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Il ruolo della donna nella letteratura inglese, Tesi di laurea di Letteratura Inglese

Relazione finale della laurea triennale in letteratura inglese sul rapporto "flaneuse" e "flaneur", in particolare in Virginia Woolf

Tipologia: Tesi di laurea

2017/2018

In vendita dal 12/09/2018

Anna.Manfredini
Anna.Manfredini 🇮🇹

4.1

(32)

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Scarica Il ruolo della donna nella letteratura inglese e più Tesi di laurea in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Introduzione Nel campo della letteratura inglese, flâneuse, la scrittrice, presenza concreta nella città trasportata anche nelle sue opere come un personaggio, un protagonista di esse, emerge approssimativamente dopo un secolo dalla comparsa di flâneur, la sua controparte maschile. Infatti, al flâneur, tipica figura di osservatore urbano a spasso nelle metropoli europee del diciottesimo secolo, gli era permesso godere del sorprendente sviluppo della città moderna in completa libertà. Le donne, al contrario, erano relegate negli stretti spazi domestici, salvo eccezione per quelle che decidevano di ribellarsi apertamente alle rigide regole della società del loro tempo. Pertanto, le donne che abbandonavano il loro marito, quelle adultere e le madri non sposate erano descritte con aggettivi come "fallen" o "deviant" e considerate come prostitute le quali, avendo come propria casa la strada, rappresentavano l'archetipo della donna pubblica. Le leggi e il dress code richiesto contribuivano a mantenere le donne in un costante stato di oppressione. Tutto questo fino alla metà del diciottesimo secolo, quando le donne iniziarono gradualmente a ottenere quei diritti che, almeno parzialmente, le eguagliarono agli uomini al fine di superare molti pregiudizi morali. Questi risultati sono stati raggiunti grazie al sacrificio di molte donne ma anche di qualche uomo che supportava l'emancipazione femminile con azioni concrete e scritte. Proprio in questo clima che a una scrittrice della metà del ventesimo secolo come Virginia Woolf fu concesso di uscire dalla propria casa e diventare una flâneuse, una donna che si muove attraverso la città, partecipa attivamente alla vita di essa, osserva e descrive nelle sue opere la Londra del suo tempo. Virginia Woolf, che sembra essere il prototipo della flâneuse, scrisse sul piacere della flânerie ovvero sull'esplorare la città, vivendo e coinvolgendosi con tutti e cinque i sensi, assaporando le sensazioni che il contatto con la vita urbana è in grado di dare, come solo a un flâneur era permesso. Capitolo 1 Cosa significa flânerie? Nella lingua inglese e in quella italiana non ci sono equivalenti di questa parola francese derivata dal verbo, forse di origine scandinava1, flâner definito "se promener sans but, au hasard, user son temps sans profit" [to stroll aimlessly, haphazardly; to employ one’s time without profit]2. Dal verbo flâner derivano i sostantivi flânerie e flâneur, con il corrispettio femminile flâneuse. Perciò flânerie è “l'action de flâner” mentre flâneur e flâneuse sono “celui, celle qui flâne”. 3 Un'altra definizione tratta dal francese di flâneur è “errer sans but, lentement, en s'arrêtant fréquentement, comme un homme oisif” [to wander aimlessly, slowly, stopping frequently, like an idler].4 In inglese, il verbo francese flâner e i suoi derivati flânerie e flâneur sono stati presi in prestito. Flânerie è stata definita come "the disposition or practice of an idler or lounge" mentre flâneur 1 Dauzat, Albert, Dictionnaire étymologique de la langue française, Paris : Larousse, c1938. 2 Littré, Emile, Dictionnaire de la Langue Française, deuxième édition, Tome IV, Paris – XIe, 1863. 3 Ibid. 4 Larousse, Pierre, Grand dictionnaire universel du XIXe siècle, Tome 8 Paris : Administration du grand dictionnaire universel, 1866. significa "a lounger or saunterer, an idle man about town". 5 La controparte femminile del termine flâneur, flâneuse, non è menzionata dei dizionari inglesi fino al 1960, quando comparve una definizione come "a woman who is or behaves like a flâneur". 6 Questo gruppo di parole si riferisce a uno specifico periodo della storia europea e alla specifica città di Parigi, importante in relazione allo spazio moderno e urbano poichè è stato proprio a Parigi che all'inizio del diciannovesimo secolo flâneur apparve per la prima volta definio come "un uomo ben vestito, che passeggia rilassato attraverso le strade parigine, un compratore che non ha intenzione di comprare". 7 Analizzando la figura di flâneur è quasi inevitabile non riferirsi in qualche modo a Walter Benjamin: nei suoi scritti su Charles Baudelaire e il diciannovesimo secolo a Parigi,8 identifica la figura del flâneur come un prodotto di una tipica struttura architettonica: i portici, passaggi coperti con un tetto di vetro e con le mura rivestite di marmo9 che creano la particolare cultura flânerie. I portici erano allo stesso tempo praticabili sia all'interno sia all'esterno dove il flâneur poteva passeggiare con calma, osservando le persone, le facciate degli edifici, gli oggetti nelle vetrine dei negozi,10 sempre solo tra la folla. L'attitudine dell'osservatore urbano è ciò che distingue un flâneur sia da un dandy sia da un anticonformista: il dandy è solito passeggiare lungo i viali proprio per essere osservato più che per osservare, mentre l'anticonformista "was a student, living in his garret while planning to become a great writer or artist [who] came from the lower middle class or petty bourgeoisie of artisans and clerks". 11 E' necessario specificare come, nel suo lavoro,12 Baudelaire descriva molti spettatori urbani, compresi il dandy, l'artista o scrittore insignificante che lavora nella città affascinato dall'esperienza urbana,13 attualmente riconosciuto nella figura del flâneur. Questa descrizione coincide più o meno cone delle parole di Benjamin che parla di flâneurs come "art journalists".14 In questo modo Baudelaire diventa l'emblema di un tipo diverso di flâneur, non più il prigro privilegiato, libero da ogni responsabilità economica e familiare,15 che passeggiava per passare il tempo ma 5 Murray, James A. H., A new English dictionary on historical principles, founded mainly on the materials collected by the Philological society / edited by James A. H. Murray ; with the assistance of many scholars and men of science, Volume IV - Oxford : The Clarendon press, 1888-1928. 6 Webster, A. Merriam, Webster’s Third New International Dictionary of the English Language Unabridged, Springfield, Massachusetts, U.S.A., 1961. 7 Crickenberg, Heather Marcelle, “The Arcades Project Project”, http://www.thelemming.com/lemming/dissertation- web/home/flaneur.html (ultimo accesso: agosto 2007). 8 Charles Baudelaire: A Lyric Poet in the Era of High Capitalism, 1935; The Arcades Project [Das Passagen-werk], written between 1927 and 1940, posthumously edited and published. 9 Benjamin, Walter, I "passages" di Parigi; a cura di Rolf Tiedemann ; edizione italiana a cura di Enrico Ganni. - Torino : Giulio Einaudi editore, c2002. (Einaudi tascabili. Saggi), p. 21. ‘Ces passages, […], sont des couloirs au plafond vitré aux entablements de marbre, […].’ from Benjamin, Walter, I "passages" di Parigi; a cura di Rolf Tiedemann ; edizione italiana a cura di Enrico Ganni. - Torino : Giulio Einaudi editore, c2002. - (Einaudi tascabili. Saggi), p. 21. 10 Crickenberg, Heather Marcelle, “The Arcades Project Project”, cit. 11 Wilson, Elizabeth, "The Invisible Flaneur" in New Left Review, no. I/191 (1992), 90-110, p. 95. 12 The collection Le spleen de Paris : petits poèmes en prose, 1869 ; the essay Le peintre de la vie moderne, 1863. 13 Parsons, Deborah L., Streetwalking the Metropolis : Women, the City, and Modernity - Oxford : Oxford University Press, c2000, p. 19 - 20. 14 Ibid. 15 Ibid., p. 17. pubblico e quello privato.26 Certamente, questa era l'immagine che gli uomini provarono a proiettare sulle donne vittoriane ma improvvisamente contrastò con le loro pretese attuali che, in questo periodo, cominciarono a rivelarsi e a crescere in modo sempre più pressante. Durante il periodo vittoriano (corrispondente grossomodo con il regno della regina Vittoria durato dal 1837 al 1901) il tradizionale ruolo delle donne quali mogli, madri e figlie fu messo in discussione e, verso la fine del diciannovesimo secolo, cambiato gradualmente. John Stuart Mill mise a disposizione un punto di inizio per questa trasformazione, rivendicando la causa dell'emancipazione e della libertà di espressione, e scrivendo27 che "women are not inferior to men’", quindi la relazione tra i due sessi dovrebbe essere basata sul principio di "perfect equality", invece dela corrente "legal subordination of women to men".28 Inoltre, le donne vittoriane sono comunemente immaginate sempre annoiate, ma questa non è la verità sulla classe delle donne lavoratrici poichè lavoravano duramente e avevano paghe molto basse. Annoiarsi era un privilegio delle donne delle classi medio – alte nelle cui famiglie la pigrizia era uno status symbol, mentre la servitù si occupava di tutto e la crescita dei figli era compito di una governante, alla quale era richiesta una particolare attenzione per l'educazione delle giovani ragazze.29 Mentre alcune donne erano apparentemente soddisfatte della loro vita,altre più intelligenti e sveglie erano frustrate e non soddisfatte relativamente le loro condizioni di forzata sottomissione e avevano la voglia di imparare a fare molto di più rispetto a quelo che era considerato necessario per il loro status: così alcune donne come Florence Nightingale,30 si ribellarono apertamente. Simili guide per l'indipendenza hanno prodotto un cambiamento straordinario nella posizione sociale femminile durante il tardo periodo vittoriano, aprendo così una vasta gamma di opportunità professionali. Ciò nonostante, le donne che, all'inizio del diciannovesimo secolo, non erano contente di stare a casa e di passare i loro giorni in attività raffinate come il ricamo e il lavoro a maglia,31 "making useless object for the local church"32 o per bene beneficenza, avevano un limitato range di rispettabili opportunità lavorative poichè soltanto pochi settori professionali erano aperti a loro: l'educazione,33 la medicina ma solo nella parte infermieristica, e la letteratura. Erano anche escluse dalla legge e non potevano diventare dottoresse. Ma il punto cruciale non solo è il fatto che le donne ricevevano un'educazione di base inadeguata per entrare in ogni tipo di professione di alto livello, ma anche, fin al Married Women's Property Act del 1882, "according to common law, a married woman had no separate identity from her 26 Ibid. 219. 27 In his essay The Subjection of Women (1869). 28 Stuart Mill, John, On Liberty representative government : the subjection of women : three essays / with an introduction by Millicent Garrett Fawcett. London ; New York ; Toronto : Oxford University Press, 1960. - xx, 548 p.. (The world's classics ; 170). 29 Peterson, M. Jeanne, “The Victorian Governess – Status incongruence in family and society”, in Suffer and be Still: Women in the Victorian Age, edited by Martha Vicinus. - Bloomington ; London : Methuen, 1972, xi. 30 A young woman who, despite parental opposition, went away from her home to become a nurse; during the Crimean War, she set up a hospital for soldiers in Turkey and later, set up a school for nurses, making nursing into a real profession. 31 David Taylor, What was the position of women in 1850?, from 'Mastering Economic and Social History', Macmillan 1988, http://members.lycos.co.uk/HastingsHistory/19/taylor.htm (ultimo accesso: marzo 2007). 32 Vicinus, Martha, edited by, Suffer and be still : women in the Victorian age, cit., p. 11. 33 Becoming a tutoress. husband":34 essi erano una sola persona e con il matrimonio l'identità della donna veniva cancellata, assorbita in quella del consorte. Inoltre, da un punto di vista economico, "whatever a wife earned belonged to her husband"35 e in questo modo non potevano essere indipendenti. In più, i vestiti limitavano le donne nella loro libertà di movimento perchè dovevano indossare busti molti stretti e multipli e scomodi strati di gonne che trascinavano sull'asfalto.36 Verso il 1860, grazie a qualche documento sulla condizione delle donne, questo divenne uno dei maggiori argomenti di discussione tra le donne stresse, in particolare tra quelle della classe media, che parlavano ma scrivevano anche su quella che fu chiamata "woman question". I loro scritti riguardavano le opportunità di lavoro, le leggi matematiche e l'educazione delle donne: erano abbastanza diversi dalla tipica letteratura vittoriana che si concentrava sull'amore, sul corteggiamento e sul matrimonio.37 Gradualmente, la società vittoriana andò incontro a un progressivo collasso dei suoi ruoli tradizionali e, durante gli ultimi anni del diciannovesimo secolo, testimoniò il crescere delle nuove donne: una figura femminile che aveva scelto di non conformarsi più alla classica definizione di femminilità38 e adesso, infine, poteva seguire la carriera alla quale aspirava, vestire con abiti più comodi, andare a fare un giro in bicicletta, tagliare i capelli e fumare sigarette. Quindi, fu solo all'inizio del ventesimo secolo che le donne scrittrici, finalmente libere da molte costrizioni fisiche, morali, economiche e legali che limitavano la loro indipendenza e la loro libertà di movimento, potevano esplorare e scoprire la città facendone non solo un mero background nei loro romanzi, ma anche un'attuale caratterizzazione. Capitolo 3 Virginia Woolf è stata una di quelle giovani donne che ebbe l'opportunità di trarre beneficio dal nuovo clima di emancipazione che pervase la prima metà del ventesimo secolo. Sembrava essere dotata di tutte le maggiori caratteristiche di una donna flâneur: era una scrittrice della classe media nata e cresciuta a Londra, la metropoli per eccellenza, simbolo di modernità. Inoltre, la Woolf era una donna privilegiata poichè apparteneva a una famiglia con grandi mezzi e potè disporre di una perpetua rendita annuale ereditata da sua zia.39 Perciò, non era forzata a lavorare per vivere e potè dedicarsi completamente alla scrittura. Parlando delle sue abituali passeggiate40 in città, la Woolf scriveva nel suo diario "London itself perpetually attracts, stimulates, gives me a play and a story and a poem without any trouble, save that of moving my legs trough the streets."41 Qui sta l'essenza di flânerie: esplorare la città catturando frammenti di vita urbana come una fonte di ispirazione per la propria arte, che nel caso di Virginia Woolf era la scrittura. A Londra, la Woolf amava passeggiare attraverso le piazze e le strade affollate, specialmente la sera, 34 Vicinus, Martha, edited by, A widening sphere : changing roles of Victorian women. - London : Methuen, 1977, xiv. 35 Ibid. 36 “Women’s status in mid 19th century England - A brief overview”, http://www.und.edu/instruct/akelsch/399/mid %2019c%20overview.htm (ultimo accesso: marzo 2007). 37 Vicinus, Martha, edited by, A widening sphere : changing roles of Victorian women, cit., ix. 38 Ledger, Sally, “The New Woman and the crisis of Victorianism”. - p. 22-44. – In Cultural politics at the Fin de siècle, edited by Sally Ledger and Scott McCracken. - Cambridge : Cambridge University Press, 1995, p. 22. 39 Woolf, Virginia, A room of one's own : twelfth impression, cit., p. 56. 40 Brewster, Dorothy, Virginia Woolf's London. - London : G. Allen and Unwin, 1959, p. 20. 41 Woolf, Virginia, A writer's diary: being extracts form the Diary of Virginia Woolf; edited by Leonard Woolf. - London: The Hogarth Press, 1954, p.128. per osservare le vetrine dei negozi, le persone, gli edifici e i veicoli. Concedendosi di lasciarsi guidare dai suoni e dai colori, la Woolf cedeva all'affascinante vita di città: "London is enchanting. I step out upon a tawny coloured magic carpet, it seems, and get carried into beauty without raising a finger. The nights are amazing, with all the white porticos and broad and silent avenues. And people pop in and out, lightly, divertingly like rabbits; and I look down Southampton Row, wet as a seal’s back or red and yellow with sunshine, and watch the omnibuses going and coming and hear the old crazy organs."42 L'essere flânerie di Virginia Woolf non era il mero passeggiare, camminare senza meta, ma “street haunting”, come suggerito dal titolo di un saggio scritto nel 1930. La frase “street haunting” suggerisce qualcosa di immateriale, come un fantasma che fluttua nell'aria, sospeso tra la vita e la morte poichè deve trovare qualcosa di perso prima di andare in pace, per lo stesso scopo la flâneuse si aggira nelle metropoli.43 Ciò che manca alla città moderna è la propria identità, alienata e rimossa dentro la folla anonima. Questo saggio racconta la storia di un personaggio immaginario che passeggia "half across London between tea and dinner"44 durante una sera d'inverno. Dichiarare la necessità di comprare una matita è solo un pretesto per fare una passeggiata in strada, e qui la Woolf crea apertamente una connessione tra flânerie e la scrittura: poichè la penna è uno strumento della scrittura, lo scopo del vagare è quello di trovare ispirazione. Camminare significa cercare una storia da scrivere. Questo era il momento di uscire dalle proprie dimore, "shell-like covering which our souls have excreted to house themselves, to make for themselves a shape distinct from others".45 La forma di cui si parla era l'identità personale, costruita attraverso posti, cose, averi personali: un "china bowl on the mantelpiece" o anche "brown stain on the carpet"46 è sufficiente per risvegliare una miriade di ricordi. Ma, come di Virginia Woolf, solo fuori di casa "we are no longer quite ourselves […] and become part of that vast republican army of anonymous trampers".47 La perdita dell'identità personale48 tra la folla coincide con lo scoprire la parte più nascosta e impotente di noi stessi, come il corpo morbido di un mollusco. Questa "central oyster of perceptiveness" è allo stesso tempo "an enormous eye",49 pronto a ricevere ogni stimolo proveniente dal mondo esterno. L'occhio di Virignia Woolf, "like a butterfly [that] seeks colour and basks for warmth,50 not only wanders freely savouring London beauty, but also ‘creates’, ‘adorns’, ‘enhances".51 La Woolf afferma l'importanza dell'immaginazione, stimolata dallo stupefacente spettacolo della 42 Ibid., p. 19. 43 Parsons, Deborah L., Streetwalking the Metropolis : Women, the City, and Modernity, cit., p. 41. 44 Woolf, Virginia, “Street haunting: A London adventure”, in The death of the moth and other essays. - London : The Hogarth Press, 1947, p. 19. 45 Ibid., p. 20. 46 Ibid. 47 Ibid., p. 19. 48 Bowlby, Rachel, Feminist Destinations and Further Essays on Virginia Woolf. - Edinburgh : Edinburgh University Press, c1997, p. 210. 49 Woolf, Virginia, “Street haunting: A London adventure”, in The death of the moth and other essays, cit., p. 20. 50 Ibid., p. 21. 51 Ibid., p. 23. 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