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Il Sabato del Villaggio, G. Leopardi - Analisi, Appunti di Italiano

Analisi della poesia "Il Sabato del Villaggio" di Giacomo Leopardi

Tipologia: Appunti

2018/2019

In vendita dal 07/11/2019

Laura-Fabbri00
Laura-Fabbri00 🇮🇹

4.8

(7)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il Sabato del Villaggio, G. Leopardi - Analisi e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Il sabato del villaggio è una canzone libera composta da Leopardi nel 1829 a Recanati, la poesia rientra nella raccolta i “Canti” pubblicata nel 1831. CONTENUTO Il componimento offre uno spaccato sulla vita quotidiana in cui gli abitanti, in un primaverile sabato sera, si preparano al giorno festivo. L’autore descrive il trascorrere della serata attraverso diverse figure. Prima del calar del sole osserviamo la donzelletta (v.1) e la vecchierella (v.9) poste in contrapposizione, l’una che immagina la felicità del futuro giorno di festa, l’altra che ricorda la spensieratezza di quel giorno in gioventù. In seguito, dopo il suono delle campane, che annunciano l’inizio del “dì di festa”, vediamo i fanciulli (v.24) che, gridando, manifestano la loro gioia ed infine, il contadino (v.29), di ritorno a casa. La scena si chiude con l’artigiano (v.34) che nella notte si affretta a terminare il proprio lavoro in previsione del giorno seguente. Dal verso 38 si apre la riflessione del poeta sugli umori del giorno festivo e sul contrasto di quest’ultimi in giovinezza ed in età matura. Dall’atteggiamento pieno di aspettative dei protagonisti verso il giorno di festa, emerge il tema del piacere come attesa di un appagamento futuro; tutti gli abitanti, dal fanciullo alla vecchierella, provano gioia nell’attendere il di’ festivo o semplicemente nel ricordarlo. Dall’attitudine dei protagonisti, in particolare quella delle due donne e dalla riflessione del poeta ritroviamo, inoltre, un chiaro confronto tra la speranza giovanile e il ricordo delle gioie passate. In quest’ultima parte la visione pessimistica dell’autore è evidenziata dalla reticenza “altro dirvi no vo” (v.50) in cui Leopardi esita nello svelare al fanciullo il suo prossimo futuro per non demolire le sue aspettative e speranze; il poeta si limita ad affermare che l’unica “stagion lieta” è quella della fanciullezza e invita il giovane a non spingere lo sguardo oltre i confini dell’illusione propria della sua età. Tale dualismo temporale coinvolge lo stesso giorno festivo dove il poeta descrivendo la gioia nel viverlo, lascia trasparire una certa malinconia data dalla sua fine; terminate le aspettative riposte nella festa non resta che rassegnarsi alla dura realtà. Infine è presente il tema del vago ed indefinito, delineato soprattutto dal paesaggio, il quale incarna per il poeta la più alta forma di poetizzare. STRUTTURA E ANALISI Il componimento è una canzone libera costituita da 4 strofe di diversa lunghezza composte da soli endecasillabi e settenari con un personale uso dello schema di rime. Questa struttura innovativa è ormai ricorrente in molti dei brani leopardiani come abbiamo precedentemente osservato in “A Silvia”. A livello fonico è presente un’allitterazione data dal ricorrere con regolarità in tutta la poesia del suono “ll”(esempio “donzelletta” (v.1), bella (v.15) o squilla (v.20)), che conferisce al componimento un’allegra musicalità. Possiamo inoltre osservare il frequente utilizzo di percezioni uditive e visive, gli stessi esempi prima citati offrono un chiaro spunto per sviluppare questo argomento; l’impiego di termini appartenenti alla sfera sensoriale conferiscono un vissuto ed una concretezza a tutta la poesia. Tra le figure retoriche ritroviamo diverse metafore, al verso 15 “età più bella”, al verso 44 “età fiorita” ed infine “stagion lieta” al verso 49, le quali stanno ad indicare la fanciullezza e la felicità che essa custodisce; parallelamente a ciò tra i versi 44-45 riconosciamo una similitudine “cotesta età fiorita è come un giorno d’allegrezza pieno”. In contrapposizione ritroviamo ai versi 47 e 50 la ripetizione della parola “festa” che individua la giovinezza. Nel componimento è anche presente una metonimia “il sereno” (v.17) stante ad indicare il cielo mediante una sua condizione. A livello lessicale Leopardi utilizza diversi termini antiquati, forse dati i suoi studi, come ad esempio “crini”(v.7) per indicare i capelli, “speme” (v.13) ovvero speranza e riede (v. 28) che sta per ritorna. Inoltre possiamo notare evidenti riferimenti letterari che rimandano alla tradizione classica, la descrizione del paesaggio (vv.16-19) riflette il panorama petrarchesco e le sue influenze da Virgilio e la figura femminile rimanda ai tratti di Dante ed altri poeti a lui contemporanei.
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