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Il Rinascimento Europeo - Peter Burke -Riassunto, Sintesi del corso di Storia Moderna

Un riassunto chiaro e dettagliato di tutti i capitoli del testo di Burke - che offre una disamina sulla storia del Rinascimento e della sua ricezione in Europa.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 09/03/2020

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Scarica Il Rinascimento Europeo - Peter Burke -Riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! RIASSUNTO “ IL RINASCIMENTO EUROPEO” - di - PETER BURKE Burke analizza il Rinascimento inteso come movimento culturale, nella sua dimensione europea, che prende le mosse dal Petrarca per concludersi con Cartesio (1330- 1630) e pone come elemento fondante il recupero della tradizione classica, della sua ricezione e trasformazione. Il tentativo del Burke è quello di provare a esplicitare la mentalità e la cultura di quel periodo, di dimostrarne lo sviluppo a livello europeo, a supporto di una tesi di un Rinascimento “lungo” e del suo contributo alla costruzione dell’Europa. La diffusione dello stile classico o classicheggiante fuori dall’Italia fu in pratica un’ impresa collettiva di scambi culturali che riguardò tutti i paesi europei, anche grazie ad una maggiore mobilità di persone, che permette lo sviluppo di un Rinascimento Europeo, inteso non solo come diffusione di idee, bensì come processo attivo di ricezione, ovvero di assimilazione e trasformazione, che deve tenere conto dei contesti e della modalità di diffusione delle idee, e di come queste vengono elaborate nei centri e nelle periferie. Ricezione I teorici contemporanei della ricezione sono convinti che qualsiasi cosa venga trasmessa sia necessariamente destinata a trasformarsi nel corso dello stesso processo di trasmissione – ovvero qualsiasi cosa venga recepita – lo è dal punto di vista di chi riceve- mettendo in evidenza la creatività insita in tutte le operazione di assimilazione, appropriazione, adattamento, reazione, risposta o rifiuto. Contesti Bisogna tenere ben in conto il contesto in cui lo scambio si verifica, ovvero tutte le circostanze culturali sociali e politiche che circondano un testo, immagine , un’idea etc. recepire un’idea significa adattarle ad un nuovo contesto. Si può parlare di sincretismo, nei tentativi consapevoli di armonizzare elementi eterogenei di culture diverse; si parla di ibridazione per indicare forme più generali di interazione tra varie culture. Il contesto europeo esprimeva diversi livelli di interesse e livelli più o meno alti di resistenza, se non di rifiuto: c’era chi detestava la” moda” italiana, altri che guardavano con sospetto le culture greca e romana per la loro natura pagana, altri ancora che avevano un rapporto di odio-amore tra l’ammirazione e l’invidia. Reti e situazioni locali Particolare attenzione viene data anche ai canali attraverso i quali il processo di ricezione ebbe luogo e in particolare ai piccoli gruppi o cerchie ristrette di persone, spesso in competizione e attori di intensi processi di interazione sociale. I contatti diretti erano facilitati da luoghi o istituzioni diverse caso per caso – monasteri corti, cancellerie, università, accademie, musei. Il monastero fu particolarmente importante per lo sviluppo dell’Umanesimo in Italia. Altri gruppi era legati da scambi epistolari come Petrarca, Erasmo e Lipsio. Ma fu l’invenzione della stampa a dare un’accelerazione alla diffusione delle idee e permise di raggiungere un pubblico più ampio. Burke si concentra su quegli elementi e artisti che più di altri riscossero attenzione immediata in Europa (come Raffaello) Centri e Periferie L’accento viene posto sulle periferie d’Europa (che però non sono più chiaramente determinate, perché variano a seconda del periodo, dell’arte presa in esame) perché da qui si può cogliere in positivo il processo creativo di adattamento, mentre dal “centro” queste variazioni sono considerate delle corruzioni o provincializzazioni del modello originale, evidenziandone l’aspetto negativo. Il libro segue un’organizzazione di tipo cronologico: 1) Primo Rinascimento- l’Italia dal XIV al XV sec (1330-1490) 2) Ricezione e Resistenze in EU 3) Rinascimento 1490-1530 - Periodo d’emulazione 4) Tardo Rinascimento 1530-1630 5) Addomesticamento – diffusione sociale e incorporazione nella vita quotidiana propria del tardo Rinascimento. Un movimento nato da un gruppo ristretto di letterati e artisti si trasforma progressivamente in una moda e finisce per modificare comportamenti e valori sociali di élite e gruppi sempre più consistenti di europei. Il Primo Rinascimento (1300-1490) In questa fase si giunge alla(ri) scoperta della cultura dell’antica Roma e in misura minore dell’antica Grecia (date successivamente per scontate). La cultura del I Rinascimento coesiste con la cultura tardomedievale, sino allora dominante in Europa fatta di arte gotica, cavalleria e filosofia scolastica – (il processo di europeizzazione era già iniziato nel XII e XIII sec.)- che avevano il loro centro in Francia, dove era nato lo stile gotico, Parigi ospitava l’università più importante in EU per la filosofia scolastica, cosi come i più importanti romanzi cavallereschi era scritti li. In Italia questa cultura francese penetra meno profondamente, le città italiane che avevano conquistato uno statuto autonomo già a partire dal XI sec avevano prodotto una cultura alternativa, laica e civile. Durante il corso del MedioEvo(ME), alcuni poeti della tradizione classica sopravvivono (Orazio e Virgilio continuano a essere letti), nelle città-stato si continua a studiare la retorica, le repubbliche cittadine hanno evidenti somiglianze con quelle dell’antichità, anche nelle arti visive, i resti di edifici e monumenti classici ancora presenti in molte città (anfiteatro romani di Verona, Pantheon, Colosseo, etc ). La riscoperta della tradizione classica in Occidente venne agevolata dall’incontro con la cultura bizantina e quella araba. Molti autori dell’antichità tra cui Aristotele, Tolomeo, Ippocrate e Galeno, tradotti in latino durante il ME proprio grazie alle traduzioni arabe degli originali greci. Quando inizia il Rinascimento? Una scelta diffusa è quella di partire dal poeta e studioso Francesco Petrarca, quindi anni 30 e 40 del Trecento. Alcuni lo fanno risalire a Giotto (rivoluzionario della storia della pittura) o Dante (per la forza innovativa del volgare) Petrarca e la sua cerchia La scelta di partire dal Petrarca la si deve alla vastità dei suoi interessi di poeta, studioso e filosofo. Il primo “umanista” che mostra un grande entusiasmo nei confronti della cultura romana ed esercita una grande influenza non solo in Italia, ma anche in Europa. Egli stesso si percepisce come nuovo Virgilio e venne effettivamente “laureato” poeta in Campidoglio a Roma nel 1341. Petrarca credeva che gli ultimi secoli avessero rappresentato un periodo buio (criticava aspramente la scolastica, che non si riallaccia al passato in modo corretto, ignorando la carica positiva di alcuni autori) mentre vedeva nell’antichità un periodo di luce. Petrarca aveva una autentica passione per l’antichità classica, collezionava e trascriveva manoscritti classici, soprattutto Cicerone e Livio e persino nella grafia, egli rinuncia allo stile gotico. Interessato a Omero, cercò di imparare il greco ma senza successo. Tutta l’opera di Petrarca è percorsa da un’inedita attenzione all’individuo. Il quadro di Laura che commissiona a Simone Martini è il primo vero ritratto nel senso moderno del termine, per la verosimiglianza dei tratti. Il suo poema Africa e le sue poesie sono quasi tutte scritte in prima persona e parlano di amore. Petrarca fu conosciuto, soprattutto all’estero, più come moralista legato alla tradizione stoica e nella sue Vite di uomini Illustri – una raccolta di biografie della storia romana o della bibbia - presenta ai lettori modelli a cui ispirarsi. Uno dei grandi doni di Petrarca era la sua capacità di contagiare con i suoi entusiasmi la sua cerchia: pittore Simone Martini , il fisico Giovanni Dondi, politico Cola di Rienzo e lo scrittore Giovanni Boccaccio. Anche Boccaccio combinava l’attività di studioso con la scrittura di testi in volgare. Interessato ai manoscritti di autori antichi, aveva ritrovato nel 1355 L’asino d’oro di Apuleio presso il monastero di Montecassino, e fece per le donne quello che Petrarca aveva fatto per gli uomini, una raccolta di biografie su donne famose (106 da Eva alla regina Giovanna di Napoli). Pur essendo tutti anche figli del loro tempo, erano sensibili e portatori di un’esigenza di cambiamento e rinnovamento, rinnovamento che inizia a essere un termine usato anche in ambito letterario, o per descrivere in ambito artistico l’opera di Giotto. La seconda generazione A Firenze l’opera del Petrarca venne proseguita da Coluccio Salutati che si dedica alla critica letteraria e alla filologia. Grande estimatore di Dante e Petrarca, tanto da dichiarare che quest’ultimo avesse superato Cicerone nell’eloquenza e Virgilio nella poesia, si avvicinò ad un gruppo di studiosi vs il 1360 che si riuniva per analizzare le opere del Petrarca e Boccaccio – tra qui altri Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini. Salutati fu cancelliere della repubblica di Firenze per oltre 30anni sino al 1406- in questo periodo i governi iniziarono a far redigere i dispacci in latino per far colpo su alleati e concorrenti, Questi amici inventarono la “grafia “ –corsivo –(italics) nei primi anni venti del 1400. Coltivano un vero entusiasmo per i libri e per l’antichità. Cicerone è il loro eroe, esempio di latino ricercato ed elegante, modello di uomo di studi e politico impegnato nella repubblica. Poggio trovò alcuni manoscritti con discorsi di Cicerone e rinvenne in Svizzera un manoscritto di Vitruvio (1414), De Architectura in 10 volumi, opera già nota, che iniziò a esercitare la sua influenza solo in quegli anni. Salutati porta a FI anche un insegnante greco che in 5 anni insegna a Bruni e altri la lingua e la retorica greche e Bruni si dedica alle traduzioni (termine che peraltro conia) cercando di cogliere il senso delle parole e lo stile dell’autore, anziché procedere alla trascrizione letterale. Sia Bruni che Poggio furono oltre che cancellieri anche storici della repubblica di Firenze, di cui presentarono le scelte passate e presenti sempre in luce positiva, paragonando FI alla repubblica di Roma e Atene dell’antichità. La scelta di motivare e spiegare i fatti storici rappresentava comunque un punto di rottura rispetto alle pure cronache medievali. Alcuni storici parlano di Umanesimo Civile, riferendosi a Bruni e colleghi, sottolineando il loro interesse per la vita istruirsi e praticare qualche forma di arte (Cecilia Gonzaga, figlia di Luigi III studio con Vittorino da Feltre, Battista da Montefeltro, nipote Isabella d’Este). Anche nelle repubbliche di Firenze e Venezia spiccano figure femminili (Costanza Barbaro, Isotta Nogarola), sebbene per quest’ultime fosse molto difficile farsi accettare dai colleghi umanisti CAP 3. RICEZIONE E RESISTENZE Mentre in Italia nel corso del ‘400 si afferma un interesse umanistico e un gusto rinascimentale, nel resto dell’Europa nel corso del XIV e XV secolo la cultura rimane sostanzialmente ancorata a quella medievale: il gotico conosce nuovi sviluppi, i valori della cavalleria trovano espressione in romanzi di grande richiamo e la scolastica non da segni di cedimento. Uno o Due Rinascimenti? Jacob Burckhardt , grande storico svizzero assegna agli Italiani un ruolo di pionieri del Rinascimento, mentre altri – come Huizinga, olandese - hanno voluto tracciare nella corte borgognona, un altro Rinascimento che offri un modello culturale per buona parte d’ Europa nel XV sec, apportando una serie di “innovazioni” dalla pittura ad olio, all’uso delle tele al posto del legno introdotti dai Fiamminghi XV sec e anche in musica, si parla di un nuovo tipo di musica, la ars nova. Per questo motivo alcuni parlano di due rinascimenti, uno nell’ Italia del Nord e l’altro nei Paesi Bassi Meridionali. Tuttavia il movimento franco –fiammingo non arrivò mai a una consapevole rottura col passato e con la tradizione nè facevano esplicito riferimento all’antichità nè prestavano attenzione all’analisi e intenzioni dei protagonisti nei resoconti storici. Gli scambi culturali tra Nord e Sud, tra Paesi Bassi e Italia già nel ‘400 erano attivi: compositori fiamminghi nelle diverse corti italiane godevano di grande reputazione o maestri fiamminghi operavano in Italia (Urbino –Giusto da Gand) mentre pittori italiani venivano inviati dalle corti nelle Fiandre a studiare presso i laboratori degli artisti più famosi, come Jan Van Eyck e Rogier van der Weyden. La stessa pittura su tela fu introdotta in Italia verso il 1470. Nello stesso tempo scambi (anche attraverso la mediazione di libri) e contatti personali andavano facendosi sempre più frequenti. Petrarca visitò Parigi, Colonia e Praga e l’inglese Chaucer visitò l’Italia mostrando interesse per Petrarca e Boccaccio. Comunque in Europa, l’interesse per i classici non era confinato nella sola Italia, come dimostrano anche l’aumento delle traduzioni, sebbene in Italia questa tradizione influenzasse marcatamente le espressioni artistiche e le arti visive in particolare. L’Italia non fu l’unico centro di rinnovamento culturale in EU nel XV secolo, ma innegabilmente FI, RM, MI e VE ebbero un ruolo decisivo nella diffusione delle idee della cultura greca-latina in EU . Prime risposte - Avignone, grazie alla presenza della corte papale tra il 1309 e il 1377, ebbe un importante ruolo di mediazione tra Italia e Europa, luogo di contatti internazionali e di innovazione culturale (Petrarca, Simone Martini, Heredia etc), dal 1380 in poi Parigi diventa un importante centro di studi dell’antichità e della cultura italiana, e la cerchia di studiosi manteneva contatti epistolari con umanisti italiani. Nei 30 anni tra il 1420 e il 1450 i contatti tra studiosi e artisti italiani e stranieri si moltiplicarono, e alcune delle figure minori dell’umanesimo italiano diventano personalità di primo piano all’estero. Molti artisti stranieri sceglievano l’Italia per lavorare. Molti studiosi venivano in Italia per frequentare le Università e anche se venivano per studiare diritto canonico, l’impatto con il movimento umanistico era significativo (Gregorio di Sanok, al ritorno in Polonia promosse gli studi classici). I viaggiatori spesso portavano dall’Italia alcuni manoscritti, destinati ad arricchire librerie e biblioteche. Università, cancellerie e corti Nel XV sec le università diventano centri di ricezione e diffusione della cultura italiana. Venivano invitati lettori Italiani presso le Università europee, cosi come iniziavano anche a essere animate da contributi locali (es. Gregorio di Sanok tenne un corso su Virgilio all’università di Cracovia), a Parigi e Salamanca si inizia a insegnare il greco. Allo stesso tempo le cancellerie presso le varie corti europee si assicurano di avere al loro servizio personale in grado di scrivere un bel latino, e vengono organizzate sul modello fiorentino (in Catalogna e Ungheria). Pochi governanti in EU mostrarono un’autentica attenzione all’arte tranne Renato d’Angiò (in Italia tra 1438 e 1441, impegnato nell’assedio di Napoli) e Francesco I che scopri la cultura italiana durante la guerra, Mattia I Corvino d’Ungheria ricevuta un’educazione di stampo umanistico da Gregorio di Sanok, collezionista di libri e patrono delle arti, invitò diversi studiosi italiani alla sua corte e chiese ad uno di loro (Antonio Bonfini)di scrivere la storia d’Ungheria, sullo stile di Livio. Dopo il matrimonio con l’italiana Beatrice d’Aragona, figlia di Ferdinando, Re di Napoli, la corte ungherese fu fittamente frequentata da artisti italiani, tra cui il Verrocchio (maestro di Leonardo da Vinci) e Filippino Lippi. Molti suoi libri furono decorati da miniatori fiorentino, fece realizzare busti della coppia reale, facendosi raffigurare nelle vesti di un imperatore romano e fece ampliare i palazzi reali in puro stile toscano. L’età degli incunabuli La pratica dell’incisione a stampa ( Botticelli preparò delle incisioni su legno per illustrare la Divina Commedia) e poi della stampa a caratteri mobili, che si diffuse rapidamente in tutta EU dal 1450 facilitò la diffusione del movimento umanista. Le prime macchine a Basilea nel 1466 ma già nel 1500 c’erano più di 250 città che disponevano della nuove tecniche di stampa e i tedeschi avevano fondato oltre 86 tipografie fuori dai territori di lingua tedesca. In IT la prima tipografia è a Subiaco, ma nella sola VE si stampano più libri che in qualsiasi città d’ EU (ca 2,5 milioni di copie, 4500 nuove edizioni). Cicerone diventa di gran moda a Parigi, ma verso la fine del secolo anche grazie agli sforzi del veneziano Aldo Manuzio apparvero le prime edizioni dei classici greci ( tutte le opere di Aristotele in 5 volumi). Dal 1470 si pubblica anche Petrarca, Leonardo Bruni e il trattato di Valla “Elegantiae” che diventa uno dei libri di testo di latino più adottati nelle scuole umanistiche di tutta EU. La stampa oltre a favorire la diffusione del pensiero umanistico , permise anche un processo di “distanziamento”, un elemento decisivo per ogni forma di ricezione creativa, ovvero la lettura offre il tempo al lettore di sviluppare un proprio pensiero critico e operare confronti. Resistenze L’arte e la letteratura rinascimentali incontrarono anche delle resistenze (come a FI – nel caso di Domenici).Un esempio significativo viene dalla Moscovia estrema periferia orientale d’EU. A che in parte la distanza fisica, in parte per mancanza di rapporti commerciali dal XIII sec dopo l’invasione mongola, la cultura gravita più verso Costantinopoli e la tradizione bizantina. L’interesse verso l’Italia di Ivan III – che assume il titolo di Zar, dal latino Caesar – mostra i suoi limiti. Lo Zar invia tre delegazioni in Italia per assumere artisti, ingegneri e architetti e tra questi Aristotele Fieravanti, che fu incaricato di costruire ponti, fortificazioni e opere militari. Le mura e le torri del Cremlino furono edificate in stile italiano, con tanto di torri merlate o la facciata in bugnato del Palazzo delle Faccette si rifaceva al Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Ma lo stile italiano non riuscì ad affermarsi nella sfera religiosa: nella costruzione della Cattedrale dell’Assunzione a Mosca, ma lo Zar impose che venisse edificata nel tradizione stile ortodosso del XI sec. Davvero difficile varcare le frontiere di un mondo tanto diverso, caratterizzato da un cristianesimo ortodosso, alfabetico cirillico e liturgia slava e dove l’alfabetizzazione e la cultura erano esclusivo appannaggio del clero. Cambiamento oppure continuità Altrove in EU convivevano queste anime diverse che si contaminavano e prendevano a prestito elementi di uno o dell’altra, ma non il tutto. Ma presto la tradizione cederà il passo al nuovo. CAPITOLO IV L’ETA’DELL’EMULAZIONE (1490-1530) Il periodo dal 1490 al 1530 è considerato il momento più avanzato e ricco del Rinascimento. In Italia: Leonardo, Raffaello e Michelangelo e Ariosto; Nel Nord Europa: Erasmo e Durer. E’ questa l’epoca in cui molti scrittori e artisti raggiungono la convinzione che molti contemporanei potessero raggiungere o sorpassare le opere e i risultati dei classici. La centralità di Roma I due eventi salienti che ebbero un impatto decisivo sulla cultura italiana sono il 1494 con la calata di Carlo VIII e l’avvio delle guerre d’IT e il 1527 ovvero il Sacco di Roma, che viene chiaramente percepito come un punto di svolta e destinato a condannare alla dispersione gli artisti e studiosi e porre fine ad un periodo di grande creatività che la città aveva vissuto. A FERRARA, alla corte d’Este, Ludovico Ariosto compone uno dei capolavori della letteratura italiana, L’orlando Furioso, che emula Virgilio combinando la tradizione epica della classicità con la tradizione cavalleresca medievale. A FIRENZE dalla cacciata dei Medici nel 1494 sino al 1512 e ancora dal 1527 al 1530 Firenze fu caratterizzata da una intensa rinascita repubblicana e fervore culturale. Tra questi si distinsero Niccolò Macchiavelli e il futuro storico Francesco Guicciardini. Macchiavelli nel 1513, allontanato dai Medici dopo il loro ritorno al potere, scrive il Principe, un libro originale che da indicazioni su come conquistare il potere, in cui raccomanda situazioni e comportamenti assolutamente rovesciati rispetto alla politica convenzionale. Nei Discorsi sulla prima deca di Tito Livio, sviluppa riflessioni su quanto sia importante rifarsi alla storia anche in politica per imparare a conservare il proprio potere e vede negli eventi del 1494 e la mancanza di resistenza italiana una consapevolezza circa il destino degli Stati Italiani. La restaurazione della Repubblica segnò un marcato ritorno alla committenza pubblica. A Michelangelo e Leonardo vengono commissionati degli affreschi per la Sala del Gran Consiglio. Anche VENEZIA in questo periodo vive un periodo di grande consapevolezza politica e coscienza civile con una presenza pubblica nel mondo delle arti e della letteratura. La Serenessima commissionò ai fratelli Bellini e una generazione dopo a Tiziano una serie di tele raffiguranti momenti importanti della storia veneziana da esporre al palazzo dei Dogi. I veneziani avevano iniziato a dare il loro contributo alla pittura del Rinascimento, segnato da una maggior importanza data al colore rispetto al disegno. Dal 1516 i veneziani iniziano ad assumere degli storici ufficiali tra cui Pietro Bembo e Andrea Navagero. Ma ROMA divenne un centro di innovazione straordinaria tra il 1503 e il 1521, durante il pontificato di Giulio II e Leone X – entrambi fini amanti delle arti: Michelangelo si trasferisce a Roma dopo la cacciata dei Medici e anche dopo il rientro a Firenze vi ritorna più volte per la realizzazione delle sue opere: affreschi della Cappella Sistina e la Statua di Mosè per la tomba di Giulio II. Leonardo lavora a Roma tra il 1513 e il 1517. Bramante arriva a Roma nel 1500 e inizia a lavorare alla cattedrale di San Pietro nel 1517, introduce Raffaello al papa che lo incarica di affrescare i suoi appartamenti in Vaticano. Leone X mostrava un serio interesse per la letteratura e collezionava manoscritti classici. Pietro Bembo arrivo a Roma nel 1512 e il papa lo nomina segretario pontificio l’anno dopo, anche Balsassare Castiglione autore del Cortegiano è a Roma dal 1513 in poi. Bembo, che si distingueva per l’eleganza del latino distingueva 3 stili: alto, medio e basso. La prosa “alta” doveva ispirarsi a Cicerone e la poesia a Virgilio. La necessità di assimilare i modelli, emularli va di pari passo con l’imitazione. Bembo offriva anche un modello di scrittura volgare pura ed elegante, anzi diede un notevole contributo al processo di codificazione del toscano come lingua letteraria italiana. La possibilità di produrre copie identiche, tramite stampa, contribuì alla standardizzazione della lingua scritta e curò la pubblicazione di autori in volgare esemplari, come Petrarca e Dante pubblicati da Manunzio. Giorgio Vasari nella sua raccolta di biografie di pittori, scultori e architetti esprime con chiarezza l’idea di una rinascita delle arti e il culmine di questo processo nel lavoro di 3 maestri Leonardo Raffaello e Michelangelo. Si iniziano anche a vantare collezioni di resti antichi (busti, bassorilievi, statue) - Giulio II espose nei giardini del Vaticano la propria collezione e gli entusiasmi aumentarono con il dissotterramento del Laocoonte nel 1506; in architettura si afferma il “vitruvianesimo” – ovvero i dettami dell’architettura classica indicati da Vitruvio; Raffaello collabora con l’incisore Marco Antonio Raimondi per la traduzione a stampa dei suoi dipinti e la stampa indubbiamente permette di far conoscere molte opere d’arte al di fuori dei luoghi di conservazione. Contestualmente si sviluppa nelle arti e in letteratura una controffensiva della cultura bassa, come lo stile grottesco – motivi ornamentali(animali, fiori, frutti, sfingi, satiri, centauri etc) ispirati alle decorazioni delle camere romane sotterranee della Domus Area di Nerone – recentemente riscoperta- e considerato “mostruoso” da Vitruvio–e anche in letteratura, mentre Bembo cercava di scrivere come Cicerone, un monaco benedettino (Teofilo Folengo) scriveva poesie comiche con un linguaggio ”maccheronico oppure Pietro Aretino, che ebbe fama di scrittore satirico e prese di mira cortigiani e le regole di comportamento raccomandate da Castiglione o le maniere eleganti della lingua indicate da Bembo. La contrapposizione tra cultura alta e bassa non deve essere fraintesa, erano complementari e si rivolgevano allo stesso pubblico ma in contesti diversi. Ma a partire dalla morte di Leone X nel 1521 e indubbiamente il sacco di Roma, segnò la fine di un’epoca. Roma fu devastata da saccheggi, vandalismo e molti artisti e studiosi abbandonarono Roma per non farvi più ritorno. Letteratura e Impero In questo periodo gli Umanisti Europei sfidano il primato italiano, sostenendo che la letteratura latina fosse stata superata da quella dell ‘ EU del Nord. Altri umanisti vantano il primato dei loro rispettivi paesi ipotizzando che lo sviluppo artistico e letterario fosse legato alla “lingua” dell’impero, che si sviluppa e decade con esso. Nebrija – spagnolo -autore della prima grammatica di una lingua europea nel 1492- dedicata alla regina Isabella afferma quindi che è ora il turno dello spagnolo (con riferimento alle recenti conquiste spagnoli dei territori moreschi). Una tesi simile viene sostenuta anche per il francese in seguito alle conquiste d’Italia, destinato a diffondersi nello stesso modo. Konrad Celtis, tedesco, primo poeta non italiano incoronato poeta dall’imperatore Federico III arrivò ad affermare che gli italiani avrebbero presto ammesso che non solo la forza militare di Roma e dell’Impero, ma anche il suo splendore letterario erano emigrati in Germania. Le arti I mecenati ebbero un’importanza fondamentali nelle arti , in quanto erano i committenti a scegliere i soggetti e lo stile delle opere. A MANTOVA Isabella D’Este, nota per la raffinatezza del suo latino, era una collezionista colta anche di artisti viventi. A partire dal XVI sec parecchi mecenati al di fuori dell’IT (soprattutto nelle classi alte: ritrovano le influenze rinascimentali nello stile delle prime chiese costruite dopo la conquista, che inevitabilmente esprimevano elementi della propria cultura. Modelli Classici I modelli dell’antica Roma Cicerone (per la prosa) e Virgilio (per la poesia) continuano a esercitare il loro fascino, Vengono stampati e tradotti nelle lingue locali. Gli intellettuali continuano a dividersi tra ciceroniani e anti-ciceroniani, che si rifanno a Tacito e Seneca, che esprime uno stile più semplice e conciso. Il teatro sempre più importante in quel periodo si rifà a Plauto e Terenzio. Anche i classici greci vengono tradotti nelle lingue volgari (italiano, francese, spagnolo, inglese, tedesco). Nel campo della lirica, si scopre l’opera di Pindaro e in particolare le Odi (i canti in onore degli atleti di Olimpia), vengono presto mutuati per uso encomiastico e per celebrare le vittorie dei re. Nel tentativo di emulazione molti tentarono anche di scrivere poesie in lingua seguendo la metrica classica, che ricevette anche dure critiche, poiché non prendeva in debita considerazione le differenze strutturali e di suono tra le lingue antiche e moderne. Il pellegrinaggio culturale in IT non vede alcun interruzione, e numerosi artisti arrivano per studiare, misurare e disegnare le rovine dell’antichità, portando con se blocchi di schizzi e appunti ci danno evidenza delle loro impressioni. Altri per incontrare altri studiosi e comprare testi greci, altri per ammirare la collezione do Isabella d’Este. Modelli Italiani Come le generazioni precedente anche in questo periodo gli espatriati italiani danno un contributo decisivo a diffondere i modelli del Rinascimento. I contatti personali aiutano a capire cosa stanno facendo gli italiani, e gli stranieri che visitano l’Italia vedono non solo le rovine dell’antichità ma anche la bellezza delle piazze, dei palazzi e dei monumenti, possono vedere da vicino le collezioni e ciò incoraggia le traduzioni dall’italiano ( Ariosto, Castiglione e Tasso). Gli italiani stavano raggiungendo anche livelli di eccellenza nella musica, soprattutto a Venezia e anche la diffusione degli spartiti su stampa all’estero favori la diffusione del modello italiano. Architettura il termine “architetto” entra nel vocabolario di diverse lingue, grazie alla pubblicazione di trattati sull’architettura come quello di Leon Battista Alberti (nel 1546) e di Serlio , stampati in Ital. e poi tradotti. Molte le opere significative di questo periodo: negli anni 40 il Louvre (Pierre Lescot), che avrebbe dovuto ospitare Francesco I e il suo successore Enrico II, negli anni 70 Palazzo Pitti ( Vasari), negli stessi anni viene realizzato l’Escorial per Filippo II; Non furono solo i sovrani e le loro corti ad utilizzare lo stile rinascimentali per la costruzione dei loro palazzi, ma anche il patriziato urbano e la nobiltà rurale. In Italia, e forse non casualmente, le nuove opere vengono realizzate sul territorio dell’ultima repubblica rimasta, Venezia e possiamo ricordare la Biblioteca Marciana, del Sansovino. Altrove si possono annoverare l’Università di Alcalà, il Mercato dei Tessuti di Cracovia, gli Arsenali di Augusta e Danzica, la Borsa di Copenaghen. Nelle campagne, inizia il periodo delle costruzioni delle ville, sulla scia della tradizione romana e dei ritrovamenti della Villa di Adriano a Tivoli. Palladio realizzò una celebre serie di ville per i patrizia veneziani come Villa Foscari e Villa Barbero di Maser – insieme tenuta agricola e residenza estiva, assumevano nuova dignità grazie allo stile impresso dal Palladio che riprendeva numerosi elementi classici (portici). In altre zone d’Europa, la realizzazione delle ville prendeva anche in considerazione esigenze dell’aristocrazia locale, che prediligeva la caccia all’agricoltura e vivevano in campagna quasi tutto l’anno: di questo periodo la realizzazione dei castelli della Loira e le case di campagna dell’Inghilterra elisabettiana o i castelli boemi (Lusthauser). La realizzazione delle country houses elisabettiane sono in realtà un’ibridazione di stile rinascimentale (portici, inappropriati al clima inglese o le colonne classiche che mascheravano i comignoli) ed espressioni o esigenze locali, come la diversa disposizione dei locali, che non seguiva il modello italiano o le decorazioni che venivano poste sugli edifici. Pittura e Scultura I temi e lo stile italiano si diffondono sia per la presenza di artisti italiani che per l’imitazione dei colleghi locali. Si fa strada il genere di quadri di argomento mitologico (spesso basate sulle descrizioni delle Metamorfosi di Ovidio). I lavori mitologici di Tiziano era ampiamente conosciuti grazie alle incisioni a stampa, che ne favorirono anche l’imitazione e in numerosi ambienti europei, pittori locali si cimentano in questo genere (la scuola di Fontainebleau, Primaticcio e persino Brueghel). Per quanto riguarda la scultura una crescente importanza viene data alla realizzazione di fontane e statue equestri. Le fontane, molto elaborate diventano elementi ornamentali di piazze e cortili nei palazzi (soggetti ispirati alla mitologia classica), Le statue equestri ispirate al modello romano, in particolare del Marco Aurelio, furono riscoperte nel XV sec (Donatello e il suo Gattamelata a Padova) e vennero dedicate a condottieri e mercenari. Nel XVI diventano appannaggio di principi ( Cosimo dei Medici) e re- anche stranieri che ne commissionano la realizzazione ad artisti italiani (per Luigi XI, Enrico II e Enrico IV in FR o per Filippo III in SP) Varietà dell’Umanesimo Anche il termine umanista entra nell’uso corrente delle lingue nazionali. Alcuni umanisti italiani continuavano a godere di un certo credito all’estero, le opere di Bruni, Poggio e Valla in particolare, soprattutto per la critica della donazione di Costantino alla Chiesa, era visto con grande favore soprattutto dai protestanti. Ma il movimento umanista era avviato ad una frammentazione, con interessi che non si limitavano ai classici greci e romani, ma coinvolgevano anche il sapere dei druidi celtici, i magi persiani o i bramini indiani. Un crescente interesse per la cultura araba ( ed alcuni impararono la lingua) e verso la fine del XV in IT anche per l’antico Egitto e per la sua sapienza esoterica soprattutto nella cerchia di Ficino. Gli obelischi, come simbolo di eterna fama, iniziarono ad essere usati in diverse circostanze- e anche Sisto V ne fece erigere uno a Roma nel 1587. Come abbiamo gia accennato, si sviluppa anche un “recupero del Medioevo”, una lettura meno “letterale” della riscoperta dell’antichità che viene fatta più agilmente al di fuori dei confini italiani. In FR – si assiste ad un revival del passato celtico e preferiscono identificarsi con Vercigetorige, piuttosto che con Cesare, e da qui scaturisce l’interesse per la filosofia dei Druidi. Questo interesse per un passato non classico era anche più accentuato nelle periferie d’EU che i Romani non avevano mai conquistato. Gli Ungheresi si identificarono con gli Unni, gli Spagnoli e Svedesi con i Goti. Umanesimo, musica e filosofia naturale Per quanto riguarda la musica furono i compositori stranieri e in primis fiamminghi ad esercitare un certo fascino sugli italiani; ma dal dagli anni 70 alcuni umanisti italiani cercarono di far rivivere l’antica musica greca con le loro tesi a sostegno di un canto fermo (non polifonico), li portò ad inventare un canto discorsivo- e uno stile recitativo che approdò nel 1600 al primo esempio di opera lirica, con la rappresentazione di Euridice- dove le parole avevano più peso della musica. L’umanesimo fu anche molto importante per i filosofi naturali (il termine scienziato appare solo nel XIX sec) perché riscoprì anche i testi di scrittori classici considerati delle autorità nei rispettivi campi: Ippolito e Galeno per la Medicina, Tolomeo per la Geografia e Aristotele per quasi ogni branca della conoscenza umana. Essi infatti come gli umanisti consideravano importante recuperare le nozioni già possedute in antichità. I principali filosofi naturali come Galileo e Keplero erano comunque molto attenti alle scienze umane e viceversa molte biblioteche di umanisti contengono opere di zoologia, botanica, medicina, astronomia. Interessante è l’opera di Copernico e Vesalio, i cui libri di astronomia e medicina, criticano posizione ampiamente affermate. Nel 1543, Copernico pubblica la sua teoria eliocentrica, affermando la centralità del Sole e affermando che già Cicerone e Plutarco avevano fatto riferimento a filosofi che affermavano che la terra si muove. Vesalio, smentì alcune tesi di Galeno che si era basato sulla dissezione di una scimmia anziché di corpi umani. L’ascesa dei volgari un altro elemento di varietà e frammentazione arriva dalla critica al latino in questo periodo, vista come “lingua morta” , da alcuni umanisti, che invece credono di poter seguire l’esempio di Cicerone, scrivendo nella propria lingua. Una serie di testi in volgare forniscono a un pubblico sempre più vasto le regole della scrittura, vengono stampate le prime grammatiche e si sviluppano i primi dibattiti sul modo migliore per parlare le rispettive lingue. Un segno dello sviluppo delle lingue nazionali è rappresentato dal numero di traduzioni che vengono fatte da lingua a lingua, soprattutto dall’italiano - o dalle lingue nazionali al latino (lingua delle repubblica delle lettere) e vvcc. Le traduzioni contribuirono a arricchire il vocabolario delle varie lingue, dovendo coniare nuove parole che spesso dimostrava la scarsità di vocaboli rispetto al latino e quindi a servirsi di prestiti linguistici dal latino o da altre lingue. In IT era diventato abbastanza di moda un italiano latineggiante, osteggiato dall’Accademia della Crusca- che si opponeva ai latinismi a difesa della purezza della lingua e reazioni simili in altri paesi causato dall’abuso di termini stranieri. L’italiano era abbastanza conosciuto in EU nelle classi superiori, ma gli inventari delle biblioteche lasciano intendere che anche il francese e lo spagnolo fossero conosciuti. Altre lingue era virtualmente confinate alle loro regioni, Shakespeare fu tradotto solo nel XVIII sec. e la sua opera era poco conosciuta al di fuori dell’Inghilterra. In molti paesi si assiste ad una fioritura in lingua locale di poesia e letteratura, quasi in risposta alla sfida lanciata da autori come Dante Petrarca Boccaccio Ariosto e Tasso. Una varietà di generi In questo contesto si affermò una molteplicità di generi letterari: epica, commedia, tragedia , satira, romanzo e fuori dal campo della narrativa, storia dialoghi e saggi. In particolare, nel racconto storico, l’esempio di “Storie d’Italia” di Francesco Guicciardini, incorpora mirabilmente la tradizione classica, nella capacità di descrivere le battaglie, i personaggi e gli stessi discorsi dei personaggi. L’insistenza a sottolineare come spesso gli eventi prendono una piega completamente diversa da quella prevista dai protagonisti ricorda la lezione di ironia della tragedia greca, così come il suo interesse per l’analisi e le spiegazione e le sue sentenze morali, rimandano a Tacito, ma i ritratti che Guicciardini fa di personaggi come Alessandro VI sono colorati e vivaci e molti passaggi hanno una grande forza narrativa come la ricostruzione della battaglia di Fornovo. Le opere di Niccolò Macchiavelli (pubblicate postume nel 1523) sono indubbiamente tra i principali contributi alla lingua volgare e al pensiero politico del tempo. Nonostante il tentativo di proibirli, essi riscossero un grande interesse sia in IT che all’estero e furono presto tradotti in francese, spagnolo e latino. Si pubblicano anche altre opere di teoria politica, come i “Sei Libri della Repubblica” di Jean Bodin in francese che ebbe presto lettori anche al di fuori del paese d’origine. Spessi alcune opere venivano scritte in forma di dialogo, adatta alla lettura ad alta voce, pratica ancora diffusa nel periodo, e nel “Cortegiano, Castiglione intende deliberatamente fare il ritratto della corte di Urbino e ne rievoca i principali protagonisti, mettendone in evidenza il carattere e la personalità. Epica considerata la più nobile delle forme letterarie. Gli esempi moderni più celebrati sono L’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto o La Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso e la loro emulazione fu ovviamente inevitabile. Altri temi molto sentiti era quello relativi al passato nazionale, come L’Italia liberata dai Goti di Trissino, e la Storia d’Italia di Guicciardini, esprimevano la consapevolezza di un’identità unitaria d’Italia stimolata in grande misura dalle invasioni straniere del periodo. Ronsard scriveva La Franciade, dedicata a Carlo XI, facendo risalire la fondazione della FR a Francione, figlio del troiano Ettore e sperava che le vittorie di Carlo avrebbero eguagliato quelle di Carlo Magno. Il poema rimase incompiuto e il nome di Carlo XI rimase legato tristemente al massacro della notte di San Bartolomeo. In Portogallo, invece venivano celebrate le imprese e scoperte di Vasco de Gama, nelle Lusiadas. Romanzi I romanzi di cavalleria continuano ad essere popolari presso le corti rinascimentali.Ci sono esperienze di contaminazione di questo genere con la cultura bassa - come Cervantes con il Don Chisciotte, concepito come un anti- romance. D’altra parte Ariosto, Rabelais e Cervantes conoscevano bene la cultura popolare del tempo. Le élite del tempo sono infatti –biculturali- cresciuti dalle balie da cui apprendevano i racconti o canti popolari ma aggiungono ad essa la tradizione classica insegnata nelle scuole di grammatica. Si afferma in Italia il genere pastorale, che narra degli amori bucolici dei pastori con Arcadia di Jacopo Sannazzaro- ristampata almeno cinquanta volte e scatenò un’autentica moda della campagna e questa moda travalica l’Italia. L’opposto complementare del genere pastorale è quello che definiamo romanzo picaresco, dove l’eroe o antieroe è rappresentato da un vagabondo. Commedie Nel tardo XVI si affermano in varie parti d’Europa i primi teatri stabili. A Parigi , a Madrid e a Londra i primi teatri – e molti commediografi poterono sfruttare queste nuove possibilità, attingendo a numerose fonti dalle più recenti storie europee, all’oriente o al medioevo, o ancora ai classici romani - come per i drammi di Seneca, o le commedie di Plauto. Le riforme il teatro fu uno dei bersagli sia dei riformatori protestanti che di quello cattolico, ma la soluzione che poi venne applicata era di compromesso, ovvero di mandare in scena opere edificanti maggiormente consoni alla sensibilità religiosa, come per il teatro scolastico con testi di argomento religioso istituito dai Gesuiti. I principali scrittori del Rinascimento venivano letti attraverso le lenti del protestantesimo. Nella prima fase della riforma protestante, quando l’obiettivo era distruggere le prerogative della Chiesa, il sarcasmo e l’ironia di Luciano trovarono molti imitatori- da cui però successivamente presero le distanze accusandolo di “ateismo”. Nonostante questi e altri attacchi, i valori umanistici non venivano rifiutati quando tendevano a combinarsi e ibridarsi con istanze riformistiche (lorenzo valla e la donazione di Costantino) e comunque sia Zwingli che Calvino, per citare i maggiori, avevano ricevuto un’educazione umanistica. Anche gli umanisti protestanti diedero vita ad una rete internazionale (come testimonia Libro degli Amici di Abraham Ortelius) mentre l’epistolario di Lipsio include sia cattolici che protestanti di tutta Europa. Anche i riformatori cattolici avevano sentimenti ambivalenti verso il Rinascimento. Infastiditi dalla dimensione pagana della tradizione classica e scarso rigore morale e molti testi del Rinascimento vennero messi all’Indice e probiti ( in Spagna il Decameron di Boccaccio, I Colloquia e Elogio della Follia di Erasmo, I Saggi di Montaigne e in PT L’Utopia di Moro e l’Orlando Furioso). Anche le arti visive rinascimentali furono criticate, san Carlo Borromeo nelle sue Istruzioni per Architetti, considera la pianta circolare per le chiese inappropriata, troppo simile ai templi pagani, sebbene molte opere realizzate anche dal Palladio a Venezia e Tibaldi a Milano mostrano la possibilità di operare una sintesi da tradizione classica e ideali della controriforma (come gli interni di un candore abbacinante – simbolo di un processo di purificazione- nella Chiesa di San Giorgio Maggiore e del Redentore a Venezia). A poco a poco si costituì una sintesi o almeno una contaminazione tra valori dell’umanesimo e controriforma – esempio ne furono i collegi Le città erano più difficile da modificare ma in più occasioni ci sono stati tentativi di pianificazione urbana, e l’ideale di una città simmetrica e ordinate furono possibili solo in alcuni contesti come La Valletta a Malta, distrutta dai Turchi e qualche altro raro esempio in EU e nel Nuovo Mondo, dove peraltro la tendenza a costruire le citta a reticolo su strade rettilinee e piazze centrali era già in uso presso le società autoctone. Divenne invece più comune l’uso di piazze squadrate, circondate di portici e arcate e alcune piazze esistenti vennero modificate per rispondere a questi canoni (Piazza San Marco a Venezia, l’odiena place des Vosges a Parigi, Plaza Major a Madrid e Covent Garden a Londra). Pratiche ( che diventano uso comune ) Nelle Arti: la pratica di studiare, misurare, copiare statue ed edificio, piuttosto che ricorrere a modelli nudi per lo studio dal vivo divenne pratica assolutamente comune, origina in Italia e si propaga in EU Nelle Lettere : le scuole di latino sono uno dei principali fattori di “quotidianizzazione”. Il numero di studenti che frequenta i corsi è elevatissimo. Si studiava latino, si pratica il teatro per facilitare gli studi di retorica. Trattati di retorica si moltiplicano, ritenuta necessaria in diverse occasione speciali ,utile per sostenere discorsi e orazioni ma anche parte della vita lavorativa di diverse categorie (avvocati, diplomatici e predicatori). Collezionismo la pratica di raccogliere e collezionare oggetti antichi o legati all’antichità , già ai tempi di Bembo era cosa normale, negli anni 70 esistevano un migliaio di collezioni di questo tipo. Linguaggio e pratiche linguistiche - a partire dai nomi di battesimo, che ricalcavano gli eroi dell’antichità (Teseo, Achille, Ulisse)o gli studiosi tedeschi e olandesi che “latinizzavano” il loro cognome – come Agricola o Melantone. Il papa veniva chiamato col titolo del suo predecessore pagano (pontifex maximus). I prestiti linguistici dal latino e greco e dall’italiano oltre ad esprimere un interesse, indicano anche la necessità di un inedito vocabolario per esprimere questi interessi e si assiste anche alla creazione di un comune linguaggio internazionale dell’arte. Scrittura gli italiani rimisero in voga la scrittura a mano e introdussero un tipo di scrittura che oggi chiamiamo “corsivo” (in inglese “italics”) e adottare questo stile significa anche aderire al movimento umanistico. Poesia si radicò nella sfera quotidiana grazie alla diffusione dei sonetti d’amore in stile petrarchesco e nel linguaggio d’amore divennero moneta corrente i paragoni con le rose, i fiori, alabastro e coralli e tipici ossimori come “dolce tormento” o “gelido fuoco”.. Corrispondenza la pratica di scambiarsi lettere deve molto all’Umanesimo e in questi anni si affermano le lettere d’amore. E si moltiplicano i trattati sull’arte epistolare e la richiesta di lettere modello. Viaggi per motivi Culturali in Italia,l’abitudine del Grand Tour prese piede verso la fine del XVI secolo. Giovani nobili dei diversi paesi venivano in Italia ad ammirarne le bellezze, per vedere le antichità o per studiare. Mete del pellegrinaggio; mauselo di Virgilio a Capri, Arezzo citta natale di Petrarca, la tomba di Ariosto a Ferrara, quella di Castiglione a Mantova, Giotto, Ficino e Michelangelo a FI… Modelli Militari malgrado l’IT fosse stata conquistata, termini militari italiani entrarono nell’uso comune come bastione e cannone. I trattati come L’arte della Guerra di Macchiavelli tradotto in diverse lingue. Gli scrittori di guerra dell’antichità (Giulio Cesare Polibio) tenuti in grande considerazione. Danza Equitazione Scherma erano tutte improntate allo stile italiano e i maestri italiani richiestissimi all’estero dove i giovani della nobiltà dovevano apprendere lo stile di comportamento più appropriato al - la gestualità e la postura dovessero esprimere grazia. Etichetta libri italiani su come stare a tavola (l’arte di tagliare la carne o piegare i tovaglioli) ebbero grande risonanza all’estero; benché l’uso della forchetta all’estero nelle classi elevate faticò ad imporsi fino alla fine del XVII sec. Atteggiamenti e Valori Gli interessi del tempo per il meraviglioso, i prodigi e l’eccezionalità della natura- ovvero l’affermazione di una valutazione positiva della curiosità, a lungo condannata iniziavano a esprimersi- anche nell’affermarsi di biblioteche, musei e collezioni. Alcune delle idee di Machiavelli entrano a far parte del senso comune e furono divulgate dai molti trattati che parlavano di ragion di Stato. L’istruzione contribuiva a costruire pensieri omogenei e forniva una visione del mondo organizzata gerarchicamente in termini di qualità morali o di opposizioni binarie, veicolata anche dalla diffusione di libri di citazioni o raccolte di massime morali. Gli emblemi (immagine con significato morale), i motti, un certo simbolismo entrano nel linguaggio comune. La filosofia di Platone ( sull’amore) e degli stoici entrarono nelle vita quotidiana perché erano argomenti di dibattito molto di moda nelle corti, a cui partecipavano uomini e donne dell’aristocrazia. Cosi come il pensiero neo- stoico che si rifaceva a Seneca venne incentivata dalla pubblicazione della biografia idealizzata di Marco Aurelio. L’idea centrale del pensiero stoico nella versione rinascimentale è quello della “costanza” o “tranquillità di mente” – l’immagine comune quella di un uomo che affronta un disastro restando calmo ed imperturbabile come un albero o una roccia durante una tempesta. I richiami di questa virtù virile anche in contesti militari è evidente. L’autodisciplina raccomandata da Seneca era destinata a trasformarsi in una era e propria disciplina militare in questa fase di guerre continue ed di ininterrotte esercitazioni belliche. La stessa teoria stoica a favore del suicidio (pur contraria alla dottrina cristiana) ottenne una grande attenzione e molti autori ne analizzarono l’etica (Guicciardini, Lipsio, Montaigne) e verso la fine del XVI il tema del suicidio era diventato ricorrente nelle poesie, nelle opere teatrali e nei romanzi. La scoperta del mondo La parola “scoperta” iniziò ad essere utilizzata nel XV sec in ambito geografico. Se ne servì Poggio in una lettera a Enrico il Conquistatore osservando che i luoghi a cui era approdati i portoghesi erano sconosciuti agli antichi. Gli Italiani svolsero un ruolo importante anche nelle scoperte geografiche e nella divulgazione delle prime notizie. Colombo, genovese, era in contatto con il geografo fiorentino Paolo Toscanelli; Amerigo Vespucci, fiorentino, visito la Patagonia nel 1501;Antonio Pigafetta di Vicenza accompagna Magellano nel suo viaggio intorno al mondo nel 1519 e racconta la sua esperienza. Una certa consapevolezza del mondo extraeuropeo era presente in Bembo, Guicciardini e soprattutto Giovo, che scrisse una storia del suo tempo concentrandosi sull’EU ma ricordando le altre zone del mondo dal “Catai al Tenochtitlan” ed il primo a riconoscere che la tecnica di stampa fosse cinese. -Le scoperte condizionano l’immaginazione degli Europei, contribuendo anche alla definizione della loro collocazione spaziale e temporale e rafforzare l’idea stessa di Europa e della sua identità (minacciata dall’avanzata turca). - Numerose le pubblicazioni di racconti di viaggio; Immagini e stampe iniziano a circolare e rendere familiari i paesi esotici e le loro popolazioni ( a volte tuttavia pregni di antichi stereotipi a descrivere “razze mostruose”). - Molti umanisti curano delle “corografie” topografie storiche di alcune regioni che comprendevano anche una descrizione dei costumi e delle abitudine delle diverse popolazioni. -Alcuni artisti e studiosi iniziarono ad occuparsi come mai prima dei particolari di animali e piante, recandosi anche in Medio Oriente per studiarle e illustrarle in pittura (paesaggistica che si estende al resto d’EU) e letteratura. Pubblicata un’enciclopedia degli animali nel 1551 con oltre 1200 illustrazioni. La scoperta dell’Io. E’ con il Rinascimento che si affermano espressioni che esaltano un individualità prima poco esaltata. In IT nel XV si fanno più frequenti i ritratti e autoritratti, le biografie e autobiografie spesso basati su modelli classici. E dall’IT si diffonde presto in EU. La consapevolezza dell’importanza dell’autopresentazione, che può essere un’indicazione di questa progressiva centralità dell’individuo, la si ritrova nell’attenzione con cui grandi umanisti curarono la raccolta e pubblicazione dei loro epistolari; nella cultura materiale, le case, gli arredamenti, le vesti sono strategie di autopresentazione o ancora le medaglie con il ritratto del proprietario da un lato e il logo dall’altra. Biografie Inevitabile partire da Petrarca e dalla sua raccolta di biografie di Romani illustri. In IT il genere biografico divenne progressivamente sempre piu rilevante. Venivano scritte per diversi motivi: per le vite dei santi, si proponevano esempi da imitare, anche Vasari nelle Vite, sosteneva di proporre dei modelli, altre erano concepite come onoranze funebri. Dalle fine dal XV secolo in poi, le vite degli autori venivano spesso scritte e pubblicate come prefazioni delle loro opere. Questa convenzione illustra bene come si inizia a ritenere la conoscenza dell’autore utile alla comprensione delle loro opere. Ritratti e autoritratti - si diffondono quasi in contemporanea con le biografie. Molti gli autoritratti degli artisti italiani, come Tiziano, Parmigiano e di Vasari e Durer in Germania. Ritratti di uomini e più raramente donne celebri diventano componenti importanti dell’arredamento di residenze private, edifici pubblici e biblioteche. Le edizioni dei libri dei principali autori erano accompagnati non solo dalla biografia ma anche da immagini e ritratti posti sul frontespizio del volumi. Inizia anche l’uso di richiedere un ritratto fedele a ricordo dei defunti. Molti ritratti erano ancora ritratti familiari e di gruppo. I personaggi più importanti si fregiavano di essere ritratti con il loro patrimonio culturale, corredo di accessori e status symbol: vesti, corone, spade, colonne etc. Rinascimenti e Medioevi Il fenomeno di coesistenza tra una mentalità che faceva perno sull’individuo e una mentalità basata su tipi, questa tensione continua tra atteggiamenti contrastanti hanno rappresentato una caratteristica strutturale della cultura del Rinascimento. Ma nel tardo Rinascimento la situazione si era totalmente ribaltata, elementi medievali sopravvivevano nella cultura rinascimentale, che da elemento di rinnovamento era ormai diventata a sua volta tradizione, che le nuove generazioni si preparano a rifiutare. IL RINASCIMENTO DOPO IL RINASCIMENTO La fine del Rinascimento, il suo lento dissolversi, può essere fatta risalire all’inizio del XVII sec con la rivoluzione scientifica e l’affermazione del Barocco, anche se alcune tendenze rinascimentali resisteranno a lungo. In una lettera a Galilei del 1632, Tommaso Campanella parta di una nuova epoca, di nuovi mondi, nuove stelle, nuovi sistemi- e i sostiene il primato dei contemporanei sugli antichi- ovvero le loro conoscenze acquisite superavano quelle dei greci i dei romani. Galileo e Cartesio offrono due esempi significativi di rottura con la tradizione e filosofia classica di stampo aristotelico, che aveva permeato l’immagine del mondo (geocentrica), che inizia a modificarsi tra il ‘600 e ‘700, quando si afferma l’idea copernicana che la Terra non sia al centro dell’universo, ma ruoti intorno al Sole e il cosmo non fosse animato da forze incontrollate ma regolato da leggi della fisica. La ragione, la matematica e la geometria, inizia a conquistare una rilevanza e un prestigio intellettuale sottraendo spazio agli antichi classici. Nelle arti visive la rottura col Rinascimento con l’affermarsi del Barocco è più sfumato. Indubbiamente è evidente il progressivo venir meno dell’egemonia culturale italiana e l’innegabile ritorno alla preponderanza francese, che già aveva caratterizzato l’alto ME. I tempi cronologici di questo passaggio sono scanditi diversamente in varie parti di Europa. La sopravvivenza dell’Umanesimo Ci sono molti elementi che sopravvivono, nelle scuole si studia latino sino all’inizio del XIX sec, l’università introduce la filosofia meccanicista nel 1650, ma il processo si conclude un secolo dopo, ovunque in EU gli interessi di molti studiosi ricordano quello degli umanisti e anche nel XVIII sec alcuni atteggiamenti e i valori di intellettuali si ricollegavano ai valori e temi della virtù civile, della vita attiva e della libertà ( in GB e America della Riv), Il culto dell’antichità sopravvisse sino alle rivoluzioni francese e americana, che consideravano i repubblicani dell’antica Roma modelli di comportamento. Mentre gli elementi per parlare di persistenza della cultura umanistica del XIX sec sono meno forti. Le arti Anche in questo caso è difficile determinare un momento di passaggio, che comunque viene indicato intorno al 1630 con la nascita dello stille Barocco. In pittura la “grande maniera” di Nicolas Poussin era molto vicino a Raffaello e la tradizione dei viaggi a studiare e copiare le rovine antiche continuò a lungo e le stesse accademie d’arte continuavano a educare pittori e scultori a imitare l’esempio degli antichi. Pose inventate da Raffaello o Tiziano divennero nei secoli successivi parte integrante della ritrattistiva. In questo senso si può dire che il Rinascimento sia sopravvissuto in forma ridotta sino alle soglie del XX sec. quando l’arte ha operato una rottura definitiva con tradizione accademica. I revival del Rinascimento Nel XVIII sec assistiamo ad un revival internazionale del Rinascimento, in particolare del palladianesimo o neopalladianesimo in architettura , che riprononeva i canoni estetici del Palladio (Villa Rotonda a Vicenza). Questa scelta non era scevra da implicazioni politiche – rifacendosi ad un artista con strette connessioni alla repubblica di Venezia, lo rendeva particolarmente interessante a whig inglesi e ai repubblicani in America. Nel XIX sec in pittura si affermano i Nazareni e i Preraffaelliti. I nazareni un gruppo di artisti tedeschi attivi a Roma deliberatamente ostili a neoclassicismo, che si rifaceva a Raffaello. Altri auspicavano un ritorno al periodo precedente Raffaello e perciò si chiamano così. Questi artisti contribuiscono a riabilitare l’arte che loro chiamano del medioevo, ma in realtà si riferisce al I Rinascimento, ovvero Masaccio e Beato Angelico: anzi fu grazie a loro che viene riscoperta l’opera di Botticelli. Questo ritrovato entusiasmo per il Rinascimento ebbe tratti simili a quello che fu per il Rinascimento il fascino per l’antichità. Collezioni di oggetti d’arte, arredamento, ceramiche e gioielli e anche molti edifici vennero eretti in stile neorinascimentale. E man mano che ci si allontana dal passato, il Rinascimento venne percepito sempre più come un movimento unitario. Nel XIX sec alcuni storici tra cui Michelet e Burckhardt definirono il Rinascimento come un evento di portata straordinaria - una tappa fondamentale nel racconto della civiltà europea. Il Rinascimento con R maiuscola. E storici italiani come DeSantis, aiutarono a contestualizzare il rinascimento come espressione di un particolare spirito italiano sottolineando il suo contributo a costruire un senso d’identità nazionale. Al lavoro degli storici bisogna aggiungere il contributo di musei (Uffizi, Louvre e il Prado), turismo (ferrovie) e fotografi (fam Alinari) che hanno restituito un’immagine più definita del Rinascimento tra Ottocento e Novecento. Oggi i prodotti del Rinascimento non sono più proprietà privata dell’Europa. L’acquisto di quadri da parte di gallerie non europee è significativo, cosi come le mostre e le fotografie contribuiscono a decontestualizzare le opere – che oggi sono viste come “opere d’arte”. Il Rinascimento si allontana sempre più da noi, ma in un processo connaturato di appropriazione e addomesticamento che gli propria.
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