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IL SAUL - VITTORIO ALFIERI, Appunti di Letteratura

parafrasi e commento con analisi del personaggio di Alfieri

Tipologia: Appunti

2019/2020
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Caricato il 02/06/2020

MariannaSorrini
MariannaSorrini 🇮🇹

4.6

(47)

35 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica IL SAUL - VITTORIO ALFIERI e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! ALFIERI - SAUL Alfieri ha annunciato il nuovo spirito romantico che si sarebbe imposto in Europa di lì a poco Formazione europea Denuncia l’arretratezza del Piemonte sabaudo, cerca in Europa orizzonti nuovi. Nei suoi anni di peregrinazione si appropria dei grandi classici italiani ed europei Vittorio Alfieri (1749-1803 Avviato alla carriera militare. A nove anni(1758) viene iscritto alla Reale Accademia di Torino, dove resta fino al 1766. Sono «otto anni di ineducazione». Insofferenza per ogni forma di costrizione Ambiente retrivo e privo di stimoli: tenta di fare letture clandestine (Eneide, Goldoni, romanzi cavallereschi…) Nel 1766 comincia a vagare per l’Europa: entra in relazione con le corti e le capitali più importanti (Vienna, Parigi, Berlino, Londra A Vienna si sdegna per avere visto Metastasio fare l’inchino all’imperatrice Maria Teresa La Prussia di Federico il Grande e Berlino gli sembrano un’unica grande caserma. Apprezza la democrazia parlamentare inglese. Entusiasmo per gli spettacoli naturali del profondo nord. Rientra a Torino nel 1772: vocazione poetica. 1775, prima tragedia: Cleopatra, Rinuncia a ogni carriera pubblica e si dedica alla letteratura. Studia il toscano. Molte tragedie scritte tra il 1775 e il 1782 (tra cui Filippo, Antigone, Congiura de’ Pazzi, Merope, Saul), 1783: escono in volume le prime tragedie 1777: conosce Luisa Stolberg, contessa d’Albany 1780: sposa Luisa Stolberg, dopo che questa si separa dal marito, Carlo Stuart, membro della famiglia reale inglese 1787: va a Parigi, dove resta sino al 1792. Anni della Rivoluzione francese, che Alfieri dapprima, apprezza e poi critica aspramente 1792: a Firenze dove resta fino alla morte avvenuta nel 1803. Poetica del «forte sentire» Spirito inquieto, sceglie la tragedia perché l’Italia non ha raggiunto i risultati che hanno raggiunto le altre nazioni europee in un genere considerato nobile e alto, è il genere che più si adatta a rappresentare grandi conflitti e personaggi. Alla base della tragedia deve esserci una poetica del «forte sentire» (o «bollore»): ispirazione che sgorga da passioni profonde Nella Vita parla di tre momenti nella composizioni della tragedia: ideazione , stesura, versificazione. ideazione: ideazione del soggetto Stesura: prima stesura in prosa Versificazione: passato un po’ di tempo, raffreddata la prima ispirazione, si procede a trasformare in versi la stesura in prosa Incontro di ispirazione e tecnica: i tre momenti sono l’immediato prodotto del «forte sentire”, Eroi ed antieroi: forte polarizzazione tra personaggi positivi e negativi, i personaggi delle tragedie alfieriane sono figure grandiose, vivono intensamente le loro passioni, fuori da ogni meschinità borghese, da ogni mediocrità La grandezza può affermarsi anche in forme sinistre, malvage. Volontà assoluta di affermazione di se stessi, ognuno vuole conquistare l’oggetto del proprio desideri, figure che si stagliano solitarie sulla scena, in preda a passioni eccezionali. Di solito il conflitto è tra personaggi che incarnano il bene assoluto e altri che incarnano il male assoluto, ma anche tra tiranno e uomo libero Es. Filippo: qui Filippo sposa Isabella, promessa prima al proprio figlio Carlo. Filippo sospetta del figlio, fa uccidere il suo miglior amico Perez. Carlo si sucida, poi si suicida isabella. Resta il tiranno solo («piena vendetta orrida ottengo; / ma felice son io?») Filippo prototipo del tiranno alfieriano: si muove in un’atmosfera cupa e allucinata, Polinice e Antigone: ispirate alla mitologia classica, Antigone: Antigone condannata a morte per voler dare sepoltura al fratello Polinice, reo secondo il tiranno Creonte di avere tradito la patria, Nell’Antigone di Sofocle il conflitto è tra legge divina (che impone di seppellire i morti) e legge umana (imposta dal tiranno Creonte), Qui il conflitto è tra libertà individuale e potere tirannico: Antigone potrebbe salvarsi sposando il figlio di Creonte, ma preferisce darsi la morte Saul: il tiranno contro il destino Il re d’Israele perseguita ingiustamente il genero Davie, è un tiranno diverso dalle altre figure L’odio che concepisce verso David è un sentimento complesso e turbato, deriva dall’idea di avere perso il favore di Dio. Questo lo porta sull’orlo della pazzia, una pazzia che si manifesta via via nel corso della tragedia e gli fa assumere atteggiamenti diversi e opposti. Rimpianto per l’energia perduta, gelosia per la figlia Micol sposa di David e incapacità di accettare i propri limiti umani: tutto questo contribuisce all’odio di Saul verso David e alla sua pazzia Mirra: tragedia dell’indicibilità Derivata dalle Metamorfosi di Ovidio, narra di un incesto, ma mentre nel racconto ovidiano l’incesto è consumato e ne nasce Adone, qui si risolve in un dramma tutto interiore Siamo in presenza di qualcosa a cui si allude soltanto, un non detto che resta nell’aria. Alfieri si sbarazza del solito conflitto tra eroe e tiranno e penetra nelle profondità della psiche umana In Saul e Mirra il conflitto non è tra due personaggi tra loro contrapposti, ma è giocato tutto all’interno dell’animo dei protagonisti La Vita scritta da esso: autoritratto ideale Iniziata nel 1790, viene terminata nel 1803, pochi mesi prima della morte Genere dell’autobiografia molto in voga nel Settecento La Vita di Alfieri è costruita secondo un percorso di orientamento verso la «conversione» letteraria: presa di coscienza del proprio essere poeta, e meglio poeta «libero», capace di esprimere nell’arte il proprio mondo personale ed emotivo. Testimonianza degli ideali culturali, filosofici e politici del suo autore. La Vita non va letta come specchio fedele della biografia dell’autore, ma come un autoritratto ideale Ogni episodio viene raccontato alla luce di ciò che accadrà dopo, ogni momento contribuisce a formare un carattere appassionato e libero. Non è tuttavia priva di tratti autoironici, Stile che mescola realtà e caricatura della realtà e che dà vita a una lingua dal ritmo vivace e arguto, con neologismi come «spiemontizzare» o «filosofessa». Rime: diversi motivi di contatto con la Vita, Sorta di autobiografia in versi Autoritratto eroico: uomo del «forte sentire», carattere appassionato ottenne la separazione dallo Stuart e l’anno dopo raggiunse la contessa a Roma, dove si era rifugiata. Un amore corrisposto, comunanza psicologica e sorretto, oltre che da un affetto durevole, dalla reciproca stima, che costituì un incitamento a scrivere e a pensare. La permanenza di Alfieri a Roma dove poteva vedere quando voleva la contessa fu ricca di soddisfazione letterarie, riuscì a terminare dodici tragedie ed aggiungerne altre due, tra cui il Saul. dovette trasformarsi in un uomo visitante, dove frequentò la società aristocratica romana, addirittura decise di dedicare il Saul a Papa Pio VI che pur ringraziando il poeta non volle accettare la dedica. Intanto i nemici di Alfieri andavano sparlando di lui e della sua relazione con la contessa tanto che fu costretto a lasciare Roma nel 1782, recandosi in giro per l’Italia. Alfieri andò di nuovo in Inghilterra per acquistare cavalli: ne comprò 14 quante erano le tragedie sin ad allora composte, si stabilì quindi per diversi anni a Parigi, e durante questo soggiorno ebbe occasione di assistere alle prime avvisaglie della rivoluzione. Lo spettacolo del popolo francese che rivendicava con l’insurrezione il proprio diritto di essere libero non poteva non trovare inizialmente solidale il poeta che per tutta la vita aveva servito la sacra e sublime causa della libertà, le orribili violenza della plebaglia inferocita scatenata che ferirono anche il lato orgoglioso aristocratico dell’Alfieri gli fece abbandonare definitivamente la Francia. L’ultimo periodo della vita dell’Alfieri si svolse a Firenze, un periodo di sdegnosa solitudine confortata dalla vicinanza della donna amata e dall’attività alfieriana. Una convincente collocazione storica dell’Alfieri e della sua opera deve ricorrere ai due essenziali termini di riferimento dell’illuminismo e del romanticismo. Sia per la giovane formazione culturale componente illuminista, l’anelito di libertà e l’odio verso ogni costrizione tirannica, sia, infine, per la concezione della letteratura intesa come illuminatrice della conoscenza. con Alfieri infatti si passa dall’epoca dell’assolutismo illuminato della cultura e temperato da sagge e razionali riforme a quello della lotta aperta per la libertà: non solo libertà politica, ma anche quella interiore, rivoluzionaria. Il suo orgoglioso spirito di indipendenza maturato in un clima di altera solitudine ricercato attraverso i viaggi, si differenzia nettamente dall’atteggiamento culturale degli illuministi, intenti a collaborare attivamente con l’amministrazione statale o, anche, di dialogare con sovrani e principi, non è fatto per questi atteggiamenti, li ritiene umilianti, non ammette alcun distacco tra la sua ita e la sua opera. eli vive profondamente i miti della sua arte e i motivi della sua riflessione. è anticonformista e un ribelle nella vita, così lo è nella sua opera, un simile temperamento non poteva trovarsi in alcun modo a suo agio nel secolo dei salotti, il 1700 infatti aveva avuto un vero culto della ragione e aveva pensato che questa potesse risolvere ogni problema della vita e condurre l’uomo alla felicità. Alfieri credette soprattutto alla forza viva del sentimento e anzi del “forte sentire”, unico motore delle grandi e nobili azioni e, in particolare, ingrediente primo e indispensabile della poesia e della letteratura. Il settecento, soprattutto nel periodo dell’illuminismo, era stato ottimista. L’Alfieri fu irriducibilmente pessimista, il secolo dei lumi ebbe ideali cosmopoliti, lui si mostrò sempre avverso a questo tipo di sentimenti e proclamò la necessità per l’uomo di avere una patria, fosse una patria ideale, da vagheggiare solo nell’immaginazione e da identificare nel mito dell’Italia. Alfieri è uno spirito serio , e questa serietà è insieme ambito morale ed emblema artistico. La rivoluzione alfieriana mette realmente fine all’esperienza letteraria settecentesca, e fa presente, con i suoi toni eroici e drammatici e le sue note dolorose le irrequiete perplessità dei poeti e della mentalità romantica europea. Si avvicina al desolato verbo dei romantici anche quello che è stato definito il nazionalismo alfieriano, con un concetto di nazionalismo che porta la consapevolezza di una necessità di patria, in particolare, fiducia nell’avvenire dell’Italia. il sentimento nazionale dell’alfiere non si esaurisce in un atto meramente politico, allo stesso modo che be più che politica è la sua concezione di libertà. Dante si è molto ispirato a due grandi poeti del 1300, Dante e Petrarca, del primo ha ispirato il ‘feroce’ poema, in particolare l’inferno, ha voluto rivivere in sé l’alta e sempre attuale lezione umana ed etica, mentre del secondo, è il suo esemplare stilistico ricordato e utilizzato nella composizione delle rime. L’individualismo fu concepito dell’Alfieri come ideale di libera e alta vita e un severo ideale conflittuale. L’Alfieri ha una concezione nettamente pessimistica dell’esistenza, e pensa che ogni nobile sforzo e ogni tensione ideale siano destinati a fallire (ma non per questo non bisogna provarci) e soltanto la solitudine si addice all’uomo libero, e si ravvisa nella morte la conclusione fatale di una vita condotta dal dolore, di oppressione e angoscia. La libertà ci sarà solo con la morte, la vita è in conflitto con la libertà. per quanto riguarda il concetto della poesia e della letteratura Alfieri ha senza dubbio tenuto presente la concezione delle lettere proprie dell’illuminismo e ha assegnato allo scrittore un compito privilegiato di elevazione intellettuale e morale, la “divina arte dello scrivere”. Si allontana decisamente dalla poetica settecentesca del reisonnabe dall’idea del sogno fatto in presenza della ragione e si pone sulla via della poetica del cuore del romanticismo. L’Alfieri si è accostato alla tragedia indubbiamente come hanno osservato vari studiosi, perché il genere tragico era il genere per eccellenza secondo la coscienza estetica e retorica del settecento. Alla base dell’attività tragica dell’Alfieri c’è poi, oltre alla suggestione del genere tragico c’è poi, oltre alla suggestione del genere tragico, l’impegno agonistico, ovvero il proposito di fare quello che gli altri non erano riusciti a fare portare a compimento e dar vita a un nuovo, grande e poeticamente valido teatro nazionale. una conoscenza tecnica del nostro autore, il quale nella vita espone con precisione il metodo o il sistema da lui seguito nella composizione delle tragedie. Tre successivi momento o “respiri”, quello della “ideazione” consistente in una breve esposizione in prosa, “stesura”, distribuzione degli atti e delle scene particolari, “dialogizzando”, scrivendo con impeto e ridurre in poesia i versi. Una tragedia come quella di Alfieri, così direttamente tesa alla catastrofe solitamente costituita da un protagonista e da pochissimi altri personaggi, con una concreta azione e uno stile nudo ed essenziale. Nella vita racconta anche la distanza dai fatti raccontati e soprattutto da quelli precedenti la maturità, in una dialettica di precipitazione e di distacco che può spiegare la fisionomia complessa non univoca della vita. ANALISI SAUL La tragedia, considerata uno dei capolavori di Alfieri, presenta diverse caratteristiche tipiche della produzione tragediografo: in primo luogo, i due personaggi principali, Saul e David, rappresentano rispettivamente il tiranno, spinto dalla trama di potere e solitamente antagonista assoluto elle tragedie e, l’eroe che si contrappone al tiranno, tuttavia limitare il personaggio si Saul al semplice tiranno spietato e crudele sminuisce la grande complessità interiore che caratterizza il re d’Israele, l’Alfieri stesso lo definisce il suo personaggio più caro, poiché in esso ci è tutto, di tutto assolutamente. Egli è un uomo tormentato, consumato dal ricordo del suo antico splendore e della sua giovinezza che rivede in David, che però invidia, in costante conflitto con una divinità che differisce dal Dio biblico (buono e misericordioso) che rappresenta una forza superiore che in ogni caso opprime e schiaccia l’uomo, dunque il re, che si comporta da oppressore e tiranno è a sua volta oppresso e vittima di questa forza sovrumana. Il vero conflitto del personaggio non è tra lui ed una forza esterna, ma uno scontro interiore, ciò che Saul hima Dio si rivela essere in parte la sua coscienza, carica di rimorsi e sensi di colpa dovuti al suo smisurato desiderio di ricchezza e di potere, che lo porta a calpestare ciò che ritiene possa ostacolalo, a questa brama segue la follia che ha come conseguenza una visione doppia della realtà dei personaggi, d da parte del re, che ad esempio più volte all’interno della tragedia mette in evidenza i suoi sentimenti contrastanti nei confronti del giovane David: “David? Io l’odio, ma, la propria figlia gli ho pur dato in consorte, ah! Tu non sai!”. Anche lo scontro con David avviene solo nell’immaginazione del vecchio sovrano, in quanto il giovane si mostra in realtà sempre devoto e fedele al re. Questo costante conflitto interiore del re si risolve in un’alternanza di momenti in cui il personaggio è completamente fuori di senno, e di altri in cui rinsavisce ed è cosciente della sua pazzia. Alfieri giunge, tramite questo personaggio, alla consapevolezza della misera condizione umana, caratterizzata da follia, rimpianti e sensi di colpa per i quali l’unico rimedio è la morte, considerata da Saul come mezzo per conservare la dignità e porre fine alla sofferenza. PARAFRASI La parte iniziale rispetta la struttura della tragedia classica, perché questa prima scena è una sorta di prologo, in cui vengono raccontate le puntate precedenti: ATTO I SCENA PRIMA DAVID: Dio onnipotente tu vuoi che mi fermi in questo luogo, verso il quale tu mi hai mandato? Io qui rimarrò. Questi sono i monti di Gelboè ora campo di battaglia per Israele che combatte i filistei, ritenuti dagli ebrei “empi” in quanto politeisti. Ah potessi trovare oggi la morte a causa di una spada nemica. Devo invece aspettarmela da Saul. Crudele e ingrato. Saul! Che vai inseguendo con ostilità per antri oscuri e per i monti il tuo paladino (cioè David, il suo primo e famoso eroe) e David era una volta il tuo difensore e avevi riposto in me fiducia. Mi avevi nobilitato con i tuoi onori ed ero stato scelto da te come sposo di tua figlia Saul, malignamente, mi avevi chiesto in dote, per concedergli la figlia in sposa, le teste di duecento Filistei, ma io invece te ne ho portati il doppio. Ma posso constatare che Saul è fuori di sé da lungo tempo, Dio lo lascia in preda di influenze maligne. Oh cielo poveri noi! Cosa siamo se dio ci abbandona? Notte, lascia spazio al sole fecondatore, che oggi (il sole) deve essere testimone di un’impresa gloriosa. Tu Gelboè, sarai famoso nei tempi futuri, che diranno: in questo luogo David ha consegnato se stesso al feroce Saul. Esci Israel dalle tranquille tende dell’accampamento (è ancora notte, la battaglia non è iniziata) esci, o re, vediamo se sono ancora capace di combattere in una battaglia a campo aperto. Esci, ingiusta malvagia filiste, vedrai se la mia spada sa ancora uccidere i suoi nemici. SCENA SECONDA GIONATA: oh che voce risuona nelle mie orecchie? Sento una voce che il mio cuore conosce bene DAVID: chi viene? Oh facesse giorno. Io non vorrei mostrarmi come uno che fugge (perché non vuole dare l’impressione di uno che è tornato di nascosto, vuole combattere in campo aperto). GIONATA: olà. Chi sei? Che fai vicino alla tenda del re, Saul? Parla DAVID: Mi pare Gionata. Abbi coraggio (dice tra sé e sé) – guerriero di Israele sono io. Ma conosco bene il Filisteo GIONATA: Chi sento? Ah! Solo David può rispondere così DAVID: oh che gioia rivederti GIONATA: sarà vero? Tu a Gelboè? Non temi mio padre? Io tremo per te DAVID: cosa vuoi che ti dica? Mille volte ho visto la morte in battaglia e l’ho affrontata, davanti all’ira ingiusta di tuo padre fuggì poi per molto tempo. Ma soltanto la paura è morte vera del coraggioso. Ora io non ho più paura, no: chi è in gran pericolo con il suo popolo è il re: sarà David quello che nel frattempo sta GIONATA: lui ti è vicino più di quanto pensi MICOL: oh cielo! Mi illudi? SCENA QUARTA DAVID: ecco il tuo sposo MICOL: oh voce! Oh vista! Oh gioia! Non posso parlare – oh meraviglia! Sarà vero che posso abbracciarti? DAVID: oh sposa! Che assenza difficile è stata per me. Se almeno devo andare incontro alla morte almeno qui sto tra chi mi ama. È meglio morire che passare una vita selvaggia in solitudine dove non sei amato da nessuno e nessuno ti importa. Spada assetata di sangue di Saul, ti aspetto, colpiscimi qui almeno i miei occhi saranno chiusi dalla mia moglie devota, le ossa saranno ricomposte e sepolte e saranno bagnate da lei con lacrime vere. MICOL: oh David mio! Sei l’inizio e la fine di ogni mia speranza; che la tua venuta possa essere per me un evento lieto; Dio che ti ha salvato da gravi pericoli non ti ha portato qui inutilmente. Oh quanto solo vederti mi da forza! Io tremavo tanto per te mentre eri lontano, e invece ora per te quasi non ho più paura. Ma che vedo? Ma da che mantello selvaggio e orribile sei coperto? O mio coraggioso sei senza le tue decorazioni militari? Non ti ricopre più di quella porpora dorata che io avevo tessuto con le mie mani? (David, in esilio, è abbigliato come un uomo del deserto selvaggio ed è primo di ogni fregio che attesti la sua nobiltà) Vestito così male che chi potrebbe definirti il genero del re? Sembri un volgare soldato e non altro. DAVID: noi siamo in campo. Questa non è una reggia per ragazzini: qui il lusso migliore è quello di una veste rozza ma pratica e ti una spada affilata. Oggi io una nuova porpora voglio tingere per me nel sangue dei Filistei. Tu spera insieme a me nel grande Dio di Israele che è in grado di salvarmi dalla morte, se io non merito di morire GIONATA: ecco sta facendo giorno: ormai non è più il caso di trattenersi qui ancora; sebbene tu sia arrivato al momento opportuno, però bisogna muoversi con molta cautela. Ogni mattina a quest’ora siamo soliti andare a trovare nostro padre. Noi tenteremo di capire dalla sua faccia come il suo oscuro umore porti a compiere le sue azioni e poco per volta lo prepareremo a vederti, se c’è un atmosfera favorevole e allo stesso tempo faremo in modo che nessuno di noi lo avverta malignamente del tuo ritorno (si riferisce ad Abner) nasconditi intanto, perché qualcuno potrebbe riconoscerti e traditi e Abner farti uccidere. Abbassa la visiera dell’elmo, mescolati tra i soldati che si stanno svegliando e aspetta senza farti notare che io ritorno da te o mandi… MICOL: come si può nascondere David tra i guerrieri? Quale occhio fuori dall’elmo brilla di luce come il suo? Chi porta la spada come lui? Chi brandisce le armi come lui? AH no meglio che ti nascondi del tutto mio dolce amore finché non torno al tuo fianco. Povera me che ti ho appena trovato e già devo lasciarti? Ma per poco. Da ora in avanti non ti lascerò più. Però ora voglio vederti prima in sicurezza. Guarda! A destra di questa selva oscura. Vedi quella grotta spaziosa? Io la spesso divisa dal mondo intero, ti rimpiango, ti chiamo ti penso e cospargo di lacrime amare le pietre spoglie: Nasconditi lì finché non giungerà il tempo. DAVID: voglio dar retta a tutto quello che dici sposa. Andate sicuri: agirò ragionevolmente. Non a caso. Io vi amo. Mi affido a voi e confido solo in Dio. ATTO II SCENA PRIMA SAUL, ABNER SAUL: bell’alba è questa. Oggi il sole non sorge in un ammanto sanguinose (il sole ci da un immagine di potere che si forma sul sangue. In realtà parla Alfieri attraverso Saul) mi sembra che prometta un giorno felice, oh tempi andati dove siete finiti? Saul non si alzava mai dai suoi tappeti se non era sicuro di riaddormentarsi vincitore. ABNER: E ora, perché manchi di fiducia, o re? Tu forse non hai placato l’ardire dei filistei? Quanto più tardi si arriva a questo scontro, tanto ne avrai vittoria più completa e onorevole, te lo dice Abner. SAUL: Abner, oh! Nella giovinezza vedevo le cose in modo diverso, rispetto ad ora che sono vecchio! Riuscivo a tenere con un braccio la lancia robusta e nodosa, che ora reggo appena, la maneggiavo. Ma, non ho solamente perso la giovinezza . . . Ho perso anche l’aiuto di Dio e il coraggio di David! ABNER: E chi siamo noi? Senza di esso non si vince più ora? Ah! Non vorrei estrarre mai più la spada se non per trafiggere me stesso, se credessi ciò. David è l’oggetto delle tue sventure. SAUL: Ah! no: le mie sventure derivano da altre terribili fonti . . . E che vorresti celare l’orrore del mio stato? Ah! Magari almeno io che non fossi padre, ma purtroppo lo sono! di cari figli, . . . ora vorrei la vittoria e il regno? Sarei già fra le armi dei nemici e avrei già troncata così la vita orribile, che sto vivendo. Quanti anni ora sono, che non sorrido più? I figli miei, che amo tanto, le più volte mi portano all'ira se mi accarezzano . . . sono sempre feroce, impaziente, irascibile, arrabbiato; a me stesso sono insopportabile; temo continuamente di essere avvelenato; scorgo un nemico, in ogni amico, i molli tappeti assiri, mi sono spine pungenti al fianco; angoscia il mio sonno e i miei sogni. la tromba di guerra mi provoca spavento; profondo spavento è la tromba di Saul. Puoi vedere da solo, che ormai la casa è priva dello splendore di Saul. E anche tu talora sembri, come in effetti sei, un amico, un guerriero, un parente, un forte condottiero e difendi la mia gloria; e talora sembri invece un vile, un nemico, un traditore… ABNER: ora Saul, che sei pienamente in te stesso analizza ogni evento passato! Ogni travaglio del tuo cuore deriva dalla sede dove sono raccolti numerosi profeti, a Rama chi io per primo osava dirti che non eri più nel favore di Dio? L’insincero, il torbido, accorto vecchio ambizioso sacerdote Samuele, al quale facevano eco le folle delle sue ipocrite schiere. Egli vedeva con occhio pieno di invidia splendere sulla tua testa quella corona di re, che egli credeva già sua. Egli la riteneva quasi posata sui suoi capelli bianchi, quando ecco invece che la volontà profonda e unanime del popolo di Israele ha disperso al vento i suoi desideri, ed elesse un re guerriero. Questa solo questa, è la tua colpa. Samuele cessò pertanto di chiamarti il prediletto di Dio, non appena cessasti di essergli fedele. In un primo tempo solo ciò ti rendeva irrequieto, ansioso, poi David, con il suo parlare ispirato, portava a compimento l’opera. Nelle armi egli era abilissimo, non posso negarlo io, ma fu sempre un servo di Samuele, assai più portato alla religione che alla guerra: egli era nei fatti un guerriero, ma per predisposizione un sacerdote. Togli dalla verità ogni ingannevole ornamento; riconosci la verità. Io sono sangue del sangue, ogni tuo onore è onore anche per me: David non potrà mai conseguire il potere se prima non calpesterà Saul SAUL: David? Io lo odio… ma gli ho dato come moglie la mia stessa figlia… ah! Tu non sai. La stessa voce di Dio, che più volte mi chiamò di notte quando ero ragazzino, quando io ero solo, sconosciuto, ed ero lontanissimo dal trono e dal pensiero di poter diventare re, ora da più, quella stessa voce è tremenda e mi respinge e tuona con un suono di un’onda fragorosa durante la tempesta: “esci Saul, esci Saul”. Il sacro e venerabile aspetto del profeta Samuele che già io vidi altre volte in sogno, prima che mi avesse detto che dio voleva me come re d’Israele, quello stesso Samuele lo rivedo nei miei sogni in un aspetto completamente diverso. Io da una valle profonda buia e orribile, lo contemplo mentre è seduto su un monte splendente di luce, David è inginocchiato ai suoi piedi: il vulnerabile vecchio, gli spalma sulla testa l’olio sacro, con l’altra mano che si estende lunga ben centro cubiti fino alla mia testa, egli mi strappa la corona dei capelli, e vuole cingerla al capo di David, ma lo credesti? David si inginocchia ai suoi piedi con un atteggiamento che esprime devozione e rifiuta di ricevere la corona, e indica, e piange e grida affinchè egli la riponga sul mio capo… -oh che visione! Il mio David! Tu quindi mi sei ancora fedele? Ancora mio genero? E figlio? Il mio fedelissimo suddito? E amico? Oh rabbia! Togliermi dal capo la mia corona? Tu che osi fare tanto, in equo vecchio tema… chi sei? Muoia chi ebbe anche soltanto pensato di sottrarmi la corona… ah pover me, che sto vaneggiando ABNER: muoia, solo David muoia e con lui svaniranno le sventure, le visioni i terrori. ATTO II SCENA SECONDA GIONATA, MICOL, SAUL, ABNER GIONATA: Col re sia pace. MICOL : E sia col padre Iddio. SAUL: Il dolore è sempre presente.- La mia speranza è sparita come sparisce la nebbia dal deserto in un attimo..-Ormai che cosa giova, figlio mio, rinviare la battaglia? Temere la sconfitta, peggio è che essere sconfitti; e infine venga pure la sconfitta. Oggi si combatta, io lo voglio. GIONATA: Oggi dobbiamo vincere. Spera, o padre, riprenditi: oggi hai migliori ragioni per sperar bene di quante tu ne abbia mai avuto in passato. Sorridi: io ho la vittoria nel cuore. Questo campo sarà coperto di cadaveri nemici; agli uccelli rapaci noi lasceremo i cadaveri dei nemici uccisi MICOL: o padre, dentro tua reggia, a breve, noi torneremo. Seduto tra le tue palme, sarai tu lieto, tua desolata figlia deciderai di portare di nuovo in vita, David SAUL: Ma che? Tu non smetti mai di piangere? Sono queste le cose che dovrebbero rinverdire a Saul la stanca mente appassita? Dinnanzi al mio dolore tu ti comporti così? Figlia del pianto, vattene; esci; lasciami, allontanati. MICOL: Calmati! Tu non vorresti, o padre, che io piangessi? Padre, e chi è che mi tiene sepolta l'anima in lacrime, se non tu? GIONATA: taci; vuoi il dispiacere di tuo padre?- Saùl, riprendi serenità: c’è profumo di guerra, e di vittoria, in campo: con quest'alba ci dovrà essere un atteggiamento combattivo, che si deve spandere per tutto Israele. Ancora nel tuo cuore verrà certezza di vittoria. SAUL: Ora, forse tu vorresti me partecipe della tua stolta gioia ? me? Piangete tutti. Oggi, la quercia antica (cioè Saul) nello stesso luogo in cui era nel pieno del suo splendore, verrà rovesciata e abbattuta.. Tutti piangiamo nella tempesta, nel sangue e nella morte: si straccino le vesti; si cospargano i capelli di vile cenere. Si, questo è l’ultimo giorno; per noi questo è l’ultimo giorno.. ABNER: Già più volte ve lo dissi: lui non fa che aumentare le vostre angosce. MICOL: Cosa? Noi lasceremo il nostro amato padre? GIONATA: Tu pretendi di stare, solo, al suo fianco? E anche nella tua mano? SAUL: Chi offende i miei figli? Abner, tu forse? Questi sono sangue mio; non lo sai? . . . Taci: rimembra . . . GIONATA: Ah! sì; noi siamo tuo sangue; e per te siamo pronti a sacrificare tutto il nostro sangue. MICOL: O padre, io richiedo a te lo sposo. Il prode tuo difensore. Nelle tue ore popolate da fantasie angosciose di noia nei tuoi funesti pensieri di morte non era forse lui, David ti dava sollievo con il suo canto? GIONATA: E per quel che mi riguarda; tu lo sai se io so combattere con valore; ma; che cosa ne è della mia forza? Si parlerebbe forse di battaglia se David fosse qui? sarebbe già vinta la guerra. SAUL: Oh felice tempo passato! . . . Oh sono passati i giorni di vittoria . . ecco, mi si mostrano in fantasia schierati i miei nobili trionfi. Ritorno dal campo, ricoperto d’onore, e di sudore sanguigno: ecco, io passeggio fra i nemici uccisi; e al signore… al signore io?... che cosa sto dicendo? . . .- alla mia voce Dio è sordo e ha gli orecchi resistenti come il ferro; non parlo . . . Dove è la mia gloria? Dove è il sangue dei nemici uccisi? tutto per la vittoria: se posso essere comandante allora ascolta . di fronte a noi da nord a sud, è posizionato in lunghezza il campo dei Filistei. Alle loro spalle ci sono delle siepi molto folte e di fronte è protetto da fiumi profondi, dalla parte est chiude un colle, non alto, agevole da percorrere in discesa, ma che sul versante opposto offre una salita difficile e scoscesa. a occidente si apre tra i monti un varco da dove attraverso una vasta pianura fino al mare si arriva senza ostacoli. Se riusciamo a portare i Filistei la guerra sarà vinta da noi. È opportuno per ottenere questo scopo, organizzare prima una ritirata. Ripiegando noi dalla parte sinistra della pianura in una schiera di uomini divisi in tre parti passiamo dal loro fianco destro. La prima delle tre schiere affretta il passo e sembra che stia fuggendo, la seconda lentamente rimane indietro in file scomposte e non troppo fitte, così da fare esca ai nemici. Intanto dopo aver scelto i più coraggiosi, i più abili tra i nostri soldati che hanno scavalcato dalla parte est il colle con la pendice più impervia, da dietro riescono ad assalire il nemico. Il nemico così è chiuso ai lati e alle spalle. Ecco che ne verrà un completo macello. DAVID: tu sei tanto coraggioso quanto saggio. Nel tuo piano non si deve cambiare nulla. Io quando c’è la virtù so riconoscerlo: sarò un guerriero non il comandante alla tua battaglia non aggiungerò altro che una spada. ABNER: il capo è David: il maestro della guerra è David. Chi altro combatte come lui? DAVID: chi dovrebbe mostrarsi meno invidioso di te visto che vali tanto? Il tuo piano ottimo da qualunque punto di vista io lo guardi. Gionata e io schiereremo verso la tenda di Saul, Us passerà per nord, Sadoc con mille soldati scelti sarà quello che passerà dalla parte scoscesa del colle e tu poi con la maggior parte dei soldati dirigerai il grosso della battaglia ABNER: questo spetta a te è il posto strategicamente più importante DAVID: e perciò lo do a te. Il sole sta ancora salendo, tu intanto tieni tutto in ordine ma non suonino le trombe fin a che manchino 4 ore al tramonto. Soffia un forte vento da occidente e il sole negli occhi e la polvere alzata dal vento combatteranno anche quelli a nostro favore durante la sera. ABNER: dici bene DAVID: ora va a comandare e non sminuirti come capitano con i subdoli intrighi di corte che dovresti ignorare SCENA SECONDA DAVID: il piano della battaglia è astuto e ingegnoso. Ma il comportarsi come un buon capitano a che serve se questo capitano non possiede la fiducia dei soldati? Solo questo manca ad Abner, oggi si vincerà e con il nuovo giorno è meglio che mi allontani un’altra volta dal re e che se per me al suo fianco non ci potrà mai essere pace, anzi… che dico? Nuova vittoria rappresenterà per me una nuova colpa SCENA TERZA MICOL: non lo sai il mio sposo? Da un pranzo gioioso, il padre si era appena alzato e Abner si avvicinò a lui e gli parlò: io mi avvicino e lui andò via e il re non era già più quello di prima DAVID: ma che disse? Che ti sembrava? MICOL: prima Saul era attento a noi, piangeva insieme a noi, ci abbracciavamo e si andava augurando una stirpe di nuovi soldati coraggiosi, egli alle parole sembrava anche più affettuoso di un padre e mi appare anche più che re DAVID: oh sposa non piangere prima del tempo. Saul è il re e farà di noi quello che vuole. Basta che egli oggi non perda la battaglia, può pure anche ricominciare a pensare male di me domani, rirenderò la mia condizione bassa, il duro esilio e la vita faticosa. La sola morte vera è per me l’abbandonarti eppure dovrò farlo. Oh speranza inutile certo hai avuto delle infauste nozze! Una condizione gioiosa e regale a te poteva dare un altro sposo e invece io te la sto togliendo. Povero me, e neanche mi puoi rendere parte di una ampia parole, il tuo sposo fuggitivo sempre… MICOL: ah! No non saremmo più lontani nessuno mi potrà strappare da te. Non ritorno mai più a quella vita terribile che io ho trascorso senza di te. Piuttosto prima mi avrà la tomba. In quella casa dal dolore io stavo sola a piangente, i giorni lunghi e il sopraggiungere della notte mi portava delle visioni di morte. Ora vedevo prendere sopra la tua testa la spada di mio padre crudele, e udivo la tua voce di dolore, piene di lacrime, umili, parole tali da tirar fuori dal petto di tutti ogni più atroce sdegno (indignazione per la sorte che è costretto a subire) e il barbaro Saul si conficcava nel cuore la spada. Ora tra nascondigli segreti di una caverna oscura, ti vedevo comporre un letto con duri sassi e ad ogni piccolo dolore vedevo sobbalzare il tuo cuore tremante, e poi vedevo che ti riparavi in un'altra caverna e in un'altra ancor e non trovavi mai pace, un posto dove stare, continuamente malato, ansioso, stanco, oppresso da una sete crudele. OH cielo! Come posso raccontare le mie angosce, i miei dubbi, il mio infinito temere per te – non ti lascerò mai più. DAVID: mi strappi il cuore, smettila questo giorno è sacro al sangue non al pianto MICOL: si a patto che oggi non ci sia impedimento al tuo combattere. Io non temo la battaglia per te, hai uno scudo di sicura forza, Dio: ma temo che Abner impedirà la tua vittoria DAVID: ti pare che il re fosse dubbioso di affidarmi il comando della battaglia? MICOL: non ho ascoltato questo, ma era molto accigliato e sussurrava qualche cosa tra se e se di sacerdoti traditori, di gente sconosciuta nel campo di battaglia, di falsa virtù… e sono parole sconnesse, scure dolorose che risultano tremende a chi è sposa di David e la figlia di Saul DAVID: eccolo, ascoltiamo che ha da dire MICOL: oh giusto Dio aiuta il tuo servo (David) confondi il malvagio (Abner) e rischiara la mente del genitore, salva il mio sposo difendi il tuo popolo. SCENA QUARTA GIONATA: vieni amato padre, dai tregua ai pensieri per un po’. Vieni siediti tra i tuoi figli SAUL: chi parla? MICOL: Oh padre, chi siete voi? Chi parlò di aperta e aria pura? Questo? È densa caligine (riferimento alla mente di Saul) sono tenebre ombre di morte. Guarda avvicinati di più, il sole ha intorno un alone come se avesse una ghirlanda funesta di sangue. Ascolti questo canto di uccelli sinistri? Un pianto lugubre si espande nell’aria che mi colpisce nelle orecchie e mi obblia a piangere ma pure voi piangete? GIONATA: sommo dio d’Israele, hai tolto la tua misericordia, il tuo favore dal re Saul così? Lasci or lui, già tuo servo (Che un tempo era stato tuo servo), in mano dell’avversario così? Qui l’avversario non è tanto il nemico filisteo, in quanto piuttosto il male che annebbia la mente del re e lo spirito maligno che lo governa MICOL: padre hai la tua figlia al tuo fianco. Se tu sei contento è contenta anche lei. E piange perché piangi anche tu… ma di cosa dobbiamo piangere ora? È tornata la gioia SAUL: David vuoi dire. Perché non mi abbraccia anche lui come un figlio? DAVID: oh padre mi tenevo indietro per paura di darti fastidio. Perché non riesci a leggere dentro il mio cuore, io sono sempre con te SAUL: tu ami quindi la casa di Saul? DAVID: se la amo? Cielo! Gionata è la pupilla dei miei occhi, per te non riconosco ne mi preoccupo di nessun pericolo, lo dica la mia sposa stessa la qualità e la quantità del mio amore per lei. SAUL: eppure tu stimi te stesso… DAVID: io stimarmi? In campo di battaglia non mi ritengo un soldato vigliacco e a corte mi ritengo tuo genero, di fronte a dio mi sembra di non valere nulla SAUL: ma tu parli sempre di Dio. Eppure lo sai bene che da tanto tempo l’astuta ira crudele tremenda dei sacerdoti mi ha diviso da Dio. Lo nomini per insultarmi? DAVID: io lo nomino per dargli gloria. Perché credi che lui non sia più con te? Lui non sta con chi vuole. Ma con chi lo invoca, a chi si affida a lui non si sottrae mai. Egli ti scelse come re, tu ti appartieni a lui ma solo se tu ti affidi a lui SAUL: chi parla dal cielo? David è rivestito da una bianca stola al punto di dire parole sacre? Eh no: tu sei un guerriero e prendi la spada avvicinati, vieni qui, fammi vedere se mi sta parlando David o Samuele. Che spada è questa? Non è la stessa che io ti regalai DAVID: questa è la spada, che mi conquistai grazie alla mia fionda, era la spada che prendeva la mia testa ad Ela durante il mio combattimento con Golia, io vidi quella spada come un lampo spaventoso che mi lasciava intravedere, presagire la mia futura morte, mentre lui stringeva la spada tra le mani, ma il sangue che si è seccato sulla lama non era il mio ma il suo. SAUL: quella spada non venne costudita anch’essa nell’Arca posta nel tempio di Nob (Città santa degli ebrei, a nord di Gerusalemme) non fu avvolta ne mistico Efod (secondo la tradizione biblica, la spada dello sconfitto Golia venne avvolta in un mantello e collocata dietro l’Efod, la veste che il gran sacerdote indossava nelle cerimonie sacre) e tolta così da ogni vista profana? E consacrata da dio? DAVID: è vero.. ma… SAUL: e allora perché ce l’hai tu? Chi ha osato dartela? DAVID: te lo dirò: io ero fuggitivo, disarmato ed ero arrivato a NOB perché stavo scappando, lo sai, ogni via era piena di gente malvagia, io ero senza spada, a ogni passo ero vicino alla morte. umilmente abbassai la fronte di fronte al altare sacro dove scende lo spirito di Dio..: vidi quest’arma, qui io stesso chiesi al sacerdote quest’arma. (se poteva stare bene al fianco di un uomo mortale quel uomo poteva essere David) SAUL: e lui? DAVID: me la diede SAUL: e chi era il sacerdote? DAVID: Achimelech SAUL: traditore, vile traditore. Dov’è il rispetto per le cose sacre? Oh rabbia. Tutti traditori, nemici di dio (si riferisce alla casta sacerdotale). Voi vi definite i ministri di dio? Siete anime nere in una veste bianca. Dov’è l’altare? Si distrugga… dov’è l’offerta? La voglio svenare MICOL: ah padre! GIONATA: oh cielo! Che fai? Dove corri? Che dici? Calmati! Non c’è nessun altare, ne vittima. Rispetta Dio rispettando i sacerdoti che sta sempre ad ascoltarti SAUL: chi mi trattiene? Chi mi sforza a stare calmo? Chi mi si oppone? GIONATA: padre… DAVID: ah! Alto dio di Israele, soccorrilo! A te si inginocchia e chiede aiuto il tuo servo SAUL: (in preda al delirio, Saul riconosce di aver perduto tutto, poiché ha perso al grazia di Dio) la pace, il sole (motivo per il quale la tragedia inizia nel buio della notte), il regno, i figli (che vede esclusivamente come pretendenti al trono) e addirittura l’anima. Ah Saul infelice! Chi ti consola! Chi ti aiuta nel brancolare nel buio? I tuoi figli sono duri e crudeli… si desidera solo la morte del vecchio cadente: nel cuore dei figli non c’è altro che la corona sopra la tua testa. Strappatelo e togliete da questo corpo vecchio la testa tremolante del vostro padre. Ah che feroce condizione la mia! Voglio la morte! MICOL: oh padre. Noi vogliamo la tua vita per te andremmo contro la morte per salvarti GIONATA: poiché è già successo che tu hai indebolito la sua ira, trasformandola in pianto, muovi la tua voce fratello per farlo calmare, spesso l’hai rapito con canti celesti in una dimenticanza serena della sua condizione (Gionata incita David a farlo cantare per calmare l’ira di Saul) MICOL: ah! Si tu lo vedi. Già al petto ansimante di Saul manca il respiro, lo sguardo feroce si sta trasformando in pianto: è tempo di prestargli la tua arte del canto DAVID: (Per calmare il furore e il pianto di Saul, dà inizio al suo canto invocando Dio, il sovrano di ogni cosa, MICOL: signore… SAUL: Davide dov’è MICOL: non lo so SAUL: non lo sai? GIONATA: padre… SAUL: va, cercalo. Portalo presto qui MICOL: io lo dovrei rintracciare? Dove? SAUL: il re ha parlato e tu non hai obbedito? SCENA TERZA SAUL: Gionata mi ami? GIONATA: io ti amo, ma allo stesso tempo mi preme del tuo buon nome e quindi mi oppongo alle tue sfuriate come un figlio può fare. Io talvolta mi oppongo. SAUL: tu spesso trattieni il braccio nei confronti di tuo padre, ma quelle spade con cui non mi lasci trafiggere il petto di un altro, verso il tuo petto la volgi. Fa pure in modo che David resti vivo. Non senti una voce dentro il cuore che grida “David sarà il re?” David? Sarà ucciso prima. GIONATA: e nel tuo cuore, con voce più terribile, Dio non grida “il mio diletto è David, lui è l’uomo del signore?” tale cosa non la rivela ogni suo comportamento? La feroce e invidiosa rabbia d’Abner non diventa al suo cospetto muta? Tu, quando torni in te stesso, al suo solo apparire, non vedi sparire i tuoi sospetti come fa la nebbia con i raggi del sole? E quando ritorna in te lo spirito maligno, credi allora che sia io a trattenere il tuo braccio? Dio te lo trattiene. Non appena tu li puntassi al petto la spada ingiustamente brandita, subito ti sarebbe necessario ritirarla: tu stesso, piangendo, cadesti ai suoi piedi, tu padre, sii pentito, dal momento che non sei empio. SAUL: purtroppo tu dici la verità. Questo David è per me una cosa inspiegabile. Non appena lo vidi, in Ela egli piacque ai miei occhi ma mai al mio cuore. Quando io sono sul punto di amarlo, un feroce sdegno pervade e mi divide. Se lo vedo morto, abbatte la mia aggressività e mi meraviglia a tal punto che, al suo cospetto, divento il nulla… ah, questa, sicuramente è la vendetta della mano di Dio, ora comincio a conoscerti o tremenda mano.. ma che dico? Dove vado mai a cercare la causa (della mia situazione)? Io non ho mai offeso Dio: questa è la vendetta dei sacerdoti. David è lo strumento di tradimento dei sacerdoti: vide Samuele moribondo in Rama, a David l’implacabile vecchio rivolgeva le sue ultime parole. Chi sa se il sacro Dio celeste, con il quale egli unse un tempo la mia fronte, non è stato versato dal traditore sulla testa nemica? Forse tu lo sai. Parla… ah, si lo sai, racconta! GIONATA: padre, non so: ma se anche fosse dovrei o non ritenermi offeso essendo al pari di te? Non sono il tuo primogenito? Una volta he sarai morto, non cederai a me il tuo trono? Se dunque taccio io, che potrebbe avere motivo di lamentarsene? David mi supera in coraggio, virtù, in intelligenza: in tutto, quanto più egli vale, tanto più io lo amo. Ora se chi dona o toglie il regno (dio) lo donasse a David, quale altra prova maggiore potrei io desiderare? (della superiorità di David) egli ne è molto più degno, Dio lo destina a importanti compiti, come guida del popolo di Israele. Ma, intanto, io ti giuro che egli fu sempre u suddito a te fedele e un figlio leale. Lascia ora a Dio la cura dell’avvenire, che spetta a lui e nel frattempo il tuo cuore non si indurisca contro Dio, contro la verità, deh! Se, attraverso Samuele, non avesse parlato una forza divina, come avrebbe potuto fare tanto per David un vecchio malato, oramai a metà strada verso il sepolcro con un semplice gesto? Quella sorta di odio e rispetto che provi per David, quel tremore al solo sentire il nome della battaglia (timore mai provato prima di te), da dove proviene Saul? Esiste, forse, una forza umana sufficiente a causare ciò? SAUL: oh che dici? Sei tu forse figlio da Saul? Non ti interessa nulla del trono? Il crudele diritto di chi ha il potere, non lo sconosci? La mia famiglia sarà distrutta e strappata da colui che usurperà il mio trono. I tuoi fratelli, i figli tuoi, tu stesso… nessuno rimarrà della amia stirpe, oh malvagia insaziabile sete di regno, cosa fai tu? Per aver il regno si uccide il fratello, la madre, la consorte, il marito, il figlio, il padre. Il trono è fonte di violenze e di delitti atroci. GIONATA: esiste forse uno scudo umano capace di resistere ai colpi della spada di Dio? Non le minacce ma le preghiere, possono allentare la terribile ira di Dio che abbatte il superbo e sull’umile cade lievemente. SCENA QUARTA ABNER: o re, se io torno davanti innante a te, prima che scorrano grazie a me per me fiumi del sangue nemico, un serio motivo mi spinge a ciò. Non c’è chi riesca a trovare David il coraggioso, il forte in cui la vittoria è posta in lui. Manca un’ora dalla battaglia prefissata. Senti nell’aria le frementi urla di impaziente coraggio dei guerrieri, e risuonare il suono dello scalpitio degli zoccoli ferrati degli impetuosi cavalli: urla, nitriti, sfavillanti elmi e spade, un tale rimbombo di armi da dare coraggio anche al guerriero più vile. David chi l’ha visto? – egli non si trova – guarda chi c’è nel campo di battaglia al posto di David. Lui che è avvolto nel capo di battaglia accanto ai Beniamiti (tribù a cui apparteneva Saul) eccolo ascolta da lui l’importante ragione che lo spinge ad affrontare tale pericolo. ACHIMELECH: dirò la ragione se non me lo impedisce l’ira del re… SAUL: l’ira del re? Tu traditore meriti questa ira? Ma chi sei tu? M pare di riconoscerti. Appartieni al fantastico gregge dei sacerdoti di Rama. ACHIMELECH: io vesto l’Efod io, dei Leviti… succedo: io, capo dei sacerdoti (Leviti) sono successore del santo Aronne nel ministero per cui il signore lo scelse, dopo una larga serie di altri venerabili sacerdoti. Aronne, fratello di Mosè, fu il primo gran sacerdote e capostipite della tribù sacerdotale di Levi, io custodisco l’arca santa del villaggio di Nob (secondo la tradizione l’arca sacra custodiva le tavole della legge date da Dio a Mosè): l’arca del patto sacro (alleanza popolo di Israele con Dio) stava l’arca sul campo di battaglia ( per proteggere gli israeliti e favorire l’intervento divino): ora sarebbe anche troppo se io, ministro di Dio, comparissi sul campo, seppur di nascosto. Il sacerdote è un estraneo nel campo dove Saul comanda, tuttavia non lo è nel campo dove combattono gli israeliti, visto che ancora si vince in nome di Dio, come sempre abbiamo vinto (la presenza di un sacerdote è dunque garanzia di vittoria) tu non mi conosci? E di cosa mi devo meravigliare? Tu conosci te stesso? Ritorna sui passi del sentiero che il signore ti conduce, io sto nel tabernacolo dove risiede il grandissimo Dio, la dove già da molto tempo non si vede Saul. Io porto il nome di ACHIMELECH SAUL: questo nome mi risuona come un nome di un traditore, ora ti riconosco, giungi proprio al momento giusto davanti a me, allora dimmi, non sei tu quello che all’esiliato David ha dato asilo, protezione, cibo, salvezza e armi. E in più che arma! La sacra spada di Golia che era appesa come voto a Dio nello stesso tabernacolo dal quale tu la toglievi con la mano traditrice. E tu davi la spada al perfido nemico del tuo signore, del tuo unico re? Tu vieni, tu traditore nell’accampamento per tradire, che dubbio c’è? ACHIMELECH: certo io vengo per tradirti, perché vengo ad implorare Dio di concederti la vittoria che ti sta levando. Sono io si, sono quello che ha soccorso David. Ma chi è quel David? Non è lo sposo della figlia del re? Non è il più coraggioso tra i suoi campioni? Il più bello, il più umano dei figli di Israele? Non era la tua forza e il tuo coraggio in guerra? Non ti conquistava e placava l’anima, in tempo di pace, con il suo canto? L’amore delle ragazze, la gioia del popolo, il nemico dei nemici. Lui era cos’ colui che ho salvato. Dimmi, non gli restituivi gli onori che aveva prima? Non eri tu a sceglierlo per guidare la battaglia? Portarti vittoria nel campo di battaglia? A cancellare il timore della sconfitta, che dio ti ha messo in corpo? Se condanni me, condanni te stesso. SAUL: dov’è in voi? Dov’è in voi la pietà? Voi sacerdoti crudeli, ingiusti assetati di sangue. A Samumele parve un grave delitto il fatto che io non uccisi Agag, il re degli Amalechiti, preso con le armi in battaglia.. (Agag fu poi ucciso da Samuele) un nobile re, un guerriero di carattere nobile e generoso del proprio sangue in faore del suo popolo – povero re! Trascinato davanti a me legato da catene potenti: nonostante fosse stato sconfitto, conservava orgoglio, che non era un insulto e neanche un chiedere pietà. Egli parve al feroce Samuele colpevole di coraggio: tre oltre con la sua mano sacerdotale lo uccise con la sua spada. Sono queste le vostre battaglie vigliacche? Ma contro chi osa alzare la testa contro il proprio re, trova in coi sostegno, difesa e protezione. Siete interessanti a tutto fuorché al sacro ministero sacerdotale, che è l’unica cosa di cui invece dovreste occuparvi? Chi siete? Chi siete voi? Siete una stirpe tarata, crudele che ride nascosta dei nostri pericoli, vi ricoprite di lino inutile, e osate superarci noi che ci affatichiamo in combattimento: noi che ogni volta trascorriamo giorni penosi orrendi tra il sangue, il terrore e la morte, per le spose i figli e voi stessi. Voi siete più codardi di donne pigre, con la vile verga, con le vostre profezie, voi vorreste fermare le nostre spade? E noi che dovremmo fare? ACHIMELECH: e tu che sei? Sei re della terra, ma di fronte a dio che re sei? – Sul torna in te stesso, non sei che polvere- io per me non sono nulla ma divento un fulmine, una tempesta, un tornado se scende in me Dio: quel gran dio che ti creò, che appena posa l’occhio su di te dice: dov’è Saul? Sbagli a prendere le parti di Agag e hai seguito i suoi passi sulla via della malvagità. Per un re miscredente vi è forse castigo, se non quello della spada di un nemico? La spada può ferire un signore non vuole che avvenga? Dio scrive le sue vendette sul marmo (sono eterne e indiscutibili) e le affida allo stesso modo ai filistei e ad Israele – trema Saul: già in alto in una nube nera sopra ali di fuoco vedo elevarsi il feroce angelo della morte, con una mano egli sguaina la infuocata spada vendicatrice con l’altra ti afferra con capelli bianchi la testa – trema Saul – guarda chi ti spinge alla morte, ti spinge Abner, fratello di Satana. Colui che apre il tuo vecchio cuore ai sospetti. A te che da re guerriero ti riduce come un bambino. Tu, pazzo, stai andando a togliere il reale e saldo sostegno della tu casa. Dov’è la casa di Saul? l’hai forse fondata sull’acqua, già sta crollando, già sta cadendo, già torna la cenere: è già nulla. SAUL: profeta delle mie sventure, tuttavia non lo sei dei tuoi danni. Prima di venire nell’accampamento non hai previsto che qui saresti morto. Te lo profetizzo, e faccia eseguire Abner la tua condanna a morte. – Abner mio fidato, vai e cambia l’ordine degli eventi stabilito da David (per la battagli) (a parere di David, infatti, la battaglia avrebbe dovuto iniziare al calar del sole). Domani i combatta all’alba, il sole deve essere il mio testimone di guerra. Io vedo ora quale pensiero maligno era in David, scegliere il sole al tramonto per andare contro il nemico, quasi ad alludere al mio potere indebolito, ma si vedrà – grazie alle tue minacce mi sento rinvigorire il mio spirito guerriero, domani sarò io il comandante e tutte le ore del giorno saranno insufficienti per la grande strage di nemici che io farò, Abner levami da davanti colui e venga ucciso GIONATA: oh cielo! Padre che fai? SAUL: taci, venga ucciso e il suo sangue vigliacco possa ricadere sui Filistei ABNER: è già con lui la morte SAUL: ma lui soltanto è troppo poco per la mia vendetta. Manda verso Nob la mia ira, affinché (i soldati) spinti dalla mia ira uccidano schiavi, bestiami, le madri, i bambini distruggano le case e disperdano nel vento tutta la vile stirpe dei sacerdoti. Ormai i tuoi sacerdoti potranno dire : ecco c’è Saul. Il mio braccio armato che è stato da voi provocato per uccidervi non vi ha mai toccata: per questa ragione l’avete disprezzata. ALCHIMELECH: nessun re mi può togliere il fatto che io muoia da giusto, per cui la morte mi risulterà altrettanto dolce che gloriosa. La tua morte dio l’ha stabilita già da gran tempo irrevocabilmente. E anche tu Abner morirai grazie a una spada e entrambi morirete da vigliacchi, non per la spada del nemico e non in battaglia – ora vado – ho pronunciato le ultime parole di Dio Saul, egli non le ha ascoltate. Ho compiuto il mio incarico: ho speso bene la mia vita SAUL: forza, si porta a morte costui, a una cruda e lenta morte GIONATA: ah re sconsiderato. Che fai? Fermati SAUL: taci. Te lo dico di nuovo – tu sei un guerrieri? – sei forse mio figlio? Sei forse un coraggioso di Israele? SCENA TERZA SAUL: fantasma infuriato e tremendo, ti prego cessa di perseguitarmi: lasciami stare!... vedi: mi inginocchio ai tuoi piedi …ahi dove scappo?... dove mi nascondo? Placati fantasma feroce e terribile… ma è sordo alle mie richieste: mi incalza.. apriti, o terra, inghiottimi vivo.. oh! pur che lo sguardo minaccioso che l’orribile fantasma mi colpisca con le sue occhiate simili a frecce MICOL: da chi fuggi? Nessuno ti sta inseguendo. O padre tu non mi vedi più? Non mi riconosci più? SAUL: o sommo, o santo sacerdote, vuoi ora che io mi fermi qui? O Samuele che in passato mi facesti da padre, tu me lo imponi? Ecco mi piegherò al tuo sommo volere. Sulla mia testa hai già messo la corona come le tue stesse mani, tu l’hai ornata, privala ora tu di ogni insegna calpestala. Ma… la spada infuocata e tremenda del Dio, che già mi vedo pendere davanti agli occhi… o tu che puoi far ciò che allontanala non da me, ma dai miei figli. I miei figli, dalle mie colpe, sono innocenti MICOL: oh condizione, a cui non ce ne fu mai una simile! Padre il tuo sguardo non vede cose reali: girati verso di me SAUL: oh gioia! Finalmente il tuo volto è riappacificato? Oh fiero vecchio accogli un poco le mie preghiere? Io non mi alzo dai tuoi piedi, se prima non togli i miei figli dalla crudele vendetta. Che cosa dici? Oh voce! David è pur sempre tuo figlio e tu lo perseguitasti e lo volevi morto. Oh di che cosa mi accusi? Fermati. Tralascia ora! Dov’è David? Che vena cercato, egli ritorni, mi uccida se voglia e regni… ma, resti li inesorabile? Hai gli occhi iniettati di sangue, hai la mano e la spada infuocati dalle ampie narici soffi una torbida fiamma, e la getti su di me.. hai già toccato, già mi brucia! Hi! Dove scappo? Scapperò da questa parte MICOL: non sarà dunque (possibile) che ti possa trattenere o riportarti alla verità? Ah, ascoltami, ora sei SAUL: ma no (che non posso fuggire) ,poiché un gran fiume di sangue mi impedisce il passaggio da quella parte. Oh, vista atroce, gran mucchi di cadavere di chi poco prima combatteva, sono ammucchiati su entrambe le rive. Ah! Tutto è morte la: da questa parte, dunque, io fuggirò… cosa vedo? Chi siete voi? Siamo figli di Alchimelech. Alchimelech sono io, muori Saul, muori! Chi grida? Ah lo riconosco: egli gronda di sangue ancora fresco e il mio sangue egli si bene. Ma chi sta dietro? Chi mi afferra per i capelli? Tu Samuel? che cosa disse? Che tra breve saremo tutti con lui? Io solo, io sarò solo con te, ma i figli… dove sono io? Cosa sto facendo? Chi sei? Che rumore odo? Ah, mi sembra di battaglia eppure no fa ancora giorno. Si è un rumore di battaglia. L’elmo, lo scudo, l’asta suvvia mi si consegnino: subito le armi, le armi del re! Voglio morire, ma in campo MICOL: padre, che fai? Calmati… per me che sono tua figlia SAUL: le armi voglio, che figlia? Ora obbediscimi, l’asta, l’elmo , lo scudo, ecco i miei figli MICOL. Ah no io non ti lascio SAUL: squillano più forte le trombe? Si vada la: a me basta la mia spada – tu spostati, lasciami, obbedisci, io corro a, la si trova la morte che io cerco. SCENA QUARTA MICOL: o re infelice… deh, dove, dove corri? Che notte orribile è questa SAUL: ma perché la battaglia? ABNER: di sorpresa ci assale il nemico, siamo completamente sconfitti SAUL: sconfitti? E tu traditore tu vivi ABNER: io? Io vivo per salvarti. Da un momento all’altro, forse, i filistei irromperanno qui, è necessario evitare il furioso primo assalto: nel frattempo farà giorno. Guiderò te quassù, più in alto, tra i miei pochi soldati SAUL: devo vivere io quando il mio popolo viene sconfitto? MICOL: su, vieni, oimè! Cresce il fragore (l’esercito dei nemici) avanza SAUL: Gionata e i miei figli fuggono anche loro? Mi abbandonano? ABNER: oh cielo! I tuoi figli non sono fuggir.. ahi, miseri SAUL: ti capisco, o sono già morti o stanno per morire tutti MICOL: oimè… fratelli ABNER: ah non ne hai più di figli! SAUL: cos’altro mi resta? Tu sola ormai rimani, ma non per me (sottinteso David). Io nel cuore ho già deciso tutto da molto tempo è giunta l’ora – Abner, questo è l’ultimo dei miei ordini, ora scorta mia figlia verso la salvezza MICOL: no padre, mi avvinghierò intorno a te, il nemico non vibrerà la spada contro una fanciulla SAUL: oh figlia.. ora taci, non fare in modo che io pianga. Un re, ,anche se sconfitto, non piange, Abner, salvala, vai: ma se per caso ella cadesse nelle mani dei nemici, non dire di essere figlia di Saul, piuttosto dì loro che è la sposa di David, la rispetteranno, vai, corri ABNER: anche se io non valessi nulla (come combattente) sarà salva, te lo giuro, ma tu pure allo stesso tempo MICOL: deh, padre, io non voglio, non voglio lasciarti SAUL: lo voglio io, e io sono ancora il re. Ma già si avvicinano le armi: Abner sbrigati, conducila con te anche con la forza se è necessario MICOL: padre, e per sempre? SCENA QUINTA SAUL: o figli miei! … fui padre eccoti solo, o re, non ti resta nessuno dei tanti amici o dei tuoi servi. – se soddisfatta, ira terribile del Dio inesorabile? Ma tu mi resti, o spada, vieni ora per l’ultima necessità, o fedele servitore. – ecco già le urla dell’insolente vincitore: sul ciglio vedo già le oro fiaccole ardenti risplendere e migliaia di spade – empia Filiste, mi trovai si qui morto ma almeno da re!
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