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Il Surrealismo e le sue caratteristiche, Sintesi del corso di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

Descrizione del Surrealismo e delle sue caratteristiche

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 16/12/2019

beatrice_moioli
beatrice_moioli 🇮🇹

4.5

(11)

17 documenti

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Scarica Il Surrealismo e le sue caratteristiche e più Sintesi del corso in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! Aggiunte arte Surrealismo Il Surrealismo è l’arte dell’inconscio, sfera dell’attività psichica che non raggiunge la coscienza e parte della vita interiore di ogni individuo di cui non possiamo avere conoscenza diretta. Il sogno è la via privilegiata attraverso cui l’inconscio si rivela. Dopo la pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni, Breton scrive nel Primo Manifesto del Surrealismo che era inammissibile che ci si fosse soffermati così poco sul sonno e sul sogno, parentesi all’interno della vita quotidiana. La surrealtà è il mazzo per conciliare il momento della veglia e quello del sonno. Il Surrealismo è un automatismo psichico puro che si realizza senza il controllo della ragione e permette all’inconscio di esprimersi, vagare, raccogliere immagini, idee, parole, senza costrizioni. La bellezza nell’arte surrealista nasce dal trovare assieme due oggetti reali che non hanno nulla in comune, in un luogo estraneo ad entrambi. Ciò genera un’inattesa visione che sorprende per la sua assurdità. L’arte surrealista è un’arte figurativa (salvo che per Miro) e non astratta perchè le forme restano pur sempre riconoscibili. Tra i modi e le tecniche per creare un’opera d’arte, bisogna ricordare il frottage (strofinamento), il grattage (raschiamento) e il collage. Il pensiero libero aumenta la libertà individuale. I Surrealisti si interessano anche alla libertà sociale che sarà raggiunta solo attraverso la rivoluzione, guardando con ammirazione la figura di Karl Marx. Opere Pittura (Juan Miro, 1933, olio su tela, Santa Monica) L’automatismo pittorico è cercato da Miro anche attraverso il passaggio dal collage al dipinto. In questo modo si produce la trasformazione di una forma nota (il collage preparatorio) in una forma sconosciuta che assomiglia a quella di partenza solo formalmente e per lo schema compositivo. Senza conoscere il collage, l’opera diventerebbe forma pura, svincolata dalla realtà nonostante sia ancora figurativa. Nel dipinto, le figure riconoscibili del collage (testa di cavallo, volante, parte del motore di un’auto,tavolo da biliardo, strumenti scientifici, il numero 6, fascio di fiori e spighe) sono tradotti in forme stondate di più colori piatti, chiazze cigliate e linee chiuse fluttuanti su uno sfondo metà rosso e metà verde. Blu III (Juan Miro, 1961, olio su tela, Parigi) E’ il massimo dell’essenzialità raggiunta da Miro. Si tratta di essenzialità di forme e di colori. La grande tela blu da l’idea del cielo infinito dove delle masse, una nera in basso, una rossa circondata da un alone scuro in alto, si bilanciano. Il corpo rosso trascina con se un filamento somigliante a un arco di circonferenza che divide il dipinto in 3 parti: una vuota di forme e l’altra che accoglie la scura figura ovata. La condizione umana (René Magritte, 1933,olio su tela, Washington) Nell’opera Magritte fonde due suoi tipici modi di generare poesia: destare stupore e porre problemi. In una stanza un cavalletto è collocato davanti ad una finestra aperta. Sul cavalletto è appoggiata una tela su cui è dipinto il paesaggio che si vede attraverso la finestra. Si tratta di “dipinto nel dipinto”. Un primo senso di stupore deriva dalla possibilità di vedere allo stesso tempo e dal medesimo punto di vista sia l’oggetto reale sia la sua rappresentazione pittorica: il paesaggio esiste simultaneamente nella realtà e nella tela. Riflettendo meglio sull’oggetto, in realtà è impossibile che ci sia una paesaggio copiato sulla tela: grattando via il colore, dietro non c’è nulla. La persistenza della memoria (Salvador Dalì, 1931, olio su tela, New York, Museum of Modern Arts) La scena è ambientata in riva al mare, sulla costa catalana. La spiaggia appare deserta. Non vi sono presenze umane riconoscibili, se si esclude la strana forma stesa a terra al centro dell’opera, che probabilmente riproduce il profilo dell’artista. I protagonisti di questo dipinto sono alcuni orologi molli, che sembrano fatti di materia fluida. Il primo orologio pende dal bordo di un volume squadrato appoggiato sul terreno in primo piano a sinistra. Il secondo è appeso a un ramo d’ulivo che sorge dal parallelepipedo. Il terzo è steso sul volto che giace a terra con l’occhio chiuso e le lunghe ciglia. Un quarto orologio, che diversamente dagli altri è chiuso e mantiene la sua forma tradizionale, è assalito da un gruppo di formiche brulicanti, insetti per i quali l’artista nutre una fobia che risale all’infanzia. Sullo sfondo della tela, si scorgono le scogliere della costa catalana, dove Dalí trascorre gran parte delle sue estati. L’immagine degli orologi che si sciolgono evoca una riflessione sul tempo. L’orologio, strumento che pretende di misurare il tempo in modo oggettivo, cede di fronte alla soggettività della percezione, e ai meccanismi incontrollabili della memoria. Anche per questo motivo, il dipinto è diventato un’icona del Novecento: secolo iniziato con scoperte come la relatività in fisica e l’inconscio in psicologia, che scardinano le certezze dell’Ottocento.
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