Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il ruolo delle istituzioni nello sviluppo economico, Douglass North, Appunti di Economia

traduzione, sintesi e commento del celebre paper dell'economista Douglass North

Tipologia: Appunti

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 05/08/2019

federico-tropini
federico-tropini 🇮🇹

4.3

(4)

14 documenti

1 / 7

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Il ruolo delle istituzioni nello sviluppo economico, Douglass North e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI NELLO SVILUPPO ECONOMICO Douglass C. North, ottobre 2003 Intro Il paper tratta di istituzioni e del loro ruolo nello sviluppo economico, focalizzandosi su due problemi di fondo: I) Che cosa rende le economie disfunzionali o comunque economie che non funzionano bene II) Che cosa è possibile fare al riguardo Inizialmente si parlerà della teoria necessaria per comprendere le questioni, la teoria Economica Neoclassica, che però non è stata creata per avere a che fare con tematiche di sviluppo economico bensì nasce avendo come obiettivo di allocare in maniera efficiente le risorse all’interno di un’economia già sviluppata. Questa presenta due grandi lacune per quanto riguarda il nostro motivo di interesse: in primo luogo il fatto di essere senza attriti (frictionless), in secondo luogo la staticità (timeless). Teoria Istituzionalista Le istituzioni non esisterebbero in un mondo senza attriti in cui non esiste l’incertezza. Le istituzioni infatti rendono il mondo degli affari e l’interazione tra persone in generale affidabile e prevedibile, risolvendo i problemi e permettendo appunto di fare business. Le istituzioni strutturano l’interazione tra esseri umani dando incentivi e/o disincentivi a comportarsi in un certo modo. E’ infatti evidente che l’economia da sola non spieghi in maniera sufficiente il mondo in cui viviamo, che è invece una complessa combinazione di: I) Scienza Politica II) Scienze Sociali III) Scienze Cognitive Pertanto in un mondo così strutturato, la qual struttura stiamo cercando di delineare avendo come obiettivo ultimo di risolvere dei problemi, è necessario sviluppare una teoria che integri queste tre discipline ed è proprio quello che la teoria Istituzionalista dovrebbe fare. Ed oltre ad integrare più discipline, dovrebbe anche tenere conto di quella parte dell’economia neoclassica che risulta estremamente utile per risolvere determinati problemi (teoria microeconomica o Price theory). Le Istituzioni Le istituzioni sono formate da: I) Regole Formali II) Vincoli Informali III) Enforcement Characteristics Chiaramente le prime sono estremamente specifiche, precise e ben formalizzate; sono per esempio leggi, costituzioni, regolamenti etc. Per quanto riguarda i vincoli informali iniziano a sorgere alcune difficoltà, in quanto non sono esattamente definite; questi comprendono tutta una serie di usanze e modi di fare molto importanti, spesso più importanti e ricorrenti nella quotidianità dei singoli delle regole formali. Parlando di enforcement è invece fondamentale sottolineare come questo non sia mai e non possa essere perfetto né di fatto convenga che lo sia: la questione sta nel capire il grado di imperfezione e soprattutto quanto efficace risulti l’enforcement di una determinata istituzione, esiste infatti un trade-off al margine tra enforcement e behaviour (bisogna capire fino a che punto convenga pagare lo stipendio ad un poliziotto in più se la sua unica utilità, essendo appunto al margine, diventa quella di fare un paio di multe per divieto di sosta). Dalle scelte razionali al ruolo delle scienze cognitive L’economia è fatta di scelte, ma come vengono prese queste scelte? Gli economisti parlano di scelte razionali, ma che cosa significa esattamente? Infatti i singoli agenti economici devono prendere le proprie decisioni in un mondo composto da: I) Informazioni Complesse II) Conoscenza Imperfetta III) Feedback Imperfetti sulle conseguenze delle proprie scelte Secondo l’economia tradizionale i decision makers hanno conoscenza perfetta e comprendono pienamente tutte le alternative a loro disposizione, possono quindi fare un’analisi costi/benefici e prendere la decisione a loro più conveniente. Ma la realtà non è affatto così! Per capire come le persone prendano decisioni nel mondo richiede qualcosa di molto più profondo, e qui entrano in gioco le Scienze Cognitive: bisogna infatti capire come funzionino la nostra mente ed il nostro cervello, la maniera in cui leggiamo e comprendiamo il mondo costruendoci dei modelli. Un primo assunto fondamentale è che tutti gli elementi costitutivi che compongono il mondo in cui viviamo sono prodotti della mente umana, non esistono al di fuori di noi. Infatti la realtà è ben diversa dalle scienze empiriche (fisica, chimica…), non esistono elementi fondanti e certi da cui partire per poi sviluppare il resto della teoria (elettroni/ protoni, atomi e molecole…). Entra quindi in gioco il tema della coscienza, che è uno dei grandi misteri ancora irrisolti della nostra epoca. Quest’ultima infatti non è solo fondamentale per capire la differenza tra noi esseri umani ed il mondo animale ma è molto di più: è consapevolezza di sé stessi in spazio e tempo, coscienza del posto che occupiamo in una rete di fattori estremamente complicata. Chiedendoci che cosa fa sì che le società funzionino o meno in una determinata maniera, non si può prescindere da come la mente umana all’interno di differenti impostazioni culturali arrivi a spiegarsi la realtà e, di conseguenza, prenda delle decisioni. Ed eccoci appunto nuovamente alla questione delle scelte. Tornando momentaneamente alle frictions, che possono essere intese anche come costi di transazione. Le istituzioni economiche che configurano il nostro mondo derivano direttamente da istituzioni politiche. E’ infatti importante capire chi fa le regole e Il passaggio da scambio personale a scambio impersonale è dunque una delle transizioni fondamentali operate dal genere umano e sta alla base del fallimento da parte delle società più arretrate. Infatti, per compiere questo cambiamento, risulta fondamentale cambiare l’infrastruttura istituzionale in maniera da rendere reciprocamente vantaggioso cooperare (mediante meccanismi di reputazione, punizione o altri strumenti). Questo però diventa sempre più complicato via via che il mercato diventa più grande (puoi fregare qualcuno su un mercato e poi andare su un altro mercato). Per avere bassi costi nel far rispettare i contratti in un sistema di scambi impersonali, diventa necessario soggetto terzo, che in ultima analisi significa la Sfera Politica o lo Stato. E’ necessario creare un sistema politico che metta in atto regole e leggi e le faccia rispettare ad un costo non elevato (costi di transazione), il che rende possibile scambi impersonali a livello globale.Questo però non sappiamo come farlo, ma non facendolo o almeno non provandoci si resta bloccati in un sistema altamente imperfetto che solitamente funziona piuttosto male. II) La seconda è che, in un mondo di specializzazione e divisione del lavoro, il vero guadagno che si ottiene è la specializzazione della conoscenza. Infatti nel mondo moderno abbiamo aumentato enormemente gli investimenti in capitale umano, e pertanto le persone sono sempre più specializzate in una determinata cosa. Il fatto è: una volta ottenuta la specializzazione della conoscenza, come si arriva all’integrazione della conoscenza così ottenuta? Ottieni dunque un mondo in cui è necessario integrare a basso costo la conoscenza specializzata tramite la creazione di connessioni. Bisogna però crearle queste connessioni, il che richiede istituzioni ed organizzazioni che sistematicamente abbassino i costi di transazione dell’integrazione della conoscenza all’interno di una società. Si ottengono dunque i vantaggi della specializzazione e divisione del lavoro, ma a questo punto risulta necessario sviluppare un’insieme di organizzazioni ed istituzioni che colleghino a basso costo, ed integrino a basso costo, queste nuove conoscenze di cui ci si vuole avvantaggiare. (branca specifica della sociologia, Network Analysis) III) Il terzo dilemma ci ricollega alla teoria Smithiana e riguarda l’efficienza dei mercati. Cosa si intende con mercati efficienti? Non esiste niente di più importante nel mondo del laissez-faire. Qualsiasi mercato che funzioni correttamente lo fa perché i giocatori sono in competizione tra loro e quindi nel perseguire il loro proprio interesse i singoli migliorano il benessere dell’intero sistema. Quasi ogni mercato funzionante in questa maniera ha alla base una struttura di diritti di proprietà e regole formali, ed anche vincoli e regolamentazioni ben specifiche che regolano le varie situazioni che si verificano ai margini del sistema; ed anche le norme informali rivestono un ruolo importante. Nel misurare i costi di transazione in sistemi differenti tra loro, osserviamo che quando le persone prestano fede ad accordi e contratti, i costi sono inferiori rispetto a quando non lo fanno. Ogni mercato differisce da un altro, ed affinché funzioni correttamente è necessario che la sua struttura si evolva mano a mano che cambiano le condizioni in atto quali tempo, tecnologia, agenti coinvolti etc. Possibili interventi Dati tutti questi problemi, cosa è possibile fare al riguardo? Comprendere la natura delle economie e come funzionano, e la complessa interazione tra sistemi di credenze e la loro eredità culturale e come questi interagiscano con le istituzioni è la base per analizzare intelligentemente la questione. Ma nonostante ciò, esistono ancora seri limiti a quello che è possibile fare al riguardo. Poniamo dunque tre problematiche fondamentali che rendono difficoltoso migliorare la performance della società, che siano la nostra o un’altra. I) Cercando di migliorare le performance di un altro paese (ad esempio del terzo mondo magari) si è in grado di modificare solamente un elemento delle istituzioni e cioè le regole formali del gioco. Ma chiaramente la performance è il risultato della combinazione dei tre elementi delle istituzioni. In generale, importare regole provenienti da un’altra società che ha norme informali ed enforcement charateristics differenti è spesso una garanzia di uno shock riguardo alle conseguenze ed alle implicazioni di questa operazione. Un primo passo verso un’operazione efficace è rendersi conto di quanto sia complicato ottenere l’effetto desiderato. Ciò non significa che non ci sia niente da fare al riguardo, serve però conoscere a sufficienza riguardo al background ed all’eredità culturale di una società così da avere una comprensione riguardo all’interazione tra le regole formali e le norme informali e di come funzionano. E’ inoltre necessario avere idea dei margini in cui i cambiamenti saranno efficaci e di quali saranno le implicazioni di tali cambiamenti su norme informali e enforcement characteristics. Per ottenere un risultato soddisfacente bisogna dunque essere consapevoli dell’interazione tra questi elementi. II) Il secondo punto è che in ultima analisi si arriva al sistema politico. I sistemi politici sono gli ostacoli principali alla nostra capacità di migliorare le performance in quanto non sappiamo come far si che questi funzionino bene. Esistono teorie che cercano di assimilare i vari ordinamenti politici con le forze del mercato, introducendo sistemi di competitività che ricordino la libera concorrenza ma si parla ancora di pura teoria in quanto i politici sembrano comunque preferire ancora il proprio interesse o quanto meno una visione di brevissimo periodo. III) Il terzo fattore deve farci riflettere sugli enormi limiti delle nostre possibilità nel risolvere problemi in questo mondo. Questo è un mondo non ergotico. Non esistono unità fondamentali a cui far riferimento per sviluppare nuovi modelli come nelle scienze empiriche, stiamo creando sistemi mai esistiti prima e senza l’autocoscienza di quali siano le implicazioni. Tornando alle scienze cognitive, possiamo dire che quando un problema è del tutto nuovo, il grado in cui potremo risolverlo dipenderà dalla maniera in cui la nostra mente interpreterà i nuovi fattori coinvolti. Finché i nuovi problemi sono in qualche modo assimilabili o confrontabili con quelli già conosciuti, la nostra mente sarà in grado di elaborarli e risolverli. Ma dal momento in cui i problemi che incontriamo sono via via più complessi e del tutto innovativi, la nostra mente non ha le basi per comprenderli e questi diventano dunque molto difficili da risolvere. Potrebbe accadere che il nuovo problema in questione sia una novità assoluta che non comprendiamo affatto, e per tanto dovremo ricorrere al mito, alla superstizione o alla religione per darci delle spiegazioni. Così come potrebbe accadere che alcuni tra noi comprendano la questione, ma che sfortunatamente questi non siano nella posizione di prendere decisioni politiche ed economiche all’interno della società. Pur sapendo bene come creare istituzioni adattabili ed efficienti, nel caso in cui le persone con potere di prendere decisioni politiche ed economiche non comprendano la natura delle problematiche che dovranno affrontare oppure pensino che queste minaccino la loro sopravvivenza al comando, non faranno niente per cambiarle. Da ogni punto di vista si affronti il problema questa resta uno criticità fondamentale del mondo in cui viviamo, in un mondo in costante evoluzione. Non abbiamo mai avuto società - politiche, economiche e sociali - quali quelle che stiamo sviluppando, e come interagiamo con esse, quanto bene ci confrontiamo con nuovi problemi e li risolviamo, sono domande fondamentali. Lo sviluppo scientifico e le nuove conoscenze che stiamo acquisendo sono tali per cui se il futuro benessere dell’umanità dipendesse interamente da queste, allora il nostro futuro non potrebbe che essere roseo. Non esiste segnale alcuno di rendimenti decrescenti dello stock di nuove conoscenze e della loro applicazione nel risolvere problemi. Dobbiamo però combinare queste nuove conoscenze con le altre due dimensioni che configurano l’esperienza umana: I) La demografia, che però sembra tutto sommato risolvibile in quanto le previsioni di fertilità e mortalità si stanno evolvendo in maniera tale da non farci più preoccupare della questione Malthusiana. II) La struttura istituzionale: per come si stanno evolvendo le problematiche da affrontare infatti, è chiaro che sia necessario evolvere anche le istituzioni, gli ordinamenti politici, economici e sociali deputati appunto a risolvere queste problematiche. La maniera migliore per farlo è quella di sviluppare “l’efficienza adattiva”. L’efficienza adattiva entra in gioco quando ci sono istituzioni flessibili che forniscono il numero massimo di possibili scelte in un determinato momento. In un mondo pieno di incertezze in cui nessuno conosce quale sia la risposta esatta, serve provare numerose alternative per trovare la più adatta. Bisogna dunque avere regole e leggi in grado di correggere ed eliminare le soluzioni che non funzionano (ad esempio bancarotta). Se otterremo una società con la suddetta struttura istituzionale, questa avrà le migliori opportunità di successo in termini di longevità e performance di lungo periodo.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved