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Il romanzo in Inghilterra e Daniel Defoe, Sbobinature di Letteratura Inglese

Nascita del romanzo in Inghilterra, Daniel Defoe e contesto storico, inizio analisi Robinson Crusoe

Tipologia: Sbobinature

2018/2019

Caricato il 22/10/2019

noname_99
noname_99 🇮🇹

4.6

(24)

72 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il romanzo in Inghilterra e Daniel Defoe e più Sbobinature in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Il romanzo in Inghilterra e Daniel Defoe Il romanzo è un genere letterario che non è sempre esistito, ha cominciato ad esistere all’inizio del ‘700 in Inghilterra (il cosiddetto “romanzo moderno”, come lo conosciamo noi oggi). Però c’è un piccolo precedente che è importante perché è presente nei testi che andiamo a leggere. Ricordiamo come autore più famoso della letteratura spagnola Cervantes, che scrisse il “Don Chisciotte”, una parodia del romanzo cavalleresco. Nasce, infatti, con l’intento di prendere in giro un tipo\un genere, che ha un grandissimo successo in Europa tra il ‘400 e il ‘600 (metà ‘600 circa), che è il “romanzo cavalleresco”. Il romanzo cavalleresco è letto in tutto Europa, è un grande successo che tutti leggono, in particolare l’aristocrazia, ma più che letto lo ascoltano perché viene raccontato davanti a tutti come intrattenimento. Il romanzo di Don Chisciotte nasce proprio sull’onda di questo grandissimo successo su cui, però, Cervantes ha qualcosa da dire. Il romanzo cavalleresco ha come protagonista solitamente i cavalieri e il personaggio che viene citato da Don Chisciotte stesso è Amadist Bol (?), che è il personaggio principale, è il cavaliere che ha una serie di avventure. Cosa fa il cavaliere nel romanzo cavalleresco? Deve superare vari ostacoli per provare il suo onore i cavaliere, che si prova sulla difesa dei più deboli, delle damigelle perseguitate da qualche prepotente. Tutto questo è ambientato in un ambiente fantastico, non realistico, nei boschi ad esempio e questo cavaliere solitario va in giro e salva la damigella. Questo cavaliere rappresenta un po’ i valori dell’aristocrazia. L’aristocrazia si fonda sull’idea che loro sono superiori, hanno il permesso\la legittimità di sentirsi classe esigente perché sono in grado di protegger eil popolo indifeso. Diciamo che questo è la loro legittimità. Questo personaggio, dunque, è il rappresentate di questo ceto sociale. Cervantes nasce in Spagna in un momento in cui tutto questo sta un po’ declinando, diventa un po’ messo in questione. Che succede con Cervantes? Incomincia a scrivere questo romanzo a puntate, un romanzo molto lungo tra l’altro, il cui protagonista è Don Chisciotte, che ha una grandissima biblioteca, quindi il suo punto di riferimento sono il libri, non il mondo, e quelli che lo affascinano sono quelli di avventura in cui vi è questo cavaliere che se ne va in giro a salvare i deboli. Don Chisciotte è un romanzo molto complicato. Il suo protagonista è diventato così famoso che è uscito dal testo ed è diventato rappresentazione di che cosa ? Don Chisciotte è uno che ha perso il senso della realtà e vive nel mondo dei libri e quindi vuole diventare un personaggio nella realtà. Cervantes rappresenta una realtà vera, in un contesto realistico mette dentro, quindi, questo personaggio che invece ha letto moltissimi romanzi di avventura. Succede quindi che questo personaggio mette in grande discussione un tipo di romanzo (romanzo fatto per intrattenere aristocrazia), è come se dicesse “guardate i vostri valori (dell’aristocrazia) sono come i mulini a vento” ovvero non esistono. Cominciano quindi a scrivere per rappresentare la realtà e questo personaggio che è l’eroe del romanzo, quindi colui che legge si identifica con Don Chisciotte, ha più simpatie per Don Chisciotte. Quasi dispiace perché questo personaggio che vuole fare l’eroe viene continuamente disilluso. Accanto a lui c’è un altro personaggio che si chiama Sancho Panza, che rappresenta la realtà più terrena, diciamo che controbilancia. Voce che rappresenta la realtà. Questa contrapposizione che non si era mai avuta fino a quel momento, perché si dava per scontato tantissime cose, era invece un personaggio di grande importanza, un personaggio di fantasia che tutti davano per scontato, nessuno si poneva il problema se era vero o no. Invece con Don Chisciotte inizia il problema di porre in questione questo tipo di immaginazione\di immaginario e lo fa in maniera molto ambivalente. Cervantes sta dalla parte di Don Chisciotte dalla parte di questo signore, ma questo è il momento in cui questi mondi dell’immaginario, del totale romanzo. In inglese esistono due termini per dire romanzo: “novel” e “romance”. Romance: in inglese significa “romantico”, qualcosa che non esiste, che è fantasia e che è l’opposto di un realismo. Allora con Don Chisciotte c’è una sorta di contrasto tra realistico e romantico che pone delle questioni riguardo il problema del realismo, di rappresentare la realtà. Per la prima volta si rappresenta la realtà, a nessuno era mai venuto in mente di rappresentare la realtà. Perché doveva essere rappresentata la realtà? In nome di cosa? Per quale motivo? Ovviamente Don Chisciotte sta mettendo in questione esattamente tutti i valori immaginari che si era creato intorno a sé il ceto sociale dominante che era l’aristocrazia. Questo è l’inizio. Questo romanzo ha avuto un’influenza enorme, ancora oggi lo è. È un punto di riferimento importante. Viene scritto tra 1600 e 1610 circa, Cervantes ci mette 10 anni per scrivere questo lungo romanzo e diventa importante per la nascita del romanzo in Inghilterra (cosa incredibile perché Spagna e Inghilterra non avevano molto a che vedere apparentemente, e invece sì perché evidentemente Cervantes fa da testimone\rappresenta un mondo che sta crollando, ovvero quello dell’aristocrazia). In Inghilterra, invece, l’aristocrazia è già crollata relativamente. Il crollo dell’aristocrazia produce anche un tipo di romanzo che ha avuto una grande influenza anche in Inghilterra, ovvero il romanzo picaresco. (Tutti orfani che vanno in giro per il mondo, che sono perduti, ma se la cavano.) questa tipo di romanzo di avventura che poi diventa romanzo picaresco, non ha più il cavaliere come protagonista che va in giro per il mondo\in un mondo immaginario, ma diventa protagonista un piccolo ragazzo che va in giro per il mondo reale e cerca di cavarsela e districarsela anche con una serie di trucchi\ usa l’ingegno per riuscire a sopravvivere in questo mondo ostile (ostile come può essere un bosco incantato). C’è una struttura simile. Questo tipo di romanzo picaresco è molto importante, perché assieme al romanzo cavalleresco rappresenta dei modelli per la nascita del romanzo in Inghilterra. Questi nuovi romanzieri, tra cui Daniel Defoe (ha un altro tipo di struttura il suo romanzo) e Henry Fielding. Daniel Defoe Daniel Defoe scrive delle cose assolutamente nuove (infatti si chiamano “Novel”), talmente nuove che per “venderle” a questo nuovo pubblico, deve giustificarle perché non c’è un precedente a cui fare riferimento. Che cos’è il romanzo? Il filosofo tedesco Hegel dice che il romanzo è “l’epica della borghesia” cioè rappresenta i valori della borghesia, ovvero questo nuovo ceto che emerge a fine ‘600 in Inghilterra, ma anche in Francia e in tutta Europa. Questo nuovo ceto ha dei valori diversi da quelli dell’aristocrazia, che ha sempre considerato come “bassi”, invece questa nuova borghesia ha bisogno di autorappresentarsi come nuova\capace con questi valori (ricchezza, lavoro, guadagnarsi da vivere, tutte cose che l’aristocrazia aveva sempre considerato trascurabili. Valori aristocrazia sono: onore, amore, guerra). Questo nuovo ceto borghese sono mercanti, che l’aristocrazia aveva sempre disprezzato in un certo senso, invece loro hanno bisogno di essere glorificati, una loro autorappresentazione anche politica, come quella che stavano avendo in Parlamento, in cui avevano una propria voce. Chi riesce più che a demolire, a ricostruire invece un nuovo genere letterario che esalta questo nuovo ceto (ovviamente l’ascesa di questo ceto è stato un processo molto lungo)? L’Inghilterra. Lo si fa in Inghilterra per molti motivi, uno di questi riguarda la riforma religiosa (prete discuteva la messa con i fedeli, che erano mercantile che ha bisogno di muoversi, di rischiare anche la propria vita per raggiungere il suo scopo. Il padre tenta in tutti i modi di convincerlo a rimanere a casa per ereditare quel che hanno essendo benestanti. Il padre dice: “Perché devi andare?” Robinson:” non posso farne a meno, voglio andare nel mondo”. È quindi un suo desiderio fortissimo, caratteristica principale dei personaggi di Defoe, che è quello di andare via e cercare la sua fortuna altrove. All’inizio i personaggi dei romanzi sono personaggi borghesi, che hanno poca psicologia, non hanno problemi o conflitti. Ad esempio in Othello, o in molte altre tragedie, vediamo molti conflitti, perché la tragedia è un genere alto. il romanzo non è tragico, non c’è tragedia. All’inizio, infatti, ci sono personaggi che non hanno un grande psicologia, sembra che tutto ciò che gli succeda non lasci traccia nella loro psicologia. Moll Flenders è la storia di una ragazzina, che nasce in una prigione di Londra, orfana viene messa in affido, ma sembra che non soffra mai di questa condizione e che il suo scopo è quello di diventare ricca, diventare una signora come lei stessa afferma. Persegue con una costanza questo suo desiderio, in mondo che, però, non l’accoglie, incontra, poi, molte persone con cui si sposa ed ha anche tanti figli. Si sposa soprattutto per fare dei soldi, va addirittura in Brasile pure di perseguire il suo scopo che è quello, appunto, di arricchirsi e di avere una vita agiata, essendo nata in una condizione molto disagiata. Raggiunge il suo scopo attraverso una serie di espedienti (ruba, si prostituisce) e sembra che niente la possa turbare. Questi personaggi, ovviamente tutti inventati da Defoe, perseguono i loro scopi senza avere nessun problema interiore, nessuna evoluzione interna, perché hanno un solo obiettivo e lo perseguono. Seguono, quindi, queste avventure una dietro l’altra. Robinson vuole, quindi, andare per mare e la prima cosa che gli capita è il mal di mare ( lui, infatti, non ha mai visto il mare, provenendo da York, una cittadina che non sa neanche cosa sia il mare), non riesce quindi a reggere il dondolio della nave. È un personaggio ridicolo da questo punto di vista. Ogni volta che sente che sta per morire (perché gli capitano molte disgrazie), si pente della sua scelta e dice “forse avrei dovuto fare quello che diceva mio padre” , poi, finito il pericolo, ritorna al suo viaggio. Ha quindi una psicologia molto elementare e persegue il suo obiettivo, continua ad andare per mare e ha una serie di avventure incredibili (ad esempio, ad un certo punto, viene preso come schiavo in Marocco, dopo un naufragio e fa amicizia con alcuni piccoli personaggi, che ricordano i picari sperduti nel mondo.) Naufraga più volte e ogni volta “risorge”. Finisce anche lui in Brasile, dove pianta una piantagione e dopo ciò, ritorna in mare e ha un ultimo naufragio. Il suo cammino è caratterizzato da molti alti e bassi ( va per mare- rischia e naufraga in paesi diversi- riparte e così via), che ricordano le azioni in borsa, che nasce esattamente a Londra in quel periodo, nel 1600. È come se le sue avventure rappresentassero i finanziamenti delle imprese. (Questo suo percorso potrebbe ricordare anche i battiti cardiaci riportati su un elettrocardiogramma). C’è un movimento che va a rappresentare le avventure una dietro l’altra, che si susseguono. Il romanzo è stato molto studiato, infatti, dagli economisti dell’800, in particolare da Karl Marx (grande filoso e economista), che dedica una parte importante del suo capitale allo studio di questo romanzo. Rappresenta quello che viene chiamato “homo economicus”, termine con cui si identifica chi va nel mondo e rischia. Questo è un carattere molto specifico della borghesia più audace\intraprendente, personaggi un po’ borderline. Dopo essere partito dal Brasile ed aver piantato lì una piantagione, si arricchisce perché questa gli ha fruttato del denaro (in ciò è presente una metafora ovvero come il denaro fa denaro da solo senza neanche il lavoro, in sua assenza si produce denaro.) Lui nel frattempo ha un ultimo naufragio che lo porta su un’isola. Il naufragio è una parola che significa tante cose: sia qualcosa di concreto\un naufragio fisico, sia un qualcosa di spirituale ed effimero (il naufragio di un progetto, di un ideale…). Sempre stato usato questo termine, da Lucrezio in poi. L’idea di naufragio è sempre stata presente nella nostra storia. Defoe descrive con minuzia tutti i particolari di questo ultimo naufragio e di questo approdo di Robinson su quest’ultima isola deserta, che non ha nome, e in cui deve sopravvivere e deve cavarsela da solo. Ci riesce, se la cava. Ogni avventura in cui va incontra è descritta dettagliatamente, nei particolare, certe volte danno anche fastidio, c’è un’esuberanza di dettagli. Quindi Robinson arriva sull’isola e deve sopravvivere e si trova paradossalmente a dover appello, non più alla versione di avventura\di rischio, ma piuttosto si ritrova a fare esattamente quella vita domestica da cui era fuggito, deve ricostruire in qualche maniera un ambiente che gli permetta di non rischiare. Non rischia più ad un certo punto, ma si deve difendere, quindi questo è un altro aspetto della borghesia, ovvero che si deve difendere dagli elementi della natura, che non è mai descritta come idilliaca o accogliente, ma è, invece, molto pericolosa e si deve difendere anche dai fenomeni naturali, ma anche dalla fame e da un secondo tipo di avversità, che sono altri uomini, altre civiltà, che vengono dal mondo a cui lui si è avvicinato, che non è suo. Robinson non riparte proprio da zero, utilizza moltissimi elementi della sua città, che stanno nel relitto della nave con cui naufraga sull’isola e quindi usa molti arnesi o altro che trova nella nave per poter iniziare a costruire. Parte da quella civiltà naufragata che era da lui in qualche modo respinta inizialmente, ma che ora è costretto ad accettare. Quindi lui costruisce una sua civiltà domestica, riprendendo quella che aveva lasciato e rifiutato, capendo che è parte essenziale di un qualsiasi tipo di sopravvivenza\ per la difesa. Si costruisce una specie di piccola fortezza con pali di legno presi un po’ dall’isola, un po’ dalla nave. Il suo intento è quindi quello di sopravvivere, difendendosi. Quindi da una parte il rischio, che rappresenta tutta la prima parte del romanzo (parte importante: lascio i miei genitori, non voglio essere più protetto da voi, voglio ritrovare la mia fortuna, non un’identità. Questo è un tratto molto forte di questo nuovo ceto, rappresenta il loro desiderio di ricominciare da zero, “non voglio la tua eredità\ i tuoi denari”, che è esattamente il contrario di quello che succede con l’aristocrazia perché dice “io sono contento perché sono padrone di questa contea e l’ho ereditata da mio padre, che a sua volta l’ha ereditata e via dicendo”. Quindi ci accorgiamo che non è un ceto sociale (l’aristocrazia) che ha acquistato da sé fortuna e valori, non li ha acquisiti tramite l’arricchimento e il lavoro, bensì tramite le conquiste\la guerra, perché va ricordato che l’aristocrazia è un’aristocrazia guerresca e fondiaria. L’origine della ricchezza dell’aristocrazia è di origine guerresca. Nella borghesia ci troviamo, invece, in un mondo di lavoratori\imprenditori che non vogliono ereditare niente, ma vogliono diventare padroni da soli. Robinson, quindi, sull’isola sta ricostruendo la sua civiltà\la sua cultura, ad esempio un tratto importante è che lui tenta di ricostruire il calendario e di conservare un ricordo, segnando il trascorrere dei giorni. Sta ricostruendo una sua difesa cultura, perché la natura è ostile, ciò che lo difende una ricostruzione della sua cultura. il fatto di tenere il conto dei giorni è un’idea per mantenere un’idea di tempo. Dovrà poi assumere una posizione di controllo. Si nutre mangiando delle capre, avena (perché riesce a coltivare sull’isola). Ricostruisce proprio tutto daccapo: agricoltura, pastorizia ed ha ereditato tra l’altro dalla nave la polvere da sparo (molto importante).
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