Scarica Il ruolo della donna nella letteratura e più Tesine di Maturità in PDF di Italiano solo su Docsity! AFFETTI- IL RUOLO DELLA DONNA NELLA LETTERATURA DEL 900’. L'evoluzione nella storia La donna, nella storia della civiltà occidentale, è sempre stata subordinata all'uomo: le differenze tra i due sessi hanno portato il maschio a prevalere e ad occupare un posto privilegiato nella società. La donna fin dall'antichità, è sempre stata considerata un essere inferiore e si è evoluta in una società sostanzialmente misogina, oppressa dalle convenzioni sociali. Molte credenze, molti pregiudizi, che sussistono ancora oggi nell'immaginario collettivo, hanno origine molto lontana e sono stati influenzati persino dal pensiero dei classici. Nel Medioevo la vita e l'immagine della donna fu invece fortemente influenzata e determinata dalla presenza della Chiesa. Nei secoli successivi il ruolo della donna ha continuato ad essere sottovalutato rispetto a quello degli uomini, benché la figura della donna cominciasse a crescere d'importanza nel campo letterario. La "donna "era rappresentata come un essere angelico, provvidenziale, bellissimo e candido e il mondo in cui stavano era molto differente dalla situazione in cui realmente vivevano le donne allora. La figura femminile nella letteratura ha in ogni modo avuto sempre un ruolo di principale importanza, ma a parte questo alle donne non è mai stato permesso di esprimersi liberamente nel campo dell'arte e della cultura. Solamente all'inizio del '900 la condizione della donna comincia a cambiare e si può parlare, di donne " in movimento ": incominciano a nascere organizzazioni e associazioni di donne che si univano per combattere assieme contro tutte le discriminazioni della società misogina che da secoli le opprimeva. Ancora oggi nei paesi Orientali, le donne vivono senza diritti e senza tutele. Le donne sono state private di ogni diritto civile e forma di libertà. Prigioniere del burka, il velo che le copre completamente, non possono frequentare scuole o università. Secondo l’interpretazione che i talebani danno alla legge islamica, non è loro consentito camminare per strada se non accompagnate da un uomo, marito o parente. La casa diventa il luogo della loro segregazione. Private anche delle cure mediche, i mariti hanno potere di vita o di morte su di loro. I medici non possono avere contatti con il corpo delle donne che sono perciò obbligate a rivolgersi ad altre donne anche solo per un’ iniezione. La figura della donna ha avuto un ruolo centrale nelle opere letterarie e molti sono stati gli autori che le hanno poste al centro delle loro poesie. GIACOMO LEOPARDI L’amore, per Leopardi, è la più potente delle illusioni e sarà l’ultima a morire. Esso è concepito come passione totale che coinvolge l’intera esperienza esistenziale degli individui. Nella prima fase della sua poetica l’amore viene descritto nella “Storia del Genere umano”. Esso, si narra, venne dato agli uomini da Mercurio come una delle illusioni che dovevano distrarli dalla loro triste condizione di vita. L’immagine della donna in Leopardi si smorza nel mito della speranza. In una delle opere più importanti dell’autore , intitolata ‘’A Silvia’’ ,Leopardi apre un lungo e commosso colloquio con Silvia,donna da lui amata, la cui morte prematura diventa il simbolo delle speranze stesse del poeta, diminuite all’apparire della terribile verità della condizione umana. Solo la giovinezza permette di avere delle illusioni, mentre l'età matura porta con sé solo un carico di delusioni e dolori. Il lettore può cogliere nel canto i tratti ideali di una giovinezza sognante che si affaccia al suo limite ma non riesce ad attraversarlo. I destini di Silvia e Giacomo sono posti in un parallelo uguale per entrambi: rappresentano la caduta delle speranze. Se Silvia, morta precocemente, non è potuta arrivare al limitare della gioventù, anche Giacomo, che ha invece potuto varcarlo, non ha avuto sorte migliore poichè la vita è una delusione senza senso e non esiste altra felicità finale se non la fredda morte e una tomba ignuda. Di fronte alla tristezza del presente e all'amarezza del futuro il ricordo dell'età giovanile si pone come l'unico momento in cui l'esistenza si rivela affascinante e densa di aspettative. Sarà proprio la potente illusione amorosa che darà al poeta la forza di una sfida estrema alla negatività del mondo, che impone il dovere di una resistenza collettiva al male del mondo. Amore e illusione sono amati dal poeta e sentiti come felicità vera, perché coincidono con una pienezza totale della nostra vita. GIOVANNI VERGA Nelle opere di Verga, invece viene rappresentato un amore passionale, travolgente, spesso non corrisposto, con esiti negativi e che si conclude tal volta con un suicidio. La donna è una creatura lussuriosa, inquietante e quindi si mette in scena un amore sensuale, contrastato e spesso torbido. Nelle opere veriste l’amore viene concepito come un istinto, analizzato con metodo scientifico e rappresentato in relazione all’ambiente sociale e culturale. L’amore non rappresenta un valore “sentimentale”, non è consolatorio, non modifica la condizione di vinti dei personaggi. In ‘’Mastro don Gesualdo’’ esso si identifica con il matrimonio ed è utile per garantirsi un’ambita promozione sociale, ma anche in questo caso il protagonista non può che costatare la sua solitudine e la sua sconfitta. Neppure nei Malavoglia l’amore è un ideale per il quale si lotta, ma spesso è accompagnato dalla sottomissione e dalla rinuncia: è il caso di Mena che rinuncia al matrimonio con compar Alfio perché si sente disonorata dalla sorella Lia. Il pessimismo verghiano, inoltre, comporta il rifiuto della società borghese e dei suoi valori, in quanto essi si oppongono a quelli propri della società arcaica. Tra questi il valore della famiglia, difeso tenacemente dai protagonisti dell’opera. L’autore però non propone un lieto fine consolatorio, ma mette in luce la condizione sofferta di tutti i personaggi e l’inesorabile sconfitta che tutti subiscono. GABRIELE D’ANNUNZIO D’Annunzio ricercava nell’amore un molteplice godimento: il diletto di tutti i sensi, gli abbandoni del sentimento, gli impeti della brutalità. Essendo un’esteta, anche nell’amore, traeva dalle cose molta parte della sua ebbrezza. La figura femminile è connotata da accesa sensualità, da una bellezza seducente e raffinata e talvolta da una componente lussuriosa e aggressiva. Nell’opera dannunziana ricorrono con ossessiva frequenza figure di donne fatali e distruttrici di uomini, indizio di quella paura della donna che è un dato costante della letteratura di fine secolo.