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Il ruolo dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, Slide di Storia

Il ruolo dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale, partendo dalla scelta iniziale di non partecipare fino alla conclusione della guerra e ai trattati di pace. Vengono descritte le divisioni interne al paese tra neutralisti e interventisti, la decisione di entrare in guerra e le conseguenze della partecipazione italiana.

Tipologia: Slide

2023/2024

In vendita dal 29/01/2024

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Scarica Il ruolo dell'Italia nella Prima Guerra Mondiale e più Slide in PDF di Storia solo su Docsity! Repeat IT o IL RUOLO DELL'ITALIA NELLA PRIMA GUERRA MONDIALE Al momento dello scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Italia aveva deciso di non prenderne parte: era del tutto impreparata dopo aver intrapreso la campagna di Libia, così come era impreparato Salandra (il successore di Giolitti), il quale aveva scelto per la posizione di neutralitá del paese in particolare per la Triplice Alleanza, che non rappresentava altro che un trattato di tipo difensivo. L'Italia si trovava nettamente divisa in due tra neutralisti e interventisti: tra questi due schieramenti si svolgeranno vari scontri nelle piazze italiane. Fra i sostenitori della neutralitá che hanno una visione razionale troviamo Giolitti: proprio perché era tornato da poco dalla Guerra di Libia sapeva che l'Italia non era abbastanza pronta e l'esercito troppo debole. Anche la Chiesa aveva esortato i cittadini a non intervenire nella guerra perché, secondo Papa Benedetto XV, non rappresentava altro che un'inutile strage. Tra i sostenitori della neutralità si trovano anche i socialisti riformisti, ancora capeggiati da Turati e che non erano intervenuti nemmeno nella Guerra di Libia. Entrata in guerra: 24 maggio 1915 La prima cosa che Armando Diaz fece fu cercare dei rinforzi lungo il fiume Piave, di fatto decide di schierare i soldati veterani della battaglia di Caporetto e obbliga anche i soldatini del '99 a entrare in guerra, ovvero i giovani italiani nati nel 1899, i quali avevano compiuto i 18 anni: moltissimi di loro morirono durante la guerra a causa della loro debolezza e impreparazione, ma il loro intervento era necessario. In seguito a questa battaglia Boselli venne sostituito dal ministro Orlando, protagonista della conclusione della guerra e dei seguenti trattati di pace. Le province a ridosso di Venezia vennero occupate dagli austro-ungarici, che la fecero pagare dura agli italiani conquistando i territori da cui ricavavano le loro risorse alimentari. Cadorna, nel bollettino di guerra, aveva cercato di scaricare tutta la responsabilità sulle truppe, senza assumersi alcuna colpa. L'esercito austro-ungarico era massacrato dopo aver utilizzato tutte le sue forze nella battaglia di Caporetto e inoltre non si sarebbero aspettati la decisione di Diaz: le truppe italiane da lui organizzate riescono a sferrare l'attacco decisivo, che avviene nella battaglia di Vittorio Veneto del 1918. Conclusione della guerra Il 4 novembre 1918 è di fatto la data della fine della Prima Guerra Mondiale: l'Italia ne era uscita vincitrice, nonostante le perdite di uomini e feriti furono state ingentissime. La Russia aveva subito delle gravi perdite a causa della pace di Brest-Litovsk: perse la Finlandia (perdendo anche l'accesso al Mar Baltico, che collegava al mare del Nord) che diventa uno stato indipendente, così come le Repubbliche Baltiche, la Polonia diventa autonoma (con Varsavia ma senza Danzica) e l'Ucraina (perdendo più della metà del proprio rifornimento di grano). I Trattati della Conferenza di Pace di Parigi si tengono nel 1919-20: è il grande momento che unisce i numerosi trattati, tra cui il più importante è il Trattato di Versailles del 1919: I grandi bacini minerari di Alsazia e Lorena tornano nelle mani della Francia, rubando alla Germania la base industriale. La Polonia era diventato uno stato indipendente, venendo rubata per una parte dalla Russia e dall'altra dal Reich: si ha un distacco territoriale della parte orientale della Prussia, ovvero il corridoio di Danzica, dove scoppierà la Seconda Guerra Mondiale: si chiama così perché crea un corridoio verticale che separa la Germania dalle Repubbliche che avevano ottenuto l'indipendenza, era stato creato come un vero e proprio stato cuscinetto. La città di Danzica divenne una città libera: ancora oggi è uno dei porti più importanti del Mar Baltico e non volevano che essa cadesse sotto il potere della Polonia, delle Repubbliche Baltiche ma soprattutto della Germania (perché questo era stato di fatto il porto del secondo reich). Hitler deciderà di invadere il corridoio di Danzica affermando che esso era sempre stato dei tedeschi. La Germania perde tutte le sue colonie, perdendo quindi il controllo del mar Mediterraneo e delle materie prime che provengono da esse: il mondo intero aveva letteralmente lasciato in ginocchio uno dei paesi che era stato per tanto un leader. L'esercito venne limitato: non potevano più armarsi perché la Germania con il poco che rimaneva avrebbe potuto riorganizzare i cantieri navali e i loro armamenti. Ció che farà Hitler di nascosto sarà proprio armarsi di nuovo. La regione del Reno comprendeva i bacini della Ruhr (a nord) e della Saar (a sud), confinanti con la Lorena e l'Alsazia: i francesi avevano preso possesso anche di questi bacini tedeschi, privandoli delle loro risorse. Come se non fosse già in ginocchio, la Germania dovette anche pagare gli enormi danni di guerra.
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