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Il Romanticismo in Europa e in Italia + Alessandro Manzoni, Appunti di Italiano

Sono appunti molto chiari e ben dettagliati circa il : Preromanticismo (con lo Sturm und Drang e i Dolori del Giovane Werther di Goethe), il Romanticismo, - le caratteristiche del Romanzo Storico, - la vita e la poetica di Alessandro Manzoni con l'analisi dei Promessi Sposi e dell'Ode 5 Maggio. Contiene anche numerose domande e relative risposte utili per le verifiche orali o scritte.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 23/05/2023

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mari-fa 🇮🇹

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Scarica Il Romanticismo in Europa e in Italia + Alessandro Manzoni e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! IL ROMANTICISMO, è stato un movimento culturale e artistico che si sviluppò in Europa tra la fine del 1700 e l'inizi del 1800. Creò un gran cambiamento della sensibilità, del gusto, e della visione del mondo. Nel romanticismo venivano esaltati il sentimento, la fantasia, la religione, e l’ideale di Patria e Nazione che, in Italia metterà le basi per le lotte per l’indipendenza e il Risorgimento. Il Romanticismo è stato anticipato in Germania, verso la fine del 1700, da un movimento culturale Preromantico, chiamato Sturm Und Drung (Tempesta e impeto) il cui maggior esponente è stato lo scrittore Ghoete (Romanzo Epistolare, i Dolori del giovane Werther). Il Romanticismo nasce in un periodo storico in cui entrano in crisi le idee Illuministiche in seguito alle grandi rivoluzioni politiche causate dalla Rivoluzione Francese, e anche ai cambiamenti della società causati dalla Rivoluzione Industriale. Mentre l’Illuminismo dava importanza soltanto alla ragione e alla scienza ritenuti necessari per costruire il progresso dell’uomo e il suo benessere materiale, invece il Romanticismo dava valore ai sentimenti e alla sensibilità dell’uomo, ai suoi dolori e gioie, ai problemi reali della società (come nei Promessi Sposi di Manzoni). I contenuti principali del Romanticismo, diversi dall’illuminismo, sono quattro: 1) I romantici non si ritenevamo cittadini del mondo ma cittadini delle loro città, e davano valore alle tradizioni e alla storia della propria Patria e Nazione; 2) I Romantici davano valore alla Religione e pensavano che ci fosse qualcosa più grande di noi che guidava l’universo, al contrario degli Illuministi che rifiutavano ogni religione e si affidavano solo alla scienza; 3) I romantici davano importanza alla Storia e pensavano che per capire il presente e per costruire il futuro era necessario conoscere il passato, soprattutto il Medioevo, al contrario gli illuministi affermavano che tutta la storia precedente era negativa; 4) Il rapporto dell’uomo con la Natura: mentre l'illuminismo analizzava la Natura solo dal punto di vista scientifico, per il romanticismo la natura va "sentita" e contemplata con il cuore e lo spirito perché è una forza vivente ed è soprattutto la manifestazione di Dio. La natura fa nascere nell’uomo il senso del “SUBLIME”: cioè l’uomo osservando uno spettacolo della Natura, prova un sentimento contrastante perché misto sia di meraviglia e ammirazione, sia di paura. Domanda: Qual’era il problema linguistico dal punto di vista culturale e politico? Nell’800, durante il Risorgimento e i Moti per l’Unità di Italia, era necessario trovare anche l’unità di una lingua unica nazionale. Si posero il problema di come trovare un’unica lingua Italiana molti intellettuali: - I puristi, volevano il fiorentino del Trecento considerato il modello di lingua “pura”; - I neoclassici, secondo i quali era necessario usare una lingua elevata e complessa con l’uso della grammatica latina; - I Romantici, secondo i quali l’italiano doveva servire per unire gli Italiani che invece - anche se l’Italia non era più suddivisa in tanti Stati ma era era diventata un’unica Nazione – continuavano ad usare i vari dialetti. Manzoni propose la diffusione del fiorentino parlato dalle classi colte, infatti nell’ultima edizione (la Quarantana) del romanzo I promessi Sposi, Manzoni decise di eliminare tutti i termini del dialetto lombardo, con l’obiettivo di scrivere un romanzo per tutti, che si potesse leggere in qualsiasi parte d’Italia. Domanda: quali erano le differenze fra il Romanticismo Europeo e il Romanticismo Italiano? il Romanticismo Europeo si esprime soprattutto con opere irrazionali e di fantasia, con atmosfere magiche, al contrario il Romanticismo in Italia, si esprime con opere che descrivono situazioni reali, che parlano della speranza di liberare l’Italia dall’oppressione straniera e di unirla in un’unica Nazione, o che descrivono la vera realtà sociale, politica ed economica anche delle classi più povere, anche con lo scopo di educare le classi popolari, infatti, per i romantici italiani è importante la diffusione della cultura: l’arte deve “educare” il popolo che è incolto e fargli capire l’importanza di concetti illuministici di libertà, indipendenza, uguaglianza. Domanda: esponi l’autore, la trama e il brano scelto dal libro I dolori del Giovane Werther? AUTORE: Goethe nacque in Germania nel 1749 da una famiglia agiata. Conosceva più lingue e si interessò anche di filosofia, letteratura, medicina, chimica, scienze e disegno. Era il maggior esponente del movimento dello Sturm Und Drang grazie anche al romanzo epistolare “I dolori del giovane Werther”, pubblicato nel 1774 TRAMA: Il romanzo è ambientato nella Germania della seconda metà del ‘700. Werther, un giovane di buona famiglia, si era appena trasferito da un’ importante città tedesca (di cui Goethe non fa nome, giudicando il dato irrilevante), in un piccolo borgo di campagna, per sbrigare alcuni affari per la propria famiglia. Werther è un giovane colto, infatti legge i grandi classici, non ha però, all’ inizio della narrazione un impiego vero e proprio e si dedica quindi all’ ozio. Il punto di cruciale della narrazione,è la conoscenza di Lotte. Una sera egli si deve recare ad un ballo presso una famiglia di nobili del posto: gli viene annunciato che farà conoscenza con una giovane e bella ragazza, tuttavia già promessa ad un altro uomo, Alberto. La notizia non sembra scuoterlo più di tanto, tuttavia la presentazione della ragazza gli fa sciogliere il cuore: Lotte era orfana di madre, quindi si occupava lei, essendo la sorella maggiore, del suo nutrito gruppo di fratellini: la scena è molto toccante, Lotte deve dare il pane a tutti loro, e lo fa in maniera perfetta, da vera madre, riscuotendo i baci d’affetto e riconoscenza di tutti loro. Questa scena colpisce assai Werther, che quasi rivede in lei la figura della donna tipica dell’ antichità. Da quella sera, come si capisce dalle lettere a Wihelm, Werther comincia a provare un sentimento nuovo per la ragazza, un sentimento mai provato, che però cozzerà inevitabilmente con le consuetudini sociali allora vigenti. Il giovane finisce per farle visita quasi ogni giorno (e il fatto non sfugge ai compaesani, dato che, Alberto era lontano dal paese per affari) e nasce un amore vero e proprio, fatto di sguardi, intese, sospiri, e speranze da parte di Werther, che questo suo sentimento venga corrisposto. Tuttavia, mentre Werther finisce col vedere in Lotte la sua donna ideale, per Lotte è solo un ottimo amico. Inoltre Werther ha anche modo di conoscere Alberto: egli è un diplomatico, e un uomo colto, raffinato, intelligente: i due hanno non pochi punti in comune sotto questi punti di vista; tuttavia il promesso sposo ha una personalità più razionale e nei discorsi tra i due questo scontro di personalità emerge poco a poco. Verso la fine del primo libro Werther stesso descrive il suo amore per Lotte come una malattia incurabile, una passione irrefrenabile che va contro ogni regole stabilita da secoli di consuetudini sociali. Per tentare una guarigione interiore il giovane decide allora di allontanarsi; volendo accontentare la madre, che voleva per lui una carriera diplomatica, decide di prendere servizio presso un ambasciatore. Tuttavia è un tentativo inutile: l’ inverno lungo e gelido, le angherie dell’ ambasciatore e la lontananza da Lotte lo fanno spegnere poco a poco, fino a che, all’inizio del secondo libro, non decide di ritornare, scusandosi con la madre per avere abbandonato la carriera, spinto dall’ irrefrenabile amore per Lotte. Ma in quei mesi le cose sono cambiate: i due si sono sposati e vivono già felicemente: il ritorno di Werther non può che turbare quell’ unione. Lotte lo gradisce ancora, e molto, ma soltanto come amico; anche Alberto lo tollererebbe molto volentieri, ma la sua costante presenza, il suo comportamento strano, le sue scene isteriche, i primi segni di squilibrio, turbano molto Lotte e finiscono per minacciare il matrimonio. La gente se ne accorge, i due quasi neanche si parlano più: Alberto allora, sapendo che ciò non sarà facile per Lotte, le intima di dire a Werther di farle visita meno spesso, di lasciarla un po’ in pace. La mentalità ribelle di Werther non può che opporsi a questo ordine: le fa visita comunque, quando gli pare: addirittura una sera, durante la lettura di una sua traduzione in tedesco dei canti di Ossian, i due si commuovono e Werther non resiste più all’impulso di baciarla follemente. E’ la fine: la ragazza fugge in un’ altra stanza, terrorizzata e non lo vuole più vedere; il giovane capisce che ormai non c’è più nulla da fare e che il suo amore è destinato alla fine. L’ anima ribelle ma eroica di Werther percepisce che l’ amore per Lotte è il solo filo per la sopravvivenza; mancando questo è inutile andare avanti, cosicché a poco a poco liquida tutti i suoi affari, regola i conti in sospeso, avvisa Wihelm della sua volontà di suicidarsi, rifiuta il suo aiuto, e una notte, dopo essersi fatto prestare due pistole da Alberto dicendogli che doveva affrontare un lungo viaggio, decide di togliersi la vita; morirà qualche ora dopo, a seguito di una straziante agonia. MOTIVO DOMINANTE: Il motivo dominante dell’ Opera è l’amore passionale, che per Werther è di grande importanza. Infatti, Werther rappresenta i temi tipici del movimento pre-romantico dello Sturm und Drang, cioè l’amore passionale, il pensiero irrazionale dell’uomo, il dolore struggente causato dall’amore, mentre Alberto rappresenta l’uso della ragione che veniva sostenuta dall’illuminismo. Il brano che ho scelto, è la Lettera del 12 Dicembre, proprio perché descrive tutti i sentimenti più profondi che prova per Lotte, anche quelli che gli provocano molto dolore (VEDERE P.Point) I PROMESSI SPOSI (ROMANZO STORICO): Domanda: Le tre edizioni dei Promessi Sposi, da Fermo e Lucia alla Quarantana Nel 1821, Manzoni, a Milano, maturò l’idea di scrivere un romanzo storico che parlasse delle vicende storiche avvenute nel ‘600 durante la dominazione spagnola, quindi scrisse: - La prima edizione è del 1821 col titolo di "Fermo e Lucia"; - La seconda è del 1827, era intitolata "Gli Sposi Promessi", detta Ventisettana; - La terza edizione è del 1840, è quella definitiva, detta Quarantana. Domanda: riassumi la TRAMA dei Promessi Sposi Manzoni finge di aver trovato un manoscritto di uno scrittore anonimo del Seicento che racconta una bella storia ricca di fatti tragici e orribili, ma anche di buone azioni ma siccome il manoscritto è scritto in un linguaggio antiquato e incomprensibile, lo vuole riscrivere in un linguaggio comprensibile a tutti. La storia si svolge a Milano, nelle campagne Lombarde, tra il 1628 e il 1630, durante la dominazione spagnola. Don Abbondio, il Prete del paese di Renzo e Lucia, deve celebrare le nozze dei due ragazzi, ma Don Rodrigo manda i suoi scagnozzi (i Bravi) per impedire al Prete di celebrare queste nozze, essendo innamorato di Lucia. Don Abbondio, che è un codardo, si fa intimorire da Don Rodrigo, e con mille scuse cerca di rimandare il matrimonio. Ad un certo punto, Don Abbondio, confessa ai due giovani che non può celebrare le loro nozze perché Don Rodrigo si oppone. Quindi Renzo e Lucia, insieme alla madre di Lucia: Agnese, e a padre Cristoforo: la loro guida spirituale, iniziano a cercare un modo per risolvere il problema, e a rimediare a questo sopruso. Quindi Renzo cerca l’aiuto dell’Avvocato Azzecca Garbugli, e Padre Cristoforo invece si reca al castello di Don Rodrigo per cercare di fargli cambiare idea, ma i tentativi di Renzo e di Padre Cristoforo falliscono. Quindi i due giovani tentano di sposarsi a sorpresa, ma non ci riescono. Quindi Padre Cristoforo organizza la fuga dei due giovani, Renzo si reca a Milano, e Lucia, insieme alla madre, si nascondono nel convento di Monza sotto la protezione di Gertrude, la Monaca di Monza. Una volta giunto a Milano, Renzo si trova coinvolto in una serie di rivolte popolari, dovute alla Carestia e agli effetti del malgoverno spagnolo. Viene scambiato per uno dei capi della rivolta, e quindi arrestato. Ma riesce a liberarsi dagli sbirri e a scappare verso Bergamo da un suo cugino. Intanto Don Rodrigo non si arrende, e con la complicità di un oscuro signore, chiamato l’Innominato, e anche con l’aiuto della Monaca di Monza, che tradisce la fiducia di Lucia, riesce a rapirla dal convento di Monza. L’Innominato la tiene prigioniera nel suo castello per consegnarla il giorno dopo a Don Rodrigo ma, durante la notte, l’Innominato si pente e chiede il perdono di Dio perchè vede la grande sofferenza di Lucia che prega con tanto amore verso Dio per chiedergli di salvarla, e che fa il voto di castità in cambio della salvezza dall’innominato e Don Rodrigo. Pentito, decide di liberare la ragazza e la consegna, insieme alla madre, al Vescovo di Milano Federico Borromeo. Intanto in Lombardia scoppia la peste, Lucia viene contagiata e portata con tutti gli altri ammalati, compreso Don Rodrigo, nel lazzaretto. Renzo, anche lui contagiato dalla peste, riesce a guarire, e va alla ricerca di Lucia che ritrova nel lazzaretto. Don Rodrigo intanto è in punto di morte. Nel lazzaretto Renzo incontra anche Fra Cristoforo (il Frate Buono che aveva aiutato Renzo e Lucia a fuggire), che racconta a Renzo del voto di castità che Lucia aveva fatto per salvarsi, e che loro due non possono più sposarsi. Ma poi, Fra Cristoforo spiega a Lucia che il voto che lei ha fatto non è valido, perché è stato fatto in un momento tragico e di emergenza. Quindi finalmente i due giovani possono sposarsi, e vivere una vita serena che sarà sempre illuminata dalla fede in Dio che li ha sempre sostenuti. Alla fine del romanzo, sono messi in evidenza i mali che sono legati alla vita umana. L’unica soluzione è avere fiducia in Dio. Tutto è nelle mani di Dio e della sua volontà, perché la Provvidenza di Dio è sempre presente. Quindi la morale è che purtroppo i guai, che tu li cerchi o meno, arrivano, ma avere fiducia in Dio e comportarsi di conseguenza, fa in modo non solo che i guai si risolvano ma anche che servono come esperienza per compiere azioni migliori. Domanda: Qual è l’origine de I Promessi Sposi, perché Manzoni finge di aver trovato il manoscritto di un anonimo che darà origine dei Promessi Sposi? Nell’introduzione del romanzo, Manzoni usa un ARTIFICIO, cioè finge di aver trovato un manoscritto di uno scrittore anonimo del Seicento che racconta una bella storia ricca di fatti tragici e orribili, ma anche di buone azioni ma siccome il manoscritto è scritto in un linguaggio antiquato e incomprensibile, lo vuole riscrivere in un linguaggio comprensibile a tutti. Perché usa l’ARTIFICIO? L’artificio letterario del manoscritto ritrovato, serve al Manzoni per mantenere le distanze dalla storia che racconta, quindi per fare in modo che lui non possa essere criticato per quello che racconta in riferimento all’oppressione spagnola, visto che lui lo sta solo riscrivendo ma a raccontare le vicende di soprusi e di corruzione accadute durante la dominazione spagnola del ‘600, è l’anonimo scrittore. Vicende che sono simili al periodo storico dell’ ‘800 che stava vivendo Manzoni durante la dominazione AUSTRIACA Domanda: Qual è il narratore di primo grado, di secondo grado e di terzo grado? Manzoni è il narratore di Primo Grado Onnisciente ( cioè che conosce tutto dei personaggi, anche i pensieri), non partecipa alla vicenda, ma la racconta in Terza Persona, Il narratore di Secondo Grado, è l’anonimo che avrebbe scritto il manoscritto del 600 che racconta la storia in prima persona. Il narratore di Terzo Grado, è Renzo il protagonista. Domanda: la VEROSIMIGLIANZA nei PROMESSI SPOSI - Cosa è la verisimiglianza? I Promessi Sposi è un romanzo "misto di storia e di invenzione": il periodo storico è reale e i personaggi sono verosimili in parte reali e in parte inventati. Per Manzoni, il vero storico è quello che ci dà la conoscenza dei fatti, la loro concatenazione e la loro successione cronologica. dove la storia è il vero, mentre l’invenzione è il verosimile, ossia ciò che potrebbe essere accaduto, in termini di azioni, pensieri e dialoghi. Renzo e Lucia, per esempio, non sono personaggi storici, ma verosimili. Cos’è l’utile, il vero e l’interessante? * Il vero: l’artista deve trarre ispirazione dalla realtà e non dalla mitologia. I personaggi e i luoghi del romanzo sono storici, cioè realmente esistiti, come il cardinale Federigo Borromeo,vescovo di Milano; o verosimili, cioè immaginati, ma vicini alla realtà, come Renzo e Lucia. * L’utile: la letteratura deve essere utile, perché deve educare moralmente e civilmente le persone. Questo concetto dell’utilità dell’arte, ricavato dall’Illuminismo, fu molto avvertito in Italia dove i romantici ebbero forti ideali patriottici e sentirono la necessità di diffonderli fra il popolo. * L’interessante: per attrarre l’attenzione del lettore, la letteratura deve contenere argomenti presi dalla vita comune di tutti i giorni, in modo da coinvolgere il maggior numero di lettori, e non solo le persone colte. È questa la più autentica ispirazione romantica, alla quale guarderanno innumerevoli scrittori di romanzi lungo tutto l’Ottocento. Che insegnamento morale vuol dare Manzoni alla fine de Promssi Sposi?(Il Sugo della Storia) Il sugo della storia, alla fine del romanzo, mette in evidenza tutti gli insegnamenti che Renzo ha appreso, e che tutti i mali sono purtroppo legati alla vita umana. L’unica soluzione per uscire dai guai è quella di avere fiducia in Dio e nella sua volontà, perché la provvidenza divina è sempre presente . Quindi la morale è che purtroppo i guai, che tu li cerchi o meno, arrivano, ma avere fiducia in Dio e comportarsi di conseguenza, fa in modo non solo che i guai si risolvano ma anche che servono come esperienza per compiere azioni migliori. Domanda: spiega il ruolo della PESTE all’interno dei Promessi Sposi La peste ne I Promessi Sposi è una metafora morale per rappresentare i mali e le colpe di ognuno all’interno della vicenda, e serve per punire i colpevoli. Infatti Don Rodrigo muore di peste. Domanda: spiega il concetto di Provvidenza all’interno dei Promessi Sposi La provvidenza ne I Promessi Sposi è presente in vari punti del romanzo, proprio perché per Manzoni la religione e la volontà di Dio sono una via di salvezza dalle ingiustizie nel mondo, credeva nei valori morali della fratellanza e dell’uguaglianza spirituale. In tutte le opere di Manzoni è presente una profonda religiosità perché vede dovunque la presenza della Provvidenza divina e considera la vita come una missione perché ognuno di noi dovrebbe pensare a fare del bene. La sua fede si dimostra con l’amore verso gli umili,i deboli,gli infelici, ed in questo si ritrova la sua appartenenza alla corrente Romantici: il dolore serve all’uomo per imparare e diventare migliore. Per esempio è sempre la Provvidenza di Dio che protegge Renzo e Lucia dalla peste: tutti e due si ammalano ma guariscono, oppure è la Provvidenza di Dio che fa pentire l’Innominato di aver rapito Lucia e anche di aver condotto una vita da prepotente e da brigante malfattore. Domanda: Quale linguaggio usa Manzoni ne I Promessi Sposi? Manzoni sceglie il Fiorentino parlato dalle classi colte, perché era considerato al vera lingua italiana per eccellenza, quella che era sempre stata centro della sua cultura e degli scambi culturali e intellettuali italiani. Domanda: Che tipo di personaggi troviamo all’interno de I Promessi Sposi? (a tutto tondo, stereotipati, veramente esistiti o vero simili? - i personaggi sono a tutto tondo: cioè si evolvono durante la storia, e sono dotati di proprie caratteristiche, per esempio l’Innominato che era un nobile cattivo si trasforma e si impietosisce davanti al male che ha fatto a Lucia. La monaca di Monza che prima cerca di proteggere Lucia nascondendola all’interno del suo convento, invece poi aiuta l’Innominato a rapirla; - alcuni personaggi sono veramente esistiti: come la Monaca di Monza, il vescovo di Milano Federico Borromeo e l’Innominato, altri personaggi sono vero simili: come Renzo e Lucia, che sono personaggi che sarebbero potuti esistere veramente nella realtà del ‘600. 5 MAGGIO (ODE) Domanda: spiega la trama e la genesi del 5 Maggio Il 5 maggio è un’ode composta da 18 strofe di 6 settenari ciascuna. È scritta di getto (in soli tre giorni), da Alessandro Manzoni nel 1821, nel momento stesso in cui viene a conoscenza della morte del generale francese Napoleone Bonaparte, morto appunto il 5 Maggio del 1821 nell'isola di Sant'Elena dove era in esilio. Nella poesia, Manzoni ricorda le grandi battaglie vinte da Napoleone con l'esercito francese, ma soprattutto mette in risalto gli aspetti principali del suo carattere e della sua personalità. Con l’ode Il 5 maggio Manzoni non intende glorificare Napoleone, né giudicare le sue imprese ma ricorda brevemente la sua vita con le tante vittorie e la sconfitta e dice che la vita di Napoleone è stata voluta dalla grandezza di Dio, da cui dipendono tutte le vicende umane. Infatti nel 5 Maggio, Manzoni loda soprattutto la grandezza e la misericordia di DIO che, con la sua PROVVIDENZA, durante l’ultimo periodo della sua vita, quando era in esilio ormai dimenticato da tutti, ha aiutato Napoleone a pregare e credere nella religione cattolica. Per questo motivo la fede deve essere una guida e una consolazione nella sofferenza, come deve essere stata per Napoleone durante l’esilio, quando a salvarlo dalla disperazione era arrivata la mano di Dio, che tramite la fede gli diede speranza (infatti Napoleone si era convertito al Cattolicesimo verso la fine della sua vita): anche il più grande degli uomini deve sottomettersi e affidarsi a Dio. In tutta la poesia, Manzoni non non ha bisogno di nominare apertamente Napoleone perché dal titolo 5 Maggio si capisce bene che si sta parlando di lui . Parafrasi: VV 1-12 = Similitudine: vv. 1-5 (Siccome immobile… così percossa) Metafora: v. 4 (orba di tanto spiro) Enjambement: vv. 6-7 (ultima/ora) / vv. 9-10 (simile/orma) [vv. 1-6] Egli (Napoleone) non c’è più, è morto. Come il suo corpo senza vita, dopo l’ultimo respiro, rimase immobile, essendo rimasto privo di una così grande anima, allo stesso modo i popoli della terra restano scossi e increduli alla notizia della sua morte, [vv. 7-12] in un silenzio profondo di raccoglimento riflettendo sugli ultimi istanti di vita dell’uomo che ha segnato il destino; e nemmeno riesce a indovinare quando una simile impronta di un piede d’uomo verrà a calpestare la sua polvere insanguinata.
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