Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

IL SACRO NELLA STORIA RELIGIOSA DELL'UMANITA' di JULIEN RIES + la questione dell'ATEISMO, Sintesi del corso di Antropologia della Religione

Riassunto del libro "Il sacro nella storia religiosa dell'umanità" di Julien Ries integrato con gli appunti e approfondimenti relativi alla secolarizzazione e all'ateismo contemporanei

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 19/02/2021

Yrena
Yrena 🇮🇹

4

(1)

3 documenti

1 / 7

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica IL SACRO NELLA STORIA RELIGIOSA DELL'UMANITA' di JULIEN RIES + la questione dell'ATEISMO e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia della Religione solo su Docsity! L ’espansione coloniale , la scoperta e l’interesse per le civiltà cosiddette “primitive” danno un nuovo impulso alla ricerca. Nel 19° secolo nell’ambito dello studio delle religioni si sviluppano due scuole di pensiero. Entrambe devono molto alla concezione per la quale non si può indagare il fenomeno religioso senza prendere in considerazione la dimensione antropologica; la scuola fenomenologica però adotta un approccio psicologico, mentre la scuola sociologica parte da uno studio storico/etnologico. SCUOLA FENOMENOLOGICA La riflessione di Schleiermacher apre ad un fondamentale cambio di paradigma, approfondito poi dal filosofo tedesco Husserl , fondatore della “ fenomenologia ”: secondo le precedenti teorie il processo conoscitivo aveva inizio dall’esterno, dalla ricezione di dati sensoriali e dall’esperienza, per poi essere rielaborato internamente; si evidenzia invece come il processo conoscitivo inizi prima, da una coscienza che prende consapevolezza di sé e si rivolge intenzionalmente verso l’esterno. Per conoscere è quindi necessario partire dall’interno, da ciò che ha messo in movimento la coscienza, indipendentemente dalla realtà esterna. Per quanto concerne le religioni, questa impostazione si traduce in uno studio che parte dall’ homo religiosus. La ricerca di Söderblom (1866 - 1931) muove dall’aspetto etnografico con l’obiettivo di trovare l’essenza del fenomeno religioso. Analizzando le religioni primitive e orientali arriva ad affermare che una religione possa esistere senza un concetto preciso di divinità, ma non può esistere senza la distinzione tra sacro e profano ; in questa distinzione risiede l’essenza del fenomeno religioso. In questo concorda con la scuola sociologica, se ne discosta però affermando che il sacro non è una forza impersonale: ha origine psicologica, è la reazione del soggetto di fronte a qualcosa di sorprendente e allo stesso tempo terrificante che non sa spiegare. Rudolf Otto (1869 - 1937) è considerato il padre della “fenomenologia delle religioni”, proprio perché ha applicato allo studio dell’esperienza religiosa la fenomenologia: per comprendere l’esperienza religiosa non bisogna osservarla dall’esterno nelle sue manifestazioni ma partire dalla coscienza dell’uomo religioso, dal processo psicologico che lo anima. Secondo Otto qualsiasi esperienza religiosa deriva da un elemento fondamentale e sempre identico, il “ sacro ”: seguendo Kant, si tratta di un archetipo innato della nostra mente, fonte di conoscenza indipendente dall’esperienza, che l’uomo coglie per intuizione. Per sottolinearne l’unicità e irriducibilità, Otto lo definisce “ numinoso ”. Il processo che porta l’uomo a scoprire e prendere coscienza del sacro/numinoso si articola in diverse tappe: innanzitutto, l’uomo prova un “ sentimento di dipendenza creaturale ” nei confronti di un “totalmente altro”; la dipendenza però si scontra con l’inaccessibilità assoluta, l’uomo si sente sovrastare, è la tappa del “ tremendum ” (terrore mistico). Di contro, l’uomo ne è attratto (“ fascinans ”). La coesistenza di questi sentimenti contrastanti è “ mysterium ” che travalica la razionalità ed è proprio del sacro. Il sentimento numinoso è presente in ogni essere umano, tuttavia solo l’uomo religioso gli attribuisce la valenza assiologica di “ sanctum ” sulla quale fondare la sua esistenza e basare il suo comportamento, al quale si contrappone il “profano” che si qualifica quindi come un non-valore. L’uomo “naturale” invece non coglie il valore del sanctum, di conseguenza nemmeno il non-valore del profano: il suo comportamento risponde ad un razionalismo morale tutto immanente. Dal momento che il sacro è una disposizione dell’essere umano, si può parlare di uomo religioso senza considerare le religioni, che ne sono una conseguenza possibile ma non necessaria. Accanto a questa rivelazione interiore, Otto riconosce che la rivelazione può anche avvenire dall’esterno, dai “segni” in grado di suscitare e dare impulso al sentimento del sacro. In particolare, alcuni uomini hanno questa sensibilità particolarmente acuta: sono i grandi fondatori delle istituzioni religiose. Secondo Otto, l’unico approccio possibile allo studio delle religioni è il numinoso, fenomeno religioso in quanto tale. L’errore degli storiografi e dei sociologi è aver cercato di spiegare la religione con occhi profani e con le categorie delle rispettive scienze. > Opera: “Il sacro - L’irrazionale nell’idea del divino e la sua relazione col razionale” > “Il sacro è il primo vivente di tutte le religioni” Van der Leeuw (1890 - 1950) utilizza un metodo fenomenologico differente da quello di Otto: mentre questi aveva indirizzato i suoi studi sulla manifestazione del sacro a livello della coscienza, Van der Leeuw prende in considerazione la sua manifestazione nel comportamento dell’uomo. Il fenomeno religioso è esperienziale; lo si può descrivere grazie alla testimonianza relativa a questa esperienza. Il sacro è una potenza misteriosa e ambivalente in cui l’uomo si imbatte: il comportamento che l’uomo assume in presenza del sacro, i suoi gesti e azioni, non il pensiero o il sentimento, è ciò che la fenomenologia può e deve descrivere e comprendere. Van der Leeuw utilizza per la prima volta l’espressione “homo religiosus”, che verrà ripresa da Eliade, per indicare l’uomo che accetta il sacro e il suo mistero e vive nella consapevolezza di un senso più profondo che supera la contingenza; al contrario, l’uomo areligioso, o “homo negligens” rifiuta ogni trascendenza e vive la realtà come un animale biologico. SCUOLA SOCIOLOGICA In contrapposizione alla scuola fenomenologica studia l’esperienza religiosa a partire dalle sue manifestazioni, in particolare dalla dimensione sociale. Alla base di questo approccio ci sono le teorie dell’evoluzionismo e del positivismo. Per Durkheim (1858 - 1917) il fenomeno religioso è esclusivamente un fenomeno sociale, privo di autonomia. La società crea il sacro e si serve di esso per rinforzare la propria struttura e le proprie regole. Il sacro assume un significato solo nella sua espressione sociale. Ne “Il suicidio” espone una prima idea della rilevanza sociale delle religioni. Parte dall’analisi delle statistiche dei tassi di suicidi in Europa, notando come la maggior parte avvenga nel nord. Ne dà un’interpretazione basata sul credo religioso prevalente: i paesi nordici sono di confessione protestante, mentre quelli meridionali cattolici. Questo ha un’incidenza: il credo protestante infatti concepisce la soggettività come individualità sola, esclusivamente responsabile della propria salvezza; il credo cattolico invece pone l’accento sulla dimensione collettiva, l’istituzione della Chiesa è influente, “contiene” e supporta i fedeli. La conclusione è che la religione è significativa per le dinamiche sociali. Negli anni successivi elabora la sua concezione di società: l’idea liberale la considera come una somma di individui che liberamente decidono di associarsi per perseguire indipendentemente obiettivi comuni (quindi le coscienze individuali precedono e prescindono la formazione della società); Durkheim invece considera la società come una realtà che ha esistenza propria, indipendente dalle coscienze individuali e anzi in grado di esercitare sulle stesse una costrizione. Ogni fenomeno religioso è una “ ierofania ”, letteralmente “manifestazione del sacro”: è un evento misterioso, in cui qualcosa di totalmente altro, completamente diverso dal profano si mostra all’uomo. Non si mostra mai allo stato puro, in maniera immediata e nella sua interezza, proprio per questa sua natura di totale alterità, appartenenza ad un ordine diverso da quello naturale: il sacro si manifesta per mezzo di un oggetto o essere immanente, in questo modo si limita ma permette all’uomo di entrare in contatto con esso e di prenderne coscienza. A dispetto dell’eterogeneità di forme che può assumere, ogni ierofania presenta una struttura omogenea, composta di tre elementi: 1. oggetto naturale, ovvero l’oggetto per mezzo del quale il sacro si manifesta che mantiene la sua collocazione nel contesto normale e naturale (es. albero sacro è comunque un albero) 2. realtà invisibile, il sacro 3. oggetto mediatore, ovvero l’oggetto naturale rivestito di sacralità Ogni ierofania è poi una cratofania, “manifestazione di potenza”, perchè il sacro si manifesta con livelli di intensità della propria potenza differenti (Eliade distingue tra ierofanie elementari, come gli amuleti, e ierofanie più elevate - per il cristianesimo, l’incarnazione di Dio in Gesù) Oggetto mediatore permette all’uomo di stabilire un contatto con il sacro: l’esperienza religiosa per l’uomo è necessariamente un’esperienza mediata. Questa mediazione si presenta sotto tre aspetti: 1. il simbolo - permette di cogliere direttamente il sacro, senza darne una conoscenza razionale 2. il mito - racconto esemplare dell’irruzione del sacro nel mondo, è un messaggio che dà un senso all’esistenza o a un fatto e orienta il comportamento dell’uomo religioso 3. il rito - ripetizione che rinnova la manifestazione del sacro e permette la riattualizzazione del mistero interrompendo il tempo profano; conferisce dimensione di realtà al sacro. La radice comune di tutte le religioni è il sacro; ogni fatto religioso è un’esperienza provocata dall’incontro dell’uomo con il sacro; le differenze tra le religioni derivano dalle diverse ierofanie nel corso della storia . Con Eliade si passa quindi dal sacro alla religione. Per quanto distanti nella concezione dell’esperienza religiosa, entrambe le scuole di pensiero - e di conseguenza anche la ricerca comparata - pongono l’accento sulla dimensione antropologica, tralasciando completamente quella teologica, il divino o assoluto. Entrambe sfociano quindi nell’ateismo, nell’accezione etimologica e teorica del termine, ovvero “senza Dio”. L’ateismo che caratterizza la società moderna nasce quindi in seno alla cultura occidentale; i suoi maggiori teorici si collocano però tra l’800 e il 900, a partire da Hegel e dalle due correnti di pensiero che lo seguono e che prendono il suo nome: la destra e la sinistra hegeliana. Feuerbach (1804 - 1872) porta a compimento quella che lui stesso definisce la “ riduzione della religione all’antropologia ”. L’uomo è teopoietico, in grado cioè di generare il divino; la religione e tutto ciò che la concerne sono prodotto della mente umana. L’uomo è dotato di un’intelligenza realistica, significa che considera reale ciò che pensa; tuttavia, crede che il pensiero derivi da dati sensibili esterni oppure da idee interne innate: in entrambi i casi non si vede creatore ma spettatore. Ed è esattamente il motivo per cui l’uomo crede e si affida a una divinità che ritiene creatrice, senza comprendere che è lui stesso il creatore della divinità. Non solo, ma l’uomo involontariamente crea un Dio che è una proiezione idealizzata di se stesso; istituisce un’alterità per dare un senso alla sua esistenza. In quest’ottica, Feuerbach concorda con Hegel: le religioni sono un momento della storia dell’uomo che deve essere superato per una maggiore consapevolezza di sé e delle sue capacità.   Karl Marx (1818 - 1883) è l’esponente più radicale della sinistra hegeliana. Parte da un’analisi della società a lui contemporanea, quella dell’industrializzazione, del capitalismo, della supremazia della classe borghese su quella operaia. Marx definisce “struttura” tutto l’apparato dei rapporti socio-economici; “sovrastruttura” l’apparato ideologico e culturale. La sovrastruttura si costituisce in funzione della struttura, per darne una giustificazione; la religione e la sua visione escatologica esiste per obbligare l’uomo, in particolare l’operaio, ad accettare le sue condizioni di vita. Si tratta però di una costruzione ideologica, mentre Marx elabora un’escatologia diversa, effettiva, in grado di cambiare veramente e realmente le ingiustizie del sistema capitalistico: la classe operaia deve ribellarsi, stabilire una società basata su rapporti di uguaglianza. Su questa struttura, la religione non sarà più necessaria. La riflessione di Marx è significativa perché mette in evidenza come le religioni vengano create e strumentalizzate per finalità sociali, economiche, politiche; la sua analisi tuttavia è riduttiva, infatti considera l’uomo unicamente nella dimensione della soddisfazione dei bisogni primari e come i suoi predecessori, non considera l’assoluto. Weber (1864 - 1920) è sicuramente influenzato dal pensiero di Marx ma rovescia il rapporto tra struttura e sovrastruttura. Parte dall’analisi del capitalismo e della sua origine e arriva alla conclusione che esso sia nato dal cristianesimo protestante. Il capitalismo nasce in America, dove era radicata l’etica protestante; in particolare Weber si interessa alla setta dei quaccheri, e alla loro visione della salvezza divina: credevano che la salvezza fosse concessa ai predestinati, Dio decide arbitrariamente indipendentemente dalle azioni compiute in vita. Un segno che poteva indicare la possibile elezione da parte di Dio era il successo nel lavoro, i quaccheri perciò dedicano tutti i loro sforzi al lavoro, vivono per quello; secondo Weber questa è la genesi della mentalità capitalistica. Usando la terminologia marxiana, è la sovrastruttura che determina la struttura. Successivamente elabora la teoria generale del carisma: ogni religione è fondata da una persona carismatica; quando il fondatore viene meno si cerca di istituzionalizzare il carisma, ovvero di costituire un’organizzazione che lo custodisca. E’ una struttura instabile, che facilmente viene messa in crisi da qualcuno al suo interno che si pone come nuova figura carismatica e determina un cambiamento nella religione e nell’organizzazione. La teoria di Weber si pone in contraddizione anche con quella di Durkheim: mentre per questi la religione era un fattore di stabilità sociale, Weber la vede come fattore di mutamento sociale . Nietzsche (1844 - 1900) è il pensatore che più di tutti gli altri ha messo in discussione le religioni e la questione di Dio. Critica il cristianesimo, in particolare il perbenismo e i precetti morali su cui si basa quasi esclusivamente, dimenticando le proprie origini. Accusa la religione di opprimere i suoi credenti con la sua rigida morale, soffocare lo spirito libero e creativo dell’uomo rendendolo passivo ricettore di ordini. Questo non riguarda unicamente il cristianesimo ma tutti i grandi monoteismi occidentali.   Nel primo capitolo di “Così parlò Zarathustra”, intitolato “Le tre metamorfosi dello spirito”, Nietzsche utilizza delle metafore per descrivere la cultura occidentale e come dovrebbe evolvere. 1. cammello schiacciato dai pesi che deve portare: è l’uomo contemporaneo, che soccombe per via delle imposizioni morali e dell’ipocrisia; 2. leone ribelle: è l’ateismo, Nietzsche lo rifiuta perché cerca di eliminare il problema solo negandolo; 3. bambino che gioca: è l’uomo nuovo (Ubermensch) e il suo desiderio di vivere. Continuando il suo cammino, Zarathustra incontra un drago ricoperto di squame d’oro su cui c’è scritto “tu devi, tu devi, tu devi” a cui risponde: “Io voglio, io voglio, io voglio”. Nietzsche rivendica la precedenza del desiderio sulla morale: una trasmutazione dei valori che non vengono imposti ma che derivano dall’uomo e dall’esercizio attivo della sua libertà e voglia di vivere. Fondamentale per capire il pensiero di Nietzsche è l’aforisma 125 tratto da “La gaia scienza”. Il protagonista è un “uomo folle” alla ricerca di Dio; viene però deriso da coloro che incontra. E’ interessante notare che l’aforisma non riguarda la negazione di Dio, ma la ricerca di Dio. Nietzsche infatti non sostiene l’ateismo, anzi, attraverso delle immagini forti descrive l’aspetto tragico della vita senza l’orizzonte divino. Come evidenzia Heidegger ne “Sentieri interrotti”, il Dio dell’aforisma rappresenta la concezione teologica trascendente che si è persa, sostituita (“uccisa”) dalla presunzione dell’uomo di subordinarla a se stesso, alla sua razionalità, alla scienza, alla morale e al potere.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved