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il Sacro nella storia religiosa dell’umanità di Julien Ries, Sintesi del corso di Sociologia Della Religione

il Sacro di Julien Ries, riassunto. Università degli Studi di Bergamo

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Scarica il Sacro nella storia religiosa dell’umanità di Julien Ries e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Della Religione solo su Docsity! CAPITOLO 1: TEORIE SOCIOLOGICHE ED ETNOLOGICHE EMILE DURKHEIM Durkheim si occupò dei fenomeni sociali che decise di indagare con obiettività delle discipline scientifiche. Auguste Comte gli fornì lo schema delle tre tappe dell’umanità: la tappa mitica, teologica e positivista. Gli ha fornito anche due idee: la critica all’individualismo e l’irriducibilità dei fatti sociali. Egli concepisce la società come un organismo che trascende l’individuo ovvero che attraverso le sue norme, guida i pensieri e le azioni degli individui. Quindi la società viene prima degli individui. I fatti sociali hanno un’esistenza propria, ed hanno una realtà indipendente rispetto ai pensieri psicologici degli individui, esistono al di fuori di noi e hanno il potere di esercitare una costrizione sugli individui (ex. Limite di velocità di 50 km/h. questo è un fatto sociale in quanto incide sul comportamento che deve tenere l’individuo. Se quest’ultimo non rispetta questa regola, sarà sottoposto alla sanzione: la multa). Secondo Durkheim la religione è un fatto sociale e pubblico e ha il compito di amministrare il sacro. Il sacro è il patrimonio collettivo/coscienza collettiva che tiene unita la società. Il sacro per Durkheim ha una genesi di tipo sociale e non antropologico. Secondo lo studioso, l’aspetto che caratterizza il fenomeno religioso, è il fatto che presuppone la divisione dell’universo conosciuto e conoscibile in due generi: sacro e profano. Le cose sacre sono quelle isolate e protette dalle interdizioni mentre le cose profane sono quelle che si riferiscono a queste interdizioni. La religione non è altro che l’immagine sacralizzata della società. La religione corrisponde al codice generativo della società e con ciò vuol dire che tutte le istituzioni sociali hanno come base un’origine religiosa: diritto, morale, scienza e famiglia. La società civile è caratterizzata da qualcosa di religioso che non è più divino né assoluto: si parla di religione senza Dio ovvero la religione del sentimento. COSCIENZA COLLETTIVA: è l’insieme delle credenze e dei sentimenti comuni (patrimonio collettivo) che tengono unita la società. (leggi, regole morali, dettami). Egli scrive “le forme elementari della vita religiosa” 1912 F 0 E 0 iniziò ad interessarsi delle religioni primitive quale il Totemismo. Sostiene che le religioni del totem sono quelle nelle quali la tribù attribuisce ad una presunta divinità delle caratteristiche riguardanti il controllo delle attività economiche e relazionali della società stessa. Quindi il totem è la rappresentazione della divinità che protegge e giustifica le caratteristiche delle società tribali. Il sacro in conclusione lo ha definito come forza collettiva proveniente dalla società e sovrapposta al reale per costituire l’elemento essenziale dell’organizzazione sociale. La religione è l’amministrazione del sacro. Essa è un sistema di nozioni per mezzo delle quali gli individui si rappresentano la società di cui sono membri. È anche un sistema di messa in azione delle forze sociali attraverso il culto. Quest’ultimo permette di realizzare l’esperienza sociale della salvezza. MAUSS Mauss, in collaborazione con Hubert, intraprese degli studi riguardo le funzioni sociali del sacro. Mauss è fedele a quanto sostiene Durkheim sulla distinzione fra sacro e profano e sul totemismo come religione originale. Mauss considera il totem come simbolo del sacro dei clan, in quanto riunisce e concretizza i sentimenti della collettività. Ai suoi occhi il sacro si concentra nel simbolo ovvero il totem, simbolo del gruppo. Oltre ad essere oggetto di culto è anche l’elemento della coesione sociale. Per Durkheim, Mauss e Hubert l’elemento fondatore del sacro è il mana una forza propria e singolare che è immateriale ed impersonale. Durkheim si era limitato al mana della religione totemica mentre Mauss ed Hubert hanno cercato di ritrovarlo anche nelle altre religioni per dimostrarne l’universalità. L’India ha conservato il fondo mistico del mana infatti viene immortalato nel brahman. La casta braminica è la casta del sacro. Il brahman è il veicolo attraverso cui agiscono uomini e dei. Sacro è considerato tutto ciò che per il gruppo e per i suoi membri qualifica la società. LAURA LEVI MAKARIUS opera: “il sacro e la violazione dei tabù” Da una nuova interpretazione del mana e del sacro all’interno delle religioni primitive. Questa vede l’origine del mana nella violazione del tabù: secondo Makarius, l’impiego magico del sangue è uno di questi tabù in quanto il violatore si impadronisce del sangue per mezzo di violazioni ovvero di delitti rituali, questo gli conferisce prosperità e potere. Per lei, il potere magico così ottenuto, s’identifica con il mana, fonte del sacro. La violazione del tabù è sia un atto individuale ma anche sociale in quanto è antisociale. Il tabù del sangue è stato creato dagli uomini che considerano la donna pericolosa ed impura. La magia di purezza si concretizza nella sottomissione della donna e la purezza si sostituisce al mana. L’integrazione della purezza e dell’impurità ha come risultante il sacro. Nel sacro avremo così il puro e l’impuro. La loro coesistenza nel sacro è spiegabile con l’evoluzione della società tribale e la rispettiva posizione di uomini e donne nella società. Il potere magico che si genera con la trasgressione (il mana) ha tre caratteristiche principali: efficacia F 0 E 0 si fonda sul potere del sangue e dalla forza che si sprigiona da questo e agisce anche a distanza. Ambivalenza F 0 E 0 l’infrazione del sangue impuro ha un potere benefico per chi lo infrange. Carattere pericoloso F 0 E 0 si tratta dell’utilizzo di sangue proibito e impuro poiché il mana si ottiene mediante la violazione di tabù. Il percorso del sacro parte dal timore del sangue considerato quindi come tabù, dalla violazione di esso e si costituisce nel mana trascendente per sfociare poi nelle religioni. Mentre la terza faccia è quella della ragion pura: il sacro è disposizione originaria dello spirito stesso, che si trova all’origine della rivelazione interiore dell’uomo. Il sacro è un a priori, cioè che è costitutivamente parte dell’essere uomo. Una persona in quanto tale è capace di questo atteggiamento: l’uomo è beneficiario di questa rivelazione interiore che gli permette di accostarsi al tutt’altro. Questo comporta la nascita della religione personale. Essendo un a priori non è mai del tutto esprimibile dalle religioni. Quella del sacro è un’intuizione mistica è l’intuizione dell’essere stati gettati nel mondo. Questo numinoso è immediato nei profeti e mediato nei fedeli. Al concetto di Durkheim della coscienza collettiva, Otto sostituisce il postulato di una rivelazione interiore. Il sacro è la struttura fondamentale di ogni uomo e le religioni sono il modo con cui il sacro si manifesta. L’uomo è religioso perché ha la possibilità dell’esperienza del sacro. Rudolf Otto fa distinzione fra uomo naturale e quello religioso. L’ateo non è in grado di comprendere e compiere l’esperienza del sacro. Agli occhi dell’uomo religioso, il numinoso rappresenta un valore che gli fa vedere il non-valore numinoso ovvero il profano. Queste manifestazioni della rivelazione sensibile del sacro si chiamano segni. Abbiamo una doppia manifestazione del sacro: da una parte, la rivelazione interna del sacro sulla quale si fonda la religione personale e dall’altra la manifestazione del sacro nella storia mediante dei segni. Gli strumenti di espressione del numinoso sono: il gesto, la comunità di preghiera, le situazioni sacre, il miracolo e i libri sacri. Egli ha voluto insistere sull’espressione del numinoso nella Bibbia, nella liturgia cattolica e nella tradizione luterana. Secondo Rudolf, l’uomo religioso ha la facoltà di conoscere la manifestazione del sacro nel mondo dei fenomeni: è la divinazione. L’uomo religioso acquista una visione intuitiva del mondo, ciò che gli consente di scoprire lo spirituale sotto le apparenze temporali ovvero scopre la qualità del segno divino nell’oggetto temporale. La teoria della divinazione, viene ripresa da Otto da Schleiermacher e secondo lui, questa ha due difetti: il primo difetto è che la divinazione viene presentata come fenomeno universale nell’umanità. Inoltre Schleiermacher non fa che indicare senza precisare la materia che ne è l’oggetto più favorevole: il Cristo stesso. Otto riduce l’universalità della divinazione ai profeti che sono i fondatori delle grandi religioni e dei culti e al Figlio, Gesù Cristo che manifesta il regno di Dio. Otto attribuisce un’importanza primordiale alla storia delle religioni che ha il compito di individuare i valori religiosi presenti nel cammino dell’umanità e di mostrare la difficile marcia degli uomini alla ricerca di Dio. Rudolf ha posto al centro della scienza delle religioni il fenomeno religioso dimostrando che è inseparabile dallo studio dell’uomo religioso e dal suo comportamento. L’esperienza del sacro è l’esperienza dell’ineffabile e del trascendente. VAN DER LEEUW Pastore olandese conosciuto per essere autore di un importante trattato dedicato all’essenza e alle manifestazioni della religione. Tenta di cogliere i fattori religiosi fondamentali e la loro intenzionalità. Egli si sforza ad illuminare le strutture interne dei fenomeni religiosi: un fenomeno è che si manifesta. L’uomo coglie il fenomeno in un’esperienza vissuta, di cui è testimone. Il ruolo della fenomenologia è di comprendere questa esperienza vissuta. La religione presenta due facce: quella del mistero e la faccia dell’esperienza vissuta. L’esperienza religiosa è la risposta dell’uomo che si trova di fronte al mistero e che si imbatte nella potenza misteriosa. È nell’incontro tra l’uomo e la potenza misteriosa che risiede la salvezza annunciata dalle religioni: l’acquisizione di una nuova vita. Fra l’uomo e la potenza si creano dei rapporti che condizionano il comportamento dell’uomo: nel comportamento si inseriscono la purificazione, il sacrificio, la divinazione, le feste e la consacrazione. La fenomenologia si occupa di dare un senso e interpretare questi comportamenti, questi gesti. Il fenomenologo quindi non si occupa di capire il messaggio dei fenomeni: di questo se ne occupa la teologia. Quindi il fenomenologo si ferma sul campo dell’ermeneutica. L’uomo religioso viene studiato dal fenomenologo non dal punto di vista dei sentimenti ma bensì dal suo comportamento non come faceva invece Otto. Qual è la natura del sacro? Van Der Leeuw colloca il sacro nel cuore della potenza misteriosa in cui si imbatte l’uomo: si tratta di qualcosa che stupisce. Questa potenza è il mana presso i melanesiani, il tao dei cinesi, il karman dell’india. L’uomo ha visto questa potenza all’opera. Questa potenza contagia le persone e gli oggetti con cui entra in contatto ovvero l’amuleto, l’idolo, l’arma, l’utensile. Il sacro è una forza trasformatrice proveniente dalla potenza misteriosa che contagia un essere o un oggetto con cui entra in contatto. Quali sono le funzioni del sacro nella religione? Il fenomenologo cerca di comprendere le funzioni del sacro mediante l’osservazione del rapporto fra uomo religioso e potenza misteriosa. Si chiama tabù tutto ciò che è carico di potenza e lo si prova espressamente. Il tabù è carico di mana. Esiste un rapporto diretto fra tabù, mana e sacro. Il mana è la forza che viene dall’altro e che conferisce una nuova vitalità all’oggetto o all’essere con cui viene in contatto. Questo oggetto o questo essere si carica così di forza sui generis (particolare, specifica): è sacro, vale a dire tabù. Di fronte a questa forza il comportamento dell’uomo è fatto di meraviglia, timore o di paura perché è una forza diversa per la sua natura. Per questo motivo, il sacro può essere pericoloso per lui. Il profano non è provvisto di questa potenza. Il sacro conferisce, mediante la sua potenza, una qualità. Quando l’uomo scopre questa qualità in certi esseri o oggetti, li considera sacri: re, sapienti, angeli, demoni, albero sacro, fuoco e acqua sacra. Come Otto anche Van der Leeuw, studia il sacro nell’esperienza vissuta dell’uomo ma diversamente da Otto, che si volge ai sentimenti creati nell’uomo dall’esperienza del numinoso, egli si interessa al comportamento dell’uomo in presenza del sacro. Come Soderblom, colloca il sacro nell’altro e gli attribuisce una vitalità creatrice per il comportamento dell’uomo. MIRCEA ELIADE Nasce a Bucarest 1907, egli si trasferisce dapprima in Francia e poi negli Stati Uniti. Mircea Eliade si interessa molto da vicino al comportamento dell’uomo religioso seguendo appunto quanto aveva fatto principalmente Otto. Egli distinse due tipi di uomini: homo religiosus colui che crede a una realtà assoluta (il sacro) perciò assume nel mondo un modo di vivere specifico. E l’altro tipo di uomo è quello areligioso che rifiuta ogni trascendenza: è quello che Otto chiamava uomo naturale. Lo storico delle religioni avrebbe il compito di studiare i fatti religiosi per capire ciò che rivelano. L’esplorazione del pensiero dell’uomo religioso, spinge Eliade a interessarsi dei popoli privi di scrittura i popoli primitivi. È convinto che l’uomo religioso di ogni epoca coincida con quello arcaico e che le strutture psichiche umane rimangano tali in ogni epoca. Eliade scopre che l’uomo tende periodicamente a tornare all’archetipo e concluse che in questo, risiede il segreto dell’esperienza e della continuità delle forme divine. Lo storico delle religioni deve spiegare il fenomeno della permanenza delle forme nello svolgersi della storia: mutamento e continuità. Eliade mette in campo uno studio comparato delle religioni in modo tale da comprenderne i diversi comportamenti e concezioni. Eliade vuole innalzare la storia delle religioni a scienza autonoma, diversa quindi dalle altre discipline. Il compito dello storico delle religioni è quello di stabilire i fatti storico-religiosi, di comprenderli e renderli intellegibili agli altri. Lo storico delle religioni ha tre missioni: ermeneutica, storica, antropologica. Approccio storico: ogni fenomeno religioso è un fenomeno storico perché ogni esperienza religiosa avviene in un contesto storico preciso. Il passo storico è fondamentale per ricostruire la storia delle forme religiose quindi la ricerca storica deve abbracciare tutte le forme culturali delle diverse religioni. Le fonti che privilegia Eliade sono: le grandi religioni dell’Asia e le tradizioni orali dei popoli privi di scrittura. Ogni fenomeno religioso è un avvenimento della storia umana e deve essere ricollocato all’interno della storia. Dumézil è fonte di ispirazione per Eliade: ha dimostrato che solo decifrando il sistema ideologico fondamentale, che funziona da base alle istituzioni sociali e religiose, è possibile comprendere una figura divina particolare, un dato mito o un dato rituale. Approccio fenomenologico: le esperienze religiose non sono riducibili a forme di comportamento non religiose. L’esperienza religiosa è irriducibile a causa del suo carattere sacro e perciò deve essere colta nella sua modalità specifica. Un fatto spirituale ammette l’essere umano nella sua dimensione fisiologica, sociale ed economica ma ciò non permette di spiegare la vita spirituale. Ogni fatto religioso rappresenta un’esperienza sui generis provocata dall’incontro tra l’uomo e il sacro. Otto è riuscito a cogliere il contenuto e i caratteri specifici dell’esperienza religiosa. Eliade invece cerca di comprendere l’essenza e le strutture dei fenomeni religiosi che vengono colti al tempo stesso nel loro condizionamento storico. Egli dà una nuova dimensione all’approccio fenomenologico. L’approccio dello storico deve decifrare i fatti religiosi come esperienze dell’uomo nel suo tentativo di trascendere (andare oltre) il temporale e di entrare in contatto con la realtà ultima. Eliade usa il termine ierofania per affermare che ogni fenomeno religioso è una manifestazione del sacro. La storia delle religioni ha il compito di individuare la presenza del trascendente nell’esperienza umana. Approccio ermeneutico: il ruolo dell’ermeneuta consiste nel fare l’esegesi (interpretazione critica dei testi) dei fatti, nell’interpretarli e nell’ordinarli in una prospettiva generale. Partendo da documenti definiti grazie alla ricerca storica e interpretati correttamente dal fenomenologo, l’ermeneuta ha il compito di decifrare il contenuto dei fatti religiosi in modo tale da renderlo accessibile all’uomo. L’ermeneutica, secondo Eliade, ha un potere trasformatorio: emana un messaggio in grado di cambiare il comportamento umano. Svelando i significati, crea valori nuovi e mette in contatto l’uomo con il mondo spirituale. Ogni religione, anche la più elementare, rivela l’essere delle cose sacre. È un’ermeneutica totale in quanto decifra tutti gli incontri dell’uomo con il sacro. L’ermeneutica è creatrice in quanto mette in rilievo dei significati che non si riusciva a cogliere: coglie i messaggi e li traduce in un linguaggio accessibile a tutti. fa trasparente e l’azione umana è un’esperienza del sacro. Il mito stabilisce un rapporto fra mondo attuale e mondo primordiale. La storia biblica lega la salvezza a un Dio personale. Eliade è contrario a quanto sostiene Freud e Jung nel dire che il mito è un processo dell’inconscio quando in realtà rivela l’esistenza e l’attività di essere soprannaturali e diviene regolatore del comportamento umano. Nel Cristianesimo la fede cristiana è vissuta come esperienza religiosa e la storia viene valorizzata come manifestazione diretta di Dio nel mondo. Per il cristiano, Gesù Cristo è una persona storica. Ogni comportamento mitico corrisponde all’imitazione di un archetipo: l’esperienza religiosa dell’homo religiosus (cristiano) si fonda sull’imitazione di Gesù Cristo che durante la celebrazione liturgica diviene modello grazie alla ripetizione della sua vita, della resurrezione e della sua morte. Il rito: nel mito esiste un archetipo che conferisce potenza ed efficacia all’azione umana. Per l’uomo arcaico, la realtà è in funzione dell’imitazione d’un archetipo celeste: tempio di Gerusalemme è costruito su una pianta celeste. L’uomo realizza il modello sulla terra. Se costruisce un tempio, è con un rituale di consacrazione che gli conferisce forza ed efficacia ponendolo in armonia con l’archetipo in modo tale che lo possa abitare. È il ruolo del rituale: dividendolo dal mondo profano, il rito dà valore a questo tempio, conferendogli una dimensione di realtà. Il reale per eccellenza è il sacro perché è assoluto, agisce, crea e fa durare le cose. Eliade ha indagato sui riti di iniziazione che fanno passare l’uomo dalla sua condizione profana a un’esistenza nuova segnata dal sacro. Tutte le società tradizionali introducono l’adolescente nella comunità e gli rivelano i valori spirituali dell’esistenza. La cerimonia centrale simboleggia la morte seguita dall’accesso a una vita nuova. È il passaggio dal profano al sacro. La morte rituale significa la fine dell’infanzia, dell’ignoranza e della condizione profana. Un secondo tipo di iniziazione è per esempio: iniziazione militare, iniziazione per cui il bramano un dviga ovvero due volte nato, iniziazione del sacerdote. Questi hanno un posto a parte e avranno un rapporto permanente con il sacro. Eliade ha studiato in questo campo lo sciamanesimo: grazie all’estasi, lo sciamano viaggia nel mondo soprannaturale in modo di accedere a una zona del sacro inaccessibile ad altre persone della comunità. Riguardo al cristianesimo, invece, la grande diffusione dei culti misterici sarebbe dovuta alla reinterpretazione dei riti antichi alla luce dei nuovi valori religiosi apportati al cristianesimo. Si può accedere a un modo d’essere superiore solo morendo all’esistenza profana, non illuminata e rinascendo in una vita nuova. L’homo religiosus scopre il sacro e arriva alla certezza dell’esistenza di una realtà che trascende questo mondo. SOVRANITA’ E SACRO NEL MONDO INDO-EUROPEO ARCAICO Herder cercava nella poesia orientale arcaica, nella religione dei Persi, nel culto di Mitra e nel pensiero greco e asiatico, la culla della religione dell’umanità. Herder individuò nelle idee religiose dei popoli asiatici, egizi e greci gli archivi della creazione del mondo. I miti religiosi dell’India, dell’Iran e della Grecia insegnerebbero una dottrina comune su Dio, sull’anima e sull’immortalità. La motivazione profonda degli studi compiuti dai romantici è duplice: da una parte sono alla ricerca delle prime idee religiose dell’umanità e dall’altra a interessarli sono l’espressione del messaggio religioso e la sua trasmissione. Questi interrogativi li spingono verso le fonti orientali: il Veda e l’Avesta. Muller che verrà considerato il fondatore della scuola storica, utilizza le risorse archeologiche, filologiche e storiche. Svolge la sua ricerca sulle antichità greche, sulla storia della popolazione e sugli elementi storici dei miti. Assistiamo a una critica delle fonti, estesa attraverso lo studio dei generi e delle tradizioni e interna delle diverse origini di ogni mito. Bopp tenta invece di penetrare nel senso religioso del mondo indo-europeo attraverso la morfologia del nome e del verbo. Darmesteter rivela l’esistenza di un’antica credenza ariana: la facoltà dell’acque di dare la salute e di allontanare la malattia. In una sua opera compara i miti dell’Avesta e scopre nel mazdeismo la presenza del vecchio fondo religioso ariano. Muller e Bropp formano una scuola di ricerche indo-europee i cui membri si dedicarono in particolare alla religione germanica. Kuhn comparatista formato da Bopp studia la formazione dei miti che si sovrappongono in strati successivi sulla base di un fondo primitivo. La sua opera è la prima che tratta della civiltà ariana anteriore alle migrazioni. -lingue indoeuropee e mitologia ariana comparata Muller insieme a Schelling riflettono sulla filosofia del mito. Muller è considerato il fondatore della storia comparata delle religioni. Secondo lui, la religione è nata da un sentimento di dipendenza, da un’intuizione della divinità. Questa idea intuitiva della divinità spinge l’uomo alla ricerca dell’unicità divina. Questo cammino sfocia nell’enoteismo ovvero nella credenza in un solo Dio che può essere diverso per ogni fedele secondo la sua scelta. Agli occhi di Muller, la mitologia è un linguaggio di cui gli uomini si servono per parlare della divinità e comunicare con essa. L’uomo arcaico giunge a dare dei nomi attributivi alla divinità. Attorno alle sue azioni, l’uomo elabora un linguaggio per nominare gli oggetti. Il linguaggio metaforico ha dato origine ai miti. La mitologia è la personificazione degli oggetti, dovuta all’incapacità originaria del linguaggio ad esprimere qualcosa di diverso dalle azioni del soggetto pensante. Il primo mito è un mito solare ciò che ha spinto gli Ariani a creare la nozione deva, il dio brillante. La filologia comparata aiuterebbe al ritrovamento degli dei e della religione degli Ariani. Dal Veda, di cui ne fece una traduzione commentata, egli scopre il pensiero indoeuropeo primitivo. Il Veda gli permette di comprendere il bramanesimo, il buddhismo, lo zoroastrismo. Lo studio comparato dei miti porta alla convinzione dell’esistenza di una civiltà comune. -sulle tracce del sacro 1912 F 0 E 0 Antoine Meillet ha studiato la corrispondenza fra i termini che nominano le divinità indoeuropee esempio l’irlandese dia e il latino deus sono parole che provengono da una radice indoeuropea, de/o che significa luce. Presso gli indoeuropei, il divino è concepito come un essere luminoso. Afferma inoltre che oltre ai termini che indicano la divinità ci sono termini riferiti all’uomo che si riferiscono all’idea di terra: humus. Vendryes tramite la ricerca comparata scopre l’esistenza di termini religiosi comuni presso i popoli di indiani, iraniani, italioti e celti. Questi termini religiosi si sono conservati in due gruppi di popoli: India e Iran da una parte e Italia e Gallia dall’altra. Queste regioni indo europee hanno continuato a possedere collegi sacerdotali: a Roma i pontefici, bramani in India, sacerdoti avestici in Iran e druidi in Gallia. Il rituale e il culto permettono la conservazione di un vocabolario religioso che è espressione del sacro. -un retaggio indo-europeo È a Dumézil che dobbiamo la conoscenza del sacro e delle sue funzioni nel pensiero indo-europeo primitivo. È discepolo di Meillet e si dedica allo studio comparato delle religioni indo-europee. Riprende il dossier di Frazer in modo tale di cogliere oltre ai fatti filologici e linguistici anche corrispondenze di pensiero che permetterebbero di comprendere l’ideologia di questi popoli. La sua opera: Flamine-Braman, cerca di definire la figura del sacerdote romano e vedico. Questo sacerdote non agisce, non parla, è l’ultimo a bere il liquore sacro, il soma. In caso di errore commesso durante il sacrificio, vi rimedia e scongiura alla Ne La preistoria dei flamini maggiori riprende lo studio del vocabolario religioso del mondo iraniano e del mondo italo-celtico iniziato da Meillet. Tra i due gruppi vi sono tante corrispondenze: l’offerta agli dei, i nomi degli uomini incaricati alle funzioni sacre. Grazie all’unzione sacra conferita dal brahman, il re lascia la sua classe di guerriero e con il brahman costituisce un gruppo permanente. In india come a Roma, il personaggio sacerdotale è un elemento capitale nella vita della società: è il garante dell’equilibrio sociale e del sacro. A Roma il flamen non può allontanarsi: la sua presenza fisica è essenziale alla vita romana. Onde di conquistatori si spinsero verso l’Atlantico, l’Asia e il Mediterraneo. Questi popoli si esprimono per mezzo di dialetti derivati da una stessa lingua e ciò presuppone l’esistenza di una cultura comune e possiedono una tradizione orale. Gli Ittiti hanno conservato i loro archivi attraverso la scrittura cuneiforme. Nei gruppi che non hanno conservato archivi scritti, si è mantenuto un vocabolario religioso legato a delle azioni, a degli atteggiamenti, a delle funzioni. Il mantenimento del sistema di pensiero si spiega con l’esistenza di collegi sacerdotali custodi della teologia e del rituale. -ideologia tripartita degli indoeuropei Attraverso i documenti abbiamo constatato la presenza di tre funzioni sociali nel mondo indo-europeo antico. In India abbiamo tre classi ariane o varna: i brahmana sacerdoti incaricati della scienza sacra e del sacrificio. I guerrieri che proteggono il popolo con le loro armi e i responsabili dell’agricoltura, dell’allevamento e della produzione dei beni materiali. I primi documenti dell’Avesta (il libro sacro dell’ Iran) risalgono a Zarathustra. Vi troviamo 3 gruppi di uomini: i sacerdoti, i guerrieri, agricoltori-allevatori. Nella Gallia celtica i druidi occupano il sommo della classe sociale. Dumézil attraverso un’analisi della documentazione a sua disponibilità, ha ricavato l’organizzazione -il sacro e il culto I templi vengono eretti su prominenze rocciose, luoghi privilegiati per il soggiorno degli dei. Il trono del Dio, il piedistallo per le offerte, la finestra sono sacri. Il comportamento dei fedeli nei templi è caratterizzato dal rispetto, correttezza, linguaggio ed educazione. Accanto ai templi abbiamo i betili ovvero degli abitacoli sacri che servono per il culto in terreno aperto. Il tempio deve essere visibile per gli dei che vogliono soggiornarvi durante le loro visite terrene. Il tempio deve essere parkui- pulito e puro. Certi luoghi sono suppi-peda: luoghi sacri. La statua del dio è divina e nel naos la troviamo al posto d’onore. La maggior parte erano antropomorfe. I vasi sacri occupavano un posto privilegiato nel culto ittita. -la natura del sacro la sacralità trae origine dalla divinità che viene presentata come luminosa. Lo splendore luminoso della divinità fa si che questa sia trascendente alla condizione umana. L’uomo è il servitore degli dei. Il sacro è uno stato relazionale dove l’uomo deve potersi accostare agli dei. Perciò ha bisogno di mediazione. L’intervento di personaggi consacrati è importante perché conoscono il modo per accostarsi alla divinità. Per l’incontro con un dio è necessario che nell’uomo avvenga uno stato di pulizia il cui modello va cercato nella vita di corte imperiale. Il fedele tiene un atteggiamento di timore. -il sacro presso gli ittiti Sul piano del fedele, il sacro costituisce uno stato di purezza religiosa che permette di accostarsi alla divinità. Questo stato nell’uomo è necessario ed è necessario anche negli oggetti ed esseri che partecipano all’accostamento con gli dei. La designazione del sacro nel mondo indo-europeo ha bisogno di due segni: la faccia positiva del sacro, ciò che è carico di presenza divina e la faccia negativa ciò che è vietato agli uomini. Nella religione ittita, il sacro non è una potenza impersonale come il mana ma trae origine dalla divinità, essere luminoso per eccellenza. La sua funzione è quella di mettere in contatto il fedele con la divinità. IL SACRO IN SENO ALLA RELIGIONE GRECA All’inizio del II millennio a.C. ondate di popolazioni indo-europee invasero la Grecia trovandovi dei culti che tramandano tradizioni religiose tipiche del neolitico: culti alla fertilità e fecondità concentrati sulle dee-madri le veneri neolitiche. La religione cretese, diffusa nel Mediterraneo all’inizio del II millennio, presenta un pantheon dove dominano le dee. È una religione naturalistica, con la personificazione della vegetazione, con propri miti e culti. Questa religione segnerà la pietas greca. Gli Achei (invasori indoeuropei del II millennio) portano con sé delle novità: il cavallo, una ceramica raffinata. Si tratta di una religione patriarcale con un pantheon maschile di dei celesti dove domina Zeus. La nascita della civiltà micenea è avvenuta grazie alla seconda ondata indo-europea. Il periodo miceneo che va dal 1580 al 1100 è importante nella vita religiosa greca. La religione greca ha fatto una fusione equilibrata tra il retaggio cretese e quello indo-europeo. La società indo-europea viene influenzata da quella cretese la cui religione è più spirituale. Il pantheon si forma per fusione delle divinità cretesi ed indo-europee. Il periodo miceneo pone le basi della civiltà e della religione greca. Il culto è caratterizzato dalle offerte alle divinità, dalla presenza di numerosi sacerdoti, da danze e processioni e cerimonie funebri. Le tombe micenee testimoniano la credenza in una seconda vita. -la religione dei Dori e della città greca arcaica Verso il 1100 la civiltà creto-micenea scompare. Arrivano nuovi invasori, i Dori, una società guerriera indo-europea divisa in 3 tribù. I greci prendono in prestito dai Fenici l’alfabeto e si formano così le prime città, rette da un tiranno. Zeus passa in primo piano. Il dio Apollo trova posto in diversi santuari: Delfi, Afrodite. L’iniziazione religiosa dei giovani occupa un posto sempre più importante presso la società dorica e il ruolo della donna si riduce. Verso l’800 in Grecia si formano le polis, città greche caratterizzate dal culto delle divinità protettrici, onorate nei santuari cittadini. Queste divinità sono chiamate poliadi e il loro culto ha carattere politico. La religione popolare però si rivolge al culto di Dioniso e Demetra. Si assiste ad una doppia corrente religiosa: quella delle città con le divinità poliadi e quella del popolo con i misteri e le iniziazioni. I misteri riguardano la salvezza personale: identificano l’iniziato con il fanciullo divino nato dalla dea-madre e pretendono di assicurargli l’immortalità. La mantica (arte della divinazione presso gli antichi) crea una teologia basata sugli oracoli emessi dagli dei: di Delfi con Apollo e di Dodona con Zeus. L’Iliade e L’Odissea di Omero sono importanti: egli descrive gli dei e le dee come potenze che intervengono nella vita degli uomini. Scrive per un pubblico colto e presenta gli dei sottoforma di due aspetti quello religioso ed epico. Esiodo mostre Zeus come protettore degli uomini e maestro dei giudici. -la religione greca classica V e VI secolo L’unità religiosa diviene la città. La religione domestica viene respinta/allontanata al focolare, la città organizza delle cerimonie fondate sulle tradizioni religiose antiche: religione e patriottismo sono un tutt’uno. Il greco ha sempre più il sentimento di una religione e cultura comuni. I santuari, gestiti da collegi sacerdotali, conoscono un grande afflusso di fedeli e di ricchezze. Le divinità arcaiche di Omero sono divenute gli dei della nazione greca. Questa è la religione di un’élite. Per Sofocle, la felicità dell’uomo risiede nella sottomissione alla volontà divina. Platone è il testimone di una religione spirituale e mistica che prepara le anime alla fede. I sofisti attaccarono gli dei e i miti. La religione popolare resta comunque viva. Dioniso è il dio delle energie vitali: le dionisiache, feste molto gioiose, si moltiplicano in campagna. Afrodite, dea dell’amore, viene associata al culto dionisiaco. Alla fine del V secolo, vengono descritti dei riti spinti nelle celebrazioni dei misteri dionisiaci: sbranamento delle vittime del sacrificio. I culti misterici, le liturgie dalle vive emozioni, la diffusione dell’astrologia sono segni di una corrente mistica popolare che sarà il terreno privilegiato per l’incontro tra Grecia e Oriente. La pietas greca associata all’idea di giustizia, si volge anche alla felicità e alla gaiezza. -la religione greca in epoca ellenistica Epoca: dalla conquista di Alessandro Magno al trionfo del Cristianesimo. La religione dell’epoca ellenistica subisce l’influenza delle trasformazioni politiche seguite alle campagne di Alessandro. La città cede il posto agli Stati, la religione della città diventa cosmopolita. Gli dei orientali fanno il loro ingresso presso gli Elleni. Questi vengono ammirati oltre che le feste e i rituali. Il mondo greco è sedotto da quello orientale. Oltre agli dei dell’Olimpo trovano posto gli dei stranieri. Si tratta di una sintesi fra i culti egizi e greci. L’uomo cerca sempre di più il contatto con un dio salvifico. Questo culto resta troppo vicino a questioni politiche e non riesce più a soddisfare i bisogni religiosi del mondo in evoluzione. I culti orientali degli dei salvifici invece assumono sempre più importanza. L’abbandono dei culti poliadi e il vuoto religioso creato dalla secolarizzazione e dal culto dei sovrani accelerano la costituzione di associazioni religiose. Si moltiplicano i tiasi, confraternite in cui uomini e donne, Greci e stranieri, si dedicano al culto di una divinità. In queste associazioni si manifestano due caratteristiche: la mescolanza delle età, dei sessi, delle condizioni sociali e delle nazionalità. Dall’altra un’identità di fede e di pietas ottenuta grazie all’iniziazione. La ricerca moderna ha individuato une religione greca molto ricca in cui il sacro occupa un posto centrale nella concezione delle divinità, nel culto, nell’iniziazione dei misteri, nel comportamento dell’homo religiosus. -l’espressione greca del sacro La radice hag ha il senso di venerazione. Il rigveda ovvero più antico testo vedico, è rivolto agli dei onorati con la celebrazione del sacrificio. Nell’Avesta (libro sacro per l’Iran) i yazata, coloro ai quali si sacrifica, sono le trenta divinità che presiedono ai giorni del mese. All’epoca di Omero il vero hazesthai è il timore religioso, il sentimento di devozione in presenza delle divinità. Il sacro di maestà Ci permette di parlare della parola hagnos. Il primo significato di questo vocabolo ci indirizza verso il sacro di maestà o sacro divino. Nell’Odissea di Omero questo aggettivo è attribuito ad Artemide e Demetra per designarne le loro essenze. Di fronte a questa maestà, l’uomo prova un timore sacro perché consapevole di trovarsi in presenza di esseri divini. Il sacro di consacrazione Il secondo aspetto della sacralità espressa da hagnos: il sacro di consacrazione. Passiamo al rituale e al culto. Secondo Eschilo, l’olio dei sacrifici è sacro. Per Sofocle, le offerte degli dei sono sacre. Per Euripide lo sono i santuari e gli altari. Questa purezza rituale è ottenuta mediante atti e parole che pongono gli oggetti in relazione con gli dei. Ora, gli oggetti di culto, i santuari e gli altari sono utilizzati dall’uomo in maniera pubblica e ripetuta. Presto si costituiranno sulla terra d’Ellade luoghi ai quali i Greci daranno l’appellativo hagnos. Sono luoghi consacrati a delle divinità. Il sacro non è il timore provato dall’uomo in presenza di questi luoghi sacri. Essendo loro riservati luoghi, boschi gli dei emanano ordini relativi a questi luoghi o oggetti. Per la presenza di fenomeni soprannaturali, questi oggetti e questi luoghi sono riservati. Sono sacri e quindi sono inviolabili. Questa dipendenza dalla maestà divina si riflette su degli atti con i quali l’uomo si lega. Il giuramento è sacro perché si è giurato sulla maestà di Dio, sulla maestà di Zeus. Hagnos: la purezza morale Queste feste, calendari, periodi sacri sono essenziali per comprendere il pensiero religioso greco e per identificare la personalità di ogni divinità. Il posto del culto è essenziale in quanto esprime il pensiero greco e i sentimenti dei fedeli nei confronti delle loro divinità. Dopo aver percepito il kreitton ovvero la potenza divina, l’uomo tenta di accostarvisi: perciò forma l’immagine degli dei. La dea-madre è la più antica. I greci hanno dato nomi agli dei e alle dee. La parola theos designa la divinità come un essere luminoso e un essere personale. Zeus è dio della luce, dio del cielo e per eccellenza. -la formulazione del sacro Thambos esprime il timore religioso che prova l’uomo nei confronti della presenza divina. I theoi sono i personaggi divini con i quali l’uomo entra in rapporto. Hag è la radice indo-europea che mostra il timore sacro di fronte alla potenza divina. All’inizio del I millennio a.C. la parola hagnos esprime il sacro di maestà e sacro di consacrazione. Si tratta di una nozione positiva che ha un significato ben diverso da quello del tabù. Deriva inoltre la nozione di purezza necessaria a colui che si accosta agli dei. La conquista di Alessandro permette il contato tra Oriente e Occidente in modo tale da permettere uno scambio culturale e religioso. Gli dei orientali appaiono ai greci come trascendenti in rapporto alla condizione umana. Per parlare di questa qualità divina i greci usano la parola hagios. La parola herios, anch’essa di origine indo-europea, è utilizzata per esprimere la potenza e la forza di certe realtà: l’origine di questa forza è presso gli dei. Hosios è il sacro giuridico che esprime ciò ce è permesso agli uomini da parte della volontà divina. IL SACRO, FONDAMENTO DELLA RELIGIONE ROMANA -le origini e la religione etrusca Sfuggito dalla distruzione di Troia, Enea sarebbe approdato nel Lazio nel XII secolo a.C. Nel corso del VIII secolo Romolo e Remo si disputano l’onore di fondare una città. Romolo diviene il tipo ideale di re. Verso il 700 appare in Italia un popolo di costruttori di città, di commercianti, di artisti che si impone agli altri e contende ai greci il dominio dei mari. Esso conquista l’Italia centrale e meridionale: questo popolo è quello degli etruschi. Ci sono rimaste tre categorie di documenti. L’aruspicina è l’interpretazione dei dati raccolti dai sacerdoti etruschi esaminando le viscere delle vittime. I rituali trasmettevano loro i principi religiosi. La scoperta del fegato in bronzo di montone ha permesso un passo in avanti dello studio delle tecniche divinatorie. Questo corrisponde al microcosmo di fronte al macrocosmo. I sacerdoti etruschi avevano il compito di scoprire la volontà degli dei, di determinare il destino. -il periodo della monarchia Il primo periodo romano comprende 4 regni. Romolo fa rapire le sabine per dare una sposa ai suoi compagni. I due popoli si unirono per formare il popolo dei Quiriti. Il re dei sabini assiste Romolo che scompare misteriosamente: si crea la leggenda della sua divinizzazione. Il sabino Numa Pompilio diviene re. Egli dà alla religione romana la sua struttura fondamentale: giorni fasti e giorni nefasti (astenersi dal trattare affari), dodici mesi all’anno, flamini di Giove, di Marte e di Quirino (sacerdote preposto al culto di una specifica divinità). Durante il regno di Tarquinio Prisco, si assiste alla costruzione del tempio di Giove. Tarquinio il Superbo si farà cacciare dal popolo e verrà proclamata la Repubblica nel 509 a.C. Sotto i Tarquini, Roma si è ben formata. Il re è il gran sacerdote, il giudice supremo, il capo della città e dell’esercito. La popolazione è suddivisa in gentes a loro volta suddivise in familiae raggruppate attorno al pater familias. Il patriziato è formato dalle gentes più influenti. La plebe è la massa degli stranieri o dei clienti provenienti da gentes estinte. Grazie a Dumézil, a Roma, nel periodo più arcaico, si era individuata la presenza di un’ideologia trifunzionale. All’origine di Roma, vi individuò tre capi: Romolo figlio divino e beneficiario delle promesse di Giove, Lucumone suo alleato etrusco, tecnico della guerra e Tito Tazio il capo dei Sabini. -la religione romana arcaica A Roma due parole designano la divinità: numen e deus. La parola deus è la più antica e importante e designa sempre un essere personale, e non un sacro diffuso. La conservazione di questo vocabolo indica che i romani della preistoria consideravano i loro dei come esseri personali. Secondo Dumézil se si vuole comprendere la Roma arcaica, bisogna cercare di cogliervi la religione come un sistema e situarla nel contesto indo-europeo segnato dalla concezione di equilibrio delle tre funzioni. In questa religione romana scopriamo la triade Giove-Marte-Quirino espressione romana dell’ideologia ariana delle tre funzioni. Dumézil analizza le funzioni dei flamines addetti a questi dei. Il flamen è il funzionario ufficiale del culto. A Roma tre dei quindici flamines, sono chiamati majores. C’è il flamien dialis legato alla città di Roma e prigioniero di obblighi, non si toglie mai il copricapo e non può assentarsi più di tre giorni. Ha diritto alla sedia curule riservata ai primi magistrati. Il flamen martialis ha lasciato poche tracce. Il flamen quirinalis interveniva in tre cerimonie il quirinalia 17 febbraio, festa del grano. I robigalia 25 aprile sacrificio di un cane e di un montone. I consualia 21 agosto festa dell’immagazzinaggio nei granai sotterranei. La triade arcaica: Jupiter è bene comune dei popoli italici corrisponde allo Zeus greco. È il cielo, la paternità universale. Nella Roma arcaica, esercita le funzioni di testimone e garante dei patti della vita pubblica e dei giuramenti nella vita privata. Il dio della seconda funzione è Marte, dio della guerra. Tutti i suoi templi si trovano nel Campo di Marte. Il dio della terza funzione è Quirino. Era il dio dei convirites ovvero dei cittadini considerati nella loro organizzazione civile e politica. In epoca storica lo vediamo fuso con Romolo divinizzato. La fusione tra questi è una fusione fra due gemelli. -il significato del retaggio indo-europeo a Roma La Roma arcaica rivela la presenza di un’ideologia ariana e di un’ideologia tripartita. I romani avevano un pensiero religioso in rapporto con l’ideologia delle tre funzioni: sovranità, forza, fecondità. È la teologia trifunzionale a strutturare ed a equilibrare l’organizzazione sociale. Teologia regale romana F 0 E 0Il re riunisce le tre funzioni: sovrano, guerriero e nutritore del suo popolo. Come sovrano entra in contatto con il cielo, sul piano della funzione guerriera, comanda l’esercito ed infine è il nutritore del suo popolo. All’interno della struttura trifunzionale ogni flamine è addetto a un solo dio. Ogni flamine ospita il sacro delle potenze mistiche che costituiscono la sua funzione. La religione romana arcaica è molto vicina alla politica, poiché svolge un ruolo essenziale nell’organizzazione della città. Sotto la Repubblica questa religione assumerà rispetto alla religione regale una nuova forma. Grande importanza ha il culto: l’importanza dei fuochi nel culto pubblico. Questo fuoco, situato ad ovest, è tratto dalla pietra ma può anche provenire da un sacrificio precedente. Questo fuoco è il fuoco della fecondità. A est c’è il fuoco incaricato di porgere le offerte agli dei. Accanto vi si colloca la vedi ovvero l’erba sacra sulla quale gli dei prendono posto misticamente. Questo è un fuoco quadrangolare e lì vi sarà il bramano. A sud c’è il fuoco che respinge i nemici degli dei e degli uomini. La pratica romana dei fuochi sacri presenta somiglianze con quella indiana e ci indirizza alla struttura a triade dei fuochi. In ogni luogo di culto e per ogni operazione sacra si ritrovano due fuochi, quello del padrone di casa e quello delle offerte. Sull’altare l’offerta viene bruciata e trasmessa agli dei. Per ricevere l’incenso e il vino si trova un fuoco portatile. Nella casa delle Vestali (erano sacerdotesse consacrate al culto della Dea Vesta. Erano le vergini sacre a custodia del fuoco) brucia un fuoco che non deve mai spegnersi, simbolo del radicamento di Roma alla terra. Dumézil afferma che a Roma compare la contrapposizione fra tondo e quadro. Dove il rotondo simboleggia la terra mentre il quadrato simboleggia il cielo. Accanto a questi due fuochi ve ne è un altro: quello che distrugge e divora. A Roma i tre fuochi rimandano alle tre funzioni ariane: il fuoco delle vestali è il fuoco della fecondità, il fuoco delle offerte è il fuoco sacro del culto e il fuoco vulcano è il fuoco guerriero. -la religione romana sotto la Repubblica Con la Repubblica viene introdotta la nozione di libertas e la concezione dei diritti personali e politici del cittadino romano. Due consoli esercitavano la collegialità del potere supremo. Accanto a questi ci sono i magistrati e le assemblee del popolo. Il senato è formato dai paters familiarum che censiscono la popolazione e vegliano sui buoni costumi. Nei primi due secoli della Repubblica, la plebe combatte per i suoi diritti. Dopo le due guerre puniche del 241 e del 219, la religione è cambiata. Roma durante la seconda guerra punica, ha cercato la protezione di dei stranieri (Apollo di Delfi, Venere) il Senato ordina la repressione contro il culto di Dionisio. È il segnale della conquista del mondo greco. Durante il periodo repubblicano, il numero degli dei non ha smesso di crescere, malgrado i pontefici e le osservanze liturgiche. La Repubblica imprime il senso del mistero al corso giornaliero della vita del fedele. Accanto a questo mistero, c’è il mistero dell’anormale: i fenomeni straordinari, i fenomeni estranei e contrari alle leggi naturali e i fenomeni che esprimono la volontà degli dei. Accanto a questo mistero, vi sono il timore e la cautela contro le forze occulte: bisogna porsi al riparo di fronte a queste. La pietas presuppone il rispetto del divino e da parte del fedele la volontà di mettersi in condizione di incontrarlo. Ogni atto religioso esige la pietas. Un primo elemento è la festa che chiama la popolazione a una partecipazione collettiva. Un secondo elemento è l’ellenizzazione mitologica della religione romana. Infine abbiamo l’abbandono dell’epicureismo. Negli ultimi anni della Repubblica il ritualismo troppo spinto portò al richiamo di forze emotive guidate da culti stranieri e al razionalismo delle classi dirigenti e la tendenza al popolo della superstizione. -conferme Fas e nefas vengono ritrovate negli usi giuridici dei periodi repubblicani ed imperiali. Fas indica qualcosa conforme alle prescrizioni religiose. Un’altra indagine è stata condotta sulla parola che designa la giustizia, in greco themis. Questa parola significa ordine del mondo. Sakros è la prima parola del vocabolario sacro latino che ci mette in relazione con il vocabolario del sacro mondo indo-europeo. I sacra costituiscono quindi le realtà fondamentali. Il loro uso è essenziale nella vita. Il sacerdote contribuisce a stabilire la società umana sulle sue basi fondamentali. Il sacro costituisce una realtà fondamentale dell’esistenza. -il sacro nella continuità romana La repubblica romana nasce con una rivoluzione che però non rappresenta una rottura completa con il passato. Roma rompe con il mondo etrusco a tenta di consolidare le sue caratteristiche tradizionali. Sancire, sanctus e sacer divengono parole di grande importanza. A Roma, sotto la Repubblica, il pontifex è l’uomo che mantiene i contatti tra gli dei e gli uomini. Con la sparizione del re, il pontifex diviene il capo del corpo sacerdotale, il presidente del culto e membro del Senato. La parola religio si forma durante la repubblica. Si tratta di rendere un giusto culto agli dei secondo l’usanza degli antenati. Nella religio ci sono gli uomini che cercano i signa divini, l’adempimento dei riti e del culto degli dei e la conformità alle pratiche degli antenati. La parola sanctus designerà delle persone. I re sono sancti per essere in conformità con la volontà degli dei. Nel concetto di sanctus si trova l’imperium una speciale qualifica del re nell’esercizio delle sue funzioni. Ai magistrati viene conferito l’imperium. I sacerdoti sono sancti grazie all’inaugurazione da parte degli dei e degli uomini. Le persone dette sanctae sono rispettate. IL SACRO FRA I SUMERI, A BABILONIA E NELLE TRADIZIONI BIBLICHE. Mondo semitico. Questo aggettivo è stato coniato per parlare di tre lingue affini: aramaico, ebraico e arabo. Le prime impronte dei semiti sono delle tavolette cuneiformi risalenti al 2600 a.C. verso la fine del III millennio i semiti si trasferirono in Mesopotamia, sono gli Amoriti. -il sacro nella religione sumera I sumeri provengono dalla città di Sumer dove si è formata la loro civiltà. A Sumer, il re è sia capo di Stato che sacerdote mandatario degli dei. Nel suo palazzo si trova la dimora divina ovvero il tempio. Lo scultore sumero libera dall’umanità la figura umana e la rende affine agli dei. L’arte e la religione sono legate sin dalle origini. La ziqqurat è il prototipo della Torre di Babele del Genesi. L’umanità dalla fine del IV millennio a.C. aveva voluto innalzare una scala tra terra e cielo per assicurarsi la discesa degli dei. In cima c’era un santuario speciale, solo i sacerdoti aspettavano che il corteo celeste arrivasse. Gli erano state presentate delle offerte. Il divino scendeva verso la città per entrare nella residenza che gli era stata preparata. La divinità avrebbe così abitato tra gli uomini, manifestandosi. Fanno la loro apparizione diversi oggetti: vasi, cilindri sui quali sono incise scene cultuali inserite nella vita quotidiana. Il cilindro sigillo caratterizza la civiltà sumera: questo ha contribuito alla nascita della scrittura, fatto passare sul coperchio d’argilla ancora umido ne autentica il contenuto e il proprietario F 0 E 0 funzione economico-sociale. La funzione religiosa è la protezione accordata dalla divinità rappresentata dal sigillo. La scrittura introduce il mondo sumero nella storia della Mesopotamia e del vicino oriente. -tracce del sacro nelle vestigia sumere I Guti sono nomadi venuti dal nord-est, invadono il paese sottomettendo gli Accadiani, ponendo fine all’impero semitico. Il dominio dei guti non durerà più di un secolo e i sumeri non sono contrari a ciò. Nel 2132 i sumeri riprendono in mano la situazione restaurando l’organizzazione politica e culturale che vi era prima dell’egemonia accadiana. Questi neo-sumeri daranno origine a nuova epoca d’oro durante la quale brilleranno la città reale di Ur e di Lagash. Dall’invenzione della scrittura fino ai neo-sumeri, i testi religiosi sumeri coprono un millennio e mezzo. Questa letteratura rappresenta un terreno per una ricerca sull’espressione del sacro. Sauren ha studiato il sacro nei cilindri A e B di Gudea di Lagash: si tratta di iscrizioni regali in cui Gudea parla delle sue funzioni dinastiche e religiose. I 3 termini utilizzati per esprimere il sacro sono: kù-g, mah e zi-d. kù-g ha il senso del sacro come una purezza originale. Mah insiste sulla supremazia di dei, re, del cielo F 0 E 0 importante è la preminenza. Zi-d invece insiste sulla giustizia di un essere. Questi tre sono aggettivi. A Lagash, solo due divinità su ottanta sono considerate kù-g. Queste divinità sono dette sante, sono considerate come elementi costitutivi del cosmo. An rappresenta il mondo superiore mentre la dea Gatumdu è il simbolo della terra. Kù-g ci presenta la sacralità divina come legata alla preesistenza. Mah insiste con la superiorità di un dio. La dea sumera Ninmah è sia kù-g ma anche mah, santissima e superiore agli altri perché fa parte del pantheon sumero che è superiore a un pantheon locale come quello di Lagash. Zi-d rimanda alla santità divina ma in una posizione di inferiorità rispetto al dio del pantheon. Ex. Ningirsu è zi-d in quanto rimane il nipote del dio An. Gli oggetti del culto sono sacri: vaso, tavolo, ciotola, trono, carro, scettro. Gli oggetti mah sono quelli del tempio principale. Quelli kù-g sono quelli utilizzati sia nel tempio principale e sia in altre parti del tempio e sono in relazione con il re Gudea. Ex. La tavola sacra del banchetto degli dei, dove Gudea partecipa come servitore degli dei. Gli oggetti cultuali utilizzati per l’incoronazione regale sono qualificati come zi. Il sacro è inseparabile della cosmogonia sumera. Esso trae origine dallo stato primordiale del cosmo (kù-g) ed è il riflesso dell’armonia perfetta e dell’ordine del mondo fondato sulla purezza originaria. Sul piano più elevato (mah) sottolinea la superiorità, la trascendenza del dio principale. Del sacro primordiale e della santità suprema partecipa la gerarchia celeste: questa partecipazione è resa da zi-d che fa di un dio o del re un essere divino. -I me: il sacro come fondamento del cosmo I me sono considerati decreti (leggi/prescrizioni) divini o degli ordini scaturiti da decisioni divine. Questa interpretazione deve essere corretta in quanto devono essere definiti l’espressione dell’ordine del mondo: stabiliscono ciò che dev’essere e come sarà. I me sono delle risoluzioni che dipendono da un destino che s’impone agli dei e agli uomini. Un’altra teoria vede nei me dei modelli, degli archetipi paragonabili alle idee di Platone. Sono gli dei e i re ad eseguire i me, devono essere in grado di padroneggiarli. Vengono concepiti come forze divine. Gli dei li ricevono come un destino prestabilito, come una cornice programmata della loro azione. Le prescrizioni dello spazio riguardano il cielo e la terra. F 0 E 0 me cosmici che assicurano il dominio degli dei nel mondo. Le prescrizioni sono anche nel tempo: possono essere violazioni, momentaneamente inoperanti e quindi possono essere ristabilite. I me rendono conto del male che si instaura nel mondo ma indicano il ritorno del mondo a uno stato originario. Il tempo sumero sfocia in un mondo dove il passato sarà sempre il modello. Queste prescrizioni gli dei le ripartiscono: a un tempio, a una città, a un re, a un altro dio. Un dio superiore può fissare il destino di un dio inferiore: in questo caso egli possiede dei me subordinati. I me sono norme del reale. I me sono anche in relazione con il culto sumero: la parola è associata a offerte, preghiere, templi. F 0 E 0 prescrizioni che si applicano ai riti di culto. Tutti i destini sono stabiliti dagli dei. Gli dei An, Enlil, Enki pronunciano i me: mettono in vigore le prescrizioni. La totalità dei me è nelle mani degli dei: dei e uomini devono sottomettervisi. I me sono kù-g ovvero puri e sacri. Costituiscono un legame tra gli dei e il cosmo in modo tale da mantenere quest’ultimo nell’armonica realtà della sua esistenza. -il sacro a Babilonia Dei semiti venuti da Amuru, invadono il paese. Il loro capo si insedia in Babilonia, costruisce le mura di protezione e organizza il pantheon e il culto. Le concezioni religiose di Sumer e di Akkad vengono raccolte e adattate. La civiltà babilonese prenderà slancio con Amurabi che mise nell’ombra i Sumeri e porta i semiti alla supremazia della Mesopotamia. Il dio locale Marduk diverrà il capo del pantheon. Il poema della creazione sintetizza la dottrina teogonica dei collegi sacerdotali di Babilonia. Questo si conclude con l’apoteosi (elogio) dei cinquanta nomi mistici di Marduk che svelano l’insieme delle qualità e dei suoi poteri. Il poema esalta il dio Marduk che con la sua vittoria sulle divinità primitive, termina la creazione e l’organizzazione del cosmo. Completa la sua opera dividendo le diverse missioni del cielo e della terra tra le divinità. Il poema della crezione è stato usato per studiarvi l’espressione di sacro. Una prima espressione del sacro la si ritrova nel vocabolario relativo alla natura della divinità. La parola ilutu al plurale ilu (sacro) riguarda l’essenza degli dei, l’essere sacro in sé stesso. Come mah per i Sumeri, siru e rabu per i Babilonesi significa trascendenza divina. La trascendenza suprema è espressa attraverso il termine anutu (carattere di Anu) dove il dio Anu sarebbe simbolo della trascendenza. È la trascendenza divina ad essere l’aspetto primordiale della sacralità. F 0 E 0 dimensione trascendentale. I cieli sono ellu ovvero santi perché sono la dimora del dio Marduk colui che santifica i cieli e la terra e che si manifesta nel suo splendore. F 0 E 0dimensione ierofanica. Altra dimensione importante è quella della saggezza che è campo del dio Ea, creatore dell’uomo. Importante è anche la sacralità degli oggetti in relazione con la divinità. Due parti del tempio sono particolarmente sacre: il santuario e la camera nuziale. La partecipazione dell’uomo al sacro si situa unicamente sul piano della spiritualità. In Marduk il sacro forma una sola e unica entità che si specifica in tre piani interni: la trascendenza, la manifestazione e la saggezza. -il sacro nelle tradizioni bibliche conquista. La conquista fu seguita da un’urbanizzazione realizzata su principi feudali. Allah è presenza dappertutto. È l’onnipresenza diffusa dell’Arabia preislamica. Le mosche diviene luogo della preghiera rituale. Persino la preghiera del venerdi a mezzogiorno non è obbligatoria da fare in moschea. La riforma religiosa di Maometto è una riforma dogmatica: egli rovescia gli idoli e impone un monoteismo purificato. -l’espressione del sacro L’Islam è al tempo stesso una religione, cultura e comunità. Siamo in presenza di valori musulmani diversi: l’Islam egiziano, arabo, iraniano, indiano. -lo statuto di Haram. Haram significa sia sacro che tabù. La radice semitica hrm ha un senso di base: mettere in disparte, da ciò derivano due correlativi: sia interdire (divieto) sia il sacro. Secondo Dhorme nel mondo arabo questa distinzione si basa sul puro e impuro. Con l’Islam, venne introdotta una modifica radicale: l’haram viene rimesso alla libera disposizione della volontà divina. Ci sono tre realtà che vengono considerate come haram. Si tratta di luoghi sacralizzati dalla presenza divina F 0 E 0 la kaaba della Mecca, la Roccia di Gerusalemme, territori di Medina. Questi luoghi sono vietati ai non musulmani sotto pena di morte. Il musulmano può recarsi a condizione di essere puro grazie alla sua fede e alle lavande prescritte. Una seconda categoria di realtà che sono haram: ogni proprietà privata. Il possesso legittimo è voluto da Allah. Anche le mogli legittime sono proprietà privata. Una terza serie di cose è haram: è l’impurità: carne di maiale, bevande fermentate, l’apostasia (tradimento), assassinio, furto, falsa testimonianza. Il divieto si basa sull’impuro. L’impurità provoca un divieto da parte di Dio. I luoghi sacri sono vietati al non musulmano e al musulmano impuro, perché sono sacri in seguito ad avvenimenti religiosi. La proprietà legittima è un decreto di Allah quindi questi oggetti non sono sacri in sé stessi. È la volontà di Allah a essere sacra. Nel terzo caso vi è un Dio che ordina il bene e proibisce ciò che è male o impuro. -i gradi di realizzazione di haram Un haram esige la morte di colui che osa infrangerlo: il divieto dell’apostasia. Ogni azione della vita musulmana è sacralizzata perché ogni azione comporta una di queste definizioni: condannabili, biasimevoli, lecite o permesse, lodevoli e obbligatorie. Chelbod spiega la nozione di halal, permesso, come una nozione in campo profano, dove nulla è proibito: ciò che è permesso, ciò che è profano, ciò che non presenta alcun pericolo per l’uomo, il non proibito. Questa definizione non viene accettata in quanto nell’Islam si assiste a una fusione dello spirituale con il temporale e non accetta un campo profano che sfuggirebbe alla legge divina. Gardet afferma che il fondamento del sacro è Dio, onnipotente, clemente e misericordioso. L’atto religioso per eccellenza è la preghiera. -quddus, la santità Questa nozione è resa da sadiq, il giusto, quando si tratta dell’uomo che si conforma ai comandamenti divini. Al-quddus, il santissimo, designa Dio e tutto ciò che gli appartiene: lo Spirito, il libro. L’idea fondamentale è quella della purezza assoluta. I musulmani chiamano Gerusalemme la Santa. La nozione di quddus designa una messa in disparte dovuta a una purezza totale. Dio è totalmente puro e lui solo può santificare la sua creatura. È Dio che santifica per sua volontà, questo giustifica l’assenza dei sacramenti nell’islam. La radice qds si trova dieci volte nel corano per designare la trascendenza divina. È la purezza che sacralizza. -la baraka È la benedizione che assicura la prosperità. Significa inginocchiarsi. Questa idea di accovacciamento dei cammelli avrebbe dato origine al tema della benedizione passando per l’idea di fecondazione. Nell’Islam la baraka è la benedizione di Allah, il dono da lui concesso di poter elargire dei benefici. La baraka attribuita alla santità ne costituisce l’irradiamento voluto da Allah. Riferita ad oggetti, a dei luoghi è come una forza misteriosa e la sua origine va cercata nel nomadismo anteislamico. -il senso del sacro Chebold ha studiato il sacro animista, diffuso e impersonale che porta un nome: jinn. Gli jinn sono essere invisibili e misteriosi. Di giorno non si vedono. Di notte sono presenti, sono esseri misteriosi e malefici. Nel mondo preislamico servono a spiegare i fenomeni che sfuggono. Esistono jinn buoni e cattivi. Quelli che si sottomettono ad Allah sono buoni. Quelli che si ribellano sono cattivi. Il corano conferma la potenza dei jinn considerandoli come creati dal fuoco e dalla fornace ardente. L’uomo è posto in relazione con due categorie di agenti soprannaturali: da una parte le forze benefiche (angeli) dall’altra le forze ostili. -Allah fonte del sacro Allah: divino per eccellenza, il Signore, creatore di tutto. Il sacro avrà come fondamento l’appartenenza ad Allah. Allah non è un Dio nazionale. La comunità dei fedeli si raggrupperà attorno ad Allah, che ne diviene il capo e il legislatore. L’Islam diviene una teocrazia. Questa onnipresenza ed onnipotenza di Allah si situeranno nel cuore della vita umana e della vita di comunità. Allah si trova anche nel cuore della vita giuridica: egli impone le sue esigenze di purezza legale, di purificazione. In una religione come l’Islam, il sacro è un riferimento diretto alla volontà di Allah, il Dio santo. -la sacralizzazione degli esseri Le persone e gli atti L’Islam ignora le persone consacrate: esso non conosce né clero, né mistero sacerdotale, né sacramenti. Esiste anche il costume sacro del pellegrino della Mecca, composto da una fascia di stoffa attorno alle reni e cade sotto il ginocchio. Lo stato di ihram è uno stato temporaneo di sacralizzazione realizzato all’inizio del pellegrinaggio e che finisce con il rito di uscita, è indispensabile per il pellegrinaggio. Un’altra sacralizzazione è quella con cui comincia la preghiera rituale e che mette il fedele in comunicazione con Allah. Prima di cominciare si mette con il viso rivolto alla Mecca. Ogni bene viene da Dio. Il nabi è il profeta, il rasul il messaggero. -lo spazio e il tempo sacri La kaaba e la moschea sono gli spazi sacri. La kaaba è considerato come dono del cielo. La santità della kaaba viene da Allah. Che si tratti di esseri o oggetti, il sacro si manifesta in essi per la sola volontà di Allah. I tempi sacri: il mese del pellegrinaggio. Il ramadan ovvero il mese della rivelazione discesa sul profeta. È il nono mese del calendario lunare islamico. Il digiuno del ramadan impegna tutta la comunità: pace, preghiera. Il venerdì è un giorno di preghiera, ma non è festivo. Maometto non ha imposto alcun giorno di riposo assoluto. -il sacrificio nell’Islam Il sacrificio ordinario dell’Islam, hady, significa fare dono, designava le offerte sacrificali del santuario della Mecca. Si sceglie sia un cammello, un bovino, un montone o un ariete. Deve essere perfetta, grassa, senza difetti. Il pellegrino comincia con l’offrire l’animale ad Allah. L’immolazione della vittima va fatta a la Mecca, alla fine del pellegrinaggio. Il pellegrino è il sacrificante. Consuma una parte della carne e distribuisce il resto ai poveri. L’animale è considerato come puro il gesto sacrificale deve avvicinare il pellegrino ad Allah. ACCOSTAMENTI AL SACRO NELLA RELIGIONE CRISTIANA Nella Bibbia Dio si manifesta come un Dio personale che si rivolge ai suoi fedeli, facendo loro delle promesse ed essendo la loro guida. Il sacro biblico si differenzia dal sacro della religione dei cananei. Con Isaia la dottrina del sacro si estende alla santità. Per essere salvato, Israele deve riconoscere la santità del suo Dio. Gli uomini sono chiamati a essere santi perché Dio è santo. -la santità consacrata nel Nuovo Testamento Il sacro cristiano si distingue da quello delle religioni non cristiane, in quanto fondato sulla persona di Gesù Cristo, il Santo di Dio che vive una relazione unica con lui, il mediatore della nuova alleanza. Dio santifica e giustifica gli uomini attraverso Gesù Cristo, al quale ha comunicato la pienezza della propria santità e giustizia. Come mediatore Gesù rende vicino il Dio Santo e fa entrare l’uomo in comunione con lui. È Gesù che conduce gli uomini verso la Santità. Con la resurrezione di Gesù inizia il tempo dello Spirito Santo, che Gesù comunica ai suoi discepoli. L’alleanza del Sinai aveva donato la Legge. La nuova alleanza dona lo Spirito Santo. La comunione con Dio significa una partecipazione alla sua Santità. La chiesa è il popolo santo e il corpo di Cristo, inseparabile da Gesù, Santo di Dio. I riti cristiani sono indispensabili per il solo fatto che la chiesa è un popolo cioè una comunità umana storica. La santificazione degli uomini per opera dello Spirito Santo si opera mediante mediatori associati a Cristo. Il sacro e la santità, nella vita del cristiano, cominciano con i riti di iniziazione cristiana per estendersi poi in diversi ambiti: dominio delle forze cosmiche, sviluppo delle culture, consacrazione del mondo. Ricoeur, di fronte a un mondo secolarizzato, si domanda se è possibile un cristianesimo senza sacro e risponde che in realtà non esiste. -la ricerca sul sacro nel cristianesimo Dio non è né sacro né profano, è santo. Il sacro sta tra il divino e l’uomo. Boulliard applica la distinzione sacro-profano e divino. Il sacro è alquanto limitato dal fatto che la mediazione avviene mediante Gesù Cristo, l’unico mediatore fra Dio e gli uomini. -sacro pagano, sacro cristiano Il sacro pagano si riferisce al dio della ragione. Fa si che si eviti tutto ciò che è nocivo, si regge su leggi negative, è volto alla longevità, ai beni della terra, alla perennità della stirpe. Mentre il sacro cristiano si riferisce al dio della rivelazione è pieno di felicità, si regge su leggi positive in vista della congiunzione con Dio e presuppone l’azione dell’intelligenza e della volontà. Il sacro pagano trae origine dalla religione naturale: i popoli arrivano a scoprire l’esistente eterno, sostegno costante delle esistenze. L’uomo etnologico ha come problema fondamentale quello della vita: vivere felice a lungo. Assicurarsi la perennità. Per questo uomo il sacro si trova dalla parte del soprannaturale, dalla parte dell’esistente eterno. Il sacro pagano è tutto ciò che dipende dall’essere supremo. -il sentimento del sacro nell’uomo moderno Il sentimento del sacro è il riconoscimento di una potenza trascendente accompagnata da un’intensa affettività. In questo strato abbiamo lo stupore, la fitta misteriosa, il sentimento collettivo. In questo primo strato, non c’è rapporto alcuno con un Dio trascendente. Possiamo giungere al sacro dell’ateismo, in cui l’idolo spinge l’uomo a rendere tutto profano. Il marxismo è la lotta contro il sacro come esigenza di trasformazione sociale, perché il marxismo considera l’atteggiamento religioso come un’alienazione. Feuerbach ha trasformato il sacro e ha sostituito l’uomo a Dio in un cielo divenuto vuoto. Nietzsche ha proclamato la scomparsa della trascendenza divina e dei valori che vi si collegano. All’uomo di Feuerbach ha sostituito il superuomo. -il sacro del dio vivente Brien tenta di far comprendere in cosa consista il sacro del Dio vivente. L’Antico Testamento mette l’uomo in presenza di un Dio personale che lo chiama a una nuova vocazione. Con Gesù Cristo varchiamo una nuova frontiera: Gesù rende alle creature il loro vero volto e fa della natura Riacquistata un universo divino, capace di introdurre l’uomo nel sacro. Il sacro diviene una presenza d’amore grazie all’eucarestia, ai sacramenti, alla liturgia. Nel cristianesimo il sacro non è una potenza che distrugge la libertà ma si situa tra il Dio che fa vivere e l’uomo che risponde al suo amore. Per scoprire il sacro bisogna partire dall’Assoluto della loro religione. Accanto al doppio sacro, quello delle religioni pagane e quello dei cristiani, abbiamo un sacro anonimo. Questo sacro anonimo deriva da una serie di contenuti di coscienza che hanno trasformato l’idolo in un assoluto. Il sacro cristiano è il superamento del sacro delle religioni antiche dovuto alla mediazione di Gesù Cristo, l’Uomo-Dio. -il sacro, relazione e partecipazione Congar studia il sacro in riferimento al fine dell’uomo: il sacro è ciò che noi conosciamo nelle cose, ciò che conosciamo dall’ordinario, in riferimento al nostro fine d’unione con Dio. L’Antico Testamento ci mostra un mondo soggetto alla dipendenza di un Dio trascendente, totalmente libero. Il mondo è una realtà nella quale vive l’uomo. La Legge porta con sé un regime di consacrazione. Gesù trasforma questo regime di sacralizzazione con un superamento, una realizzazione di tempo e luogo. Il Vangelo insegna che per il cristiano nulla è profano, perché tutto è santificabile. Gesù Cristo ha ammesso e reclamato dei segni speciali di consacrazione a Dio: per il Tempio e per il suo corpo. La chiesa ha ammesso dei segni del sacro in regime messianico. -Il problema del sacro nel regime messianico Il centro del sacro è Gesù Cristo. C’è il suo corpo personale e c’è anche il corpo mistico che è la chiesa, visibile e al di là del visibile al tempo stesso. Esiste nel mondo una realtà sacra, il corpo di Cristo: corpo personale di Gesù, corpo eucaristico e corpo ecclesiale definibile e al tempo stesso parzialmente ignoto. La riforma protestante e quella calvinista hanno fatto l’errore di rifiutare l’esistenza di un corpo ecclesiale, di una chiesa come istituzione. C’è anche l’errore di certi cattolici che pretendono di abolire la distinzione chiesa-mondo. La chiesa, installata al centro del mondo, se ne distingue nel piano dei suoi principi di esistenza e di operato. Il campo della grazia non è riconducibile al piano del mondo: esso deve esprimersi con segni appropriati, con simboli, con mediazioni discendenti e ascendenti. Tutto ciò lo ritroviamo nei fatti e nelle parole della rivelazione, nei sacramenti, nelle istituzioni, nella liturgia. -il sacro messianico Distinzione di quattro livelli nel campo del sacro messianico: -sacro sustanziale: il corpo di Cristo ovvero corpo eucaristico nel mistero dell’Eucarestia celebrata dalla Chiesa. -sacro sacramentale: sacro dei segni, questo sacro partecipa al sacro sustanziale. I sacramenti del battesimo, cresima, ordine e matrimonio creano delle situazioni umane che dipendono direttamente dall’ordine messianico nel mondo: il cristiano, il sacerdote e gli sposi cristiani. Queste tre situazioni umane sono importanti nella Chiesa. -sacro pedagogico: insieme dei segni che esprimono il rapporto con Dio in Gesù Cristo e ci aiutano a realizzarlo. (parole, gesti, usanze, regole di vita, luoghi e tempi). -la consacrazione delle realtà terrene a Dio e il loro impiego in un’ottica messianica. Il quotidiano della vita umana pone un riferimento a Dio attraverso il Cristo. È il senso dei gesti, della preghiera, del simbolismo dei monumenti cristiani. -conseguenze pratiche del sacro messianico Il sacro cristiano: tutto vi è positivo, la morale è positiva, le astensioni sono positive, la croce è inseparabile dalla resurrezione. La seconda conseguenza riguarda il cristiano di fronte al mondo: si tratta di comprendere il valore dei segni, valore duplice, cioè valore teologico e pedagogico. La realtà messianica del Nuovo Testamento e della Chiesa ci pone in presenza dei nuovi valori della salvezza. Si tratta di comprenderli, trasmetterli, di integrarli nella vita. Una terza conseguenza concerne le forme materiali del sacro pedagogico: ogni epoca e ogni cultura hanno le proprie forme. In queste forme abbiamo delle costanti: è il problema delle ierofanie. La grande differenza tra il cristianesimo e le altre religioni risiede in Gesù Cristo, centro della storia umana e della storia santa. Audet e Bouillars insistono sulla necessità di distinzione fra sacro, profano e divino. Il sacro è mediatore fra profano e divino. Nel Cristianesimo, questa mediazione avviene attraverso Gesù Cristo. In questa mediazione si trovano anche le funzioni sacrali: eucarestia, sacerdozio, sacramenti.
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