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IL SABATO DEL VILLAGGIO LEOPARDI analisi, Dispense di Italiano

Il testo descrive la scena di un sabato sera in un villaggio, con la donzelletta che torna dalla campagna con un fascio di erba e fiori, la vecchierella che racconta aneddoti del passato, i bambini che giocano e il contadino che torna a casa. Il testo si conclude con un invito alla felicità per i giovani. Il testo è diviso in una parte descrittiva e una riflessiva.

Tipologia: Dispense

2022/2023

In vendita dal 02/12/2022

elena_beccagutti
elena_beccagutti 🇮🇹

4.8

(13)

118 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica IL SABATO DEL VILLAGGIO LEOPARDI analisi e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! IL SABATO DEL VILLAGGIO – LEOPARDI (pag. 84) Recanati, 1829 La donzelletta vien dalla campagna, In sul calar del sole, Col suo fascio dell’erba; e reca in mano Un mazzolin di rose e di viole, Onde, siccome suole, Ornare ella si appresta Dimani, al dì di festa, il petto e il crine. Siede con le vicine Su la scala a filar la vecchierella, Incontro là dove si perde il giorno; E novellando vien del suo buon tempo, Quando ai dì della festa ella si ornava, Ed ancor sana e snella Solea danzar la sera intra di quei Ch’ebbe compagni dell’età più bella. Già tutta l’aria imbruna, Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre Giù da’ colli e da’ tetti, Al biancheggiar della recente luna. Or la squilla dà segno Della festa che viene; Ed a quel suon diresti Che il cor si riconforta. I fanciulli gridando Su la piazzuola in frotta, E qua e là saltando, Fanno un lieto romore: E intanto riede alla sua parca mensa, Fischiando, il zappatore, E seco pensa al dì del suo riposo. Poi quando intorno è spenta ogni altra face, E tutto l’altro tace, Odi il martel picchiare, odi la sega Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna, E s’affretta, e s’adopra Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba. Questo di sette è il più gradito giorno, Pien di speme e di gioia: Diman tristezza e noia Recheran l’ore, ed al travaglio usato Ciascuno in suo pensier farà ritorno. La giovinetta torna dalla campagna verso il tramonto con il solito fascio d’erba, e tiene fra le mani un mazzolino di rose e viole con cui si prepara a ornarsi, l’indomani, domenica, il petto e i capelli, come fa di solito. La vecchietta sta seduta a filare con le sue vicine sui gradini della scala, rivolta verso occidente, dove il sole tramonta, e racconta della sua giovinezza, quando anche lei, nei giorni di festa, si adornava e, ancora sana e agile, danzava la sera con gli amici che le erano compagni di gioventù, l’età più bella. Ormai l’aria si fa scura, il cielo limpido torna azzurro (dopo il rosseggiare del tramonto) e, sotto la luce biancheggiante della luna da poco spuntata, le ombre scendono di nuovo dai colli e dai tetti. Adesso la campana annuncia la prossima festività e diresti che a quel suono il cuore si riempia di speranza. I ragazzi in gruppo, gridando e saltando sulla piccola piazza, fanno un allegro rumore; nel frattempo il contadino, fischiando, ritorna a casa per consumare la sua modesta cena e fra sé e sé pensa alla domenica, il giorno in cui può riposarsi. Poi, quando intorno è spenta ogni altra luce e tutto il resto tace, senti il picchiare del martello, senti la sega del falegname, che nella bottega chiusa veglia al lume della lucerna, e si dà da fare affrettandosi per finire il suo lavoro prima del chiarore dell’alba. Fra i sette giorni della settimana questo, pieno di speranza e di gioia, è il più gradito; domani il trascorrere delle ore porterà un senso di fastidio e di tristezza, e ciascuno ricomincerà a pensare al faticoso lavoro abituale. Fanciullo spensierato, la tua giovane età è Garzoncello scherzoso, Cotesta età fiorita E’ come un giorno d’allegrezza pieno, Giorno chiaro, sereno, Che precorre alla festa di tua vita. Godi, fanciullo mio; stato soave, Stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo’; ma la tua festa Ch’anco tardi a venir non ti sia grave. come un giorno pieno di gioia, un giorno luminoso, sereno che precede e annuncia la festa della tua vita [l’età matura]. Sii felice, ragazzo mio: la tua è una condizione beata, un’età felice. Non ti voglio dire altro; ma non ti pesi se la tua festa ancora tarda a sopraggiungere. 1. PARTE DESCRITTIVA: la donzelletta torna dalla campagna con un fascio di erba e fiori per ornarsi i capelli e il petto in vista della sera. La vecchierella invece sta seduta con le amiche a raccontare aneddoti e rimembra quando si preparava per il dì di festa. Siamo al tramonto e la luna è sorta da poco. La campana suona, i fanciulli gridano in gruppo nella piazza (rif. Piazza di Recanati). Intanto il contadino torna per il suo pasto frugale e pregusta il giorno del riposo (domenica). 2. Quando tutto tace e si va verso la notte, si sente il falegname che sta ancora lavorando (segna, martello) nella bottega e si affretta per terminare il lavoro prima dell'alba. 3. PARTE RIFLESSIVA: il sabato è il giorno più gradito (gioia e speranza), mentre la domenica il pensiero torna alle consuete occupazioni. 4. SI RIVOLGE AL GIOVANE SPENSIERATO CHE SI AFFACCIA ALLA VITA: la sua età è come il sabato: come il sabato è la vigilia della domenica, così la fanciullezza precede la giovinezza/maturità. Gli dice di essere felice e di godersi questo periodo della vita e di non avere fretta che arrivi la maturità, come se volesse proteggerlo dalla consapevolezza del vero. La maturità non porterà tutte quelle gioie sperate e provocherà amare delusioni. Perciò la stagione più felice della vita è la fanciullezza. Canzone libera; stessa struttura della Quiete dopo la tempesta, con cui forma una sorta di dittico. È complementare ad essa a livello di temi. La donzelletta rappresenta le illusioni e le speranze. Immagina la gioia del giorno festivo. La vecchierella rappresenta la consapevolezza del vero. Ricorda le gioie del passato. Rappresentano speranza e memoria, strettamente congiunte. Speranza e giovinezza sono legate alla festa e alla primavera. Si concretizzano nel simbolo del “mazzolin di rose e viole”. Si contrappone il “fascio dell'erba” che rappresenta la realtà quotidiana, la fatica. Pascoli critica questo passo perché unisce rose e viole nello stesso mazzo e sono di stagioni diverse e critica la genericità della tradizione poetica italiana: non stabilisce un rapporto fresco e immediato con la natura ma la coglie in maniera libresca. In realtà Leopardi si lega alla teoria del vago e dell'indefinito, per questo è generico. Filtro letterario che trasfigura immaginosamente la realtà. Molti elementi vengono allontanati e smaterializzati perché visti nel ricordo e nell’immaginazione. La donzelletta rimanda a un serie di figure femminili letterarie (es. Matelda di Dante per le ghirlande di fiori; le ombre che si allungano dai tetti e dai colli rimandano Petrarca che ha sua volta
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