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Il ruolo della donna nella società islamica ed il suo riflesso nel mondo della poesia e della cultura., Sbobinature di Letteratura araba

Il testo propone una descrizione generica del ruolo della donna nel mondo arabo-islamico medioevale con riferimenti ad alcune delle maggiori figure femminili nell'ambito della poesia.

Tipologia: Sbobinature

2017/2018
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Caricato il 28/04/2018

alessia_trodelli
alessia_trodelli 🇮🇹

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Scarica Il ruolo della donna nella società islamica ed il suo riflesso nel mondo della poesia e della cultura. e più Sbobinature in PDF di Letteratura araba solo su Docsity! Le donne sono per eccellenza l’argomento della poesia, non vi è quasi poesia senza la donna cantata dal poeta, basti pensare al codice dell’amore udhrita, ovvero l’amore monogamo ed eterno. Volendo approcciare agli ‘’Gender studies’’si può affermar che essi rappresentino un approccio multidisciplinare e interdisciplinare allo studio dei significati socio-culturali della sessualità e dell'identità di genere. Il genere nella società medioevale è una delle tipologie di subalternità. Sicuramente nascere donna in una società medioevale era una situazione di svantaggio di partenza, in quanto vi era un diverso investimento sulla donna dal punto di vista sociale (basti pensare alla pratica diffusa nella Jahiliyya di seppellire le neonate femmine in quanto non portatrici di ricchezza). Nel mondo arabo la situazione di subalternità può essere definita però subalternità negoziabile. Il termine subalternità negoziabile indica la negoziabilità del ruolo della donna in vari ambiti. Quando si parla di mondo arabo-islamico, parlare de ‘’il ruolo delle donne’’ nel mondo abbaside è differente da ‘’il ruolo delle donne’ nell’Andalusia omayyade o nel mondo mamelucco. SURA N°4: Sura delle Donne (Surat al-nisa) Da questa Sura che è caratterizzata da un forte impianto giuridico la SHARI’A trae spunto per una serie di regole che influenzano e dirigono la vita del credente. Nel corano vi è una posizione subalterna della donna seppur tutelata rispetto al passato preislamico. Nonostante le donne ereditino di meno rispetto agli uomini esse hanno più diritti delle donne preislamiche; nonostante vi sia la poligamia ad essa viene posta il numero massimo di quattro donne per uomo. Una domanda potrebbe essere: esiste una letteratura di donne? Esiste una letteratura femminile? Sì. Le donne che potevano avere delle chance di istruzione erano le nobili principesse omayyadi o abbasidi. Abbiamo anche un’altra categoria di donne che hanno avuto un accesso alla cultura e devono essere state anche agenti culturali importanti nella società abbaside: le donne che per professione dovevano essere colte. La parola araba è la QARIAH. LA FIGURA TRADOTTA in italiano è LA SCHIAVA CANTANTE. Solitamente queste sono donne di condizione servile, ma non sono le schiave che si occupano della casa, bensì sono donne che ricevono un’istruzione anche superiore alla donna libera di rango e che diventano delle specialiste nel suonare uno strumento (sono musiciste), sono rawi (recitano poesia) e talvolta forse la compongono. Sono donne che possono avere la protezione di un mecenate. Il termine cortigiana indica la non preclusione ad una prostituzione di alto livello e alcune cose possono essere intraviste in alcuni testi ad esempio in alcuni aneddoti come: un uomo che compra una schiava a prezzi altissimi, compra un bene di lusso. Un aneddoto diffuso è quello di un uomo che vuole acquisire il favore agli occhi del califfo decide di fare un bellissimo regalo: una schiava bellissima, coltissima, raffinata, istruita nel canto, danza e poesia. L’uomo si innamora della fanciulla, i due si amano e quindi lei non può essere donata al califfo. Il compratore ha già annunciato al califfo che riceverà a breve un bellissimo regalo. Una volta innamorato della donna teme per la sua fine. Le storie di questo tipo terminano con il califfo che viene a conoscenza tramite una terza persona dell’amore fra compratore e schiava e decide con grande generosità di donare beni e ricchezze all’uomo e alla schiava per farli vivere felice. All’interno del mercato degli schiavi vi erano dei beni di lusso: donne belle, giovani e istruite. Le donne nobili e donne che grazie alla loro capacità riescono ad ottenere un ruolo possono costituire i propri salotti letterari. I salotti letterari sono quindi sia una prerogativa principalmente maschile ma anche talvolta femminile. Il simbolo del velo nella società arabo-islamica: Il velo rispetto alla vista nasconde. Nella tradizione del mondo antico il velo è una delle prerogative della divinità, è Dio che si mostra velato agli esseri umani. Il velo in alcune letture e contesti non riporta ad un’immagine di limitazione o sottomissione ma riconduce ad un’immagine assimilabile alla divinità. Chi vela sé stesso non perde la facoltà di vedere ma impedisce agli altri di esser visto. Ragionando in termini di subalternità chi si vela vede l’altro e l’altro si mostra nella sua interezza. Lo sguardo è una forma di potere e conoscenza, velandosi si ha un potere sugli altri ma che gli altri non hanno su te stesso. Anche il velo ha una sua leggibilità che varia moltissimo nei periodi storici. Nel mondo arabo il coprirsi la testa accomunava uomini e donne, musulmani e non musulmani, poiché indicava uno status sociale alto. Le donne velate erano donne che dichiaravano il loro status. Le schiave non erano velate ed avere la testa scoperta implicava essere una schiava. Quest’uso di velare il capo è un uso nato probabilmente quando il mondo arabo entra in contatto con culture bizantine o persiane. Il velo indicava lo status di donna libera. L’hijab è il velo arabo. Anche la Ka’ba (la pietra nera sacra) a La Mecca che nella tradizione islamica esiste dall’inizio dei tempi è velata. Dio si mostra all’uomo solo velato perché la vista di Dio è insostenibile per l’uomo. La figura delle donne nella poesia araba: 0 2 B FRābi a 0 2 B F al- Adawiyya al-Qaysiyya è una donna considerata una mistica che muore nel 801 dc. A questa donna mistica vengono attribuite delle poesie in cui lei canta dell’amore per Dio. ‘’ Ti amo di due amori, uno di passione, uno a te dovuto. Nell'amore di passione chiamo costantemente il tuo nome e nessun altro. Nell'amore a te dovuto ti togli il velo e lasci ch'io ti veda. Non merito lode per nessuno di questi amori. Tu solo meriti lode per entrambi’’ L’amore di passione è come l’amore di Majnun e Layla (i due prinipali protagonisti della poesia udhrita) edè quello che spinge l’anima verso Dio. L’altro amore è un amore mistico. Altra poesia di 0 2 B F 0 2 B FRābi a al- Adawiyya ‘’Fratelli, è in solitudine che trovo la mia pace se dell'Amato mio risuona la presenza. Fallace è il paragone a cui m'invita chiunque dalla morte l'amore Suo è segnato. Eterno è il tempo della bellezza Sua, eterna posso oggi contemplarla. E' Lui la nicchia verso cui mi prostro, è Lui la direzione verso cui mi volgo, è Lui quel taumaturgo che mi salva nell'attimo in cui muoio d'amore, nutrita dello stesso desiderio che m'uccide, delirio che l'anima guarisce. Fonte di vita che nell'estasi disseta e brucia, che sola mi condanna al desiderio di questa solitudine cui anelo.’’
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