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Il Romanticismo Italiano & Alessandro Manzoni, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Il documento tratta il Romanticismo come movimento culturale e letterario in Italia in riferimento alle opere e allo stile di Alessandro Manzoni, soffermandosi in particolare sulle opere principale del Manzoni stesso.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 14/11/2023

teogia
teogia 🇮🇹

39 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Romanticismo Italiano & Alessandro Manzoni e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Romanticismo italiano Il Romanticismo è un movimento culturale e spirituale che nasce ufficialmente nel 1798 in Germania con la pubblicazione della rivista Athenaeum. Fondatori della rivista e promotori del movimento furono letterati e filosofi appartenenti al Circolo di Jena. L’idea portante del movimento era che il poeta/ l’artista per raggiungere il culmine del proprio potenziale dovevano cercare in se stesso la fonte della propria ispirazione, questa ideologia si diffuse in tutta Europa grazie a riviste e giornali come Das Athenaeum, Lyrical Ballads e la Lettera semiseria di Grisostomo al suo figliolo. Romantico è colui che dimostra con gesti i propri sentimenti. Rivoluzione francese segna l’inizio dell’età moderna tra ‘700 e ‘800. Nel romanticismo l’arte non deve rasserenare lo spettatore ma sovrastarlo e coinvolgerlo, rendendolo partecipe nell’opera tramite il sublime. L’io si rende conto di essere sovrastato dalla natura ma nel frattempo si eleva poiché riconosce di essere l’unico essere in terra a poter riconoscere tale sentimento/sensazione. Romanticismo si contrappone al neoclassicismo, al centro si trova la fantasia (non c’è in Italia) e il sentimento. Manzoni e Leopardi, ad esempio, reputano fondamentale il rapporto con il “vero”. Nell’arte la razionalità e la perfetta delimitazione degli spazi vengono sostituiti dalla sfumato, dall’ infinito, il vago  indefinite = senso smarrimento La poesia lirica è il mezzo perfetto per esprimere il proprio io interiore (in Italia la prima poesia nasce in Sicilia), da questo momento non esistono più poemi epici-didascalici. Il romanzo diventa l’opera perfetta per rappresentare il movimento romantico perché molto libero, con poche regole. Libero di scrivere come vuoi, dove e quando ambientare storia, lingua, durata  assenza vincoli quasi totale = rifiuto regole Il Romanticismo nasce inizialmente come reazione all’Illuminismo, difatti i letterati avvertono i limiti della ragione illuminista, ritenuta insufficiente per comprendere a pieno e risolvere i problemi dell’esistenza. I romantici oppongono alla ragione il sentimento, l’intuizione, il genio e l’invenzione, prediligendo quindi l’irrazionalità. Il Romanticismo si sviluppa inizialmente sempre in Germania dal 1770 con la nascita del movimento Sturm und Drang, che anticiperà i temi e gli intenti del Romanticismo. Gli esponenti del movimento si ribellarono al dominio della ragione in nome del sentimento, della fantasia e dell’assoluta libertà dell’arte, priva di alcun limite. Anche in Inghilterra durante gli anni ’50 del ‘700 si avvertiva una nuova sensibilità, chiamata appunto preromantica. Si tratta di una poesia che già mostra simboli e tematiche che diventeranno poi base del vero Romanticismo come:  il tema della morte, delle tombe e dell’oscurità della notte  il tema dell’incessante scorrere del tempo  il tema dell’eroismo e di amori impossibili  la rappresentazione di paesaggi desolati, cupi  il gusto dell’ignoto e del fantastico In Italia, invece, il Romanticismo penetrò tardi e nel nord e presenta caratteristiche molto varie in base alla locazione dell’artista. In tutta Europa la poesia romantica viene intesa come rivelazione del mistero che si sprigiona dalla natura e come desiderio prepotente di felicità senza limiti, un desiderio infinito ed eterno che si scontra contro i limiti della ragione e della natura umana e quindi della storia e della società. La differenza principale fra Illuministi e Romantici è la diversa concezione di conoscenza: gli illuministi pensavano che la conoscenza passasse attraverso l’esperienza delle cose che permette alla ragione il formarsi delle idee, per i romantici invece la conoscenza dipendeva solamente dall’intuizione che passa attraverso l’arte. I due movimenti culturali presentavano diverse linee di pensiero molto differenti anche sul piano del rapporto con la natura. Secondo gli illuministi la natura era oggetto di studio scientifico e appariva un meccanismo retto da leggi immutabili, estraneo alla vita e alla sofferenza dell’uomo. Il mondo era governato da un ciclo di produzione/ distruzione. I romantici invece interpretavano la natura in due visioni differenti: la visione idillica e la visione tragica. Nella prima nella natura palpita una vita misteriosa, partecipe alla vita umana e fonte di consolazione, mentre nella seconda la natura è percepita come indifferente o addirittura avversa generale pessimismo La sensibilità romantica infatti viene interpretata come struggimento, desiderio inappagato ed inappagabile dovuta alla continua insoddisfazione per il franare di ogni illusione.  lotta reale-ideale Questa insoddisfazione può sfociare in due diverse conseguenze: il titanismo e il vittimismo La poetica si divide in poetica dell’Io e poetica del Reale: POETICA DELL’IO POETICA DEL REALE Il poeta, deluso dagli eventi storici, si ripiega su se stesso, celebrando e cantando l’infelicità umana. Vittimismo/ Titanismo = Giacomo Leopardi Il poeta va alla ricerca del “vero” e delle complesse dinamiche che muovono i popoli, le società e gli uomini. Impregno sociale = Manzoni, Stendhal Un’altra caratteristica portante del movimento romantico è la fuga nel tempo e nello spazio. Fuga nel tempo: porta l’uomo romantico a vagheggiare il passato, specialmente il medioevo epoca in cui nacquero le nazioni Fuga nello spazio: porta l’uomo romantico a sognare paesi lontani dove immagina umanità felice, incontaminata dalla civiltà. Ansia di evasione dal presente deludente Romanticismo contro realismo  conseguenza nasce arte popolare, genio, argome. sconvenienti “il brutto” ROMANTICISMO ILLUMINISMO In filosofia: idealismo (realtà esterna è vista come creazione dell’IO- soggettivismo) In filosofia: sensismo e materialismo (ogni forma conoscenza deriva dall’esperienza, non esistono idee innate- tutto è materia) Rifiuto ragione Fiducia totale nella ragione Ritorno alla religione Deismo o ateismo Nasce concetto moderno nazione Cosmopolitismo Recupero tradizioni popolari Storia intesa come realizzazione progresso Creatività, spontaneità, genio Ideali neoclassici di grazia e armonia Rifiuto regole classicistiche, mitologia, modelli classici, strutture linguistiche arcaiche, lett. pop. Totale ripresa e condivisione di valori e canoni classici Ribellione contro i limiti esterni (naturali, sociali e storici) Il 5 maggio (1821) Ode scritta in pochi giorni  morte Napoleone sull’isola di Sant’Elena a largo del Atlantico, seconda volta in esilio dopo isola d’Elba. Poesia in settenari  abcbde  lirica corale Ei fu. Siccome immobile, Dato il mortal sospiro, Stette la spoglia immemore Orba di tanto spiro, Così percossa, attonita La terra al nunzio sta, Muta pensando all’ultima Ora dell’uom fatale; Nè sa quando una simile Orma di piè mortale La sua cruenta polvere A calpestar verrà. Lui folgorante in solio Vide il mio genio e tacque; Quando, con vece assidua, Cadde, risorse e giacque, Di mille voci al sonito Mista la sua non ha: Vergin di servo encomio E di codardo oltraggio, Sorge or commosso al subito Sparir di tanto raggio: E scioglie all’urna un cantico Che forse non morrà. Dall’Alpi alle Piramidi, Ei fu= non scrive Napoleone, tutti sapevano di chi si stessa parlando A seguito della sua morte, il mondo intero rimane “attonito”, in balia della notizia “nunzio”. La terra “muta” (incredulità) che pensa all’ultima ora dell’uomo del destino. Talmente incredula che non riesce ad immaginarsi che dopo di lui nascerà un uomo che potrà lasciare “un’orma” tanto importante. Tale da poter calpestare il suo ricordo “insanguinato”. La mia poesia (io) l’ha visto brillare ma non mi sono prestato a scrivere di lui. Ho aspettato all’ultimo per scrivere di lui. Non mescolai la mia voce a seguito delle sue vicende rispetto alle altre “mille voci”. La sua poesia è intatta da una lode servile e nemmeno in modo vile nel momento in cui è “caduto”. Soltanto ora la mia voce si eleva, commossa, alla morte del raggio di luce (importanza). Forse la mia poesia rimarrà nel tempo. Campagna d’Italia, Campagna d’Egitto. Dalla Spagna alla Germania.Uomo energico, gestione, decisioni veloci, istintive, uomo poco riflessivo ma di carattere. Dal Manzanarre al Reno, Di quel securo il fulmine Tenea dietro al baleno; Scoppiò da Scilla al Tanai, Dall’uno all’altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri L’ardua sentenza: nui Chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui Del creator suo spirito Più vasta orma stampar. La procellosa e trepida Gioia d’un gran disegno, L’ansia d’un cor che indocile Serve, pensando al regno; E il giunge, e tiene un premio Ch’era follia sperar; Tutto ei provò: la gloria Maggior dopo il periglio, La fuga e la vittoria, La reggia e il tristo esiglio: Due volte nella polvere, Due volte sull’altar. Ei si nomò: due secoli, L’un contro l’altro armato, Sommessi a lui si volsero, Come aspettando il fato; Ei fe’ silenzio, ed arbitro S’assise in mezzo a lor. Noi pieghiamo la testa al massimo creatore, ciò che Napoleone ha fatto è stato concesso da lui. Torna alla gioventù di Napoleone, Corsica Ajaccio. Gavetta ma estremamente ambizioso. Provò tutto in vita. La gloria dopo il pericolo, la fuga, l’altare e la polvere. Egli mostrò il proprio potere dandosi il nome in modo autonomo. ‘700 e ‘800 uomo del destino. Si siede in mezzo ai due secoli e chiede silenzio. E immediatamente sparisce, totale inattività. Davanti ad un personaggio così si prova Odio od Amore. E sparve, e i dì nell’ozio Chiuse in sì breve sponda, Segno d’immensa invidia E di pietà profonda, D’inestinguibil odio E d’indomato amor. Come sul capo al naufrago L’onda s’avvolve e pesa, L’onda su cui del misero, Alta pur dianzi e tesa, Scorrea la vista a scernere Prode remote invan; Tal su quell’alma il cumulo Delle memorie scese! Oh quante volte ai posteri Narrar se stesso imprese, E sull’eterne pagine Cadde la stanca man! Oh quante volte, al tacito Morir d’un giorno inerte, Chinati i rai fulminei, Le braccia al sen conserte, Stette, e dei dì che furono L’assalse il sovvenir! E ripensò le mobili Tende, e i percossi valli, E il lampo de’ manipoli, E l’onda dei cavalli, E il concitato imperio, E il celere ubbidir . Quanto volte al tramonto di giornate in cui non ha fatto nulla, più abbassati gli occhi. Verbi di staticità  ricordo delle sue imprese lo uccide. Polisindeto scandisce la pesantezza che Napoleone sente su di sé. Autorità totale. Come nella notte dell’Innominato, ricorda tutto lo strazio della sua vita. Assenza di totale speranza ma venne una man dal cielo, Dio dimostrò pietà facendolo morire non nella disperazione. Provò a scrivere le proprie memorie ma il peso del suo passato fu troppo grande. anche qui poesia della storia (episodio caccia e ritorno dal campo battaglia), ma è soprattutto poesia drammatica e psicologica che rappresenta vere doti del narratore. Le tragedie Come nella lirica, posizione di rottura rispetto tradizione del genere. Novità si manifesta in due direzioni: scelta della tragedia storica e rifiuto delle unità aristoteliche. Tragedia classicheggiante anche se metteva scena personaggi/eventi storici isolava l’azione in un mondo assoluto, sottratto a ogni legame con un tempo e uno spazio concreti, osservava rigorosamente unità tempo e luogo dell’azione, fatti si svolgevano nell’arco di una giornata, non vi erano mutamenti scena, non si intrecciavano fra loro azioni diverse. Manzoni invece vuole collocare i conflitti dei suoi personaggi in un determinato contesto storico ricostruito con fedeltà.  Lettera al Signor Chauvet sull’unità di tempo e di luogo nella tragedia. Nel culto del “vero”, non c’è bisogno di inventare nulla perché nella storia è presente il più ricco ed affascinante repertorio di soggetti drammatici. Ciò che lo distingue dallo storico è che egli completa i fatti tramandati investigando con l’invenzione poetica i pensieri e i sentimenti di chi è stato protagonista di quegli avvenimenti. Proprio per questo culto del “vero” Manzoni esclude l’osservanza delle unità classiche; lo sviluppo di un’azione in stretti limiti di tempo e luogo costringe il poeta ad esagerare le passione per affrettare l’intera vicenda, da qui nasce il falso della tragedia classicistica, ciò che Manzoni chiama romanzesco: quella forzatura artificiosa dei caratteri e delle passioni che non corrisponde alla maniera d’agire degli uomini nella realtà. Solo con la libertà da regole letterarie è possibile riprodurre il vero e quindi di ricostruire caratteri autentici, individuali, nella gamma infinita delle loro sfumature. Il Conte di Carmagnola Scritta tra 1816-20 si incentra sulla figura di un capitano di ventura del ‘400 Francesco Bussone: al servizio del duca di Milano ottiene molte vittorie e giunge a sposarne la figlia, passa poi al servizio di Venezia, assicurandole una clamorosa vittoria su Milano nella battaglia d Maclodio. Ma sospettato di tradimento dai Veneziani per la sua clemenza verso prigionieri viene attirato a Venezia per essere poi incarcerato e condannato a morte. Manzoni era convinto dell’innocenza del Conte, tesi oggi confutata. La tragedia si regge sul conflitto tra l’uomo d’animo elevato, generoso e puro e la ragion di Stato e i bassi intrighi. Affronta dunque la storia umana come trionfo del male a cui si contrappongono esseri incontaminati, destinati alla sconfitta. L’Adelchi Lo stesso conflitto è al centro della seconda tragedia composta nel 1822. La tragedia mette in scena il crollo del regno lombardo in Italia nell’VIII secolo, sotto l’urto dei Franchi di Carlo Magno. Le ricerche di Manzoni portarono anche alla formazione di un vero e proprio saggio storico: Discorso sopra alcuni punti della storia longobardica in Italia in cui Manzoni subì l’influenza degli storici liberali francesi. Ermengarda, figlia di Desiderio, re dei Longobardi, è stata ripudiata dal marito Carlo Magno e torna dal padre, che vuole vendicarsi facendo incoronare, da papa Adriano, re dei Franchi i figli di Carlo Magno rifugiatisi presso di lui. Da Desiderio giunge un messo di Carlo Magno che gli intima di restituire terre sottratte al papa, rifiuta e scoppia guerra. I duchi longobardi tradiscono e così, nonostante Adelchi cerchi di opporsi ai Franchi, i longobardi non riescono a fermare l’avanzata di Carlo Magno. Ermengarda nel frattempo si è ritirata nel convento di Brescia e alla notizia del nuovo matrimonio del sovrano muore. Un soldato traditore fa entrare Franchi a Pavia, capitale regno, mentre a Verona Adelchi resiste. Desiderio è preso prigioniero, Verona è caduta ed Adelchi è ferito e morente. Chiede al vincitore di essere pietoso verso padre e muore cristianamente. La tragedia si incentra su 4 personaggi:  Desiderio= animato da volontà di vendicarsi e di riparare il torto fatto al suo onore, nel frattempo avido di conquiste e potere  Adelchi= suo figlio, sogna la gloria in nobili imprese in un mondo dominato da forza ed ingiustizia  Ermengarda= vorrebbe distaccarsi da passioni mondo ma muore per marito  Carlo= ripudiato Ermengarda e che riesce a tacitare ogni rimorso in nome della ragion di Stato presentandosi come difensore del papa aggredito dai Longobardi Evidente contrapposizione fra personaggi politici e personaggi ideali, che, nella loro purezza e lealtà, sono inadatti a vivere nel mondo e sono destinati alla sconfitta, a trovare in un’altra vita soluzione dei loro tormenti. I cori Non vuole avere ruolo della tragedia greca: personificazione dei pensieri e dei sentimenti che l’azione doveva ispirare, sorta di spettatore ideale che filtrava e idealizzava liricamente le passioni provate dal pubblico reale. Manzoni cercò di entrare anche nel mondo teatrale, non considerando però le tre unità aristoteliche. Inserisce nelle tragedie un coro, come nell’Antigone latino, che rappresenta la “vox populi”. Scrisse due tragedie storiche: Il conte di Carmagnola e l’Adelchi. Il coro è il “cantuccio” (angolo), momenti in cui Manzoni esprime considerazione sulla vicenda. Crea questi momenti in modo da poter far prendere posizione allo spettatore, momento di riflessione interna. Momenti estemporanei slegati dalla vicenda  funzione morale In tal modo il poeta era sottratto dalla tentazione di introdursi nell’azione e di prestare ai personaggi i propri sentimenti. Viceversa nelle tragedie greche possiede una funzione narrativa, il coro non era un momento di pausa narrativa, era la voce del popolo che diceva qualcosa riguardante la storia che non si poteva mettere in scena, era parte integrante. Il coro era una parte lirica impegnativa. Manzoni si ispira continuamente al mondo storico (Odi Civili). Versi sdruccioli e piano, ultimo tronco. Morte Ermengarda Donna innamorata e fortemente appassionata del marito Carlo Magno  atto IV scena I coro Presenza accusativi alla greca “sparsA trecce morbide”  si riferisce al soggetto Donna rappresentata con occhi azzurri e trecce lunghe Dalla terza strofa Manzoni si inserisce nella storia. La triste pia non può mutare il suo destino, lei chiedeva sempre a Dio di dimenticare di ciò che le è stato negato, e di morire “santa del suo patir” purificata dalla sua sofferenza. Come se il suo patir fosse una sorta espiazione  amore passionale per marito, altra colpa far parte dei Longobardi. Faceva parte degli oppressori ma quando morirà condividerà la fine degli oppressi. Non riesce a dormire la notte nei chiostri del monastero, fra le preghiere delle suore, anche davanti all’altare pensava sempre ai giorni della sua vita insieme a Carlo. Ricordi involontari, continua ricerca di luoghi dove riesce a non pensarci. Donna longobarda di stirpe germanica, descrizione verosimile, vede i cacciatori nell’inseguimento della preda e vede il sovrano dai capelli fluenti chino sulle redini sciolte e dietro a lui la furia dei cavalli. (quando racconta esprime tutta dinamicità della vita dei personaggi, nello stesso modo in cui la vita di Napoleone era molto frenetica ugualmente la vita di Ermengarda, un tempo vivace e dinamica, ora fissa ed immobile). Veltro è cane da caccia (Dante profezia= Arrigo VII che scende in Italia). Descrizione in movimento da lontano verso vicino, vede cinghiale come preda uscire dalle tane Terme Aquisgrana era posto in cui Carlo rilassava proprie membra Adelchi ed Ermengarda volevano opporsi contro la logica della vendetta/taglione. Il coro rievoca il tempo passato, le immagini dei giorni felici che di notte tornano alla mente di Ermengarda anche senza che lei lo voglia (irrevocati dì), impedendole di dormire e di trovare pace: il suo arrivo in Francia (Franco lido) piena di gioia (ebra) per le future nozze e inconsapevole del destino che l'attende; la vita felice di sposa amata e innamorata che segue con trepidazione (pallida/d'amabile terror) il marito intento alla caccia o lo osserva rapita mentre si bagna nelle acque termali (tepidi/lavacri) di Aquisgrana: Ermengarda è combattuta fra il desiderio di dimenticare il passato e l'amore che la spinge a ricordare i momenti di felicità ormai perduti (sempre un obblio di chiedere/ che le saria negato vv. 20-21). Per descrivere questo dramma interiore il coro utilizza immagini mutuate dalla natura, concrete, accessibili ed efficaci. Le parole caritatevoli delle suore, simili alla rugiada che ridà vita a un ciuffo d'erba (cespite) inaridito dal sole, scendono benefiche su Ermengarda, indirizzando il suo cuore (il cor diverte) verso l'amore per Dio (un altro amore). Ma, come il sole torna a infiammare il cielo (l'erta infocata ascende), così, dopo un attimo di dimenticanza (tenue/obblio), l'amore per Carlo torna ad assalire Ermengarda e riporta nel suo animo il dolore di sempre (noto duol): Il coro invita Ermengarda a staccarsi delle passioni terrene (terrestri ardori) e ad accettare serenamente il suo destino di vittima innocente, inviata dalla provvidenza a riscattare il dolore che la malvagia stirpe (rea progenie) dei Longobardi ha causato ad altre donne innocenti come lei (altre infelici). La sventura di Ermengarda, quindi, non è priva di senso e di significato, ma è frutto di un disegno divino, provvidenziale, espresso nell'ossimoro provvida/sventura. In questa accettazione sostenuta dalla fede, Ermengarda trova finalmente pace e la serenità compare di nuovo sul suo viso, simile al sole che, dopo un giorno di tempesta, si affaccia fra le nuvole (dalle squarciate nuvole/si volge) e porta la speranza di un giorno più sereno al contadino fiducioso nella misericordia divina (pio): La morte di Adelchi Logica di antitesi= logica di odio assoluto fra Carlo e Desiderio, logica della vendetta, legge del taglione Adelchi è ferito, sa che sta per morire ed incomincia a parlare a Desiderio. Sii felice ora che hai perso il regno, ti renderai conto che l’unica vera felicità che hai provato in Terra è stata prima di essere re. Il “diritto” è una feroce forza  rapporto fra Longobardi e Romani E ora che Carlo mi ha ucciso, rendendo il trono più sicuro, a cui tutto sorride, anche lui è un uomo che morirà. Anche per lui il suo destino è legato alla morte. Carlo= superbo nemico mio  sono stato tuo nemico, quando si muore non si è più nemici, d’ora in poi le parole saranno amichevoli, avendo abbandonato ogni ricordo precedente. Adelchi non chiede a Carlo la libertà del padre, perché si rende conto che sarebbe stato troppo, l’unica cosa che chiede è che non sia crudele verso padre  Priamo-Achille, idea situazione supplici Che padre possa non vedere i duchi che lo hanno tradito  giuramento di Carlo Nelle parole di Adelchi si intravede il pessimismo storico di Manzoni.
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