Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Il saeculum sillanum e la crisi della repubblica, Appunti di Storia Romana

Appunti delle lezioni tenute dalla prof.ssa Laura Mecella nel II semestre dell'A.A. 2022-2023 nel corso di Storia Romana.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 01/06/2023

francesco-cristellon-1
francesco-cristellon-1 🇮🇹

4.6

(26)

30 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Il saeculum sillanum e la crisi della repubblica e più Appunti in PDF di Storia Romana solo su Docsity! IL SAECULUM SILLANUM Le fonti coeve identificano i mutamenti sopra descritti come una degenerazione corruttiva della morale, con la ricchezza passata da essere un dono ad divenire una fatica e l’assassina d’ogni virtù (cfr. Sallustio, De coniuratione Catilinae 10) ↓ emblematico di tale decadenza, come detto da alcuni autori coevi, fu il subentrare della violenza nella vita politica romana con l’uccisione del tribuno della plebe Tiberio Gracco nel 133 a.C. In particolare Appiano in De bellis civilibus 1 annota come questo periodo fu connotato da - violenza continua - fazioni contrapposte tra loro - eserciti pubblici usati a fini privati - eserciti privati arruolati senza permesso dello Stato I GRACCHI Problema cardine di questa fase è la distribuzione dell’ ager publicus , un problema presente sin dal secolo IV a.C (si ricordi che la prima regolamentazione risale al 367 a.C., con le leges Liciniae Sextiae ) e acuitasi in questa fase: i piccoli e medi affittuari pubblici, dati costi in crescita e le continue guerre, si vedono costretti a cedere i propri appezzamenti a grandi affittuari facendo così sparire la piccola proprietà terriera alla base della società romana (il nerbo dell’esercito romano 1 , fino alla riforma mariana del 107 a.C., e l’alternativa ad una manodopera schiavile sempre più numerosa e sempre più irrequieta) ↓ è in questo contesto che il 10 dicembre 134 a.C. viene eletto, complici doti oratorie conclamate (cfr Plutarco, Vita di Tiberio 9) tribuno della plebe Tiberio Gracco (163 a.C. - 133 a.C.), un membro della nobilitas (è infatti figlio del console Tiberio Sempronio Gracco del 177 a.C., parente, per parte materna di Scipione l’Africano e cognato di Scipione Emiliano) promotore d’una riforma agraria che ristabilisse il ceto medio Tiberio durante il suo mandato convoca i comizi tributi 2 senza l’ auctoritas patrum ed in aperta sfida al Senato, notoriamente contrario ad ogni riforma agraria che sarebbe andato ad intaccarne la fortuna, fa approvare la lex Sempronia del 133 a.C., prevedente a) il limite di 500 iugeri, aumentati fino a 1.000 per le famiglie numerose, per affittuario dell’ ager publicus, compensando col denaro coloro i quali avessero dovuto cedere parte del proprio patrimonio b) la riassegnazione delle terre in eccesso in lotti da 30 iugeri ciascuno c) l’inalienabilità delle terre affidate d) l'istituzione d’una commissione di tre membri (composta da Tiberio, il fratello Gaio e il suocero Claudio Pulcro) volta all’attuazione della legge stessa MA vari sono i tentativi del Senato di contrastare l’operato di Tiberio 2 con la lex Hortensia e l’equivalenza legale di leges e plebiscita i concilia plebis erano nei fatti divenuti coincidenti coi comizi tributi, così da ridurre al minimo la convocazione dei comizi centuriati nel processo legislativo. Tuttavia questa strutturazione delle assemblee romane non è certa, complice il fatto che le fonti su questo periodo sono principalmente in lingua greca, la quale si riferisce a tutte le assemblee con il termine ἐκκλησία [ecclesìa] (assemblea) e ad i loro partecipanti indistintamente come δῆμος [démos] (popolo) 1 Plutarco parla di ευανδρια [euandria], intesa come un buon numero di popolazione come risorsa dello Stato - su mandato del Senato, il suo collega Ottavio esercita il proprio diritto di veto opponendosi strenuamente alla riforma: Tiberio si rifiuta però di accettare tale ostacolo e, dopo una disperata trattativa, lo fa destituire dai concilia - nega i fondi necessari per l’applicazione della riforma, in particolare per la riscrittura dei vari catasti, e la rallenta il più possibile Il punto di non ritorno di questo conflitto è correlato alla decisione del re di Pergamo Attalo III (170 a.C. - 133 a.C.) di lasciare in eredità il proprio regno alla Repubblica Romana: Tiberio esige che le ricchezze acquisite siano destinate alla riforma agraria e perciò accoglie, prima del loro arrivo in Senato e prima della presentazione da parte dei consoli, gli ambasciatori di Pergamo nella propria dimora ↓ è considerato un affronto intollerabile ed un chiaro segnale di adfectatio regni (desiderio del potere autocratico), tanto più dopo la ricandidatura del 133 a.C. in chiara violazione della prassi 3 sull’intervallo di dieci anni tra la detenzione della stessa carica. Il Senato ritiene perciò doveroso intervenire in difesa della Repubblica: dopo un primo rifiuto del console Publio Muzio Scevola di intervenire militarmente, il pontifex maximus Scipione Nasica guidò un corteo che, scontratosi con Tiberio ed i suoi sostenitori portò alla morte di questi e di 300 dei suoi ⇒ è la prima volta che un tribuno, sacrosanctum e quindi teoricamente inviolabile, viene ucciso impunemente: è un punto di non ritorno per la politica romana Il progetto del fratello viene poi ripreso ed ampliato da Gaio Gracco (154 a.C. - 121 a.C.), tribuno della plebe per i due mandati consecutivi del 123 a.C. e del 122 a.C., il quale seppe inserire il progetto di riforma agraria in una più generale risistemazione dell’assetto politico-sociale ed in una costruzione d’un consenso più forte rispetto a quello del fratello, ucciso perché isolato. Tale sua progettualità si declinò con a) per ottenere l’appoggio dell’ordine equestre propone il rinnovo dell’appalto per le imposte della provincia d’Asia (la più ricca dell’Oriente) e l’assegnazione dei tribunali de repetundis (tribunali atti a giudicare i reati di concussione in cui nei fatti si attuavano processi politici ed enormi conflitti d’interesse) agli equites b) per ottenere l’appoggio delle plebi (tanto rurali quanto urbane), ripropone la riforma agraria sul modello di quella del 133 a.C., la calmierazione del prezzo del grano per la popolazione dell’Urbe, la realizzazione di numerose opere pubbliche volte al riassorbimento dei disoccupati e la fondazione di nuove colonie (in particolare nel Meridione e in Africa Settentrionale) c) per ottenere l’appoggio dei socii , propone l’estensione della cittadinanza romana a tutti i Latini e della cittadinanza latina a tutti gli Italici Anche Gaio tuttavia si scontra con l’opposizione del Senato, preoccupato dal senso di potere incontrastato del tribuno (arriva a proporre la fondazione d’una colonia sui ruderi di Cartagine: è un chiaro atto di tracotanza di qualcuno convinto di essere in grado di rievocare lo spirito di Annibale perché in grado di domarlo) e dallo snaturamento della base elettorale (ampliare il diritto di cittadinanza vuol dire mutare radicalmente i delicati equilibri politici dell’Urbe) ↓ 3 tale principio, sancito per legge in merito al cursus honorum , fino ad allora era sempre stato esteso anche al tribunato della plebe nonché la più difficile da reprimere per Roma 9 , presenta alcune caratteristiche emblematiche - anche qui si ripropone lo stesso schema della rivolta capeggiata da un leader carismatico ed eroico, che spicca tra gli altri anche per natali (Appiano afferma che Spartaco era un cittadino romano finito prigioniero in Oriente e di qui tradotto come schiavo a Capua, Plutarco lo definisce invece come nobile trace dalla grande cultura) e dalle doti d’origine divina (a sua moglie è affibbiato il titolo di profetessa e sacerdotessa bacchica) - l’organizzazione degli schiavi si rifà al modello romano: l’esercito è modellato come una legione austera (Spartaco, per evitare che i suoi divenissero una turba di briganti, avrebbe imposto loro di tenere solo il ferro per le armi e non l’oro) e si svolgono giochi funebri nel Piceno Possiamo identificare quali caratteristiche comuni a tutte le guerre servili a) l’origine da parte di gruppi difficilmente controllabili (es. pastori e gladiatori) b) l’appoggio degli schiavi rurali c) la presenza di guide carismatiche d) l’assenza di visione d’insieme e) l’assenza d’un progetto oppositivo a Roma, ma anzi il desiderio di entrare a far parte del mondo romano LA GUERRA SOCIALE Gli alleati italici, delusi dal mancato seguito delle proposte di Gaio Gracco, insorsero a per la prima volta nel Lazio, nella città di Fregellae nel 125 a.C. (presto sedata e la città distrutta). Fu poi con l’avvento della riforma mariana dell’esercito (107 a.C.), prevedente la concessione della cittadinanza a chiunque avesse militato nel nuovo esercito di professione (ossia mantenuto dallo Stato e non più dipendente dalla figura del contadino-soldato, e quindi aperto anche ai privi di reddito), che l' elite italiche insorsero desiderose di avere la cittadinanza senza dover militare con i propri sottoposti ↓ il tribuno della plebe Livio Druso (121 a.C. - 91 a.C.) comprende la pericolosità della situazione e propone che per la maggior stabilità di Roma un pacchetto di riforme che inserisca la questione dei socii in un più vasto panorama di ristrutturazione della società romana - la concessione della cittadinanza a tutti gli Italici - elargizioni di grano alla plebe urbana - la riforma agraria in favore della plebe rurale - l’assegnazione della gestione della giustizia all’ ordo senatorum 10 MA il progetto di riforma fallisce per la morte (91 a.C.), portando all’esasperazione degli Italici 10 Aurelio Vittore ( De viris illustribus LXVI, 44) dice che 9 Dopo aver sottostimato il problema, il Senato inviò contro gli schiavi uno dei migliori comandanti, Crasso (di cui è importante sfatare l’immagine di ricco avulso alle armi fornitaci dai suoi detrattori, tra tutti Cicerone). Egli vincerà la resistenza schiavile con estrema brutalità, prima imponendo il terrore tra i suoi soldati perché avessero più paura del proprio generale che dei nemici (emblematico è il caso, riportato da alcune fonti, della reintroduzione della decimazione e dello sterminio di 4.000 legionari) e poi massacro degli schiavi: i 6.000 superstiti verranno tutti crocifissi sulla via Appia. Tra il 91 a.C. e l’89/82 a.C. 11 gli alleati italici mossero guerra contro Roma per ottenere la piena cittadinanza, creando nel frattempo uno Stato parallelo di stampo federale e multietnico (enormi sono le differenze e le diffidenze tra i popoli, uniti soltanto dalla richiesta della cittadinanza) emulante nelle istituzioni quello romano ↓ è una guerra sanguinosissima (gli Italici conoscono perfettamente il modus pugnandi dei Romani e vengono inoltre sostenuti in alcuni casi dalla plebi rurali) e fratricida, costringendo Roma a concedere prima la piena cittadinanza ai Latini ( lex Iulia del 90 a.C.) e poi a tutti gli Italici ( lex Plautia Papiria dell’89 a.C.) MA nonostante l’iniziale tentativo di concedere loro l’iscrizione in sole otto tribù, questo allargamento della cittadinanza votante aiuterà l’affermazione dei populares La piena unità politica della Penisola (è infatti bene ricordare che invece Sicilia e Sardegna rimarranno sempre province) si avrà nel 49 a.C., con la decisione di Cesare di concedere la piena cittadinanza anche agli abitanti della Gallia Cisalpina ↓ si crea un’Italia di cittadini, con precisi diritti politici e giudiziari, che però necessità di avere un’amministrazione decentrata (sarebbe impossibile amministrare tutto da Roma): nascono i fenomeni della municipalizzazione, della conseguente urbanizzazione, d’una generale riorganizzazione dell’assetto territoriale e d’un maggior attaccamento delle élite al luogo in cui sono ubicate più che alla politica romana e di lì mediterranea L’unione tra Romani ed Italici dà vita inoltre ad un processo di acculturazione, ossia di scambio reciproco tra i due mondi (ben diverso sarebbe infatti definirlo di romanizzazione) LE GUERRE MITRIDATICHE (88 a.C - 63 a.C.) Fonti principali su tale periodo, coincidente con la prima guerra civile e l’ascesa di figure quali Pompeo e Lucullo, sono Appiano, Velleio Patercolo e Pompeo Trogo 12 Combattuta nella regione del Ponto, regno ellenistico confinante coi clientes romani di Bitinia, Galazia e Cappadocia, è una guerra frutto diretto della n ova sapientia , ossia il volto rapace dei Romani, e della loro pretesa di patrocinium orbis ↓ la prima guerra mitridiatica iniziò con l’omicidio coingiunto di tutti i cittadini romani presenti negli Stati-vassalli di Roma ed n+in alcune parti della provincia d’Asia (celebri sono, ad esempio, i vespri efesini ) Le guerre mitridatiche, con il Ponto di Mitridate che rifiuta lo status di cliens che i Romani vorrebbero imporgli ed anzi aiza contro di essi l’oriente grecofono, sono state definite come l’ultima reazione militare del mondo ellenistico all’espansionismo romano ↓ 12 Storico dell’età augustea appartenente ad una tribù gallica storicamente vicina a Roma, è autore delle Storie filippiche in 44 libri (giuntici tramite gli epitomi di un tal Giustino, scrittore del secolo II-III d.C. o persino del V d.C.) dedicate principalmente all’analisi dei grandi nemici di Roma 11 I Sanniti resistettero fino al 82 a.C. ampia è la risposta, anche al di là della vicinanza geografica dei partecipanti al moto antiromano, e quindi è evidente la carica ideologica della guerra: l’oriente non è più disposto a tollerare la rapacità superba di Roma 13 MA all’ideologia ellenistica i Romani rispondono con estremo pragmatismo, come dimostrato dall’orazione di Cicerone pro lege Manilia (66 a.C.) in favore dell’ imperium straordinario da conferirsi a Pompeo: il retore di Arpino fonda tutto il suo discorso sulla necessità di mantenere la provincia d’Asia in quanto sui suoi tributi si reggono le casse dello Stato ⇒ la guerra si risolve grazie, oltre che per il rifiuto dei Parti di intervenire, al progressivo sfaldarsi del fronte mitridatico ↓ l’arrivo degli eserciti del Ponto porta i ceti subalterni a sostenere il sovrano ellenistico, confidenti che ciò comporti anche la costruzione d’un nuovo ordine sociale: ciò porta di conseguenza i ceti dominanti a schierarsi nuovamente con Roma, portando così alla sconfitta dei Pontici Tali guerre sono anche l’occasione per parte della classe dirigente romana di esprimere i propri sentimenti antimperialisti, sentimenti di cui la lettera di Mitridate ad Arsace re dei Parti (Sallustio, Epistula Mitridiatis , in Fragmenta Historium ) - i Romani, dietro lo stendardo della fides, si dimostrano ingannatori e traditori, perfidi al pari dei Cartaginesi - Roma trae le proprie origine da una stirpe di violenti ladri ed ora si accanisce contro qualunque popolo prospero - entrati nella spirale dell’imperialismo non vi possono più uscire (“ o annienteranno tutto o periranno ”) All’opposizione interna al mondo latino lo storico Harald Fuchs in Der geistige Widerstand gegen Rom in der antiken Welt nel 1933 a Basilea affianca quella che definisce la resistenza spirituale dell’oriente ↓ analizzando i 14 libri degli Oracoli Sibillini , 14 ed in particolare da 350 a 366 del libro III, si evince la profonda avversione del mondo orientale alla concezione romana di essere il punto finale della translatio imperii , 15 profetizzando invece la caduta anche di questa e augurando ai Romani di subire lo stesso e più di quanto avevano inferto 15 Teoria secondo cui esista il primato universale d’un impero per ogni epoca, e che tale primato si trasferisca di impero in impero (prima l’Assiria, poi la Media, la Persia, Atene e Sparta, la Macedonia ed infine Roma): Roma pretendeva di essere il compimento di questo processo, definendo il proprio impero come eterno. 14 Insieme di oracoli redatti dalla comunità ebraica di Alessandria d’Egitto in seguito alla diaspora (70 d.C.), ma immaginati come emessi da una sibilla, in cui si condanna il politeismo e si invoca la giustizia di Dio contro i pagani. E’ un raro esempio di fonte giunta fino a noi non prodotta dai ceti alti, ma chiaro segno dell’ opinione pubblica dell’oriente sottomessa a Roma 13 Esemplificativo è che Plutarco, epigono di una vulgata che evidentemente circolava in oriente da secoli, racconti che Mario avrebbe risposto alle richieste di Mitridate di trattare tra pari che solo qualora il Ponto avesse avuto un pari esercito ci sarebbero potute essere trattative paritarie b) il divieto di reiterazione d’una stessa magistratura ad una distanza inferiore ai 10 anni c) l’incompatibilità tra la carica di tribuno della plebe e la possibilità d’accesso alle altre magistrature del cursus honorum , con la conseguente disincentivazione nei confronti dei rampolli della nobilitas a prendervi parte ed il ridimensionamento del potere di tale magistratura d) il rafforzamento del Senato, considerato il garante dell'ordine repubblicano, con l’immissione di altri 300 cavalieri e) l’estensione del pomerium fino al Rubicone e quindi l’aumento dell’area inviolabile da parte degli eserciti in armi Attuata la propria riforma, nel 79 a.C. Silla si ritira dalla vita politica e si ritira in campagne, dove morirà l’anno seguente: è un atto che lascia i contemporanei e i posteri quantomeno sorpresi. 20 Appiano ( De bellis civilibus I, 103-104) racconta come Silla si ritirò a vita privata senza temere alcuna ripercussione (tanto da dichiararsi pronto ad essere messo sotto giudizio per il suo operato), ancora sicuro della propria potenza MA dopo il suo ritiro, la restaurazione sillana inizia immediatamente a scricchiolare e a dare i primi segni di cedimento a) i sillani non riescono a comporre un blocco unitario con molti, interessati ai bacini elettorali lasciati senza rappresentanza dalla repressione dei mariani, che si spostano progressivamente verso i populares (es. Crasso) b) il Senato è incapace di far fronte comune come in passato, lasciandosi perciò in balia di fazioni instabili ed in continui mutamento c) le elezioni risultano sempre incerte e appese a mutamenti repentini di fronte (rispetto ad un’età mediorepubblicana in cui i risultati erano pressoché scontati) d) il personalismo è tutt’altro che estirpato, con gli stessi sillani che ne sono fautori (tra tutti Pompeo) Gneo Pompeo (106 a.C. - 48 a.C.), pur essendosi distinto tra i seguaci di Silla (non ultimo per la repressione delle sacche mariane tra il 76 a.C. e il 71 a.C.), inferse colpi mortali alla restaurazione sillana - nel 70 a.C. è letto console ex lege Cornelia , ossia senza averne i requisiti d’età e senza aver compiuto il cursus honorum - restaura i poteri dei tribuni della plebe (i quali però, nei fatti, si metteranno al servizio dei vari leader militari) - fonda tutta la propria carriera politica sui successi militari - nel 67 a.C., per contrastare la pirateria cilicia, la lex Gabinia gli fornisce, ad personam a lui che in questo momento ha soltanto la qualifica di privato cittadini, per tre anni un imperium infinitum su tutto il Mediterraneo (20 legioni, 200 navi, risorse finanziarie illimitate e potere di trattare in nome di Roma con i regni e le città) - nel 66 a.C. la lex Manilia estende i poteri conferitigli l’anno precedente anche per portare a termine le guerre mitridatiche, dandogli inoltre il diritto di sovrastare le magistrature locali ⇒ ha ferito in maniera irreversibile il progetto sillano, aprendo a personalismi extra-magistraturali, indipendenti dal Senato e dalle assemblee e poggianti sul potere militare MA 20 Svetonio ( Vita di Cesare, 77) attribuisce al più celebre dei dittatori romani la battuta « fu un analfabeta politico Silla, che depose la dittatura » proprio a causa di questo accentuato personalismo, non si formerà mai una vera e propria factio pompeiana, ed anzi Pompeo verrà isolato e respinto dal ceto dirigente senatorio (sarà questo poi a portarlo ad una prima collaborazione con Cesare) LA CONGIURA DI CATILINA Si manifestano con sempre più urgenza alcune delle conseguenze del periodo sillano, in particolar modo i problemi derivanti dalle proscrizioni dell’80 a.C. ↓ se Silla aveva previsto che parte delle proprietà confiscate fossero affidate ai suoi veterani, così da creare una medio-piccola proprietà terriera diffusa, questi con l'andare avanti degli anni non sono stati in grado di reggere la concorrenza tanto del grande latifondo quanto delle province, impoverendosi sempre di più e rimanendo sempre più frustrati e scontenti per non essere stati pagati giustamente per i loro sforzi: è da questo malcontento diffuso nelle campagne che trae origine la congiura di Catilina La congiura di Catilina (63 a.C.) è uno degli avvenimenti della storia romana di maggiori sono le informazioni giunte a noi, complice il fatto che molto fu raccontata e studiata in antichità. 21 E tuttavia è anche uno dei più dibattuti, in quanto la versione tradizionale riportata da Cicerone e, ancor di più, da Sallustio di un Catilina come monstrum sanguinario presenta alcune problematiche - se fosse stato vero che, come afferma Sallustio, Catilina già prima del colpo di Stato era noto per essere un pluriomicida, non si spiegherebbe come avrebbe fatto a rimanere in politica - in una lettera destinata ad Attico (e quindi non alla pubblicazione) dell’estate del 65 a.C., quando si svolgono le elezioni per i consoli del 64 a.C., Cicerone riporta la candidatura di Catilina alla massima magistratura come stroncata dall’accusa per mano di Clodio di appropriazione indebita (accusa comunissima in politica, non di certo un crimine mostruoso) e di come lui stesso si era offerto quale suo patrocinante in vista d’una possibile alleanza elettorale per il consolato del 63 a.C., venendo però in questo sostituito dal console in carica Mario Torquato ritenuto più degno dell’ homo novus arpinate - se Catilina avesse meditato il colpo di Stato sin dal 64 a.C., non si comprende perché avrebbe seguito la normale carriera politica - le elezioni dell’estate del 64 a.C. per i consoli risultano particolarmente sconvolgenti non tanto per la candidatura di Catilina, quanto per l’elezione assolutamente inaspettata d’un mediocre demagogo quale Antonio Ibrida (zio di Marco Antonio) grazie ai voti della IV e della V classe: Catilina non sembrerebbe mostrarsi sin da subito come un demagogo vicino ai populares, tant’è che i voti degli strati più bassi non vanno a lui ⇒ il racconto d’un Catilina sanguinario e criminale, patrizio spiantato e digiuno di politica, nonché isolato all’interno del panorama senatorio sembrerebbe ampiamente sfatata 21 Le principali fonti letterarie a noi giunte in merito alla congiura sono gli scritti di Cicerone (le quattro Catilinarie , ossia la riscrittura del 60 a.C. dei suoi discorsi in Senato contro Catilina, la Pro Murena e alcune sue lettere e biglietti redatti nel pieno degli avvenimenti), il De Catilinae coniuratione di Sallustio del 43 a.C., gli scritti di Diodoro Siculo, la Vita di Cicerone e la Vita di Crasso di Plutarco e gli studi di Appiano e di Cassio Dione) Il 63 a.C. vede l’esplodere del malessere rurale, in particolare in Campania, Apulia ed Etruria e Catilina si fa portavoce di questo malcontento, memore dell’esperienza di Antonio Ibrida, 22 portando i cittadini delle campagna a votare in massa ↓ solo aizzandogli contro i grandi proprietari terrieri e l’oligarchia senatoria presentandolo come un eversivo, e riuscendovi inoltre soltanto per pochi voti, Cicerone riesce a far eleggere se stesso e Lucio Licinio Murena al posto di Catilina (frustrando ulteriormente la cittadinanza rurale) MA l’inchiesta per corruzione ai danni di Murena ed il processo che si sarebbe dovuto svolgere a novembre di quell'anno, in cui Cicerone si era impegnato qual difensore del collega, avrebbero potuto riaprire i giochi, portando ad elezioni anticipate e quindi ad una possibile rivalsa di Catilina ⇒ è in questo clima che Cicerone il 20 ottobre del 63 a.C. richiede la proclamazione dello stato d’emergenza in seguito ad una presunta congiura dei catilinari (di cui però non vengono fatti i nomi) contro la sua persona Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: di fronte a quello che viene da loro visto come un colpo di mano attuato da Cicerone ai loro danni, i contadini dell’Etruria insorgono guidati dall’ex centurione Manlio. La versione di Cicerone e di Sallustio, che presentano tale mossa come un’insurrezione sovversiva fomentata da Catilina, sembrerebbe stridere col fatto che - analizzando la lettera di Manilio al Senato (riportata in De Catilinae coniuratione 33 dello stesso Sallustio) vediamo come le loro richieste siano di puro carattere rivendicativo e non politico e come essi tengano in conto la centralità del Senato - Catilina ci tenne a farsi vedere dal 27 ottobre al 6 novembre a Roma, presso i Metelli, fuggendo dall’Urbe soltanto l’8 novembre, dopo l’esplicita accusa di tentato omicidio rivoltagli da Cicerone il 6 novembre - il Senato sembrerebbe rimanere tiepido alla accuse di Cicerone - come riportato dalla lettera al princeps senatus Catullo ( De Catilinae coniuratione 35) Catilina inizialmente non sarebbe fuggito verso l’Etruria (mossa più logica qualora fosse stato direttamente legato alla sedizione), avrebbe imboccato la via Aurelia per prendere poi il mare verso Marsiglia, e lì aspettare il quietarsi delle acque a Roma - sempre nella lettera Catullo, Catilina giustifica le proprie azioni davanti all’inter assemblea come difesa della dignitas propria e del proprio lignaggio dalle usurpazioni di un homo novus Se la rivolta, dopo mesi di inerzia dell’esercito, sarà repressa nel gennaio 62 a.C. con la battaglia di Pistoia in cui Catilina morirà eroicamente, Cicerone nell’Urbe porta avanti un processo sommario contro i seguaci di Catilina, arrivando a negar loro la provocatio ad populum ↓ ad opporsi a questa politica vi è un populares che dal momento spiccherà all’interno di tale fazione: Caio Giulio Cesare IL PRIMO TRIUMVIRATO Il Senato mostra in questo periodo tutta la sua debolezza e l’abdicazione al proprio ruolo di indirizzo della politica romana, come mostrano una serie di eventi 22 forse anch’egli con una certa dose di demagogia (a detta di Sallustio avrebbe fatto la proprosta demagogica per antonomasia, ossia l’azzeramento dei debiti) CLODIO (93 a.C. - 52 a.C.) Nato Publio Claudio Pulcro 26 (i Pulcri sono uno dei rami della gens Claudia e sono perciò una delle più importanti famiglie patrizie), discendente di Appio Claudio Cieco (importantissimo uomo di governo romano), nonché fratello della celebre Clodia (la Lesbia di Catullo e l’ amica ominium di Cicerone) e marito di Fulvia (futura moglie di Marco Antonio) MA presto si dimostrò assolutamente fuori dalla righe rispetto al suo rango, provocando numerosi disordini e scandali - nel settembre del 68 a.C. guidò un ammutinamento di soldati impegnati durante le guerre giugurtine in nome della ricchezza contro l’ex console Lucullo, accusato da questi d’essere troppo legato ad un’immagine di comandante ormai non più attuale, venendo costretto a fuggire in Cilicia per un anno - nel 62 a.C. fu protagonista dello scandalo della profanazione dei riti della Bona dea : pur essendo riti esclusivamente riservati alle donne e da svolgersi nell’intimità della casa, egli si travestì e si nascose nella case del pontifex maximus Cesare (suo protettore) ⇒ essendo che, in particolare per gli scandali a carattere religioso, non avrebbe mai potuto intraprendere la carriera politica ordinaria, seguendo il cursus honorum , rinunciò al proprio status gentilizio in favore di quello plebeo (tramite le procedure della detestatio sacrorum , ossia la rinuncia ai culti familiari, e della transitio ad plebem ) divenendo Clodio (storpiatura plebea di Claudio) ↓ egli punta così ad essere eletto all magistratura eversiva per antonomasia, ossia il tribunato della plebe Il suo programma è incentrato su politiche demagogiche, ed una certa dose di violenza volte ad intercettare le istanze tipiche dei populares e più in generale a creare un consenso generale sulla sua persona. In qualità di tribuno impone a) la distribuzione gratuita del grano alla plebe urbana di Roma, 27 favorendo così tanto le plebei quanti i grandi proprietari terrieri che vedranno alleggerirsi la pressione dei poveri riottosi che dalle campagne andranno in città b) il ripristino dei collegia , un connubio tra associazioni di mestiere, confraternite religiose ed enti di mutuo soccorso in ambito economico, soppresse nel 64 a.C. perché accusati di essere strumenti di pressione politica Proprio facendo leva su alcuni collegia , trasformati in bande armate, Clodio costruisce la propria forza creando tensione politica (alcuni studiosi parlano d’una strategia della tensione ante litteram ) MA 27 con questo provvedimento nascerà uno degli elementi più duraturi della concezione romana di capitale: solo quel luoghi che abbiano distribuzioni gratuite di grano ed un Senato, ossia solo Roma e Costantinopoli, sono capitali 26 è qui opportuno fare un breve excursus sulla composizione dei nomi romani. In questo caso Publio è il prenomen (quello che oggi sarebbe il nome proprio), Claudio il nomen gentium (indicante l’appartenenza gentilizia) e Pulcro il cognomen (una sorta di soprannome). I cognomina potevano essere ex virtute (per azioni svolte, es. Scipione l’Africano o Marco Antonio Cretico), per caratteristiche proprie (es. Muzio Scevola, ossia mancino perché privato della mano destra) o ereditario (Pulcro è un cognomen ereditato da un antenato considerato d’una certa bellezza). no è l’unico, come dimostra che a contrapporsi a lui dal 57 a.C. è un altro tribuno della plebe, Milone, anch’egli con al seguito bande armate: Roma è un campo di battaglia (la situazione è talmente sconcertante che persino Cesare si distanzia da Clodio) ↓ la situazione degenera nel 52 a.C., quando Clodio si candida alla pretura e Milone al consolato, dandosi aperta battaglia che culminerà con la morte dello stesso Clodio, la messa a processo di Milone (difeso da Cicerone con la Pro Milone ) e i partigiani del defunto che danno alle fiamme la curia (dove si riuniva il Senato) In questo clima di disordine il Senato conferisce la carica di consul sine collega a Pompeo, che riveste così la massima magistratura senza alcuna interferenza collegiale, che in breve riporta l’ordine e si presenta nuovamente come salvatore della Patria e difensore delle istituzioni MA ciò causa le prime prime spaccature con Cesare, padre politico di Clodio e presentato (non a torto) come autore di interessi esclusivamente personali (si pensi alla stessa campagna di Gallia), le quali porteranno alla discesa di Cesare in Italia, all’oltrepassamento del Rubicone (49 a.C.) e alla guerra civile (49 a.C. - 45 a.C.) LA DITTATURA DI CESARE Grande intuizione del dittatore è invece la valorizzazione della dimensione italica dell’ imperium e quindi il superamento della concezione di Roma come città-Stato allargata ↓ il popolo in armi, ossia tutti gli abitanti della Penisola, 28 deve essere l’interlocutore del potere prendendo il posto dei comizi (prettamenti romani) divenendo rem publicam gerere (la guida dello Stato). Cesare contrappone così i milites ai Quirites , gli abitanti dell’Urbe considerati dei parassiti Terminata la guerra civile (45 a.C.), Cesare fatica ad individuare la finalità della sua presa di potere ed i mezzi più opportuni per concretizzarla e stabilizzarla a) la campagna partica, in via di allestimento nonostante l’esercito sia esangue da anni di guerre, nella sua visione serve per rafforzare nuovamente il suo prestigio di combattente e generale e rivitalizzare il proprio carisma b) non avendo un piano preciso, preferisce rassicurarsi rafforzando il proprio potere, trasmutando la dittatura da decennale a vitalizia c) svilisce e sbeffeggia le magistrature tradizionali e le snatura (emblematico è il caso del Senato, i cui componenti vengono portati a 900 per riempirlo di cesariani e per annacquare lo spirito dell’ ordo senatorum ) ⇒ sono mosse assurde e non necessarie (si pensi alla dittatura: Cesare nel febbraio del 44 a.C., quando impone la riforma, aveva trascorso appena un anno della propria dittatura decennale e perciò che senso poteva avere imporre subito una dittatura vitalizia?) ↓ sono chiari segni d’un uomo che non sa gestire il potere assoluto che ha conquistato e che non riesce ad adeguare il proprio animo da combattente ai ritmi e alle prassi della politica: Christian Meier nel suo Giulio Cesare (1982) definisce Cesare quale un corpo estraneo alla Repubblica, che non si integrò mai e che per questo fu ad essa inconciliabile 28 Sarà infatti Cesare a concedere la cittadinanza agli abitanti della Gallia Cisalpina In età imperiale prima (si pensi a Svetonio e alla sua comprensione di Cesare tra i dodici imperatori fino al suo tempo) e poi da studiosi di primo piano quali Monsen, Cesare è stato considerato colui che con la propria azione di assassinio delle istituzioni aprì le porte ad una concezione irreversibilmente autocratica del potere a Roma e quindi al principato. 29 MARCO ANTONIO, OTTAVIANO E LA GUERRA CIVILE (41 a.C. - 31 a.C.) Se con la Congiura delle idi di marzo (15 marzo 44 a.C.) Bruto e Cassio erano convinti di poter restaurare la Repubblica semplicemente eliminandone il sovvertitore, la realtà è ben diversa - l’esercito e le plebi rimangono legati alla figura e all’eredità politica di Cesare - il ceto equestre si mostra attendista - il Senato non è in grado di prendere in mano la situazione e tornare a gestire lo Stato - il tirannicidio favorisce l’ascesa di figure del partito cesariano fino ad allora schiacciate dalla figura del dittatore e che però non sono intenzionate e cedere ad altri la guida del nuovo sistema Tra queste figure spicca quella di Marco Antonio, una delle personalità più vicine a Cesare e che fece il suo debutto nella corsa per la presa al potere con la celeberrima orazione funebre per il dittatore (la sua retorica susciterà talmente odio contro i cesaricidi che questi dovranno scappare in Oriente dando il via ad una nuova guerra civile). Al contrario di quanto vorrebbe una certa vulgata (Plutarco e Orazio in primis ), il legame di questi con l’Oriente (e coi costumi dissoluti di queste terre) non risale alla relazione con Cleopatra e fu tutt'altro che un uomo digiuno di politica 1) se gli Antoni erano entrati nella nobilitas nel 99 a.C. grazie a Marco Antonio Oratore (celebre protagonista del De Oratore di Cicerone, morto per mano dei mariani), per mano del padre Marco Antonio Cretico, fallimentare generale incapace di reprimere la pirateria a Creta, Antonio si trova presto in difficoltà: orfano nel 71 a.C. del padre e nel 63 a.C. del patrigno Lentulo per mano di Cicerone, è costretto a fuggire in Grecia presso lo zio Marco Antonio Ibrida 2) in Grecia, dove si svolge la sua istruzione, diviene oratore sopraffino, impara perfettamente il greco e affina la propria tecnica militare, aprendosi così la strada per l’ élite politica romana 3) tornato a Roma, è accolto sotto l’ala protettiva un importante aristocratico, Curione, e si avvicina a Clodio (di cui, a detta di Cicerone, sarebbe stato il braccio eversivo) dandosi così contemporaneamente alla politica e ad una vita dissolutamente esibita 4) temendo il ritorno di Pompeo e sicuramente prima dei fatti del 52 a.C. , si distacca da Clodio e si mette al servizio di Gabino, governatore della Siria, creando così i primi legami politici e di clientela presso l’aristocrazia dell’importante regno ellenistico d’Egitto 29 Silla, che pur aveva ricoperto la dittatura in maniera fino ad allora anomala, aveva avuto premura di mantenere l’assetto repubblicano nelle sue forme e nei suoi valori. Cesare al contrario mostra aperto disprezzo per entrambi Antonio si definisce δημοκρατικός [demokratikòs]) ed istituzionale (il console è il paladino ed il difensore del Senato e dell’ ordo senatorum ) 33 dal tentativo di tirannia dei triumviri La situazione di crisi all’interno del nuovo gruppo dirigente della politica romana si risolve coi successivi accordi di Brindisi (40 a.C.), che vedono Antonio cedere le Gallie ad Ottaviano. Il nuovo scenario si prospetta così a) complice la vittoria del generale di questi Agrippa sulla resistenza di Sesto Pompeo (figlio di Gneo) in Sicilia e sui mari nel 36 a.C. e l’uscita di scena di Lepido (costretto a rinunciare all’Africa in cambio del ruolo di pontifex maximus ), consegnargli il controllo del Mediterraneo occidentale e quindi la serenità dell’Italia (si pensi alla IV Egloga di Virgilio ) b) Antonio, padrone dell’Oriente e pronto ad avviare una nuova campagna partica (37 a.C. - 33 a.C.). La nuova campagna partica mostra appieno quale sia la strategia del triumviro in Oriente - pacifica la Siria dopo i disordini causati dai cesaricidi e dalla incursioni partiche conseguenti - come riportato nella lettera alla città di Tiro trasmessaci dalle Guerre Giudaiche di Flavio Giuseppe, 34 si presenta quale nuovo Dioniso e come αὐτοκράτωρ [autokràtor] (è usato per tradurre imperator , ma indica chiaramente che in Oriente il potere del triumviro è vissuto già come una monarchia) - ristabilisce l’ordine precedente ai sovvertimenti attuati dai cesaricidi (in particolar modo Giuseppe Flavio si sofferma sulle restituzioni fatte ai Giudei) - attua una stretta alleanza con l’Egitto per ottenere la garanzia di rifornimenti di grano, uomini e risorse (è qui evidente che le relazioni con il regno tolemaico sono primariamente dettate da interessi strategici, pur non volendo elidere del tutto l’impatto della figura di Cleopatra: sicuramente però non è realistica la visione d’un Antonio marionetta della regina d’Egitto trasmessaci da Plutarco) - il suo obiettivo è l’occupazione stabile della Mesopotamia ⇒ la campagna d’Antonio riscontra le medesime difficoltà che erano state di Crasso, riuscendo soltanto a riportare il regno d’Armenia nell’orbita romana 35 La narrazione tradizionale, che vorrebbe dal 41 a.C. l’amore per Cleopatra privante Antonio d’ogni prospettiva romana, è chiaramente frutto della propaganda prima di Ottaviano durante il triumvirato in vista dell’imminente guerra e poi di tutta l’età augustea volta a dimostrare la pericolosità dell’Oriente corrotto e corruttore per la purezza dell’Occidente e quindi la necessità dello scontro armato ↓ nella descrizione del primo incontro tra i due a Tarso, riportatoci da Plutarco ( Vita di Antonio 26), nel suo raffigurare da un lato i due rispettivamente come Afrodite e Dioniso e dall’altro tutto lo sfarzo e la maestosità delle risorse egiziane, si vuol dare l’immagine d’un Oriente 35 Il controllo sul regno d’Armenia e poi il controllo della zona del Caspio (zona da cui partivano le orde barbariche) saranno il pomo della discordia delle relazioni romano-partiche prima e con l’impero sassanide poi nei secoli a venire. 34 Ebreo d’orgine e cittadino romano, partecipò alla prima guerra giudaica (66 d.C. - 70 d.C.) per poi, fatto prigioniero, prendere parte al seguito di Vespasiano. 33 E’ importante notare come qui democrazia e difesa del Senato coincidono: il popolo è difeso nella sua libertà solo qualora il Senato sia alla guida dello Stato. talmente bello e affascinante da far dimenticare ad un magistrato romano ed un soldato di lungo corso i propri doveri e le virtù insite nell’essenza stessa di Roma: Antonio è mostrato completamente passivo ed impossibilitato a sottrarsi, quasi il suo fosse un destino ineluttabile (per questo Orazio parla di fatale monstrum nella celeberrima Ode 37 ) di chi si avvicini troppo all’Oriente 36 MA Antonio commette il grande errore di porgere il fianco agli attacchi del rivale, con una serie di mosse che allargano il senso di distacco da lui provato nel mondo romano-italico: - nel 36 a.C. ripudia la moglie Ottavia (sorella di Ottaviano) per sposare la regina d’Egitto con una sfarzosa cerimonia ellenistica ad Efeso - nel 34 a.C. promulga la donazione di Alessandria, una cerimonia in chiaro stile egiziano in cui assegna a Cleopatra, Cesarione (il figlio avuto da Cleopatra con Cesare) e ai due figli suoi e della regina Alessandro Helios e Cleopatra Selene parte delle terre che si prospetta di conquistare con la campagna partica quanto, soprattutto, territori dell’ imperium : è una mostruosità giuridica che nessuno cittadino romano avrebbe potuto tollerare 37 ⇒ è un punto di non ritorno: Ottaviano nel 32 a.C. ottiene la sottoscrizione della coniuratio Italia , il giuramento di fedeltà della Penisola in nome della comune lotta contro Cleopatra, 38 facendo leva sull’esasperazione provata dal mondo italico per il rinnegamento da parte del triumviro d’ogni dimensione, anche solo simbolica, della romanità in favore d’un linguaggio squisitamente ellenista e orientale (decisamente cozzante rispetto alla riscoperta dei valori italici attuata da Ottaviano, di cui le Georgiche di Virgilio sono l’esempio massimo) ↓ Antonio ha dato ad Ottaviano l’occasione di trasformare una guerra per il potere in una lotta ideologica per la difesa della romanità dalla corruzione: con lo scadere del mandato decennale del triumvirato nel 33 a.C. scoppia anche la guerra che culminerà con la battaglia di Azio (31 a.C.) 39 e poi con suicidio dei due amanti ad Alessandria il 30 a.C. Con la morte della sua regina cadeva nelle mani di Roma anche l’ultimo regno ellenistico, divenendo una provincia romana sui generis ↓ è una provincia proprietà di Ottaviano prima e poi degli imperatori, i quali la amministrano tramite un governatore di rango equestre 40 con tre legioni perennemente insediate lì 40 La scelta d’un governatore di rango equestre è per la sicurezza stessa dei principes : se un cavaliere (almeno fino a Macrino nel 217 d.C.) non potrà mai aspirare ad usurpare il trono imperiale, ben altro avrebbe potuto fare un senatore. Perciò consegnare a quest’ultimo il granaio del Mediterraneo e ben tre legioni sarebbe stato quantomeno imprudente. 39 E’ in realtà improprio parlare di battaglia: i due schieramenti quasi non si sfiorarono, con la flotta d’Oriente che battè in ritirata e i soldati di Antonio che si arresero solo quando, dopo sette giorni, si resero conto che nessuno sarebbe giunto per reimbarcarli. 38 E’ importante notare come Ottaviano eviti di presentarla come una nuova guerra civile: la guerra non è contro Antonio, che tra l’altro gode ancora di ampio sostegno tra la nobilitas, ma contro l’Egitto che si sta appropriando indebitamente del territorio romano. 37 Ci si è interrogati molto su cosa potrebbe aver spinto Antonio ad una mossa così disastrosa e controproducente: l’ipotesi più accreditata è che avesse bisogno di rafforzare il suo potere in Egitto per convincere Cleopatra a sostenerlo in una nuova campagna partica. 36 E’ qui chiaro l’intento della propaganda augustea di giustificare le leggi di contrasto allo sfarzo e al malcostume orientale in Roma.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved