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Bramante, Raffaello e Michelangelo: Architettura e Arte nel Cinquecento a Roma, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Come bramante, raffaello e michelangelo contribuirono all'architettura e all'arte del cinquecento a roma. Bramante inizia la costruzione della nuova basilica di san pietro, mentre raffaello si forma come artista influenzato da leonardo e michelangelo, e completa la sua maturazione artistica a roma. Michelangelo crea opere famose come la pietà e la battaglia di cascina. Il documento include informazioni su opere incompiute, influenze e stili unici di ognuno di questi artisti.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 05/01/2024

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Scarica Bramante, Raffaello e Michelangelo: Architettura e Arte nel Cinquecento a Roma e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Il Rinascimento La Stagione Delle Certezze Donato Bramante (1444-1514) Nacque a monte Asdrualdo, presso Urbino dove si formò. Successivamente operò a Milano sia come pittore sia come architetto. Bramante fu in strettissimi rapporti con Leonardo da Vinci e grazie al confronto con quest’ultimo e con l’esperienza dalla corte di Ludovico Sforza iniziò una riflessione sull’architettura. Fu a Roma, durante il pontificato di Giulio II che Bramante poté iniziare le imprese architettoniche che diedero l’avvio all’architettura del cinquecento. Stile delle sue opere: Bramante nella sua pittura si ispira ad alcuni artisti del passato come per esempio la pittura prospettica di Piero della Francesca e la classicità degli Alberti e del Mantegna. Cristo alla colonna: Dipinto attorno al 1490 per l’Abbazia di Chiaravalle, a Milano, ora conservato alla Pinacoteca di Brera. Gesù è legato a un pilastro di pietra grigia decorato con motivi dorati. Il corpo come la corda, l’incarnato e le vene che affiorano sono realistiche. Le ombre a la luce proveniente da destra aiutano a modellare la figura, le proporzioni rimandano al mondo classico. Chiesa di Santa Maria presso San Satiro La chiesa conclusa da Bramante nel 1486 presenta un finto coro creato grazie ad un’illusione prospettica. L’edificio si compone di un corpo longitudinale a tre navate e di un transetto. Una cupola emisferica cassettonata coperta da un tiburio invece sovrasta la crociera nel punto di intersezione tra la navata e il transetto, che con le volte a botte rinvia alla Cappella de’ Pazzi. Il coro prospettico nasce dalla mancanza di spazio per la realizzazione di un coro in muratura per via della presenza di strutture circostanti alla chiesa. Tribuna della Chiesa di Santa Maria delle Grazie Realizzata tra il 1492 e il 1497 è parte di un progetto più ampio teso al completo di rifacimento dell’edificio, la tribuna riflette le idee di Bramante sulla pianta centrale infatti le parti che lo compongono, si dispongono ordinatamente attorno al tiburio. é presente inoltre una forte tradizione decorativa e coloristica dei maestri lombardi. La planimetria rimanda alla Sagrestia Vecchia di San Lorenzo con la successione di due elementi a pianta quadrata di dimensioni diverse. Chiostro della Chiesa di Santa Maria della Pace Realizzato tra il 1500 e il 1504 su commissione del cardinale di Napoli Oliviero Carafa. Ciascun lato del chiostro si apre verso l’invaso scoperto interno con quattro arcate su pilastri. Donato Bramante, intende sottolineare il valore del luogo vuoto circondato dal porticato. Essendo il chiostro dedicato alla Vergine madre della pace Bramante dà maggior importanza allo ionio. Una loggia trabeata corona l’intero 1 chiostro, essa è sostenuta da pilastri in asse con quelli sottostanti. In quest’opera Bramante fa ricorso a tutti e quattro gli ordini (dorico, ionico, corinzio e composito). Tempietto di San Pietro in Montorio E’ stato realizzato sulle pendici del Gianicolo, nel cortile sul fianco destro della chiesa di San Pietro in Montorio. Commissionato nel 1502 dal re di Spagna, venne completato nel 1508/1509. Il tempietto è di piccole dimensioni ed è leggermente sopraelevato ricalcando la forma degli antichi templi peripteri circolari. Attorno al corpo centrale,scavato da nicchie con catino a conchiglia e sormontato da una cupola, corre un peristilio circolare, coperto a lacunari, delimitato da 16 colonne. le metope del fregio presentano decorazioni liturgiche. Al di sopra della cornice anulare corre una balconata con balaustra. Il tempietto originariamente sarebbe dovuto essere circondato da un cortile circolare in modo da esaltare la centralità del tempio. La realizzazione fu immediatamente interpretata come il ritorno in vita dell’arte classica. La nuova Basilica di San Pietro A cominciare dal 1505, Bramante pone anche le basi per l’edificazione della nuova Basilica di San Pietro. Dai non molti disegni autografi di Bramante che ci sono pervenuti è possibile dedurre che Donato dovette progettare un edificio a pianta longitudinale. In un disegno si capisce che Bramante volesse ristrutturare la basilica già esistente ampliando il coro e il transetto. Nel secondo quadrante si vede come Bramante volesse rispettare il tracciato delle navate dell’antica basilica, ma includendo una cupola centrale e altre quattro cupole perimetrali. Il primo progetto si tratta di un disegno di bella copia, in questo disegno viene però mostrata solo una parte della basilica. Bramante, avrebbe progettato un edificio a pianta centrale caratterizzata da uno schema quadrato a croce inclusa. Leonardo da Vinci Nacque a Vinci, Firenze, il 15 aprile 1452. Leonardo aveva un carattere mutevole e impaziente. Egli nutriva una profonda insoddisfazione per quello che faceva in quanto pensava che anche con la sua maestria non poteva raggiungere la perfezione. Leonardo si fidò sempre poco delle verità tradizionalmente accolte come tali, anche se si appoggiavano al nome di un grande dell’Antichità. Infatti egli fu tra i primi a riconoscere il valore dell’esperienza intesa come sperimentazione e studio meticoloso e scientifico della realtà in tutte le sue forme e manifestazioni. Era uno dei pochi che sezionava corpi e studiava direttamente la natura e grazie a questo raggiunse un nuovo livello di realismo. Leonardo si formò a Firenze presso la bottega del Verrocchio, in seguito lavorò a Milano, Roma e infine in Francia. Disegno: Giorgio Vasari nota che Leonardo non smise mai di disegnare, e ci sono molte collezioni di suoi schizzi e abbozzi in tutto il mondo. Uno dei disegni più noti è il "Cavaliere su un cavallo impennato" nel Castello di Windsor, che rappresenta uno studio per un monumento equestre mai realizzato. Due aspetti chiave dello stile di Leonardo: il "contrapposto" (un bilanciamento delle masse corporee che subiscono 2 alcune similitudini con opere di Perugino, come la composizione con due gruppi di personaggi, il tempio centrale e l'uso prospettico, Raffaello introduce alcuni elementi, come una maggiore dinamicità, la scelta del soggetto e la forma centinata della tavola. La tavola di Raffaello è più piccola e meno affollata rispetto a quella di Perugino. Il tempio nel dipinto di Raffaello è centrale, ma meno rigido, con un numero maggiore di lati e un portico colonnato che crea un senso di spazio circolare. Il restauro ha rivelato dettagli preziosi, come l'azzurro lapislazzuli e la firma di Raffaello con la data. In generale, il tempio nel dipinto di Raffaello sembra essere un modello per un'architettura reale. Madonna del prato Realizzato da Raffaello nel 1505/1506, mostra la Vergine in una posa contrapposta, con una gamba distesa lungo una diagonale e l'altra piegata all'indietro. Maria tiene il Bambino, che prende una piccola croce da San Giovannino, inginocchiato davanti a loro. Il dipinto è caratterizzato da una composizione piramidale,grande maestria in particolare nello sguardo e nelle mani dei personaggi. Il paesaggio lacustre sullo sfondo contribuisce all'atmosfera serena del dipinto. Pala Baglioni Atalanta Baglioni, una nobildonna perugina, commissionò a Raffaello la "Deposizione" per la cappella di San Francesco al Prato a Perugia nel 1507. Quest'opera commemorava il tragico assassinio di suo figlio Grifonetto, avvenuto nel 1500 su istigazione del cugino Gianpaolo Baglioni, mentre ricordava anche il dolore di Atalanta e della nuora Zenobia Sforza. Il dipinto è caratterizzato da colori vividi e espressioni complesse dei personaggi, tipiche dei lavori di Raffaello tra il 1507 e il 1508. La composizione si sviluppa lungo due diagonali, creando due ampie fasce con personaggi che partecipano alla narrazione evangelica. Ogni personaggio esprime emozioni attraverso atteggiamenti e gesti, creando un'opera coinvolgente e espressiva. Stanze Vaticane L'opera si estese dal 1508 al 1520 circa e coprì il pontificato di Giulio II e di Leone X. Raffaello dovette coinvolgere assistenti a causa dell'ampio lavoro. Le quattro Stanze decorate da Raffaello includono la Stanza della Segnatura, la Stanza di Eliodoro, la Stanza dell'Incendio di Borgo e la Stanza di Costantino. Ogni stanza aveva un programma iconografico specifico, rappresentando concetti come il Vero, il Bene e il Bello, la protezione divina alla Chiesa, la vita di papi di nome "Leone", e episodi della vita dell'imperatore cristiano Costantino. La scuola d’Atene: Nella "Scuola d'Atene", Raffaello raffigura un grandioso edificio classico, che richiama le antiche terme romane e il progetto di Bramante per la nuova Basilica di San Pietro. Questo edificio è abitato dai più importanti filosofi dell'Antichità. Due figure centrali, Platone e Aristotele, rappresentano due approcci filosofici distinti. Platone, che indica il cielo, sottolineando la sua convinzione che il mondo sensibile è una copia imperfetta di una realtà ideale. Aristotele, che invece, enfatizza la realtà concreta e sensibile come l'unica realtà possibile, evidenziando la sua filosofia empirica. La composizione è caratterizzata da un senso di equilibrio e classicità, con 5 un punto di fuga centrale che contribuisce a creare un'armonia visiva. Alcuni filosofi sono raffigurati con le fattezze di artisti contemporanei, come Bramante, che è ritratto come Euclide mentre traccia disegni geometrici. Inoltre, l'aggiunta in seguito di Eraclito, rappresentato in modo pensoso e solitario, è un omaggio a Michelangelo, che stava lavorando alla decorazione della Cappella Sistina sotto lo stesso pontificato di Giulio II. Questo dipinto segna una svolta nell'arte di Raffaello, influenzato dall'arte di Michelangelo e dalla monumentalità delle sue figure. Liberazione di San Pietro dal carcere: Nell'affresco "Liberazione di San Pietro dal carcere" nella Stanza di Eliodoro, Raffaello rappresenta un episodio tratto dagli Atti degli Apostoli. Il racconto narra che San Pietro, imprigionato da re Erode Agrippa a Gerusalemme, credette di essere liberato da un angelo in un sogno, ma si rese conto che la liberazione era reale quando si ritrovò fuori dalla prigione. Raffaello divide la composizione in tre episodi separati dalle mura della cella di Pietro, ma collegati dallo stesso spazio narrativo. Al centro, un luminoso angelo scuote San Pietro per svegliarlo. A destra, i due si preparano a scendere per una scalinata buia, dove dormono dei soldati. A sinistra, un soldato sveglia i compagni addormentati mentre San Pietro fugge. Nell'opera, la luce naturale della luna, l'alba e la luce artificiale contribuiscono a creare l'effetto di controluce aggiunge ulteriore profondità all'immagine, mentre la finestra nella parete dell'affresco interagisce con le fonti luminose rappresentate nella scena. Incendio di Borgo: Raffaello dipinse l'affresco dell'Incendio di Borgo nella Stanza di Eliodoro nel 1514. L'episodio raffigurato nell'affresco riguarda la cessazione di un incendio a Borgo nel 847, alludendo però all'opera di pacificazione intrapresa da Leone X tra i principi cristiani. Nell'affresco, si vede un'azione frenetica mentre le persone cercano di fuggire dalle fiamme o spegnere l'incendio. Il vento solleva le vesti e disordina i capelli. Al centro, un gruppo di donne prega per la salvezza, mentre in fondo a sinistra si vede la vecchia basilica di San Pietro confrontata con l'Antico e un'architettura cinquecentesca. L'affresco mostra anche un giovane nudo che attraversa un muro, evidenziando la conoscenza anatomica di Raffaello e le forme muscolari delle figure femminili, ispirate alla pittura michelangiolesca. Ritratto di Leone X con due cardinali Raffaello nel Ritratto di Leone X del 1518, ritrae il papa seduto davanti a uno scrittoio, circondato da un ambiente oscuro, mentre esamina un prezioso codice miniato con l'ausilio di una lente di ingrandimento. Accanto a lui si trovano i cardinali Giulio de' Medici e Luigi de' Rossi. Il rosso è il colore predominante, e dettagli come il campanello e il libro miniato includono simboli araldici medicei. Il papa sfoglia il libro al contrario, mostrando l'ultima pagina del Vangelo di Luca, il che potrebbe essere interpretato come una risposta alle tesi di Lutero. Inizialmente, l'opera doveva essere un "ritratto di Stato", l'affresco infatti era stato concepito solo con Leone X, ma l'aggiunta dei cardinali ne cambiò il significato. Cappella Chigi Raffaello, ispirato dalle antiche architetture romane, progettò la Cappella Chigi, situata nella basilica di Santa Maria del Popolo. Questa cappella, richiesta da 6 Agostino Chigi, presenta una pianta quadrata con spigoli smussati, richiamando l'influenza di Donato Bramante e il Pantheon. La decorazione, con paraste, trabeazioni, e monumenti funerari piramidali, si ispira al Pantheon romano. La cupola, leggera ma ornata, richiama elementi del Tempietto di San Pietro in Montorio di Bramante. Raffaello ha anche riportato l'uso del mosaico, realizzato da Luigi da Pace, per decorare la cupola, insieme a dipinti, sculture e ornamenti in bronzo, creando uno sfarzo che celebra la grandezza dell'antica Roma. Villa Madama Raffaello progettò la Villa Madama intorno al 1517 per il cardinale Giulio de' Medici, con l'obiettivo di creare una villa della corte papale. La villa avrebbe dovuto consistere in appartamenti estivi e invernali disposti su diversi livelli e cortili, seguendo l'andamento del terreno. Tuttavia, il progetto completo non è stato mai realizzato. Solo una piccola parte del progetto di Raffaello è stata effettivamente realizzata, compresa una grande loggia con tre campate e una cupola che si affaccia su un giardino. La loggia è decorata con grottesche e stucchi da allievi e successori di Raffaello, e rappresenta un esempio eccezionale di spazialità ispirata all'architettura romana antica, con un equilibrio tra architettura, pittura e scultura. Lettera a Leone X Leone X incarica Raffaello di creare una grande pianta di Roma imperiale. In una lettera del 1519, Raffaello spiega la tecnica da lui e sottolinea l'importanza di proteggere le antiche architetture romane dagli atti di distruzione e saccheggio per preservarle per le generazioni future. Questa lettera è fondamentale per la moderna conservazione degli edifici storici. Tuttavia, il progetto della pianta di Roma rimane incompiuto a causa della morte di Raffaello. Trasfigurazione La "Trasfigurazione" di Raffaello è un'opera incompiuta che raffigura due racconti evangelici: la trasfigurazione di Cristo in alto e la liberazione di un ragazzo indemoniato in basso. La composizione è basata su una rigorosa geometria e mostra una contrapposizione tra la calma e la luminosità nella parte superiore e l'agitazione e le ombre nella parte inferiore. Raffaello si ispira all'insegnamento di Leonardo, utilizzando gesti, sguardi e sentimenti per esprimere le emozioni dei personaggi. L'opera è ambientata all'alba per sfruttare i contrasti luce/ombra e ha una struttura geometrica che risolve i contrasti narrativi tra le due parti della tavola. Michelangelo Buonarroti Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, in una famiglia fiorentina. Studiò a Firenze, ma contro il volere del padre, si formò come artista copiando opere di Giotto, Masaccio e altri. Si dedicò alla scultura e frequentò la collezione medicea. Nel 1496 si trasferì a Roma e poi tornò a Firenze nel 1501. Nel 1505 fu invitato a Roma dal papa Giulio II e rimase lì fino al 1536. Morì nel 1564 mentre lavorava alla Pietà Rondanini. Michelangelo credeva nell'imitazione della natura nell'arte ma pensava che la fantasia potesse superarla. In seguito, divenne 7 cercato di esprimere nella volta della cappella, in quest'opera Michelangelo si concentrò sulla rappresentazione del destino dell'umanità. Nel "Giudizio Universale" i corpi dei salvati volano verso l'alto, mentre quelli dei dannati sono trascinati verso il basso da creature demoniache. La composizione mostra un forte senso di drammaticità e disperazione, con gli angeli che trasportano gli strumenti della Passione, come la croce e la colonna della flagellazione. Al centro della composizione si trova Cristo-giudice, circondato da santi e angeli. Non c'è gioia nei volti dei salvati, ma solo terrore tra i dannati. L'opera riflette l'ansia di Michelangelo riguardo alla sua stessa salvezza. L'affresco suscitò polemiche a causa dei numerosi nudi rappresentati, ma non fu distrutto. In seguito, alcune parti considerate non adatte furono coperte. Tuttavia, durante un restauro nel 1998, questi interventi furono rimossi, preservando così l'opera originale di Michelangelo. Sagrestia Nuova Tra il 1519 e il 1534, Michelangelo progettò la Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze per ospitare le tombe dei Medici e la Biblioteca Laurenziana. La Sagrestia Nuova aveva una pianta composta da due quadrati, con una grande cupola emisferica e una lanterna. Michelangelo alterò le proporzioni brunelleschiane e introdusse un attico tra l'ordine inferiore e le lunette sottostanti alla cupola. All'interno delle nicchie delle tombe, sono presenti allegorie come il Giorno e la Notte nella tomba di Giuliano e l'Aurora e il Crepuscolo nella tomba di Lorenzo. Michelangelo utilizzò il concetto di "non finito" in alcune parti delle statue, creando un contrasto tra parti finite e non finite per aumentare espressività. Le edicole sopra le porte della Sagrestia, progettate intorno al 1524, sembrano fuori scala rispetto al contesto e rappresentano la libertà nella composizione dell’opera di Michelangelo. Biblioteca Laurenziana Gli anni di progettazione delle edicole della Sagrestia coincidono con quelli del Vestibolo della Biblioteca Laurenziana. Questo salone rettangolare presenta pareti sottili contraffortate esternamente, una copertura piana di legno e un soffitto cassettonato che suggerisce una continuità tra le paraste e le travi orizzontali. Michelangelo progettò anche i disegni dei cassettoni, del pavimento e dei mobili da lettura. Nel vestibolo, Michelangelo divise le pareti in due ordini sovrapposti tramite cornici orizzontali e colonne incassate nella muratura, che sembravano poggiate su mensoloni decorativi. La scalinata all'interno del vestibolo sembra un fiume in piena che si espande in tre vie quando supera la soglia del salone della biblioteca. La rampa centrale presenta un movimento curvilineo, mentre le vie laterali hanno gradini squadrati senza balaustra. La scalinata è stata descritta come una "colata lavica" che avanza nella parte centrale. Piazza del Campidoglio Nel 1537, Papa Paolo III decise di spostare il Monumento equestre di Marco Aurelio dalla sua posizione originale alla Piazza del Campidoglio. Questo trasferimento avvenne nel 1538. Nell'area del Campidoglio, due edifici già esistenti furono ristrutturati, e un terzo edificio, il Palazzo Nuovo, fu aggiunto. Michelangelo fu 10 incaricato nel 1539 di realizzare il piedistallo per il Monumento di Marco Aurelio e successivamente contribuì a trasformare il Campidoglio nella piazza che è oggi. La piazza fu progettata con un disegno stellare all'interno di un ovale che si irradia dal Monumento equestre. Questo design fu completato nel 1940. Michelangelo lavorò sulla realizzazione di una grande scala a due rampe nel Palazzo Senatorio a partire dal 1546, ma il completamento dell'edificio fu affidato ad altri nel 1549. Il Palazzo dei Conservatori, progettato da Michelangelo a partire dal 1562, presentava un portico a sette campate con paraste corinzie e colonne ioniche. Un unico lacunare fungeva da copertura per ogni campata del portico. Le colonne ioniche avevano capitelli con campane. Questi interventi trasformarono il Campidoglio in una piazza con tre edifici principali, conferendo loro una leggerezza attraverso l'uso di elementi architettonici distinti. Basilica di San Pietro Nel 1547, Michelangelo fu incaricato da Papa Paolo III di dirigere la costruzione della Basilica di San Pietro a Roma. Ridimensionò il progetto, eliminando le aggiunte di Antonio da Sangallo e proponendo una pianta centrale e luminosa. Michelangelo lavorò sulla zona absidale con paraste giganti e un tamburo anulare. Dopo la sua morte, l’opera raggiunse l'imposta della cupola, che fu completata da Giacomo della Porta e Domenico Fontana, seguendo una diversa concezione statica rispetto a quella della Cupola di Santa Maria del Fiore a Firenze. La cupola di San Pietro aveva una doppia calotta ed era coronata da una lanterna con colonne binate. Le ultime Pietà Michelangelo esplora il tema della "Pietà" in vari disegni tra gli anni '30 e '40 del Cinquecento. In un foglio databile tra il 1530 e il 1535, rappresenta la Vergine accasciata a terra, che tiene il Figlio morto tra le ginocchia. Le altre figure in questo disegno sono solo abbozzate, mentre l'attenzione principale è concentrata sul gruppo centrale, con uno sfumato che si sovrappone alla linea continua. Questo dettaglio serve a distinguere il busto della Madre da quello del Figlio. Nel decennio successivo, negli anni '40, Michelangelo crea un disegno molto dettagliato che era destinato a Vittoria Colonna. Questo disegno rappresenta la deposizione di Cristo dalla croce, con il tronco della croce che mostra un verso tratto dal "Paradiso" di Dante: "Non vi si pensa quanto sangue costa". La scena mostra anche il corpo di Gesù tenuto eretto dagli angeli su un ripiano roccioso, mentre la Madonna, seduta in una posizione più elevata ai piedi della croce, sembra quasi partorire nuovamente il Figlio. Due angeli tengono aperte le braccia di Gesù, e la Madonna alza gli occhi al cielo. Questo disegno rappresenta la contemplazione della morte. Negli ultimi anni della sua vita, Michelangelo torna a riflettere sul tema della Pietà. In un’altra sua rappresentazione, il corpo di Cristo è in posizione quasi verticale, sostenuto con affetto dai personaggi circostanti, sottolineando però la pesantezza di un corpo morto. Tuttavia, è nella "Pietà Rondanini," l'opera finale di Michelangelo, che torna a concentrarsi sulle due figure essenziali della composizione: la Madonna e il Figlio. In questa scultura, che è rimasta incompiuta alla sua morte, i due personaggi sono raffigurati in un abbraccio tenero, creando un'immagine di grande profondità emotiva 11 e spirituale. Nonostante l'incompiutezza, questa opera è considerata uno dei capolavori finali di Michelangelo. Giorgione da Castelfranco Giorgione, nome completo Giorgio da Castelfranco, nacque intorno al 1477/1478 a Castelfranco Veneto e si trasferì a Venezia da giovane, dove potrebbe aver appreso l'arte nella bottega di Giovanni Bellini. Si distinse per il suo uso innovativo del colore e la sua attenzione alla natura e ai paesaggi. Dipinse principalmente per una clientela patrizia e preferiva soggetti mitologici o fantastici rispetto a quelli religiosi. Morì a soli trent'anni, nel 1510, forse a causa della peste. Le informazioni sulla sua vita sono scarse, e l'attribuzione delle sue opere è ancora oggetto di discussione tra gli studiosi. La sua pittura si caratterizzò per la trasfigurazione dei soggetti in un mondo simbolico e allegorico, enfatizzando l'uso del colore rispetto al disegno. Disegno: Dell'abilità di Giorgione nel disegno si sa poco. Sono sopravvissuti solo pochi esempi grafici attribuiti a Giorgione, tra cui un disegno di Cupido che piega l'arco conservato al Metropolitan Museum of Art di New York. Questo schizzo mostra uno studio anatomico sommario e dettagli del chiaroscuro. Un altro disegno, attribuito a Giorgione ma oggetto di discussione, potrebbe essere uno studio preparatorio per uno sfondo di paesaggio con un borgo contadino e una catena montuosa sullo sfondo. L'uso dell'acquerello evidenzia l'effetto pittorico e l'uso del colore nei suoi dipinti futuri. Pala di Castelfranco Nella Pala di Castelfranco, dipinta tra il 1504 e il 1505, Giorgione presenta una scena con la Madonna in trono con i Santi Nicasio e Francesco. Ciò che rende questa opera particolarmente significativa è il modo in cui Giorgione ha affrontato la composizione. Invece di collocare la scena in un ambiente interno, come spesso avveniva nelle rappresentazioni religiose dell'epoca, ha scelto di ambientarla in un paesaggio aperto. Il trono marmoreo e le predelle sottostanti, di cui quella inferiore è realizzata in rosso per evocare un sarcofago imperiale, sono resi in modo molto geometrico, come se fossero elementi di una scenografia teatrale. Questa scelta conferisce alla composizione un senso di spaziosità. Il paesaggio circostante, con alberi, campi e montagne in lontananza, è integrato nell'opera e non è semplicemente uno sfondo. La prospettiva in questa pala non è basata esclusivamente su principi geometrici, ma è suggerita attraverso il colore. Questa tecnica, nota come "pittura tonale" o "tonalismo", è il risultato di una fusione tra la tradizione veneziana del colore, influenzata da maestri come Giovanni Bellini, e la tradizione fiorentina del disegno. I personaggi nella pala sono modellati attraverso l'uso di campiture di colore. Non vi è una gerarchia spaziale definita, e sia i personaggi che la natura condividono lo stesso spazio in modo armonioso. Gesù, in particolare, è reso con un notevole realismo, con le palpebre socchiuse mentre si protegge dalla luce solare. La tempesta 12 maestoso, sfogliando un libro e senza alcuna pomposità. Tutto ciò è reso possibile attraverso l'uso abile del colore e della luce. Venere di Urbino La "Venere di Urbino" di Tiziano, creata nel 1538 su commissione di Guidobaldo II della Rovere, presenta una giovane donna nuda sdraiata su un letto all'interno di una sontuosa casa patrizia. A differenza della "Venere dormiente" di Giorgione, questa Venere è consapevole della sua nudità e guarda l'osservatore con un atteggiamento deciso. Nel dipinto, sullo sfondo a destra, sono raffigurate due domestiche mentre cercano abiti in un cassone di legno. Ai piedi del letto, c'è un cagnolino addormentato, simbolo di fedeltà coniugale. La scena si svolge all'interno delle mura di casa, sottolineando che la donna è una persona reale, non una dea. La differenza principale tra questa Venere e quella di Giorgione è nell'atteggiamento delle due donne e nei colori utilizzati. Tiziano utilizza il colore per dare volume al corpo e crea contrasti evidenti tra la pelle ambrata, i capelli biondo dorato, il letto e i cuscini rossi. La scena si apre prospetticamente verso destra, creando un senso di spazio e profondità nell'interno della casa. Paolo III Farnese Il colore trionfa nella pittura di Tiziano, specialmente nei ritratti, dove i personaggi emergono maestosi da uno sfondo scuro e sfumato. Il ritratto di Paolo III Farnese con i nipoti. I personaggi raffigurati sono: il vecchio papa Paolo III rappresentato con l'aspetto malandato, Ottavio e l'altro nipote Alessandro. La tecnica di Tiziano include pennellate rapide e imprecise, creando un'atmosfera densa. In questa fase tarda della sua carriera, il colore diventa quasi una materia solida con rilievo proprio. Questo stile impressiona anche il Vasari, che lo descrive come "condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie, di maniera che da presso non si possono vedere, e di lontano appaiono perfette". Carlo V a cavallo Con il Ritratto di Carlo V a cavallo alla battaglia di Mühlberg, Tiziano introduce una rivoluzione nel genere dei ritratti, passando dal mezzo busto rinascimentale alla figura intera a cavallo, che diventerà un'icona nella pittura di corte del XVII secolo. Questo enorme dipinto, creato nel 1548 ad Augusta, celebra la vittoria di Carlo V sull'esercito della Confederazione protestante tedesca a Mühlberg sull'Elba nel 1547. Carlo V è raffigurato su un cavallo nero ardente con abbigliamento in raso rosso e una bardatura dorata, impugnando una lunga picca. La sua armatura è decorata con intarsi in oro e argento, conferendogli un'aura di imperatore romano antico. Il volto di Carlo V, anche se mostra la sua grandezza e sicurezza, rivela anche segni di stanchezza. Lo sfondo raffigura un paesaggio all'alba, isolando la figura del re e del suo cavallo. Questo ritratto, con la sua grandezza e dettagli realistici, rappresenta un punto di riferimento nella ritrattistica storica, un equilibrio tra commemorazione e naturalismo. Pietà L'ultimo dipinto noto di Tiziano, la "Pietà" delle Gallerie dell'Accademia a Venezia, è rimasto incompiuto a causa della sua morte ed è stato completato con reverenza da Palma il Giovane. Quest'opera drammatica è ambientata in una nicchia incorniciata 15 da un massiccio portale tra le statue di Mosè e della Sibilla Ellespóntica. Rappresenta una scena intensa: Maddalena urla disperata a sinistra, mentre Maria osserva amorevolmente il figlio defunto e Nicodemo sorregge il Cristo a destra. In un angolo, c'è una tavoletta con Tiziano, il figlio Orazio e una rappresentazione allegorica della Madonna in preghiera. Il dipinto è caratterizzato da colori scuri e impasti pesanti, con luce livida e pennellate rapide e imprecise, creando un'atmosfera di tragedia imminente. Un piccolo angelo in volo tiene una fiaccola lucente, simbolo di speranza, mentre le figure in preghiera riflettono il testamento morale di Tiziano. 16
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