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Il sacro nella storia religiosa dell'umanità (solo autori), Sintesi del corso di Scienza delle religioni

Spiegazione sulle funzioni del sacro nei vari Autori presenti nel libro "il sacro" di Julien Ries.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Il sacro nella storia religiosa dell'umanità (solo autori) e più Sintesi del corso in PDF di Scienza delle religioni solo su Docsity! IL SACRO NELLA STORIA RELIGIOSA DELL’UMANITA’ di Julien Ries 1. Emile Durkheim (1858-1917) Si dedica allo studio dei fenomeni sociali, che indaga con l’obbiettività delle discipline scientifiche. È influenzato da Comte e dalla sua suddivisione delle tre tappe dell’umanità: tappa mitica, tappa teologica e tappa positivista. Inoltre gli ha fornito due idee fondamentali: la critica dell’individualismo e l’irriducibilità dei fatti sociali. Società: Per Durkheim la società è una realtà sui generis, ovvero una realtà metafisica superiore, un organismo che sorpassa l’individuo. Il sociologo deve privilegiare i fatti religiosi, poiché la religione contiene sin dall’origine elementi in grado di dar vita alle diverse manifestazioni della vita collettiva (scienza, poesia, diritto, morale e famiglia). Il concetto chiave della sua ricerca è la nozione di scienza collettiva, ovvero l’insieme di credenze e di sentimenti comuni dei membri di una stessa società. Quindi la coscienza collettiva è superiore alla coscienza individuale ed è a partire dalla coscienza collettiva che nascono le idee. Religione: Durkheim vede nella religione una manifestazione naturale dell’uomo ed è grazie all’osservazione del comportamento sociale che definisce il fenomeno religioso. Per lui tutte le credenze religiose presuppongono una classificazione delle cose, reali o ideali, in due generi contrapposti: il sacro e il profano. La religione è un sistema compatto di credenze e di pratiche relative a delle cose sacre, che riuniscono in una stessa comunità morale, chiamata Chiesa, tutti coloro che vi aderiscono. Secondo il sociologo, la società è la causa universale delle esperienze religiose. La religione è un fenomeno necessario della vita collettiva e ha come fine l’ammissione del sacro. Per comprendere la religione e spiegare la nascita delle diverse religioni, Durkheim parte dalla ricerca della religione più primitiva cioè il totemismo, la religione del clan in cui il totem rappresenta il sacro per eccellenza. Le credenze totemiche implicano una classificazione delle cose in sacre e profane. È una religione fondata su una forza anonima e impersonale, il mana, presente in ogni membro del clan. Il mana totemico è il sacro per eccellenza, il mana è il dio impersonale, principio del sacro, centro della religione totemica. A questo punto Durkheim cerca di spiegare l’origine del sacro: poiché il totem esprime e simbolizza il mana e poiché il dio del totem è anche dio del clan, e il totem rappresenta l’essenza del clan, allora all’origine del sacro c’è il clan. Secondo lui, la società è in grado di suscitare le sensazioni del Divino: essa è per i suoi membri ciò che è un Dio per i suoi fedeli. Il sacro è creato dalla società, viene trasferito al totem e infine crea la religione e il culto. La religione ha come fine la salvezza, non individuale ma collettiva, quella che l’individuo realizza nella società e per la società. 1 2. M.Mauss (1873-1950) e H. Hubert (1872-1927) Loro intraprendono lo studio delle funzioni sociali del sacro. Mauss è nipote e discepolo di Durkheim ed è legato alle sue teorie della distinzione tra sacro e profano e del totemismo come religione originale. Anche Mauss vede nel totem il simbolo sacro per eccellenza, in quanto riunisce e concretizza i sentimenti della collettività al fine di dare a ogni membro della società le forze che gli permettono di superarsi. Mauss, inoltre, insiste sull’importanza del simbolismo, cioè il sacro si concretizza nel suo simbolo. Quindi è il totem a rappresentare l’essenza del sacro. Il mana viene definito come una forza anonima e impersonale ed è una sostanza, un potere, la fonte della vera efficacia degli esseri e delle cose. Al contrario di Durkheim, che si limitava a ricercare il mana solo nella religione totemica, Mauss e Hubert lo cercano di trovare anche in altre religioni, per dimostrare così la sua universalità. Loro insistono sulla presenza del mana presso i popoli di lingua malese-polinesiana. Anche nell’America del Nord ritrovano il mana sotto altri nomi: - presso gli Irochesi, viene chiamato Orenda, che significa potere mistico di cui sono dotati gli Dei, gli spiriti, gli uomini e persino gli animali, ma l’Orenda è soprattutto il potere dello sciamano, dell’indovino. - presso gli Ojibway, viene chiamato Manitù, che designava ogni specie di esseri, di forze, di qualità magiche e religiose. Ritrovano il mana anche in molti testi sacri: in India, la nozione Brahman rispecchia il mana e in Grecia, i termini physis e dynamis. In conclusione, il sacro è tutto ciò che qualifica la società e si colloca al centro di ogni fenomeno religioso. 2 5. Roger Caillois (1913-1978) Fu’ allievo di Mauss e scrisse “L’uomo e il sacro” con l’intento di restituire alla società un sacro attivo e quindi di portare maggiore coesione all’interno di questa. Per dare una definizione di sacro, parte dalla concezione religiosa del mondo che implica la distinzione tra sacro e profano: il sacro è il mondo delle forze buone o cattive (sacro benefico→ sanità e sacro malefico→ sozzura), mentre il profano è il mondo delle cose che hanno una natura fissa. Per Caillois il mondo del sacro si contrappone al mondo del profano (problema dell’ambiguità del sacro). Il sacro è una categoria sulla quale si fonda l’atteggiamento religioso ed impone al fedele una condotta da seguire, tale condotta, però, non è da attribuire al campo dei sentimenti. Il sacro si presenta come una proprietà fissa o transitoria, che riveste essere o oggetti, senza modificarli, ma trasformandoli. Questa proprietà sacrale è sovrapposta al reale. Il sacro quindi è un’energia pericolosa, poco maneggevole, ma efficace. Invece i riti sono nati dalla necessità di una perfetta organizzazione dei rapporti tra sacro e profano. Il completamento del rito è il tabù. Sulla base della descrizione del sacro, l’autore traccia una sociologia del sacro. Questa sociologia permette di sottrarre la natura e la società all’invecchiamento e quindi bisogna ringiovanirle e ricrearle periodicamente. Questo compito si adempie grazie alla duplice forma del sacro: sacro di rispetto e sacro di trasgressione.  Con l’evoluzione della società, il sacro di rispetto viene a manifestarsi di meno, in quanto ogni gruppo vuole esaltare la propria virtù ed imporre la propria supremazia. In questo modo si viene a creare un nuovo tipo di sacro: il potere. Dal potere, il principio del sacro rispetto cede il posto al sacro di dipendenza, caratteristica della società evoluta.  Il sacro di trasgressione è necessario per combattere il logoramento e ricreare la società. Secondo Caillois la festa è un modo per superare il logoramento e ricreare la società. Riprende quindi la teoria di Durkheim, secondo il quale le feste tribali rappresentano il sacro contrapposto al profano. La festa costituisce una rimozione dei tabù al fine di poter ritornare al tempo primordiale. Questo ritorno avviene per mezzo di riti che al sacro di regolamentazione con i suoi tabù sostituiscono un sacro di trasgressione. Con lo sviluppo della civiltà, le feste perdono la loro importanza poiché la religione finisce per dipendere dall’uomo e non più dalla collettività. Il sacro quindi diventa interiore e da questa fase d’individualizzazione nascono le grandi religioni. Il sacro traccia due vie: 5  Via religiosa del misticismo e del fanatismo  Via sociale dei dogmi, dei riti, della mitologia e del culto E inoltre, conduce l’uomo in due direzioni:  La direzione delle grandi conquiste (conquista mistica, del sapere e del potere)  La direzione delle grandi rinunce Il fine supremo della vita diventa creatrice del sacro. 6. Nathan Soderblom (1866-1931) Scopre l’importanza del sacro e pensa che il sacro è la parola che conta di più nella religione, perfino più importante della nozione di Dio. Infatti, secondo lui, una religione può esistere senza il concetto di divinità, ma non può esistere senza distinzione tra sacro e profano. Il buddismo per lui è la religione di salvezza, nella quale non c’è nessuna nozione di Dio. Il fenomeno religioso non risiede nella credenza in Dio o nel culto, ma risiede nella distinzione tra sacro e profano. Soderblom è in accordo con il pensiero di Durkheim. Il sacro lo considera come un potere, un’entità misteriosa legata a esseri, cose, avvenimenti o azioni. Il mana invece è un sacro positivo che agisce come un potere, e distinto dal sacro negativo, che implica invece la nozione di pericolo, di tabù e di proibizione. Quindi il sacro positivo è rappresentato dal mana, mentre il sacro negativo dai tabù. Partendo da questa distinzione, Soderblom affronta l’analisi del mana: insiste sulla presenza del mana nelle qualità fisiche o morali di una persona e sulla sua provenienza da esseri spirituali. Il mana è una forza impersonale. È in disaccordo con la scuola sociologica e si indirizza verso un’interpretazione del sacro colto nell’uomo religioso. 7. Rudolf Otto (1869-1937) È un uomo profondamente religioso e considera il sacro come fenomeno primordiale. Tentò di conciliare scienza e religione, naturalismo e mistero, giungendo alla conclusione che la concezione religiosa del mondo supera la concezione scientifica. In seguito, grazie al neokantismo di Fries, individuò i tre principi fondamentali della sua ricerca: - Le idee necessarie non hanno bisogno di dimostrazione alcuna, poiché provengono dalla ragion pura, fonte di conoscenza indipendente dall’esperienza. - Il territorio della religione comincia con il mistero e coincide con esso. Il mistero della religione infatti non è passeggero, non si scopre mai. La religione deve salvaguardare il suo mistero. 6 - Per mantenere l’integrità al mistero, la religione deve servirsi del simbolo, unico linguaggio possibile. Grazie ai simboli la conoscenza religiosa coglie l’eterno. Su questo si fonda la salvezza, che consiste in una unione spirituale con Dio. Otto trova la mistica dell’unità pura, e ritiene che la mistica dell’India sia completa poiché comporta un doppio cammino: - Attraverso la negazione, il buddismo conduce al nirvana - Attraverso l’eminenza, l’induismo introduce alla salvezza Per Otto il misticismo rappresenta la forma di religione perfetta perché caratterizzato da una profonda ed eccessiva adesione, quindi una fede totale, ed è l’opposto del razionale. Il sacro è l’elemento fondamentale che riunisce i fenomeni delle diverse religioni, è una categoria sui generis e non è razionale. Il sacro, inoltre, è un principio vivente in tutte le religioni e in sua assenza esse non sarebbero più forme della religione. Per trasmettere il carattere particolare del sacro, Otto individua la parola Numinoso che deriva dal latino numen che significa “suscitare emozioni spirituali o religiose”. La strada mistica e simbolica per cui l’uomo scopre e coglie il numinoso, comporta 4 tappe: - La prima tappa comporta il sentimento dello stato di creatura, provocato nella coscienza dall’oggetto numinoso e porta dipendenza. - La seconda tappa è quella del tremendum, cioè del terrore mistico. - La terza tappa è quella del mysterium, ovvero l’oggetto numinoso si presenta come un mistero. - La quarta tappa è rappresentata dal fascino che seduce (chiamato Fascinans), rapisce e introduce alla beatitudine. Dal fascinans nasce il concetto di salvezza. Otto vede la distinzione tra sacro e profano come la conquista del numinoso da parte dell’uomo e distingue due tipi di uomini: - L’uomo che è nello spirito, che apprende il valore di sacro come sanctum, e si contrappone al profano che è un non valore, un non numinoso. L'uomo mistico scopre il senso del peccato, ricercando il perdono. - L'uomo naturale, che non prova il minimo sentimento di fronte al numinoso, non coglie il valore del sacro, neppure il non valore del profano e non sente il bisogno di salvezza e di perdono. Il sacro lo considera come categoria a priori e si basa sulla teoria kantiana che ritiene che la nostra conoscenza arrivi a produrre il numinoso. Quindi il sacro è un fattore primario che si trova all’origine d’una rivelazione interiore, indipendente dalla riflessione mentale. Grazie alla lettura dei segni, l’uomo religioso percepisce e scopre il numinoso che si manifesta in fatti e avvenimenti, chiamati appunto segni. Il segno quindi è tutto ciò che è in grado di suscitare e di dare impulso al sentimento del sacro nell’uomo, di accenderlo e di provocarne l’interruzione. Per Otto abbiamo una doppia manifestazione del sacro: - La rivelazione interna sulla quale si fonda la religione personale 7 della scienza delle religioni non si deve confondere in alcun modo con quelli delle altre discipline. Dunque non bisogna confonderla con l’antropologia, l’etnologia, la sociologia ecc. Lo storico delle religioni ha a che fare con dei fatti storico-religiosi, deve comprenderli e renderli comprensibili anche agli altri. Eliade assegna a questa figura una triplice missione: - Storica, lo storico delle religioni non può rinunciare al suo rapporto con la storia. Infatti ogni fenomeno religioso è prima di tutto un fenomeno storico in quanto ogni esperienza religiosa avviene in un contesto storico preciso. Eliade insiste sulla storicità di ogni creazione religiosa e sulla necessità di comprendere storicamente ogni pensiero religioso. Il passaggio storico è indispensabile per ricostruire la storia delle forme religiose e per coglierne il contesto sociale, economico, culturale e politico in cui si è sviluppata. Quindi i documenti stabiliti dagli storici e dagli etnografi si rivelano indispensabili. Eliade tende a privilegiare due categorie di fonti: le grandi religioni dell'Asia e le tradizioni orali dei popoli privi di scrittura. - Fenomenologica, tutte le esperienze religiose sono riconducibili a forme di comportamento religiose. Per quanto storici, i fatti religiosi rivelano un comportamento che supera i comportamenti storici. Eliade rimprovera di aver ridotto la scienza delle religioni a un approccio storico, sociologico, etnologico e psicologico, in quanto queste teorie perdono di vista un dato fondamentale, ovvero che ogni fatto religioso costituisce un’esperienza sui generis provocata dall’ incontro dell’uomo con il sacro. Esse, inoltre, riconducono le esperienze religiose a forme di comportamento non religiose. Secondo Eliade, Otto è riuscito a cogliere il contenuto e i caratteri specifici dell’esperienza religiosa però le sue analisi dell’universo religioso restano incerte. Il progresso realizzato da Van Der Leeuw nello studio delle strutture interne dei fenomeni religiosi, viene criticato da Eliade, in quanto egli riconduce la totalità dei fenomeni religiosi a tre strutture fondamentali: dinamismo, animismo e deismo. Eliade colloca l’approccio fenomenologico in una concezione integrale della storia delle religioni, cioè la comprensione dell’essenza e delle strutture dei fenomeni religiosi, deve essere colta sia dal condizionamento storico ma anche dal comportamento dell’uomo religioso. Quindi lo storico delle religioni deve esaminare lo studio dell’uomo non solo in quanto essere storico, ma in quanto simbolo vivente. Per delineare il fenomeno religioso, Eliade si serve della parola ierofania, ovvero ogni fenomeno religioso è un atto di manifestazione del sacro. - Ermeneutica, il fenomenologo individua il fenomeno religioso, lo classifica secondo una morfologia, ma si vieta il lavoro di confronto riservato all’ermeneuta. Il ruolo dell’ermeneutica è quello di fare una sintesi dei fatti, interpretarli e ordinarli in una prospettiva generale. Quindi partendo dai documenti, bisogna chiarirli e decifrarli, in modo da renderli accessibili e comprensibili all’uomo di oggi. L'homo religiosus rappresenta l'uomo totale. La scienza delle religioni deve utilizzare, integrare e articolare i risultati ottenuti con i diversi metodi di accostamento al fenomeno religioso per divenire una disciplina totale. Non basta cogliere il significato di un fenomeno religioso in una data 10 cultura e decifrarne il messaggio, bisogna anche studiare e comprendere la storia, coglierne il contributo della cultura nel suo insieme. Agli occhi di Eliade, l’ermeneutica ha un potere trasformatorio: emana un messaggio in grado di cambiare il comportamento umano, svelando i significati, crea nuovi valori e mette l’uomo in contatto col mondo spirituale. Esso dimostra che ogni religione rivela l'essere delle cose sacre. La storia delle religioni è un'ermeneutica totale, poiché è chiamata decifrare e chiarire tutti gli incontri dell'uomo con il Sacro, della Preistoria ai giorni nostri. Eliade fa del Sacro il fondamento della scienza delle religioni, come Durkheim e come Otto, e trattiene soprattutto la contrapposizione tra sacro e profano. L'uomo prende conoscenza del sacro perché si manifesta, si mostra come qualcosa di completamente diverso dal profano. Il sacro si manifesta sempre con una potenza di ordine completamente diverso dalle forze naturali e per il suo manifestarsi, entra nel mondo dei fenomeni e viene percepito dall'uomo. Con il termine ierofania Eliade vuole indicare l'atto della manifestazione del sacro, esprimendo semplicemente il fatto che qualcosa di sacro si mostra all'uomo. Ogni fenomeno religioso è una ierofania. La ierofania è il fenomeno religioso percepito dall’uomo religioso: il fenomeno è inscindibile dall’esperienza dell’uomo. In ogni ierofania intervengono tre elementi: - L’oggetto naturale, cioè l’oggetto o l’essere per mezzo del quale il sacro si manifesta e si colloca nel suo contesto naturale. - La realtà invisibile, che viene designata da Eliade con diverse denominazioni come Mondo degli dei. - L’oggetto mediatore, rivestito di sacralità. Eliade parla di grande mistero riguardo il fatto che il sacro accetta di limitarsi: ad esempio Dio stesso accetta di limitarsi e di suicidarsi incarnandosi in Gesù Cristo. L'elemento mediatore del sacro è costituito nella sua dimensione sacrale. Grazie a quest'operazione, l'oggetto o l'essere viene separato dal mondo profano. Natura del sacro: Mentre il teologo orienta la sua riflessione sul divino basandosi su dati relativi alla religione ebraica, cristiana e musulmana, lo storico delle religioni prende in considerazione il maggior numero possibile di ierofanie e studia il sacro sotto l’aspetto della sua manifestazione. Secondo Eliade, il sacro si manifesta come una forza, una potenza che significano realtà, serenità ed efficacia. Inoltre può manifestarsi sotto modalità diverse situate a livelli diversi: mitologie, rituali, simboli, miti, figure divine. Questa potenza non è dello stesso livello quando si tratta di simboli e del potere attribuito a degli esseri divini, agli esseri supremi. Funzione del sacro: l’oggetto o l’essere rivestito della dimensione sacrale, costituisce per l’uomo religioso il mezzo per entrare in comunicazione con la potenza soprannaturale. Quindi il sacro svolge una funzione di mediazione. Eliade ha studiato questa funzione di mediazione del sacro sotto tre aspetti: - Il simbolo, per Eliade il simbolo consiste in un essere, una forma divina, un oggetto, un mito, un rito che nel contesto d’una ierofania rivela all’uomo religioso la coscienza e la conoscenza delle dimensioni sociali e lo portano a realizzare la sua solidarietà con il sacro. 11 - Il mito, è una storia vera, sacra ed esemplare che ha un senso specifico e comporta una traduzione. Agli uomini il mito fornisce modelli di comportamento. Il mito segna un legame tra l’uomo e il sacro. - Il rito, i riti di iniziazione servono a far passare l’uomo dalla sua condizione profana ad un’esistenza nuova segnata dal sacro e quindi attraverso una serie di riti l’uomo entra in contatto con il sacro. 12
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