Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il Romanticismo, Alessandro Manzoni e il periodo dopo l'unità, la scapigliatura, Appunti di Italiano

Il documento tratta in maniera approfondita del romanticismo, di Alessandro Manzoni con le sue opere, della scapigliatura.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 26/01/2023

sofia-potolicchio-1
sofia-potolicchio-1 🇮🇹

3

(1)

10 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Romanticismo, Alessandro Manzoni e il periodo dopo l'unità, la scapigliatura e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! IL ROMANTICISMO Il termine “Romanticismo” deriva da “Romantique” un termine con il quale, alla fine del 1600, in Inghilterra si indicava tutto ciò di un po’ assurdo, fantastico e irrazionale nei romanzi cavallereschi. Nel corso del 1700 perde la sua accezione peggiorativa: indicava tutto ciò che serviva a dilettare l’immaginazione, la fantasia. l’irrazionale. il termine viene poi preso dagli intellettuali del gruppo tedesco “Sturm und Drang“ e utilizzato per indicare tutto ciò che ha a che fare la "sehnsucht", (questo sentimento di mancanza che non sappiamo se è verso qualcosa che abbiamo perso o qualcosa che non abbiamo mai avuto). ______________Romanticimo europeo e itaiano______________ Quando parliamo di Romanticismo si suole dividere quello europeo da quello italiano, il primo è caratterizzato da una inclinazione alle tematiche negative (tema della morte, il sogno, ambientazioni cupe, passioni struggenti, correre, la pazzia), mentre il secondo ha caratteri totalmente differenti, e questa differenza si spiega con il fatto che l’Italia in quegli anni affronta una situazione politica completamente diversa dagli altri stati europei: questi ormai erano formati, in Italia invece solo nel 1861 si avrà l’unità (tutta la prima metà del secolo venne caratterizzata da quei movimenti di liberazione dallo straniero). Vi era inoltre un profondo divario (sociale ed economico) tra Nord, caratterizzato da una borghesia più liberale moderna e Sud, caratterizzato ancora da una classe aristocratica privilegiata. Inutile dire che il romanticismo italiano si concentrò prevalentemente al Nord e venne caratterizzato da temi per lo più civili. _____________Dibattito tra classicisti e romantici_____________ In Italia si va poi a generare un forte dibattito tra classicisti e romantici. L’Italia è stata la culla della cultura latina e greca ed è sempre stata ritenuta come l’erede di tale cultura, quindi si fa un po fatica ad aprirsi a questa istanza romantica proveniente dal nord, c’era la convinzione che l’italia non dovesse imparare nulla dagli altri stati. (1.1)La lettera di Madame de Staёl Il dibattito in Italia si apre a seguito della pubblicazione, sulla biblioteca italiana, di una lettera da parte di Madame de Staёl agli italiani sull’importanza delle traduzioni. Lei dice agli intellettuali italiani di smetterla di cercare nella polvere vecchi granelli d’oro, nel senso che non dovrebbero più appoggiarsi alla loro antica gloria ma devono aprirsi a quelle che sono le nuove opere degli stranieri e a una letteratura che sia ispirata e che venga dal cuore. 1)La risposta italiana A questo articolo alcuni rispondono positivamente (Romantici), riconoscono che la Staёl ha ragione la cultura italiana deve aprirsi, tra questi troviamo Manzoni (il primo grande romanzo italiano), e poi ci sono coloro che si irrigidiscono (Classicisti), tra questi c’è Pietro Giordani, il quale risponde dicendo con grande ironia che: noi non possiamo mica smettere di essere italiani e tradire le nostre radici, e non è detto che ciò che sia nuovo è bello o che si adatti a noi, aggiunge poi che noi il nostro “bello” lo abbiamo già trovato e quello che va bene per gli altri non è detto che vada bene per gli italiani. 1 2)L’opinione di Leopardi L'intero schieramento classicista non si rivela in grado di elaborare una nuova poetica capace di fronteggiare le trasformazioni della sensibilità legate ai nuovi fenomeni sociali, al nuovo e più vasto pubblico della letteratura, all'invecchiamento del proprio repertorio di temi, generi e stili. Solo il giovane Giacomo Leopardi riesce a elaborare una poetica classicistica rinnovata e originale, con intuizioni e inquietudini non meno moderne di quelle dei suoi avversari romantici. Da Recanati, egli tenta due volte di inserirsi nel dibattito, ma invano, poiché gli scritti che invia alla Biblioteca italiana vengono rifiutati. Eppure sarà proprio Leopardi (che ebbe uno scambio epistolare con Pietro Giordani) a segnalarsi in Italia come il maggiore (e più originale) erede della cultura classicistica e illuministica. 3)L’opinione di Manzoni Al dibattito prende parte anche Manzoni, anch’egli pubblica una lettera, la invia a Cesare D'Azeglio (che diventerà suo consuocero sposando la figlia di Manzoni). Manzoni in questa sua lettera esprime la sua idea di letteratura mettendo al centro i termini: utile, vero e interessante. Per lui la letteratura deve avere il vero per soggetto, l’utile per scopo e l’interessante per mezzo; la letteratura deve avere queste caratteristiche poiché deve coinvolgere la massa dei lettori, la letteratura deve rivolgersi ad un pubblico molto ampio e non ad un'élite aristocratica. Il pubblico ampio a cui fa riferimento Manzoni quando dice “popolo” o “massa di lettori”, è la classe borghese (egli non pensa al popolino basso dei lavori manuali) che ormai si configura con la classe dominante, e dunqua su questa base il romanzo diventa il genere migliore in quanto per comprenderlo non è necessaria una vasta cultura umanistica (il latino, il greco, i miti, l’epica ecc..), nel romanzo inoltre si va a perdere quello stile erudito classicista, per passare ad una narrazione più vicina alla realtà, con una lingua e degli eventi comuni, così che sia più facile immedesimarsi. Così manzoni che noi consideriamo un tradizionalista in quegli anni è un innovatore, in quanto aderisce a questa idea romantica di una cultura non elitaria ma ampia, al servizio di tutti, che possa interessare tutti, che quindi si rivolge alla massa dei lettori. (1.2)Le diverse modalità comunicative L'esito della battaglia tra romantici e classicisti è però segnato in partenza dalla diversa efficacia delle forme di comunicazione scelte dalle due parti: i romantici, consapevoli della necessità di fare presa sul nuovo pubblico borghese, adottano un linguaggio più colloquiale e scorrevole, mentre i classicisti mantengono uno stile aulico. Diversi sono anche i generi letterari che i due schieramenti prediligono e sostengono. In nome della ricerca d'una letteratura democratica e utile al bene sociale, i romantici privilegiano due generi non ben valorizzati nel passato: il romanzo e il teatro. Secondo la tradizione, invece, i classicisti valorizzano soprattutto la poesia, specie la poesia epica e lirica, mentre per quanto riguarda la prosa danno il primato alla trattatistica e alla storiografia. 2 (2.3)Rapporto tra formazione illuminista e fede religiosa La formazione di Manzoni rientra nel mondo dell’illuminismo lombardo (accademia dei trasformati, il riconciliatore), durante il suo soggiorno parigino si avvicina agli ideologue (gli eredi dell’illuminismo francese). Ciò nonostante Manzoni è caratterizzato da uno spirito pragmatico, una forte fede religiosa e un incontro con alcune teorie romantiche: egli però non considera le due tesi in antitesi ma anzi vede nel vangelo un potenziamento degli ideali tipici dell’illuminismo. La sua visione religiosa però non è pacificata né rassegnata, nel senso che l’uomo non deve vivere semplicemente per farlo con la convinzione di una vita eterna dopo la morte, ma deve vivere scegliendo e opponendosi al male, superando il male che ha dentro. Manzoni scava nell’animo dei suoi personaggi mettendo in luce tutte le criticità e le brutture della vita (Don Abbondio)trasmettendo l'idea di una morale universale fondata sulla virtù che ha come fine ultimo il riscatto dopo la morte (fra Cristoforo, l’Innominato). Egli è un convinto sostenitore della morale cattolica e anche in un'opera egli la difende affermando che i valori che essa esprime rappresentano un baluardo e un faro per la vita umana, sulla base di ciò poi va contro i classicisti che invece esaltano la cultura romana imperiale (antecedente al cattolicesimo), affermando che si tratta solo di una continua storia di sangue e tradimenti (riferimento a Tacito). 1)Rapporto con il giansenismo Si e discusso molto del rapporto tra i giansenisti (i quali credono che si arrivi alla salvezza solo attraverso la volontà divina e quindi la predestinazione) e Manzoni, sembra infatti che le loro idee coincidono ma in realtà Manzoni esprime la sua idea pienamente ne “La storia di una colonna infame”, e qui egli andrà totalmente in opposizione al giansenismo e attribuendo all’uomo la piena facoltà decisionale: altri esempi lampanti ci vengono forniti dal personaggio di Gertrude (sul quale il narratore fa cadere la colpa della sua situazione in quanto, ci viene detto, poteva dire di no) o anche nell’episodio dell’assalto ai forni dove ci viene detto che è nella folla che l’uomo perde la sua responsabilità. Manzoni del giansenismo accetta solo il rigorismo e il fatto che il male sia radicato nella storia (della cacciata di Adamo ed Eva) e tocca all’uomo riscattarsi, che non avviene solo in questa vita ma anche in una vita ultraterrena, è questo elemento che dà il via alla sua visione pessimistica della vita. _______________________Le opere ______________________ (3.1)Inni Sacri Nel 1810 troviamo questa conversazione che determina un cambio totale di prospettiva. Mentre le opere precedenti al 1810 hanno un’impostazione di tipo classicistico, ora con la conversione religiosa abbiamo un mutamento di rotta dal punto di vista letterario. Tra le prime novità troviamo gli inni sacri, il cui titolo ci conduce già in un contesto religioso. Manzoni vuole scrivere 12 inni sacri che facciano riferimento alle principali feste liturgiche, ma alla fine ne scriverà solo 5: la Resurrezione, il Natale, la Passione, il nome di Maria e la Pentecoste. Di tutti il più riuscito (quello che si legge di più) è la Pentecoste. L’inno è un componimento abbastanza lungo, diviso in strofe, in versi brevi, usa quasi sempre il settenario, per dare un ritmo agile e incalzante, perché l’inno ha una dimensione corale, come se fosse la comunità dei fedeli che innalza quest’inno a Dio, evocando queste grandi festività. Sceglie come suo tema quelli che egli definisce come i valori fondanti della comunità Cristiana, quindi no il soggettivismo e la sfera individuale. 5 (3.2)Le Tragedie Dopo la celebrazione del messaggio cristiano, gli inni sacri, Manzoni sceglie di scrivere riguardo alle vicende terrene, e il genere migliore per tal scopo sono le tragedie, nelle quale troviamo inevitabilmente una smentita degli ideali evangelici tanto osannati negli Inni. Nascono così “Il Conte di Carmagnola” e “Adelchi”. 1)Il rapporto con la tradizione Cimentarsi nella tragedia significa addentrarsi in un ambiente fortemente classicista, che era governato da precetti pseudo-aristotelici: l'unità di tempo, di luogo e di azione. Queste norme erano più o meno sempre state rispettate in Europa, (le troviamo anche in Alfieri) con l'eccezione dell'Inghilterra. Dunque Manzoni sceglie di non rispettare le unità aristoteliche, mantiene solo l'unità d'azione, e spiega, sia in una lettera sia nella prefazione de Il Conte di Carmagnola che attua questa scelta poiché le unità aristoteliche non si prestano ad una narrazione verosimile, narrazione prescelta da Manzoni, in quanto le sue storie sono tutte a carattere storico. Inoltre le unità aristoteliche esistevano per favorire l'immedesimazione del pubblico, ottenendo infatti una rappresentazione più immediata si favoriva la partecipazione dello spettatore; ma Manzoni non era interessato a una tale adesione emotiva, il suo fine con le tragedie era quello di suglitare una riflessione. 2)Il tema del vero Per quanto riguarda il tema del "vero" manzoni sostiene che l'autore debba attenersi alla realtà storica il più possibile e che là dove la storia non può dire nulla tocca all'autore aggiungere, spettano quindi al poeta questi dati interiori purché questi siano verosimili e in linea con il periodo storico di riferimento. Abbiamo quindi un superamento della sola storiografia che però si configura in o ogni caso in una adesione totale alla storia. (3.3)Le Odi civili Manzoni ritornò a parlare di temi civili con due importantissime odi: Marzo 1821 e Il cinque maggio, ispirati a due fatti di cronaca che nel giro di pochi mesi sconvolsero l'Europa e le coscienze degli intellettuali europei. La prima ode si fonda sui moti carbonari di quegli anni e nella speranza che l'esercito piemontese arrivasse in aiuto degli insorti lombardi, la seconda fu invece composta a seguito della notizia della morte di Napoleone. 1)Il rapporto con la tradizione Come nel teatro anche in questo caso Manzoni si trova in un genere fortemente classicista e anche qui decide di attuare diverse innovazioni: abbandona il repertorio mitologico, i riferimenti alla storia antica e l'armamento retorico; ma sicuramente il cambiamento più grande è quello dell'introduzione della sfera religiosa: queste odi sono dunque civili ma anche religiose, si abbandona un po la prospettiva storica per una visione più alta, abbandonando la visione politica per una più etico-spirituale. (3.4)I Promessi Sposi Il romanzo racconta di due giovani: Lorenzo Tramaglino e Lucia Mondella. All’inizio vi è una situazione di equilibrio in quanto questi stanno per sposarsi. Poi secondo lo schema tipico del romanzo l’equilibrio viene spezzato: Don Abbondio si rifiuta di celebrare il matrimonio poiché minacciato da Don Rodrigo il quale aveva fatto una scommessa con il cugino. 6 Il curato dopo essere stato minacciato torna a casa e ne parla con Perpetua, nome per antonomasia (il nome proprio è diventato più uno comune: la Perpetua), questo è un personaggio di natura popolare che va ad estorcere la notizia da Don Abbondio e la va poi a diffondere. Il giorno dopo arriva Renzo per il matrimonio, il curato tenta di imbrogliarlo (questo va a rappresentare come l’uomo di cultura possa soggiogare l’ignorante, cosa che verrà riproposta con l’Azzeccagarbugli, Manzoni rimarca molto il tema della cultura utilizzata come strumento di oppressione e potere: la persona di cultura ha più potere dell’ignorante il quale non ha la capacità di difendersi da solo). Renzo dunque, scoperto l’accaduto, prima medita di uccidere Don Rodrigo, poi va chiedere aiuto all’azzeccagarbugli e infine con Lucia si dirigono da Fra Cristoforo. Il frate non esita un secondo ad allietare i giovani: si dirige al castello di Don Rodrigo, qui assistiamo alla famosissima scena del dialogo tra i due, Don Rodrigo è un po intimorito dal frate, dalla sua fierezza e sicurezza “negli occhi apparve il vecchio Ludovico, il vecchio faceva a pugni con il nuovo”, alla fine Don Rodrigo insinua addirittura un coinvolgimento carnale del frate con la sua protetta e suggerisce che questa dovrebbe mettersi sotto la sua protezione, allora Fra Cristoforo alza il dito e dice "verrà un giorno..” e Don Rodrigo intimorito lo blocca. Dopo la notte degli imbrogli, si decide che Lucia andrà a Monza, in convento, e Renzo a Milano. Così mentre Lucia incontra la Monaca, Renzo si immischi nei tumulti di Milano. Lucia viene rapita dall’innominato, Renzo scappa da Milano poiché seguito dalle guardie che lo credono un rivoltoso. L’innominato si pente e Lucia viene liberata. Entrambi i personaggi si ritroveranno al lazzaretto, assisteranno alla morte di Don Rodrigo e con l’aiuto di Fra Cristoforo riusciranno a sposarsi. Il finale è sicuramente un lieto fine, ma non è considerato idillico, infatti dopo che i due si sposano e ritornano in paese, Manzoni ci presenta una situazione ostica: il gossip, le dicerie e le malelingue. Troviamo quindi un finale lieto ma perfettamente calato nella realtà. 1)Le diverse redazioni Vediamo che esistono tre redazioni dei Promessi Sposi: la prima, il “Fermo e Lucia” del 1821, e i Promessi Sposi del 1827 (la ventisettana) e del 1840 (la quarantana). Manzoni per tutto questo lungo arco di tempo (1821-1840) lavora continuamente al suo romanzo e notiamo numerose differenze tra le tre diverse redazioni. Tra la prima e la seconda si riscontrano i maggiori cambiamenti, ecco alcuni esempi: la vita di gertrude viene ridotta, il Conte del Sagrato diventa l’innominato, vengono ridotte le numerose digressioni storiche; in pratica alleggerisce un po il tutto favorendo una narrazione più fluida e accessibile. Mentre tra la seconda e la terza redazione troviamo principalmente un cambiamento linguistico, infatti sappiamo che uno dei maggiori problemi che ebbe manoni fu quello di trovare una lingua letteraria unitaria, che fosse compresa da tutti (erano gli anni dell’unità politica ma mancava ancora l’unità culturale). Il problema della lingua unitaria risale sin dai tempi Dante, il quale ne scrisse a riguardo nel De Vulgari Eloquentia, in quest’opera lui si chiede quale lingua usare come comune e arriva alla conclusione che questa debba essere: aulica, curiale e cardinale e che dovesse mettere insieme i migliori aspetti delle parlate regionali. Il problema della lingua nazionale continuerà nei secoli successivi con Bembo, la Crusca ecc.. 7 Per lo stesso fine va creare la questione del manoscritto: all’inizio dell’opera Manzoni spiega come la storia che andrà a narrare provenisse da un manoscritto anonimo del ‘600 da lui ritrovano, e lui quindi trovando interessante questa storia volesse farla conoscere al suo pubblico rivedendo un pò la lingua. Secondo Moravia Manzoni avrebbe ambientato il suo romanzo nel ‘600 (secolo della controriforma cattolica) per dare questo spazio “preponderante, eccessivo, massiccio, quasi ossessivo” al tema religioso. Calvino risponde che in realtà c’è una struttura triangolare: potere sociale, chiesa buona, chiesa cattiva. E quindi non si può affermare che la realtà sia totalmente volta al solo aspetto religioso. Al dibattito si Aggiunge Sciascia il quale afferma che il vero protagonista del romanzo è Don Abbondio, il quale rimane indenne a tutto e che ha un vero lieto fine, l’unico che non ha subito nessuno conseguenza, e Sciascia aggiunge che Don Abbondio, con il suo mettersi al servizio dei potenti e la sua vigliaccheria rappresenterebbe l’incarnazione dei mali dell’Italia. (3.5)Storia di una colonna infame La storia di una colonna infame ricostruisce un processo agli Untori, coloro che erano accusati di diffondere la peste. Un fatto storico realmente accaduto (peste del 1630): due uomini Guglielmo Piazza, un commissario di sanità e Gian Giacomo Mora, un barbiere, erano stati accusati da due donnicciole (disprezzo per il popolo) di essere degli untori, queste dicevano di aver visto Mora usare delle pomate (probabilmente solo lozioni da barbiere). I due imputati vengono dichiarati colpevoli e condannati a morire di tortura, la loro cosa viene data alle fiame e al suo posto viene eretta una colonna. Inizialmente Manzoni aveva descritto questo processo all’interno del “Fermo e Lucia” ma nel passaggio ai “Promessi Sposi” elimina questa digressione e ne fà un operetta a parte, un appendice di tipo saggistico. In quest’opera viene fuori il Manzoni illuminista per eccellenza, un Manzoni che si fa guidare dalla ragione, che ha un forte senso critico che individua le responsabilità: il processo è falso, truccato e i due imputati vengono condannati al supplizio della ruota ingiustamente. 1)La responsabilità Secondo Manzoni i giudici di quel tempo si fecero condizionare dalle voci del popolo, dalla richiesta di vendetta, dalle pressione della gente ignorante arrivando così a condannare due innocenti, per Manzoni nel ‘600 i giudici avevano i mezzi per capire che si trattava di un ingiustizia e hanno deciso di ignorare tutto e dare in pasto al popolo un capro espiatorio. Questo è il più grande esempio di Illuminismo in Manzoni: non esiste un contesto che ci possa affrancare dalle nostre responsabilità, per Manzoni in sostanza dire che quei giudici operarono in un contesto difficile, con una situazione complessa a seguito delle pressioni del popolo e in assenza degli strumenti per ottenere la verità vuol dire affermare il falso. Non esiste un contesto che possa sottrarre alle proprie responsabilità. 2)Interpretazione di Verri Secondo Verri invece l’accaduto fosse da giustificare dall’ignoranza e all’arretratezza della legislazione del tempo, in quanto per Verri i giudici erano giustificati in quanto, attraverso la tortura, si ebbero delle confessioni dai due imputati. Manzoni apprezza il testo di Verri e la sua ricostruzione (soprattutto la dimostrazione dell’innocenza degli imputati) ma è completamente contrario alla giustifica dei giudici che, aggiunge, si sarebbero anche comportanti in maniera classista. 10 DOPO L’UNITÀ La letteratura che dall'Unità arriva alle Avanguardie storiche che precedono la Prima guerra mondiale, è interamente determinata dalle differenti risposte degli scrittori di fronte alla situazione di crisi da tutti avvertita dopo l'unificazione politica. Dalle diverse reazioni a questa crisi, si capisce il significato di molti capitoli di storia letteraria: gli scapigliati soffrono in modi violenti e scomposti il dramma della crisi; Carducci reagisce sicuro alla crisi con la proposta di un ritmo classicistico ai valori del passato; Verga e i veristi indagano criticamente dentro la crisi, ne rilasciano la diagnosi amara; Pascoli riflette le perplessità della crisi con versi angosciati, inquietanti, visionari; d'Annunzio risponde con scatto orgoglioso, con l'esaltazione della bellezza, dell'energia. ____________________La scapigliatura____________________ Nel 1858 a Milano, nella pubblicazione periodica “Almanacco del Pungolo”, esce la presentazione di un romanzo, pubblicato soltanto quattro anni dopo (1862), dal titolo “La scapigliatura e il 6 febbraio”. Ne è autore il milanese Cletto Arrighi e l’opera rinvia alla rivolta di matrice mazziniana scoppiata a Milano il pomeriggio del 6 febbraio 1853, miseramente fallita. L'opera ha il merito di battezzare come Scapigliatura un giovanile moto di rivolta e di insofferenza verso l'ordine costituito. (4.1)Un movimento di protesta La Scapigliatura è il primo movimento letterario, figurativo e musicale dell'Italia unita, attivo soprattutto nel decennio 1860-70. Si caratterizza come protesta contro il quieto conformismo della nuova classe borghese e contro la cultura ufficiale, accusata di non avere mantenuto le promesse di libertà e uguaglianza sociale proposte nel periodo risorgimentale. All'indomani dell'Unità, proprio nel momento in cui si avvia la mitizzazione dell'epopea risorgimentale come epica stagione eroica, risaltano con evidenza i molti obiettivi mancati della rivoluzione nazionale: mentre si è raggiunto l'obiettivo dell'unità e dell'indipendenza politica, si è mancato quello dell'uguaglianza sociale e dello sviluppo democratico. Al tempo stesso, si assiste all'irrigidimento conservatore della borghesia moderata, agraria e commerciale, che si è imposta dopo il 1848 come classe egemone, con il blocco delle istanze di rinnovamento democratico avanzate nel primo Ottocento dalla cultura romantica nella stagione del «Conciliatore». (4.2)Il poeta maledetto La generazione scapigliata è la prima a vivere la frattura fra artista e società. A questa frattura gli scapigliati reagiscono talvolta con atteggiamenti di esasperato anticonformismo, secondo l'esempio francese del “poète maudit” "poeta maledetto". Non pochi autori scapigliati hanno manifestato il loro disadattamento al nuovo assetto sociale con esperienze biografiche dissestate e rovinose, con il rifiuto di un lavoro regolare (all'ordine borghese viene contrapposto un programmatico disordine), con la miseria, l'abuso di alcol e di droghe. Esemplare il caso di Emilio Praga, morto di tisi in solitudine e in povertà all'età di trentasei anni. La Scapigliatura è stata un'esperienza presto rimossa nel clima di facile ottimismo della cultura ufficiale e troppo drasticamente esorcizzata da scrittori successivi di formazione classicistica come Carducci e d'Annunzio. Ciò non diminuisce il rilievo storico dell'opposizione scapigliata alla mitologia della retorica risorgimentale e la sua funzione di antefatto rispetto al mordente polemico della narrativa verista. 11 12
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved