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Donne tra Arte, Storia e Costituzione: Ruolo nella Società e nell'Arte Moderna, Guide, Progetti e Ricerche di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

FailedStoria delle donneStoria della societàStoria dell'Arte

Il ruolo delle donne nella società e nell'arte moderna, partendo dalla confinamento delle donne in casa e l'idea di loro come essere inferiore agli uomini. Il testo traccia il cammino per l'accesso delle donne a tutte le professioni, dall'abolizione dell'autorizzazione maritale alla parità salariale e alla protezione della maternità. Inoltre, il documento analizza il ruolo delle donne in opere d'arte di Gustav Klimt, Ernst Ludwig Kirchner, Egon Schiele e altri artisti, esplorando temi come la seduzione, la maternità e la precarietà della bellezza.

Cosa imparerai

  • Come le idee sui ruoli delle donne nella società hanno evoluto durante il corso del XX secolo?
  • Come le leggi hanno influenzato l'accesso delle donne a tutte le professioni in Italia?
  • Come sono rappresentate le donne nell'arte moderna di Gustav Klimt, Ernst Ludwig Kirchner e altri artisti?

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2019/2020

Caricato il 21/01/2020

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Scarica Donne tra Arte, Storia e Costituzione: Ruolo nella Società e nell'Arte Moderna e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Costanza Callegaro III LC LA DONNA TRA ARTE, STORIA E COSTITUZIONE QUADRO STORICO Nel corso dell’Età moderna le donne restano generalmente confinate in casa e spesso la loro eventuale attività professionale viene esplicitamente considerata come disonesta. Si diffonde l’idea che sia il marito a dovere mantenere la moglie e la famiglia, pertanto il contributo femminile viene considerato accessorio. Si consolida così l’idea della donna intesa come moglie e madre, interamente votata alla casa e all’educazione dei figli: un essere inferiore all’uomo per struttura fisica e capacità mentali, da tutelare come un bambino. Quest’immagine attraversa tutto il XIX secolo, dove in Italia è anche l’epoca delle lotte per l’unificazione nazionale. Il cammino per l’accesso delle donne a tutte le professioni appare dunque nel nostro paese lungo e travagliato. Un primo passo è rappresentato dalla legge del 17 luglio 1919, che, oltre ad abrogare l’autorizzazione maritale, ammetteva le donne a esercitare tutte le professioni e a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi quelli che implicavano poteri pubblici giurisdizionali, l’esercizio di diritti e potestà politiche e quelli che riguardavano la difesa militare dello Stato. Ma si dovrà attendere l’articolo 51 della Costituzione e la successiva legislazione (9 febbraio 1963) per vedere le donne accedere a tutti gli uffici pubblici e professioni. L’ideologia fascista, con la sua esaltazione del mito della forza, dell’aggressività e del bellicismo, ribadisce il ruolo subalterno della donna e fa di tutto per mantenere le donne a casa, salvo poi richiamarle al lavoro al momento dello scoppio della guerra, per garantire il funzionamento dei servizi civili. Con il ritorno degli uomini dal fronte si assiste tuttavia a licenziamenti, ulteriore conferma di un lavoro femminile considerato accessorio e subordinato alla principale funzione familiare della donna. Nel dopoguerra le donne ottengono il diritto di voto (1945) e il riconoscimento, perlomeno a livello teorico, della parità con gli uomini. La Costituzione afferma infatti il principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge indipendentemente dal sesso (art. 3), l’uguaglianza dei coniugi all’interno della famiglia (art. 29-30), la parità salariale e la protezione della maternità (art. 37), l’accesso dei cittadini di entrambi i sessi a tutte le carriere (art. 51). L’applicazione di questi principi, però, è lenta e contrastata. PANORAMA ARTISTICO Costanza Callegaro III LC Gustav Klimt (1862- 1918) si è concentrato, nei suoi ritratti, esclusivamente sulle figure femminili. L’ideale estetico attraverso il quale l’artista trasfigura l’universo femminile è saldamente legato alle dinamiche della seduzione, del peccato e della voluttà. Le donne assumono pose plastiche e accattivanti, emergono come incastonate nell’oro, con sguardi talvolta languidi, talvolta spietati. Se da un lato l’opera Giuditta II (1909) rappresenta il prototipo di Femme Fatale e quindi di personalità femminile forte, seducente e dominatrice in grado di far innamorare di sé il generale Oloferne per poi ucciderlo, al contrario in Tre età della donna (1905), dove vengono ritratte in modo simbolico le tre fasi della vita femminile (infanzia, maternità e vecchiaia) emerge un forte amore materno dato dal particolare della madre che abbraccia teneramente la figlia. Il tema trattato è quello della precarietà della bellezza e della vita, infatti la donna giovane e l’infante vengono ritratte con colori pastellati e chiari, volti ad enfatizzare il loro stato di purezza; al contrario la donna anziana è curva su se stessa, si copre il volto con la mano e trasmette uno stato di inquietudine accentuato anche dalle tinte scure con le quali è rappresentata. Anche nei dipinti di Ernst Ludwig Kirchner (1880-1938) compare il tema della donna. Costanza Callegaro III LC con il volto colto di profilo. La luce segna i tratti spigolosi del viso, come il naso, ma anche la dolcezza degli zigomi. C’è la prevalenza di linee tonde e l’accostamento di colori puri evidenziano l’ anatomia solida del corpo ed gli studi che lui compie sulla luce. È stata un’opera criticata all’epoca: infatti era anomalo che un figlio ritraesse la madre seminuda. Boccioni vuole rompere il legame con la tradizione, esaltando la bellezza femminile che va al di là dell’età. Simbolo dell’emancipazione femminile e di un processo verso una nuova società è Tamara Rosalia Gurwik-Górska (1898-1980), pittrice polacca appartenente al movimento artistico dell'Art Déco. In “Jeune fille en vert” (1930) l’artista dipinge l’immagine della donna in modo preciso e pulito, le pieghe del vestito aderiscono completamente alla figura come se fosse bagnato. Tramite l’effetto creato dalla pittrice, le donne raffigurate prendono vita e diventano simili a bambole. In contrasto con il verde del vestito appaiono le mani ricoperte da guanti bianchi e il cappello a tesa larga, che con un delicato gesto della donna, ne protegge lo sguardo. I capelli sembrano muoversi sotto l’effetto del vento, ma nello stesso tempo sono composti ed ordinati, a simboleggiare la raffinatezza che Tamara vuole infondere nella donna raffigurata. L’immagine femminile racchiude una seduzione velata e un artificiale erotismo, una parte umana e una meccanica, la prima che si abbandona ai sentimenti e l’altra che li contiene. In questo dipinto la pittrice vuole contrapporre all’uomo-manichino tipico di De Chirico, una sorta di donna-artificiale che possa rappresentare l’emancipazione femminile e l’inserimento di questa nella società. Anche la pittrice Messicana Frida Kahlo (1907-1954) rappresenta un simbolo della libertà e dell’indipendenza femminile. È riuscita a convogliare e raffigurare attraverso l’arte una vita di costante sofferenza sia fisica che psicologica. Lei stessa scriverà: “Dal momento che i miei soggetti sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati mentali e le reazioni profonde che la vita è andata producendo in me, ho di frequente oggettivato tutto questo in immagini di me stessa, che erano la cosa più sincera che io potessi fare per esprimere ciò che sentivo dentro e fuori di me” Costanza Callegaro III LC In “Autoritratto con collana di spine” (1940) Frida si dipinge con una collana di spine intorno al collo che la ferisce e la fa sanguinare, ma nonostante questo il volto è quello di chi affronta il dolore stoicamente. Un piccolo colibrì nero pende come un ciondolo dalla sua gola. È circondata da insetti e animali: una scimmia si siede dietro la sua spalla destra, sopra la testa, due libellule galleggiano a mezz'aria, un gatto nero la guarda. “Per tutte le violenze consumate su di lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le sue ali che avete tarpato, per tutto questo: in piedi, signori, davanti ad una Donna!” WILLIAM SHAKESPEARE
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