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Il ruolo delle donne nella Rivoluzione Francese, Guide, Progetti e Ricerche di Storia

Rivoluzione Francese e ruolo delle donne in essa

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2016/2017

Caricato il 20/05/2017

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Scarica Il ruolo delle donne nella Rivoluzione Francese e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Storia solo su Docsity! Importantissimo fu infine il ruolo delle donne durate la Rivoluzione Francese. Scaturite dalla tempesta rivoluzionaria, le nozioni di 'diritti' e di 'libertà' avviarono un meccanismo di percezione di “sé”: la donna si rivela pertanto rivendicatrice di diritti specifici alla sua persona, alla sua funzione e al posto che vuole occupare nella società nascente. Il loro contributo alla Rivoluzione francese avvenne su due livelli: quello popolare e di massa delle donne coraggiosamente presenti alle sommosse e alle lotte per il pane e quello intellettuale da donne borghesi, che si espressero nella partecipazione attiva alle sedute dell’Assemblea Costituente, nella produzione di scritti, nella creazione di circoli femminili impegnati nella lotta per i diritti civili e politici delle donne. Alcune non aggiunsero una connotazione “femminista” al proprio impegno, come ad esempio Madame de Roland, che partecipava alle riunioni facendosi notare per la sua eloquenza, per il suo temperamento e passione politica rivoluzionaria. Altre invece affrontarono tematiche specificatamente femminili, tra cui Olympe de Gouges e Theroigne de Mericourt. Molte furono le rivolte popolari, la più importante tra queste fu la Marcia su Versailles il 5 ottobre 1789, quando le parigine si diressero armate verso Versailles, dove si trovava il re. Si attribuisce genericamente l'origine di questa sommossa all'aumento del prezzo del pane, confermato anche dal pamphlet "Lettera al Re" che rivela: “Sire, è all'alto costo del pane che si debbono attribuire le nostre recenti sciagure”. Si ipotizza però che a fomentare i disordini furono dei sobillatori, reclutati dal duca d’Orléans. Egli infatti ebbe l’idea di lanciare le donne all’assalto di Versailles in quanto non avrebbero sparato su di loro. Tra le donne che ricordiamo per il loro contributo alla lotta delle donne, troviamo: Théroigne de Méricourt, eccentrica, grande oratrice, arringò le donne affinché prendessero le armi a cui avevano diritto per natura e per legge, provocando la reazione negativa degli uomini che dichiararono “rincasando dal lavoro preferiamo trovare la casa in ordine anziché vedere le mogli di ritorno da un assemblea”. Attirò a sé molte inimicizie e la sua influenza politica si limiterà alla fondazione del Club degli amici della Legge, che non ebbe mai più di dodici membri. Il 15 maggio del ’93 un gruppo di donne la denudò e fustigò pubblicamente e da quel giorno Théroigne divenne folle e fu quindi rinchiusa in manicomio. Ricordiamo poi Claire Lacombe e Pauline Léon, che crearono nel 1793 la “Società delle cittadine repubblicane rivoluzionarie”, il più celebre club di donne sotto la Rivoluzione che si riproponeva di sventare i progetti dei nemici della repubblica. Partecipando alle manifestazioni popolari che portarono alla caduta dei Girondini, queste donne, partigiane dei Giacobini, sfilavano per le strade indossando berretto e calzoni rossi. Il 2 giugno, giornata in cui i Giacobini, aiutati dalla folla, espulsero i 29 deputati Girondini dalla Convenzione nazionale, esse montarono la guardia davanti alle porte dell'edificio affinché nessuno dei membri potesse fuggire. Nelle sue memorie il girondino Buzot le dipinge come "mostri di donne con tutta la crudeltà della debolezza e tutti i vizi del loro sesso". In seguito, le Repubblicane-Rivoluzionarie vennero accettate nei consigli delle sezioni parigine e fecero persino passare una legge che obbligava le donne a portare la coccarda rivoluzionaria. Tutte queste donne erano però pericolose per la loro eloquenza e quindi la Rivoluzione, dopo aver dato loro la parola, le metterà a tacere. La più importante figure del pre-femminismo della Rivoluzione fu però Olympe de Gouges, pseudonimo di Marie Gouze, ricordata in particolare per la famosa Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina dedicata alla Regina Maria Antonietta da lei giudicata una oppressa come le altre, grazie alla quale un'intera nazione prenderà coscienza del fatto che le aspirazioni delle donne erano comuni a tutte, alle borghesi come alle donne del popolo. Olympe de Gouges sarà la prima a rivendicare alle donne i "diritti politici", al di là del diritto alla "parola politica" che esse si arrogarono, sia pur con parsimonia, durante la Rivoluzione. Ella stupì la propria epoca con la ricchezza delle sue idee e la potenza del suo linguaggio vibrante ma, al tempo stesso, misurato. La stessa Assemblea nazionale, benché poco incline ad ascoltare le donne, ascoltò meravigliata questa brillante oratrice e ne seguì spesso i consigli pratici. In tutto ciò che diceva e scriveva, il carattere femminile si esprimeva nei suoi tratti più pungenti: ricordiamo affermazioni come "Le donne sono altrettanto capaci di generosità e di eroismo, la Rivoluzione l'ha dimostrato a più riprese" e "Finché non sarà fatto nulla per risollevare l'animo delle donne, finché gli uomini non saranno sufficientemente larghi di idee per occuparsi seriamente della gloria delle donne, lo stato non prospererà mai". Ostile a qualsiasi violenza, incita alla battaglia, ma mai all'omicidio o al saccheggio. Nella sua Dichiarazione Olympe metteva in luce i punti deboli della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e rivendica alle donne la parità dei diritti e dei doveri davanti alla legge e in tutte le altre circostanze della vita pubblica o privata. Figurava inoltre anche il suffragio universale per le donne, in quanto la nuova costituzione non lo estendeva che agli uomini. Quando Olympe però decise di difendere il re, affermando: "Era debole; si lasciava ingannare; ci ingannava; ingannava se stesso", la Rivoluzione di Parigi non la perdonò. Cinque giorni prima della morte di Madame Roland, il 3 novembre, lo stesso giorno di Maria Antonietta, Olympe de Gouges sarà ghigliottinata “per aver dimenticato le virtù che convengono al suo sesso e per aver tentato di scalzare la repubblica attraverso i suoi scritti”. In un momento storico in cui i ruoli tradizionali della società vanno disfacendosi, le donne riescono ad entrare in uno spazio da sempre a loro precluso: la politica. In occasione degli Stati Generali del 1789, scrissero una trentina di "cahiers de doléances" in cui denunciarono la propria condizione. In essi reclamavano il diritto al voto, al divorzio, il diritto di essere rappresentate da donne, ma insistevano soprattutto sulle loro condizioni di vita e sulle sofferenze che pativano. Le donne del popolo esigevano ora anch'esse voce in capitolo negli affari politici, principalmente per quanto riguardava i mezzi di sussistenza. Nel cahier de doléance della Pauvre Javotte, si chiese che venissero restituite alle donne quelle che erano le loro professioni e, in una petizione al re, le donne si impegnarono a non maneggiare "né la bussola, né la squadra" poiché, dicevano, "noi vogliamo un'occupazione non già per usurpare l'autorità degli uomini, ma per poter vivere"; influirono quindi sulla soppressione, nel 1791, delle corporazioni che le escludevano e organizzarono delle sommosse contro l’aumento dei prezzi, invadendo drogherie e negozi. Il 10 aprile 1792, una deputazione di cittadine con in testa il berretto rosso sfilò davanti alla sbarra dell'Assemblea legislativa per supplicarla di mettere, con la legge sul divorzio, "l'ultimo sigillo alla libertà francese". L'idea era da qualche tempo nell'aria. Fu di fatto in quello stesso anno che apparve il "nuovo codice coniugale redatto in base alla costituzione". La legge sul divorzio fu votata il 20 settembre 1792 che prevedeva non solo il divorzio per mutuo consenso, ma anche su richiesta di uno solo dei coniugi, previa comprovazione di incompatibilità di carattere. Per esempio sosteneva un deputato: “è incompatibilità di carattere avere idee differenti in merito alla Rivoluzione!”.
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