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Il ruolo della donna nel corso dei secoli: dagli antichi greci ad oggi - EDUCAZIONE CIVICA, Guide, Progetti e Ricerche di Storia

Il documento, sviluppato in cinque pagine, si propone di analizzare da un punto di vista storico e civico il ruolo della donna nel corso dei secoli. Partendo dall'assioma di Aristotele "Donne e famiglia - Uomini e Stato", si sviluppa un discorso riguardo alle silenziose lotte che le donne hanno sempre combattuto per ritagliarsi propri spazi di potere in una società patriarcale. Vengono riportati dunque numerosi esempi (da Agrippina minore, passando per Caterina Sforza, arrivando poi a Luisa Spagnoli, ma non soltanto). A conclusione del percorso storico vi è un approfondimento di educazione civica riguardo gli articoli della Costituzione Italiana (il terzo e il trentasettesimo) che tutelano i diritti delle donne.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2023/2024

Caricato il 01/06/2024

giacomo.1861
giacomo.1861 🇮🇹

4.8

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Scarica Il ruolo della donna nel corso dei secoli: dagli antichi greci ad oggi - EDUCAZIONE CIVICA e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia solo su Docsity! “Donne e famiglia - Uomini e Stato”. L’assioma di Aristotele ha marcato millenni di storia, aveva una sua efficacia? Quando è iniziato il cambiamento che ha rimesso in dubbio ciò? È stata una conquista? L’assioma di Aristotele, “Donne e famiglia - Uomini e Stato” è paradigmatico di una certa visione del mondo prettamente patriarcale, che ha caratterizzato tutto il divenire, se non gran parte, della storia dell’uomo. Aristotele sosteneva che le donne fossero naturalmente predisposte a ruoli domestici e familiari, mentre gli uomini fossero destinati a governare e a partecipare alla vita pubblica. Questa visione ha avuto una sua efficacia nel contesto delle società antiche, dove le strutture sociali erano rigidamente gerarchiche e i ruoli ben definiti. Una marcata misoginia caratterizzava dunque soprattutto la società delle poleis della Grecia antica, ma è evidente come il sistema patriarcale non fosse confinato soltanto all’Ellade, bensì fosse comune in tutte le aggregazioni umane del tempo, nelle culture più diverse. Non solo all’epoca. Con l’avvento del Cristianesimo, la situazione non cambiò affatto. San Paolo, considerato uno dei primi santi e martiri cristiani, nonché uno dei fondatori stessi della Chiesa cattolica, in una delle sue numerose missive, stabilì: “Nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto.” (Lettera agli Efesini 5,21-14). Tuttavia, col passare dei secoli, questa rigida divisione è stata progressivamente messa in discussione. Il cambiamento è iniziato in maniera significativa nel XVIII secolo, con l’avvento dell'Illuminismo. Sul finire del ‘700, la filosofa britannica Mary Wollstonecraft, considerata la prima femminista, nel suo celebre “A Vindication of the Rights of Woman” ha cominciato a sostenere l'uguaglianza dei diritti tra uomini e donne, dichiarando in maniera dirompente che queste non fossero affatto inferiori agli uomini. Il XIX e il XX secolo hanno visto movimenti femministi sempre più forti e organizzati, che hanno lottato per il diritto al voto, all'istruzione e al lavoro. Il suffragio femminile, ottenuto in molte nazioni all'inizio del XX secolo, ha rappresentato una conquista fondamentale, aprendo la strada a ulteriori progressi verso l'uguaglianza di genere. Il fatto che la strada verso l’uguaglianza de facto e de iure, sia iniziata, almeno in Occidente, soltanto agli inizi del ‘900, non deve però trarre in inganno e portare a pensare che le donne, nel corso della Storia, abbiano sempre giocato un ruolo esclusivamente subalterno agli uomini, meramente relegate in secondo piano. Tutt’altro. Gli esempi di donne che hanno dimostrato, nonostante tutto, di poter agire “sicut homines”, sono molteplici e affascinanti. Molte donne, nel corso dei secoli, nonostante fossero costrette a muoversi in un sistema maschilista e patriarcale, sono riuscite ad imporsi sugli uomini finanche nella gestione del potere. Sin dai tempi più antichi. Si pensi ad esempio ad Agrippina minore, nobildonna romana appartenente alla dinastia giulio-claudia, che divenne imperatrice nel 49 d.C., quando sposò Claudio. Ella fu un’abile politica: seppe instaurare un rapporto sereno con il Senato, e riuscì a meritarsi il titolo di “Augusta”. La sua autorità era tale da permetterle di comparire in 1 pubblicò con il marito anche durante cerimonie militari. È ritenuta l’artefice dell’assassinio del suo stesso coniuge, Claudio, morte che portò al riconoscimento di suo figlio Nerone come imperatore. Nerone, ancora troppo giovane per gestire il potere, venne affiancato proprio dalla madre, che con quest’abile mossa cinicamente politica si assicurò un notevole accrescimento di influenza nei giochi di potere della Roma dell’epoca. Agrippina venne successivamente uccisa proprio dal figlio, e persino il giorno del suo compleanno, dopo la morte, venne dichiarato come “nefastus” nel calendario romano. Chiara evidenza di come una donna che non volle attenersi al ruolo secondario che la società romana le imponeva semplicemente in quanto donna, non poteva essere tollerata a lungo in un luogo di potere, ma che, soprattutto, non poteva essere venerata (e neanche ricordata), come spettava invece agli imperatori uomini. I casi di donne che nel corso dei secoli hanno sfidato l’impalcatura sociale che le relegava a ruoli di secondo piano sono però piuttosto variegati, e le epoche storiche più diverse sono costellati di esempi in tal senso. Anche quelle spesso meno prese in considerazione, come il Medioevo. Un personaggio poco conosciuto ma degno di nota è senza dubbio Margherita Bandini Datini. Era moglie di Francesco Datini, un ricco mercante di Prato che aveva fatto fortuna ad Avignone, che all’epoca (1370-80) era sede del Papato. Tornati in Toscana nel 1382, i due coniugi si ritrovarono spesso distanti l’uno dall’altro, in quanto Francesco era costretto a viaggiare per lavoro. È per questo motivo che Margherita si ritrova a dover gestire, oltre alle questioni domestiche e familiari, anche l’azienda commerciale di famiglia a Prato. Gestisce gli affari del marito con estrema autodeterminazione, non si limita ai compiti che le vengono assegnati, anzi spesso è lei a prendere iniziativa: si occupa delle questioni economiche e della riscossione dei crediti, dei rapporti con i clienti e con i sottoposti. Diventa così la prima imprenditrice: imparerà addirittura a leggere e scrivere da autodidatta, poiché qualità essenziali per poter gestire l’azienda. Nelle sue lettere con il marito si trova riscontro della sua forte personalità e della consapevolezza della sua indipendenza in quanto donna di potere. Spostandosi di qualche secolo, in pieno Rinascimento, centrale è senza ombra di dubbio la figura di Caterina Sforza, signora di Imola e contessa di Forlì. Donna influente ed emancipata, ebbe svariati amanti, rifiutando di legarsi ad un solo uomo per tutta la vita. Entrò in conflitto con il potente e temuto Cesare Borgia, il quale, contando su una schiacciante superiorità in termini di armi da fuoco, dopo un lungo combattimento conquistò Imola e Forlì, e pose l’assedio alla rocca di Ravaldino, dove Caterina si era rifugiata con i soldati. Era il 19 dicembre del 1499. Caterina oppose una strenua resistenza, combattendo fino all'ultimo e brandendo lei stessa la spada, finché, il 12 gennaio del 1500, dopo una serie di sanguinosi scontri, i soldati di Cesare Borgia fecero breccia nelle mura di Ravaldino e la contessa fu infine catturata e ridotta al silenzio. Si narra che il 14 aprile del 1488 Caterina Sforza, salita sui bastioni della rocca forlivese di Ravaldino, di fronte ai nemici che tenevano in ostaggio i suoi figli e minacciavano di ucciderli se non si fosse arresa, urlò: «Fatelo, se volete. Ho con me lo strumento per farne degli altri!», mentre, sollevando la gonna, indicava con la mano il basso ventre. 2
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