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Il Settecento, secolo della borghesia e dell'Illuminismo riassunto saggio, Appunti di Letteratura Inglese

Il Settecento, secolo della borghesia e dell'Illuminismo riassunto saggio. Saggio necessario per l'esame con il professor A. Buffa anno 2021/2022, che si può trovare integralmente in dispensa.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 03/06/2022

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Scarica Il Settecento, secolo della borghesia e dell'Illuminismo riassunto saggio e più Appunti in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Il Settecento, secolo della borghesia e dell'Illuminismo 5. L'espansione del capitalismo commerciale e finanziario nel sec. XVIII. L'alba della rivoluzione industriale Saggio di H. Sée Nella prima metà del XVIII secolo la posizione predominante è sempre tenuta dal capitalismo commerciale. E' questo il momento in cui l'Inghilterra conquista il primato come potenza economica, mettendo in secondo piano l'Olanda. Le cause della decandenza di quest'ultima sono diverse: l'Olanda dispone di un territorio più ristretto, con limitata varietà e relativa scarsità di prodotti naturali e il suo commercio è alimentato solo in modesta misura dalla produzione industriale. Il commercio olandese è quasi esclusivamente un commercio di commissione, intenso ma suscettibile ad essere soppiantato dalle grandi potenze, ricche di prodotti svariati come l'Inghilterra e la Francia. Amsterdam rimane ancora per molto tempo, grazie al suo enorme stock monetario e alla sua potente organizzazione bancaria, il grande mercato finanziario d'Europa, ma dalla seconda metà del XVIII secolo Londra tende a prenderne il posto. Nel corso di questo secolo il predominio marittimo e coloniale dell'Inghilterra si va nettamente affermando, ma il trionfo inglese in America (che sarà reso effimero dalla guerra d'Indipendenza) ha una portata e importanza molto minore rispetto all'occupazione dell'Indostan - la porta dell'Estremo Oriente - una delle tappe di un commercio così fiorente. Dunque l'evoluzione del capitalismo in Inghiterra è stato provocato principalmente dalla crescente importanza del suo commercio estero durante questo secolo e non soltato dalla sua impresa coloniale: è così che il capitalismo commerciale assume questa posizione predominante. Diversi studiosi hanno messo in chiaro come gli esportatori siano stati i veri "stimolatori dell'industria"; si pensi all'industria delle stoffe, del cotone e della lana che saranno proprio suscitate dall'importazione delle materie prime dall'Estremo Oriente e dall'influenza dei porti di Bristol, Hull e Yarmouth. Non c'è dubbio allora che lo sviluppo dei centri industriali sia dovuto a l'aumento dei centri commerciali. Liverpool, che prima del XVII secolo non era che un villaggio di perscatori, comincia a diventare un grande porto e il suo commercio si è sviluppato grazie alle relazioni con le colonie, all'importazione di materie coloniali (zucchero, caffè, cotone) e, soprattuto, alla tratta dei neri. Quest'enorme espansione del commercio marittimo e coloniale ha avuto per effetto naturale lo sviluppo del capitalismo finanziario. Così già in quest'epoca si manifestano in Inghilterra tutti i caratteri del capitalismo moderno: la febbre di speculazioni e dei giochi di borsa e le crisi che si alternano a periodi di prosperità. Ben presto Londra finisce per soppiantare Amsterdam come capitale della finanza internazionale. Meno rapido fu lo sviluppo del capitalismo in Francia, anche per le conseguenze negative della guerra dei Sette anni; ciò non toglie però che i porti francesi dell'Atlantico (Bordeaux, Nates) e Marsiglia nel Mediterraneo assurgano a una grande prosperità soprattuto per il commercio con le Antille e con il Levante. 6. La schiavitù dei negri fu dovuta a ragioni economiche, non razziali. I "servi bianchi" Saggio di E. Williams Williams colloca la schiavitù nera nella prospettiva delle esigenze della nascente classe capitalistica inglese, disposta a sacrificare vite umane "sull'altare della sempre crescente produzione". La schiavitù sebbene fosse crudele, era un'istituzione economica di primaria importanza. Essa era alla base dell'economia greca e su di essa aveva prosperato l'impero romano. Nei tempi moderni forniva lo zucchero, il caffé, il cotone: materie pilastro del capitalismo moderno nel mondo occidentale. Le ragioni della schiavitù non risiedono in circostanze morali bensì economiche: data la scarsa popolazione nell'Europa del '500, i lavoratori erano necessari per le coltivazioni fondamentali dello zucchero, del tabacco e del cotone nel Nuovo Mondo, per questo la schiavitù fu necessaria. Ma è stato attribuito un carattere razziale ad un fenomeno fondamentalmente economico: la schiavitù non nacque dal razzismo; al contrario, il razzismo fu conseguenza della schiavitù. Il primo fenomeno di commercio e lavoro schiavistico apparso nel Nuovo Mondo investì per primo l'indiano bensì che il nero. Gli indiani cedettero rapidamente all'eccessiva fatica loro imposta, all'alimentazione insufficiente e alle malattie dell'uomo. Abituati a una vita di libertà, la loro costituzione fisica e il loro temperamento non si addicevano ai rigori della schiavitù di piantagione. Così nelle loro colonie l'Inghilterra e la Francia seguirono l'esempio spagnolo di ridurre in schiavitù gli indiani, ma (in virtù di ciò che abbiamo detto) nella Nuova Inghilterra la schiavitù indiana non fu redditizia. Gli spagnoli scoprirono che un negro valeva quattro indiani, e perciò i neri furono razziati dall'Africa per lavorare le terre razziate agli indiani in America. Il successore immediato non fu però il nero, ma il bianco povero. Questi servi bianchi erano di vario tipo: alcuni lo erano per contratto e per legge, altri noti come "servi a riscatto" concordavano col capitano della nave di pagare la traversata all'arrivo o entro un dato periodo di tempo e se non lo facevano venivano venduti dal capitano al miglior offerente. Altri invece erano i condannati a scontare la pena oltremare per un periodo determinato. All'inizio questo servizio non era frutto di inferiorità, molti provenivano da situazioni di oppressione (come il feudalesimo) e portavano con sé una sete di terra e una grande aspirazione di indipendenza, così attorno a questi servi si sviluppò un commercio regolare e legale. Un altro flusso regolare di lavoro bianco era costituito dai condannati, così intenso che Franklin denunciò questo "scarico sul Nuovo Mondo dei rifiuti del Vecchio Mondo". Poi la posizione dei questi servi bianchi peggiorò progressivamente nelle piantagioni: la servitù, che in origine era stato un libero rapporto fondato su un contratto volontario, si trasformava in un rapporto di proprietà e di controllo sulle persone, quasi si trattasse di cose. Defoe affermò che il servo bianco era uno schiavo, ma non lo era. Per il servo la perdita della libertà era di durata limitata, per il nero era perpetua. La condizione servile non si trasmetteva ai discendenti, mentre i bambini neri assumevano lo status dalla madre. Il padrone non ebbe mai un controllo assoluto sulla persona e sulla libertà del servo come l'aveva sullo schiavo. Il servo aveva dei diritti, limitati ma riconosciuti dalla legge e i servi liberati avevano comunque la possibità di diventare piccoli proprietari contadini. Così la servitù bianca iniziò a presentare una serie di inconvenienti: l'afflusso non riusciva a compensare le esigenze delle piantagioni e una volta compiuta la sua obligazione il servo puntava alla terra, mentre per il nero che proveniva da un ambiente estraneo, che richiamava su di sé l'attenzione per il colore e i tratti, nell'ignoranza della lingua e delle usanze dell'uomo bianco, la terra era assolutamente inaccessibile. Le differenze razziali aiutavano così a giustificare razionalemente la schiavitù nera. Ma il fattore decisivo fu che lo schiavo nero costava meno: la somma necessaria per pagare dieci anni di lavoro del servo bianco bastava a comprare un nero per tutta la vita. Qui sta l'origine della schiavitù nera: il fatto che il lavoro era a buon mercato, in confronto a quello indiano e bianco. Le caratteristiche dell'uomo rese "subumane" furono solo teoriezzazioni successive per giustificare una semplice realtà economica. 7. Il commercio inglese e il traffico triangolare Saggio di E. Williams Il commercio degli schiavi per gli inglesi fu un’inesauribile fonte di ricchezza. Le navi inglesi non
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