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il ruolo di educatore familiare, Guide, Progetti e Ricerche di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative

laboratorio di pedagogia della famiglia

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2018/2019

Caricato il 28/03/2019

chiara-raspanti-1
chiara-raspanti-1 🇮🇹

4.3

(53)

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Scarica il ruolo di educatore familiare e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Pedagogia dell'infanzia e pratiche narrative solo su Docsity! IL RUOLO DI ANIMATORE DI EDUCAZIONE FAMILIARE Il ruolo di educatore familiare può essere svolto da: - Psicologi - Educatori professionali - Pedagogisti - Neuropsichiatri infantili - Assistenti sociali *Gli EDUCATORI PROFESSIONALI e i PEDAGOGISTI ottengono i migliori risultati perché riescono a spogliarsi dell’aura istituzionale legata al ruolo professionale LE COMPETENZE DELL’ANIMATORE - COMPETENZE CULTURALI E PSICO-PEDAGOGICHE: devono mettere gli animatori in grado di conoscere la più recente evoluzione della psicologia dello sviluppo, con una conoscenza specifica dei temi che più interessano ai genitori fin dalla prima infanzia dei figli - COMPETENZE TECNICO-PROFESSIONALI: quelle che connotano più specificatamente il lavoro con i genitori e che concernono le tecniche di animazione e di conduzione dei gruppi, oltre alle tecniche della comunicazione - COMPETENZE METODOLOGICHE: quelle strategie che sono alla base del lavoro educativo; fondamentale è la competenza osservativa che consente di conoscere e padroneggiare le dinamiche che si creano all’interno dei gruppi - COMPETENZE RELAZIONALI: le relazioni sono da considerare come elemento centrale della esperienza formativa di ogni individuo - COMPETENZE “RIFLESSIVE” L'animatore di educazione familiare deve avere la capacità di: - Gestire le relazioni - Facilitare la comunicazione per poter realmente sostenere i genitori L'animatore utilizza una prospettiva costruttivistica e comunicativa, dove la sua professionalità si basa su una specifica sensibilità, che non è innata ma frutto della storia della persona. In questo contesto l'animatore deve assumersi la piena responsabilità delle relazioni di aiuto, mantenendo la distanza dai genitori con cui si trova a lavorare; per questo colui che opera non deve cadere in strumentalizzazioni, anzi esso deve avere consapevolezza di sé, "stare bene" con sé e "accettarsi" e non proiettare le sue mancanze (di figlio) sui genitori che si trova davanti andando cosi incontro alla perdita del giusto comportamento emotivo. L'animatore non deve insegnare, ma ascoltare e facilitare la riflessione dei genitori sul loro fare. L'obiettivo primario dell'animatore di educazione familiare non è quello di diagnosticare i “mali”, ma bensì di individuare le potenzialità, per valorizzarle e mettere in condizione il soggetto di poter progredire sulla via dell'auto- formazione. Inoltre dovrà creare un luogo e un'atmosfera in cui i problemi possano essere discussi, chiariti e compresi dal soggetto. Molti genitori mostrano di avere maggiore considerazione degli specialisti che usano un linguaggio semplice e non ermetico, e che il formatore abbia utilizzato con loro le medesime strategie che loro avrebbero dovuto usare con i loro figli. Lo specialista deve: - Scendere dal suo piedistallo professionale - Mirare ad arricchire le competenze dei genitori favorendo l'aiuto reciproco fra di loro - Integrare nella comunità - Promuovere la solidarietà fra le persone - Acquisire la capacità di utilizzare al meglio le proprie competenze - Sviluppare la capacità di “volgarizzare” - Imparare i “saperi” esibiti dai genitori - Conoscere le risorse attive nell'ambiente inoltre può - Attivare gruppi di mutuo aiuto con il coinvolgimento di genitori di comuni e specifici problemi In conclusione si tratta di dare importanza sia al sapere teorico che a quello pratico, evitando di valorizzare più uno dell'altro, dando dei modelli di apprendimento che consentano ad ognuno di imparare dall'altro, riducendo questa falsa gerarchia dei sapere i dei poteri. In questa prospettiva è utile acquisire e valorizzare la prospettiva del partenariato: sta ad indicare la cooperazione tra persone diverse, che mettono insieme le loro capacità e le loro risorse reciproche, attivando un rapporto paritario e cooperativo con cui vengono prese decisioni comuni e individuati i bisogni educativi dei bambini (nel settore dei servizi alla persona).
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