non sono mossi da nobili intenti, ma solo dalle esigenze della pancia. Prima di raccontarne le mirabolanti avventure, Folengo invoca le Muse, come era di rito nei proemi dei poemi classici. Ma qui le divinità dell'ar- te hanno ben poco (o, meglio, nulla) delle austere e bellissime figlie di Zeus. METRO Esametro. Phantasia mihi plus quam phantastica venit historiam Baldi grassis cantare Camoenis. Altisonam cuius phamam, nomenque gaiardum terra tremat, baratrumque metu sibi cagat adossum. Sed prius altorium vestrum chiamare bisognat, o macaroneam Musae quae funditis artem. An poterit passare maris mea gundola scoios, quam recomandatam non vester aiuttus habebit? Non mihi Melpomene, mihi non menchiona Thalia, non Phoebus grattans chitarrinum carmina dictent; panzae namque meae quando ventralia penso, non facit ad nostram Parnassi chiacchiara pivam. Pancificae tantum Musae, doctaeque sorellae, Gosa, Comina, Striax, Mafelinaque, Togna, Pedrala, imboccare suum veniant macarone poétam, dentque polentarum vel quinque vel octo cadinos. Hae sunt divae illae grassae, nymphaeque colantes, albergum quarum, regio, propiusque terenus clauditur in quodam mundi cantone remosso, quem Spagnolorum nondum garavella catavit. Grandis ibi ad scarpas lunae montagna levatur, quam smisurato si quis paragonat Olympo collinam potius quam montem dicat Olympum. Non ibi caucaseae cornae, non schena Marocchi, non solpharinos spudans mons Aetna brusores, Bergama non petras cavat hinc montagna rodondas, quas pirlare vides blavam masinante molino: at nos de tenero, de duro, deque mezano formaio factas illinc passavimus Alpes. Credite, quod giuro, neque solam dire bosiam possem, per quantos abscondit terra tesoros: illic ad bassum currunt cava flumina brodae, quae lagum suppae generant, pelagumque guacetti. Hic de materia tortarum mille videntur ire redire rates, barchae, grippique ladini, in quibus exercent lazzos et retia Musae, retia salsizzis, vitulique cusita busecchis, piscantes gnoccos, fritolas, gialdasque tomaclas. Res tamen obscura est, quando lagus ille travaiat, turbatisque undis coeli solaria bagnat. 696 / UMANESIMO E RINASCIMENTO Non tantum menas, lacus o de Garda, bagordum, quando cridant venti circoum casamenta Catulli. Sunt ibi costerae freschi, tenerique botiri in quibus ad nubes fumant caldaria centum, 45 plena casoncellis, macaronibus atque foiadis. Ipsae habitant Nymphae super alti montis aguzzum, formaiumque tridant gratarolibus usque foratis. Sollicitant altrae teneros componere gnoccos, qui per formaium rigolant infrotta tridatum, so seque revoltantes de zuffo montis abassum deventant veluti grosso ventramine buttae. O quantum largas opus est slargare ganassas, quando velis tanto ventronem pascere gnocco! Squarzantes aliae pastam, cinquanta lavezzos pampardis videas, grassisque implere lasagnis. Atque altrae, nimio dum brontolat igne padella, stizzones dabanda tirant, sofiantque dedentrum, namque fogo multo saltat brodus extra pignattam. Tandem quaeque suam tendunt compire menestram, so unde videre datur fumantes mille caminos, milleque barbottant caldaria picca cadenis. Hic macaronescam pescavi primior artem, hic me pancificum fecit Mafelina poèétam. si Mi ha preso la fantasia, più fantastica che mai, di cantare la storia di Baldo con le mie grasse a Camene. Così altisonante è la sua fama e tanto gagliardo il suo nome che la terra treman- D do lo ammira e il baratro d’Inferno si caga addosso dalla paura. Ma prima conviene che io i°) invochi il vostro soccorso, o Muse che largite l’arte maccheronica: come farà la mia gondola a passare in mezzo agli scogli del mare se il vostro patrocinio non l'avrà raccomandata? o Non detti dunque Melpomene il mio canto, né tanto meno la minchiona Talia, e neanche Febo,? che sta a grattare la sua chitarrina, poiché, se considero le budelle della mia pancia, le m chiacchiere di Parnaso* non si confanno alla mia piva.* Soltanto le Muse pancifiche,* le dotte sorelle, Gosa, Comina, Striazza, Mafelina, Togna, Pedrala,5 vengano a imboccare di gnocchi il loro poeta e gli portino cinque e magari otto catini di polenta. Sono queste le grasse mie dive, le mie Ninfe imbrodolate: la loro dimora, il loro paese e territorio si trovano in un remoto cantone del mondo? che la caravella di Spagna? non ha ancora scovato. Una enorme mon- tagna s'innalza laggiù fino alle scarpe della Luna:° se qualcuno volesse paragonarla all'Olim- po, che è fuori d'ogni misura, direbbe che l'Olimpo è una collina, non un monte. Là non ci sono le corna"! del Caucaso né la schiena del Marocco né il monte Etna che sputa bruciori di zolfo, e neanche le montagne della Bergamasca, dove si cavano quelle pietre rotonde! che vedi pirlare!? al mulino quando si macina la biada: là abbiamo scavalcato giogaie che erano 1 Camene: l'appellativo romano delle Mu- se; sono grasse, cioè ben pasciute. 2 Melpomene... Talia... Febo: Melpomene è la musa della tragedia, Talia quella del- la commedia (e perciò definita minchiona, sciocca); Febo, cioè Apollo, è il dio delle arti, rappresentato con l'inseparabile ce- tra (qui, ironicamente, chitarrina). 3 Parnaso: monte della Grecia, dove si ri- teneva abitassero le Muse. 4 piva: zampogna; strumento musicale simbolo della poesia pastorale, qui rap- presenta la semplicità e la spontaneità del- la poesia maccheronica. 5 pancifiche: panciute. 6 Gosa... Pedrala: nomi comuni femmi- nili, a quel tempo diffusi soprattutto in Lombardia. 7 in un remoto cantone del mondo: è il Paese di Cuccagna o di Bengodi. 8 la caravella di Spagna: si ricordi che Colombo, con le navi spagnole, aveva da poco scoperto l'America (1492). 9 alle scarpe della Luna: ai piedi della Lu- na (iperbole). 10 Olimpo: monte della Grecia, dimora degli dèi. 7 le corna: le vette aguzze. 12 le montagne della Bergamasca... ro- tonde: dai rilievi vicini alla località lom- barda di Sarnico si ricavavano pietre da mulino. 13 pirlare: scintillare. LA CORRENTE / L'ANTICLASSICISMO / 697
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