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Il sabato del villaggio, Schemi e mappe concettuali di Italiano

giacomo leopardi

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2015/2016
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Caricato il 06/10/2016

rachele_spagnolo
rachele_spagnolo 🇮🇹

4.1

(56)

32 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il sabato del villaggio e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! IL SABATO DEL VILLAGGIO Giacomo Leopardi Il sabato del villaggio, scritto da Giacomo Leopardi nel 1829 a Recanati, fa parte dei "grandi idilli" e, come tale, si evidenziano da subito in tutto il componimento i temi della rimembranza e dell'evanescenza della giovinezza. Il tema predominante del componimento è rievocare "l'età fiorita", tema che peraltro si ritrova in altri idilli come in A Silvia, dove la ragazza è personificazione stessa della gioventù che sfiorisce. L'autore invita a non aspettarsi felicità dal futuro, perché come la domenica deluderà l'attesa del sabato, così la vita deluderà i sogni della giovinezza. Leopardi, quindi, ritiene di non doversi aspettare niente, in modo da non essere mai delusi. Il poeta in questa lirica parla della vita che si conduce di sabato nel suo villaggio. Si può suddividere la poesia in due parti: • prima parte: descrittiva in cui regna l'allegria per i giorni di festa e successivamente il silenzio rotto dagli strumenti del falegname. I primi versi, infatti, oppongono la gioia ed il giorno alla serenità del sonno; • parte finale: riflessiva dove il poeta guarda al domani quando la quotidianità infonderà il tedio e riflette sulla fugacità della giovinezza. Negli ultimi versi il poeta oppone l'oggi spensierato, metafora della giovinezza, al domani, simbolo della noia e della vecchiaia. Metrica: Canzone libera. Settenari e endecasillabi si alternano e vi sono due versi non rimati (41 e 43). Parallelamente alle tematiche il ritmo nei primi versi è più incalzante, scorrevole e spensierato, mentre diventa in chiusura, più pacato ed incline alla meditazione. Il ritmo agile e mosso è reso efficacemente attraverso l’utilizzo dei settenari, mentre il ritmo più lento è reso dall’endecasillabo. Sono presenti numerose figure retoriche, oltre a quelle evidenziate nel testo a fronte della poesia, vi sono: Litote: "altro dirti non vo'" con la quale Leopardi esprime l'intenzione di non demoralizzare i giovani. Climax: I personaggi realizzano un climax prima crescente dopo decrescente: la donzelletta (gioventù) - la vecchierella (vecchiaia) - lo zappatore (età matura) - il garzoncello (gioventù). Si possono notare inoltre, nella prima parte della poesia, allitterazioni con doppie (donzelletta, mazzolin, vecchierella, novellando, sulla, bella, colli...) o con dittonghi (giorno, chiaro, ciascuno, gioia, stagion, pien, pensier, lieta), o con ripetizione degli stessi suoni (in sul calar del sole; siccome suole). L'uso dei diminutivi (donzelletta, vecchierella, garzoncello) denota la tenerezza del poeta verso i suoi personaggi, in particolare per gli adolescenti. Figure retoriche • Allitterazioni “donzelletta, vecchierella, novellando, sulla, bella, colli”; “giorno, chiaro, ciascuno, gioia, stagion, pien, pensier, lieta”; • Metafore “età più bella” (v. 15); “età fiorita” (v. 44); “stagion lieta” (v. 49) per indicare la giovinezza; “festa” (vv. 47 e 50) per indicare la maturità; • Similitudine vv. 44-45: “cotesta età fiorita è come un giorno d’allegrezza pieno”; • Metonimia v. 17: “il sereno” (ad indicare il cielo); • Enjambements vv. 4-5: “reca in mano / un mazzolin di rose e di viole”; vv. 33-34: “la sega / del legnaiuol”; vv. 40-41: “tristezza e noia / recheran l’ore”; • Apostrofi v. 43: “garzoncello scherzoso”; v. 48: “fanciullo mio”; • Preterizione v. 50: “altro dirti non vo’”; • Iperbato vv.6-7: “tornare ella si appresta / dimani, al dì di festa, il petto e il crine”; v. 41-42: “ed al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno”; vv. 50-51: “ma la tua festa / ch’anco tardi a venir non ti sia grave”; • Anastrofi v. 11: “novellando vien”; v. 45: “d’allegrezza pieno”; • Anadiplosi vv. 45-46: “un giorno di’allegrezza pieno / giorno chiaro, sereno” PARAFRASI La fanciulla (la donzelletta – diminutivo arcaico) ritorna dalla campagna [torna dal lavoro nei campi] al tramontar del sole (in sul = verso il), portando un fascio d’erba e tiene in mano un mazzolino di rose e di viole (ha l'erba per le bestie, come tutti i giorni, ma in mano ha viole e rose come segno della festa), delle quali (onde), come è solita (suole), si prepara a ornare l'indomani, giorno di festa, il petto e i capelli (crine). [Alla baldanza giovanile della donzelletta viene contrapposta la quiete della vecchierella] Intanto sulle scale (i gradini dell'uscio di casa) siede con le vicine la vecchierella a filare, rivolta là (incontro là) dove tramonta il sole e racconta (novellando vien = raccontando con tono di fiaba) della sua giovinezza (suo buon tempo - metafora), quando anch’ella si preparava la domenica e ancora giovane e bella era solita (solea, torna l'idea della cara abitudine) andare a ballare con coloro che erano giovani come lei (ebbe compagni nell’età più bella – “età più bella” è metafora). Ormai (già, esprime il rapido volgere della sera) inizia a scurire (l’aria imbruna), il cielo (il sereno) torna azzurro (metonimia), e al biancheggiare della luna appena sorta (recente luna) ritornano giù dai colli e dalle case le ombre (dopo che erano sparite al tramontare del sole tornano a disegnarsi per terra). Ora la campana (la squilla) dà segno della festa che sta arrivando (metonimia); e a quel suono, si direbbe (diresti, con valore impersonale) che il cuore si consola (si riconforta: per un momento dimentica i suoi mali).
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