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Il rinnovamento della pittura tra la fine del XVI secolo e inizio XVII secolo, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto dettagliato per esame di storia moderna

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 15/04/2021

silvia936
silvia936 🇮🇹

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Scarica Il rinnovamento della pittura tra la fine del XVI secolo e inizio XVII secolo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Il rinnovamento della pittura tra la fine del XVI e il principio del XVII secolo. Verso la fine del XVI secolo e l’inizio del successivo, la situazione politica europea rimane, nello stato di equilibrio definito dalla pace di CATEAU-Caambresis, anche se la corona spagnola ha subito gravi sconfitte con la proclamazione d’indipendenza dell’Olanda. L’acquisizione del portogallo e il rafforzamento delle colonie d’oltremare hanno bilanciato le perdite subite, spostando ulteriormente l’asse degli interessi spagnoli dal Mediterraneo all’Atlantico a scapito dei traffici italiani. Nel 1598 scompare Filippo II e gli succede Filippo III . La situazione interna italiane è caratterizzata da una relativa stabilità: Genova gode di enorme ricchezza finanziaria, Firenze, si allinea alla politica di Filippo III ; lo stato sabaudo incomincia a maturare un autonomia nazionale ma solo VENEZIA e Roma mantengono una relativa indipendenza al punto di intraprendere una politica filofrancese nel tentativo di contrastare la dilagante ingerenza spagnola. L’assassinio di Enrico IV nel 1610 allontana però ancora per qualche decennio l’affermazione francese sulla scena internazionale. Nonostante una certa vitalità nel manovrare le alleanza il declino degli stati italiani appare ormai inarrestabile. Venezia sta perdendo potere sul mare; all’inizio del nuovo secolo l’Europa si avvia verso una gravissima crisi economica causa di carestie. Pestilenze, con rallentamento dei traffici ed elle attività manifatturiere. Mentre nazioni come l’olanda e l’Inghilterra riescono a trovare nuove risorse per sollevarsi. In questo quadro declinante, le arti e le scienze conoscono una stagione intensa e feconda. Gli esperimenti di galileo, portano alla conferma delle teorie copernicane dell’eliocentrismo contro quelle aristoteliche- tolemaiche che la chiesa appoggia. Anche in campo artistico i mutamenti si susseguono: con l’arrivo a Roma di due pittori padani- CARAVAGGIO e ANNIBALE CARRACCI la situazione si anima improvvisamente vivificata dall’attività dei due artisti, attratti dallo studio del naturale. Negli stessi anni le commissioni crescono in conseguenza del rinnovamento di chiese e conventi, mentre la nascita di grande collezioni private favorisce la produzione di dipinti di piccolo formato e nuova concezione, eseguiti per lo più da maestri fiamminghi. Ludovico, Agostino e Annibale Carracci. Lo stanco ripetersi di schemi manieristici nei dipinti degli ultimi decenni del 500 genera una vivace insofferenza da parte di alcuni giovani artisti padani che diventano protagonisti di una radicale riforma della pittura : LUDOVICO e i suoi cugini CARRACCI partono da una matrice culturale comune – il naturalismo dei lombardi – e approdarono a un rinnovamento profondo della cultura figurativa, abbandonando la strada del virtuosismo e dell’artificio per tornare alla natura e restituire la VEROSOMIGLIANZA alle storia narrate. L’attività dei CARRACCI si svolge inizialmente a bologna, danno vita all’ACCADEMIA DEI DESIDEROSI: un accademia privata, una scuola legata alla pratica di bottega, ma con la proposizione di modelli che consentano di ritornare al vero naturale. Alla luce di tali indirizzo il disegno torna a essere eminentemente strumento di indagine sulla realtà e fondamento di una nuova maniera che ripudia le bizzarrie , la concettosità , la ricerca di complessità e di effetti virtuosistici degli artisti manieristi senza tuttavia rinunciare alla grandiosità e all’eloquenza delle composizioni. Il disegno punta dunque sempre alla più alta e diretta comprensibilità e verosimiglianza delle immagini. Vivaci interessi naturalistici trovano riflesso in dipinti giovanili di Annibale CARRACCI come RAGAZZO CHE BEVE – LA MACELLERIA : motivi figurativi fino ad allora soprattutto appannaggio di artisti fiamminghi. Nella MACELLERIA la scena di genere è rappresentata come una storia e le figure portate alla ribalta dall’effetto di compressione prospettica si propongono all’osservatore in poste composte e quasi monumentali. L’esperienze dei CARRACCI si muovo dialetticamente tra indagine naturalistica e ricreazione di un grande stile classico. Nei cicli ad affresco dipinti nei palazzi bolognesi l’attività dei 3 è volutamente corale. Gli artisti rispondono che l’apporto personale lasciato da ciascuno nel ciclo delle STORIE DI ROMOLO , rispondono che l’opera è dei CARRACCI. Se ci si sofferma a esaminare 3 dipinti di soggetto religioso databili tra la metà del nono decennio e il principio del successivo è possibile individuare chiaramente i diversi orientamenti dei 3 artisti. L’ANNUNCIAZIONE dipinta da Ludovico, mostra la complessa personalità del suo autore, sensibile alle richieste di chiarezza narrativa come alla resa dei valori naturalistici. Un severo rigore formale e prospettico definisce la scena, composta ed equilibrata, che viene sfondata di ogni elemento superfluo e semplificata in modo da risultare adatta a una lettura devota, mentre particolari come il cesto poggiato a terra i libri o il volto stesso della Vergine RIVELANO L’ATTENTO STUDIO DAL VERO. La gamma cromatica è contenuta , mentre a delicati effetti luministici è affidato il compito di rivelare gli aspetti naturali e sovrannaturali della rappresentazione. In seguito le opere di LUDOVICO acquistano maggiore eloquenza narrativa e compositiva ma l’artista rimane sempre un profondo e sensibile indagatore della sfera dei sentimenti capace di commuovere e persuadere. LA COMUNIONE DI ASNA GEROLAMO dipinta da AGOSTINO CARRACCI è concepita come un opera paradigmatica, densa di citazioni e di riferimenti culturali, molto apprezzata dalla critica e dai pittori delle generazioni successive. La sua maniera è caratterizzata da una forte componente intellettuale che lo allontana dalla sensibilità devozionale e sentimentale di Ludovico. ANNIBALE dipinge per una chiesa di Bologna una grande pala raffigurante L’ASSUNZIONE che mostra il cammino percorso dall’artista nel decennio trascorso dalla composizione delle scene di genere. Nella calda gamma cromatica e nel potente slancio ascensionale della composizione accentuata da forti contrasti luministici ogni traccia di moderato eclettismo culturale è spazzata via dalla irruente e appassionata personalità dell’artista. A Roma , la maturazione di ANNIBALE è rapida a contatto con le opere di Michelangelo e Raffaello, oltre che di modelli antichi. Le precedenti esperienze bolognesi si risolvono in una vocazione classicistica che non rinnega il passato ma propone una sintesi feconda di idealismo e naturalismo che consente all’artista di far rivivere la struggente e sensuale bellezza delle favole antiche. Annibale rimane ostinatamente legato ala pratica concreta della sua professione. Nella bottega romana passano i maggiori artisti della nuova generazione. Dipinge per i Farnese LA PIETA’ dove la rappresentazione del tema drammatico si concentra sul rapporto tra la vergine e il figlio orto , appoggiati al sepolcro. La luce investe le due figure mettendo in evidenza il saldo impianto monumentale del gruppo. I deludenti rapporti con i committenti sono probabilmente la prima causa del declino fisico e psichico dell’artista durante gli ultimi anni di vita. Con la FUGA IN EGITTO crea uno dei primi paesaggi italiani ispirati alla poetica dell’ideale classico, aprendo la strada all’opera di Domenichino, dell’Albani e di Nicolas Pousssin. Qui assoluto protagonista diventa il sentimento della natura, segnata dalla presenza dell’uomo e concepita come ambiente armonico ideale. vecchia si porta le mani al volto per l’orrore; il carceriere osserva gravemente la scena impartendo disposizioni. Il rapporto tra spazio e figure è ribaltato rispetto ai precedenti dipinti e i contrasti luministici si fanno meno serrati e violenti: dominano il vuoto e la penombra, come nei dipinti siciliani – IL SEPPELLIMENTO DI SANTA LUCIA – LA RSEURREZIONE DI LAZZARO – l’ADORAZIONE DEI PASTORI – la NATIVITA’. Nessun rifugio è ormai sicuro, nel 1609 è ridotto in fin di vita da sicari che lo aggrediscono sulla porta di una locanda. Incarcerato continua a dipingere ; raggiunta la notizia di una prossima concessione della grazia, si imbarca per Porto Ercole dove pensa di attendere la conferma; colpito da febbri malariche si spegne sulla spiaggia di Feniglia. Tra le sue opere estreme è l’ultima versione di DAVIDE CON LA TESTA DI GOLIA con il tragico autoritratto nelle sembianze di GOLIA decapitato, verso cui Davide vincitore si volge con espressione commossa e desolata pietà. Roma: la sfera di influenza di Caravaggio il Caravaggio non ebbe una una scuola ne allievi diretti, differenziandosi anche in questo dalla consuetudine che accomunava altri artisti contemporanei. D’altro canto pochi pittori esercitarono un influenza paragonabile alla sua per vastità e intensità. Le differenze sono particolarmente evidenti nell’opera i pittori che divennero suoi seguaci prima della sua morte , durante il primo decennio del secolo. La formazione e l’attività del toscano ORAZIO GENTILESCHI. Nelle sue opere incominciano, nel primo decennio del nuovo secolo, a filtrare sempre più decisamente motivi del naturalismo caravaggesco che perdono però ogni significato drammatico, dando luogo a rappresentazioni nitide e eleganti, in cui il colore, tenuto prevalente in gamme fredde, acquista più ricche modulazioni. Questo processo di assimilazione di alcuni elementi delle prime opere pubbliche del Caravaggio accompagna GENTILESCHI in dipinti come L’ANNUNCIAZIONE o il RITROVAMENTO DI MOSE’ . Ebbe una figlia ARTEMISI pittrice, che nelle sue opere seppe innestare sul limpido rigore disegnativo ereditato dal padre, accenti drammatici derivati direttamente da modelli caravaggeschi , caricati dii forti effetti teatrali, con esiti che contribuiranno in modo determinante alla diffusione del caravaggismo a Napoli, città dove si trasferì. L’opera del Caravaggio attrae precocemente CARLO SARACENI aperto anche alle suggestioni dei dipinti del tedeso ADAM ELSHEIMER. IL SARACENI tende a riflettere nei paesaggi il naturalismo di ELSHEIMER interpretando in chiave veneta e con toni elegiaci, mentre nei dipinti di soggetto religioso lo studio delle opere di Caravaggio sposta l ‘accento su più drammatici contrasti luministici e sulla resa realistica dei personaggi come l’ESTASI DI SAN FRANCESCO o la MORTE DELLA VERGINE. Anche ORAZIO BORGIANNI , in origine nemico di Caravaggio, si accosta all’Opera de lombardo, da cui prende spunti naturalistici e drammatici. SACRA FAMIGLIA E SANTI la modulazione dell’ombra e della luce è studiata in modo da conferire il massimo risalto al gruppo di figure raccolte introno al gioco del Bambino con san Giovanni Battista, mentre in primo piano la natura morta di panni in cesto manifesta la sensibilità dell’artista per motivi naturalistici. La situazione romana è molto complessa e articolata, si pongono nella scia del Caravaggio, interpretando l’opera del maestro in maniera molto differenti e incontrando richieste del vasto pubblico. BARTOLOMEO MANFREDI si devono opere da camera apparentemente di stretta ortodossia caravaggesca. Accanto alla visione profana e divulgativa del Caravaggio fornita da Manfredi, si registra il contemporaneo sviluppo di un filone più spirituale, in particolare con opere del ticinese GIOVANNI SERODINE che offre un interpretazione passionale e fervida dei soggetti sacri. Egli radicalizza le scelte del maestro trasformando sempre più le scene religiose in accadimenti quotidiani come la INCONTRO DI SAN PIETRO E SAN PAOLO SULLA VIA DEL MARTIRIO. La sua stesura pittorica è condotta con rapide pennellate radenti a tocco, intrise di luci e ombre profonde. I francesi si accostano al Merisi quali JEAN VALENTIN DE BOULOGNE – SIMON VOUET ( quest’ultimo grande ritrattista) Operano anche artisti fiamminghi a Roma cui l’interpretazione profana e naturalistica di Caravaggio risulta decisamente congeniale in particolare in GERRIT VAN HONTHORST . La fortuna del caravaggismo a Roma va declinando nel terzo decennio del secolo. Roma: gli emiliani. Annibale CARRACCI è circondato da un gruppo di allievi. Oltre ai Farnesi numerosi committenti si rivolgono ai pittori emiliani. Una volta appreso il metodo del Carracci ,consistente nell’ideazione grafica preliminare, in una serie di studi dal vero via via sempre più dettagliate per precisare i diversi particolari e infine nella realizzazione del cartone a grandezza naturale, che consentiva di passare all’esecuzione dell’affresco a tela. GUIDO RENI destinato a diventare l’artista più grande del gruppo. Perviene in un classicismo integrale che ripropone l’esperienza dell’antico e del rinascimento con toni di appassionata nostalgia, in un linguaggio severo e di somma eleganza, e nello stesso tempo nutrito di robusto naturalismo in cicli di affreschi come tele di soggetto religioso o mitologico. In opere come STRAGE DEGLI INNOCENTI e le FATICHE DI ERCOLE. Il più vincolato alla bottega del Carracci è FRANCESCO ALBANi che giunge nella capitale insieme a GUIDO RENI. Elaborando una personale visione classicistica si distacca dal maestro in tondi come STORIE DI VENERE E DIANA. Le opere di DOMENICHINO, con i suoi studi letterari avvertibili nelle sue opere si affianca al Carracci e Reni e All’albani in diverse imprese. Si riconoscono fortissimi interessi per il disegno , per la chiarezza narrativa e per una lunga e meditata elaborazione formale che li trasferisce in una dimensione di bellezza classica e ideale. Dipinge oltre a numerosi affreschi e pale, paesaggi con ambientazioni naturali ispirate nostalgicamente a una ideale classicità come la FUGA IN EGITTO o il GUADO. Convocato a roma dal pontefice GREGORIO XV – insieme al GUERCINO . quest’ultimo si accosta a CARRACCI Ludovico – derivandone uno spiccato interesse per gli effetti di luce e la resa atmosferica, sviluppando una tecnica pittorica con vibrante stesura a macchia e contrasti luministici. Milano nell’età di federico borromeo TRA IL 1595 E IL 1631 la diocesi di Milano viene retta da un secondo arcivescovo Borromeo, FEDERICO, che dotato dii un temperamento diverso dal cugino Caro, vede fiorire durante gli anni della sua missione una vivace stagione artistica. La situazione economica della Lombardia rimane ancora florida. Tra la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII la situazione è ancora stabile, e in questo clima si inserisce il fervore di iniziative artistiche promosse da Federico Borromeo e dagli istituti religiosi, dal duomo fino alle parrocchie disseminate dal territorio. Viene ufficialmente istituita la BIBLIOTECA AMBROSIANA, arricchita nel giro di pochi decenni di uno straordinario numero di manoscritti e libri. Dopo la morte di Carlo Borromeo, si era manifestata una forte spinta popolare per ottenere la canonizzazione del vescovo riformatore. Quattro tele vennero affidata a GIOVAN BATTISTA CRESPI detto il CERANO dal suo luogo di origine, uno dei più amati da FEDERIC che aveva contribuito ad ampliare gli orizzonti culturali. Il grande talento del pittore deriva anche da una profonda adesione agli ideali religiosi proposti da Carlo e non solo dai precedenti culturali. Nel quadrone raffigurante CARLO CHE DISTRIBUISCE AI POVERI I PROVENTI DELLA VENDITA DEL PRINCIPATO D’ORIA , accosta a brani di impetuosa, eloquenza, spunti naturalistici e descrittivi con il chiaro intento di favorire nello stesso tempo la meditazione e il coinvolgimento emozionale degli spettatori. IL CERANO è un grande pittore di storia, ma rinnova anche la tipologia della pala d’altare lombarda con immagini turbinose e drammatiche , realistiche nei particolari e visionarie nell’impianto compositivo come il MARTIRIO DI SANTA CATERINA . Convergono anche altri artisti come GIULIO CESARE PROCACCINI nella narrazione degli eventi sacri , contrappone alla cupa e drammatica tensione di Cerano inscenature più pacate e sontuose , riecheggiando motivi della tradizione rinascimentale emiliana. IL MORAZZONE si orienta verso grandiose composizioni di carattere scenografico e corale con risultati altamente spettacolari soprattutto negli affreschi delle cappelle dei sacri monti in dipinti come la PENTECOSTE. Venezia all’aprirsi del nuovo secolo Nei primi decennio del 600 Venezia non gode più della calma gloriosa che era succeduta alla battaglia di LEPANTO MA SI TROVA A SOSTENERE DISPUTE DIPLOMATICHE e militari. La città da un punto di vista artistico appare isolata rispetto ai centri italiani. Questa situazione di ristagno e di scarsa ricettività si sblocca all’inizio degli anni 20 quando artisti forestieri di diversa provenienza giungono nella città. Il veneziano CARLO SARACENI. Fa ritorno in patria ma il suo caravaggismo non trova seguito. PADOVANINO diventa il principale divulgatore lagunare del nuovo classicismo di matrice carracesca. DOMENICO FETTI, approda a Venezia con 3 anni di intensa attività. Elabora a seguito degli studi una stesura pittorica fluida e ricca di effetti e di iridescenze luminose. Un naturalismo deciso ma non analitico si manifesta nelle PARABOLE dipinte dall’artista che rappresenta gli episodi evangelici come scene di genere. BUON SAMARITANO. Anche nei dipinti mitologici trasferisce la sua moderna visione pittorica tonificata dal contatto con la cultura lagunare – così nel POLIFEMO E GALATEA il fluire del movimento della luce e del colore genera una interpretazione fiabesca e suggestiva del mito. JOHANN LYSS contribuisce al rinnovamento della pittura veneziana. La sua cultura multiforme che spazia da esperienze nordiche a modelli romani, si allarga alla tradizione lagunare. APOLLO E MARSIA o il SACRIFICIO DI ISACCO Nel 1630 con l’arrivo a Venezia di BERNARDO STROZZI si determina l’affermazione definitiva del nuovo corso artistico lagunare. Possiede già una solida esperienza professionale e ha alle spalle anche un attività come frescante nei grandi palazzi genovesi. La sua maniera si è sviluppata in rapporto con la cultura pittorica lombarda del primo 600 ; spettacolari effetti illusionistici e un ricco cromatismo sfaldato dalla luce. IL BAROCCO E LA CULTURA EUROPEA DEL SEICENTO Alla fervida stagione artistica con Bernini, Borromini e Pietro d cortona vede l’affermarsi il BAROCCO e la sua visione trionfalmente vitalistica, corrisponde uno dei periodi più contrastati della storia europea. l’espediente altamente illusivo delle figure allegoriche che ad esso si sovrappongo quasi invadendo lo spazio della sala. Straordinariamente ricca e animata, l’invenzione culmina nella figura della DIVINA PROVVIDENZA che domina sul TEMPO e sull PARCHE in atto di decratare onore immortale alle api barberiane, emblema della provvidenza. Onde dinamiche si espandono dai lati, snodandosi in viluppi di figure verso il centro e un risentito chiaroscuro modella le forme che hanno peso e ampiezza monumentale Nel corso di un viaggio a Firenze, l’artista aveva intrapreso la decorazione di una sala di PALAZZO PITTI CON RAPPRESENTAZIONI DELLE 4 stagioni ma solo dopo il 1640 poté tornare in patria per dar compimento all’opera e decorare negli anni successivi altri ambienti della stessa reggia. L’ultima impresa dell’artista furono gli affreschi per la cupola il catino e la volta della CHIESA NUOVA a ROMA. La GLORIA DELLA TRINITA’ nella cupola accentua, la levità dei colori ma anche la ricchezza dei nessi decorativi e la festosità dell’insieme. La su incidenza a livello architettonico si sentì molto nel periodo barocco, nonostante la scarsità di opere e la tendenza che aveva a considerare questa attività come secondaria. Gli elementi della tradizione classica e rinascimentale vengono manipolati con una sensibilità scenografica in parte riconducibili alle lezioni del manierismo fiorentino. Edifici come CHIESA DEI SANTI LUCA E MARTINA. E la FACCIA DELLA CHIESA DI SANTA MARIA DELLA PACE. Gian lorenzo Bernini È toccato all’artista di rappresentare un età e uno stile. Dominatore quasi incontrastato della scena artistica romana per quasi 6 decenni egli identifica una svolta decisiva e duratura che interpreta le aspirazioni più vitali della cultura del tempo. I tratti che nella sua opera ci colpiscono come rivoluzionari: il dinamismo, la libertà inventiva, la capacità di plasmare la materia trasformandola e piegandola secondo nuove finalità, riflettono una concezione dell’arte fondata su un rinnovato rapporto con la natura e con la tradizione. Da un lato la natura viene sentita come campo di forze in azione e teatro della manifestazione divina, dall’altro la tradizione perde ogni carattere dogmatico e costrittivo. Nella formazione ebbe un importanza decisiva l’educazione all’antico. Allievo del padre egli seppe cogliere nell’arte classica una nuova ricchezza di possibilità latenti. Il gruppo della CAPRA AMALTEA colpisce per la brillante resa naturalistica del vello. Il violento movimento del DAVID colto mentre tende la fionda e prende la mira aggrottando la fronte, indica l’attimo culminante del confronto con GOLIA: l’avversario non si vede ma la sua presenza è implicita nei gesti e nell’espressione dell’eroe. Nell’APOLLO E DAFNE il gruppo ispirato alle metamorfosi di OVIDIO, il dio sta per raggiungere la ninfa in fuga che si trasforma in lauro al tocco della sua mano. La rottura con la tradizione rinascimentale e manieristica non potrebbe essere più completa: come nel DAVID, l’artista blocca il movimento al suo culmine e fonde la figura con lo spazio circostante cancellando il diaframma. All’effetto concorre lo stesso trattamento del marmo con la resa intensamente mimetica del fogliamo, delle capigliature, della corteccia: la materia sembra dissolversi in trafori e frastagli di una lievità quasi pittorica. Dal BARBERINI ( papa con nome URBANO VIII) l’artista ricevette la commissione che doveva consacrarne il successo. Venne incaricato di erigere il baldacchino bronzeo per l’altare della confessione di SAN PIETRO, realizzato negli anni seguenti con la collaborazione del BORROMINI e completato nel 1635. La grandiosa struttura, poggiante su 4 colonne tortili e coronata da altrettante snelle volute che si incurvano a dorso di delfino al di sopra di una trabeazione adorna lambrecchini e fiocchi, riecheggia deliberatamente la foggia dei baldacchini che si innalzavano nelle chiese romane in occasione delle 40ore o altre cerimonie. L’ardimento stava nell’aver trasposto nel bronzo e in dimensioni colossali un invenzione provvisoria ma senza distruggerne il carattere di trionfo effimero, di fastosa improvvisazione. Nominato architetto della FABBRICA DI SAN PIETRO aveva iniziato i lavori per la crociera della basilica vaticana e alla tomba di URBANO VIII Colloca alla sommità del monumento la statua de pontefici in trono e gli associa le candide figure della carità e della giustizia che evocano l’idea della maternità e della vita. Anche la morte rende quindi omaggio alla gloria di URBANO che domina nello splendore dell’ammanto pappale e protende il braccio in un gesto autorevole di benedizione. Ottimismo cristiano e celebrazione dinastica si fondono nel monumento, caposaldo della prima maturità del Bernini, divenuto modello della scultura funeraria barocca. Grande ritrattista, Bernini restò insuperato nel conciliare la ricerca di verità con la celebrazione del prestigio sociale e la glorificazione dei committenti. COSTANZA BUONARELLI – il Bernini coglie l’effigiata quasi di sorpresa, la bocca socchiusa e la camicia aperta sul petto, in un istantanea che ha quasi carattere di confessione privata. L’impetuoso trattamento dei drappi agitati dal vento e le cascate dei riccioli fanno dei busti di FRANCESO I DI MODENA e di LUIGI XIV due ineguagliati modelli di ritrattistica aulica barocca. Col gruppo della TRANSVERBERRAZIONE DI SANTA TERESA , Bernini compie un passo decisivo verso uno degli obiettivi di fondo della sua ricerca: attuare una nuova sintesi di visione ed mozione attraverso l0integrazione delle 3 arti. Nella grande santa spagnola, la chiesa uscita dalla controriforma riconosceva una delle figure più prestigiose. Egli la presenta riversa nell’estasi mentre un angelo le trafigge il cuore con un dardo doro, immagine dell’amore divino. LE FIGURE DELL’ANGELO E DI SANTA TERESA fluttuano sulle nubi investite dalla luce che filtra da una fonte nascosta e inquadrate da un palcoscenico-tabernacolo che si incurva verso l’esterno, emergendo e quasi lievitando dalla penombra anche per il contrasto del marmo candido in cui sono scolpite col sontuoso rivestimento policromo della cappella. L’opera segnò indubbiamente un traguardo nell’espressione delle emozioni e degli stati mistici, schiudendo orizzonti nuovi alle tendenze visionarie dell’arte barocca. Nella FONTANA DEI FIUMI per piazza Navona lo scultore associa imprevedibilmente il motivo trionfale dell’obelisco a un basamento in travertino che imita lo scoglio e le statue allegoriche dei fiumi adagiati tra le rocce. Gli anni del pontificato di ALESSANDRO VII CHIGI amico dell’artista coincidono con una serie di grandi commissioni ufficiali. Costruisce i colonnati di piazza san Pietro e completa gli interventi all’interno della basilica creando uno sfondo di trionfale magnificenza al baldacchino. Integrazione delle arti e illusione teatrale sono ancora una volta alla base dell’invenzione in cui è decisivo il ruolo della luce. Sempre da ALESSANDRO VII ricevette l' incarico di ristrutturare la SCALA REGIA, l’ingresso ufficiale ai PALAZZI APOSTOLICI . dovendo contrastare con l’angustia dello spazio a disposizione riuscì a dilatarlo in una maestosa fuga prospettica mascherando e correggendo l’andamento delle pareti laterali attraverso i colonnati che fiancheggiano la rampa. Tra i tardi capolavori di scultura, emergono gli ANGELI CON SIMBOLI DELLA PASSIONE per il ponte sant’Angelo ; il ritratto funebre GABRIELE FONSECA e il monumento della BEATA LUDOVICA ALBERTONI Francesco Borromini Si segnala l’irriducibile contrasto che c’è con il Bernini, quasi coetaneo. L’incompatibilità aveva motivi profondi, di temperamento umano e di sensibilità artistica. Il successo col favore di URBANO VIIII venne conquistato dal BORROMINI SOLO FATICOSAMENTE, DOPO UN UMILE APPRENDISTATO COME SCALPELLINO AL SEGUIT di CARLO MADERNO. Dopo gli interventi a palazzo barberini, ove gli spetterebbe l’ideazione dell’interessante scalone elicoidale, l’occasione decisiva è per il giovane architetto la costruzione della chiesa e del convento di SAN CARLINO ALLE 4 FONTANE. Costretto dall’esiguità degli spazi a pensare in piccolo , organizza gli ambienti del convento attorno a un chiostro rettangolare ove l’elemento nuovo degli angoli smussati e leggermente convessi fa perdere alle strutture la loro rigidità, integrandole in un più articolato e mosso rapporto reciproco. Rivoluzionaria è la soluzione adottata per l’interno della chiesa: attorno al vano ellittico l’architetto apre infatti 4 grandi nicchie creando un continuo trapasso dalle superfici concave alle convesse in un ondulazione plasticamente ritmata dalle colonne addossate alle pareti. Nella cupola ovale, culmina l’ingegnosità del BORROMINI che plasma e quasi cesella le strutture con una dedizione ai dettaglia ereditata dagli scalpellini e dai lapicidi lombardi. La raffinatezza dell’invenzione è esaltata dall’illuminazione uniforme, ottenuta facendo filtrare la luce non solo dalla lanterna ma anche dalle finestrelle he si aprono dietro il delicato fregio in stucco sopra l’imposta della cupola. Successivamente l’architetto venne scelto per costruire la casa professa e l’ORATORIO DEI FILIPPINI presso la CHIESA NUOVA. Borromini oppone un discorso rigorosamente architettonico al BERNINI – egli punta alla scomposizione del linguaggio rinascimentale e al recupero dei singoli elementi . il traguardo più significativo è la CHISA DI SANT’IVO annesso al PALAZZO DELLA SPAZIENZA – il polo universitario. L’interno si caratterizza per il ritmo spezzato del perimetro ove angoli vivi e segmenti rettilinee interrompono il fluire concavo-convesso delle pareti. La luce che inonda la chiesa piovendo dalla lanterna e dalle alte finestra tagliate sopra la trabeazione, esalta la progressione dinamica delle strutture, impreziosite da un astratta decorazione da motivi dorati su fondo bianco. Da papa INNOCENZO X PAPHILI l’architetto ottenne il prestigioso incarico del rinnovamento interno di SAN GIOVANNI IN LATERANO. La volontà del pontefice di mantenere le strutture basicali e di conservare anche il soffitto ligneo, impose a BORROMINI precise limitazioni, ma il risultato attesa l’estrema flessibilità del suo genio. Le colonne vennero ingabbiate 2 a 2 entro grandi pilastri e le antiche pareti racchiuse entro muri doppi aperti internamente da finestre ovali che avrebbero dovuto consentirne la visione. Le opere realizzate negli ultimi decenni sono caratterizzate da maggiore larghezza di accenti e da una forte tensione strutturale. La facciata del collegio di PROPAGANDA FIDE PRESENTA UN ARTICOLAZIONE SERRATA CHE CULIMA NELLA BRUSCA INFLESSIOEN DELA CAMPATA CENTRALE. NELLA CHIESA DI SANT’ANGNESE in piazza Navona l’architetto modifica la struttura preesistente a croce greca trasformando in un ottagono sfondato da cappelle che si alternano a larghi pilastri. Accanto a CARAVAGGIO , grande protagonista del NATURALISMO EUROPEO è DIEGO VELAZQUEZ. Reagisce alle convenzioni tardomanieristiche della tradizione locale scegliendo la realtà nei suoi aspetti più comuni, e facendola oggetto di una attenzione concentrata e rigorosa. Ai primi anni spettano alcuni dipinti sul tema della cucina e del desinare con figure di sguatteri, cuoche , commensali e mostre di natura morta. Affermatosi come ritrattista a Madrid, l’artista dipinge pochi anni più tardi il TRIONFO DI BACCO – noto come i BEVITORI . trasforma il tema mitologico in una scena di osteria ambientata all’aperto, insistendo sulla potente fisicità della figure colte negli effetti dell’ebbrezza e rese con gagliardo pittoricismo. APOLLO NELLA FUCINA DI VULCANO l’ispirazione classica è calata nell’immediatezza della vita. Per quanto la trasparenza cromatica, l’equilibrio compositivo e lo studio del nudo rivelino l’impatto dell’arte del rinascimento italiano, le figure conservano una straordinaria naturalezza fisica e psicologica. L’artista fissa l’istante preciso in cui APOLLO rivela a VULCANO il tradimento della sposa VENERE con MARTE determinando un muto di stupore ed emozione fra i presenti. La luminosità è diffusa e l’ombra è intesa come semplice modificazione dei valori tonali. La tecnica di VELAZQUEZ RAGGIUNGE CON gli anni esiti di fluidità impressionistica, a grandi macchie e tocchi di colore luminoso. A un secondo soggiorno in italia risale il ritratto di INNOCENZO X, ammirevole per la singolare concentrazione psicologica. La personalità del pontefice è evocata con pennellate che fissano il lampo dello sguardo. Valorizza lo splendore della materia con accostamenti di colore puro e una condotta pittorica larga e sintetica, giungendo negli ultimi capolavori come LAS MENINAS e la FAVOLA D’ARACNE. FRANCISCO DE ZURBARAN alto grande esponente della scuola spagnola. Con la sua pittura si ricollega al naturalismo italiano. Dai caravaggeschi egli deriva la concezione della luce come strumento di una rivelazione che da esteriore e naturale può diventare interiore e intima. In lui il tenebrismo caravaggesco diventa addirittura veicolo per trasmettere contenuti visionari e mistici. La novità della sua pittura, antica e moderna, consista nell’assunzione della realtà concreta, terrena nella sfera dei rapimenti mistici e delle esperienze soprannaturali. NEL BEATO SERAPIO l’intensa luminosità dei bianchi e il livello pallore del volto conferiscono evidenza visionaria a una presentazione di asciutta verità naturalistica. NELLA CASA DI NAZARETH l’atmosfera intensamente contemplativa , pervasa dai presagi della PASSIONE è accentuata dall’indeterminatezza spaziale e dal rilievo quasi magico che il pittore sa conferire alla vita silenziosa degli oggetti quotidiani come il libro e le pere sul tavolo, i fiori e le stoviglie sul pavimento. Ai modi severi della ZURBURAN si oppone la pittura moderna e addolcita di BARTOLOME’ ESTEBAN MURILLO ultimo esponente della scuola di Siviglia, e autore di dipinti che interpretano una devionalità accostante e sentimentale. Diversamente dagli spagnoli, molti artisti francesi ebbero contatti diretti con Caravaggio,è il caso di VALENTIN DE BOULOGNE – SIMON VOET; quest’ultimo si orientò al ritorno in patria verso un linguaggio diverso. L’esperienza caravaggesca trovò qualche seguito solo in aree provinciali come a Tolosa dove operò NICOLAS TORUNER o in Lorena con GEORGES DE LA TOUR. sviluppi del classicismo Non deve sottovalutarsi la portata innovatrice della scelta classicista operata dal tardo ANNIBALE CARRACCI e dal DOMENICHINO in opposizione tanto agli estremi sviluppi del Manierismo. Ritornare all’antichità classica significava rifarsi agli ideali di equilibrio, di misura, di ordine che ne costituivano l’essenza. Una forte componente teorica è alla base dei nuovi orientamenti. Pur restando presupposti indiscussi, vero verosimili, natura, vengono infatti subordinati al filtro selettivo e trasfigurante dell’idea, che è l’innata capacità dell’artista di distinguere il perfetto dell’imperfetto, l’ordine dal disordine, la bellezza dalla deformità. Il filone classicista conosce importanti sviluppi nel corso del secolo, venendo a rappresentare un alternativa e un fronte di resistenza anche alle tendenze barocche che pure si erano alimentate all’arte classica. Diffuso dalla cerchia dei bolognesi a roma, l’ideale classico incontra particolare fortuna in FRANCIA, soprattutto nell’ambito dell’ordinamento accademico voluto da LUIGI XIV . LA fondazione dell’accademia di francia a roma stabilisce una costante comunicazione e uno scambio di esperienze ricco di significative conseguenze per entrambe le scuole. NICOLAS POUSSIN , pittore francese trapiantato in italia, si deve la più convinta e rigorosa attuazioen dell’ideale classico in opere che presuppongono l’equivalenza tra poesia e pittura e una costante consuetudine con la storia e la poesia antica. Poussin derivò dallo studio della pittura di Tiziano , l’ispirazione per una serie di dipinti di tema mitologico caratterizzati da un timbro cromatico chiaro e luminoso ricco di riflessi dorati. POUSSIN impone anche alle opere più dichiaratamente neovenete un ordine assai.meditato, articolando la composizione in ampie ellissi o bilanciate simmetrie. NEL GIARDINO DI FLORA l’ispirazione è letteraria, derivata dalla Metamorfosi di ovidio:NARCISIO – ADONA – GIACINTO – AIACE – CLIZIA gli amanti infelici e gli eroi di cui il poeta latino aveva narrato la trasformazione in fiori. L’idea di bellezza suscitata dalla poesia antica è fissata in un immagine evocativa, armoniosa, sottratta al contingente e proiettata nell’atmosfera distaccata del mito. Una visione eroica che rivaleggia con quella dei grandi tragici francesi del tempo . All’origine di ogni dipinto di POUSSIN c’è una lunga riflessione sul soggetto, sulla storia, nello sforzo di trasporla in un linguaggio antico, modellato sui marmi romani e sulle immagini dei poeti classici. La stessa rappresentazione del paesaggio sembra nascere da impressioni letterarie e modellarsi su una visione della natura mutuata dall’epica virgiliana dalla poesia bucolica. Studi e impressioni dal vero sono invece alla base dei paesaggi di CLAUDE LORRAIN innamoratosi degli orizzonti della campagna romana, la elesse a tema quasi unico della sua pittura. L’importanza assunta nel corso del 600 dal paesaggio come genere autonomo trova appunto nell’opera del LORENESE una delle testimonianze più alte e significative. NELLA PARTENZA DI SANTA PAOLA o nell’IMBARCO DELLA REGINA DI SABA l’effetto di profondità è accentuato da quinte di vascelli all’ancora e splendidi edifici marmorei che agiscono da direttrici prospettiche. Una luminosità alta e diffusa inonda sempre gli spazi. Grande merito di LORRAIN fu di aver riconciliato l’ideale classico alla natura e di averlo calato in scenari vivificati dallo splendore della luce solare. L’importanza di queste novità spiega lo straordinario e duraturo successo incontrato dalla sua opera, divenuta modello per generazioni di pittori europei. ANDREA SACCHI nella VISIONE DI SAN ROMUALDO – la severa concentrazione sul significato religiosi si traduce nella soppressione di ogni elemento accessorio e nel rilievo monumentale conferito alle figure dei monaci, colte in atteggiamenti di austera meditazione ma ravvivate dal gioco delle ombre e dei riflessi di luce dorata. Allo stesso clima culturale si riallaccia GIOVAN BATTISTA SALVI – IL SASSOFERRATO e la MADONA COLBAMBINO si distinguono per il purismo arcaizzante e la ricerca di atmosfere raccolte che sconfinano nel candore devozionale. Più decisivo fu il ruolo svolto nella seconda metà del secolo da CARLO MARATTA . Spirito pratico il maratta rinunciò ai rigori intellettualistici del maestro e venne a compromesso con le tendenze barocche recependo suggestioni cortonesche e berniniane di cui è possibile cogliere l’impatto nella MORTE DI SAN FRANCESCO SAVERIO Al successo de MARATTA può paragonarsi quello di CARLO IGNANI che si collegava alle tendenze pi+ idilliache e puristiche del classicismo emiliano. Tendenze eccentriche tra naturalismo e barocco Secolo di tensioni spirituali e profonde inquietudini, il seicento risent di impulsi contrastanti. Alla trionfante visione del barocco e all’ideale classico, alcuni artisti oppongono scelte autonome, deliberatamente eccentriche, compiute seguendo il genio individuale. Essi coltivano i vari settori del genere: il paesaggio, il capriccio la natura morta, adottando in opposizione alle scelte ufficiali un linguaggio assai personale. Anche le incisioni di JACQUES CALLOT OCNTRIBUISCONO AD ALIMENTARE TENDENZE ECCENTRICHE familiarizzando il pubblico italiano con la nuova tematica dei capricci ispirati al teatro , al costume popolare e al carnevale. Barocco è ormai il gusto per le spregiudicate associazioni inventive e l’uso libero e acceso del colore che si nota in artisti della generazione successiva. Ad accomunarli è la volontà di reagire al condizionamento dei grandi modelli in nome del genio individuale. Nel caso di SALVATO ROSA, il più inquieto e dissidente tra i pittori del seicento italiano . poeta oltre che pittore, egli polemizza nelle SATIRE con le opinioni e i pregiudizi del tempo atteggiandosi a filosofo , geloso della propria indipendenza morale. Contenuto dei suoi dipinti, ispirati alla mitologia, alla bibbia e alla storia antica. Non meno significativo il dipinto allegorico HUMANA FRAGILITAS ove la morte è associata all’infanzia in un lugubre capriccio notturno sul tema della vanitas. La scelta di soggetti bizzarri e insoliti, spesso macabri esprime un dissenso destinato a far scalpore ed attirare sull’artista l’interesse del pubblico più aperto. PIERFRANCESCO MOLA che si riallaccia alla corrente neoveneziana, ambienta scene bibliche e istologiche entro paesaggi venetetggianti, dipinti a impasti di colore caldo. FRANCESCO FURINI si devono dipinti da stanza a soggetto erotico e mitologico. La raffinatezza esecutiva è una delle qualità precipue dei fiorentini. CECCO BARBVO in cui la materia si sfalda in romantiche dissolvenze suggerendo visioni di un mondo in disfacimento. SEBASTIANO MAZZONI.- PIETRO LIBERI – PIETRO DELLA VECCHIA – Francesco Maffei – il GRECHETTO ; quest’ultimo figura assai interessante di outsider che alle grandi imprese religiose preferì ambito congeniale del capriccio e dei soggetti pastorali popolari di armenti e animali domestici ove il virtuosismo tecnico raggiunge vertici di incantevole raffinatezza mimetica. VALERIO CASTELLO con il ratto delle sabine – tende ad abbozzare senza rifinire puntando sulla fluidità della stesura e la luminosità del colore accostato in accordi che rinviano alle lezioni di rubens e di VAN DYCK . Specializzatosi in scene di interno egli scegli sempre gli Tesis ambienti, probabilmente le stanze della sua casa, arredata con la mobilia e le suppellettili domestiche e popolata di rare, presenze umane. Questi aspetti quotidiani appaiono fissati in una dimensione contemplativa, sottratti al flusso del tempo e immersi in una luce che solo VAN EYCK VEVA SAPUTO RENDERE altrettanto limpida e tersa. Alla pittura di interni si dedicò con notevoli risultati anche PIETER DE HOOCH interpreta assai delicato della raccolta atmosfera delle dimore olandesi e della quieta armonia della vita domestica. Grande successo incontrarono le composizioni di JAN DE HEEM e di WILLEM KALF gremite di oggetti preziosi, tappeti coppe di cristallo cedri e melograni accostati in assortimenti di magnificenza barocca. Altri pittori, specialmente della scuola di Leida, preferirono sottolineare il significato simbolico degli oggetti con allusioni ai cinque sensi e alla caducità delle cose inserendo elementi , come teschi o candele, destinati a trasformare il dipinto in un invito alla meditazione e alla considerazione della vanitas. Pittura della realtà in lombardia e nell’italia settentrionale. IL FILONE DEL NATURALISMO vigorosamente sviluppatosi nel corso del 500 tra brescia bergamo e creroman, continua nel600 con episodi che confermano la fedeltà lombarda alla concretezza del dato reale. CARLO CERESA continua la grande tradizione ritrattistica fondata a bergamo dal moroni. Da vivida intonazione cromatica, i suoi ritratti fondo tuttavia il senso sempre acuto della realtà con un gusto peculiare della forma limpidamente tornita. Suo contemporaneo fu EVARISTO BASCHENIS, prete pittore bergamasco specializzatosi in nature morte. Le sue composizioni con strumenti musicali a corda e oggetti da scrittoio contano tra gli esiti più alti del genere . Un altro episodio significato è rappresentato negli stessi anni dall’attività cremonese di un pittore oriundo – LUIGI MIRADORI artista che recupera in una fase ormai tarda il Naturalismo caravaggesco contaminandolo di umori eccentrici e tendenze narrative non senza deriva dai bamboccianti. Tutte queste componenti si riversano per esempio nella grande tele con la MOLTIPLICAZIONE DEI PANI E DEI PESCI . Tendenze realistiche si affermano sullo scorcio del 600 anche in centri dell’Italia settentrionale assumendo carattere di esplicita reazione antiaccademica. Il bolognese GIUSEPPE MARIA CRESPI – LO SPAGNOLO con il suo robusto temperamento traspare già alla giovanile TENTAZIONE DI SANT’ANTONIO ABATE di impianto impetuoso e teatrale. Nei coevi affreschi per due sale emerge invece una fertile vena decorativa che si esprime in invenzioni estrose e scorci spericolati sostanziandosi nei putti e nelle figure femminili. L’artista reagisce con una pittura ricca di materia ea impasti corposi, calda di tono ma contrasta dalle ombre cromaticamente assai misurata. CENTRI DEL BAROCCO TRA 6 E 700 La mappa dell’estensione dell’arte barocca interessa un area vastissima. Il panorama si presenta assai articolato , comprendendo realtà molto diverse distribuite sul tutto territori europe. Tra il XVIII e il XVIII il repertorio architettonico è quanto mai esteso. La predilezione per formule auliche trova in Italia i suoi esempi più significativi nella REGGIA DI CASERTA e in PALAZZO MADAMA a Torino. NAPOLI , L’ITALIA MERIDIONALE E LA SPAGNA Napoli – l0inserirsi della cultura figurativa napoletana, entro più vitali e aggiornate correnti artistiche trova conferma nel corso del secolo. A partire dal 1630 è attio a napoli uno tra i maggiori rappresentanti della grande stagione decorativa barocco romano GIOVANNI LANFRANCO . La svolta si ha però con due grandi autori MATTIA PRETI E LUCA GIORDANO MATTIA PRETI appaiano evidenti la ricerca di un tono altamente drammatico , attraverso effetti di accentuato luminismo, sia la tendenza a una impaginazione solenne e fortemente dinamica CON LUCA GIORDANO si assiste una anticipazione di soluzioni settecentesche. Giordano usa con spregiudicatezza proposte e. modelli che gli derivano dallo studio dei grandi del passato. Compie una sintesi in cui i risultati spettacolari della pittura barocca romana si uniscono agli effetti coloristici di tradizione veneta. La sua ricerca espressiva , libera da ogni costrizione razionale e teorica, trova soluzione nel principio di continuità. Tale continuità può solversi semplicemente sul piano narrativo collegando tra loro vari episodi storici e allegorie lungo il perimetro di una volta oppure sul piano spaziale. GIORDANO offre on iL TRIONFO DI GIUDITTA prova più aerea e luminosa della sua concezione spaziale. Per ottenere un effetto di spazialità dilatata l’artista non esita a intervenire nell’architettura con correzioni ottiche che creano l’illusione di un luminosissimo spazio cilindrico incluso tra 4 vele marginali Può considerarsi erede del giordano FRANCESCO SOLIMENA – pur non allontanandosi da Napoli ,raggiunge fama europea a e dominò la scena artistica della città. Fu inoltre attivo in campo architettonico, fornendo disegni per sculture, tombe e scenografie altari. La CERTOSA DI SAN MARTINO SI TRASFORMA CON GLI INTERVENTI DEL FIORENTINO giovanni antonio dosio e cosimo fanzago nel più significativo complesso architettonico del 600 napoletano. Soprattutto fanzago raggiunge risultati di grande estro e d efficacia. I lavori di decorazione della CERTOSA continuano con l’intervento di numerosi artisti. VACCARO – SANFELICE Con la morte dei due l’architettura napoletana entra in una nuova fase : le commissioni ufficiali vengono affidate ad architetti provenienti da altre città, in grado di sviluppare il linguaggio tardobarocco in forme di più misurato e rigoroso classicismo . FUGA E VANVITELLi – napoli si avvia a quel ruolo di capitale europea. VANVITELLI è l’architetto che meglio interpreta le esigenze di rappresentatività e prestigio della corte borbonica, secondo tendenze che trovano piena attenuazione nella realizzazione della REGGIA DI CASERTA. Spagna e italia meridionale Nell’italia meridionale altri centri di diffusione e di rielaborazione del linguaggio barocco sono da individuarsi in PUGLIA E IN SICIALI La dominazione spagnola nell’Italia meridionale suscitò una serie di reciproche influenze e di contatti che interagirono innestandosi sul tessuto della cultura artistica locale. La predilezione per un tipo di ornamentazione prevaricante le strutture architettoniche continuerà nelle superfici fantasiose e densamente affollate degli edifici ideati dai CHIRRUGERA, famiglia di scultura originaria di MARDI. Pedro da RIBERA autore dello stupefacente e scenografico portale dell’OSPIZIO DI SAN FERNANDO A MADRID . la più efficace affermazione della tendenza illusionistica del Barocco Spagnolo è attuta da NARCISO TOME nel trasparente DELLA CATTEDRALE DI TOLEDO. Questa straordinaria invenzione scenografica prende il nome da un teca di cristallo ideata da permettere l’adorazione del SANTISSIMO Sacramento anche da dietro l’altare. La pr Per quanto riguarda il barocco pugliese è LECCE a svolgere un ruolo dominante. La città offre il miraggio di un abbondanza fittizia, che risulta esteriore e applicata a strutture architettoniche di lunga e invariata tradizione come la chiesa di SANTA CROCE di GIUSEPPE ZIMBALO. Gli aspetti minuziosi e virtuosistici, favoriti dall’uso della tenera pietra locale, rivelano l’influenza delle contemporanea esperienze barocche della citta. Anche lo sviluppo del Barocco in Sicilia si inserisce all’interno di molteplici tradizioni culturali di diversa provenienza ma la sua evoluzione può essere colta solo a PALERMO . Gli elementi di derivazione straniera sono legati alla presenza spagnola e ai contatti con l’Austria. L’influsso dell’architettura austriaca è evidente nel palermitano, nell’evoluzione della tipologie delle vielle Che si arricchiscono di complesse e fantasiose scalinate. L’italia settentrionale LOMBARDIA Un ruolo d’avanguardia spetta agli architetti lombardi che anticipano soluzione barocche. LORENZO BINAGO a Milano nella pianta di SANT’ALESSANDRO propone una soluzione alla dibattuta alternativa tra impianto centrale o longitudinale intersecano al primo corpo a croce greca un secondo, minore per dimensioni a pianta centrale e coperto da una cupola.. FRANCESCO MARIA RICHINI è il più significativo architetto . nella chiesa di SAN GIUSEPPE richini ripropone l’unione di 2 piante centrali ma offre una felice interpretazione della facciata, che si presenta in rapporto organico con l’intera struttura dell’edificio. Piemonte L’ECCEIZONALE ruolo assunto dall’architettura piemontese in ambito europeo trova una ragione storica e un motivo dinamico di sviluppo nei programmi politici della dinastia sabauda. Essi prevedevano un adeguato processo di ampliamento e di abbellimento di Torino. Si registrano interventi sul tessuto urbano che rispettano la regolarità di impianto dell’antico castru romano. Con l’arrivo di GUARINO GUARINI, la città assunse al ruolo idi centro di proposte innovatrici in campo architettonico. Sin da l primo intervento, la CAPPELLA DELLA SANTA SINDONE, l’artista si pone in dinamica antitesi con la tradizione architettonica precedente. Innesta sul corpo cilindrico tre soli pennacchi anziché i 4 tradizionali. Anche l’architetto BERNARDO VITTONE si preoccupò di pubblicare il trattato di guardini e di diffonderne i principi architettonici. Il suo linguaggio assume toni plastici negli esterni. FILIPPO JUVARRA ALTRO PROTAGONISTA, FU CON L’ASSIMILAZIONE DI UN REPERTORIO di forme architettoniche vastissimo che gli consenti di variare il proprio gusto stilistico. Se in PALAZZO MADAVA JUVARRA INTERPRETRA LO SCHEMA DEL PALAZZO REALE come un sistema chiuso, nella PALAZZINA DI STUPINIGI elabora un architettura in grado di compenetrarsi con lo spazio naturale circostante. Egli mostra di saper sintetizzare l’esperienza della tradizione italiana, ma anche di conoscere e interpretare soluzioni proprie dell’architettura tedesca e austriaca. Anche la BASILICA DI SUPERGA considerata il capolavoro di JUVARRA, presenta ben riconoscibili i proprio modelli ( san Pietro e il pantheon) ma li coordina in modo originale, ispirandosi d’altra parte, anche ai grandi modelli del nord delle Alpi. Il rococò esalta infatti la fluidità degli elementi naturali stilizzandoli e annodandoli in una continua e spumeggiante increspatura di valore essenzialmente decorativo. Nasce dopo la morte di LUIGI XIV , nel clima mondale della reggenza del duco d’orleans. Il rococò si afferma soprattutto nella decorazione d’interni, nelle gallerie e nei salotti degli hotel particuliers (palazzi privati) caratterizzandosi per il brio e la leggerezza che improntano anche le forme del mobili, i disegni delle tappezzerie e degli arazzi . LA SITUAZIONE ARTISTICA RESTA TUTTAVIA INVARIATA IN ITALIA, complessivamente lontana dai raffinati e spregiudicati indirizzi francesi che trovano migliore accoglienza. Il rinnovamento della pittura veneziana Nel panorama della pittura italiana del 700 Venezia si configura come un centro dinamico e ricco di proposte in grado di assumere grazie alla diaspora dei propri artisti un ruolo a livello internazionale. L’immagine di una Venezia opulenta e fastosa ha modo di sopravvivere solo nella pittura. Preferisce assumere una posizione di neutralità rispetto alle altre potenze, rifugiandosi in un rigido e nostalgico conservatorismo. In pittura un simile programma si traduce nel fenomeno di recupero della tradizione pittorica del rinascimento del VERONESE. Questa tendenza può trovare una esemplificazione nel NETTUNO CHE RENDE OMAGGIO A VENEZIA OPERA NELLA QUALE L’INTENTO ALLEGORICO-celebrativo assume toni ottimistici, proponendo in termini neoveronesiani il mito di una venezia ancora dominatrice dei mari. Tracciare un profilo storico della pittura veneziana del 700 significa estendere il campo d’indagine al di fuori della laguna per definire un complesso di relazioni non semplicemente interregionale ma europeo. Indicativo è il fenomeno degli artisti veneziani chiamati a lavorare all’estero, sinonimo di prestigio goduto dalla pittura veneziana. SEBASTIANO RICCI può fornire per tipo di formazione e per ampiezza di raggio d’attività un esempio rappresentativo di artista veneziano affermato. Stabilitosi a venezia da avivo ai successivi sviluppi dell’arte lagunare. Opere come le tele per il soffitto di SAN MARZIALE A VENEZI rivelano doti di grande docratore, freschezza d’esecuzione e una gamma coloristica chiara e luminosa. Nella scena raffigurante il COMMIATO DI VENERE DA ADONA in PALAZZO PITTI è raggiunto il definitivo superamento degli schemi tardobarocchi in favore di una pittura libera e di toco, che esalta i valori cromatici in una luminosità diffusa. Tra le opere a carattere religioso la MADONNA CON BAMBINO E SANTI è certo più significativa. Elogiata dai contemporanei fornì un modello di SACRA conversazione destinato a grande successo nel corso del 700 . GIAMBATTISTA PIAZZETTA non si allontana da Venezia e il suo lavoro rifugge dai virtuosismi fondandosi su un impegno lento e costante e sulla ricerca di effetti plastico-chiaroscurali che rinviano al periodo di formazione a bologna presso CRESPI. La GLORIA DI SAN DOMENICO in cui è interessato a costruire uno spazio che rimane sostanzialmente saldo e misurabile nel quale i gruppi assumono valori di grande concretezza plastica. PIAZZETTA predilige composizioni serrate, forti giochi chiaroscurali ed effetti di testa drammaticità. Nei SANTI VINCENZO FERRERI, GIACINTO E LUIGI BERTRANDO la gamma cromatica di uno sconcertante essenzialità realizza contrasti di grande efficacia espressiva e strutturale giustapponendo le campiture bianconere dei sai domenicani. GIAMBATTISTA TIEPOLO- genio della pittura veneziana del 700. Con la Vergine DEL CARMELO CHE APPARE AL BEATO SIMONE STOCK . l’immagine della vergine sembra abbagliare il santo prostrato verso la raccapricciante rappresentazione del purgatorio. Nel campo della decorazione TIEPOLO maggiormente rivela l’originalità e la forza della propria arte assecondando le richieste di una committenza aristocratica. Si consideri il celebre BANCHETTO DI CLEPATRA episodio dal repertorio di storie greche delle virtù aristocratiche. Al rientro da WURZBURG – TIEPOLO – fa sfoggio della sue strabilianti risorse. Se a parte vanno considerati gli affreschi i vila valmarana il massimo esempio di apoteosi familiare resta la GLORIA DI CASA PISANI dove eccezionalmente a essere esaltati sono gli stessi membri viventi. È questo l’intervento che chiude l’attività di Tiepolo IN TERRITORIO VENETO E CHE PRELUDE AI TRIONFI DINASTICI DIPINTI PER IL PALAZZO REALE DI MADRID. Una personalità isolata e poco apprezzata a venezia è Federico becovich . le sue scelte, indirizzate alla ricerca di profondi effetti d’ombra e di toni visionari e la predilezione per schemi compositivi testi ed esasperati incontrarono l’incomprensione e l’ostilità dell’ambiente lagunare tanto che l’artista preferì lasciare Venezia per un lungo soggiorno all’estero. Il rococò in francia e in europa. All’aprirsi del 700 si assiste in francia un progressivo rifiuto del ruolo indiscusso riconosciuto allo stile ufficiale, impostosi durante il regno di Luigi XIV E DIFFUSO dall’accademie Royale. Al grande gout si affiancano tendenze innovative impegnate a interpretare scelte più intime, prive e raffinate. Personalità rivelatrice è NTOINE WATTEAU .esercitò la propria attività in un ambiente assai diverso da quello di corte. Nel periodo della reggenza di filippo d’roleans che si colloca tra la morte di UIGI XIV E l’ascesa di LUIGI XV si assiste a una serie di profondi mutamenti che investono il modo della produzione artistica. Esprime l’ideale di vita di questa civiltà colta e raffinate nelle sue numerose FETE GALANTES riunioni festose di coppie d’amanti entro scenari arcadici, che fanno da cornice ai riti edonistici e al cerimoniale galante di una società dedica al culto della musica della danza e del travestimento. In realtà dalla pittura di watteaua CHE SI DISTINGUE per delicatezza e raffinatezza cromatica, grazie ed eleganze dei soggetti, traspare un senso di ambigue inquietudine, una sorta di consapevolezza della caducità dei piaceri della vita e dell’inesorabilità del tempo. IL PELLEGRINACCIO ALL’ISOLA DI CITERA La presenza di complessi schemi ritmici e il rapporto con le contemporanee opere teatrale dimostrano quanto la naturalezza e la facilità di questa immagine siano solo apparentai. I grandi temi della pittura di watteau sono individuali in 2 altre opere di grande interesse L’INSEGNA DI GERSAINT E IL GILLES – che presenta la più emblematica tra le tante figure della commedia dell’arte trattate dal pittore, testimone attento dell’esperienze teatrali e musicali del tempo.. Determinante nel processo di definizione e diffusione del gusto della rocaille e dello stile rococò appare il ruolo svolto da disegnatori e architetti attivi nella decorazione degli interni residenze reali e dimore aristocratiche. Il salone ovale dell’HOTEL DE SOUBISE opere di GABRIEL GARMAIN BOFFRAND costituisce un esempio eloquente delle nuove tendenze nel campo della decorazione degli interni. Lo spazio è concepito autonomamente. La parete risulta scandita da pannelli, alternati a specchi e a luminose apertura e da preziose cornici. Appare abolito qualsiasi riferimento agli ordini classici e la stessa ripartizione delle pareti tende a d annullare la struttura architettonica. Viene inoltre drasticamente rifiutata la pittura da soffitto, sostituito da dipinti di dimensioni più ridotte. Nella definizione complessiva degli ambienti rococò hanno un ruolo essenziale i lavori di minuteria ed ebanisteria. La predilezione per una luminosità diffusa e per i colori chiari si traduce nella scelta di materiali lucidi e riflettenti come i tessuti setosi , la porcellana e le lacchi la madreperla e dorature e gli specchi.. Si sostituiscono le piccole residenze cittadine e graziose palazzine di delizie e svago immerse nei parchi. La diffusione del nuovo gusto raggiunge le maggiori corti europee e trova un terreno fertile in Germania e in Austria Una tendenza assai viva nella pittura del 700 francese è quella che vede l’affermarsi di soggetti galanti, erotici e libertini che trova perfetta rispondenza in campo letterario, nella moda e nel romanzo licenzioso. Sarà FRANCOIS BOUCHER a divenire l’illustratore più in voga di questa tematica amorosa. Il bagno di DIANA – ben esemplifica la scelta di soggetti cari all’artista. La preferenza per i temi mitologici con particolare riguarda all’iconografia di venere, di diana e delle ninfe al bagno gli offre a possibilità di dare il massimo risalto alle figure femminile, definite da una pennellate animata e sensuale. JEAN BATPITSTE SIMEON CHARDIN opera nell’affrontare la figura umana. LA MONDTURA DELLE RAPE in cui non appare determinante l’individuazione dell’azione quanto i precisi nessi compositiva. Il mondo indagato da CHARDIN è quello della media borghesia: la stessa sensazione di calma dei bambini , le domestiche e le madri domina il BENEDICITE dove rappresentano il momento della preghiera prima del pasto, coglie gli ideali di vita semplice e i valori morali dei ceti medi emergenti. FRAGONARD – continuatore del genere erotico galante, con la CHEMISE ENELEVE , un immagine sensuale e accattivante appare abolito qualsiasi riferimento mitologico.. Nel campo della scultura si assiste a un affinamento tecnico che permette effetti mossi e vibranti nella resa del marmo, forme dinamiche ed eleganti, giochi di luci sulle superfici. La plastica di grandi dimensioni trova sempre minori occasioni di imporsi, mentre assume una specifica funzione nell’allestimento di giardini e fontane. PARIGI E’ un centro di attrazione per gli artisti veneziani. Il salotto culturalmente più vivace della capitale francese è quello del ricco banchiere e collezionista CROZAT in cui l’artista ROSALBA CARRIERA con i suoi delicati pastelli, da avvio allo sviluppo di una nuova moda per ritratti di tipo antiaccademico e intimistico di taglio ravvicinato limitato normalmente alla testa e alle spalle. Dedicatasi al pastello sviluppò una tecnica raffinatissima dagli effetti smaglianti e vaporosi che suscitarono ‘incondizionato plauso dell’’ambiente parigino quando Crozat risucì a ottenere la sua presenza nella capitale francese. Dopo la morte di LUIGI XV al ritratto ufficiale se ne sostituisce uno di tipo più intimo IN CUI IL PERSONAGGIO COLTO IN UNA posa spontanea e grazia, stabilisce un contatto diretto con lo spettatore attraverso lo sguardo e il sorriso. Vengono inoltre accentuate le qualità analitiche e di introspezione psicologica. Esempio il RITRATTO DELLA MARCHESA DE POMPADOUR eseguito da MAURICE QUENTIN DE LA TOUR. SCENOGRAFIA E VEDUTISMO Anche il diffondersi della scenografia prospettica rappresentò un fenomeno a carattere internazionale e promosse la circolazione di motivi, soluzioni e artisti italiani in tutta Europa. La moda dello spettacolo italiano, il successo dell’opera in musica, la creazione di teatri stabili, aveva favorito la creazione di sempre nuovi allestimenti e quindi nuove opportunità per scenografi specialisti I teatri finirono per attrarre i più qualificati specialisti italiani. La proposta innovativa e risolutrice giunse a piena maturazione con FERDINANDO BIBBIENA. Particolare successo incontrò la teorizzazione nel suo trattato ARCHITETTURA CIVILE PREPARATA SULLA GEOMETRIA E
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